GRICE ITALICO A/Z C2 (2024)

Grice e Calderoni: l’implicaturaconversazionale del bene comune, bene summon – Remigio di Gerolami e il bonocomune (koinon agathon) di Aristotele-- filosofia italiana – Luigi Speranza (Ferrara). Filosofo italiano. Grice:”Calderoni knew everything – he correspondedwith Lady Viola, as I didn’t – and he pleased the lady, because the lady knewthat Calderoni was using all the right words – none of the heathen ‘mean,’ butall about ‘segno’ and ‘segnare’ and ‘intenso,’ – It is drawing from theCalderoni tradition that I arrive at the meaning-as-intention paradigm I’midentified with! Andnote that sous-entendue is Millian for implicatura!” -- Grice: “Calderoni is agenius; he is, like me, a verificationist – I mean, read my ‘Negation’: the twoexamples I give relate to sense data: “I’m not hearing a noise,’ and ‘That isnot red.’ Calderoni tries the SAME! He founded a verificationist (or ‘pragmatist’club at Firenze), and he corresponded with Peirce when I only decadeslater, tutored my tutees on him!”-- Grice: “Calderoni is serious abouttruth-conditivions having to be understaood as ‘assertability’ conditions – andthese assertability conditions providing much of the ‘sense;’ admittedly, heuses ‘sense’ more loosely than I do – but on the good side, he uses ‘nonsense’in a tigher way than I do!” Teorico del diritto italiano (pragmatismo analiticoitaliano). Studia a Firenze e si laurea a Pisa, con “I postulati della scienzapositiva ed il diritto penale”. Collabora alle riviste Il Regno e Leonardo, su cuiscrive una serie di saggi, in autonomia o in collaborazione col maestro Vailati.Presenta comunicazioni in diversi Congressi internazionali: Monaco,Parigi, e Ginevra. Mantiene contatti escambi con Halévy, Boutroux, Russell, Couturat, Brentano, Ferrari, Pikler, Mosca,Pareto, Croce, Juvalta, Peirce e molti altri. Il saggio “Disarmonie economichee disarmonie morali”. Successivamente ottiene una libera docenza a Bologna, dovetiene un corso sul pragmatismo daltitolo “L’assiologia, ossia, la Teoria Generale dei valori”. Scrive incollaborazione con Vailati “Il Pragmatismo” raccolta di tre articoli introdottinella Rivista di Psicologia applicata (“Le origini e l'idea fondamentale delPragmatismo”; “Il Pragmatismo ed i vari modi di non dir niente” – “L'arbitrarionel funzionamento della vita psichica”. Trascorsa l'estate a Rimini a curare isintomi d'una bruttissima depressione, ritorna a Firenze, dove inizianuovamente il corso universitario su Teoria Generale dei valori all'Istituto diStudi Superiori, senza riuscire a terminarlo, dal momento che, a causa di unaggravamento repentino dell'esaurimento mentale, abbandona la docenza. Muore inuna casa di salute ad Imola. Mette sotto analisi e in correlazione senso comunee scienza attraverso lo strumento meta-discorsivo della filosofia, intendendocostruire conoscenza e scienza coi mattoni della teoria della mente, e usandocome riferimenti culturali analisi brentaniana di stati mentali e teoriadinamico-funzionale della mente di James e di Pikler. Saggi di riferimento sonodue: è con “La Previsione nella teoria della conoscenza” che intende analizzare condizioni di verità econdizioni di validità della conoscenza, sia discernendo enunciazioni sensateda non-sensi sia indicando un metodo di verificazione, nell'istanzaverificazionista di illustrare a fondo i meccanismi della conoscenza(verificazione e verità), oltre all'obiettivocome accade anche nel Peirce diavvicinare teoria della conoscenza e semantica dei discorsi (verità e senso);ed è col successivo saggio, “L'arbitrario nel funzionamento della vitapsichica” che, accettata l'eredità vailatiana, intende mostrare l'esistenza diuna stretta connessione tra attività conoscitive dell'uomo comune ed attivitàconoscitive dello scienziato, accostando tale saggio teoria della mente eteoria della scienza. La lettura sinottica dei due testi conduce a riconoscere latendenza a costruire una teoria dell’animo caratterizzata da riferimenticostanti alla teoria della conoscenza e alla teoria della scienza.Precorrendo semiotica moderna e verificazionismo schlickiano, costuisulla sciadi una certa tradizione continentale e americana indicata dal maestro Vailati-riconosce nei discorsi umani un trait d'union irresistibile tra senso e verità,e ri-definisce la norma di Peirce come norma di senso e norma di verificazione[articoli di riferimento sono due: col breve Il senso dei non sensi, intende esaminare cosa sia senso di unaenunciazione e se esista un unico criterio idoneo a differenziare enunciazionisensate da non-sensi o a costruire un concreto metodo di verificazione, unendoall'istanza semantica di attribuire un senso ai vari modelli di mezzocomunicativo inter-individuale (intersoggetivo) il sincero desiderio analiticodi rinvenire rimedi sicuri contro l'indeterminatezza naturale di termini,enunciazioni e discorsi e la conversazione umana, ed essendo cassa di risonanzaall'obiezione contestualistica vailatiana contro l'atomismo semioticodominante. Nel successivo saggio Il Pragmatismo e i vari modi di non dir nientetotalmente debitore alla prolusione vailatiana al corso di Storia dellameccanica “Alcune osservazioni sulle questioni di parole nella storia dellascienza e della cultura”, mostra di essere abile concretizzatore dell'ereditàvailatiana tentando di mettere in stretta combinazione intuizione dell'artificialitàdella conversazione umana e nozione di analisi semantica come rimedio all'indeterminatezzadei mezzi di comunicazione. La lettura sinottica dei due saggi conduce ariconoscere in Calderoni tendenze a costruire una teoria della conversazioneumana caratterizzata da riferimenti a convenzionalismo e contestualismo, arifiutare derive essenzialistiche nell'uso di termini ed enunciazioni e asottolineare la valenza farmaceutica o terapeutica dell'analisisemantica. Nella posizione giusfilosofica, l'etica, nella sua dimensionetotale, è tematica centrale nella sua filosofia, introducendo costui unamodalità rivoluzionaria di considerare tale materia; In lui e in altri autorid'ambiente simile come Juvalta e Limentanila tradizionale distinzione tra eticanormativa o prescrittiva ed etica descrittiva o meta-etica è consideratainsufficiente. Si mostra sostenitore di un orientamento innovativo in merito aldiscorso sullo statuto dell'etica. Se l'etica normativa o materiale dominal'intero corso della storia dell'etica umana, il riconoscimento della valenzadescrittiva o metaetica o formale dell'etica è ricorrenza teoretica dell'interoottocento, avendo effetto sulla cultura ottocentesca la tendenza rinascimentaleaconsiderare l'etica come una scienza o un calcolo more geometrico.L'Ottocento concretizza antecedenti tendenze ad estendere all'ambito dell'eticai metodi delle scienze naturali e delle scienze sociali. Questa intuizione e ilriconoscimento della centralità dell'analisi lo conducono ad introdurre esostenere un nuovo modello di statuto dell'etica: etica è una scienzacostituita dai tre rami della meta-etica, dell'etica descrittiva e dell'etica normativa.Più che al discorso meta-etico, si orienta verso l'etica descrittiva enormative. In merito alla meta-etica non esiste un discorso diretto dei nostridue autori, laddove invece etica descrittiva e etica normativa sono esaminatecoàn riferimenti diretti ed attraverso articoli mirati. Saggi a cui sirinviasenza tener conto della tesi di laurea I Postulati della Scienza Positivaed il Diritto Penale dove è comunicata una visione immatura e non ancoracoerente dell'etica- sono: con Du role de l'évidence en morale, del Calderoniintroduce una coerente critica dell'etica normativa tradizionale mettendo sottoesame utilitarismo e kantismo etici, e con il saggio successivo “De l'utilité“marginale” dans les questions d'etìque, introduce un tentativo di indicareun'etica descrittiva che si serva dello strumentario dell'economia; talitentativi si concretizzano nel saggio “Disarmonie economiche e disarmoniemorali” contenente estesi accenni a tutti i rami della nuova scienza e mirandoad estendere in maniera definitiva all'etica lo strumentario della recentescienza economica;. In “L'imperativo categorico” c'è la reazione al neokantismoetico e ad un saggio di Croce in cui si recensiva, con molte riserve,Disarmonie; con i brevi La filosofia dei valori ed Il filosofo di fronte allavita morale, ci si limita a riassumere tematiche e discussioni antecedenti,introducendo chiarimenti ed attuando delucidazioni. La lettura sinottica deitesti di Calderoni e Vailati conduce ad indicare l'esistenza di tre aree tematicheessenziali: un discorso sulle funzioni e sullo statuto dell'etica (meta-teoriaetica); un dibattito sul senso ditermini, enunciazioni e discorsi morali e; una discussione su funzionamentoeffettivo ed ideale di un sistema morale (etica descrittiva e normativa). Ssichiede cosa sia l'etica, che senso abbiano i suoi discorsi e che modello dinormatività essa abbia, e si domanda come descrivere in maniera esauriente icosiddetti mercati etici o come massimizzare l'incidenza dello scienziato dellamorale nella modificazione delle scelte sociali. Più che Vailati, è lui adestrinsecare l'«atteggiamento» giuridico del Pragmatismo italiano, nella suariflessione ius-criminalistica sulle nozioni di volizione, libertà eresponsabilità. La discussione in merito alle relazioni tra volizione e dirittoè fervente all'interno della cultura italiana dell'Ottocento. Secondo ScuolaClassica del diritto criminale, volizione umana è base del momentod'attribuzione della sanzione, in connessione al libero arbitrio. Secondo la ScuolaPositiva del diritto criminale è necessario sconnettere tale nozione dalconcetto di libero arbitrio, non esistendo azioni incausate (scevre da co-azione)e cadendo volizione insieme a libero arbitrio. Affronta il dilemma dellavolizione (distinzione tra atto volontario e involontario) all'interno del suocammino di chiarimento e ridiscussione dei termini di discorso ordinario ediscorsi tecnici, stimolato da alcune antecedenti intuizioni di Vailati; eanalizza tale dilemma in due diversi momenti della vita, in I Postulati dellaScienza Positiva ed il Diritto Penale, e sia nel saggio leonardiano Credenza evolontà. Intorno alla distinzione fra atti volontari ed involontari, sia in unsuccessivo contributo su altra rivista La volontarietà degli atti e la suaimportanza sociale. Il saggio introduce un'analisi culturale ricchissima diriferimenti al diritto e immersa nello scenario storico del conflittoottocentesco tra determinismi ed indeterminismi. Il dibattito tra scuolaclassica italiana (classici) e Positivisti sulle condizioni teoretiche deldiritto criminale evidenzia il suo tentativo conciliazionista di mediare tradue diversi modi di intendere libertà, sanzione e metodo scientifico,ricorrendo ad un uso attento della ri-definizione tanto caro a Vailati eall'intera analitica novecentesca. Pescando dalla metodica analitica lostrumento della ri-definizionemutuato dal maestro Vailati e riassunto conestrema abilità nella recensione al volume I presupposti filosofici dellanazione del diritto di Del Vecchio -, avvia un tentativo di «conciliazione» trascuola classica e positivisti, in cui, la riflessione sul libero arbitrio e ildiritto di punire costituisce la premessa per affrontare con un chiaro apparatoconcettuale l'ulteriore questione dei metodi di studio del diritto penale, attraversoun'esaustiva ridiscussione dei binomi libertà/ causazione (momento diattribuzione del delitto), tutela/ difesa (momento di esecuzione dellasanzione) e metodo astratto/ concreto (momento di determinazione del delitto).Rconosce due sono i punti teorici fondamentali nei quali la scuola positiva sipone come avversaria alla classica. L'uno è rappresentato dalla questione dellibero arbitrio, l'esistenza del quale la scuola classica postula comefondamento della imputabilità, mentre è dall'altra scuola negata. L'altro puntoè la gius-tificazione del diritto di punire, che l'una pone nella giustizia,l'altra nell'utilità, nella necessità in cui si trova la società di difendersidai suoi nemici. Per misurare la nozione di responsabilità introdottanell'orizzonte culturale italiano d'inizio secolo scorso da lui è necessariomuoversi tra i sue due contribute scarsamente esaminati dalla dottrina moderna(I Postulati della Scienza Positiva ed il Diritto Penale e Forme e criteri diresponsabilità, senza trascurare come tale concetto mai si distacchi dalladistinzione vailatiana tra atto volontario e atto involontario o dal binomiolibertà/causazione, tanto cari al dibattito ottocentesco tra Positivisti escuola classica italiana del diritto criminale. Gli accenni vailatiani ecalderoniani ai temi della volizione, causazione, libertà confluiscono allaluce di suo attento ed autonomo esame inun'assai moderna definizione del concetto di responsabilità, in cuiil negatoredel libero arbitrio che non sia vittima di equivoci sul valore di talnegazione, sarà portato invece a vedere nella libertà e responsabilità, qualitàesistenti nell'uomo, ma analoghe alle altre, atte cioè ad essere studiate nellaloro genesi e nella loro evoluzione, suscettibili di gradazioni infinite, esubordinate alla presenza di certe condizioni e concomitanti, a concepire inaltri termini la responsabilità piuttosto dinamicamente ed evoluzionisticamente,che staticamente.Pur se tale concetto sottenda contaminazioni etiched'inaudita modernità e benché in Forme e criteri di responsabilità siadelineata l'idea dell'esistenza di un confine sottile tra morale e diritto, nascendocome teorico del diritto- si mantiene saldo nel declinare come il termine“responsabilità” si usi all'interno dell'universo di diritto criminale ediritto civile; nella trattazione calderoniana «responsabilità» si immettecomein Hegel/Weber nel contesto della vita statale o sociale e si smarcacome nel«marxismo occidentale» moderno e in Lévinasdai risvolti individualisticidell'etica antica. C. nell'incipit di Forme e criteri di responsabilità-scrive: Pochi termini trovano, in ogni campo della vita sociale, cosìlarga applicazione come il termine responsabilità. L'andar soggetto aresponsabilità è la sorte, spiacevole o piacevole, di chiunque vive nellacompagnia dei propri simili e si trovi in una data compagnia di dati suoisimili. Nulla potrebbe meglio servire a distinguere l'uomo vivente in societàda un ipotetico uomo vivente in stato di natura” che l'essere il primo avvoltoin una fitta rete di responsabilità. Responsabilità se ne trovano dovunque gliuomini vengano in urto o in conflitto fra di loro. La riflessione calderonianaincentrata sulla strada della critica sia nei confronti del nazionalismocorradiniano sia nei confronti del socialismo rivoluzionario si innesta su uncontesto storico e culturale come l'Italia di Giolitti d'inizio Novecento caratterizzatodalla intensa dialettica civile tra nazionalismi e socialismi, e, all'internodi essa, tra visioni moderate (nazionalismo liberale e socialismo riformista) econcezioni estreme (nazionalismo estremo e socialismo rivoluzionario). Gli auoiinterventi di pubblicati sulla rivista di Corradini scrive M. Toraldo diFrancia- possono distinguersi dal punto di vista dei contenuti e cronologicamentein due gruppi. Del primo fanno parte gli articoli polemici nei confronti delnazionalismo propagandato dalla rivista, nel secondo invece si collocano gli ultimidue scritti, di impronta nettamente “anti-socialista”. La via dell'analisi sulnazionalismo moderato (liberale e liberista) sondata nelle recensionivailatiane a Pareto, Dumont, Trivero, Tombesi, Pierson, Einaudi, Rignano eLandryè battuta da lui in maniera minuziosa alla luce dei due saggi “Nazionalismoantiprotezionista? e Nazionalismo borghese e protezionista” nella direzioned'una estesa accusa al nazionalismo di Corradinia. Moderati dall'interessevailatiano verso il socialismo riformista, internazionalista, e nonmaterialista di darwinismo sociale kiddiano e anti-materialismo effertziano, Isuoi moniti critici nei confronti del socialismo rivoluzionario si estrinsecanoinvece con consueta chiarezza nei due contribute, “La questione degli scioperiferroviari” “e La necessità del capitale”. Dalle colonne della rivistacorradiniana Il Regno, isulla scia del moderatismo del maestro Vailatitenta dimaturare una concezione intermedia tra estremismi di destra e di sinistra,idonea a sacrificare valori e ideali della borghesia italiana alla tutela delbene comune dell'intera nazione e stato italiano, in nome della necessariavitalità di un'industria e di un'economia in inarrestabile ascesa internazionale;a dettacontra Prezzolini- si deve sacrificare il “bene comune” dei ceti socialiabbienti sull'altare del bene nazionale: Per me personalmente, che misento anzitutto italiano e poi borghese, mi auguro che l'Italia sappiasbarazzarsi di tutti gli elementi dannosi ed infecondi che la dissanguano e laopprimono. Dovesse anche, in questo processo di eliminazione, andar sacrificatabuona parte della borghesia attuale, per essere sostituita (attraverso ilmeccanismo democratico) da elementi più vitali e più utili che sono veramentegli interessi della Patria. Scritti, Firenze, La Voce. voll. I e II M. Toraldo di Francia,Pragmatismo e disarmonie sociali. Scritti sul Pragmatismo (Roma) Pragmatismoanalitico. Dizionario biografico degli italiani. Il riferimento esordialealle tragiche contingenze politiche è per il G. ponte logico ai fondamentifilosofici del trattato: in Firenze sprovvista di giustizia e onestà, icittadini sono come oggetti inanimati esteriormente simili, ma la cui essenza,isolata nella propria individualità, non stabilisce tra loro alcun legamesostanziale. Essi sono semplici simulacri di cittadini, poiché non sono ingrado di percepire l'altro e percepirsi collettivamente, dunque di amare ilbene comune più del proprio. Quest'ultimo tema ("bonum commune preferendumest bono particulari et bonum multitudinis"), motivo fondamentale deltrattato remigiano, e argomento comunissimo nelle coeve trattazioni difilosofia morale e politica, discende dall'Ethica Nicomachea aristotelica. Iltema ha in Aristotele, come nel G. e nei filosofi medievali che da Aristoteledipendono, una dimensione ontologica - l'intero ha più essere della parte, laquale esiste solo in subordine a esso - che è stata sviluppata in direzionialquanto diverse: la realizzazione d'una potenzialità intellettiva comune atutto il genere umano, che sembra asservire all'argomento politicol'interpretazione monopsichistica dell'intelletto attivo, è per esempio la viapercorsa d’ALIGHIERI (si veda) in Monarchia. Nel G. quest'idea ha una decisaimpronta dionisiana - l'amore del singolo verso il tutto è mezzo di superamentodei limiti dell'individualità, uscita da sé (extasis) e congiungimento con Dio(Dionigi, De divinis nominibus) - e agostiniana - la congruenza della parte coltutto coincide con la bellezza dell'universo (Agostino, Confessiones) -.Tuttavia, come è merito del Panella aver chiarito, questo organon filosofico,applicato alla realtà comunale, determina nell'opera il passaggio dal concettodi bene comune alla concreta formulazione del bene del Comune, ch'è il trattopiù originale del pensiero politico remigiano.Totalitas Ante Partes ovvero sulBene Comune: spunti aristotelici, tomistici, marxiani,senesi e dal secondo emendamento della CostituzioneamericanaMateriali di studio per Master ClassMorigiGuercino, AQUINO(si veda) scrive assistito dagli angeli, Basilica S. Domenico, Bologna, Aristotele,Politica: sulla naturalità della famiglia: «La comunità che sicostituisce per la vita quotidiana secondo natura è la famiglia, icui membriCaronda chiama«compagni di tavola», Epimenide cretese «compagni dimensa», mentre la prima comunità che risulta da più famiglie in vista dibisogni non quotidiani è il villaggio. Nella forma più naturale ilvillaggio par che sia una colonia della famiglia, formato da quelli che alcunichiamano «fratelli di latte», «figli» e «figli di figli». Per questo glistati in un primo tempo erano retti da re, come ancor oggi i popoli barbari:in realtà erano formati da individui posti sotto il governo regale - e,infatti, ogni famiglia è posta sotto il potere regale del più anziano, e lostesso, quindi, le colonie per l’affinità d’origine.»: pp. 2-3 diAristotele, Politica, documento caricato per Master Class suInternet Archive agli URL archive.org/ details/ politica-aristotele-file-creato-da-massimo-morigi-per-master-class-13-f1 e //ia601403 Aristotele,Politica: Lo stato è un dato di natura, ma un dato di natura generatodall’aggregarsi di altre subunità sociali, la famiglia e poi ilvillaggio, anch’esse naturali e che lo precedono. Inoltre, lo stato, comequeste subunità, esiste non solo per rendere possibile la vita ma unavita felice, intendendo per felice non dal punto di vista meramenteedonistico ma per realizzare in ogni uomo la sua entelechia che è ilvivere associati e in armonia, cioè di realizzare la propriatotalità umana nella totalità sociale: «La comunità che risulta dipiù villaggi è lo stato, perfetto, che raggiunge ormai, per così dire, illimite dell’autosufficienza completa: formato bensì per rendere possibilela vita, in realtà esiste per render possibile una vita felice. Quindiogni stato esiste per natura, se per natura esistono anche le primecomunità: infatti esso è il loro fine e la natura è il fine,: per esempio quelche ogni cosa è quando ha compiuto il suo sviluppo, noi lo diciamo la suanatura, sia d’un uomo, d’un cavallo, d’una casa. Inoltre, ciò per cui unacosa esiste, il fine, è il meglio e l'autosufficienza è il fine e ilmeglio. Da queste considerazioni è evidente che lo stato è un prodottonaturale e che l'uomo per natura è un essere socievole: quindi chi vive fuoridella comunità statale per natura e non per qualche caso o è un abietto oè superiore all'uomo, propriocome quello biasimato da Omero «privo difratria, di leggi, di focolare»: tale è per natura costuie, insieme,anche bramoso di guerra, giacché è isolato, come una pedina al gioco dei dadi:p. 3 di Aristotele, Politica, Aristotele, Politica: La chiusura di quantosopra affermato con un assai attuale insegnamento intorno alla retoricadei diritti (individuali, politici e/o sociali). Per Aristotele èevidente che quanti cercano di far prevalere i propri diritti adiscapito dell’interesse comune, dell’interesse cioè della totalitàsociale (che lo stagirita definisce come bene assoluto) sono pervasida spirito di dispotismo, vogliono fare di sé stessi despota checomanda e/o ignora ogni altra istanza e necessità sociale. In realtà, cidice Aristotele, il despota politico, altro non è che un despota privatoche ha avuto maggior successo degli altri. Un grande ed attualissimoinsegnamento riguardo a coloro che si piegano o praticano l’attualeretorica su una democrazia basata sulla dirittoidolatria a discapitodella totalità sociale. Tutto ciò altro non fa che a pavimentare le stradedel dispotismo e della morte, prima solo morale e poi ancheocrazia.Il bene comune è sempre in antitesi a tutte le forme di demagogia:«È evidente quindi che quante costituzioni mirano all'interessecomune sono giuste in rapporto al giusto in assoluto, quante, invece,mirano solo all'interesse personale dei capi sono sbagliate tuttee rappresentano una deviazione dalle rette costituzioni: sono pervase daspirito di despotismo, mentre lo stato è comunità di liberi: p. 33di Aristotele, Politica, documento caricato per Aristotele, Politica. Qui siribadisce che lo stato è un fatto totale che presuppone dei datifisico-geografici e/o economico- militari (scambi commerciali e difesacomune) ma che in questi non si esaurisce perché esso esprime unatotalità sociale il cui fine è vivere felici, non però attraverso unafelicità egoistica ed edonistica ma una felicità che solo si puòrealizzare realizzando sia a livello individuale che sociale attraversouna vita libera e una vita dedita alla realizzazione di opere buone edella amicizia fra tutti i membri della società. Siamo distanti milionidi anni luce dall’hom*o homini lupus di hobbessiana memoria edall’individualismo metodologico e dalla socievole insocievolezza (Smith,Locke, Kant) di liberalistica memoria: «È chiaro perciò che lo stato nonè comunanza di luogo né esiste per evitare eventuali aggressioni ein vista di scambi: tutto questo necessariamente c’è, se deve esserci unostato, però non basta perché ci sia uno stato: lo stato è comunanza difamiglie e di stirpi nel viver bene: il suo oggetto è una esistenza pienamenterealizzata e indipendente. Certo non si giungerà a tanto senza abitare lostesso e unico luogo e godere il diritto di connubio. Per questo sorseronelle città rapporti di parentela e fratrie e sacrifici e passatempidella vita comune. Questo è opera dell’amicizia, perché l’amicizia èscelta deliberata di vita comune. Dunque, fine dello stato è il viverebene e tutte queste cose sono invista del fine. Lo stato è comunanza distirpi e di villaggi in una vita pienamente realizzata e indipendente: èquesto, come diciamo, il vivere in modo felice e bello. E proprio in graziadelleopere belle e non della vita associata si deve ammettere l'esistenzadella comunità politica. Perciò uanti giovano sommamente a siffattacomunità hanno nello stato una parte più grande di coloro che sono adessi uguali o superiori per la libertà e per la nascita ma non uguali perla virtù politica, e di coloro che li superano in ricchezza e nesono superati in virtù.»: Aristotele, Politica, documento caricato per MasterClass su Internet E che Aristotele fosse agli antipodi della concezioneliberale dell’individualismo metodologico lo vediamo dal seguentepassa della Politica dove il concetto di economia, che nella semanticadei moderni ha solo l’accezione del metodo su come accrescere laricchezza, viene scisso fra oikonomé techné e kremastiché techné, laprima dedita a procurare alla casa e alla propria famiglia tutte lerisorse per vivere bene ed in armonia col resto della società mentre laseconda, la kremastiché techné, è animata dal desiderio smodatodell’arricchimento personale e senza limiti. Per Aristotele, concludendo,la oikonomé techné è naturale e contribuisce al miglioramento dellasocietà contribuendo al miglioramento del suo telos olistico e volto albene mentre la seconda è innaturale configurandosi piuttosto come unvizio che corrode le basi olistiche del vivere associato. Nulla di piùdistante dalla visione liberale e smithiana dove il macellaio non mifornisce la carne per benevolenza nei miei confronti ma solo edunicamente per averne un tornaconto personale: «Per ciò cercano unaricchezza e una crematistica che sia qualcosa di diverso, ed èricerca giusta: in realtà la crematistica e la ricchezza, naturale sonodiverse perché l'una rientra nell’amministrazione della casa, l’altra nelcommercio e produce ricchezza, ma non comunque, bensì mediante lo scambio dibeni: ed è questa che, come sembra, ha da fare col denaro perché il denaroè principio e fine dello scambio. Ora, questa ricchezza, derivante datale forma di crematistica, non ha limiti e, invero, come la medicina èsenza limiti nel guarire, e le singole arti sono senza limiti nelprodurre il loro fine, (perché è proprio questo che vogliono raggiungeresoprattutto) mentre non sono senza limiti riguardo ai mezzi perraggiungerlo (perché il fine costituisce per tutte il limite), allostesso modo questa forma di crematistica non ha limiti rispetto al fine e ilfine è precisamente la ricchezza di tal genere e l’acquisto dei beni. Madella crematistica che rientra nell’amministrazione della casa, si da unlimite giacché non è compito dell’amministrazione della casa quel generedi ricchezze. Sicché da questo punto di vista appare necessario che cisia un limite a ogni ricchezza, mentre vediamo che nella realtà avviene ilcontrario: infatti tutti quelli che esercitano la crematisticaaccrescono illimitatamente il denaro. Il motivo di questo è la strettaaffinità tra le due forme di crematistica: e infatti l’uso che esse fannodella stessa cosa le confonde l’una con l’altra. In entrambe si fa usodegli stessi beni, ma non allo stesso modo, che l’una tende a un altrofine, l’altra all'accrescimento. Di conseguenza taluni suppongono cheproprio questa sia la funzione dell’amministrazione domestica _e_vivonocontinuamente nell’idea di dovere o mantenere o accrescere la loro sostanza indenaro all'infinito. Causa di questo stato mentale è che si preoccupanodi vivere, ma non di vivere bene e siccome i loro desideri si stendonoall’infinito, pure all'infinito bramano mezzi per appagarli.Quanti poitendono a vivere bene, cercano quel che contribuisce ai godimenti del corpo epoiché anche questo pare che dipenda dal possesso di proprietà, tutta laloro energia si spende nel procurarsi ricchezze, ed è per tale motivo cheè sorta la seconda forma di crematistica. Ora, siccome per loro ilgodimento consiste nell’eccesso, essi cercano l’arte che producequell’eccesso di godimento e se non riescono a procurarselo con lacrematistica ci provano per altra via, sfruttando ciascuna facoltà inmaniera non naturale. Così non s’addice al coraggio produrre ricchezze ma ispirare fiducia, e neppure s’addice all'arte dello stratego o delmedico, che proprio della prima è procurare la vittoria, dell’altra lasalute. Eppure essi fanno di tutte queste facoltà mezzi per procurarsiricchezze, nella convinzione che sia questo il fine e che a questo finedeve convergere ogni cosa.»: pp. 8-9 di Aristotele, Politica, documentocaricato per Master Class su Internet Archive agli URLhttps://archive.org/details/politica-aristotele-file-creato-da-massimo. Passiamoora ad AQUINO (si veda), dove sulla scorta dell’insegnamento aristotelicola legge deve essere gerarchicamente sottoposta al concetto di benecomune, bene comune che cristianamente (ed olisticamente secondol’insegnamento di Aristotele) si deve risolvere nella ricerca del benedella società e non nella soddisfazione degli egoismi individuali:«Lex est quaedam rationis ordinatio ad bonum commune, ab eo quicuramcommunitatis habet promulgata»: Summa Theologica, Prima Secundae, q.90, art. 4 [La legge è un ordinamento di ragione volto al bene comune,promulgata da chi abbia la cura della comunità]. Citazione riassuntivada: http://www.unife.it/giurisprudenza/giurisprudenza-magistrale-rovigo/studiare/storia-del-diritto-medievale-e-moderno/materiale-didattico/sovranita-moderna, Wayback nza-magistrale-rovigo/ studiare/storia-del-diritto-medievale-e-moderno/materiale-didattico/sovranita-moderna ma che con citazionecompleta: «Respondeo dicendum quod, sicut dictum est, lex imponitur aliisper modum regulae et mensurae. Regula autem et mensura imponitur per hocquod applicatur his quae regulantur et mensurantur. Unde ad hoc quod lexvirtutem obligandi obtineat, quod est proprium legis, oportet quodapplicetur hominibus qui secundum eam regulari debent. Talis autemapplicatio fit per hoc quod in notitiam eorum deducitur ex ipsa promulgatione.Unde promulgatio necessaria est ad hoc quod lex habeat suam virtutem. Etsic ex quatuor praedictis potest colligi definitio legis, quae nihil estaliud quam quaedam rationis ordinatio ad bonum commune, ab eo qui curamcommunitatis habet, promulgata.»: CORPUS THOMISTICUM AQUINO (si veda) OperaOmnia, opera omnia dell’Aquinata on line all’URL E che San Tommaso fossetotalmente compreso nell’olismo di stampo aristotelico non lo dobbiamocerto noi scoprire ma giova forse leggere il seguente passo, dal DionysiiDe divinis nominibus expositio, Caput II, Lectio I, dove Tommasoarrischiando una definizione di Dio, arriva a definirlo “Totalitasante partes ?: «Totum autem hic non accipitur secundum quod ex partibuscomponitur, sic enim deitati congruere non posset, utpote eiussimplicitati repugnans, sed prout secundum Platonicos totalitas quaedamdicitur ante partes, quae est ante totalitatem quae est ex partibus;utpote si dicamus quod domus, quae est in materia, est totum ex partibuset quae praeexistit in arte aedificatoris, est totum ante partes». Allastessa stregua di Dio come “Totalitas ante partes”, per Tommaso anche lasocietà deve essere considerata come “Totalitas ante partes” (SummaThologiae), una Totalitas che non deve schiacciare l’individuo ma che loprecede consentendogli, appunto, alla fine del processo dialetticodella sua paideia culturale e sociale che si svolge e si devesvolgere sempre in società, di essere un individuo libero e non soggiacente ai più bassi istinti egoistici e distruggenti il benecomune. Tema da sviluppare: Tommaso erede di Aristotele sianelle categorie più prettamente teologico-filosofico-teoretiche sianelle categorie sociali, economiche e politiche, categorie in entrambi icasi dominate dal primato della Totalità sulfinitiitane atomisticoavverso al bene comune e rifiutante questo individualismo sul pianofilosofico-teologico il concetto di totalità-Dio (e quindi di Dio toutcourt) e su quello socio-economico il concetto, altrettanto totale — o seci fa paura il totalitario lemma ‘totale’, impieghiamo il termine‘olistico’ — di bene comune che deve soggiacere all’atomismo filosofico esocio-economico (individualismo metodologico. Campioni di questa Weltanschauung:Adam Smith Hobbes,Locke, Kant). Altro tema: Marx e i suo libro primo delCapitale come controcanto materialistico-dialettico (ma in realtà allafine di un assai ingenuo materialismo e assai poco dialettico,facendo Marx la stessa fine e epi ingenui materialisti illuministiche egli tanto giustamente critica) sul piano filosofico all’olismoidealistico della Du hegeliana e sul piano socio-economico alla Politicadi Aristotele, nel senso della sottolineatura marxianadella societàvista come una totalità e nell’adozione della critica aristotelica allacrematistica (Denaro Merce Denaro della società capitalistica mentre loschema economico della Politica aristotelica era Merce Denaro Merce,cioè lo sviluppo ed il rafforzamento della oikonomé techné). Fallimentodel marxismo perché ’ricaduto proprio nell’atomismo filosofico esocioeconomico degli economisti classici che voleva criticare (Marx,cioè, alla ricerca di una totalità che viene trovata nell’economia masiccome l'economia marxiana dal punto di vista analitico si riducesempre e solo nella critica alla crematistica, cioè alla critica aglieconomisti classici (Smith, Ricardo, Malthus), cioè alla critica della modernaKremastiché techné e non sviluppa sufficientemente (o meglio per niente)dal punto di vista teorico la portata olistica e volta al bene comunedella oikonomé techné tutto il suo progetto frana miseramente. Ora temaiconologico: Gli affreschi allegorici diLorenzetti del Buon Governo, conservatinel Palazzo Pubblico di Siena. In realtà gli affreschioriginariamente erano intitolati al Bene comune od anche della Pace edella guerra e solo in seguito all’illuminismo presero il nome diAffreschi del buon governo: Riflettere non solo sull’allegoria inquestione ma anche sugli slittamenti semantici delle varie epoche. Infine sul Secondo emendamento della Costituzione degli Statiuniti, un saggio che compie una traslazione del concetto di bene comunedai “buoni” dei mass media nazionali ed internazionali che situano idesiderosi del rafforzamento dei vincoli comunitari in coloro checombattono in quel paese il libero possesso delle armi (in realtà secondol’ autore questi non fanno altro che voler accelerare i processi diglobalizzazione e di disintegrazione dei vincoli comunitari) ai “cattivi”che vogliono mantenere la vigenza del secondo emendamento che garantiscetale diritto, dove però il portare le armi non rappresenta un diritto aduccidere ma è il simbolo del diritto di opporsi ad uno stato dispotico eche vuole eliminare i vincoli comunitari, uno stato, quindi, che vacontro il bene comune, se per bene comune intendiamo il mantenimento diun concetto olistico del vivere associato.Il saggio in questione è Campa,Verso la guera civile. Il tramonto dell’impero USA, e rinviamoinfine alla riflessione del secondo emendamento recita come segue.A well regulated Militia, being necessary to the security of a free State, theright of the people to keep and bear Arms shall not be infringed.»(Esortazione certamente non applicabile alla situazione italiana ed ancheeuropea, tutte nazioni-stato che, comunque, nella loro travagliata maividero il sorgere di un federalismo conflittuale, molto conflittuale,come negli Stati uniti, ma ricordiamo che AQUINO (si veda), proprioperché intriso dell’aristotelico concetto di bene comune e di prevalenzadella totalità sull’individuo egoista affermava che il tirannoche andava contro le leggi di Dio poteva anche essere ucciso. Colui cheallo scopo di liberare la patria uccide il tiranno viene lodato e premiatoquando il tiranno stesso usurpa il potere con la forza contro il voleredei sudditi, oppure quando i sudditi sono costretti al consenso. E tuttociò, quando non è possibile il ricorso a un’istanza superiore,costituisce una lode per colui che uccide il tiranno»: AQUINO, Commentoalle sentenze E, il tiranno per Aristotele come per Tommasoera colui che aveva fatto prevalere la legge del suo egoismo particolaresulle leggi naturali che regolano la vita della comunità (quando“non è possibile il ricorso ad un’istanza superiore”: cioè quando iltiranno non rispetta la legge degli uomini che è stata data ed ispiratada Dio). Il tiranno quindi non come un mostro che non ha nulla in comunecon noi, ma come un egoista che ha avuto maggiore successo degli altrinella pratica della kantiana socievole insocievolezza. Il tirrannopubblico o privato che sia, quindi, nella nostra situazione originatanon dalla nascita violenta di una federazione come negli Statiuniti ma da un passato poco glorioso di altrettanto sanguinaritotalitarismi politici, non certo un nemico da abbattere fisicamente(coloro che vogliono compiere violenza in realtà altro non mirano che asostituirsi, peggiorandolo, all’abbattuto, lo si vede nella grande storiadelle rivoluzioni moderne e contemporanee ed anche nella piccola,piccolissima storia o cronaca politica di questi giorni, per farla brevedalle stelle alle stalle...) ma un modello psicologico prima ancorache sociale dal quale affermare interiormente e pubblicamente la sideraledistanza.)Quelibet enim pars id quod est totius est, cum extra totum nonsit pars nisi equivoce, sicut diffusius ostenidums in tractatu DE BONO COMUNII.Quilibet autem hom*o particularis est PARS COMUNITATIS. Unde in hoc quod seipsum interficit iuniuriam comunitati facit ut Pptet per Philosophum in VEthicorum qui dubdit, ‘Propter quod CIVITAS dampnificat scilicet sicut potestet quedam inhonoratio adest se ipsum corrumpenti ut civitati iniustum faciendi’idest quasi ipse faciat iniuriam civitati puta quia fact trahi cadaver eius veliubet quod non sepeliatur vel aliquid tale. Citato da Alighieri C cc 278r-b–va. Il comune di Firenze – studeat ergo civis quantumcumque sit miser in se utcomune suum FLOREAT quia ex hopc ipso et ipse FLOREBIT – l’impiego di FLOREOallude al gioco etimologico FLOS FLORENTIA di guittoniana memoria. Dal benecomune al bene del comune – del bono comune al bono del comune – Qualem enimdelectationem poterit haberet CIVIS FLORENTINUS videns status civitatis suetrisabilet et summon plenum merore? Nam plate sun explatiiate idest evacuatedomus exdomificate, casata sun cassata … poderia videntus expoderat quia ARBOREEVOLUSE vine precise palatia destructa et non est iam poderne, idest posse utin eis habietus vel eatur ad ea nisi cum timore et tremore. Firenze e come unalbero fiorito – aria di tenore con interpolazione di o mio babbino caro -- Incertaè la data della fondazione della colonia di Florentia che nel tempo è statavariamente attribuita, a parte riferimenti mitologici, a Silla, a Gaio GiulioCesare o a Ottaviano. Gli storici sono concordi nel datare la fondazione dellacolonia romana di Florentia. Il Liber Coloniarum attribuisce ad una lex Iuliaagris limitandis metiundis, voluta da Gaio Giulio Cesare, la volontà di farnascere un nuovo impianto urbano in questo tratto della valle dell'Arno, làdove traversava il fiume all'altezza di Ponte Vecchio. Al secondotriumvirato risale invece l'effettivo impianto della città e la centuriazionedel suo territorio, per poter sistemare i veterani per mezzo dell'assegnazionedi terreni. Come consueto nella fondazione di nuovi insediamenti, lacittà ed i suoi dintorni vennero definiti secondo un preciso piano che coinvolgeval'impianto urbano ed in territorio agricolo. Per la città fu seguita la regolaideale dell'orientamento secondo gli assi cardinali, mentre il territoriocircostante fu sistemato tenendo conto della conformazione idraulica, ruotandogli assi secondo quanto conveniente. Dalle foto aeree, ancora oggi, si possonodistinguere il cardo massimoorientato Nord-Sud (da Via Roma all'Arno), e ildecumano massimo orientato Est-Ovest (l'attuale percorso di Via Strozzi e Viadel Corso) che si incrociavano all'altezza dell'attuale Piazza della Repubblicasede del Foro della città e del Campidoglio, circondati dai principali edificipubblici e templi. Durante i secoli dell'Impero infatti, la città si arricchidi tutti quegli edifici ed infrastrutture che caratterizzano le città romane:un acquedotto (dal Monte Morello), due terme, un teatro e un anfiteatro, sortofuori dalle mura, come era consueto.Mario Calderoni. Keywords: fascismo,politica italiana, stato italiano, comunita, bene comune, bene, bene superiore,bene summo, summum bonum, superior bonum, Refs.: Luigi Speranza, “Grice e Calderoni” –The Swimming-Pool Library. Calderoni.

Gricee Callescro: gl’accademici di Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Roma).Filosofo italiano. A member of the Accademia. He was the unclde of Tito FlavioGlauco. Tito Flavio Callescro. Callescro.

Gricee Callia: la setta di Velia -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Velia).Filosofo italiano. Callia was a pupil of Zenone di VELIA (si veda) – anotherVelino (si veda). Callia.

Gricee Callicratida: la setta di Girgenti. Roma – filosofia italiana – LuigiSperanza(Girgenti). Filosofo italiano. The brother of Empedocle di GIRGENTI (si veda).His name is attached to some fragments of Pythagorean writings preserved byStobeo. Callicratida.

Gricee Callifonte: la setta di Crotone -- Roma – filosofia italiana – Luigi Speranza (Crotone).Filosofi italiano. A pupil of Pythagoras. Callifonte.

Grice e Caloprese: l’implicatura conversazinaledegl’encanti di Orlando furioso – Orlando innamorato -- il filosofo delleencantatrice esperienze – filosofia italiana – Luigi Speranza (Scalea).Filosofo italiano. Grice: “Strictly, Caloprese taught Metastasio to be aCartesian – I know because I relied on him for my ‘Descartes on clear anddistinct perception.’” “I love Caloprese; he brings philosophy to Arcadee – Thekeyword is ARCADIA – or GLI ARCADI, if you must – Caloprese tutored Metastasio– Arcadia is like Oxford – et in Arcadia ego – or Cambridge – the other place –it’s a bit of a utopia – of course, Arcadia as a REAL place is in thePelopponesus, as any Lit. Hum. Oxon. schoolboy knows! – But Caloprese brings itto civilisation, i.e. to the Roman-Italian tradition! Figlio di Carlo e daLucrezia Gravina, che si sposarono a Roggiano, cade così la leggenda che fossenato quando i suoi genitori ancora non si conoscevano. Da onestissimi parenti,di condizione cittadina, nella terra di Scalea, posta nel paese dei Bruzii,trasse i suoi natali. Celebre pel suo ingegno, e per l'universale sualetteratura. Visse molto tempo in Napoli, e in Roma; finalmente tornato allapatria vi morì. I suoi genitori si resero presto conto dell'intelligenza delloro figliolo e lo avviarono a studiare a Napoli sotto la guida diPorcella Si laurea successivamente nelcampo a lui più congeniale della medicina. Rimase sempre in rapporto da Scalea,dove si era ritirato, con i centri intellettuali di Napoli e Roma dove risiedevasuo cugino e dove lo stesso Caloprese soggiorna. A Scalea fondò una scuola che ebbe una certa rinomanza e partecipòall'attività culturale dei Medinaceli traendone ispirazione per i suoiinteressi antiautoritari e antidogmatici scientifici e filosofici che lo feceroschierare dalla parte di coloro che subordinavano l'indagine naturalistica almetodo razionale di tipo cartesiano.Vico, Metastasio, Giannone lo qualificano come gran renatista ma la sua reale posizione filosofica èpiuttosto da rintracciare in chi era a lui più vicino: il suo discepolo Spinelliche racconta come Caloprese, tornato da Napoli a Scalea visse dei proventi dialcune sue proprietà praticando la medicina solo per i suoi amici e i poveri eche descrive la scuola di C. come fondata sullo studio letterario e scientificoe l'esercizio fisico nella convinzione del rapporto tra corpo ed animo. Allalettura dei testi di Cartesio si associava quella di Lucrezio e Bacone secondol'ideale teorico di una sintesi di sperimentalismo e atomismo, razionalismo ementalismo. Altre opere: “Dell'origine degli imperi. Un'etica per la politica”.Uomini illustri delle Calabrie”. Meravigliosa vivezza d'ingegno ed acumed'intendimento comparvero in lui sin dai più teneri anni, e gran diletto diapprendere; per cui gli avveduti genitori, solleciti di coltivare in lui sibelle doti, apparati nella patria i primi rudimenti delle lettere lo inviaronodi buon'ora in Napoli per imprendervi l'usato corso degli studii. Ebbe da primaa maestro delle lettere umane Porcella insigne filosofo a quel tempo, e nonignobil poeta. Sotto la costui disciplina molto si approfittò, congiungendoalla fertilità d'ingegno fervente non interrotta applicazione; di modo che eglifece la soddisfazione del Maestro e dei suoi genitori, e l'emulazione deicompagni. Nella sua patria intanto per qualche tempo era egli stato, dove dateavea le prime letterarie istituzioni al celebratissimo suo cugino per madre,Gravina,.ed ebbe il vanto d'istruire nelle materie filosofiche, in cui eraversatissimo, il gran Metastasio, che seco avea per ciò condotto alla suapatria, come attesta il Metastasio medesimo in una sua lettera scritta daVienna. Godeva gran fama come uno dei maggiori cartesiani italiani ('granrenatista' lo dissero, fra gli altri, il Vico e il Giannone). Teorico e criticodella letteratura. Calopresiane. La civil società e il viver civile: unalettura sociologica delle Lezioni dell'Origine degli Imperij di in «Rivista diStudi Politici», n. 4, Roma, Editrice Apes,.Dizionario biografico degli italiani.Pn di Fabri^o Lomonaco 1 Introduzione Scalea il paese del C. 1; La vita del C.11; L'estetica e la poetica 15; II pensiero filosofico, politico e"civile"; C. educatore 33. 37Bibliografia Edizioni delle opere di C.37;Studi generali sul periodo e sull'ambiente calopresiani 38; Studi sul Caloprese45; Articoli brevi sul C. 47; Opere in cui viene trattato C. 47; Recensionisulle opere e sugli studi del C. 52. “Questa è tutta l'idea colla quale questimaestri della civil prudenza si sono ingegnati di far altrui concepire lanatura del uomo; dopo la quale, non accorgendosi di haver buttato a terra tuttigli fondamenti della pace e della concordia, e che, se i loro insegnamentifossero veri, i pericoli sarebbon in[e]vitabili, tutto il loro studio non siraggira in altro che in dare precetti di sicurtà, come se gl'accidenti humanistessero tutti sottoposti a i loro consigli.” Chi è C.? Un altro Carneade,meritevole di interesse speciale per quegli studiosi, accreditati e no, incerca del minore, soddisfati o illusi, a seconda dei casi, del nuovo per ilnuovo nel vasto campo della ricerca storico-filosofica? Questo lavoro di Mirto,vivace studioso della cultura italiana tra Seicento e Settecento, esperto dellerelazioni epistolari tra librai-stampatori europei (dai Borde agli Arnaud, daiBlaeu agli Janson, dagli Huguetan agli Anisson e agli Associati lionesi) ederuditi italiani (da Magliabechi a Cassiano Dal Pozzo, da Dati a Leopoldo eCosimo III de’ Medici) smentisce un fortunato stereotipo, offrendo aglistudiosi questa Bibliografia del filosofo calabrese, articolata in sei densesezioni (scritti di e su C., opere sul periodo e l’ambiente. ORLANDO FURIOSOLODOVICO ARIOSTO CORREDATO DA NOTE STORICHE E FILOLOGICHE E ILLUSTRATO DADORÈCON INCISIONI INTERCALATE NEL TESTO. MILANO. FRATELLI TREVES, EDITORI LAPROPIETÀ ABSOLUTA DEIDISBONI SD IN0I8IONI DI GUSTAVO DORÈ ÈRISERVATA VR ITALIA E PERLA LTlTOnA I'.LIANAAI FRATELLI TREVEB. Milano.Treves. Lodovico Ariosto, che air Heyse sempre parsola personificazione di tutto quanto si comprende colnome di poesia"non fu soltantola più bellae compiuta figuraletteraria del nostroRinascimento, ma avanzòdi molto ilsuo tempo nelquale V Italiaavanzava in civiltà ognialtra nazione d'Europa. Ercole I,della famiglia d'Este,figlio di Borseinvestito del ducato diModena e Reggio dair imperatoree di quello di Ferraradal papa, tenevain questa ciCtà chiamata dal Burkhart" la prima città modernad' Europa "una cortele di cui magnificenze precedettero di mezzosecolo quelle dellequali si circondaronopoi i sovranide' grandi stati. N. Ariosto, dellanobile famiglia degliAriosti, oriunda bolognesee trapiantata a Ferrara alla metàdel XIV secolo,creato conte daFederico III funominato capitano della cittadella diReggio, dove tolse inmoglie Daria Malaguzzie n'ebbe il primofiglio battezzato coni nomi diLudovico Giovanni. A setteanni il fanciulloseguì il padre tramutatoal comando diRovigo che nonseppe difendere dai Veneziani.Il duca rimandò ilcapitano Niccolò aReggio dove rimase,mentre il figliorestava con lamadre a Ferrara studiandogrammatica e metricacol celebre Lucadella Ripa. Costrettovidal padre incominciò lo studiodelle leggi edella giurisprudenza, sottoSadoleto modenese. Dopo cinqueanni, ottenuto iltitolo di dottore,Lodovico Ariosto potètornare ai geniali ediletti studii dellapoesia avendo aguida Gregorio EUioo Elladio daSpoleto, e compagni Strozzie poi ilBembo, conobbe tutte lebellezze de' poetilatini, compresi i comici;e come portaval'indole del tempo,nel quale gì'influssi cristiani non eranospenti ma infievolitidal risorgente paganesimodelle lettere edelle arti, alternava allo studiode' poeti i faciliamori. Il padre diLodovicp stato primatramutato da Reggioa Modena, poida Modena a Lugo,e privato dell'ufficio,venne a mortenel febbraio del1500. Il giovine spensierato dovetteallora pensare allamadre amatissima, a duo sorelleda marito e a quattrofratelli ancora ingiovine età, perprovvedere a' qualinon bastavano lerendita) dello scarso patrimoniopaterno composto dellacasa di Ferrarae di nonmolta terra nel circondario diReggio. Gli convennemutare .in squarci ein vacchette Omero efarsi nominare castellanodi Canossa, continuandoa passare partodolFanno a Ferrarae non dimenticando lebolle. Aveva già avutoparte in alcunerappresentazioni drammatiche allacorto del ducaErcole, e nel 1502dettò il belcarme catulliano perle nozze diAlfonso con LucreziaBorgia. Sulla fine del1503 entrò aiservigi del cardinaleIppolito fratello d'Alfonso,stato creato vescovo asetto anni, cardinalea quattordici, amantissimodelle belle donneed a suomodo anche dei letterati.Gli obblighi dell'Ariostopresso il cardinale nonerano bene deter minati, come nonfurono, almeno ne' primianni, precisamente stabilitigli emolumenti. Cortamente all'ufficio suo pressoIppolito il poetanon consacrava grantempo e gliene rimaneva tantoda potere incominciareV Orlando Furioso nel1506. Mandato nel 1507 aMantova per congratularsi, anome del cardinale,con la marchesaIsabella d'Este Gonzaga d' unfelice parto, lessealla gentildonna alcunicanti del poemagià scritti. Nelmaggio di quello stessoanno accompagnò aMilano il cardinaleIppolito, titolare dell' arcidiocesi Ambrosiana, che andavaad ossequiare LuigiXII re diFrancia ridivenuto padronedel Milanese. Nel carnevale del1508 faceva rappresentareal teatro dicorte la suaCassandra e nel carnevaleseguente Suppositi. Il duca Alfonsoassociandosi alla lega diCambrai, aiutato da'Francesi, riprese aiVeneziani il Polesinedi Rovigo. Ma iVeneziani, al caderedell' autunno, mandato unesercito alla riscossa,questi giunse abreve distanza da Ferrara.L'Ariosto mandato aRoma, con TeodosioBrusa, a chiedereaiuto al papa, partìda Ferrara il16 dicembre. Tornò aRoma precedendo il cardinaleIppolito, accusato d'essersiintruso nell' abbazia diNonantola dopo mortoil cardinale Cesarini e di averforzato i monaciad eleggerlo abatecommendatario. Giulio II, sdegnatocontro il cardinalee contro gliEstensi, ligii alre di Franciacontro il quale preparava lafamosa lega, fececattiva accoglienza all' Ariosto.Pure questi giunsea pla carne l'ira. Tornatoa Ferrara nelgiugno, era di belnuovo a Romanell'agosto, e GiulioII minacciava di farbuttare in Teverelui o qualunquealtro oratore glisi presentasse a nomedel cardinale d'Este.Furono quei giorniben tristi perla famiglia Estense,le cui truppe eranovinte dai Venezianisul Po, mentrei soldati delpapa minacciavano lacittà, di Ferrara. Alcunibiografi dell' Ariosto affermanoeh' egli combattessea Polesella, matale opinione sembrada lui stessocontradetta nel cantoXL del suo poema.Certo da ambasciatorediventò in queiroccasione soldato edegli stesso dico d'avercombattuto a Padova. Dopola battaglia diRavenna, gli Estensi,che avevano contribuito alla vittoriacon le loroartiglierie, desiderarono lapace. Il ducaAlfonso, ottenuto dal papaun salvacondotto, permezzo di FabrizioColonna suo prigioniero,andò a Roma arabbonire Giulio II.L'Ariosto lo seguìnelle pericolose avventuredelle quali ilprincipe fu vittima. Nonostante il salvacondotto, Alfonsopotè scampare astento all'ira delpontefice, rimanendo nascosto pertre mesi nelcastello dei Colonnaa Marino, e poi salvandosi travestito orada frate, orada cacciatore, atraverso la Toscana:e 1'Ariosto fusempre fedele compagno delsuo signore inquei travestimenti edin quella fuga. Giunsea Ferrara lanuova della mortedi Giulio II;e venti giorni dopo,la nuova deirelezionedel cardinale Giovannide' Medici, cheprese il nome diLeone X. Quandoil nuovo papaera stato legatodi Bologna, l'Ariostolo avea pregato didispensarlo dagli ordinisacri permettendogli diconseguire un benefizio chegli veniva ceduto da unconsanguineo. Gli Estensimandarono il loropoeta ad ossequiareil papa, ma questinon fece all'Ariostoalcuna offerta tampoco gliene fecero idi lui amici ttdivenuti grandi". Diritomo a Ferrara,fermatosi a Firenzeper le festedi San Giovanni, s' innamorò diAlessandra Benucci vedovadi Tito Strozzi,ed a quell'affettodedicò per il rimanentedella vita Vanimo suo, giànelle passioni amorosetanto mutevole. Per nonperdere egli ilgodimento de' beneficiiecclesiastici, essa latutela dei figlidel primo marito, tenneronascosta la lorounione e visseroper le stesseragioni separati dicasa. Con l'Ariosto vivevaVirginio, figlio suodiletto, avuto da unOrsolina Sasso Marino. Il cardinale Ippolitoaveva in queltempo preso stanzaa Roma doveavrebbe voluto che l'Ariostolo raggiungesse, sollecitandolo afarsi prete. A tale invitol'Ariosto rispondeva, come eglistesso ha dettonella Satira I: Io pianeta mai tonicella Né chiercavo' che incapo mi sipona. Pare che ilcardinale non sicurasse neppure difar pagare all'Ariostoi suoi emolumenti. Pensava bensìliberalmente alla spesadi stampa dell' OrlandoFurioso, che il poetacominciò nel 1515a consegnare allostampatore maestro GiovanniMazzocco da Bondeno, cheteneva bottega inFerrara. Il 21aprile 1516 laprima edizione dell'Orlandòvide la bicee l'Ariosto speravadi riceverne dalcardinale lauto compensoper avergliela dedicata. Pochimesi dopo inveceil cardinale pretendevache l'Ariosto andasse secolui in Ungheria;ed essendo visiquesti rifiutato "per molte ragionie tutte vere" r eminentissimo andòsulle furie, nonvolle ascoltarne lescuse, gli intimòdi non comparirgli più innanzi,e gli fecetogliere le renditedi due beneficiiecclesiastici. L'Ariostotornò dibel nuovo aRoma per ottenereche non glifossero tolti "certi bajocchi "ch'egli prendeva a Milano" ancorché nonsian molti "e trovò LeoneX assai megliodisposto a di luifavore. Poco dopoil duca Alfonsolo comprendeva nelnumero dei suoistipendiati in qualità difamigliare, e conY assegno mensiledi sette scudid' oro cinquantadue lire italiane,più il vittoper tre servitorie due cavalli. Uncaso inaspettato avrebbemigliorate molto lenon liete condizionieconomiche dell'Ariosto senon vi sifosse opposta laprepotenza. Rinaldo Ariosto,cugino del poeta,essendo morto ab intestato,la ricca tenutadetta delle Ariosto,a Bagnolo, passavanelle mani di Lodovicoe de' suoifratelli; Ma nefurono spogliati daAlfonso Trotti, amministratore del duca,che dichiarò queibeni di proprietàcamerale, e nonottenne alcun risultato lalite promossa daglieredi naturali, perricuperarli. Anche LeoneX s'intromise,ma invano,in quella faccendadell' eredità. Dopo Vultimo viaggio dell' Ariostoa Roma0 lapubblicazione deir OHando,il papa s'era degnato dirammentarsi T anticabenevo lenza verso il poeta,e fece rappresentarein Vaticano iSupponiti y con grande apparato. L'annoseguente l'Ariosto, avendoterminato il Negromante,lo spedì alpapa sperando ma nonottenendo eguale fortuna. Pochi mesidopo, il cardinaleIppolito tornato dall'Ungheriamoriva a Ferrarad'' una indigestione digamberi e divernaccia. Sebbene moltomale ricompensato dalcardinale, r Ariosto, anchedopo la dilui morte, nontolse dall' Orlando alcunadelle troppe lodi chegli aveva tributate,e continuò adintitolare al dilui nome il poema.Nominato commissario ducalenella Garfa*gnana e partì, conpochi soldati diFerrara per Cstelnuovo,dove andava adoccupare un ufficio,onorevole e molto piùlucroso di quello famigliare dicort". Prima dipartire fece testamentoa rogito di AndreaSucci. Giunse a Castelnuovoil 2G. Nell'ElegiaIII ha descrittoil disastroso viaggiofatto a traverso l'Appennino,in tempo d'inverno;e nella SatiraF, nella qualeparla lungamente del suogoverno, lasciò scrittoche La novità delloco è statitanta C'ho fatto comeaugel che mutagabbia Che molti giorniresta che noncanta. ' Paragonava ilpaese da luigovernato a " unafossa " dolentedi trovarsi semprein mezzo ad Accuse e litiFurti, omicidii, odii,vendette ed ire. Gliparve da primaimpresa superiore alloproprie forze ilpacificare quella provincia chein meno d' unsecolo aveva cambiatocinque o scivolte padrone: ma, messoamoro al proprio ufficio,dette prova dimolta energia. Senon che dalGoverno ducale aveva scarsoappoggio e spessoanche contrarietà, delloquali si lamentavascrivendo direttamente al ducaed invitandolo amandare altri alsuo posto senon voleva aiutarlo "a difendere Tonerdell'ufficio " ma,dovendo rimanere odandarsene, egli aggiungeva:" sempre desiderereiche la giustiziaavesse luogo. " Del governodell'Ariosto nella Garfa*gnanaha scritto unabella ed eruditamonografia il marchese Campori,secondo il qualela storia diquel governo "ci mostra comeil più a fantasticode' poeti possaannoverarsi fra glistatisti più positivi,n Lasciò, dopo treanni e quattromesi " l'asprezza di queisassi e quellagente inculta "e se netornò a Ferrara.Era morto LeoneX e gli erasucceduto un altroMedici col nomedi Clemente VII.Il duca Alfonso,desiderando di avere inRoma un oratoreautorevole e stimato,aveva fatto scrivereall'Ariosto offrendogli quel posto.Ma X Ariostose ne schermì,non sperando piùnulla dai Medici nòdai papi. Ritornato dunquea Ferrara, acquistòalcune fabbriche eritagli di terreno invia Mirasele e vi formòun giardino, deliziaed amore deisuoi ultimi anni.Si occupava della correzioneOrlando e diridurre a spallieraa siepe unaboscaglia che aduggiava ilsuo orto. Cottvivovacol padre ilfiglio Virginio, diodelle abitudini paternedi questi ultimi anniha lasciato moltememorie. Dalla corte ducaleora sempre, inogni occasione, onoratocome poeta etenuto in conto diabile politico. Nel1528, per festeggiarel'arrivo degli sposiErcole Estense e Renata di Francia,fu rappresentata la sua commediahLena; nel 1529fu nuovamente rappresentatala Cassarla, prima d' unalautissima cena offertada Ercole d' Esteal marchese edalla marchesa di Mantova.Nella contesa fraCarlo V eFrancesco I, ilduca Alfonso cercava dibarcamenarsi a propriovantaggio, ed ottennedall' imperatore Y investituradi Modena e Reggio.Essendo a MantovaDon Alfonso d'Avalos,marchese del Vasto,comandante delle truppe imperiaU,il duca glimandò Lodovico Ariostoper pregarlo aconcedergli aiuto sufficiente amantenere sotto ilproprio dominio lacontea di Carpiche Clemente VIIgli contrastava. L'Ariosto raggiunseil marchese del Vasto aCorreggio, in casadi Veronica Gambara,ed il marchese, concessoTaiuto al duca,fece dono alpoeta di centoscudi annui d'entrata,per lui ed isuoi eredi, diun lapislazzolo bellissimolegato in oroe di unacollana d' oro. Pubblicò aFerrara, con i tipi diFrancesco Rosso daValenza, una nuova edizione delsuo poema conV aggiunta dinuovi canti. Questaedizione fu cronologicamente la diciottesima,essendone state stampatedopo la primadel 1515, un'altra a Ferrara,tre a Milano,una a Firenze, eundici a Venezia.Di questa nuovaedizione in XLVIcanti presentò, il 7novembre, un esemplarea Carlo Vche trovavasi inMantova, reduce dallaguerra d'Ungheria contro iTurchi e direttoa Bologna. L'imperatoremostrò il desideriodi ricompensare l'Ariosto incoronandolocol lauro "onor d'imperatori e di poeti" . Ma l'incoronazione solenne nonpotè effettuarsi perla sollecita partenzadi Carlo Vche lasciò bensìall'Ariosto il diploma dipoema laureato. Aveva alloracinquantotto anni, edai quaranta s'eracominciata a guastarglisila salute, G lotravagliavano il catarroe la debolezzadi stomaco. Isuoi medici gliavevano proibito Fuso delvino e ognicibo troppo conditodi aromi: gliera molto nocivo.ilcalore della stufa. Versola fine deldicembre 1532 ammalòdi ostruzione allavescica alla qualesopravvenne una febbre diconsunzione. Dopo lunghipatimenti spira assistito dallamoglie Alessandra, dalfiglio Virginio edal parroco edamico suo Alberto Castellari. Dopo ilprimo testamento, fattopartendo per laGarfa*gnana, ne dettòun secondo nel1532, istituendo erede universaleil figlio Virginio,che conservò pertutta la vitala casa e rorto paterno elo fece abbellirecon statue edornamenti di marmo. Lodovico Ariostofu alto distatura ed ebbecapelli neri ericciuti, spaziosa lafronte ed alte leciglia, gli occhineri e vivaci,il naso grandee aquilino, identi bianchi ed eguali,il colorito olivastro,le, guance scarne,rada la barba. Isuoi contemporanei lodicono riguardoso, prudente,gioviale cogli amici,ma d' indx>le facilmente inchinevolealla mestizia. Fud'animo buono eretto: costretto dallanecessità a lodare mecenatipoco meritevoli d' encomio,adattandosi all' uso de'tempi del qualesa rebbe errore giudicare con le ideemoderne d'indipendenza e di dignità,sopportò sempre a malincuoreil giogo deipotenti. Piuttosto cheil desiderio d' arricchiresentì quello dì viverein quiete coni suoi libri,dichiarando di nonvolere " ilpiù bel cappeleh' in Roma sia" con scapitodella libertà. Modesto inogni desiderio fualtresì temperato ne'cibi e nellebevande; schietto esincero con tutti, e per quantoconsapevole del propriovalore, non vanitoso avido d'onori. invero onore èch'nom da benti tenga Ciascuno, eche tu sia. Provò,come allora erapossibile, e seppeesprimere un sentimentodi dolore vedendo rItalia divenuta "ancella di quellegenti stesse chele furon serve" e s' auguròdi vederla risorgere all' anticagrandezza, aggiungendo checiò si sarebbeottenuto soltanto a quandosarem migliori. " Intorno alloscopo dell' Orlando moltosi è scrittoe non concordementeda tutti. Certo nonerra il Carducciquando dice chela finalità delpoema romanzesco èin stessoe nel raccontar piacevolea ricreazione dellepersone d'animo gentile;ed aiunge chel'Ariosto fu più chealtri di per lontano dall'intenzione diuna finale ironiacontro l'ideale caval leresco. In questaipotesi dell' ironia insisteinvece particolarmente ilGioberti. Egli crede chel'Ariosto, frammischiando continuamentel'elemento giocoso alserio, abbia volutomettere in luce "il vizio principaledegli ordini cavallereschi, cioèla sproporzione fra la pompa eil rumore degliapparecchi, e lapochezza o vanitàdei risultamenti, equindi mo strando la nullitàfinale di taleistituzione ".... IlFurioso è dunquead un tempo,se condo r autore delPrimato, la apoesia e la satira delmedio evo etiene un luogo mezzanofra il romanzodel Cervantes eT epopea delTasso, " dellaquale però V Orlando è assai piùmoderno benché Tabbia preceduto d'unagenerazione. L'Ariostoinfatti presente piùd'una volta leidee de' tempimoderni, mentre subisce le influenzepagane dell' antica letteraturache da pocotempo era, inItalia prima che altrove,rimessa in onorequando egli intraprendevai suoi studii.A tali influenzepagane si deve darcolpa se lasbrigliata fantasia delpoet abbellisce divivi colori lenon rare pitture erotiche.Ma anche ditale licenza bisognain gran partericercare la causanel l'indole de' costumi edel tempo, nellaquale, a dettadi Bernardo Tasso,non era fanciullo, a fanciulla, vecchio, dottore, artigiano "che si contentassed'aver letto l'Or lando più d'unavolta. Il Voltaire hadetto, e loha confermato ilCarducci, che V Orlandoé poema politico ereligioso con Carlomagnoed Orlando, eprivato e famigliarecon Ruggiero eBradamante. Vito Fornari vederappresentata nella folliad'Orlando, l'indole dellasocietà cristiana nel tempodescritto dall' Ariosto, indoleche fu d'universalefollia. Il DeSanctis dice non essere" nulla uscitodalla fantasia modernache sia comparabilea questo limpidomondo omerico, n AlSettembrini parve che,mentre il poemadi Dante, piùche all'Italia appar tiene atutto il mondo,1' epopea dell' Ariostoappartenga all' Italia edegli sia ilprimo poeta italiano. Fra iclassici é senzadubbio il piùnaturalista e nessunoha saputo megliodi lui ottenere aisuoi tempi larappresentazione oggettiva delmondo esteriore. Da quasitre secoli ilpoema romanzesco dell' Ariostoè uno de'libri più ricercatie più letti. UlisseGuidi ne noveraquattrocentotrentunaedizioni italiane, oltrele numerose versioni.A quest'orale edizioniitaliane hanno probabilmente passato ilmezzo migliaio. Nessun altropoeta ha saputoispirare quanto l'Ariostola fantasia de'pittori: nessun altro offre occasionedi far mostradi vario ingegnopittorico, mettendo nelsuo poema rOriento atenzone con rOccidente,il Cristianesimo conrislamismo; intrecciando glielementi della mitologia grecacon quelli dellefavole asiatiche; descrivendo,con V aiutodella storia, la valledel Po, Parigi,il Cairo, Damasco,Alessandretta; e conl'aiuto della fantasiail sog giorno delizioso diAlcina e diLogicilla, la vastaSericana, il Catajoed altri paesiignoti od appena sospettatial principio delXVI secolo. Mai fantasiad'artista, matita didisegnatore, non sepperoindovinare il pensieroe l'ar ditezza altamente poetichedell' Ariosto come ilDorè che neillustrò l'intiero poema. Idisegni di GustavoDorè non soloriproducono le imagìnidel poeta, l'ispirazionevertigi nosa, il carattere fantasticoMVOrlando, ma sonoil più completocommento di quelmondo meraviglioso.Angelica,fnsffiirlo (liti piìi tritonocU[ (luca diBnvìera, s incuritrn inRiimliLo ch va in tvartiak| [H'oprio invailo levitaa Umù putcnt1 tuli ostiaTnH.Jite,c trova rollila rivadun fiume iljinuo Fiirran, (uiviRi iiJiMo. itr oagiaiu'd'A u galliti, viene allemani eoi Saeìno; maeome i cinerivali ai accorgunocht la iluuKlIa èhjiJiriU, cessano rialeumbattere. Fenaù intanto sistudia di iTen[H:raral>lmo cadut(i|>li nel llame:Angtliia s imbattein Sauripante, ili]uale coglie ropportunità dipigliaitiiil cavallo diRinaldo; e qnt'sti sofragili une? minaccioso. 1 Le doiiiie,i eavalier, l'iimie,gii amori, Le ciiriesie,T audaci inipree iocanto, Che furo altempo the passa ri>i AI ori D'Africail lìjare, ein Francia iiocquertanto, Seguendo l'ire ei ipoveni! furori DVAgromante lorre, die sidie Tanto Di vendicarla morte diTroiano Sopra re Carloimpera tor romano. 2 Ditod Orlando inun medesmo tratto Cosanon detta inprosa mai, in rima; Che peramor venne infurore e matto, Duomche si saggioera stimato prima: Seda colei chetal quasi m'hafatto, CheU poco ingegnoad or ador mi lima, Mene sarà peròtanto concesso, Che mibasti a finirquanto ho promesso. 3Piacciavi, generosa Erculeaprole, Ornamento e splendordel secol nostro, Ippolito, aggradirquesto che vuole Edarvi sol puòFumil servo vostro. Quelch'io vi debbo,posso di parole Pagarein parte, ed'opera d'inchiostro: Né chepoco io vidia da imputarsono Che quanto ioposso dar, tuttovi dono. 4 Voisentirete fra ipiù degni eroi,Che nominar conlaude m'apparecchio.Ricordar quel Ruggier,che fu di voiE de' vostri aviillustri il ceppovecchio. L'alto valore e'chiari gesti suoi Vifarò udir, sevoi mi dateorecchio, E vostri altipensier cedano unpoco. Si che tralor miei versiabbiano loco. 5 Orlando,che gran tempoinnamorato Fu della bellaAngelica, e perlei In India, inMedia, in Tartarialasciato Avei infiniti edimmortai trofei, In Ponentecon essa eratornato. Dove sotto igran monti Pirenei Conla gente diFrancia e diLamagna Re Carlo eraattendato alla campagna,Per far alre Marsilio eal re Agramante Battersi ancordel folle ardirla guancia, D'aver condotto,l'un, d'Aitìca quante Oentierano atte aportar spada elancia; L'altro, d'aver spintala Spagna innante Adestmzion del belregno di Francia. Ecosì Orlando arrivòquivi a punto:Matosto si pentìd'esservi giunto:7 Chevi fu toltala sua donnapoi: (Ecco il giudiciouman come spessoerra!) Quella che dagliesperii ai litieoi Avea difesa con lunga guerra, Ortolta gli èfra tanti amicisuoi. Senza spada adoprar,nella sua terra. Ilsavio Imperator, ch'estinguervolse Un grave incendio,fu che glila tolse. 8 Natapochi innanziera una gara Trail conte Orlandoe il suocugin Rinaldo; Che ambiavean per labellezza rara D'amoroso disiol'animo caldo. Carlo, chenon ave tallite cara, Che glirendea l'aiuto lormen saldo, Questa donzella,che la causan'era, Tolse, e diein mano aiduca di Baviera; 9In premio promettendolaa quel d'essi. Ch'inquel conflitto, inquella gran giojpata. Degli Infeielipiù copia uccidessi, Edi sua manprestasse opra piùgrata. Contrari ai votipoi furo isuccessi; Ch'in foga andòla gente battezzata, Econ molti altrifu'l Duca prigione, Erestò abbandonato ilpadiglione. 10 Dove poichérimase la donzella Ch'esser doveadel vincitor mercede, Innanzi alcaso era salitain sella, E quandobisognò le spallediede. Presaga che quelgiorno esser rubella DoveaFortuna alla cristianaFede: Entrò in unbosco, e nellastretta via Rincontrò uncavalier eh' a pievenia. 11 Indosso lacorazza, l'elmo intesta. La spada alfianco, e inbraccio avea loscudo: E più leggiercorrea per laforesta, Ch'ai palio rossoil villan mezzoignudo. Timida pastorella mai presta Nonvolse piede innanzia serpe crudo. ComeAngelica tosto ilfreno torse, Che delguerrier, eh' a pievenia, s'accòrse. 12 Eracostui quel paladingagliardo, Figliuol d'Amon, signordi Montalbano, A cuipur dianzi ilsuo destrìer Baiardo Perstrano caso uscitoera di mano. Comealla donna eglidrizzò lo sguardo, Riconobbe, quantunquedi lontano, L'angelico sembiantee quel belvolto Ch'ali' amorose reti iltenea involto. La donnail palafreno addietrovolta, E per. laselva a tuttabriglia il caccia; Néper la rarapiù che perla folta, La piùsicura e migliorvia procaccia: Ma pallida,tremando, e di tolta,Lascia curaal destrìer chela via faccia. Disu, di giùnell'alta selva fiera Tantogirò, che venne auna riviera. 14 Sula riviera Ferraùrovoese Di sudor pieno,e tutto polveroso. Dalla battagliadianzi io rimosse Ungran disio dibere e diriposo: E poi, malgrado suo, quivifermosse:Perchè, delP acquaingordo e frettoloso, Lelmo nel fiumesi lasciò cadere, NòTavea potuto ancoriavere. Quanto potea piùforte, ne veniva Gridando ladonzella {spaventata. A quellavoce saita insu la riva IISaracino, e neiviso la guata; Ela conosce subitoeh' arriva, Benché ditimor pallida eturbata, E sien piùdi che nonn'udì novella, Che senzadubbio eli' èAngelica bella.stanza 17 . 16E perchè eracortese, e n'avea forse Non mendei due cuginiil petto caldo, L'aiuto chepotea tutto leporse, Pur come avessel'elmo, ardito ebaldo:Trasse la spada,e minacciando corse Dovepoco di Initemea Rinaldo. Più voltes' eran già nonpur veduti, a alparagon dell' arme conosciuti. 17 Cominciarquivi una crudelbattaglia, Come a piesi trovar, coibrandi ignudi:Non chele piastre e la minutamaglia, Ma ai colpilor non reggeriangì' incudi. Or, mentrel'un con l'altrosi travaglia, Bisogna alpalafren che '1passo studi; Che, quantopud menar dellecalcagna, Colei lo cacciaal bosco ealla campagna. 18 Poiche s'aff&ticàr granpezzo invano I dueguerrier per porl'un l'altro sotto: Quandonon meno eracon l'arme inmano Questo di quel, quel diquesto dotto; Fu primieroil signor diMontalbano, Ch'ai cavalier diSpagna fece motto. Sicome quel e' hanel cuor tantofoco. Che tutto n'ardee non ritrovaloco. 19 Disse alpagan: Me sol credutoavrai, E pur avraite meco ancoraoifeso: Se questo avvienperchè i fulgentirai Del nuovo Sol t'abbiano il pettoacceso, Di farmi quitardar che guadagnohai? Che quando ancortu m' abbi mortoo preso, Non peròtua la belladouna fia; Che, mentrenoi tardiam, sene va via. SOQuanto fia meglio,amandola tu ancora, Cheta le vengaa traversar lastrada, A ritenerla farlefar dimora. Prima chepiù lontana sene vada! Come ravremo in potestate,allora Di chi esserde' si provicon la spada. Nonso altrimente, dopoun lungo affeinno, Chepossa riuscirci. altro chedanno. Al pagan laproposta non dispiacque: Cosi fudifferita la tenzone; Etal tregua tralor subito nacque, Sìr odio er ira va in oblivione, Che '1pagano al partirdalle fresche acque Nonlasciò a piediil buon figlinold'Amone; Con preghi invita,e alfin lotoglie in groppa. Eper Torme d'Angelicagaloppa. Oh gran bontàde' cavalieri antiqui ! Eran rivali,era n di diversi, E sisentian degli aspricolpi iniqui Per tuttala persona ancodolersi; Eppur per selveoscure e calliobliqui Insieme van, senzasospetto aversi. Da quattrosproni il destrierpunto, arriva Dove unastrada in duesi dipartiva. E comequei che nonsapean se Tuna 0V altra viafacesse la donzella, (Perocché senzadifferenzia alcuna Apparia inamendue l'orma novella), Simessero ad arbitriodi fortuna, Rinaldo aquesta, il Saracinoa quella. Pel boscoFerraù molto savvolse E ritrovossi alfineonde si tolse. 24Pur si ritrovaancor su lariviera, Là dove l'elmogli cascò neli'onde. Poiché la donnaritrovar non spera, Peraver l'elmo che'1 fiume gliasconde, In quella parte,onde caduto gliera, Discende nell' estreme umidesponde:Ma quello erasi fitto nellasabbia. Che molto avràda far primache V abbia. 25Con un granramo d'albero rimondo, Diche avea fattouna pertica lunga, Tentail fiume ericerca sino alfondo, Né loco lasciaove non battae punga. Mentre conla maggior stizzadel mondo Tanto l'indugiosuo quivi prolunga, Vede dimezzo il fiumeun cavalìero lusino alpetto uscir, d'aspettofiero. 2f) Era, fuorchéla testa, tattoarmato, Ed avea unelmo nella destramano; Avea il medesimoelmo che cercato DaFerraù fu lungamenteinvano. A Ferraù parlòcome adirato, E disse: Ahmancator di fé,marrano ! Perchè di lasciarV elmo anchet' aggrevi Che render giàgran tempo midovevi? Ricordati, pagan, quandouccidesti D'Angelica ilfratel, che son queir io:Dietroali altre armetu mi promettesti Fra pochidi gittar Telmonel rio. Or seFortuna (quel chenon volesti Far tu)pone ad effettoil voler mio, Nonti turhar; ese turbar tidèi, Turbati che di mancato sei. 28Ma se desirpur hai d'unelmo fino, Trovane unaltro, ed abbilcon più onore; Untal ne portaOrlando paladino, Un talRinaldo, e forseanco migliore:L'un ftid'Almonte, e Valtro di Mambrino:Acquista undi quei duicol tuo valore; Equesto, e' haigià di lasciarmidetto, Farai bene alasciarmelo in effetto. 32Non molto vaRinaldo, che sivede Saltare innanzi ilsuo destrier feroce:Ferma,Baiardo mio, dehferma il piede ! CheTesser senza tetroppo mi nuoce. Perquesto il destriersordo a luinon riede, Anzi piùse ne vasempre veloce. Segue Rinaldo,e dMra sidistrugge:Ma seguitiamo Angelicache fogge. 33 Fuggetra selve spaventosee scure, Per lochiinabitati, ermi eselvaggi. Il mover dellefrondi e diverzure, Che di Cerrisentia, d'olmi edi fa*ggi, Fatto leavea con subitepaure Trovar di qua e di strani viaggi; Ch'ad ogni ombraveduta o inmonte o invalle, Temea Rinaldo aversempre alle spalle. 34Qnal pargoletta dammao capriola, Che tra le frondedel natio boschetto Alla madreveduta abbia lagola Stringer dal pardo,e aprirle 1fianco o '1petto, Di selva inselva dal crudels invola, E dipaura trema edi sospetto; Ad ognisterpo che passandotocca. Esser si credeall empia ferain bocca. 29 All'apparirche fece all'improvviso Dell' acqua l'ombra,ogni pelo arricciosse, E scolorosseal Saracino ilviso: La voce, eh'era per uscir,fermosse Udendo poi dall' Argalia, eh'ucciso Quivi avea già(che l'Argalia nomosse), Larotta fede cosdimproverarse, Di scorno e dira dentroe di fuorarse. 30 tempoavendo a pensaraltra scusa, E conoscendoben che '1ver gli disse, Restòsenza risposta abocca chia; Ma ]avergogna il corsi gli trafisse, Chegiurò per lavita di Lanfdsa Nonvoler mai ch'altroelmo lo coprisse, Senon quel buonoche già inAspramente Trasse del capoOrlando al fieroAlmonte. 31 E servòmeglio questo gi\iTamento, Che nonavea quell'altro fattoprima. Quindi si partetanto mal contento, Chemolti giorni poisi rode e lima.Sol dicercare è ilPaladino intento Di quadi là, dovetrovarlo stima. Altra venturaal buon Rinaldoaccade, Che da costuitenea diverse strade. 35Quel ela notte emezzo l'altro giorno S'andòaggirando, e nonsapeva dove: Trovossi alfinin un boschettoadomo . Che lievementela fresca auramove; Dui chiari rivimormorando intorno, Sempre l'erbevi &n teneree nove; E rendeaad ascoltar dolceconcento, Rotto tra picciolsassi, il correrlento. 36 Quivi parendoa lei d'essersicura, E lontana aRinaldo mille miglia, Dallavìa stanca edall' estiva arsura,Di riposarealquanto si consiglia; Tra' fiorismonta, e lasciaalla pastura Andare ilpalafìren senza labriglia; E quel vaerrando intomo allechiare onde, Che difresca erba aveanpiene le sponde. Ecconon lungi unbel cespuglio vede Dispin fioriti edi vermiglie rose. Chedelle liquide ondeal specchio siede, Chiusodal Sol fraP alte quercieombrose; Co vóto nelmezzo, che concede Fresca stanzafra l'ombre piùnascose; E la fogliacoi rami inmodo è mista. Che'1 Sol nonv'entra, non cheminor vista. £8 Dentroletto vi fantenere erbette, Ch' invitanoa posar chi s'appresenta. La bella donnain mezzo aquel si mette; Ivisi corca, edivi s'addormenta.Ma nonper lungo spaziocosi stette, Che uncalpestio le parche venir senta. Chetasi lieva e appresso allari vera Vede ch'armatoun cavalier giunt'era. 39S' egli è amicoo nemico noncomprende; Tema e speranzail dubbio corle scuote; E diquella avventura ilfine attende, Né purd'un sol sospirl'aria percuote. Il cavalieroin riva alfiume scende Sopra l'unbraccio a riposarle gote; Ed inun gran pensiertanto penetra, Che parcangiato in insensibilpietra. 40 Pensoso piùd'un' ora acapo basso Stette, Signore,il cavalier dolente; Poicominciò con suonoafflìtto e lasso, Alamentarsi si soavemente, Ch'avrebbe dipietà spezzato unsasso. Una tigre crudelfatta clemente:Sospirando piangeatal eh' un ruscello Parean leguancie, e 'ipetto un Mòugibello. 41 Pensier,dicea, che'l corm'agghiacci ed ardi, Ecausi '1 duol chesempre il rodee lima, Che debbofar poich' ioson giunto tardi, Ech'altri a córreil frutto èandato prima? Appena avutoio n'ho parolee sguardi. Ed altrin'ha tutta laspoglia opima. Se nonne tocca ame frutto fiore. Perchè affligger perlei mi vo'piùil core? La verginellaé simile allarosa Ch'in bel giardinsu la nativaspina. Mentre sola esicura si riposa. Négregge pastorse le avvicina; L'aura soave el'alba rugiadosa, L'acqua, laterra al suofavor s' inchina :Giovenivaghi e donneinnamorate Amanu averne eseni e tempieornate. 43 Ma nonsi tosto dalmaterno stelo Rimossa vienee dal suoceppo verde. Che quantoavea dagli uominie dal cielo Favor,grazia e bellezza,tutto perde. La vergineche '1 fior,di che piùzelo Che de' begli occhie della vitaaver de'. Lascia altndcorre, il pregioeh' avea innanti, Perde nelcor di tuttigli altri amanti.44Sii vile aglialtri, e daquel solo amata,Acui di fece si largacopia. Ah Fortuna crudel.Fortuna ingrata! Trionfan glialtri, e nemoro io d'inopia. Dunque esser. puòche non mi sia piùgrata? Dunque io possolasciar mia vitapropìa? Ah piuttosto oggimanchino i dimiei, Ch' io vivapiù, s' amar nondebbo lei ! 45 Semi dimanda alcunchi costui sia, Cheversa sopra il rio lacrimetante, Io dirò ch'eglié il redi Circassia, Quel d'amortravagliato Sacripante:Io diròancor, che disua pena ria Siaprima e solacausa essere amante, Epur un degliamanti di costei: Eben riconosciuto fada lei. 46 Appressoove il Solcade, per suoamore Venuto era dalcapo d'Oriente; Cile seppein India consuo gran dolore, Comeella Orlando seguitòin Ponente: Poi seppein Francia, chel'Imperatore Sequestratal'avea dall'altra geiite, Epromessa in mercedea chi diIcfro Più quel giornoaiutasse i Giglid'oro. Stato era incampo, avea vedutaquella, Quella rotta chedianzi ebbe reCarlo. Cercò vestigio d'Angelicabella, Né potuto aveaancora ritrovarlo. Questa èdunque la tristae ria novella Ched'amorosa doglia fapenarlo, Affligger,lamentare, e dirparole Che di pietàpotrian fermare ilSole. Mentre costui cosis' affligge e duole, Efa degli occhisuoi tepida fonte, Edice queste emolte altre parole,Chenon mi parbisogno esser racconte; L'avventurosa suafortuna vuole Ch'alle orecchied'Angelica sian conte: Ecosi quel neviene a un'ora,a un punto, Ch'inmille anni omai più nonè raggiunto. 49 Conmolta attenzion labella donna Al pianto,alle parole, almodo attende Di coluieh' in amarlanon assonna; Né questoé il primodi eh' ellal'intende:Ma, dura efredda più d'unacolonna, Ad averne pietànon però scende: Comecolei e' ha tuttoil mondo asdegno ' non lepar eh' alcunsia di leidegno. 50 Par traquei boschi ilritrovarsi sola Le f&pensar di torcostui per guida Chechi nell'acqua stafin alla gola, Benè ostinato semercè non grida. Sequesta occasione orse V invola, Nontroverà mai piùscorta si fida; Ch'alunga prova conosciutoinnante S'avea quel refedel sopra ogniamante. 51 Ma nonperò disegna dellafinno, Che lo distrugge,alleggerir chi Fama, £ristorar d'ogni passatodanno Con quel piacereh' ogni amatorpiù brama:Ma alcunafizì'one, alcuno inganno Ditenerlo in speranzaordisce e trama; Tantoch'ai suo bisognose ne serva, Poitomi all' uso suodura e proterva. 52E fuor diquel cespuglio oscuroe cieco Fa di bella edimprovvisa mostra, Come diselva o fuord'ombroso speco Diana inscena, o Citereasi mostra; E diceall' apparir: Pace sia teco; Tecodifenda Dio lafama nostra, E noncomporti, contro ogniragione, Ch'abbi di me si falsaopinione. 53 Non maicon tanto gaudioo stupor tanto Levògli occhi alfigliuolo alcuna madre, Ch'avea per mortosospirato e pianto, Poiche senza essoudì tornar lesquadre; Con quanto gaudioil Saracin, conquanto Stupor r altapresenza, e leleggiadre Maniere, e veroangelico sembiante.Improvviso apparir sivide innante. 54 Pienodi dolce ed'amoroso affetto, Alla suadonna, alla suaDiva corse, Che conle braccia alcollo il tennestretto, Quel eh' alCatai non avriafatto forse. Al patrioregno, al suonatio ricetto, Seco avendocostai, l'animo torse: Subitoin lei s'avvivala speranza Di tostoriveder sua riccastanza. 5.5 Ella glirende conto pienamente Dal giornoche mandato fiida lei A domandarsoccorso in Oriente AlRe de'Sericani Nabatei; Ecome Orlando laguardò sovente Da morte,da diraor, dacasi rei; E che1 fior virginalcosi avea salvo, Comese lo portòdel materno alvo. 66Forse era ver,ma non peròcredibile A chi delsenso suo fossesignore; Ma parve facilmentea lui possibile, Ch'era perdutoin via piùgrave errore. Quel chel'uom vede, Amorgli fa invisibile, El'invisibil fo vederAmore. Questo creduto fii;che'l miser suole Darfacile credenza aquel che vuole. 57Se mal siseppe il Cavalierd'Anglante Pigliar per suasciocchezza il tempobuono, Il danno se ne avrà;che da quiinnante Noi chiamerà Fortunaa si grandono; (Tra tacitoparla Sacripante) Ma ioper imitarlo giànon sono, Che lascitanto ben chem'è concesso, E eh' adoler poi m'abbiadi me stesso. 58Corrò la frescae mattutina rosa, Che,tardando, stagion perderpotria. So ben eh' adonna non sipuò far cosa Chepiù soave epiù piacevol sia, Ancorchése ne mostridisdegnosa, E talor mestae flebìl sene stia:Non staròper repulsa ofinto sdegno, Ch'io nonadombri e incarniil mio disegno. Cosidice egli; ementre s'apparecchia Al dolceassalto, un granramor che suona Dalvicin bosco, gì'introna l'orecchia Sì, chemal grado l'impresaabbandona, E si ponl'elmo; eh' aveausanza vecchia Di portarsempre armata lapersona. Viene al destriero,e gli riponla briglia:Rimonta insella, e lasua lancia piglia. Ecco pelbosco un cavaliervenire, Il cui sembianteè d'uom gagliardoe fiero:Candido comeneve è ilsuo vestire. Un biancopennoncello ha percimiero. Re Sacripanter, chenon può patire Chequel con l'importunosuo sentiero Gli abbiainterrotto il granpiacer eh' avea, Convista il guardadisdegnosa e rea. Comeè più appresso,io sfida abattaglia; Che crede benfargli votar l'arcione. Quel, chedi lui nonstimo già chevaglia Un grano meno,e ne faparagone, L'orgoglioseminacce a mezzotaglia, Sprona a untempo, e lalancia in restapone. Sacripante ritorna contempesta, E corronsi aferir testa pertesta. Non 8i vanno ileoni o itori in salto Adar di petto,ad accozzar sierodi, Come li dnignerrìerì al fieroassalto, Che parimente sipass&r li scndi. Felo scontro tremardal basso all' alto L'erbose valliinsino ai poggiignndi; E ben giovòche far bnonie perfetti Gli usberghisi, che lorsalvare i petti. stanzaGià non feroi cavalli uncorrer torto, Anzi cozzaroa guisa dimontoni. Quel del guerrierpagan morì dicorto, Ch' era vivendoin numero de'buoni:Queir altro caddeancor; mafii risorto Tostoch'ai fianco sisentì li sproni. Queldel Re saracinrestò disteso Addosso al suo signorcon tutto ilpeso. 64 V incognitocampion che restòritto, E vide l'altrocol cavallo interra. Stimando avere assaidi quel conflitto, Non sicurò di rinnovarla guerra; Ma doveper la selvaè il cammindritto, Correndo a tuttabriglia, si disserra; E,prima che dibriga esca ilPagano, Un miglio 0poco meno ègià lontano 65 Qualistordito e stupidoaratore, Poi eh' è passatoil fdhnine, silieva Di dovel'altissimo firagore Presso allimorti buoi stesol'aveva; Che mira senzafronde e senzaonore n pinche di loutanveder soleva:Tal silevò il Paganoa pie rimase, Angelica presenteal duro caso. 66Sospira e geme,non perchè 1'annoi Che piede obraccio s' abbia rottoo mosso, Ma pervergogna sola, ondea' di suoi Népria dopoil viso ebbesi rosso; E più,ch'oltra il cader,sua donna poi Fuche gli tolseil gran pesod'addosso. Muto restava, micred' io, se quella Nongli rendea lavoce e lafavella. 67 Deh ! disseella, signor, nonvi rincresca; Che delcader non èla colpa vostra, Madel cavallo acui riposo edesca Meglio si convenia,che nuova giostra. Néperciò quel guerriersua gloria accresca; Ched'esser stato ilperditor dimostra. Così, perquel eh' iome ne sappia,stimo, Quando a lasciaril campo èstato il primo. 6BMentre costei confortail Saracino, Ecco, colcorno e conla tasca alfianco. Galoppando venir sopraun ronzino Un messaggierche parca afflittoe stanco; Che comea Sacripante fuvicino. Gli domandò secon lo scudobianco, E con unbianco pennoncello intesta Vide un guerrierpassar per laforesta. 69 Rispose Sacripante: Come vedi, M'haqui abbattuto, ese ne parteor ora; E perch'io sappia chi m'ha messoa piedi, Fa cheper nome io lo conoscaancora. Ed egli a lui: Diquel che tumi chiedi, 10 tisatisfarò senza dimora: Tudèi saper cheti levò disella L'alto valor d'unagentil donzella. 70 Ellaé gagliarda, edé più bellamolto; Né il suofamoso nome ancot'ascondo: Fu Bradamante quellache t' ha tolto Quantoonor mai tuguadagnasti al mondo. Poich'ebbe così dettoa freno sciolto 11Saracin lasciò pocogiocondo. Che non sache si dicao che sifaccia, Tutto avvampato divergogna in faccia. 71Poi che granpezzo al casointervenuto Ebbe pensato invano,e finalmente Si trovòda una femminaabbattuto, Che pensandovi più,più dolor sente; Montòr altro destriertacito e muto:Esenza far parola,chetamente Tolse Angelica ingroppa, e differilla Apiù lieto uso,a stanza piùtranquilla. 72 Non foroiti duo miglia,che sonare Odon laselva, che licinge intx)mo, Con talrumor e strepito,che pare Che tremila foresta d'ogn'intomo; E poco dopoun gran destriern' appare, D'oro guemitoe riccamente adomo, Chesalta macchie erivi, ed afracasso Arbori mena eciò che vietail passo. Stanza 74. 73Se r intricatirami e Vaer fosco, Disse ladonna, agli occhinon contende, Baiardo èquel destrier chein mezzo albosco Con tal ramorla chiusa viasi fende. Questo ècerto Baiardo: io '1riconosco:Deh come bennostro bisogno intende ! Ch'un sol ronzinper dui sariamal atto; E nevien egli asatisfarci ratto. 74 Smontail Circasso, edal destrier saccosta Esi pensava dardi mano alfreno. Colle groppe ildestrier gli farisposta, Che fu prestoal girar comeun baleno; Ma nonarriva dove icalci apposta; Misero ilcavalier se giungeaappieno ! Che ne calcital possa aveail cavallo, Ch avriaspezzato un montedi metallo. 75 IndiTa mansueto alladonzella, Con umile sembiantee gesto umano, Comeintorno al padroneil can salteUa, Chesia due giornio tre statolontano. Baiardo ancora aveamemoria d'ella, Ch' inAlbracca il serviagià di suamano Nel tempo cheda lei tantoera amato Rinaldo, allorcrudele, allora ingrato. 78E questo hannocausato due fontane Chedi diverso effettohanno liquore, Ambe inArdenna, e non sono lontane:D'amoroso disioTuna empie ilcore; Chi bee deV altra senzaamor rimane, E volgetutto in ghiaccioil primo ardore. Rinaldo gustòd'una, e amorlo struse; Angelica deV altra: l'odia efugge. 76 Con lasinistra man prendela briglia, Con raltra tocca epalpa il colloe il petto. Queldestrier, eh' aveaingegno a maraviglia, Alei, come unagnel, si fasuggetto. Intanto Sacripante iltempo piglia: Monta Baiardo,e l'urta e lo tienstretto. Del ronzin disgravatola donzella Lascia lagroppa, e siripone in sella. 79Quel liquor disecreto venen misto, Chemuta in odiol'amorosa cura, Fa chela donna cheRinaldo ha visto, Neisereni occhi subitos'oscura; E con vocetremante e visotristo Supplica Sacripante elo scongiura Che quelguerrier più appressonon attenda . Ma eh'insieme con leila fuga prenda. 77Poi rivolgendo a caso gliocchi, mira, Venir sonando d'armeun gran pedone. Tuttas'avvampa di dispettoe d'ira; Che conosceil figliuol delduca Amone. Più chesua vita l'amaegli e desira; L' odia efugge ella piùche gru falcone. Giàfd eh' essoodiò lei piùche la morte; Ellaamò lui: or han cangiatosorte. 80 Son dunque,disse il Saracino,sono Dunque in sipoco credito convoi, Che mi stimiateinutile, e nonbuono Da potervi difenderda costui! Le battaglied' Albracca già visono Di mente uscite,e la notteeh' io fui Perla saluta vostra,solo e nudo, ControAgricane e tuttoil campo, scudo?81Non rispond' ella, enon sa chesi faccia, Perchè Rinaldoormai 1' ètroppo appresso, Che dalontano ai Saradn.minaccia, Come vide ilcavallo e conobb'esso, E riconobbe l'angelicafaccia Che l'amoroso incendioin cor gliha messo. Quel chesegui tra questidue superbi Vo'che perl'altro Canto siriserbi. Ariosto si proponedi narrare lagaerra Ara Carlo Magnoe Agramante re d’AfHca, argomeuto diantiche leggende e di romanzicavaUeresohi. Ascri vere ai tempidi Carlo Magnole geste ele avventure di cavalleriaeh' egli vuolraccontare, proprie solo aisecoli dopo il100, ò unanacronismo; ma apoeti come l'Ariosto èlecito. v.4. L'Ariostoimmagina che i Moriinvadessero la Franciaai tempi diCarlo Magno. Anche questaò favola. v.6.Agramante, re deiMori, che . secondo laleggenda, cinse d' assedioParigi. V.7. Trojano,padre d'Agramante. Egliera stato ucciso dalpaladino Orlando. v.8.Re Carlo, CarloMagno. St. 2. V.1.Orlando o Rolando,era prefetto delle frontiere diBretagna: fu uccisoin Roncisvalle; sup ponesifiglio di Miloneconte di Anglante. St.3. Qui sicontiene la dedicadel Poema al cardinale Ippolito d'Este, figliodi Ercole I,secondo duca di Ferrara;nella corte delquale porporato visseil Poeta. St. 5. Suirinnamoramento di Orlandoe sulle imprese dilui in varieparti dell' Asia òda vedersi il poemadel Boiardo. Quibasti il direche Angelica e suofratello Argalia, figlidi Galafrone redel Cataio (paese orariconosciuto nelle setteprovinole settentrio nali dellimpero chinese), fìuronomandati dal padrein Francia, afflnohò, perforza o peringanno, gli conduces sero presi ipaladini di Carlo.Angelica era fornitadi somma bellezza edi arti astatea dovizia; ilfratello aveva Tarmatora fatata,una lancia d'oroohe atterrava chiunque nefosse toccato; ilcavallo Babicano piùveloce del vento ecibantesl d'aria; finalmenteun anello che tenutoin bocca, rendevainvisibile la persona,e por tato in ditodisfaceva ogni altroincantesimo. Queste cose favoleggiatedal Boiardo sinotano qui, pernon avere a ripeterlealtrove. St. 6. y.12. Marsilio, rappresentatonel Poema come re di Gastiglia,è personaggio fintodai romanzieri, òhecosi nominarono ungovernatore dato aSaragozza dal re 0califo di Cordova,Abderamo Emir el Monmen]rm,voce convertita dagliItaliani in Hira molino. St. a y. 1d.Binaldo, uno deipaladini di Carlo,ò detto cugino diOrlando, perchè, secondola genealogia degli eroiromantici, nacque daAymon o Amonedi Darbena e daBeatrice figlia diNamo duca diBaviera. Amone poi, natoda un Bernardodi Chiaramonte della stirpedei Beali diFrancia, era fratellodi Milone d'An glante. St. 12.y. 14. Rinaldocioè, la cuifamiglia aveva in signoriail castello diHontalbano (Montauban) in Linguadoca, e vi facevaordinaria residenza. St. 13. y. 16.n motivo delprecipitoso fuggire di Angelicada Rinaldo erauna insuperabile avversione per lui,di che siconoscerà il motivonella St 78. St.14. y. 18. Ferraù oFerraguto denotarono i romanzieri come figliuolo diMarsilio. Era costuifortis simo pagano, spagnolo.St. 19.y. 34. Lafirasefulgenti rai delnuovo Sol allude allasomma bellezza dAngelica. St. 26.y. 6. Marranoo Marano, voceingiuriosa che sapponesi diorigine araboispana, evuol dire: aleale o maneatordi parola. Secondoalcuni, voleva dire,in ispagnolo: porco d'unanno. St. 28. y.5. In un poema intitolatoAspromonte e pubblicato laprima volta inFirenze, si trova cheOrlando, per vendicarela morte disuo padre uc ciso daAlmonte, spense costuiin duello egli tolse l'elmo conl'armatura incantata, ilcavallo Brigliadoro e laspada Durindana, Unaltro romanzo, cheha per titolo Innamoramentodi RinaldOj parladi un pagano Mambrino, venutocon un esercitocontro Carlo, e ucciso in battaglia daRinaldo che siappropriò Telmo di luiSt. 80.v.5. Lanfbsa, madredi Ferrati v.7.Aspra mente, castello antico dePirenei. St. 88. y.& Nella St.45 svelasi esserecostui Sa cripante re deiCircassi, amante diAngelica. St. 55. y.4. è probabileche qui siaccennino i Seri (Seres)degli antichi, oggiconosciuti sotto ilnome di Tartari Bodgesi.Nabatei, eran dettipropriamente gli abitanti dell'Arabiaintomo al MarRosso; ma dai poetisi prendono taloraper i popolitutti dell'Oriente, come quinell'Ariosto. St. 57. y.1. Sacripante alludea Orlando. St. 81.y. 27. Farvuotar Varetone significatoglier di sella, scavalcare.• Dicesi resta unferro attaccato al pettodell' armadura del cavaliere .ove si accomoda ilcalce della lanciaper colpire. St. 70. y. 3.Bradamante, sorella diRinaldo, figlia naturale delduca. St. 78. y.13. Fontane d'Ardenna;selva ch'era la scenafavorita delle avventureromantiche. St. 80. Lebattaglie d'Albracea, Àlbraeca,terra forte, dove s' erarinchiusa Angelica pernon venire in manodel re Agricane,che n'era mirabilmenteinvaghito. Agricane vi sipone a campo.Sacripante difende Ange lica. Malconcio dalleferite è costrettoa ritirarsi nella rocca.Continuando gli assalti,Agricane nell'impeto del rinseguire ilnemico, rimane chiusonella terra contre cento cavalieri: menatutto a fracasso.Sacripante ch'ò in letto,chiesta e saputala cagione delrumore levato nella terra,si alza sebbeneinfermo e uccide1 trecento cavalieri nemici,e costringe Agricanea ritrarsi. Mentre Rinald3 e Sacripantecombattono fra diloro per Baiardo,Angelica sempre fugantetrova nella selvaun romito, il (jualecon arte mafcafa che cessila pugna deidue guerrieri. Rinaldomonta Baiardo va in Parigi,Ji dove Carlo lomanda in Inghilterra.Bradamante, andando incerca di Ruggero,si avviene inPinabello di Maganza, che,con racconto inparte mentito, econ animo didarle morte, lafa precipitare innna caverna. l Ingiustissimo Amor,perchè si raro Corrispondenti fainostri disiri? Onde, perfido,avvien che t'èsi caro Il discordevoler ch'in duicor miri? Ir nonmi lasci alfacil guado echiaro, E nel piùcieco e maggiorfondo tiri:Da chidisia il mioamor tu mirichiami, E chi m'hain odio vuoich'adori ed ami. Rinaldoal Saracin conmolto orgoglio Gridò:Scendi, ladron, delmio cavallo:Che misia tolto ilmio, patir nonsoglio; Ma ben fo,a chi lovuol, caro costallo:Elevar questa donnaanco ti voglio; Chesarebbe a lasciartelagran ftJlo. Sì perfettodestrier, donna degna A un ladronnon mi parche si convegna. 2 Faich'a Rinaldo Angelicapar bella. Quando essoa lei bruttoe spiacevol pare. Quandole parea belloe l'amava ella, Egliodiò lei quantosi può piùodiare. Ora s'affligge indarnoe si flagella: Cosi rendutoben gli èpare a pare. Ellal'ha in odio:e l'odio è di talsorte, Che piuttosto chelui vorria lamorte. Tu te nementi che ladroneio sia, Rispose ilSaracin non menoaltiero: Chi dicesse ate ladro, lodiria (Quanto io n'odo per fama)più con vero. Lapruova or sivedrà, chi dinoi sia Più degnode la donnae del destriero; Benché, quantoa lei, tecoio mi convegna Chenon è cosaal mondo altra degna. stanza 2ó. Comesoglion talor duican mordenti, O perinvidia o peraltro odio mossi, Avvicinarsi digrignandoi denti, Con occhibieci e piùche bracia rossi; Indiammorsi venir, dirabbia ardenti. Con aspriringhi e rabbuffatidossi: Cosi alle spadee dai gridie dall'onte Venne ilCircasso e queldi Chiaramonte. 6 Apiedi è Pan, Paltro a cavallo: orquale Credete ch'abbia ilSaracin vantaggio?Né ven' ha peròalcun; che cosìvale Forse ancor meneh' uno inespertopaggio:Che '1 destrier,per istinto naturale, Nonvolea far alsuo signor oltraggio:Nécon man con spron .poteail Circasso Farlo avolontà sua movermai passo. 7 Quandocrede cacciarlo, egli s arresta; Ese tener lovuole, o correo trotta: Poi sottoil petto sicaccia la testa, Giuccadi schiene, emena calci infrotta. Vedendo il Saradneh' a domar questa Bestiasuperha era maltempo allotta, Ferma leman sul primoarcione e s'alza, Edal sinistro fiancoin piede shalza. 8Sciolto che fu il Pagancon leggier salto Dair ostinata furiadi Baiardo, Si videcominciar hen degnoassalto D'un par dicavalier tanto gagliardo. Suona l'unhrando e l'altro,or hasso, oralto:Il martel diVulcano era piùtardo Nella spelonca affumicata,dove Battea all'incude ifolgori di Giove. 9Fanno or conlunghi, ora con finti escarsi Colpi veder chemastri son delgiuoco: Or li vediire altieri, orrannicchiarsi; Ora coprirsi, oramostrarsi un poco; Oracrescer innanzi, oraritrarsi; Ribatter colpi, espesso lor darloco; Girarsi intomo; edonde l'uno cede, Laltro aver postoimmantinente il piede. 10Ecco Rinaldo conla spada addosso ASacripante tutto s'ablMindona; E quelporge lo scudoch'era d'osso. Con lapiastra d'acciar tempratae buona. Tagliai Fusberta, ancorchémolto grosso:Ne gemela foresta ene risuona. L'osso eTacciar ne vache par dighiaccio, E lascia alSaracin stordito ilbraccio. 13 Dagli anni e daldigiuno attenuato. Sopra unlento asinel sene veniva; E parca,più ch'alcun fossemai stato, Di consci'enzascrupolosa e schiva. Comeegli vide ilviso delicato Della donzellache sopra gliarriva, Debil quantunque emal gagliarda fosse, Tuttaper carità segli commosse. 11 Comevide la timidadonzella Dal fiero colpouscir tanta mina. Pergran timor cangiòla faccia bella, Qualil reo ch'aisupplicio s'avvicina: ' Néle par chevi sia datardar, s'ella Non vuoldi quel Rinaldoesser rapina. Di quelRinaldo ch'ella tantoodiava. Quanto esso leim'seramente amava. 12 Voltail cavallo, enella selva folta Locaccia per unaspro e strettocalle; E spesso ilviso smorto addietrovolta. Che le parche Rinaldo abbiaalle spalle. Fuggendo nonavea fatto viamolta. Che scontrò unEremita in unavalle, Ch'avea lunga labarba, a mezzoil petto, Devoto evenerabile d'aspetto. La donnaal faticel chiedela via Che laconduca ad unporto di mare, Perchélevar di Franciasi vorria, Per nonudir Rinaldo nominare. Ilfrate, che sapeanegromanzia, Non cessa ladonzella confortare, Che prestola trarrà d'ogniperiglio; Et ad unasua tasca diedi piglio. 15 Trasseneun libro, emostrò grande effetto; Chelegger non finila prima faccia, Ch'uscir faun spirto informa di valletto, Egli comanda quantovuol che faccia. Quelse ne va,da la scritturaastretto. Dove i duicavalieri a facciaa faccia Eran nelbosco, e nonstavano al rezzo; Fra'quali entrò congrande audacia inmezzo. lt> Per cortesia,disse, un diyoi mi mostre, Quando ancouccida l'altro, chegli vaglia: Che mertoavrete alle fatichevostre, Finita che travoi sia labattaglia, Se '1 conteOrlando senza litio giostre, S senzapur aver rottauna maglia, Verso Parigimena la donzella Chev'ha condotti aquesta pugna fella? Vicinoun miglio horitrovato Orlando Che neva con Angelicaa Parigi, Di voiridendo insieme, emotteggiando Che senza fruttoalcun siate inlitigi. Il meglio forsevi sarebbe, orquando Non son piùlungi, a seguirlor vestigi; Che s'inParigi Orlando lapuò avere, Non vela lascia maipiù rivedere. Veduto avrestei cavalier turbarsi Aquell'annunzio; e mestie sbigottiti. Senza occhie senza mentenominarsi. Che gli avesseil rivai cosischerniti; Ma il buonRinaldo al suocavallo trarsi Con sospirche parean delfaoco usciti, E giurarper isdegno eper farore, Se giungeaOrlando, di cavargliil core. E doveaspetta il suoBaiardo, passa, E sopravi si lancia,e via galoppa; Néal cavalier, ch'apie nel boscolassa. Pur dice addio,non che lo'nviti in groppa. L'animoso cavallourta e fracassa. Punto dalsuo signor, ciòch'egli 'ntoppa: Non ponnofosse o fiumio sassi ospine Far che dalcorso il corridordecline. 22 Bramoso diritrarlo ove fosseella, Per la granselva innanzi segli messe; Né lovolea lasciar montarein sella, Perchè adaltro cammin nonlo volgesse. Per luitrovò Rinaldo ladonzella Una. e due volte,e mai nongli successe, Che fuda Perraù primaimpedito. Poi dal Circasso,come avete udito. 23Ora al demonioche mostrò aRinaldo Della donzella lifalsi vestigi. Credette Baiardoanco, e stettesaldo E mansueto aisoliti servigi. Rinaldo ilcaccia, d'ira ed'amor caldo, A tuttabriglia, e sempreinvér Parigi; E volatanto col disfo,che lento. Non eh' undestrier, ma gliparrebbe il vento 24La notte apena di seguirrimane Per affrontarsi colsignor d'Anglante; Tanto hacreduto alle parolevane Del messaggier delcauto Negromante. Non cessacavalcar sera edimane. Che si vedeapparir la terraavante. Dove re Carlo,rotto e malcondutto. Con le reliquiesue s'era ridutto: 25E perchè ddre d'Africa battaglia Edassedio v'aspetta, usagran cura A raccorbuona gente evettovaglia. Far cavamenti eriparar le mura. Ciòeh' a difesa sperache gli vaglia. Senzagran differir, tutto procura:Pensa mandare inInghilterra, e trame Gente,onde possa unnovo campo fìEtme: 20Signor, non voglioche vi paiastrano. Se Rinaldo or si tostoil destrier piglia, Chegià più giorniha seguitato invano. Négli ha potutomai toccar labriglia. Fece il destrier,ch'avea intelletto umano. Nonper vizio seguirsitante miglia. Ma perguidar, dove ladonna giva, n suosignor, da chibramar l'udiva. 21 Quandoella si friggidal padiglione. La videed appostolla ilbuon destriero. Che sitrovava aver vótol'arcione. Perocché n'era scesoil cavaliere Per combatterdi par conun Barone Che mendi lui nonera in armefiero; Poi ne seguitòl'orme di lontano. Bramoso porlaal suo signorein mano. 26 Chevuole uscir dinuovo alla campagna, Eritentar la sortede la guerra. Spaccia Rinaldosubito in Bretagna, Bretagna chefu poi dettaInghilterra. Ben dell'andata ilPaladin si lagna: Nonch'abbia cosi inodio quella terra; Maperché Carlo ilmanda allora allora. Népur lo lasciaun giorno fardimora. 27 Rinaldo maidi nonfece meno Volentier cosa;poi che fridistolto Di gir cercandoil bel visosereno, Che gli aveail cor dimezzo il pettotolto:Ma, per ubbidirCarlo, nondimeno A quellavia si frisubito vólto. Ed aCalesse in pocheore trovossi; E giunto,il di medesimoimbarcossi. 28 Contra lavolontà d'ogni nocchiero, Pelgran desir che tornareavea, Entrò nel march'era tnrbato efiero, E gran procellaminacciar parea. Il Ventosi sdegnò, chedall'altiero Sprezzar si vide: econ tempesta rea Sollevòil mar intomo, e contal rabbia, Che glimandò a ba'narsino alla gabbia. Stanza 38. 29Calano tosto imarinari accorti Le maggiorvele, e pensanodar volta, £ ritornarnelli medesmi porti. Dondein mal puntoavean la navesciolta. Non convien, diceil Vento, ch'iocomporti Tanta licenzia chev'avete tolta; E soffiae grida, enaufragio minaccia S' altrove van,che dove eglili caccia. 30 Ora poppa, orall'orza hann'il crudele, Chemai non cessa,e vien piùognor crescendo: Essi diqua, di con umil vele Vansiaggirando, e l'altomar scorrendo. Ma perchèvarie fila avarie tele Uopo miBon, che tutteordire intendo, Lascio Rinaldoe l'agitata prua, Etomo a dirdi Bradamante sua. 31Io parlo diquella incl*ta donzella, Percui re Sacripantein terra giacque, Chedi questo Signordegna sorella, Del ducaAmone e diBeatrice nacque. La granpossanza e ilmolto ardir diquella Non meno aCarlo e tuttaFrancia piacque, (Che piùd'un paragon nevide saldo) Che '1lodato valor delbuon Rinaldo. La donnaamata fd daun cavaliere Che d'Africapassò col reAgramante, Che partorì delseme di Ruggiero Ladisperata figlia d'Agolante:Ecostei, che ned'orso difiero Leone usci, nonsdegnò tal amante; Benche concesso, fuorche vedersi una Voltae parlarsi, nonha lor Fortuna.• 33 Quindi cercandoBradamante già L'amante suoch'avea nome dalpadre. Cosi sicura senzacompagnia, Come avesse insua guardia millesquadre: E fatto ch'ebbeal re diCircassia Battere il voltx)dell'antiqua madre, Traversò unbosco, e dopoil bosco unmont"; Tanto che giunsead una bellafonte. 34 La fontediscorrea per mezzoun prato, D'arbori antiquie di bell'ombreadomo. Ch'i viandanti colmormorio grato A berinvita, e afar seco soggiomo: Unculto monticel dalmanco lato Le difendeil calor delmezzogiorno. Quivi, come ibegli occhi primatorse, D'un cavalier lagiovane s'accorse; 35 D'uncavalier eh' all'ombra d'imboschetto Nel margin verdee bianco erosso e giaUo Sedeapensoso, tacito esoletto Sopra quel chiaroe liquido cristallo. Loscudo non lontanpende e l'elmetto Dalfa*ggio, ove legatoera il cavallo; Edavea gli occhimolli e '1viso basso, E simostrava addolorato e 36Questo disir, eh' atutti sta nelcore, De' fatti altrui semprecercar novella. Fece aquel cavalier delsuo dolore La cagiondomandar da ladonzella. Egli l'aperse etutta mostrò fuore. Dalcortese parlar mossodi quella, E dalsembiante altier, ch'aiprimo sguardo Gli sembròdi guerrier moltogagliardo, stanza 2& 37 Gcominciò: Signor, iocondncea Pedoni e cavalieri,e venia incampo X dove CarloMarsilio attendea, Perch' alscender del monteavesse inciampo; K nnagiovane bella mecoavea. Del cui fervidoamor nel pettoavvampo:B ritrovai pressoa Rodonna armato Unche frenava un grandestriero alato. 38 Tostoche U ladro,o sia mortale,o sia Una deir infernali animeorrende, T'ede la bellae cara donna mia; Comefalcon che perferir discende, Cala epoggia in unattimo, e travia Getta le mani,e lei smarritaprende. Ancor non meraaccorto dell'assalto, Che delladonna io sentiigrido in alto. 39Cosi il rapacenibbio flirar suole Ilmisero pulcin pressoalla chioccia. Che di suainavvertenza poi siduole, £ invan gligrida, e invandietro gli croccia. Ionon posso seguirun uom chevole. Chiuso tra monti,appio d'unerta roccia. Stanco hoil destrier, chemuta a penai passi Nell'aspre viede'faticosi sassi. 40 Ma,come quel chemen curato avrei Vedermitrar di mezzoil petto ilcore, Lasciai lor viaseguir quegli altrimiei Senza mia guidae senza alcunrettore:Per li scoscesipoggi e mancorei Presi la viache mi mostravaAmore, E dove miparca che quelrapace Portasse il mioconforto e lamia pace. 41 Seigiorni me n'andaimattina e sera Perbalze e perpendici orride estrane, Dove non via,dove sentier nonera, Dove segnodi vestigio umane: Poigiunsi in unavalle inculta efiera. Di ripe cintae spaventose tane. Chenel mezzo s'unsasso avea uncastello Forte e benposto, a maravigliabello. 42 Da lungipar che comefiamma lustri, Né siadi terra cotta, di marmi. Comepiù m'avvicino aimuri illustri. L'opra piùbella e piùmirabil parmi. E seppipoi, come idemoni industri, Da suffimigìtratti e sacricarmi. Tutto d'acciaio aveancinto il belloco, Temprato all'onda edallo stigio foco. 4Di si forbitoacciar luce ognitorre. Che non vipud ruggine macchia. Tutto ilpaese giorno enotte scorre, E p" dentro ilrio ladron s'immacchia. Cosa nonha ripar chevoglia tórre:Sol dietroinvan se glibestemmia e gracchia. Quivi ladonna, anzi ilmio cor mi tiene,Che mai ricovrar lascioogni spene. 44 Ahlasso! che poss'iopiù, che mirare Larocca lungi, oveil mio benm'è chiuso? Come lavolpe, che '1figlio gridare Nel nidooda dell' aquila digiuso, S' aggira intomo, e non sache si fare, Poichél'ali non hada gir lassuso. Ertoè quel sassosì, tale éil castello, Che nonvi può salirchi non éaugello. 45 Mentre iotardava quivi, eccovenire Duo cavalier eh' aveanper guida unNano, Che la speranza aggiunseroal desire; Ma benfu la speranzae il desirvano. Ambì erano guerrierdi sommo ardire:EraGradasso l'un, resericano: Era l'altro Ruggier,giovene forte. Pregiato assainell'africana corte. 46 Vengon,mi disse ilNano, per farpruova Di lor virtùcol sir diquel castello, Che pervia strana, inusitatae nuova Cavalca armatoil quadrupede augello. Deh,signor, diss'io lor,pietà vi mova Delduro caso miospietato e fello ! Quando, comeho speranza, voivinciate, Vi prego la mia donnami rendiate. 47 E come miAi tolta lornarrai. Con lagrime afifermandoil dolor mio. Quei,lor mercé, miprofferirò assai, E giùcalare il poggioalpestre e rio. Dìlontan la battagliaio riguardai, Pregando perla lor vittoriaDio. Era sotto ilCastel tanto dipiano, Quanto in duevolte si puòtrar con mano. 48Poi che furgiunti appiè dell' altarocca. L'un e l'altrovolea combatter prima; Pura Gradasso, ofosse sorte, tocca, Oppurche non ne fé'Ruggier più stima. QuelSerican si poneil corno abocca:Rimbomba il sasso,e la fortezzain cima. Ecco apparireil cavaliere armato Fuordella porta, esul cavallo alato. 94 stanza 41. 49Ck)mmcìò a pocoa poco india levarse, Come suolfar la peregrinagme. Che corre prima,e poi vediamoalzarse Alla terra vicinaun braccio o due;£ quandotutte sono all'ariasparse, Velocissime mostra Talesue. Si ad altoil Negromante batteTale, Cha tanta altezzaappena aquila sale. 50Quando gli parvepoi, volse ildestriero. Che chiuse ivanni e vennea terra apiombo. Come casca dalciel falcon maniero 'Che levar veggial'anitra o ilcolombo. Con la lanciaarrestata U cavaliere L'aria fendendovien d'orribil rombo. Gradasso appenadel calar s'avvede. Chese lo senteaddosso e chelo fiede. 51 SopraGradasso il MagoPasta roppe; Ferì Gradassoil vento eParia vana; Per questoil volator noninterroppe U batter Pale;e quindi s'allontana. H gravescontro fa chinarle groppe Sul verdeprato alla gagliardaAlfana. Gradasso avea unaAlfana la piùbella IB la migliorche mai portassesella. 52 Sin allestelle il volatortrascorse; ludi girossi etornò in frettaal basso, E percosseRuggier che nons'accorse, Rnggier che tuttointento era aGradasso. Bnggier del gravecolpo si distorse, E'1 suo destrierpiù rinculò d'unpasso; E quando sivoltò per luiferire. Da lontanoil vide alciel salire. Or suGradasso, or suRuggier percote Nella fronte,nel petto enella schiena; E lebotte queilascia ognor vote, Perch'è si presto,che si vedeappena. Girando va conspaz]fose rote; E quandoall'uno accenna, alP altromena: AlPuno e all'altrosi gli occhiabbarhaglia, Che non ponnoveder donde gliassaglia. 54 Fra duoguerrieri in terra ed unoin cielo La battagliadurò sino aquella ora, Che spiegandopel mondo oscurovelo. Tutte le bellecose discolora. Fu quelch'io dico, enon v'aggiungo unpelo; Io '1 vidi,io '1 so; m' assicuro ancora Indirlo altrui; chequesta maraviglia Al falsopiù ch'ai versi rassomigUa. 55 D'unbel drappo diseta avea coperto Loscudo in braccioil cavalier celeste. Comeavesse, non so,tanto sofferto Di tenerlonascosto in quellaveste; Ch'immantinente che lomostra aperto, For74k è,chi '1 mira,abbarbagliato reste, E cadacome corpo mortocade, E venga alNegromante in potestade. 56Splende lo scudoa guisa dipiropo, E luce altranon è tantolucente. Cadere in terraallo splendor fdd'uopo, Con gli occhiabbacinati e senzamente. Perdei da lungianch'io li sensi,e dopo Gran spaziomi riebbi finalmente; Né piùi guerrier più vidi quelNano, Ha voto ilcampo, e scuro il montee il piano. 67Pensai per questoche l'incantatore Avesse ambeduicòlti a untratto insieme. E toltoper virtù dellosplendore, La libertade a loro. ea me laspeme. Cosi a quelloco, che chiudeail mio core. Dissi,partendo, le paroleestreme. Or giudicate s'altra pena ria, Checausi Amor, puòpareggiar la mia. 58Ritornò il cavaliernel primo duolo, Fattache n'ebbe lacagion palese. Questo erail conte Pinabel,figliuolo D' Anselmod'Altaripa, maganzese; Che trasua gente scellerata,solo Leale esser nonvolse cortese, Mane li viziabbominandi e brutti, Nonpur gli altriadeguò, ma passòtutti. 59 La belladonna con diversoaspetto Stette ascoltando ilMaganzese cheta:Che comeprima di Ruggierfu detto, Nel visosi mostrò piùche mai lieta; Maquando senti poieh' era indistretto, Turbossi tutta d'amorosapietà. Né per unao due voltecontentosse Che ritornato areplicar le fosse. 60E poi eh'alfiu le parveesseme chiara, Gli disse:Cavalier, datti riposo; Cheben può lamia giunta esserticara, Parerti questo giornoavventuroso. Andiam pur tostoa quella stanzaavara, Che si riccotesor ci tieneascoso; Né spesa saràinvan questa fatica. SeFortuna non m'étroppo nemica. 61 Risposeil cavalier; Tuvuoi eh iopassi Di nuovo imonti, e mostritila via?A memolto non éperdere i passi. Perduta avendoogni altra cosamia; Ma tu perbalze e ruinosisassi Cerchi entrare inpregione: e cosisia. Non hai diche dolerti dime poi; Ch' iotei predico, etu pur gir vi vuoi. 62Cosi dice egli;e toma alsuo destriero E diquell'animosa si faguida. Che si mettea periglio perRuggiero, Che la pigliquel Mago oche la ancida. Inquesto ecco allespalle il messaggiero. Che, Aspettaaspetta, a tuttavoce grida; Il messaggierda chi ilCircasso intese Che costeifu ch'alPerba lodistese. 3 A Bradamanteil messaggier novella DiMompelieri e diNarbona porta, Ch'alzato glistendardi di Castella Ayean, contutto il litod'Acquamorta; E che Marsiglia,non v'essendo quella Chela dovea guardar,mal si conforta, Econsìglio e soccorsole domanda Per questomesso, e sele raccomanda. stanza 65. 64Questa cittade, eintomo a moltemiglia Ciò che fraVaro e Rodanoal mar siede, Avearimperator dato allafiglia Del duca Amon,in eh' aveaspeme e fede; Perocché '1suo valor conmeraviglia Riguardar suol, quandoarmeggiar la vede. Or,com'io dico, adomandar aiuto Quel messoda Marsiglia eravenuto. 65 Tra sie no lagiovine suspesa. Di volerritornar dubita unpoco; Quinci l'onore e il debitole pesa, Quindi l'incalzal'amoroso foco. Fermasi alfindi seguitar l'impresa, Etrar Ruggier dell' incantato loco; Equando sua virtùnon possa tanto, Almenrestargli prigioniera accanto. 66E fece iscusatal, che quelmessaggio Parve contento rimaneree cheto. Indi giròla briglia alsuo viaggio, Con Pinabelche non neparve lieto Che seppeesser costei diquel lignaggio Che tantoha in odioin pubblico ein secretu:E già s'avvisa le futureangosce, Se lui perMaganzese ella conosce. 67Tra casa diMaganza e diChiarmonte Era odio anticoe inimicizia intensa; Epiù volte s'aveanrotta la fronte, Esparso di lorsangue copia immensa; Eperò nel suocor l'iniquo Conte Tradirl'incauta giovane sipensa; 0, come primacomodo gli accada, Lasciarla sola,e trovar altrastrada. E tanto glioccupò la fantasia Ilnativo odio, ildubbio e lapaura, Che inavvedutamente uscìdi via, E ritrovossiin una selvaoscura, Che nel mezzzoavea un monteche finia La nudacima in unapietra dura:E lafiglia del Ducadi Dordona Gli èsempre dietro, emai non l'abbandona. 69 Comesi vide ilMaganzese al bosco, Pensòtorsi la donnadalle spalle. Disse: Prima che'1 ciel tomipiù fosco, Verso imalbergo è megliofarsi il calle. Oltrequel monte, s' iolo riconosco, Siede unricco castel giùnella valle. Tu quim'aspetta; che dalnudo scoglio Certificar congli occhi mene voglio. 70 Cosìdicendo alla cimasuperna Del solitario monteil destrier caccia. Mirando pur s'alcuna via discema, Comelei possa tordalla sua traccia. Ecconel sasso trovauna cavema, Che siprofonda più ditrenta braccia. Tagliato apicchi ed ascarpelli il sasso Scendegiù al dritto,ed ha unaporta al basso. 71Nel fondo aveaima porta ampiae capace, Ch' inmaggior stanza largoadito daya; E fdorn uscia splendor,come di face Ch'ardesse inmezzo alla montanacava. Mentre quivi ilfellon sospeso tace, Ladonna, che daInngi il seguitava, (Perchè perderneTorme si temea) Allaspelonca gli sopraggìungea. 72 Poichési vide iltraditore uscire, Quel eh'avea prima disegnato,invano, O da torla, o difarla morire, Nuovo argomentoimmaginossi e strano. Lesi fé' incontra,e su lafé' salire Là doveil monte eraforato e vano; £le disse eh' aveavisto nel fondo Unadonzella di visogiocondo, Ch'a'bei sembianti edalla ricca vesta Esserparea di nonignobil grado; Ma quantopiù potea turbatae mesta, Mostrava esservicliiusa suo malgrado; E per saperla condizion diquesta, Ch' avea giàcominciato a entrarnel guado; E ch'erauscito dell'interna grotta Unche dentro afuror l'avea ridotta. Bradamante, checome era animosa, Cusi malcauta, a Pinabeldie' fede; E d'aiutarla donna, disìosa, Sipensa come porcolà giù ilpiede. Ecco d' un olmoalla cima frondosa Volgendo gliocchi, un lungoramo vede, E conla spada quelsubito tronca, E lodeclina giù nellaspelonca. stanza 76. 75 Doveé tagliato inman lo raccomanda APinabello, e posciaa quel s' apprende; Prima giùi piedi nellatana manda, E sule braccia tuttasi suspende. Sorride Pinabello,e le domanda Comeella salti: e leman apre estende, Dicendole: Quifosser teco insieme Tuttili tuoi, ch'ione spegnessi ilseme. 76 Non comevolse Pinabello avvenne Dell'innocente giovanela sorte: Perchè giùdiroccando a ferirvenne Prima nel fondoil ramo saldoe forte. Ben sispezzò, ma tantola sostenne, Che '1suo favor laliberò da morte. Giacque storditala donzella alquanto, Come iovi seguirò nel'altro canto. NOTE. St. 5.V.8. Quel diChiaramonte, Rinaldo. Chia ramonteycastello non moltolontano da Nantes. St.10. V.5. Fusbei'fa,nome della spadadi Rinaldo. St. 21.V.5. Ruggiero cioè,come si hadal Boiardo. St. 26.V.4. I Britanniinquietati dagli Scozzesisi rivolsero per aiutoa quelli frai Sassoni, chein antico chiamavansi Angli.Questi, domati ehebbero gli Scoz zesi, s'impadronirono dellaBretagna, e lanominarono Englishland, ossia terradegli Angli. Inativi allora, varcato ilmare, andarono adimorare in quellaparte di Calila chef quindi dettaBretagna minore, per distinguerla dall'altra maggiore Bretagna,a cui rimasero purei nomi diGranBretagna, Angliaterra eInghilterra. St. 27. V.7.Calesse: Calais. St. 32. V.18.Galaciella (di cuipiù distesamente ra gionerà ilPoeta nel CantoXXXTI) ebbe apadre Agolante oAigolando. Costei daun Ruggiero diRisa ebbe il Ruggierodi cui orasi tratta; edé questi 11cavaliere amante riamato diBradamante. St. 37. V.1.La storia delnegromante che qui comincia,e seguita pertutta la St.57, è introdottadal maganzese Pinabello conTintendimento di farea Bra damante il malgiuoco che sivedrà verso lafine del Canto. Quell'incantatore poiera Atlante, giàeducatore di Ruggiero; econ arti magichesforzavasi d'impedire al suoallievo di staccarsidal partito moresco,per la ragione chesi dirà nellaStanza 64 delCanto XXXYI. St. 37.V.7. Rodonna oRoduniia città posta<fa Tolomeo presso ilRodano. St. 45. V.6.Re Sericano: redi Sericana. Serìcaca 0Serica, o paesede' Seri, chiamossidagli antichi nca regionedell'Asia al norddell'India cisgangetica.St 50.V.3. Con lavoce maniero, distingmevaa i falconiohe tornavano sulpugno del padrone,sena bisogno di richiamarli. St. 51.V.67. Gradasso cavalcavauna giomecu (Alfana). St. 58.V.5. La casadi Haganza ènei romasTi infame pertradimenti e perfidie. St.59. V.5. Indistretto, cioè imprigioìiato. St. 63.V.24. Montpellier Narbonae Acquamoru nella Linguadoca,ribellatesi a Carlo,si erano date aMarsilio re diCastiglia e alleatodi Agramante. St. 64.V.2. È laProvenza. St. 67. V.12.L'odio fra lacasa di Maganza". quella di Chiaramontenacque dall'essere decadutodalla grazia imperiale Ganoo Ganellone capodell'una, e sit entrativigl'individui della casadi Chiaramonte, a ci.apparteneva Bradamante. St. 68.V.7. Doì'dona, castelloedificato da Caria Magnonella Guienna sulfiume Dordogna. Oggivìes detto Fronsac. St. 73.V.6. Ch'area giàcominciato: intendasiPinabello stesso. La cavernadove Bradamaiìt rlivIuUi fomunira conuna grotta cìie contitano il MepoUrodoli j in[uiratore Merlino. IviU maga MélìsiL iÌV"l.LA !tr.i.l.iMi:iiir".Ijn da leie da Ruggierouscirà la pnsii'i' 3v<t'ijs', ili ini li moatrala immagini "prtìdircn done Ifl gloriofuture. Nel randarstma poidalla grotta Brada Rianteode fla Melissache Ruggiero èritflnuto nel pulaKzo (ncauUto diAtlante, e vieneiatmiU sul mododi libaranmlo 1 Chimi darà lavoce e le paroleConvelli enti asi nolil "oggetto? Chi l'aleal verso presterà,che vole Tanto, eh arriviali' alto mìo coiietto?Molto maggiordi quel furorche suole, Ben orconvien the mitìficahìi petto; Chequesta parte almio Signor sidehbe, Ohe canta gliavi onde Vorigìu ebbe. Di cuifra tutti liSignori illustri, Dal Cielsortiti a governarla terra, Non vedi,o Febo, cbel gran mondolustri Più gloriosa stirpeo in paceo in pruerra; Néche sua nohiltadeabbia più lustri Sensata, eserverà (s inme non erra Quelprofetico lume che m'in'piri) Finché d'intorno alpolo il ciels'aggiri. 3 E volendoneappien diceif glionori, Bisogna non lamia, ma quellacetra Con che tndopo i gigante!furori Rendesti grazia alRegnator dell' etra. S ìnstmmentiavrò mai date migliori, Atti asculpire in cosidegna pietra, In questebelle immagini disegno Porreogni mia fatica,ogni mio ingegno. 4Levando intanto questeprime rudi Scaglie n'andrò collo scarpelloinetto:Forse eh ancorcon più solertistudi Poi ridurrò questolavor perfetto. Ma ritorniamoa quello, acui scudi Potran usberghi assicurareil petto: Parlo diPinabello di Maganza, Ched uccider ladonna ebbe speranza. 5H traditor pensòche la donzella Fosse nell'altoprecipizio morta; E conpallida faccia lasciòquella Trista e perlui contaminata porta. Etornò presto arimontar in sella:E,come quel eh'avea V animatorta, Per giunger colpaa colpa efallo a fallo, DiBradamante ne menòil cavallo. 6 Lasciamcostui, che mentreall'altrui vita Ordisce inganno,il suo morirprocura; "É torniamo alladonna che, tradita, Quasi ebbea un tempoe morte esepoltura. Poi ch'ella silevò tutta stordita, Ch'avea percossoin su lapietra dura, Dentro laporta andò, ch'aditodava Nella seconda assaipiù larga cava. 7La stanza, quadrae spaziosa, pare Unadevota e venerabilchiesa. Che su colonnealabastrine e rare Conbella architettura erasospesa. Surgea nel mezzoun ben locatoaltare, Ch'avea dinanzi unalampada accesa; E quelladi splendente echiaro foco Rendea granlume all' uno e all'altro loco. 8 Didevota umiltà ladonna tocca, Come sivide in locosacro e pio, Incominciò colcore e conla bocca, Inginocchiata, amandar prieghi a Dio.Un picciol usciointanto stride ecrocea, Ch' era all' incontro, ondeuna donna uscio Discinta escalza, e sciolteavea le chiome, Chela donzella salutòper nome; 9 Edisse: 0 generosa Bradamante, Non giuntaqui senza volerdivino, Di te piùgiorni m' ha predettoinnante n profetico spirtodi Merlino. Che visitarle sue reliquiesante Dovevi per insolitocammino:E qui sonstata itcciò ch'ioti riveli Quel eh'han di tegià statuito icieli. 10 Questa él'antiqua e memorabilgrotta Ch' edificò Merlino,il savio mago Cheforse ricordare, oditalotta, Dove ingannollo laDonna del Lago. Ilsepolcro è quigiù, dove corrotta Giace lacarne sua; dov'egli,vago Di sodisfare a lei chegli 1 suase, Vivocorcossi, e mortoci rimase. 11 Colcorpo morto il vivo spirtoalberiga. Sin eh' oda il suondell' angelica tromba, Che dalciel lo bandisca,o che vel'erga, Secondoché sarà corvoo colomba. Vive lavoce; e comechiara emerga Udir potraidalla marmorea tomba; Chele passate ele future cose, Achi gli domandò,sempre rispose. 12 Piùgiorni son eh'in questo cimiterio Venni diremotissimo paese, Perchè circail mio studioalto misterìo Mi facesseMerlin meglio palese:Eperché ebbi vedertidesiderio. Poi ci sonstata oltre ildisegno un mese; CheMerlin, che'l versempre mi predisse, Termine alvenir tuo questo fisse. 13 Stassid'Amen la sbigottitafiglia Tacita e fissaal ragionar diquesta; Ed ha sipieno il cordi maraviglia, Che nonsa s'ella dorme,o s'ella èdesta; E con rimessee vergognose ciglia, Comequella che tuttaera modesta, Rispose: Diche merito sonio, Ch'antiveggian profeti ilvenir mio? 14 Elieta dell'insolita avventura Dietro allaMaga subito famossa, Che la condussea quella sepoltura Chechiudea di Merlinl'anima e l'ossa. Eraqueir arca d' unapietra dura, Lucida, etersa, e comefiamma rossa; Tal eh'alla stanza, benchédi Sol privay Dava splendore illume che n'usciva. III. Stanza 8. 150 che natnrasia d alcunmarmi, Che mnovin Vombre a guisadi facelle; 0 forzapur di sufifumigie carmi E Fegniimpressi air osservatestelle, Come più questoverisimil parmi, Disroprìa Iosplendor più cosebelle E di scultnrae di color,ch intomo Il venerabilluogo aveano adorno. Ariosto. 16 Appenaha Bradamante dallasoglia Levato il pienella secreta cella, CheUvivo spirto dallamorta spoglia Con chiarissimavoce le favella:Favorisca Fortunaogni tua voglia, 0casta e nobilissimadonzella', Del cui ventreuscirà '1 semefecondo, Che onorar deveItalia e tuttoil mondo. 84 17 L antiquosangue che venneda Troia, Per liduo miglior riviin te commisto, Produrrà Vornamento, il fior,la gioia Dogni lignaggio chabbia il Solmai visto Tra rindoe'I Tago eUNilo e laDanoia, Tra quanto èn mezzo Antarticoe Calisto. Nella progenietua con sommionori Saran Marchesi, Ducie Imperatori. 18 Icapitani e icavalier robusti Quindi usciran,che col ferroe col senno Ricuperar tuttigli onor vetusti Deirarme invitte allasua Italia denno. Quinditerran lo scettroi Signor giusti, Che,come il savioAugusto e Numafénno, Sotto il benignoe buon governoloro Ritomeran la primaetà delP oro. 19Acciò dunque ilvoler del eleisi metta In effettoper te, chedi Ruggiero T' ha permoglier fin daprincipio eletta, Segui animosamenteil tuo sentiero; Checosa non saràche s' intrometta Da potertiturbar questo pensiero, Siche non mandial primo assaltoin terra Quel rio ladron ch'ognituo ben tiserra. ' 23 Sei nomi e i gestidi ciascun vo' dirti (Dicea rincantatricea Bradamante) Di questieh' or pergV incantati spirti, Primache nati sien,ci sono avante, Nonso veder quandoabbia da espedirti:" Che non bastauna notte acose tant": Si ch'iote ne verròscegliendo alcuno. Secondo iltempo, e chesarà opportuno. 24 Vediquel primo, cheti lassimìglia Ne' bei sembiantie nel giocondoaspetto: Capo in Italiafia di tuafamiglia, Del seme diRuggiero in teconcetto Veder del sanguedi Pontier vermiglia Permano di costuila terra, aspetto;Evendicato il tradimentoe il torto Contraquei che gliavranno il padre 25Per opra dicostui sarà deserto Ilre de' Longobardi Desiderio D'Este edi Calaon darquesto metto • Ilbel domino avràdal sommo Imperio. Quelche gli èdietro, è iltuo nipote UImIi, Onordell' arme e delpaese esperio . Per costuicontra Barbari difesa Piùd'una volta fiala santa Chiesa. 20Tacque Merh'no, avendocosì detto, Ed agioall'opre della Magadiede, Ch'a Bradamante dimostrarl'aspetto Si preparava diciascun suo erede. Aveadi spirti ungran numero eletto, Nonfo se dall'Infernoo da qualsede, E tutti quelliin un luogoraccolti Sotto abiti diversie vari volti. 21Poi la donzellaa richiamain chiesa Là doveprima avea tiratoun cerchio Che lapotea capir tuttadistesa. Ed avea unpalmo ancora disuperchio:E perchè dallispirti non siaoffesa, Lo fa d' ungran pentacolo coperchio; Ele dice chetaccia e stiaa mirarla:Poi scioglieil libro, ecoi demoni parla. 22Eccovi fuor dellaprima spelonca, Che genteintomo al sacrocerchio ingrossa: Ma, comevuole entrar, lavia l'è tronca, Comelo cinga intomomuro e fossa. Inquella stanza, ovela bella conca In chiudea delgran profeta l'ossa, Entravan l'ombrepoi ch'avean trevolte Fatto d'intorno lordebite volte. 26 Vediqui Alberto, invittocapitano, Ch' ornerà ditrofei tanti delubri:Ugoil figlio è con lui,che di Milano Faràl'acquisto, e spiegherài co'ubri. Azzo èquell' altro, a cuiresterà in mano Dopoil fratello ilregno dell' Insubri. Ecco Albertazzo,il cui savioconsiglio Terrà d'Italia Beringaiioe il figlio; 27E sarà degnoa cui CesareO.'one Alda sua figliain matrimonio aggiunga. Vedi unaltro Ugo: oh bellasuccessione Che dal patriovalor non sidislunga! (Costui sarà cheper giusta cagione Aisuperbi Roman 1'orgoglio emunga, Clie'l terzoOtone e ilPontefice tolga Delle manloro, e '1grave assedio sciolga. 28Vedi Folco, chepar eh' alsuo germano, Ciò chein Italia avea,tutto abbi dato; Evada a possedereìndi lontano In mezzoagli Alamanni ungran ducato; E diaalla casa di Sansogna mano. Checaduta sarà tuttada un lato; Eper la lineadella madre, erede, Conla progenie suala terrà inpiede.29 Questo eh ora noi viene,è il secondoÀzzo, Di cortesìa piùche di guerreamico, Tra dui figli,Bertoldo ed Albertazzo. Vinto dairun sarà ilsecondo Enrico; E delsangue tedesco orribilguazzo Parma vedrà pertutto il campoaprico:Dell'altro la Contessagloriosa, Saggia e castaMatilde, sarà sposa. 30Virtù il faràdi tal connubiodegno; Ch'a quella età nonpoca laude estimo Quasidi mezza Italiain dote ilregno, E la nipoteaver d'Enrico primo. Eccodi quel Bertoldoil caro pegno, Rinaldo tuo,ch'avrà V onoropimo D'aver la Chiesadalle man riscossa Dell'empio FedericoBarljarpssa. Stanza 14 31 Eccoun altro Azzo,ed è quelche Verona ÀTrà inpoter col suobel 'tenitorio; E saràdetto marchese d'Ancona Dalquarto Otone e dal secondoOnorio. Lungo sarà, s'iomostro ogni persona Delsangue tuo, eh'avrà del Consisterlo Il confalone,e s'io narroogni impresa Vinta dalor per laromana Chiesa. 32 Obizzovedie Folco, altriAzzi, altri Ughi, Ambigli Enrichi, ilfiglio al padreaccanto:Duo Guelfi, diquai l'uno Umbriasoggiughi E vesta diSpoleti il ducalmanto. Ecco ehi'l sanguee le granpiaghe asciughi D'Italia afflitta,e volga inriso il pianto: Dicostui parlo (emostrolle Azzo quinto), OndeEzellin fia rotto,preso, estinto. 33 Ezellino,immanissimo tiranno, Che fiacreduto figlio delDemonio, Farà, troncando isudditi, tal danno, Edistruggendo il belpaese ausonio, Che pietosiappo lui statisaranno Mario, Siila, Neron,Caio ed Antonio. EFederico imperator secondo Fia,per questo Azzo,rotto e messoal fondo. stanza 29. 34Terrà costui conpiù felice scettro Labella terra chesiede sul fiume, Dovechiamò con laimosoplettro Febo il figliuoleh' avea malretto il lume, Quandofu pianto ilfabuloso elettro, E Cignosi vestì dibianche piume; E questadi mille obblighimercede Gli donerà liapostolica Sede. 35 Dovelascio il fratelAldobrandino? Che per daral Pontefice soccorso Centra Otonquarto e ilcampo ghibellino, Che saràpresso al Campidogliocorso, Ed avrà presoogni luogo vicino, Eposto agli Umbrie alli Piceniil mono. Né potendoprestargli aiuto senza Moltotesor, ne chiederàa Fiorenza; 36 Enon avendo gioiao miglior pei, Persicurtà daralle ilfrate in mano. Spiegherà isuoi vittoriosi segni, Eromperà V esercitogermano:In seggio riporràla Chiesa edegni Darà supplicj aiconti di Celano; Edal servizio delsummo Pastore Finirà glianni suoi nelpiù bel fiore; Stanza37. 37 Ed Azzo,il suo fratel,lascerà erede Del dominiod'Ancona e diPisauro, D'ogni città che da Troentosiede Tra il maree l'Apennin finall'Isauro, E di grandezzad'animo e difede E di virtù,miglior che gemmeed auro:Che donae tolle ogn' altroben Fortuna; Sol invirtù non hapossanza alcona. 38 VediRinaldo, in cuinon minor raggio Splenderà divalor, purché nonsia A tanta esaltaziondel bel lignaggio Morte 0Fortuna invidiosa e ria.Udirne il duolfin qui daNapoli aggio, Dove delpadre allor staticofia. Or Obizzo nevien, che giovinetto Dopo l'avosarà Principe eletto. 39Al bel dominioaccrescerà costui Reggio giocondo,e Modona feroce. Talsarà il suovalor, che signorlui Domanderanno i popolia una voce. VediAzzo sesto, unde figliuoli sui, Confalonier dellacristiana croce:Avrà ilDucato d' Andria conla figlia Del secondore Carlo diSiciglia. 40 Vedi inun bello edamichevol groppo Delli principiillustri V eccellenza, Obizzo, Aldobrandin,Niccolò Zoppo, Alberto d'amorpieno e diclemenza. 10 tacerò, pernon tenerti troppo, Comeal bel regnoaggiungeran Favenza, E conmaggior fermezza Adria,che valse Da nomar V indomiteacque salse; 41 Comela terra il cui produrdi rose Le diepiacevol nome ingreche voci, E lacittà chMn mezzoalle piscose Paludi, delPo teme ambele foci Dove abitanle genti disìose Chelmar si turbie sieno iventi atroci. Taccio d'Argenta,di Lugo e di mille Altrecastella e popoloseville. 42 Ve' Niccolò, chetenero fanciullo 11 popolcrea Signor dellasua terra; E diTideo fa ilpensier vano enullo, Che contra luile civil armeafferra. Sarà di questoil pueril trastullo Sudar nelferro e travagliarsiin guerra; E dallostudio del tempoprimiero Il fior riusciràd'ogni guerriero. 43 Faràde' suoi ribelli uscirea vóto Ogni disegno,e lor tornarein danno; Ed ognistratagemma avrà noto, Che sarà duro il poterfargli inganno. Tardi diquesto s' avvedrà ilterzo Oto, E diReggio e diParma aspro tiranno; Cheda costui spogliatoa un tempofia E del dominioe della vitaria. 45 Vedi Leonello,e vedi ilprimo duce, Fama dellasua età, l'incl*toBorso, Che siede inpace, e piùtrionfo adduce Di quantiin altrui terreabbino corso. Chiuderà Marteove non veggialuce, E stringerà alFuror le manial dorso. Di questoSignor splendido ogni intentoche '1popol suo vivacontento, Stanza 38. 44 Avràil bel regnopoi sempre augumento, Senza torcermai pie dalcammin dritto; Né adalcuno farà mainocumento, Da cui primanon sia d'ingiutiaafflitto:Ei è perquesto il granMotor contento Che nongli sia alcuntermine prescritto; Ma duriprosperando in megliosempre, Finché si volgail ciel nellesue tempre. 46 Ercoleor vien, eh'al suo vicinrinfaccia Col pie mezzoarso e con quei debolpassi, Come a Budriocol petto econ la faccia 11campo vólto infuga gli fermassi; Nonperché in premiopoi guerra glifaccia, Né, per cacciarlo,fin dal Barcopassi. Questo è ilSignor, di cuinon so e.splicarme Se fiamaggior la gloriao in paceo in arme. 47Terran Pugliesi, Calabrìe Lucani De' gesti dicostui lunga memoria, Làdove avrà dalRe de' Catalani Dipugna singular laprima gloria; E nometra gP invitticapitani S'acquisterà con piùd'una vittoria: Avrà persua virtù lasignoria, Più di trentaanni a luidebita pria. 48 Equanto più averobbligo si possa Aprincipe, sua terraavrà a costui; Nonperchè fia dellepaludi mossa Tra campifertilissimi da lui; Nonperchè la faràcon muro efossa Meglio capace a'cittadini sui, E l'orneràdi templi edi palagi, Di piazze,di teatri edi mille agi; 49Non perchè dagliartigli dell'audace Aligero Leonterrà difesa; Non perchè,quando la gallicaface Per tutto avràla bella Italiaaccesa, Si starà solacol suo statoin pace, E daltimore e daitributi illesa: Non siper questi edaltri benefici Saran suegenti ad Ercoldebitrici; 50 Quanto chedarà lor l'incl*taprole, Il giusto Alfonso,e Ippolito benigno, Chesaran quai l'antiquafama suole Narrar de'figli del Tindareocigno, Ch' alternamente siprivan del Sole Pertrar l'un l'altrodell' aer maligno. Sarà ciascunod'essi e prontoe forte L'altro salvarcon sua perpetuamorte. 61 U grandeamor di questabella coppia Renderà ilpopol suo viapiù sicuro, Che se,per opra diYulcan, di doppia Cintadi ferro avesseintomo il muro. Alfonsoè quel checol saper accoppia Sila bontà, ch'aisecolo futuro La gentecrederà che siadal cielo Tornata Astreadove può ilcaldo e ilgieio. 52 A grandeuopo gli fial'esser prudente, E divalore assimigliarsi alpadre; Che si ritroverà,con poca gente. Daun lato averle veneziane squadre, Colei dall' altro,che più giustamente Non sose dovrà dirmatrigna o madre; Mase pur madre,a lui pocopiù pia, Che Medeaai figli oProgne stata sia. 53' E quantevolte uscirà giornoo notte Col suopopol fedel fuordella terra, Tante sconfittee memorabil rotte Daràa' nemici o peracqua o perterra. Le genti diRomagna mal condotte Contra ivicini e lorgià amid, inguerra Se n' avvedranno,insanguinando il suolo Cheserra il Po,Santerno e Zaaniolo. 54Nei medesmi confinianco saprallo Del granpastore il mercenarioIspano, Che gli avràdopo con pocointervallo La Bastia tolti,e morto ilCastellano, Quando l'avrà giàpreso; e pertal fìallo Non fia,dal minor f&nteal capitano, Chi delracquisto e delpresidio ucciso A Romariportar possa l'avviso. 55Costui sarà, colsenno e conla lancia. Ch'avrà l'onor,nei campi diRomagna, D'aver dato all'esercitodi Francia La granvittoria contro Giulioe Spagna. Nuoteranno idestrier fin allapancia Nel sangue umanper tutta lacampagna; Ch'a seppellire ilpopol verrà manco Tedesco, Ispano,Greco, Italo eFranco. 56 Quel ch'inpontificale abito imprime Delpurpureo cappel lasjtcra chioma, É illiberal, magnanimo, sublime, GranCardinal della Chiesadi Ronui, Ippolito, eh'a prose, aversi, a rime Daràmateria eterna inogni idioma; La cuifiorita età vuolil Ciel giusto Ch'abbia unMaron, come imaltro ebbe Angusto. 57Adomerà la suaprogenie bella. Come ornail Sol lamacchina del mondo Moltopiù della Lima e d'ognistella; Ch'ogn' altro lume a lui sempreè secondo. Costui conpochi a piedie meno in sellaVeggio uscir mesto,e poi tornargiocondo; Che quindici galèemena captive, Oltra mill' altrilegni, alle suerive. 58 Vedi poil'uno e l'altroSigismondo: Vedi d' Alfonso icinque figli cari, Allacui fama ostar,che di il mondo Non empia,i monti nonpotran imari. Gener del Redi Francia, Ercolsecondo È r un;quest' altro (acciòtutti gì' impari) Ippolito è, che noncon minor raggio, Che'1 zio, risplenderànel suo lignaggio; stanza 47. 59Francesco, il terzo;Alfoosi gli altridui Ambi son detti.Or, come io dissi prima, Sho da mostrartiogni tuo ramo" il cai Valorla stirpe snatanto sublima, Bisognerà chesi rischiari eabbui Più volte primail del, ch'iote li esprima: Esarà tempo ormai,quando ti piaccia, Ch'io dialicenzia all'ombre, ech'io mi taccia. 60Cosi con volontàdella donzella La dottaincantatrice il librochiuse. Tutti gli spirtiallora nella cella Spariròin fretta, oveeran l'ossa chiuse. QuiBradamante, poiché lafavella Le fu concessousar, la boccaschiuse, E domandò: Chi sonli dna sitristi, Che tra Ippolitoe Alfonso abbiamovisti i 40 61 Venìanosospirando, e gliocchi bassi Parean tener,d'ogni baldanza privi; Egir lontan daloro io vedeai passi Dei fratisì, che nepareano schivi. Parve eh' atal domanda sicangiassi La maga inviso, e fé'degli occhi rivi, Egridò: Ah sfortunati, aquanta pena Lungo instigard'uomini rei vimena! Stanza 72. 64 Quivir audace giovanerimase Tutta la notte,e gran pezzone spese A parlarcon Merlin, che le suase Rendersi tostoal suo Ru?giercortese. Lasciò di poile sotterranee case, Ohedi nuovo splendorl'aria s'accese. Per uncammin gran spaziooscuro e cieco, Avendola spirtal femminaseco. 65 E riusciròin un burroneascoso Tra monti inaccessibiliaUe genti; E tutto'1 dì, senzapigliar riposo, Saliron balze,e traversar torrenti. Eperchè men 1'andar fosse noioso, Dipiacevoli e beiragionamenti, Di quel che fu piùconferir soave, L'aspro camminfacean parer mengrave: 66 Dei qualiera però lamaggior parte, Oh' aBradamante vien ladotta Maga Mostrando conche astuzia e con qaalarte Proceder dee, se di Ruggieroè vaga. Se tufossi, dicea, Palladeo Marte, E conducessigente alla tuapaga Pii\ che nonha il reCarlo e ilre Agramant . Non dureresticontra il Negromante; 67 Ohe,oltre che d'acciarmurata sia La roccainespugnabile, e tant'alta, Oltre che '1suo destrier sifaccia via Per mezzol'aria, ove galoppae salta; Ha loscu'lo mortai che,come pria Si scopre,il suo splendorsi gli occhiassalta. La vista toUe,e tanto occupai sensi Ohe comemorto rimaner conviensi: 620 buona prole,o degna d'Ercolbuom, Non vinca illor fallir vostraboutade:Di vostro sanguei miseri pursono:Qui ceda lagiustizia alla pietade. Indisoggiunse con piùbasso suono: Di ciòdirti più innanzinon accade. Statti coidolce in bocca,e non tidoglia Oh' amareggiar alfin nonte la voglia. 63Tosto che spuntiin ciel laprima luce, Piglierai mecola più drittavia Oh' al lucenteCastel d' acciar conduce, DoveRuggier vive inaltrui balia. Io tantoti sarò compagnae duce, Ohe tu sia fuordell' aspra selva ria:T' insegnerò, poiche sarem sulmare, Si ben la via, chenon potresti errare. 68E se forseti pensi cheti vaglia Combattendo tenerserrati gli occhi, Oomepotrai saper nellabattaglia Quando ti schivi,o l'avversario tocchi? Maper fuggire illume eh' abbarbaglia, E glialtri incanti dicolui far sciocchi, Timosterò un rimedio,una via presta; Néaltra in tutto'1 mondo èse non questa. 69II re Agramanted'Africa uno anello, Ohefu rubato inIndia a unaregina. Ha dato aun suo barondetto Brunello Ohe pochemiglia innanzi necammina; Di tal virtù,che chi neldito ha quello, Oontra ilmal degl'incanti hamedicina. Sa di furtie d'inganni Brunel,quanto Colui, che tienRuggier, sappia d'incanto. 70Questo Brnnel pratico e astuto, Come io tidico, è da]suo Re mandato, Acciò checol suo ingegnoe con 1aiuto Di questo anello,in tal coseprovato, Di quella rocca,dove è ritenuto, Traggia Ruggier: checosì s' è vantato, Edha così promessoal suo Signore, Acui Ruggiero è più dognialtro a core. 71Ma perchè iltuo Ruggiero a te solahbia, E non alre Agramante, adobbligarsi Che tratto siadelPincantata gabbia, T'insegnerò il rimedioche de' usarsi. Tute n'andrai tre lungola sabbia Del mar,eh' è oramai pressoa dimostrarsi: n terzogiorno in unalbergo teco Arriverà costuie' ha Panel seco. 74Tu gli vadietro: e come t' avvicini Aquella rocca sieh' ella siscopra, Dagli la morte; pietà t'inchini Chetu non mettail mio consiglioin opra. Nò fareh' egli ilpensier tuo s' indovini, E ch'abbiatempo che Panello copra; Perchè tisparirìa dagli occhi,tosto Ch' in boccail sacro anels' avesse porto. 75Così parlando, giunserosul mare. Dove pressoa Bordea metteGaronna. Quivi, non senzaalquanto lagrimare, Si dipartìl'una dall'altra donna. Lafigliuola d'Amon, cheper slegare Di prigioneil suo amantenon assonna, Camminò tanto,che venne unasera Ad un albergo,ove Brunel prim'era. 72La suaetatura, acciòtu lo conosca. Nonè sei palmi,ed ha ilcapo ricciuto; Le chiomeha nere, edha la pellefosca; Pallido il viso,oltre il doverbarbuto; Oli occhi gonfiati,e guardatura losca; Schiacciato ilnaso, e nelleciglia irsuto:L'abito, acciòeh' io lodipinga intero, È strettoe corto, esembra di corriero. 73Con esso luit'accaderà soggetto Di ragionardi quegP incantistrani. Mostra d'aver, cometu avrà' ineffetto, Disio che 'lMago sia tecoalle mani; Ma nonmostrar che tisia stato detto Diquel suo anelche fa gl'incantivani. Egli t' offerii àmostrar la via Finalla rocca, efarti compagnia. 76 Conosceella Brunel comelo vede, Di cuila forma aveasculpita in mente. Ondene viene, ovene .va glichiede:Quel le risponde,e d' ogni cosamente. La donna, giàprovvista, non glicede In dir menzogne,e simula ugualmente Epatria e stirpee setta enome e sesso; Egli volta alleman pur gliocchi spesso. 77 Gli va gliocchi alle manspesso voltando, In dubbiosempre esser da lui rubata; Nélo lascia venirtroppo accostando, Di suacondizion bene informata. Stavan insiemein questa guisa,quando L' orecchia da unlumor lor fu intronata.Poi vidirò, signor, che ne fucausa, Ch'avrò fatto alcantar debita pausa. NOTE. St. 3.v.3. I giganteifurori alludono allafavo losa guerra dei Giganticontro Giove. St. 4.V.7. Pindbello diMagaìxta spia diCarlomagno. St. 8. V.6.Una donna, Melissa. St.1011. Finsero iromanzieri di cavalleria,che Merlino mago ingleses'invaghisse della Donnadel Lago. Avendosi preparatoun sepolcro pers6 e perlei, le insegnò alcuneparole, che, pronunziatesull'avello chiuso,rendevano impossibile aprirlo.La donna, odiando copertamente Merlino,indottolo a porsineiravello per esperimentame lacapacità, ne abbassòil coperchio e dissele fatali parole.Quindi, morto Merlino,lo spirito di luiivi rimasto rispondevadi colà dentroalle altrui domande. St. 12.V.1. CimiterìOj nellaproprietà del voca bolo, denota luogodi dormizione;' eà. è voceche può convenire ancheal sepolcro diun solo. L'Ariostola usò sempre inquosto senso. St. 17.V.1. Lantiquo sangue,ecc. Favoleggia col Bojardoche gli Estensiuscissero di sanguetrojano. Ivi. V.56. Iquattro fiumi nominatinel quinto verso (frai quali laDanoia è ilDanubio) indicano per laloro posizione iquattro punti cardinalidel globo; e laTooe Calisto infine del sestoTerso, relativa alla ninfaomonima, trasmutata, secondoi mitologi, in orsae collocata incielo, significa il2olo boreale. St. 17.V.78. D'imperatori, notansiOtone IV del ramoEstenseGaelfo derivante perlinea retta daAlberto Azzo H, FederigoII e Lotario,dei quali piùavanti. St. 21. V.6.Chiama pentacolo, ossiapentagono, una figura dicinque lati fattadi qualsiasi materia, impressa disegui o caratterimaci, e credutadifen dere le persone daicattivi effetti degFincantesimi St. 22. t. 7. TrevoWe, numero solennenegl'incan tesimi St. 24. V.1.Il personaggio cuisi allude òRngge retto, supposto futurofiglio di Bradamante.Y. 5. Del sanguedi Pontier ecc.dei Maganzesi, castellodi Pon tieri (Ponthieu) inPiccardia. v.78. Sifinge che i Maganzesiabbiano ucciso ilpadre di Ruggerettoa tra dimento, nel castellodi Pontieri St. 25.V.14. Si fapredire alla magala paite che levecchie tradizioni attribuivanoal figlio di Bradamante, nell' impresa di CarloMagno contro il longobardo re Desiderio; ondela rimunerazione data aquel guerriero con la signoriadei due castellisul Pa dovano nominati nelterzo verso. Lenotizie genealogiche sugli Estensi,inserite in quasitutto questo Canto,de rivano per lo piùdalle opinioni checorrevano in quei tempidi caligine storica. St.26. V.12. Gliespositori intendono quiun Al berto Visconti, chedicono aver liberataMilano dal l'assedio postovi daBerengario I. Mala storia non parladi questo assedio. Ivi.V.34. La ftrasespiegherà i colubridenota Facquisto della signoriadi Milano attribuitoad Ugo figUuol dAlberto;giacché lo stemmadei Visconti rap presentava un serpetortuoso. Ivi. V.78. IlPoeta meritoal consiglio di Albert azzo dEste, perla discesa diOtone in Italiacontro i Berengarii, ein ricompensa lodice divenuto genero diqueir imperatore. St. 27. y. 3.Albertazzo ebbe ancheveramente un terzo figlio,chiamato Ugo, natoglida Garsenda dei principidel Maine; manon si sa,per testimonianze autentiche, seoperasse le impresequi attribuitegli. St. 28.V.16. Non Folco,come fu detto,ma Guelfo suo fratellopassò in Germaniae vi continuòla casa dei Guelfibavaresi. Il poetadice che continuòinvece la casa diSansogna (Setssonia) maè erroneo. y.78. Al lude alla fumosacontessa Matilde. Questafa sposa bensi diun Estense, manon già diquesto supposto Alber tazzo;sposo suo fuGuelfo V ducadi Baviera. St. 29. y. 48.La battaglia accennatanei verai 4, 5,6 intendesi esserela combattuta sulParmigiano contro Enrico, quidetto II, daaltri in, avversoai papi per motivodelle investiture ecclesiastiche. St. 30.Y. 34. Intendeiperbolicamente per mezza Italiai vasti posse<iÌmenti dellacontessa Matilde, fìra iquali il cosidetto Patrimonio diS. Pietro. Ivi. Y. 58. Siallude agli avvenimentisegniti re gnando r imperatoreFederico I, avversoalla Chiesa romana, sconfittopoi dalla LegaLom>arda; e siattri buisce l'onore di quellavittoria al Rinaldoindicato nel sesto verso.Il primo Estense,di nome Rinaldo, nasceva daAzo Novello, ohelo dava ancorgiovinetto in ostaggio all'imperatore nel1239, poi loperdeva pri gioniero in Puglianel 1251; eil Barbarossa eragià morto nel 1190. St.31. Y. 14.L'Estense, che nel1207 ebbe dal partitoguelfo la podesteriadi Verona, fuAzzo VI. il qualenon senza moltosangue ghibellino lamoto in signoria. Nel1203 egli ebbeda Innocenzo III,per e discendenti, ilmarchesato della MarcaAnconitana. St. 32. Y.14. I fattidei personaggi quiricordati son poco noti, mette contofame speciale menzione. Ivi. y.58. L'Azzo quidetto V èveramente il VIL Sichiamò Azzo Novello,e fu unodei capi dell' eser cito che disfeceEzzelino da Romanoe l'imperatore Federigo IL St.34. Y. 24.Con tale perifrasivuoisi denotare Ferrara sulPo, alludendo allafavola di Fetonte,pre cipitato in quel fiume. Ivi.y. 56. Lelagrime delle sorelledi Fetonte Ivi accorse,divennero, secondo lafavola, elettro (resinai chestilla dai pioppi,in cui essefurono convertite, n sestoverso riguarda il re ligureCigno, che lamentando egli pureFetonte, fu tramutatoudì' uccello omonimo. St. 35.y. 1. Quelloche l'Ariosto inquesta e nella seguente ottavadice d'Aldobrandino, fratellodi Azzo VII, èpienamente conforme allastoria, n volerein pegno persone peril danaro chesi dava aprestito fa cosa noninfrequente per gliusurai di queltempo. St. 37. Y. 24.Pisaxtro è Pesaro;Troento è il Trontoche ha focenell'Adriatico, dove sboccaanche l'Isauro, fiume deir Umbria.E per iltratto di paese circoscritto nelterzo e nelquarto verso, s' intendeil maìchesato di Ancona. St.38. Y. 16. Rinaldo,figlio di AzzoNovello: mori di veleno. St.39. Y. 14.Obizzo, figlio naturaledi Rinaldo, ma legittimato,successe all'avo neldominio di Ferrara l'anno 1264.Nel 1288 acquistòModena, nell'anno se guente Reggio; eallora fu ilcolmo della potenzadella casa d'Este. Moriin Ferrara nel1293. Ivi. v.58. Quest'Azzeè l'VlII, nonil VI; e eredesi aver comandatola crociata banditadall'angioino Carlo II. St. 40.Y. 18. Ameglio dichiarare ilgruppo dei principi Estensiaccennato in questaStanza, è d'uopo avvertire che,oltre Azzo Vili,nacque da Obizzoan Aldowandino, pretendente allasignoria di Ferrara,il quale vendè perdenaro i suoidiritti al papanel 1319, e moriin Bologna nel1326. St. 41. v.12. Dalla vocegreca Rhodon (rosa)si fa derivare illatino Rhodigintn (Rovigo)per l'abbon danza di roseche ne' suoidintorni dicesi sitrovasse. Ivi. Y. 36.S'intende qui Comacchio,città posta in mezzoa paludi fradue rami delPo; ed èabitata da pescatori, acui giova ilmare turbato perl'esercizio dell'arte loro.St. 42.Y. 14. Èquesti Niccolò III,flgl'o e sncces soredi Alberto, alquale Tideo contedi Conio tentò usurpare loStato, ma senzariuscita. Fu anchepodestà di Milano, dovemori nel 1441. St.43. Y. 58.Otone dei Terzi,uno dei tirannelli lombardi, procacciòesso pure ditogliere la signoriaa Niccolò, e restòucciso piesso Rubiera. St.45. Y. 12.Leonello e Borse,naturali. Ercole e Sigismondo,legittimi, vennero diNiccolò III, chevolle suo successore ilprimo, e dopolui Berso. St. 46.Y. 16. Ercole,primo di nome,e secondo duca diFerrara, nacque nel1431. Sostenne guerra mossagli dailimitrofi Veneziani, aiquali, negli anni dellapreceduta amicizia, fudifensore p6rsonalment",sebbene impedito di unpiede, contro ilre di Germania chegli avea vintie ftigati aBndrio, castello situato nelBolognese; e inquesta gneria, ch'eglinofecero ad Ercole, lostrinsero fin sottole mura diFerrara in luogo dettoil Barco, St. 47.y. 16. Ercolenella sua giovinezzamilitò con gloria perAlfonso d'Aragona redi Napoli. Ivi. V.78.Ercole, come maggiornato e legittimo, avrebbe dovutosuccedere direttamente alpadre: ma il regnonovenne di Leonello,coi 21 annoe più delregno di Borsigli ritardaronola successione peroltre 30 anni. St.4849. Parlasi deibenefizj fatti daErcole ai Ferraresi, conasciugare paludi, convertendolein fertili campagne, ampliarela città, fortificarla,ador narla, ecc. Ercole seppeanche difendere Ferraracontro i Veneziani, e la mantennepacifica ed illesanella gnerra portata inItalia da CarloVili re diFrancia nel 1494. St. 50.V.12. Alfonso I,figlio di Ercole,nato nel 1476, salial principato nel1505, e lotenne fino al15< anno della suamorte. Ippolito, dicui nella St.3 del Canto I,nacque nel 1479,fti cardinale nel1483, ma neggiò le arminella lega diCambrai, e moriin Fer rara nel 1529. Ivi.V.38. Paragona Taffezionereciproca fra Er cole eAlfonso a quellaeh' ebbero Vuno per Valtro Castore e Polluce,figli mitologici diLeda, nata da Tindaroe da Giove,convertitosi per essain Cigno; affezione nonmai disciolta, giacchéottennero da Giove direstare a vicendaprivi del sole(di vita), pertrarsi anche a vicendadall'aere maligno (damorte). St. 51. V.78.Astreay figlia diGiove, è laGiustizia ritiratasi in cieloper la malvagitàdegli nomini; equesta per la bontàdi Alfonso sicrederà ritornata interra. St. 52. V.38.Alfonso, entrato nellalega di Cam brai promossa daGiulio II, vinsei Veneti nel1509 alla Polesella. QuandoGiulio nell'anno appressosi distaccò dalla lega,voleva che Alfonsocombattesse pei Veneti; alche rifiutatosi ilduca, Giulio glivenne addosso con learmi spirituali ele temporali; ecosi Alfonso sitrovò alle prese da un latocoi Veneti, edall' altro col capo dellaChiesa romana. St. 53.V.5& Per eiléttodi questa gnerra,i Bomagnuoli insorserocontro Alfonso, unendosialle genti del papa;e fUrono sconfittitra il Poe il Santemo, fiume d'Imola,presso il canale.Zanniolo. St. 54. V.18.Poco dopo quellarotta, gli Spa gnuollassoldati dal papapresero ad Alfonsoun forti lizio detto Bastia,che guardava ilpasso del Primaro; edopo fatto prigionieroil castellano, louccisero. Per tal violazionedelle leggi diguerra, i Ferraresiriacqui stando poi la Bastia,ne passarono afilo di spadatutto il presidio. St. 55. Y. 18.Accenna la giornatadi Bavenna, combattuta nellaPasqua del 1512,ove insieme coi Tedeschi, Spagnuoli, Italiani eFrancesi, erano ancheAl banesi nelle schiere deiVenetL St. 56. V.18.Diffondesl il Poetain elogi al cardinale Ippolito seniore, chetenne le sediarcivescovili di Strigonia edi Agria inUngheria, di Milano,di Capua, la vescoviledi Ferrara, equella di Modenaa titolo di commenda. St.57. V.58. Alludealla sconfitta cheil cardi nale Ippolito, consoli 300 cavalierie poco piùdi fanti, diede pressoVolano ai Veneti.Mesto usciva Ippolitoa quella impresa, perla tenuità disue forze; ene tornò giocondo dellanon sperata vittoria. St.58. V.1. ~ Di questidue Siglsmondi unoera fra tello, l'altro figliuolodel duca Ercole;e il primodi questi fu stipitedi marchesi diSan Martino. v.2. Alfonsoebbe tre figlimaschi da LucreziaBorgia; Er cole che glisuccesse nel ducato,e sposò Renatadi Francia: Ippolito IIcardinale, noto sottoil nome di cardinaldi Ferrara, eFrancesco: due neebbe da Laura Diantisua favorita. Alfonsoe Alfonsino. St. 60.V.78. I due quimentovati sono Qivlioe FerdinandOy fratelli diAlfonso I, cospiratoricontro di esso peraltrui istigazione, econdannati a morte.La pena fU poicommutata in carcereperpetuo, ove Fer dinando mori nel1540; e Giulio,graziato della libertà daAlfonso II, cessòdi vivere nel1561. St. 71. V.3. Gabbiaincantata, cioè ilpalazzo o castello fabbricatoda Atlante perincantamento. St. 75. V.2.Bordea, oggi Bordeaux. ririVP?" Bradamante con Fanellomisterioso vince ilprestigio di Atlantee libera Ruggierodal castello incantato. Questi lasciaa lei ilsuo cavallo, emonta 1 Ippogrifoche seco loporta in aria.Rinaldo approda nella Scozia,dove gli èdetto che Ginevrafiglia di quelre trovasi inpericolo di esseremessa a morteper una calunnia: incamminatosiper libemrla, s'avvienein una giovanea cui domandacontezza del fatto. 1Quantunque il simularsia le piùvolte Bipreso, e diadi mala menteindici, Si trova purin molte cosee molte Aver fattievidenti benefici, E dannie biasmi emorti aver giàtoIt"; Che non conversiamsempre con gliamici In questa assaipiù oscura cheserena Vita mortai, tuttadnvidia piena. Se, dopolunga prova, agran fatica Trovar sipuò chi tisia amico vero, Eda chi senzaalcun sospetto dica Ediscoperto mostri il tuo pensiero, Chede' far diRuggier la bellaamica Con quel Brunelnon puro enon sincero, Ma tuttosimulato, e tuttofinto, Come la Magale l'avea dipinto? 3Simula anchella; ecosi far conYiene Conesso lai, difinzioni padre: E, comeio dissi, spessoella gli tiene Gliocchi alle man,cheran rapaci eladre. Ecco airorecchie ungran rumor lorviene. Disse la donna:0 gloriosa Madre, 0He del ciel,che cosa saràquesta? E dove era il rumorsi trovò presta. 4E vede Tostee tutta lafamiglia, E chi afinestre e chifiior nella via, Tenerlevati al cielgli occhi ele ciglia, Come l'eclisseo la cometasia. Vede la donnaun'alta maraviglia. Che dileggier creduta nonsaria: Vede passar ungran destriero alato, Cheporta in ariaun cavaliero armato. 5Grandi eran Talee di colordiverso, E vi sedeanel mezzo uncavaliero. Di ferro armatoluminoso e terso: Ever Ponente aveadritto il sentiero. Calessi, e fu trale montagne immerso:E,come dicea Toste(e dicea ilvero), QuelTera un Negromante,e facea spesso Quelvarco, or piùda lungi, orpiù da presso. 6Volando, talor s'alzanelle stelle, E poiquasi talor laterra rade; E neporta con luitutte le belle Donneche trova perquelle contrade: Talmente chele misere donzelle Ch'abbino oaver si credanobeltade (Come affatto costuitutte le invole), Nonescon fuor che leveggia il Sole. 7Egli sul Pireneotiene un castello, Narrava Toste,fatto per incanto, Tutto d'acciaio,e lucentee bello, Ch'altro almondo non èmirabil tanto. Già molticavalier sono itia quello, E nessundel ritorno si vanto: Sich'io penso, signore,e temo forte, 0che siao presi,o sian condottia morte. 8 Ladonna il tuttoascolta, e lene giova, Credendo far,come farà percerto. Con l'anello mirabiletal prova, Che nefia il Magoe il suoCastel deserto. E diceall'oste: Or un de'tuoi mi trova, Chepiù di mesia del viaggioesperto; Ch'io non possodurar: tanto hoil cor vago Difar battaglia controa questo Mago. Stanza14 46 9 Non timancherà guida, lerispose Bninello allora; ene verrò tecoio. Meco ho lastrada in scritto,ed altre cose Cheti faran piaceril yenir mio. Volsedir delPanelj manon l'espose, Né chiaripiù, per nonpagarne il fio. Gratomi fia, disseella, il venirtuo: Volendo dir, ch'indil'anel fia suo. 10Quel ch'era utilea dir, disse;e quel tacque, Chenuocer le poteacol Saracino. Avea Fosteun destrier ch'acostei piacque, Ch'era huonda battaglia e dacammino: Comperollo e partissicome nacque Del belgiorno Bruente ilmattutino. Prese la viaper una strettavalle. Con Brunello orainnanzi, ora allespalle. 11 Di montein monte ed'uno in altrobosco Giunsero ove l'altezzadi Pirene Può dimostrar,se non èl'Ser fosco, E Franciae Spagna, e due diversearene: Come Apennin scopreil mar Schiavoe il Tosco Delgiogo onde aCamaldoli si viene. Quindiper aspro efaticoso calle 8i discendeanella profonda valle. 15 per lacrime,gemiti o lamenti Chefacesse Brunel, lovolse sciorre. Smontò dellamontagna a passilenti, Tanto che funel pian sottola torre. E perchéalla battaglia s'appresenti Il negromante,al corno suoricorre: E, dopo ilsuon, con minacciosegrida Lo chiama alcampo, ed allapugna U sfida. 16Non stette moltoa uscir fuordella porta L'incantator, ch'udi'1 suono ela voce. L'alato corridorper l'aria ilporta Centra costei, chesembra uomo feroce. Ladonna da principiosi conforta; Che vedeche colui pocole nuoce: Non portalancia spada mazza, Ch'a forarl'abbia o romperla corazza. 17 Dallasinistra sol loscudo avea. Tutto copertodi seta vermiglia; Nella mandestra un libro,onde facea Nascer, leggendo,l'alta maranglia: Che lalancia talor correrparca, E fatto aveaa più d'unbatter le ciglia; Talorparca ferir conmazza o stocco, Elontano era, enon avea alcuntocco. 12 Vi sorgein mezzo unsasso, che lacima D'un bel murod'acciar tuttA sifascia, E quella tantoinverso il cielsublima. Che quanto haintomo inferi'or silascia. Non faccia, chinon vola, andarvistima; Che spesa indamovi saria ogniambascia. Brand disse: Eccodove prigionieri Il Magotìen le donnee i cavalieri. 13Da quattro cantiera tagliato, e taleChe parca drittoa fil dellasinopia: Da nessun lato sentier scale V'eran, che disalir facesser copia: Eben appar ched'animai ch'abbia ale Siaquella stanza nidoe tana propia. Quivila donna esserconosce l'ora Di torl'anello, e farche Brunel mora. 18Non è fintoil destrier, manaturale, Ch'una giumenta generòd'un Grifo: Simile alpadre avea lapiuma e Tale, Lipiedi anteriori, ilcapo e '1grifo; In tutte l'altremembra parca quale Erala madre, echiamasi Ippogrifo; Che neimonti Rifei vengon,ma rari, Molto di dagli agghiacciatimari. 19 Quivi perforza lo tiròd'incanto, E poiché l'ebbe,ad altro nonattese, E con studioe fatica operòtanto, Ch'a sella ebriglia il cavalcòin un mese; Cosich'in terra e in ariae in ognicanto Lo &cea volteggiarsenza contese. Non finzì'ond'incanto, come ilresto, Ma vero enaturai si vedeaquesto. 14 Ma lepar atto vilea insanguinarsi D'un uomsenza arme edi si ignobilsorte; Che ben potràposseditrice farsi Del riccoanello, e luinon porre amorte. Brunel non aveamente a riguardarsi; Si ch'ellail prese, elo legò benforte Ad uno abetech'alta avea lacima: Ma di ditol'anel gli trasseprima. 20 Del Magoogn'altra cosa erafigmento, Che comparir faceapel rosso ilgiallo: 3Ia con ladonna non fudi momento; Che perl'anel non puòvedere in fallo. Piùcolpi tuttavia disserraal vento, E quincie quindi spingeil suo cavallo; Esi dibatte esi travaglia tutta, Com'era, innanziche venisse, instrutta. 21E, poi cheesercitata si fualquanto Sopra il (lestrier,smontar volse ancoa piede, Per potermeglio al finvenir di quanto Lacauta Maga instruzì'onle diede. Il Magovien per farTestremo incanto; Che delfatto ripar sa crede: Scuopre loscudo, e certosi prosume Farla cadercon Tincantato lume. 22Potea cosi scoprirloal primo tratto. Senzatenere i cavalieria bada; Ma glipiaceva veder qualchebel tratto Di correrTasta, o digirar la spada: Comesi vede ch'all'astutogatto Scherzar col topoalcuna volta aggrada:Epoi che quelpiac?r gli vienea noia. Dargli dimorso, e alfìnvoler che muoia. 23Dico che U Mago algatto, e glialtri al topo S'assimigliàr nellebattaglie dianzi; Ala nonsassimigliiir già cosidopo Che con Tanelsi ladonna innanzi. Attenta efissa stava "aquel ch'era uopo. Acciòche nulla secoil Mago avanzi; Ecome vide chelo scudo aperse, Chiuse gliocchi, e lasciòquivi caderse. 24 Nonche il fulgordel lucido metallo, Comesoleva agli altri,a lei noceste; Macosi fec3 acciòche dal cavallo Contro il vano incantatorscen lesse; Ne parte andòdel suo disegnoin fallo; Che tostoch'ella il capoin terra m3ss?, Accelerando ilvolator le penne, Conlarghe mote interra a porsi venne. Stanza '/7. 25Lascia alParcion loscudo che giàposto Avea nella coperta,e a piediscende Verso la donnache. come reposto Lupoalla macchia ilciprioto, attende. Senza piùindico ella sileva tosto Che l'havicino, e benstretto lo prende. Avealasciato quel miseroin terra Il libroche facea tuttala guerra:26 Econ una catenane correa, Che soleaportar cinta asimil uso; Perchè nonmen legar coleicredea. Che per addietroaltri legare erauso. La donna interra posto giàl'avea:Se quel nonsi difese ioben Tescuso; Che troppoera la cosadifferente Tra u'J dcbolvecchio, e Mtanto p''SS?nte. 27 Disegnandolevargli ella latesta, Alza la manvittoriosa in fretta; Mapoi che '1viso mira, ilcolpo arresta, Quasi sdegnandosi bassa vendetta. Unvenerabil vecchio infaccia mesta Vede esserquel ch'ella hagiunto alla stretta, Chemostra al visocrespo e alpelo bianco Età disettanta anni, opoco manco. 28 Tommila vita, giovene,per Dio, Dicea ilvecchio pien d'irae di dispetto; Maquella a torlaavea si ilcor restio, Come queldi lasciarla avriadiletto. La donna disapere ebbe disio Chifosse il negromante,ed a cheeffetto Edificasse in quelluogo selvaggio La rocca,e faccia atutto il mondooltraggio. 29 permaligna intenzione, ahilasso ! (Disse piangendo ilvecchio incantatore) Feci lahella rocca incima al sasso, Néper avidità sonrubatore; Ma per ritrarsol dall'estremo passo Uncavalier gentil, mimosse amore, Che. comeil ciel mimostra, in tempobreve Morir cristiano atradimento deve. 30 Nonvede il Soltra questo eil polo anstrìso Ujigiovene si belloe prestante:Ruggero hanome, il qualda piccolino Da menutrito fu, chMosono Atlante. Disio d'onoree suo fierodestino L'han tratto inFrancia dietro alre Agrainaiit": Ed io,che ramai semprepiù che figlio, Locerco tjrar diFrancia e diperiglio. Stanza 44. .SI Labella rocca soloedificai, Per tenervi Ruggiersicuramente. Che preso fuda me, comesperai Che fossi oggitu preso similmente; Edonne e cavalier,che tu vedrai, Poici ho ridotti,ed altra nobilgente, Acciò che, quandoa voglia suanon esca, Avendo compagnia,men gli rincresca. 32 Purch'uscir di lassùnon si domande, D'ogn'altro gaudiolor cura mitocca; Che quanto averneda tutte lebande Si può delmondo, è tuttoin quella rocca: Suoni,cinti, vestir, giuoclii,vivande, Quanto può corpensar, può chiederbocca. Ben seminato avea,ben cogliea ilfrutto: Ma tu seigiunto a disturbarmiil tutto. 33 Deh,86 non haidel tìso ilcor men bello, Nonimpedir il mioconsiglio onesto! Piglia loscudo (ch'io teidono), e quello Destrier cheva per l'ariacosì presto, E nont'impacciar oltra nelcastello, 0 tranne unoo duo amici,e lascia ilresto; 0 tranne tuttigli altri, epiù non chero, Senon che tumi lasci ilmio Ruggiero. 34 Ese disposto seivolermel tórre, Deh, primaalmen che tu '1 rimeniin Francia, Piacciati questaafilitta anima sciorre Dellasua scorza ormaiputrida e rancia! Rispose ladonzella: Lui vo' porre Inlibertà: tu, sesai, gracchia e ciancia. Némi oflferir di dar loscudo in dono, 0quel destrier, chemiei, non piùtuoi sono. 35 s'anco stesse ate di tórree darli, Mi parrebeche '1 cambioconvenisse. Tu di' cheRuggier tieni pervietarli Il malo influssodi sue stellefisse. O che nonpuoi saperlo, enon schivarli, Sappiendol, ciòche '1 Cieldi lui prescrisse:Mase '1 maltuo, e' haisi vicin, nonvedi, Peggio l'altrui, c'hada venir, prevedi. 36Non pregar ch'iot'uccida; ch'i tuoipreghi Sariano indamo: e sepur vuoi lamorte, Ancorché tutto ilmondo dar lanieghi, Da lapuò aver sempreanimo forte. Ma priache l'alma dallacarne sleghi, A tuttii tuoi prigioniapri le porte. Cosidice la donna;e tuttavia II Magopreso incontra alsasso invia. 37 Legatodella sua propriacatena N'andava Atlante, ela donzella appresso, Checosi ancor se ne fidavaappena, Benché in vistaparca tutto rimesso. Nonmolti passi dietrose lo mena. Ch'appiè delmonte han ritrovatoil fesso, E liscaglioni onde simonta in giro, Finch'alia porta delCastel salirò. 38 Disu la sogliaAtlante un sassotolle, Di caratteri estrani segni insculto. Sotto vasivi son, chechiamano olle, Che fumansempre, e dentrohan foco occulto. L'incantator lespezza; e aun tratto ilcolle Riman deserto, inospiteed inculto; Né muroappar torrein alcun lato, Comese mai Castelnon vi siastato. 39 Sbrìgossi dalladonna il Magoallora, Come fa spessoil tordo dallaragna; E con luisparve il suocastello a un'ora, E lasciò inlibertà quella compagna: Ledonne e icavalier si trovarfuora Delle superbe stanzealla campagna E furondi lor moltea chi nedolse; Che tal franchezzaun gran piacerlor tolse. 40 Quivié Gradasso, quiviè Sacripante, Quivi èPrasildo, il nobilcavaliere, Che con Rinaldovenne di Levante, Eseco Iroldo, ilpar d'amici vero. Alfintrovò la bellaBradamante Quivi il desideratosuo Ruggiero, Che, poiche n' ebbecerta conoscenza, Le buona e gratissimaaccoglienza; 41 Come acolei che piùche gli occhisui, Più che'l suocor, più chela propria vita Ruggieroamò dal eh' essa perlui Si trasse l'elmo,onde ne fuferita. Lungo sarebbe adir come, eda cui, E quantonella selva asprae romita Si cercarpoi la nottee il giornochiaro; Né, se nonqui, mai piùsi ritrovare. 42 Or che quivila vede, esa ben eh'ella È stata solala sua redentrice, Di tantogaudio ha pienoil cor, cheappella Sé fortunato edunico felice. Scesero ilmonte, e dismontaroin quella Valle, ovefu la donnavincitrice, E dove l'Ippogrifotrovare anco Ch' avealo scudo, macoperto, al fianco. 43La donna vaper prenderlo nelfreno: E quel l' aspettafinché se gliaccosta; Poi spiega l' aleper l'aer sereno, Esi ripon nonlungi a mezzacosta. Ella lo segue;e quel più meno Sileva in aria,o non tropposi scosta:Come fala cornacchia insecca arena. Che dietroil cane or qua or si mena. 44Ruggier, Gradasso, Sacripante,e tutti Quei cavalierche scesi eranoinsieme, Chi di su,chi di giù,si son ridutti Doveche torni ilvolatore han speme. Quel,poi che glialtri invano ebbecondutti Più volte esopra le cimesupreme E negli umidifondi tra queisassi, Presso a Ruggieroalfin ritenne ipassi. Stanzi 4S 45 Equesta ojìera fudel vecchio Atlante, Dicui non cessala pietosa voglia Ditrar Ruggier delgran periglio instante: Diciò sol pensa,e di ciòsolo ha doglii. Perògli manda or V Ippogrifoavante, Perchè d'Europa conquesta arte iltoglia. Ruggier lo piglia,e seco pensatrarlo; Ma quel sarretra e nonvuol seguitarlo. 46 Ordi Frontin queiranimoso smonta (Ffoutiuo eranomato il suodestriero), E sopra quelche va perParìa monta, E conli spron gliadizza il corealtiero. Quel corre alquantoet indi ipiedi ponta, E saleinverso il ciel,via più leggiero Che'1 girfalco, acui lieva ilcappello Il mastro atempo, e faveder T augello. 47 Labella donna, chesi in altovede E con tautoperìglio il suoRuggiero, Resta attoniti in modo, chenon rìede Per lungospazio al sentimentovero. Ciò che giàinteso avea diGanimede, Olì' al cielfu assunto dalpaterno impero Dubita assaiche non accala a quello, Nonmen gentil diGanimede e bello. 48 Congli occhi fissial ciel losegue quinto Basta ilveder; ma poichési dilegua Si, chela vista nonpuò correr tanto, Lasciache sempre Tanimo lo segua. Tuttavia consospir, gemito epianto Non ha, vuol aver pace triegu u Poiche Ruggier divista se letolse, Al buon destrierFrontin gli occhirivolse; 49 E sideliberò di nonlasciarlo Che fosse inpreda a chivenisse prima; Ma dicondurlo seco, edi poi darlo Alsuo signor, chanco veder purstim i. Pogg'a raugel, puòRuggier frenarlo:Di sottorimaner vede ognicima Ed abb issarsi inguisa, che nonsco'ge Dove è piaioil trren, dove sorge. 50 Poiche si adalto vien, eh' unpicciol punto Lo puòstimar chi dallaterra il mira, Prendela via verioove cade appunto IlSol quanlo colGranchio si raggira'; Eper r ariane va come legno unto, Acui nel marpropizio vento spira. Lasciamlo andar,che farà buoncammino; E torniamo aRinaldo paladino. 51 Binaldol'altro e T altrogiorno scorse, Spinto dalvento, un granspazio di mare, Quandoa Ponente enando contra POrse, Chenotte e non cessi maisoffiare. Sopra la Scoziaultimamente sorse, Dove laselva Calidonia appare, Chespesso fra gliantiqui ombrosi cerri Sode sonar dibellicosi ferri. 57 Ese del tuovalor cerchi farprova, T' è preparatala più degnaimpresa Che nell'antiqua etadeo nella nova Giammaida cavalier siastata presa. La figliadel Re nostroor si ritrova Bisognosa d'aiutoe di difesa Contraun baron cheLurcanio si chiama. Chetor le cercae la vitae la fama. 52Vanno per quella icavalieri erranti, Incl*ti inarme, di tuttaBretagna, E de' prossimiluoghi e de'distanti Di Francia, diNorvegia e diLamagna. Chi non hagran valor nonvada innanti; Che dovecerca onor, morteguadagna. Gran cose inessa già feceTristano, Landlotto,Galasso, Artù eGalvano. 53 Ed altricavalieri e dellanova E della vecchiaTavola famosi:Restano ancordi più d'unalor prova Li monumentie li trofeipomposi. L'arme Binaldo e il suo Baiardo trova, Etosto si fa por neiliti ombrosi, E alnocchier comanda ohesi spicche, E lovada aspettar aBeroicche. 54 Senza scudieroe senza compagnia Vail cavalier perquella selva immensa, Facendo oruna ed orun'altra via, Dove piùaver strane avventurepensa. Capitò il primogiorno a unabadia Che buona partedel suo averdispensa In onorar nelsuo cenobio adomo Ledonne e icavalier che vannoattorno. 58 Questo Lurcanioal padre l'baaccusata (Forse per odiopiù che perragione) Averla a mezzanotte ritrovata Trarr' un suoamante a sopra un verone. Perle leggi delregno condannata Al focofia, se nontrova campione Che fraun mese, oggimaipresso a finire, L'iniquo accusator&ccia mentire. 59 L' aspralegge di Scozia,empia e severa, Vuoleh' ogni donna,e di ciascunasorte . Ch' ad uomsi giunga enon gli siamogliera, S' accusata ne viene,abbia la morte. Né ripararsi può ch'ellanon pera, Quando perlei non vengaun guerrier forte Chetolga la difesa,e che sostegna Chesia innocente edi morire indegna. 60II re, dolenteper Ginevra bella (Checosì nominata èla sua figlia), Hapubblicato per cittàe castella, Che s' alcunla difesa dilei piglia, E chel'estingua la calunniafella (Purché sia natodi nobil famiglia), L' avrà permoglie, ed unostato, quale Fia convenevoldote a donnatale. 55 Bella accoglienzai monachi el'Abbate Fero a Rinaldo,il qual domandòloro (Non prima giàche con vivandegrate Avesse avuto ilventre ampio ristoro) Comedai cavalier sienritrovate Spesso avventureper quel tenitoro, Dove sipossa in qualchefatto egregio L'uom dimostrar,se merta biasmoo pregio. 56 Risposongli,eh' errando inquelli boschi, Trovar potriastrane avventure emolte: Ma come iluoghi, i fatiancor son foschi; Chenon se n'hanotizia le piùvolte. Cerca, diceano, andardove conoschi Che Topretue non restinosepolte, Acciò dietro alperiglio e allafatica Segua la fama,e il debitone dica. 61 Mase, fra unmese, alcun perlei non viene, 0venendo non vince,sarà uccisa. Simile impresameglio ti conviene, Ch'andar pei boschierrando a questaguisa, Oltre eh' onor efama te n'avviene, Ch' ineterno da tenon fia divisa, Guadagni ilfior di quantebelle donne Dall'Indo sonoall' atlantée colonne; 62 Euna ricchezza appresso,ed uno stato Chesempre far ti può vivercontento j E lagrazia del Re,se suscitato Per tegli fia ilsuo onor, cheè quasi spento. Poiper cavalleria tuse' ubbligato A vendicardi tanto tradimento Costei che,per comune opinione, Divera pudicizia è un paragone. Stanza 51, 63Pensò Rinaldo alquanto,e poi riipose:Unadonzella dunque demorire Perchè lasciò sfogarneir amorose Sue bracciaal suo amatortanto desire? Sia maladettochi tal leggepose, £ maladetto chi la puòpatire Debitamente muore unacrudele, Non chi vita al suo amator fedele. "4 Siavero o falsoche Ginevra tolto S'abbiail suo amaute,io non riguardoa questo: D'averlo fattola loderei molto, Quandonon fosse statomanifesto. Ho in suadifesa oni pensierrivolto: Datemi pur unche ujì guidipresto, E dove piaPaccusator mi mene; Ch'io ppero inDio, G nevra trardi pene. IV. 57 65 Nonvo'già dir chellanon l'abbia fatto; Che,noi sappiendo, ilfalso dir potrei:Diròben, che nonde' per simil atto Panizì'on caderealcuna in lei; Edirò, che fuingiusto o chefu matto Chi feceprima gli statutirei; E come iniquirivocar si denno, Enuova legge farcon miglior senno. 70Ma lagrimosa eaddolorata quanto Donna odonzella, o maipersona fosse. Le sonodui col ferronudo accanto, Per farlefar l'erbe disangue rosse. Ella conpreghi differendo alquanto GìvÀil morir, sinchépietà si mosse. VenneRinaldo, e, comese u' accorse, Conalti gridi egran minacce accorse. 66Se un medesimoardor, s'un disirpare Inchina e sforzaV uno eV altro sesso Aquel soave find'amor, che pare All' ignorante vulgoun grave eccesso; Perchè si de' punirdonna o biasmare, Checon uno opiù d'uno abbiacommesso Quel che l'uomfa con quanten'ha appetito, E lodatone va, nonche impunito? 67 Sonfatti in questalegge disuguale Veramente alledonne espressi torti; Espero in Diomostrar ch'egli ègran male Che tantolungamente si comporti. Rinaldo ebbeil consenso universale, Che furgli antiqui ingiustie male accorti, Checonsentirò a cosìiniqua legge; E malfa il Re,che può, la corregge. 68 Poiche la lucecandida e vermiglia Dell' altro giornoaperse l'emispero, Rinaldo l'armee il suoBoiardo piglia, E diquella badia tolleun scudiero, Che conlui viene amolte leghe emiglia, Sempre nel boscoorribilmente fiero, Verfo laterra ove lalite nuova. Della donzellade' venir in pruova. 69Avean, cercando abbreviarcammino, • Lasciato pelsentier la maggiorvia; Quando un granpianto udir sonarvicino. Che la forestad'ogn' intorno empia.Baiardo spinse l'un,l'altro il ronzino Versouna valle, ondequel grido uscia; Efra dui mascalzoniuna donzella Vider, chedi lontan pareaassai bella; Stmza 71. 71Voltaro i malandrintosto le spalle, Che'1 soccorso lontanvider venire, E siappiattar nella profondavalle. Il Paladin non li curòseguire: Venne alla donna,e, qnal grancolpa dàlieTanta punizioncerca d'udire; £, pertempo avanzar, faallo scudiero Levarla ingroppa, e torn%al suo sentiero. 72 Ecavalcando poi megliola guata Molto esserbella e dimaniere accorte, Ancorché fossetutta spaventata Per lapaura ch'ebbe dellamorte. Poi ch'ella fudi nuovo domandata Chir avea trattaa si infelicesorte, Incominciò con umilvoce a dire Quelch'io vo' all'altro cantodifferire. N ot: St. 11.V.2. Pirene, iPirenfli. v.5. n MarSchiavo, rAdiiatico; e ilmar Tosco, ilTirreno. St. 13. V.2,È la sinopiauna terra rossa,così detta dall'essere statatrovata in Sinope,città dell'Asia Uinore; etuttavìa l'usano ilegnaiaoli tingendone un filoper segnare dirittamentele loro linee. St.18. V.7. MontiRifei, oggi diconsiMonti UralL St. 40.V.14. I quinominati furono cavaliericri stiani fatti prigionieri diIfonodante insieme aRinaldo ed altri inun castello dell'Oriente. St. 46.V.12. Frontino eracavallo di Sacripante, rubatogli daBrunello che lodiede poi a Ruggiero.St. 47.V.56. Ganimede, figliodi Troio red'Ilio, fb portato incielo da Giovetrasformatosi in aquila. St.50. V.34. Intendela vìa versole Indie Orie" tali, perpendioolai'e allequali sembra ilsole quando nelsegno del granchioo cancro, cioènel solstizio estivo, achi lo guardada ponente. St. 5LV.6. Sélva Calidonia.Questa selva occu pava anticamente unavastissima parte deOaScozia settentrionale. St. 53. V.8.Beroicche (ossia Bertnek)capital? di una conteameridionale della Scozia. St.61. V.8. Lecolonne atlantee, dettealtresì co lonne d'Ercole, sonoi due promontoijche formano Io strettodi Gibilterra; e la locuzioneintiera significa da levantea ponente. l>:iUHÌajvalesa a Rinatob trama oidiJadal ano binantePolineiiSo a daiirtu AiOìnevra, lOiidantifttA amorire, ip ncni offri' chi ladìretida contro Lurraiiio che!ImafPOmtadi disonestà rrìnaldo inri rii avitRipo chiuso, quauiioajtiiEinlo Liucanio aveco miniLiitt" lit'<imbfUter& con untiavalire scoìioac tulo, presentatosi a diftnileelaprincìpesaa; fa aoapender: h pngna,manifesta V ingannatore, e glifa donfesaaic illIcIìciOh Tutti gli altriaDÌmai €he ìjoiioin terra t) chevÌYOu quieti estanno in pRceO se Tengonoa rissa e fan giierrsiT Alla fé mn linail tnaseUio ufnla face L'irsa rrjiiTorso al boscosicura erra: La leonessaappresso il leongiace; Col lupo vivela lupa sicura, Nòla giuveuca hadel torci paura. 2Che abbominevol peste,che Megera É venutaa turbar gliumani petti?Che sisente il maritoe la mogliera Sempre garrird'ingiuriosi detti, Stracciar lafaccia e farlivida e nera, Bagnardi pianto igeniali letti; E nondi pianto sol,ma alcuna volta Disangue gli hibagnati Pira ."tolta. stanza 9. Farminon sol granmal, ma cheTuom faccia Centra naturae sìa diDio ribello, Che s' inducea percuotere lafaccia Di belhi donna,o romperle uucapello; Ma chi le veneno, ochi le caccia L'almadel corpo conlaccio o coltello, Ch'uomo sia quelnon crederò ineterno, Ma in vistaumana un spirtodell' inferno. Co tali esserdoveano 1 duoladroni Che Rinaldo cacciòdalla donzella, Da lorcondotta in queiscuri valloni, Perchè nonse n'udisse piùnovella. Io lasciai ch'ellarender le cagioni S'apparecchiava di sua sortefella Al paladin che le fubuono amico: Or, seguendol'istoria cosi dico. 5La donna incominciò:Tu intenderai La maggiorcrudeltade e lapiù espressa, Ch'in Tebe e inArgo, o ch'inlIicene mai, 0 inloco più crudelfosse commessa. E se,rotando il Solei chiari rai, Quimen eh' all' altreregi'on s' appressa, Credo eh' anoi mal volentieriarrivi, Perchè veder sicrudel gente schivi'. ti Ch'agli nemici glinomini sien crudi, Inogni età sen'è veduto esempio; Madar la mortea chi procurie studi Il tuoben sempre, ètroppo ingiusto edempio. E acciò chemeglio il veroio ti denudi, Perchè costorvolessero far scempio Drglianni verdi mieicentra ragione, Ti diròda principio ognicagione. 7 Voglio chesappi, signor mio,eh' essendo Tenera ancora,alli servigi venni Dellafiglia del re,con cui crescendo, Buon luogoin corte edonorato tenni. Crudele Amore al miostato invidendo, Fé' cheseguace, ahi lassa !gli divenni:Fé' d'ognicavalier, d'ogni donzello Parermi ilduca d'Albania piùbello. 8 Perchè eglimostrò amarmi piùche multo, Io adamar lui contutto il cormi mossi. Ben s'odeil ragionar, sivede il volto; Madentro il pettomal giudicar puossi. Credendo, amando,non cessai chetolto L'ebbi nel letto;e non gnardaich'io fossi Di tuttele real camerein quella Che piùsecreta avea Ginevrabella; 9 Dove teneale sue cosepiù care, E dovele più volteella dormia. Si può di quellain s' un veroneentrare, Che fuor delmuro al discopertouscia. Io iacea ilmio amator quivimontare: E la scaladi corde ondesalia 10 stessa dalveron giù glimandai, Qual volta mecoaver lo desiai: 10Che tante volteve lo feivenire. Quante Ginevra mene diede l'agio. Chesolca mutar letto,or per fuggire 11tempo ardente, oril brumai malvagio. Nonfu veduto d'alcunmai salire; Però chequella parte delpalagio Risponde verso alcunecase rotte, Dove nessunmai passa ogiorno o notte. liContinaò per moltigiorni e mesi Tranoi secreto Vamoroso gioco:Sempre crebbel'amore; e sim'accesi, Che tutta dentroio mi sentiadi foco:E ciecane fai si,eh' io noncompresi Oh' egli fingevamolto, e amayapoco; Ancor che lisuo' inganni discoperti Esser doveanmia mille segnicerti. 12 Dopo alcnndi si mostrònuovo amante Della bellaGinevra. Io nonso appunto S' alloracominciasse, oppur innante Dell'amor mion'avesse il corgià punto. Vedi s' inme venuto eraarrogante, S' imperio nel miocor s' aveva assunto; Chemi scoperse enon ebbe rossore Chiedermi aiutoin questo nuovoamore. 1 3 Ben midicea eh' ugualeal mio nonera, Né vero amorquel eh' egliavea a costei; Masimulando esserne acceso,spera Celebrarne i legittimiimenei. Dal re ottenerlafia cosa leggiera, Qualor vi sia lavolontà di lei; Chedi sangue edi stato intutto il regno Nonera, dopo ilre, di lui'lpiù degno. 14 Hipersuade, se peropra mia Potesse alsuo signor generofarsi (Chò veder possoche se n'alzeria Aquanto presso alre possa uomoalzarsi), Che me n'avria buon merto,e non sana Maitanto beneficio perscordarsi; E ch'alia mogliee eh' ad ognialtro innante Mi porrebbeegli in sempreessermi amante. 15 Io,ch'era tutta asatis&rgli intenta. Né seppi0 volsi contraddirglimai, £ sol queigiorni io mividi contenta, Ch'averlo compiaciutomi trovai; Piglio l'occasionche s' appresenta Diparlar d'esso e di lodarloassai; Ed ogni industriaadopro, ogni fatica, Perfar del mioamator Gine amica. 16Feci col coree con l'effettotutto Quel che farsi poteva, esallo Iddio; Né conGinevra mai poteifar frutto, Ch' iole ponessi ingrazia il ducamio:E questo, chead amar ellaavea indulto Tutto ilpensiero e tuttoil suo disio Ungentil cavalier, belloe cortese, Venuto inScozia di lontanpaese; 17 Che con un suofratel ben giovinetto Venne d'Italiaa stare inquesta corte: Si fé' nell'armepoi tanto perfetto, Chela Bretagna nonavea il piùforte. Il re l'amava,e ne mostròl'effetto; Che gli donòdi non picciolasorte Castella e villee inrisdizì'oni, E lo fé'grande al pardei gran baroni. Stanza 23. 18Grato era alre, più gratoera alla figlia Quelcavalier, chiamato Arredante, Per esservaloroso a maraviglia; Ma più,eh' ella sapeache l'era amante. NéVesuvio, ilmonte di Siciglia, NéTroia avvampò maidi fiamme tante, Quanteella conoscea cheper suo amore Arìodante ardeaper tutto ilcore. 19 L'amar chedunque ella faceacolui Con cor sinceroe con perfettafede, Fé' che pelduca male uditafui; Né mai rispostada sperar midiede. Anzi quanto iopregava più perlui, E gli studiavad'impetrar mercede, Ella, biasmandolsempre e dispregiando, Se 11venia più sempreinimicando. 20 Io confortail'amator mìo sovente, Chevolesse lasciar lavana impresa; Né sisperasse mai volgerla mente Di costei,troppo ad altroamore intesa: E glifeci conoscer chiaramente, Come era d'Arìodante accesa, Chequnnt' acqua è nelmar, pìccola dramma Nonspegneria della suaimmensa fiamma. 21 Questoda me piùvolte Polinesso (Che cosinome ha ilduca) avendo udito, Eben compreso evisto per stesso Che molto maleera il suoamor gradito; Non purdi tanto amor fu rimesso, Madi veers unaltro preferito, Come superbo,così mal sofferse, Chetutto in irae in odiosi converse. 26 Cosìdiss'eglL Io, chedivisa e scevra Elungi era dame, non posimente Che questo, inche pregando eglipersevr4 . Era una fraudapur troppo evidente; Edal veron, coipanni di Ginevra, Mandai lascala onde salìsovente; E non m' accorsiprima dell' inganno, Che n'eragià tutto accadutoil danno. 27 Fattoin quel tempocon ArTodante Il ducaavea queste paroleo tali (Che grandiamici erano statiinnante Che per Ginevrasi fesson rivali):Mimaraviglio, incominciò ilmio amante, Ch'avendoti iofra tutti li mie'ugnali Sempre avuto inrispetto e sempreamato, Ch'io sia date si malrimunerato. 22 E traGinevra e Pamator suo pensa Tantadiscordia e tantalite porre, E farviinimicizia cosi intensa, Chemai più nonsi possino comporre; Epor Ginevra inignominia immensa, Donde non s'abbia oviva o mortaa tórre:Né dell'iniquosuo disegno meco Volse0 con altriragionar, che seco. 23Fatto il pensieriDalinda mia, midice (Che così sonnomata), saper dèi Che,come suol tornardalla radice Arbor chetronchi e quattrovolte e sei; Cosila pertinacia miainfelice, Benché sia troncadai successi rei, Digermogliar non resta;che venire Pur vorriaa fin diquesto suo desire. 24E non lobramo tanto perdiletto, Quanto perchè vorreivincer la prova; Enon possendo farlocon effetto, S' io Iofo immaginando, ancomi giova. Voglio, qualvolta tu midai ricetto, Quando alloraGinevra si ritrova Nudanel letto, chepigli ogni vesta Ch'ellaposta abbia, etutta te nevesta. 25 Com'ella s'ornae come ilcrin dispone Studia imitarla,e cerca, ilpiù che sai. Diparer dessa; e poi soprail verone A mandargiù la scalane verrai. Io verròa te conimmaginazione Che quella siidi cui tui panni avrai:Ecosì spero, mestesso ingannando, Venir inbreve il miodesir scemando. 28 Ioson ben certoche comprendi e sdiDi Ginevra e dime 1' antiquoamore; E per sposalegittima oggimai Per impetrarlason dal miosignore. Perchè mi turbitu? perchè purvai Senza frutto incostei ponendo ilcore? Io ben ate rispetto avrei,per Dio, S' io neltuo grado fossi,e tu nelmio. 29 Ed io,rispose Ariodante a lui,Di temi maraviglio maggiormente; Che lei primainnamorato fui, Che tul'avessi vista solamente: Eso che saiquanto è l'amortra nui, Ch'esser nonpuò di quelche sia, piùardente: E sol d'essermimoglie intende ebrama:E so checerto sai ch'ellanon t'ama. 30 Perchènon hai tudunque a meil rispetto Per l'amicizianostra, che domande Ch'ate aver debba,e ch'io t'avre'inefifettu, Se tu fossicon lei dime più grande? Némen di teper moglie averlaaspetto, Sebben tu seipiù ricco inqueste bande:Io nonson meno alre, che tusia, grato; Ma piùdi tedalla suafiglia amato. 31 Oh,disse il ducaa lui, grandeè cotesto Errore, ache t'ha ilfolle amor condutto! Tucredi esser piùamato; io credoquesto Medesmo: ma si puòvedere al frutto. Tufammi ciò e'hai seco manifesto, Elio il secretomio t'aprirò tutto; Equel di noiche manco aversi veggia, Ceda a chi vince,e d'altro siprovvegia. 32 E saròpronto, se tuvuoi ch'io giuri, Dinon dir cosamai che miriveli:Così voglio eh' ancortu m'assicuri Che quelch'io ti dirò,sempre mi ceb. Vennerdunque d'accordo agliscongiuri, E posero leman sugli Evacui; E,poiché di tacerfede si diero, Arifodante incominciòprimiero; 33 E disseper lo giustoe per lodritto, Come tra e Ginevra erala cosa: Ch "Ilagli avea giuratoe a boccae in scritto, Chemai non sariaad altri, eh'a lui, sposa; Ese dal rele venia contradditto, Gli prometteadi sempre esserritrosa Da tutti glialtri maritaggi poi, Eviver sola intutti i giornisuoi:34 E ch'essoera in speranza,pel valore Ch' aveamostrato in armea più d'un segno,Ed eraper mostrare alaude, a onore, Abeneficio del ree del suoregno, Di crescer tantoin grazia alsuo signore, Che sarebbeda lui stimatodegno Che la figliuolasua per moglieavesse, Poi che piacera lei cosiintendesse. 38 Non passamese, che tre,quattro e sei, Etalor dìece nottiio non mitrovi Nudo abbracciato inquel piacer conlei, Ch' all'amoroso arder parche si giovi: Siche tu puoiveder s' a' piacer miei Sond'agguagliar le cianceche tu provi. Cedimidunque, e d'altroti provvedi, Poiché inferìor di meti vedi. 39 Nonti vo' creder questo,gli rispose Anodante, ecerto so chementi; E composto frate t' hai questecose, Acciò che dall' impresaio mi spaventi:Maperchè a leison troppo iDgiurìose, Questo ch'haidetto sostener convienti; Che nonbugiardo sol, mavoglio ancora Che tusei traditor mostrartior ora. 40 Soggiunseil duca: Nonsarebbe onesto Che noivolessim la battagliatórre Di quel che t'offerisco manifesto, Quando tipiaccia, innanzi agliocchi porre. Resta smarritoAnodante a questo, Eper l'ossa untremor freddo gliscorre:E se credutoben gli avesseappieno, Venia sua vitaallora allora meno. 35Poi disse: Aquesto termine sonio, Né credo giàeh' alcun mivenga appresso; Né cercopiù di questo, desio Dell' amor d'essaaver segno piùespresso; Né più vorrei,se non quantoda Dio Per connubiolegittimo è concesso; Esaria invano ildimandar più innanzi; Chedi bontà socome ogni altraavanzi. 36 Poi ch'ebbeil vero Ariodanteesposto Della mercè eh'aspetta a suafatica, Polinesso, che già s'avea proposto Di farGinevra al suoamator nemica, Cominciò: Sei da me moltodiscosto, E vo' chedi tua boccaanco tu '1dica; E del mìoben veduta laradice, Che confessi mesolo esser felice.' 41Con cor trafittoe eoa pallidafaccia, E con vocetremante e boccaamara, Rispose: Quando sia chetu mi faccia Vederquest'avventura tua sirara, Prometto di costeilasciar la traccia, Ate si liberale,a me avara:Ma eh' iotei voglia credernon far stima, S'ionon lo veggiocon questi occhiprima. 42 Quando nesarà il tempo,awiserotti, SoggiunsePolinesso; e dipartisse. Non credoche passar piùdi due notti, Ch'ordine fuche'l duca ame venisse. Per scoccardunque i lacciche condotti Avea sicheti, andò alrivale, e disse Ches'ascondesse la notteseguente Tra quelle case,ove non stamai gente. 37 Fingeella teco, t'ama prezza; Che ti pascedi speme edi parole:Oltra questo,il tuo amorsempre a sciocchezza, Quando mecoragiona, imputar suole. Ioben d'esserle caroaltra certezza Veduta n' ho, chedi promesse efole; E tei diròsotto la in secreto, Benché fareipiù il debitoa star cheto. 43E dimostrògli unluogo a dirimpetto Diquel verone ovesolca salire. Ariodante aveapreso sospetto Che locercasse far quivivenire. Come in unluogo dove avesseeletto Di por gliagguati, e farvelomorire Sotto questa finzion,che vuol mostrargli Quel diGinevra, eh' impossibil pargli. 44Di voletvi venirprese partito, Ma inguisa che dilai non sia men forte; Perchèaccadendo che fosseassalito, Si trovi siche non temadi morte. Un suofratello avea saggioed ardito, n piùfamoso in armedella corte, Detto Lurcanio;e avea piùcor con esso, Chese dieci altriavesse avuto appresso. 45Seco chiaraoUo, evolse che prendesse L'arme; e notte lomenò con lui:Nonche 1 secretosuo già glidicesse; Né r avriadetto ad esso, ad altrui. Da lontano untrar di pietrail messe; Se misenti chiamar, vien,disse, a nui; Mase non senti,prima ch'io tichiami, Non ti partirdi qui, frate,se m' ami. 46 Va pur nonduhitar, disse ilfratello:E cosi venneAriodante cheto; E sicelò nel solitarioostello Ch' era d'incontroal mio veronsecreto. Vien d'altra parteil fraudolente efello; Che d'infamar Ginevraera si lieto; Efa il segno,tra noi solitoinnante, A me chedell'inganno era ignorante. 47Ed io conveste candida, efregiata Per mezzo aliste d'oro ed'ognintorno, E con retepur d'ór, tuttaadombrata Di bei fiocchivermigli, al capointorno (Foggia che sol fu Ginevra usata, Non d'alcun'altra); udito ilsegno, tomo Sopra ilveron, eh' inmodo era locato, Chemi scopria dinanzie d'ogni lato. 48Lurcanio in questomezzo dubitando Che '1fratello a pericolonon vada, 0, comeè pur comundisio, cercando Di spiarsempre ciò chead altri accada; L'erapian pian venutoseguitando, Tenendo l'ombre e la piùoscura strada: E amen di diecipassi a luidiscosto, Nel medesimo ostels'era riposto. 50 Etanto più, ch'eragran spazio in Fradove io vennie quelle incultecase. Ai due fratelli,che stavano alrezzo, Il duca agevolmentepersuase Quel ch'era falso.Or pensa inche ribreaczìG Ariodante, in che dolorrimase. Vien Polinesso, ealla scala s' appoga, Che giùmanda' gli; e montain su la loggia.61 Aprima giunta io gli gettole braccia Al collo;eh' io nonpenso esser veduta:Lobacio in boccae per tuttala faccia • Comefar soglio adogni sua venata. Eglipiù dell'usato siprocaccia D' accarezzarmi, e lasua f rande aiuta, Quell' altro al rio spettacolocondutto, Misero sta lontano,e vede iltutto. 52 Cade intanto dolor, chesi dispone Allora alloradi voler morire; Eil pome dellaspada in terrapone, Che su lapunta si voleaferire. Lurcanio, che congrande ammirazione Avea vedutoil duca ame salire, Ma nongià conosciuto chisi fosse, Scorgendo l'attodel fratel, simosse; 63 E glivietò che conla propria mano Nonsi passasse inquel furore ilpetto. S' era più tardo,o poco piùlontano, Non giugnea atempo, e nonfòceva effetto. Ah m'serofratel, fratello insano, Gridò, perch'hai perduto l'intelletto, Ch'una femminaa morte trarti debbia? Ch'ir possantutte come alvento nebbia. 64 Cercafar morir lei,che morir merta; Eserva a piùtuo onor tula tua morte. Fud'amar lei, quandonon t' era aperta Lafraude sua: or èda odiar benforte; Poiché con gliocchi tuoi tuvedi certa, Quanto siameretrice, e diche sorte. Serba quest'arme, che voltiin te stesso, Afar dinanzi alre tal falloespresso. 49 Non sappiendoio di questocosa alcuna, Venni alveron nell' abito e'ho detto; Si comegià venuta erapiù d'una E piùdi due fiatea buono effetto. Levesti si vedeanchiare alla luna; Nédissimile essendo anch'io d'aspetto Né dipersona da Ginevramolto. Fece parere unper un altroil volto:55 Quandosi vede Ariodantegiunto Sopra il fratel,la dura impresalascia; Ma la suaintenzì'on da quelch'assunto Avea già dimorir, poco s'accascia. Quindi silieva, e portanon che punto, Matrapassato il cord'estrema ambascia: Pur fingecol fratel, chequel furore Non abbiapiù, che dianziavea, nel core. 66n seguente mattin,senza far motto Alsao fratello oad altri, invia si messe, Dallamortai disperazion condotto: Nédi lui perpiù di fdchi sapesse. Fuorché '1duca e ilfratello, ogni altroindotto Era chi mossoal dipartir Pavesse. Nella casa del re dilui diversi Ragionamenti, ein tutta Scoziaférsi. 57 In capod'otto o dipiù giorni incorte Venne innanzi aGinevra nn viandante, Enovelle arrecò dimala sorte: Che s' erain mar sommersoArì'odante Di volontaria sualihera morte, Non percolpa di Boreao di Levante. Dmisasso che sulmar sporgea'molt alto Aveacol capo ingiù preso nngran salto. 58 Coluidicea: Pria che 'venisse aquesto, A me, chea caso riscontròper via, Disse: Yienmeco, acciò che manifestoPer tea Ginevra il mio successosia; E dille poi,che la cagiondel resto Che tuvedrai di medi' or orafia, È stato solperch'ho troppo veduto: Felice, sesenza occhi iofussi suto ! 59 Eramoa caso sopraCapohasso, Che varso Irlandaalquanto sporge inmare. Cosi dicendo, dicima d'un sasso Lovidi a capoin giù sott'acquaandare. Io lo lasciainel mare, eda gran passo Ti8on venuto lanuova a portare. Ginevra, shigottitae in visosmorta, Rimase a quell' annunzio mezzamorta. 60 Oh Dio,che disse efece poi chesola Si ritrovò nelsuo fidato letto ! Percosse ilseno, e sistracciò la stola, Efece all' aureo crindanno e dispetto; Ripetendo soventela parola Ch'Ariodante aveain estremo detto: Chela cagion delsuo caso empioe tristo Tutta veniaper aver troppovisto. 61 n rumorscorse di costuiper tutto. Che perdolor s'avea datola morte. Di questoil re nontenne il visoasciutto. Né cavalier donna della corte. Ditatti il suofratel mostrò piùlutto; £ si sommersenel dolor siforte, Ch' ad esempiodi lui, centra stesso Voltò quasila man, perirgli appresso:Stanca 51. 2E molte volteripetendo seco, Che fuGinevra che ilfratel gli estinse, Eche non fuse non quell'attobieco Che di leivide, eh' a morirlo spinse; Di volervendicarsene si cieco Venne,e l'irae si '1dolor lo vinse . Chedi perder lagrazia vilipese, Ed averl'odio del ree del paese: 63E innanzi alre, quando erapiù di gente Lasala piena, sene venne, edisse:Sappi, signor, chedi levar lamente Al mio fratel,si ch amorir ne gisse, Stataè la figliatua sola nocente; Chalui tanto dolorPalma trafisse D averveduta lei pocopudica, Che più chevita ebbe lamorte amica. 64 Eraneamante; e perchèle sue voglie Disoneste nonfur, noi vocoprire. Per virtù meritarlaaver per moglie Pate sperava, eper fedel servire; Ma,mentre il lassoad odorar lefoglie Stava lontano, altruivide salire, Salir sur arbor riserbato,e tutto Essergli toltoil desiato frutto. 65E seguitò, comeegli avea veduto VenirGinevra sul verone,e come Mandò lascala, onde eraa lei venuto Undrudo suo, di chi eglinon sa ilnome: Che savea, pernon esser conosciuto, Cambiati ipanni e nascosele chiome. Soggiunse, checon Tarme eglivolea Provar, tutto esserver ciò chedicea. 66 Tu puoipensar se Upadre addolorato Riman, quandoaccusar sente lafiglia; Sì perchè odedi lei quelche pensato Mai nonavrebbe, e n'hagran maraviglia; Si perchèsa che fianecessitato (Se la difesaalcun guerrier nonpiglia, n qual Lurcaniopossa far mentire) Dicondannarla e difarla morire. 67 Ionon credo, signor,che ti sianova La legge nostra,che condanna amorte Ogni donna edonzella che siprova Di farcopia altrui, ch'aisuo consorte. Morta nevien, s'in unmese non trova Insua difesa uncavalier si forte. Checontra il falsoaccusator sostegna Che siainnocente, e dimorire indegna. 68 Hafatto il rebandir per liberarla (Che purgli par ch'atorto sia accusata), Che vuolper moglie, econ gran dote,darla A chi tonal'infamia che l'èdata. Che per lei compariscanon si parla Guerriero ancora,anzi l'un l'altroguata; Che quel Lurcanioin arme ècosi fiero, Che parche di luitema ogni guerriero. 69Atteso ha Tempiasorte, che Zerbino, Fratel dilei, nel regnonon si trove; Cheva già. moltimesi peregrino, Mostrando in armeincl*te prove: Che quandosi trovasse piùvicino Quel cavalier gagliardo,o in luogodove Potesse avere atempo la novella. Nonmancheria d'aiuto allasorella. 70 II re,ch'intanto cerca disapere Per altra prova,che per arme,ancora. Se sono questeaccuse o falseo vere. Se dritto0 torto èche sua figliamora, Ha fEttto prendercerte cameriere Che lodovrìan saper, severo f3ra; Ond'io previdiche se presaera io, Troppo parìglieera del ducae mio. 71 Ela notte medesimami trassi Fuor dellacorte, e alduca mi condussi; Egli feci vederquanto importassi Al capod'amendua, se presaio fussL Lodommi, edisse ch'io nondubitassi:A' suoi confortipoi venir m'indussi Aduna sua fortezzach'è qui presso, Incompagnia di duiche mi diedeesso. 72 Hai sentito,signor, con quantieifetti Dell'amor mio feiPolinesso certo; E s'eradebitor per tairispetti D'avermi cara o no, tu'1 vedi aperto. Orsenti il guiderdonch'io ricevetti: Vedi lagran mercè delmio gran merto:Vedise deve, peramare assai. Donna sperard'essere amata mai; 73Che questo ingrato,perfido e crudele, Della miafede ha presodubbio alfine: Venuto èin sospizion ch'ionon rivele Al lungoandar le fraudisue volpine. Ha finto,aedo che m'allontanoe cele Finché Tirae il furordel re decline. Voler mandarmiad un suoluogo forte; E mivolea mandar drittoalla morte:74 Che di secretoha commesso allaguida. Che come m' abbiain queste selvetratta, Per degno premiodi mia m'uccida. Così Tintenzion glivenia fatta, Se tunon eri appressoalle mia grida.Ve'come Amor benchi lui segue,tratta ! Così narrò Dalindaal paladino. Seguendo tuttavoltail lor cammino; 75 Acui fa sopraogni avventura grata Questa,daver trovata ladonzella C he giavea tatta l'istorianarrata Dcir iiinocenada diGinevra bella. £ 86sperato avea, qnandoaccusata Ancor fosse aragion, d'aiutar quella, Convia maggior baldanzaor viene inprova, Poi che evidentela calunnia trova. 76E verso lacittà di SantoAndrea, Dove era ilre con tuttala famiglia, E labattaglia singular dovea Esserdella querela dellafiglia, Andò Rinaldo quantoandar potea, Finché vicinogiunse a pochemiglia; Alla città vicinogiunse, dove Trovò unscudier eh' aveapiù fresche nuove:Stanza74. 77 Oh' un cavalieristrano era venato, Ch'a difender Ginevras' avea tolto, Con nonusate insegne esconosciuto, Perocché sempre ascosoandava molto; E che,dopo che v'era,ancor veduto Non gliavea alcuno aldiscoperto il volto; Eche '1 proprioscudier che gliservia Dicea giurando: Io nonso dir chisia. 78 Non cavalcaromolto, eh' allemura Si trovar dellaterra, e insu la porta. Dalinda andarpiù innanzi aveapaura; Pur va, poichéRinaldo la conforta. Laporta é chiusa;ed a chin'avea curi Rinaldo domandò:Questo ch'importa? E fuglidetto, Perché '1 popoltutto A veder labattaglia era riduttOj 79Che tra Larcanioe un cavalìeristrano Si £% nellaltro capo dellaterra, Ov' era unprato spazioso epiano; E che giàcominciata hanno lagaerra. Aperto fa alsignor di Montalhano; Etosto il portinardietro gli serra. Perla vota cittàRinaldo passa; Ma ladonzella al primoalbergo lassa: stanza 82. 82Rinaldo se neva tra gentee gente:Fassi farlargo il buondestrier Baiardo:Chi latempesta del suovenir sente, A darglivia non parzoppo tardo. Rinaldo vicompar sopra eminente, Eben rassembra ilfior d ognigagliardo; Poi si fermaall'incontro oye ilre siede; Ognun s'accostaper adir chechiede. 83 Rinaldo disseal re: Magno signore, Nonlasciar la battagliapiù segnire:Perchè diquesti dua qualunquemore, Sappi eh' a tortotu'l lasci morire. L'uncrede aver ragioneed è inerrore, E dice ilfalso e nonsa di mentire; Ma quelmedesmo error che'lsuo germano A morirtrasse, a luipon l'anne inmano:84 L'altro nonsa se s' abbiadritto o torto; Masol per gentilezzae per boutade Inpericol si èposto d'esser morto, Pernon lasciar morirtanta beltade. Io lasalute all' innocenzia porto, Portoil contrario achi usa falsitade. Ma, perDio, questa pugnaprima parti; Poi mi udienza aquel eh' ioto' narrartL 85 Fudall' autorità d'un uomsi degno, Come Rinaldogli parca alsembiante, Si mosso ilre, che dissee fece segno Chenon andasse più la pugnainnante; Al quale insiemeed ai barondel regno, E aicavalieri e all'altreturbe tante Rinaldo fé' l'ingannotutto espresso, Ch'avea orditoa Ginevra Polinesso. 80 Edice che sicuraivi si stia Finchéritomi a lei,che sarà tosto; Everso il campopoi ratto s'invia, Doveli dui guerrierdato e risposto Molto s'aveano,e davan tuttavia. Stava Lurcaniodi mal cordisposto Contra Ginevra; el'altro in suadifesa Ben sostenea lafavorita impresa. 86 Indis'offerse di volerprovare Coli' arme, eh'era ver queleh' avea detto. Chiamasi Polinesso;ed ei compare, Matutto conturbato nell'aspetto: Pur conaudacia cominciò anegare. Disse Rinaldo: Ornoi vedrem l'effetto. L'uno el'altro era armato,il campo fatto; Siche senza indugiarvengono al fatto. 81Sei cavalier conlor nello steccato Erano apiedi armati dicorazza, Col duca d'Albania,ch'era montato S'un possentecorsier di buonarazza. Come a gran contestabile, alui dato La guardiafu del campoe della piazza: Edi veder Ginevrain gran periglio Aveail cor lieto,ed orgoglioso ilciglio. 87 Oh quantoha il re,quanto ha ilsuo popol, caro CheGinevra a provars' abbi innocente ! Tutti hansperanza che Diomostri chiaro Ch'impudica eradetta ingiustamente. Crudel, superboe riputato avaro FuPolinesso, iniquo efraudolente; Si che adalcun miracolo nonfia Che l'inganno dalui tramato sia. 88Sta PolinesBo conIa feusda mesta, Ck)loor tremante econ illida guancia; Eal terzo snonmette la lanciain resta. Cosi Rinaldoinverso Ini silancia, Che, disioso difinir la festa, Miraa passargli ilpetto con lalancia:Né discorde aldisir segui l'effetto; Che mezzal'asta gii cacciònel petto. 89 Fisso neltronco lo trasportain terra Lontan dalsuo destrier più di seibraccia. Rinaldo smonta sabito,e gli afferra L'elmo, priache si lievi,e gli loslaccia:Ma qnel, chenon può farpiù troppa guerra Glidomanda mercè connmil faccia, E gliconfessa, udendo ilre e lacorte, La frande suache Tha conduttoa morte. 9Ò Nonfini il tutto,e in mezzola parola E lavoce e lavita T abbandona, nre, che liberatala figlinola Vede da morte eda fama nonbuona, Più s'allegra, gioiscee racconsola, Che, s' avendopèrduta la corona, Riporse la vedesseallora allora; Si cheRinaldo unicimente onora: 91E poi eh'al trar dell' elmoconosciuto L'ebbe, perch' altrevolte l'avea visto, Levòle mani aDio, che d'unaiuto Come era quel,gli avea siben provvisto. Queir altrocavalier che, sconosciuto, Soccorso aveaGinevra al casotristo, Ed armato perlei s' era condotto, Stato daparte era avedere il tutto. Stanza91. 92 Dal repregato fu didire il nome, 0di lasciarsi almenveder scoperto, Acciò da lui fossepremiato, come Di suabuona intenzion chiedevail merto. Quel, dopolunghi preghi, dallechiome Si levò relmo, e fé'palese e certo Quelche nell' altro Cantoho da seguire, Segrato vi sar&l'istoria udire. NO TB. St.2. V.1 Megeraò una delletre Farìe dellaMi tologia: etimologicameiite,importa odio, invidia. St.5. V.a TebeArgo, Micene, cittàgreche, in iàmi pervarie nebndezze commessevi,come il reciproco fratricidio diEteode e Polinice,la scellerata cenadi Atreo e Tieste,i parricicU diPenteo e diAtamante. l'assaasinio di Agamennone,e la stragedei loro mariti fkttadaUe DanaidL St. 7.V.8. Albania. Qoiper una regionedella Scozia (Albany) contitolo di Contea. St.9. V.34. "Verone, nn anditoscoperto per passare dastanza a stanza. St.18. V.5. Monte diSieiglia, ò l'Etna. St.50. V.25. Caseinadie, significa cosedisabitate. BesMOt nel terzoverso, equivale abuio di notte. St.60. V.3. Lastola era propriadelle matrone romane, main qnesto versointendesi generalmente per vestedonnesca. St. 73 V.3.Sospisione, cioè sospetto. St.76. y. 1.Sant'Andrea, St. Andrews,città già capitale dellaScozia, nella Ck>nteadi Fife. nitodi Ginevra, Ilio ilila in mogliee icrdonft aD" linda compiirjj dellacalunnia. Ruggiero èportato dnirip l'itffiifu jifUisola di Cicilia,ovo Astolfo, ctigiiiodi Bro4" mftiite, convprtìtoin mirto, ioioiisjglia r nonpsoire pi oltre. Rug|s:ifirovuole alloidauarsi dJlisola:diversi moAtii gli sioppaiiicnio indarno; mt%pt>i ale ane donzelle lo ditolf onodal Atio i)ropojtimento. Misr cliimal oprando mconfida rii'[ji,nor star debbiail maleficio occulto; Che,quando ogni altrotaccia i intornogrida L'aria e laterra i.tessa iaeli' è sepulto:EDio fa speiochel peccato guida Ilpeccator, poi elialcun di gliha indulto, Cile medesimo ena altruirichiesta., Inavvedutamentemanifesta. A?ea creduto it niiser Polìnesso Totalmente ildelitto suo coprirej Dal inda consapevoled'appresso Levanti 0 fiì, che sola tea dire:Eaceìungeudo il secondoal primo eccesso, Affrettò ilmal che poteadifferire, E potea differiree schivar forse Ma stesso spronando,a morir corse VI. 3E perde amicia un tempo,e vita, estate, E onor, chefa molto piùgrave danno. Dissi disopra, che faassai presto Il cavalierche ancor chisia non sanno. Alfinsi trasse Velmo, e 1yìso amato Scoperse, chepiù volte vedatohanno; E dimostrò comera Ariodante, Per tattaScozia lacrimato innante; 4Arì'odante, che Ginevrapianto Avea per morto,e '1 fratelpianto avea, Il re,la corte, ilpopol tutto quanto: Dital hontà, dital valor splendea. Adnnqae ilperegria mentir diquaato Dianzi di luinarrò, qaivi apparea; Efa pnr verche dal sassomarino Gittarsi in marlo vide acapo chino. 5 Ma(come avviene ann disperato spesso, Cheda lontan bramae disia lamorte, E r odiapoi che sela vede appresso, Tanto glipare il passoacerbo e forte) Arìodante, poich in marfu messo, Si pentidi morire: e comeforte E come destroe pii\ d'ognialtro ardito, Si messea nuoto, eritomossi al lito; 6E dispregiando enominanslo folle Il desireh' ebbe lasciar la vita, Simesse a camminarbagnato e molle, Ecapitò air osteld'nn eremita. Quivi secretamenteindugiar volle Tanto, che la novellaavesse udita, Se delca£o Ginevra sallegrasse, Oppur mesta epietosa ne restasse. 7Intese prima, cheper gran dolore Elhiera stata arischio di morire (Lafama andò diquesto in modofaore, Che ne fuin tutta V isola chedire):Contrario effetto a quel cheper errore Credea avervisto con suogran martire. Intese poicome Lurcanio avea FattaGinevra appresso ilpadre rea. 8 Centrail fratel d'iraminor non arse, Cheper Ginevra giàd amore ardesse; Chetroppo empio ecrudele atto gliparse, Ancora che perlui fatto Tavesse. Sentendo poi, cheper lei noncomparse Cavalier che difeadferla volesse (Che Lurcanio forte erae gagliardo, Ch ognund andargli centraavea riguardo; 9 Echi n' aveanotizia, il riputava Tanto discreto,e si saggioed accorto, Che senon fosse verquel che narrava, Nonsi porrebbe arischio di essermorto; Per questo la più partedubitava Di non pigliarquesta difesa atorto); Arìodante, dopo grandiscorsi, Pensò all'accusa delfratello opporsi. stanza 6. 10Ah lasso ! io non potrei,seco dicea, Sentir permia cagion perircortei:Troppo mia mortefora acerba e rea,Se innanzi ame morir vedessilei. Ella è purla mia donna e lamia Dea; Questa èla luce purdegli occhi miei: Convieneh' a drittoo a torto,per suo scampo Piglir impresa, eresti morto incampo. 11 So ch'iom'appiglio al torto;e al tortosia: E ne morrò; questo misconforta, Se non ch'ioso che perla morte mia Sibella donna ha da restarpoi morta. Un solconforto nel morirmi fia, Che, se'1 suo Polinessoamor le porta, Chiaramente vederavrà potuto Che nons'è mosso ancorper darle aiuto; 12E me, dietanto eepressamente ha Vedrà,per lei salyare,a morir giunto. Dimio fratello insieme,il quale acceso Tantofoco ha, vendicherommia un punto; Chio lo faròdoler poi che compreso n fineavrà del suocrudele assunto:Creduto vendicaravrà il germano, Egli avrà datomorte di suamano. 18 Concluso chebbe questo nelpensiero, Nuove arme ritrovò,nuovo cavallo; E sopravvestenere e scudonero Portò, fregiato acolor verdegiallo. Per avventurasi trovò unscudiero Ignoto in quelpaese, e menatohallo:E sconosciuto, comeho già narrato, S'appresentò contrail fratello armato. '>.è f >'stanza23. 14 Narrato v'ho come ileitto successe, Come fuconosciuto Arì'odante. Non minorgaudio nebbe ilre, ch avesse Della figliuolaliberata innante. Seco pensòche mai nonsi potesse Trovar unpiù fedele evero amante; Che, dopotanta ingiuria, ladifesa Di lei contrail fratel proprioavea presa. 15 Eper sua inclinazion(eh' assai Pamava), Eper li preghidi tutta lacorte, E di Rinaldoche più d'altriinstava, Della bella figliuolail fa consorte. Laduch*ea d'Albania, ch'aire tornava Dopo chePolinesso ebbe lamorte, In miglior tempodiscader non pnote, Poichéla dona allasua figlia indote. 16 Rhialdo perDalinda impetrò grana" Che se n'andò di tantoerrore esente; La qualper voto, eperchè molto sazia Eradel mondo, a Dio volsela mente. Monaca s' andòa render finin Dazia, E silevò di Scoziaimmantinente. Ma tempo èomai di ritrovarRuggiero, Che scorre ilciel su l'animaileggiero. 17 Benché Rnggiersia d'animo costante cangiato abbiail solito colore, Ionon gli vogliocreder che tremante Nonabbia dentro piùche foglia ilcore. Lasciato avea ilgran spazio distante Tutta l'Europa,ed era uscitofaore Per molto spazioil segno cheprescritto Avea già a' navigantiErcole invitto 18 QuelloIppogrifo, grande estrano aiigdlo . Lo portavia con talprestezza d'ale, Che lascieriadi lungo trattoquello Celer ministro delfulmineo strale. Non vaper l'aria altroanimai snello. Chedi velocità glifosse uguale:Credo ch'appenail tuono e la saetta Vengain terra dalciel con maggiorfretta. 19 Poi chel'augel trascorso ebbegran spazio Per lineadritta e senzamai piegarsi, Con largheruote, omai dell' ariasazio, Cominciò sopra unaisola a calarsi, Parea quella ove,dopo lango strazio Fardel suo amantee lungo alui celarsi, La vergineAretusa passò invano Disotto il marper cammin cieeoe strano. 20 Nonvide piùbel '1più giocondo Da tuttar aria ovele penne stese; Né,se tutto cercatoavesse il mondo, Vedriadi questo ilpiù gentil paese; Ove,dopo un girarsidi gran tondo, ConRuggier seco ilgrande augel discese. Culto pianuree delicati colli, Chiareacque, ombrose ripee prati molli. 21Vaghi boschetti disoavi allori, Di palmee d'amenissime mortelle. Cedri edaranci eh' aveanfrutti e fiorì Contesti invarie forme etutte belle, Facean riparoai fervidi calori De'giorni estivi conlo'r spesse ombrelle; Etra quei ramicon sicuri voli Cantandose ne gianoi rosignuoli. 22 Trale purpuree rosee i bianchigigli, Che tepida aurafreschi ognora serba, Siciiri sivedean lepri econigli, E cervi conla fronte alta esuperba, Senza temer ch'alcungli uccida opigli, Pascano o stiansiruminando Terba: Saltano idaini e icapri isnelli edestri, Glie sono incopia in queilochi campestri. 28 Comesi presso èPlppogrifoi terra, Ch' esserne può menperiglioso il salto, Buggier confretta dell' arcion sisferra, E si ritrovain su Ferbososmalto. Tuttavia in manle redine siserra, Che non vuolche'l destrier piùvada in altoj: Poilo lega nelmargine marino A unverde mirto inmezzo un lauroe un pino. Stanza42. 24 E quiviappresso, ove surgeauna fonte Cinta dicedri e difeconde palme, Pose loscudo, e Telmodalla fronte Si trasse,e disarmossi ambele palme; Ed oraalla marina edora al monte Volgeala faccia airaure fresche edalme, Che Talte cimecon mormorii lieti Fantremolar dei fÌEiggie degli abeti. 25Bagna talor nellachiara onda efresca L'asciutte labbra, econ la mandiguazza, Acciò che dellevene il caloresca Che gli haacceso il portardella corazza. Né maravigliaè già eh'ella gV incresca, Chenon è statoun far vedersiin piazza; Ma senzamai posar, d'armeguemito, Tremila miglia ognorcorrendo era ito. 26Qqìtì stando, ildestrier eh' ayealasciato Tra le imùdense frasche allafresca ombra, Per fùj si rivolta,spaventato Di non soche, che dentroal bosco adombra; E crollar siil mirto oveè legato, Che dellefrondi intorno ilpiò gV ingombra:Crollar fail mirto, efa cader lafoglia; Né succede peròche se nescioglia. 27 Come ceppotalor, che lemedoUe Rare e voteabbia, e postoal foco sia, Poi cheper gran calorqnell'aria molle Resta consantaeh' in mezzoV empia, Dentro risuona,e con strepitobolle Tanto che quelforor trovi lavia; Cosi mannara estride e sicorraccia Quel mirto offeso,e alfin aprela bnccia. 28 Ondecon mesta eflebil voce uscio Espedita echiarissima' fisivella, E disse: Setu sei cortesee pio, Come dimostrialla presenza bella, Lievaquesto animai dall' arbormio:Basti che '1mio mal propriomi flagella, Senza altrapena, senza altrodolore Ch'a tormentarmi ancorvenga di fùore. 29Al primo suondi quella vocetorse Ruggiero il viso,e subito levosse; E,poi eh' uscirdall' arbore s' accòrse,Stupefatto restò piùche mai fosse. Alevarne il destriersubito corse; E conle guancie divergogna rosse:Qual chetu sii, perdonami,dicea, 0 spirto umano,o boschereccia Dea. 30n non aversaputo che s'asconda Sotto ruvidascorza umano spirto, M'ha lasciato turbarla bella fronda, Efar ingiuria altuo vivace mirto: Manon restar però,che non risponda Chitu ti sia,ch'in corpo orridoed irto. Con vocee razionale animavivi; Se da grandineil del sempreti schivi. 31 Esora o maipotrò questo dispetto Conalcun beneficio compensarte, Per quellabella donna tiprometto. Quella che dime tien lamigliorparte, Ch' io faròcon parole econ effetto, Ch'avrai giustacagion di melodarte. Come Ruggiero alsuo parlar findiede, Tremò quel mirtodalla cima alpiede. 32 Poi aivide sudar super ì\ soorza, Comelegno dal boscoallora tratto, Che delfoco venir sentela forza, Poscia eh'invano ogni ripargli ha fatto; Ecominciò: Tua cortesiami sforza A discoprirtiin un meiesmotratto Ch' io fossiprima, e chiconverso m' agg:ia Inquesto mirto insu l'amena spiaggia. 33n nome miofu Astolfo; epaladino Era di Francia,assai temuto inguerra; D'Orlanio e diRinaldo era cugino, Lacui fama alcuntonnine non serra; Esi spettava ame tutto ildonano, Dopo il miopadre Oton, dell'Inlterra:Leggiadro ebel fui si,che di meaccesi Più d'ona donna;e alfin mesolo offesi. 34 Ritornandoio da quelleisole estreme Che dalevante il marLidico lava, Dove Rinaldoed alcun' altri insieme Mecofnr chiusi inparte oscura ecava, Ed onde liberatile supreme Forze n'avean del cavalierdi Brava; Vèr ponenteio venia lungola sabbia Che delsettentrion sente larabbia. 35 E comela via nostra,e il durae fello Destin citrasse, uscimmo unamattina Sopra la bellaspiaga, ove uncastello Siede sol mardella possente Alcina. Trovammo leieh' uscita era diquello, E stava solain ripa allamarina; E senza retee senza amotraea Tutti li pescial lito, chevolea. 36 Veloci vicorrevano i delfini, Vivenia a boccaaperta il grossotonno; I capidogli coivecchi marini Vengon turbatidal lor pigrosonno; Muli, salpe, salmonie coracini Nuotano aschiere in piùfretta che ponno; Pistrici, fisiteri,orche e balene Escondal mar conmostruose schiene. 37 Veggiamouna balena, lamaggiore Che mai pertatto il marveduta fosse; Undeci passie più dimostrafùore Dell'onde salse lespajlaece grosse. Caschiamo tuttiinsieme in unoerrore: Perch' era fermae che mainon si scosse . Ch'ella siauna isoletta cicredemo; Cosi distante hal'un dall' altro estremo. 38Alcina i pesciascir facea deiracque Con semplici parolee pori incanti. Conla fetta MorganaAlcina nacqne, Io nonso dir s'aun parto, odopo o innantì Gnardommi Alcina;e subito lepiacque L'aspetto mio, comemostrò ai sembianti; £pensò con astuziae con ingegno Tonniai compagni; eriusci il disegno. 39Ci venne incontracon allegra faccia, Conmodi granosi eriverenti; E disse:Cavalier, quando vipiaccia Far oggi mecoi vostri alloggiamenti, Io vifSeurò veder, nellamia caccia, Di tuttii pesci sortidifferenti: Chi scaglioso, chimolle, e chicol pelo; E saranpiù che nonha stelle ilcielo. 40 E volendovedere una Sirena Checol suo dolcecanto accheta ilmare. Passiam di quifin su quell altraarena, Dove a quest'orasuol sempre tornare: Eci mostrò quellamaggior balena Che, comeio dissi, unaisoletta pare. Io, chesempre fui troppo(e me n'incresce) Volonteroso, andai sopraquel pesce. 41 Rinaldom'accennava, e similmente Dndon, eh' io nonv andassi; epoco valse. La fataAlcina con facciaridente, Lasciando gli altridna, dietro misalse. La balena, all'ufficiodiligente, Nuotando se n'andò per l'ondesalse. Di mia sciocchezzatosto fui pentito; Matroppo mi trovailungi dal lito. 42Rinaldo si cacciònell'acqua a nuoto Peraiutarmi, e quasisi sommerse, Perchè levossiun furioso Noto Ched'ombra il cieloe '1 pelagocoperse. Qael che dilui segui poi,non m' è noto. Alcinaa confortarmi siconverse; E quel ditutto e lanotte che venne, Sopraquel mostro inmezzo il marmi tenne: 43 Finchévenimmo a questaisola bella. Di cuigran parte Alcinane possiede, E rha usurpata aduna sua sorella Che'lpadre già lasciòdel tutto erede, Perchèsola legittima aveaquella; E (come alcunnotizia me nediede, Che pienamente instruttoera di questo)Sonoquest'altre due nated'incesto: 44 E comesono inique escellerate,E piene d'ognivizio infame ebrutto; Cosi quella, vivendoin castitate, Posto hanelle virtuti ilsuo cor tutto. Centralei queste dueson congiurate; E giàpiù d'uno esercitohanno instrutto Per cacciarladell'isola, e in più volte Piùdi cento castellal'hanno tolte: 45 ci terrebbe ormaispanna di terra, Colei,che Logistilla ènominata, Se non chequinci un golfoil passo serra, Equindi una montagnainabitata; Si come tienla Scozia el'Inghilterra n monte ela riviera, separata: Néperò Alcina Morgana resta, Che nonle voglia torciò che leresta. 46 Perchè divizii è questacoppia rea, Odia coleiperch' è pudicae santa. Ma pertornare a quelch'io ti dicea, Eseguir poi com'io divenni pianta, Alcina ingran delizie mitenea, E del mioamore ardeva tuttaquanta; Né minor fiammanel mio coreaccese H veder leid bella esi cortese. 47 Iomi godea ledelicate membra: Pareami averqui tutto ilben raccolto, Che fra' mortaliin più partisi smembra, A chipiù ed achi meno, ea nessun molto; Nédi Francia d'altTo mi rimembra; Stavami semprea contemplar quelvolto: Ogni pensiero, ognimio bel disegno Inlei finia, passava oltre ilsegno.. 48 Io dalei altrettanto erao più amato:Alcinapiù non sicurava d'altri:Ella ognialtro suo amanteavea lasciato; Ch' innanzia me bence ne fur degli altri. Meconsiglier, me aveadi e nottea lato; E me fé'quel checomandava agli altri: Ame credeva, ame si riportava; Nénotte o dicon altri maiparlava. 49 Deh ! perchèvo le miepiaghe toccando, Senza speranzapoi di medicina? Perchè l'avutoben vo rimembrando, Quand'io patiscoestrema disciplina? Quando credead'esser felice, equando Credea ch'amar piùmi dovesse Alcina, Ilcor che m'aveadato si ritolse, Ead altro nuovoamor tutta sivolse. 76 50 Ck)nobbi tardiil suo mobilingegno, Usato amare edisamare a nnponto. Non era statooltre a duomesi in regno, Ch'unnuoTO amante alloco mio fiiassunto. Da cacciommila fata consdegno, E dalla graziasna m ebbedisgiunto:E seppi poi,che tratti asimil porto Ayea milP altriamanti, e tuttia torto.61 Eperchè essi nonvadano pel mondo Dilei narrando lavita lasciva, Chi quachi perlo terren fecondo Limuta, altri inabete, altri inoliva, Altri in palma,altri in cedro,altri secondo Che vedime, sa questaverde riva; Altri inliquido fonte, alcuniin fera, Come piùaggrada a quellafìtta altiera. stanza 61. 52Or tu chesei per nonusata via, Signor, venutoall' isola fatale, Acciò ch'alcunoamante per te siaConverso in pietrao in onda,o fatto tale; Avraid'Alcina scettro esignoria, E sarai lietosopra ogni mortale: Macerto sii digiunger tosto alpasso D'entrar o infera o infonte o inlegno o insasso. 53 Io ten'ho dato volentieriavvisa: Non eh' io mi credache debbia giovarte; Purmeglio fia chenon vadi improvviso, Ede' costumi suoi tu sappiaparte; Che forse, come è differenteil viso, É differenteancor l'ingegno el'arte. Tu saprai forseriparar al danno; Quelche saputo mill'altrinon hanno. 54 Buggier,che conosciuto aveaper fama Ch' Astolfoalla sua donnacugin era, Si dolseassai che insteril pianta egrama Mutato avesse lasembianza vera: E peramor di quellache tanto ama, (Purchésaputo avesse inche maniera) Gli avriafatto servizio; maaiutarlo Li altro non potea, eh'in confortarlo. 55 Lo fé' almeglio che seppe;e domandoli! Poi sevia e' era,eh' al regnoguidassi Di Logistilla, 0per piano oper colli, Si cheper quel d'Alcinanon andassi. Che benve n' eraun' altra, ritomolli L'arbore adir, ma pienad'aspri sassi, S' andando unpoco innanzi allaman destra, Salisse ilpoggio invér lacima alpestra:stanza 7& 56Ma che nonpensi già chesegair possa n suocammin per quellastrada troppo: Incontro avràdi gente ardita,grossa E fiera compagnia,con doro intoppo, Alcina Teli tien permura e fossa Achi volesse uscirfuor del suogroppo. Ruggier quel mirtoringraziò del tutto, Poida lui siparti dotto edinstrutto. 57 Venne alcavallo, e lodisciolse e prese Perle redine, edietro se lotrasse; Né, come feceprima, più F ascese, Perchè malgrado suo nonlo portasse. Seco pensavacome nel paese DiLogistilla a salvamentoandasse. Era disposto efermo usar ogniopra, Che non gliavesse imperio Alcinasopra. 58 Pensò dirimontar sul suo cavallo, Eper r ariaspronarlo a nuovocorso:Ma duhitò difar poi maggiorfallo; Che troppo malquel gli ubbidivaal morso. Io passeròper forza, s' ionon fallo, Dicea trasé; ma vanoera il discorso. Nonfti duo miglialungi alla marina, Chela bella cittàvide d'Alcina. 59 Lontansi vide unamuraglia lunga, Che giraintomo, e granpaese serra; E parche la suaaltezza al eleis aggiunga. E d'orosia dall' alta cimaa terra. Alcun dalmio parer quisi dilunga, E diceeh' eli' éalchimia; e forseeh' erra, Ed ancoforse meglio dime intende:A mepar oro, poiche si risplendé. 60Come fu pressoalle si ricchemura, Che'l mondo altrenon ha dellalor sorte, Lasciò lastrada che, perla pianura, Ampia ediritta andava allegran porte; Ed aman destra, aquella più sicura, Ch'al monte già,piegossi il gnerrierforte:Ma tosto ritrovòl'iniqua frotta, Dal cuifdror gli futurbata e rotta. 61Non fu vedutamai più stranatorma, Più mostruosi voltie peggio fatti; Alcundal collo ingiù d'uomini hanforma, Col viso altridi scinde, altridi gatti; Stampano alcuncon pie caprigniV orma; Alcuni soncentauri agili edatti; Son giovani impudentie vecchi stolti. Chinudi, e chidi strane pelliinvolti:62 Chi senzafreno in a' undestrìer galoppa, Chi lentova con l'asinoo col bue; Altrisalisce ad uncentauro in groppa; Struzzoli moltihan sotto, aquilee grue:Ponsi altria bocca ilcorno, altri lacoppa: Chi femmina echi maschio, e"chi amendue, Chi portauncino e chiscala di corda, Chipai di ferroe chi unalima sorda. 63 Diquesti il capitanosi vedea Aver gonfiatoil ventre, e'Iviso grasso; n qualsu una testugginesedea. Che con grantardità mutava ilpasso, Avea di quae di chi lo reggea. Perché egliera ebbro etenea il cigliobasso:Altri la frontegli asciugava eil mento. Altri ipanni scuotea perfargli vento. stanza 63. 64Un eh' avea umanaforma i piedie'I ventre, E colloavea di cane,orecchie e testa. CentraRuggiero abbaia, acciòch'egli entre Nella bellacittà ch'addietro resta. Rispose ilcavalier: Noi farò, mentre Avràforza la mandi regger questi. (Egli mostra laspada, di cuivolta Avea r aguzzapunta alla suavolta). 65 Quel mostrolui ferir vuold'una lancia; Ma Ruggierpresto se gliavventa addosso:Una stoccatagli trasse allapancia, E la fé' unpalmo riuscir peldosso. Lo scudo imbraccia,e qua e si lancia; Mal'inimico stuolo étroppo grosso. L'un quinciil punge, el'altro quindi afferra: Eglis'arrosta e falor aspra guerra. 66L un sina clenti, eV altro sinal petto Partendo ya quella iniquarazza; Ch'alia sua spadanon s'oppone elmetto, Nòscudo . panzìera, corazza:Ma datutte le partié cosi astretto, Chebisogno sarìa, pertrovar piazza E tenerda largoil popol reo, D'averpiù braccia eman che Briareo. 9L'una e l'altrasedea s' un liocorno. Candido piùche candido annellino; L'una el'altra era bella,e di si adonioAbito, emodo tanto pellegrino, Che all'nom,guardando e contemplandointormo. Bisognerebbe aver occhiodivino Per far di lor giudizio;e tal sarìa Beltà(s' avesse corpo), eLeggiadria. stanza 64. 67 Sedi scoprire avesseavuto avviso Lo scudoche già fudel necromante; Io dicoquel eh' abbarbagliavail viso, Quel eh' all'arcione avealasciato Atlante; Subito avriaquei brutto stuolconquiso, E fattosel cadercieco davante: E forseben che disprezzòquel modo. Perché virtudeusar volse, enon frodo. 70 L'unae l'altra n'andòdove nel prato Ruggiero éoppresso dallo stuolvillano. Tutta la turbasi levò dalato; E quelle alcavalier porser lamano, Che tìnto inviso di colorrosato, Le donne ringraziòdell'atto umano; E fiicontento, compiacendo loro, Diritornarsi a quellaporta d'oro. 71 L' adornamento ches'aggira sopra La bellaporta, e sporgeun poco avante, Partenon ha chetutta non sicopra Delle più raregemme di Levante. Daquattro parti siriposa sopra Grosse colonned'integro diamante. 0 vero 0 falsoeh' all' occhio risponda, Noné cosa più'bellao più gioconda. Stansa06. 68 Sìaquel che può,piuttosto vuol morire, Cherendersi prigione asi vii gente. Eccotiintanto dalla portauscire Del muro, ch'iodicea d'oro lucente. Duegiovani ch'ai gestied al vestire Nonèran da stimarnate umilmente, Né dapastor nutrite condisagi, Ma Ara deliziedi real palagi. 72Su per lasoglia e fuorper le colonne Corron scherzandolascive donzelle, Che, sei rispetti debitialle donne Servasser più,sarian forse piùbelle. Tutte vestite erandi verdi gonne, Ecoronate di frondinovelle. Queste, con molteofferte e conbuon viso, Ruggier feceroentrar nel paradiso: Td Chesi pnò bencosi nomar quelloco, Ove mi credoche nascesse Amore. Nonyi si stase non indanza e ingiuoco, £ tutte infesta vi sispendon V ore:Pensiercanuto molto poco Si puòquivi albergare inalcun core: Non enthiquivi disagio inopia, Ila vi staognor col cornopien la Copia. 74Qui, dove conserena e lietafronte Par cb' ognorrida il graziosoaprile, Qioveni e donneson: qual presso afonte Canta con dolcee dilettoso stile; Quald'un arbore alPombra,e qual d'unmonte, 0 giuoca, 0danza o &cosa non vile; Equal, lungi daglialtri, a un suo fedele DÌ!"cuopre l'amorosesue querele. btanza 74. 75Per le cimedei pini edogli allori, Degli altifa*ggi e dcgl' irsutiabeti, Yolan scherzando i pargolettiA morì; Di iorvittorie altri godendolieti, Altri pigliando asaettare i cori Lamira quindi, altritendendo reti:Chi tempradardi ad unruscei più basso, £chi gli aguzzaad un volubìlscisso. AaiosTO. 76 Quivi aRuggier un grancorsìer dato, Forte,gagliurdo, e tuttodi pel sauro, Ch'avea ilbel guemimento ricamato Dipreziose gemme edi fin auro; Efu lasciato inguardia quello alato. Quelche solca ubbidireal vecchio Mauro, Aun giovene chedietro lo menassi Albuon Ruggier conmeu fr eitosi passi. 77 Quelledue belle giovaniamorose Ch' avean Ruggierdall' empio stuol difeso, Dairempio stuol chedianzi se glioppose Su quel camminch'avea a mandestra preso, Gli dissero:Signor, le virtuose Opere vostreche già abbiamointeso, Ne fon ardite, che l'aiutovostro Vi chiederemo a beneficionostro. 79 Oltre chesempre ci turbiil cammino, Che liberosaria se nonfoss'ella, Spesso correndo pertutto il giardino, Vadisturbando or questacosa or quella. Sappiate chedel popolo assassino Chevi assali fuordella porta bella, Moltisuoi figli Bon,tutti segnaci, Empii, com'ella, inospiti elapad. 78 Noi troveremtra via tostouna lama, Che fadue parti diquesta pianura. Una crudel,che ErifiUa sichiama, Difende il ponte,e sforza einganna e fura Chiunqueandar nell' altra ripabrama; Ed ella ègigantcssa di statura; Lidenti ha lunghie velenoso ilmorso, Acute Pugne egraffia come unorso. 80 Ruggier rispose:Non ch'una battalia. Maper voi saròpronto a famecento. Di mia persona,in tutto quelche vaglia, Fatene voisecondo il vostrointento:Che la cagioneh' io vesto piastrae maglia, Non èper guadagnar terre argento, Ma solper fame beneficioaltrui; Tanto più abelle donne comevui. 81 Le donnemolte grazie riferirò Degne d'uncavalier come quell'era: Ecosì ragionando, neveniro Dove videro ilponte e lariviera; E di smeraldoornata e dizaffiro Sull'arme d'or, viderla donna altiera. Madir nell'altro Cantodifferisco, Come Ruggier conlei si posea risco. NOTE. St. 1.V.(\. Indulto valea dire conceduto. St. 13,V.4. Il coloreverdegiallo rassomiglia quello dellafoglia appassita; elo adottavano icavalieri d'al lora, a dimostrarel'animo afflitto dagagliarda pertar h:izione.St. 13.V.5. La Daziao Dacia comprendevaan ticamente laTransilvania, la Moldavia,la Valacchia, H Serviae parte deWUngheria. St. 17. V.68.Aveva Ruggiero oltrepassatodi molto lo strettodi Gibilterra, sucui (secondo lafavola) in dicò Ercole perlimite alla navigazionedue promontorj. St. 19.V.38. L'isola paragonatacon quella a cuialludono gli altriversi, è l'isolettaOrtigia, una delle cinqueparti onde componevasiSiracusa, e lasola in oggi acui quella cittàsi ristringe. Lamitologica ninfa Aretusa, perseguitatadal fiume Alfeo,fu convertita in fonte;e condottasi perviesottomarine in Ortigia,sem pre inseguita dairindiscreto amatore, fucolà da questi raggiunta. St. 33.V.10 Il contoche Astolfo di stesso òrelativo alla genealogiadegli eroi romanzeschiripor tata dal Ferrariq, ovedicesi che Bernardodi Chiara valle ebbeper figli Amonepadre di Rinaldo,Bnovo d'Agre monte padredi A Miglerò,diMalagigi e diViviano, per sonaggi di elipiù oltre, eOttone re d'inghiltenna, onde nacqueAstolfo. St. 34. V.12L'isole del mareIndiano, che il Bojardo chiama "Isole Lontane r>signoreggiate da Mono dante. Ivi. V.6.Cavallier di Brava,è Orlando. St. 36.V.37. Enormi cetaceisono i capidogli,le orche e ifìsiteri, così dettiquesti ultimi, amotivo di uno sfiatatoioche hanno incima al muso,d'onde sca gliano in ariale onde; ivecchi marini corrispondono alle focheo vitelli dimare; ì mulio muli', sonole triglie, fra lequali se neincontrono di grossissime;le salpe o spari,rassomigliano alle orate;i coraeini, al trimenti condoli, hannotal nome dall'esserneri a guisa dicor\ i; ei pistrici opisteri, hanno latesta armata di unalunga sega ossea. St.44. v.6. Hannoinstrutto, cioi, hannoordinato. St. 45. V.2.Alcina (secondo ilBojardo) simbolo della vitavoluttuosa. Morgana, fata,sorella del re Arturoe della Donnadel Lago; simbolo(per il Bo Jardo)della potenza edella ricchezza. L'Aiiosto,per compiere l'allegoria, aggiunseLogistilla, che, anchecol nome fatto evidentementedal greco logoSjmostra esser simbolo dellaragione e dellavirtù. Fa sorelleAlciiia, Morgana e Logistilla,perchè cosi lepassioni come le ragioniprovengono dalla umananatura. Ivi. V.56. Imonti Cheviot dividonola Scozia dal l'Inghilterra, diramandosi nellaparte settentrionale del l'una enella meridionale dell'altra.E il fiumeTweed, che appaitiene allaScozia, nella parteinferiore del suo corso,continua la divisione,ed entra nelmare del Nord. St.51. y. 1.è la notastoria della ammalianteCirce omerica. Senonchè, Circocangia la formaumana in forma bestiale; Alcinatoglie anche lanimalità,e fa scendere Anoall'ultimo grado dellascala degli esseri. St.6j. V.8. Arrostarsi,vale volgersi inforno. St.63. V.8. Secondoi mitologi, ilgigante Briareo aveva centobraccia. St. 69. v.12.Il liocorno èanimale favoloso che sifigura come uncavallo con un corno infronte: è preso come emblemadella purità. St. 75.V.8. VolnbiC sasso,ossia ruota. St. 76.V.6. Il ticchioMauro, cioè ilmago At lante. St. 78.V.13. Lama, valea dire fossapalustre. Il nome Erifillao Eri/ile spiegada l'animoavaro e turbolento dellagigantessa, e rammentala moglie di Anflarao,che per unacollana d'oro tradiil marito. St. 81.V.1. Riferir grazie,lo stesso cheringra ziare. Stanza 1. diiì Un uMLti.'arriva al piltv/u A]i;!ÌiLii| seile ìn IK'i'tlutuinfiitéi "rituiuiH ne irisola. Biidamante, noQaTrD!> ikotLiff di lui,i:eìT.ì. di MtdiNii.la iiic*ntra eLe rttfl' mat;ii:o i hedevi' aervite aiini>i>dr" ÌJHnulesiroìdell sedei triee AUiiia.Cipn utieiLti Mirliiiiiafti poi tuneiriAol&, tiVrgLakTa'iijitJi nigiuiitì dilUggieio, il qualiisi aecijig(c) a 1il pcrjeioluo moggioni o. (hi valuiirati lUilla suapatria, vede Cuse daquel che giàeredea, loutane; t'hc uAiraiulyle|kìÌ non se gli eresìe, Estimato hugi arilo nerimne: Che '1 fciucoYuìgo uou glivuol dar fede, SeTìon iti veilee toci!a chiaree ilane, I\r questoio so cheIMnefperienxa Farà al mìocfluto dar pocacredenza. loca 0 mi 'Itai.h'io if abbianon bisogna Chio pongamente al valgosciocco e ignaro. Avoi so benche non parràmenzogna, Che '1 lumedel discorso Avetechiaro; £d a voisoli ogni miointento agogna Che'i frattosia di miefatiche caro. Io vilasciai cheU pontee la riviera Vider, che'n guardia aveaErifilla altiera. VII. 3 Quell'eraarmaU del piùfin metallo Ch aveandi più colorgemme distinto:Rnbin vermiglio,crisolito giallo, Verde smeraldo,con flavo iacinto. Eramontata, ma nona cavallo; Invece aveadi qaello unlapo spinto: Spinto aveaun lupo ovesi passa ilfinme, Con ricca sellafuor d ognicostume. 4 Non credoeh' un si grandeApulia n'abbia: Egli eragrosso ed altopiù d'un bue. Confren spumar nongli facea lelabbia; Né so comelo regga avoglie sue. La sopravestadi color disabbia Su l'arme aveala maledetta lue: Era,fuorché '1 color, diquella sorte Ch'i vescovie i prelatiusano in corte. 5Ed avea nelloscudo e sulcimiero Una gonfiata evelenosa botta. Le donnela mostraro alcavaliere, Di qua dalponte per giostrarridotta, E fargli scorno,e rompergli '1 sentiero. Come adalcuni usata eratalotta. Ella a Ruggier,che tomi addietro,grida: Quel piglia un'asta,e la minacciae sfida. 6 Nonmen la gigantessaardita e presta Spronail gran lupo,e nell' arcion siserra:E pon lalancia a mezzoil corso inresta, E fa tremarnel suo venirla terra. Ma pursul prato alfiero incontro resta; Chesotto l'elmo ilbuon Ruggier l'afferra, Edell'arcion con talfuror la caccia. Chela riporta indietrooltra sei braccia. 7E già, trattala spada eh'avea cinta, Venia alevarne la testasuperba; E ben lopotea fiir; checome estinta Erifilla giaccatra' fiori el'erba. Ma le donnegridar: Basti siavinta. Senza pigliarne altravendetta acerba. Ripon, cortesecavalier, la spada; Passiamo ilponte, e suitiamla strada. 8 Alquantomalagevole ed aspretta Permezzo un boscopresero la via; Che,oltra che sassosafosse e stretta. Quasi sudritta alla collinagià. Ma poi chefuro ascesi insu la vetta, Usciròin spaziosa prateria, Dove ilpiù bel palazzoe 1 piùgiocondo Vider, che maifosse veduto almondo. 9 La bellaAldna venne unpezzo innante Verso Ruggierfuor delle primeporte, E lo raccolsein signoril sembiante, Inmezzo bella edonorata corte. Da tuttigli altri tantoonore e tante Riverenzie furfatte al guerrierforte, Che non nepotrian far più,se tra loro FosseDio sceso dalsuperno coro. Stanza 4. 10Non tanto ilbel palazzo eraeccellente, Perché vincesse ognialtro di ricchezza. Quanto eh' aveala più piacevolgent" Che fosse almondo, e dipiù gentilezza. Poco eral'un dall' altro differente Edi fiorita etadee di bellezza. Sola ditutti Aldna erapiù bella, Si com'é bello il Sol piùd'ogni stella. 11 Dipersona era tantoben formata, Qoanto me fingerean pittori industri, Conbionda cbioma lungaed annodata; Oro non è cbepiù risplenda elustri. Spargeasi per laguancia delicata Misto colordi rose edi ligustri: Di tersoavorio era lafronte lieta, Che lospazio finia congiusta meta. 12 Sottoduo negri esottilissimi archi Son duonegri occhi, anziduo chiari Soli, Pietosia riguardare, amover parchi; Intorno cuipar eh' Amorscherzi e voli, Ech'indi tutta lafaretra scarchi, E chevisibilmente i coriinvoli: Quindi il nasoper mezzo ilviso scende, Che nontrova V invidiaove V emende. 13Sotto quel sta,quasi fra duevallette, La bocca sparsadi natio cinabro:Quividue filze sondi perle elette, Chechiude ed apreun bello edolce labro; Quindi esconle cortesi parolette Darender molle ognicor rozzo escabro; Quivi si formaquel suave riso, Ch'aprea sua postain terra ilparadiso. 14 Bianca neveè il bel collo, elpetto latte: Il colloè tondo, ilpetto colmo elargo. Due pome acerbe,e pur d' avoriofette, Vengono e van,com' onda alprimo margo, Quando piacevoleaura il marcombatte: Non potria l'altreparti veder Argo:Bensi può giudicarche corrisponde A quelchiappar di fuorquel che s'asconde. 15Mostran le bracciasua misura giusta; Ela candida manspesso si vede Lunghetta alquantoe di larghezzaangusta, Dove nodoappar, venaeccede. Si vede alfindella persona augusta Ilbreve, asciutto eritondetto piede. Gli angelicisembianti nati incielo Non si ponnocelar sotto alcunvelo. 16 Avea inogni sua parteun laccio teso, 0parli 0 ridao canti opasso mova: Né maravigliaè se Ruggiern'é preso, Poiché tantobenigna se latrova. Quel che dilei già aveadal mirto inteso, Com'èperfida e ria,poco gli giova; Ch'inganno otradimento non gli è avvi.so Chepossa star consi soave riso.17Anzi pur credervuol, che dacostei Fosse converso Astolfoin su l'arena Perli suoi portamentiingrati e rei, Esia degno diquesta e dipiù pena:E tuttoquel eh' uditoavea di lei, Stimaesser falso; eche vendetta mena, Emena astio edinvidia quel dolente Alei biasmare, eche del tuttomente. 18 La belladonna che cotantoamava, Novellamente gli èdal cor partita; Cheper incanto Alcinagli lo lava D' ogniantica amorosa suaferita; E di sola e delsuo amor lograva, E in quelloessa riman solasculpita: S che scusaril buon Ruggiersi deve, Se simostrò quivi incostantee lieve. 19 Aquella mensa citare,arpe e lire, Ediversi altri dilettevolsnoni Faceano intomo l'ariatintinnire D'armonia dolce edi concenti buoni. Nonvi mancava chi,cantando, dire D'amor sapessegaudii e passioni, 0con invenzioni epoesie Rappresentasse grate fantasie. 20Qual mensa trionfantee suntuosa Di qualsivogliasuccessor Nino, 0qual mai tantocelebre e famosa DiCleopatra al vincitorlatino, Potria a questaesser par, chel'amorosa Fata avea postainnanzi al paladino?Talnon cred' io che s'apparecchi dove Ministra Ganimedeal sommo Giove. 21Tolte che furle mense e le vivande, Facean, sedendoin cerchio, ungiuoco lieto, Che nell' orecchio l'unl'altro domande, Come piùpiace lor, qualchesecreto; Il che agliamanti fu comodogrande Di scoprir l'amorlor senza divieto; Efuron lor conclusioniestreme Di ritrovarsi quellanotte insieme. 22 Finirquel giuoco tosto,e molto innanzi Chenon solea dentro esser costume. Contorchi allora ipaggi entrati innanzi, Letenebre cacciar conmolto lume. Tra bellacompagnia dietro edinanzi Andò Ruggiero aritrovar le piume Inun' adorna efresca cameretta, Per lamiglior di tuttel'altre eletta. 23 Epoi che diconfetti e dibuon vini Di Buovofatti far debitiinviti, E partir glialtri riverenti echini, Ed alle stanzelor tatti soniti; Ruggiero enttò ne' profumatilini Che pareano diman d'Aracne usciti, Tenendo tuttaviaV orecchie attente S' ancor venirla bella donnasente. 24 Ad ognipiccol moto ehegli udiva, Sperando chefosse ella, ilcapo alzava; Sentir creJeasi,e spesso nonsentiva; Poi del suoerrore accorto sospirava. Talvolta nsciadal letto, e V uscioapriva:Guatava fuori, enulla vi trovava:Emaledi ben millevolte Fora Che £Eiceaal trapassar tantadimora. 25 Tra dicea sovente: Orsi parte ella; Ecominciava a noverarei passi Ch' esserpotean dalla suastanza a quella, Dondeaspettando sta cheAlcina passi. E questied altri, primache la bella Donnavi sia, vanidisegni fassi. Teme diqualche impedimento spesso, Chetra il fruttoe la man non glisia messo. 26 Alcina,poi eh' a preziosi odori Dopogran spazio posealcuna meta, Venuto iltempo che piùnon dimori, Ormai eh' in casaera ogni cosacheta, Della camera suasola usci fuori; Btacita n'andò pervia secreta Dove aRuggiero avean timoree speme Gran pezzointomo al corpugnato insieme. 27 Comesi vide ilsuccessor d'Astolfo Sopra apparirquelle ridenti stelle, Comeabbia nelle veneacceso zolfo, Non parche capir possa nellapelle. Or s'no agli cechiben nuota nelgolfo Delle delizie edelle cose belle: Saltadel' letto, e inbraccio la raccoglie, Népuò tanto aspettarch'ella si spoglie; 28Benché gonna faldiglia avesse; Chevenne avvolta in un leggierzendado Che sopra unacamicia ella simesse, Bianca e suttilnel più eccellentegrado. Come Ruggiero abbracciòlei, gli cesse Ilmanto; e restòil vel snttilee rado, Che noncopria dinanzi di dietro, Più chele rose oi gigli unchiaro vetro. 29 Noncosi strettamente ederaprema Pianta ove intornoabbarbicata s'abbia, Come sistringon li du' amantiinsieme, Cogliendo dello spirtoin su lelabbia Suave fior, qualnon produce seme Indo0 sabeo nell' odoratasabbia. Del gran piacereh' avein, lordicer tocca, Che spessoavean più d'unalingua in bocca. 30Queste cose dentro eran secrete; 0Be pur nonsecrete, almen taciute; Cheraro fu tenerle labbra chete Biasmoad alcun, maben spessD virtute. Tutte profferteei accoglienze liete Fannoa Ruggier quellepersone astute: Ognun loreverisce e segli inchina; Che cosivuol l'innamorata Alcina. 31Non é dilettoalcun che difuor reste; Che tuttison nell'amorosa stanza: Edue e trevolte il dimutano veste, Fatte orad una orad un'altra usanza. Spesso inconviti, e semprestanno in ite, In giostre, inlotte, in scene,in bagno, indanza; Or presso aifonti, all' ombre de'poggetti, Leggon d'antiqui gliamorosi detti. 32 Orper l'ombrose vallie lieti colli Vannocacciando le pauroselepri; Or con sagacicani i fa*gianfolli Con strepito uscirfen di stoppiee vepri; Or a'tordi lacciuoli, orveschi molli Tendon tragli odoriferi ginepri; Orcon ami inescatied or conreti Turbano a' pesci igrati lor secreti. 33Stava Ruggiero intanta gioia efesta. Mentre Carlo intravaglio ed Agramante, Dicui l'istoria ionon vorrei perquesta Porre in obblio, lasciar Bradamante, Che contravaglio e conpena molesta Pianse piùgiorni il disiatoamante, Ch'avea per stradedisusate e nuove Vedutoportar via, sapea dove. 34 Dicostei prima chedegli altri dico, Chemolti giorni andòcercando invano Pei boschiombrosi e perlo campo aprico. Perville, per città,per monte epiano; Né mii potèsaper del caroamico, Che di tantointervallo era lontano. Nell'oste saracinspesso venia. Né maidel suo Ruggierritrovò spia. SUnza 19. 35Ogni di nedemanda a piùdi cento, Né alcunle ne samai render ragioni. D'alloggiamento vain alloggiamento, Cercandone etrabacche e padiglioni: £lo pnò far;che senza impedimento Passa tracavalieri e trapedoni, Mercè all'anel chefuor d'ogni umanuso La fa si)arìrquando V èin bocca chiusD. 36 pnò creder vuol chemorto sia; Perchè disi grande uomTalti mina Daironde idaspeudita si saria Findove il Solea riposar declina. Nonsa dir immaginar chevia Far possa oin cielo oin terra; e pur mesc'iina Lova cercando, e per compagnimena Sospiri e piantied ogni ac3rbapeni. stanza IL 87 Pensò alfindi tornare allaspelonca, Dove eran Vossa di MerHnprofeta, E gridar tantointorno a quellaconca, Che il freddomarmo si movessea pietà; Che sevivea Ruggiero, ogli avea tronca Lealtànecessità la vitalieta. Si sapria quindi; epoi s appiglierebbe A quelmiglior consiglio chen'avrebbe. 38 Con questaintenzion prese ilcammino Verso le selveprossime a Pontiero, Dove lavocal tomba diMerlino Era nascosa inloco alpestro efiero. Ma qneUa magache sempre vicino Tenutoa Bradamante aveail pensiero, Quella, dicoio, che nellabella grotta L'avea dellasua stirpe instruttae dotta; 39 Quellabenigna e saggiaincantatrice, La quale hasempre cura dicostei, Sappiendo ch'esser de' progenitrice D'uomini invitti,anzi di semidei, Ciascun divuol saper chefa, che dice; Egetta ciascun disorte per lei. DiRuggier liberato epoi perduto, E dovein India andò,tutto ha saputo. 40Ben veduto l'aveasu quel cavallo Cheregger non potea,eh' era sfrenato, Scostarsi dilunghissimo intervallo Per sentierperiglioso e nonusato; E ben sjpeache stava ingiuoco e inballo, E in ciboe in oziomolle e delicato, Népiù memoria aveadel suo signore. Nédella donna sua, del suoonore. 41 E cosiil fior dellibegli anni suoi Inlunga inerzia averpotria consunto Si gentilcavalier, per doverpoi Perdere il corpoe V animain punto; Equeir odor chesol riman dinoi, Poscia che'l restofragile è defunto, Chetra'l'uom del sepolcroe in vita il, serba, Glisaria stato otronco o sveltoin erba. 43 Ellanon gli orafacile, e talmente' Fattane cieca disuperchio amore, Che, comefacea Atlante, solamente Adargli vita avesseposto il care. Quelpiuttosto volea chelungamente Vivesse e senzafama e senzaonore. Che con tuttala laude chesia al mondo, Mancasse unanno al suoviver giocondo. 44 L'aveamandato all' isola d' Alcina, Perchè obbli'assel'arme in quellacorte: E com3 magodi somma dottrina, Ch'usar sapea gì'incanti d'ogni sorte, Aveail cor strettodi quella regina Neil' amor d'essod'un laccio forte, Che non sen' era mai per potersciorre, S'invecchiasseRuier più diNestorre. 45 Or tornandoa colei eh'era presaga Di quantode' avvenir, dico chetenne La dritta viadove V errantee vaga Figlia d'Amonseco a incontrarsi venne. Bradamante vedendola sua maga, Mutala pena cheprima sostenne, Tutta in speranza;e quella l'apreil vero, Ch'ad Alcinaè condotto ilsuo Ruggiero. 46 Lagiovane riman pressoche morta. Quando odeche'l suo amanteè cosi lunge, Epiù, che nelsuo amor periglioporta, Se gran rimedioe subito nongiunge:Ma la benignamaga la conforta, Epresto pon l'impiastroove il duolpunge; E le promettee giura, inpochi giorni Far cheRuggiero a rivederlei tomi. 47 Dacché,donna, (dicea) l'aneUohai teco, Che vaicontra ogni magicafattura. Io non hodubbio alcun che,s' io l'arreco Là doveAlcina ogni tuoben ti fura. Ch'ionon le rompail suo disegno,e meco Non tirimeni la tuadolce cura. Me n'andròquesta sera allaprim'ora, E sarò inIndia al nascerdell' aurora. 42 Ma quellagentil maga, chepiù cura N'avea, ch'eglimedesmo di stesso, Pensò di trarloper via alpestree dura Alla veravirtù, mal gradod'esso:Come eccellente medico,che cura Con ferroe fuoco, econ veneno spesso; Chesebben molto daprincipio offende, Poi giovaaffine, e graziase gli rende. 48E seguitando, delmodo narrolle Che disegnatoavea d'adoperarlo. Per trardel regno effemm'natoe molle Il caroamante, e inFrancia rimenarlo.Bradamante l'anel deldito toUe: Né solamenteavria voluto darlo; Madato il core,e dato avriala vita, Purché n' avesseil suo Ruggieroaita. Stanza 30. 49 Le Panello,e se leraccomanda; E più leraccomanda il suoRugsfiero, A cni perlei mille salatimanda; Poi prese verProvenza altro sentiero. Andò r incantatrice a nnaltra banda; E perporre in effettoil sno pensiero, Unpalafren fece apparirla sera 50 Credofusse un Alchinoo un Farfarello Che dellinferno in quellaforma trasse:E scintae scalza montòsopra a quello, Achiome sciolte eorribilmente passe:Ma bendi dito silevò Panello, Perchè giuncantisuoi non levietasse. Poi con talfretta andò, chela mattina Ch'avea unpie rosso, e ogni altraparte nera. Siritrovò nelP isolad' Alcini. .Vtr.nza 18. 51 Quivimirabìlmeute trasmatosseS'accrebbe più d'unpalmo di statura, Efé' le membra aproporzion più grosse, Erestò appunto diquella misura che si pensòche '1 necromantefosse, Quel che nutrìRuggier con gran cura:Vestì dilunga barba lemascelle, E fé' crespa lafronte e Taltra pelle. 52 Difaccia, di parolee di sembiante Sìlo seppe imitar,che totalmente Potea parerl'incantatore Atlante. Poi sinascose; e tantopose mente, Che daRuggiero allontanar 1'amante Alcina vide ungiorno finalmente: E fugran sorte; chedi stare od'ire Senza esso un'ora potea malpatire. 57 medollegià d'orsi edi leoni Ti porsiio dunque liprimi alimenti; T'ho percaverne ed orridiburroni Fanciullo avvezzo astrangolar serpenti, Pantere etigri disarmar d'unghioni, Ed avivi cinghal trarspesso i denti. Acciòche dopo tantadisciplina Tu sii l'Adoneo l'Atide d'Alcina? 58É questo quelche l'osservate stelle, Lesacre fibre e gli accoppiatipunti, Responsi, augurj, sogni,e tutte quelle Sortiove ho troppoi miei studjconsunti, Di te promessosin dalle mammelle M' avean, comequest' anni fossergiunti, Ch'in arme l'opretue così preclare Esser dovean,che sarian senzapare? 53 Soletto lotrovò, come lovolle, Che si godeail mattin frescoe sereno, Lungo unbel rio chediscorrea d'un colle Versoun laghetto limpidoed ameno. Il suovestir delizioso emolle Tutto era d'ozioe di lasciviapieno y Che di sua mangli avea diseta e d'oro TessutoAlcina con sottillavoro. 54 Di ricchegemme un splendidomonile Gli discendea dalcollo in mezzoil petto; E nell'unoe nell'altro giàvirile Braccio girava unlucido cerchietto; Gli aveaforato un fild'oro sottile Ambe l'orecchie,in forma d'anelletto; E duegran perle pendevanoquindi, Qual mai nonebbon gli Arabi gì' Indi. 55Umide avea l'inanellatechiome De' più soaviodor che sienoin prezzo:Tutto ne' gestiera amoroso, come Fossein Valenza aservir donne avvezzo:Nonera in luidi sano altroche '1 nome; Corrotto tuttoil resto, epiù che mézzo. CosiRuggìer fu ritrovato,tanto Dall'esser suo mutatoper incanto. 56 Nellaforma d'Atlante segli affaccia Colei chela sembianza netenea, Con quella gravee venerabil faccia CheRuggìer sempre riverirS3lea, Con quell' occhio piend'ira e diminaccia, Che temutogià fanciullo avea; Dicendo: É questodunque il frutto,eh' io Lungamente attesoho del sudornuo? 59 Questo èben veramente altoprincipio! Onde si puòsperar che tusia presto A fartiuu Alessandro, unGiulio, un Scipio. Chipotea, ohimè ! dite mai crelerquesto, Che ti facessid'Alcina mancipio? E perchèognun lo veggiamanifesto, Al collo edalle braccia haila catena Con cheella a vogliasua preso timena. 60 Se non ti muovonle tue proprielaudi, E l'opre eccelsea che t'hail Cielo eletto, Latua successì'on perchèdefraudi Del ben chemille volte iot'ho predetto? Deh ! perchèil ventre eternamentedaudi, Dove il Cielvuol che sia per teconcetto La gloriosa esoprumana prole, Ch'esser de' almondo più chiarache'l Sole? 61 Deh !non vietar chele più nobilalme Che sian formatenell'eterne idee. Di tempoin tempo abbiancorporee salme Dal ceppoche radice inte aver dee. Deh !non vietar milletrionfi e palme, Conche, dopo aspridanni e piagheree, Tuoi figli, tuoinipoti e successori Italia tomerannei primi onori! 62Non eh' apiegarti a questotante e tante Animebelle aver dovessonpondo, Che chiare, illustri,incl*te, invitte esante Son per fiorirdall'ajbor tuo fecondo; Mati dovria unacoppia esser bastante, Ippolito eil fratel; chepochi il mondo Hatali avuti ancorfino al did'oggi, Per tutti igradi onde avirtù si poggi. Stanza56. 63 Io soleapiù di questidui narrarti Ch ionon facea ditutti gli altriinsieme; Si perchè essiterran le maggiorparti, Che gli altrituoi, nelle virtùsupreme; Si perchè aldir di lormi vedea darti Piùattenzi'on, che d'altridel tuo seme; Vedeagoderti che sichiari eri Esser dovessendei nipoti tuoi. H4Cho ha corteiche t' hai fattoregina, Che non abbianmilP altre meretrici? Costei chedi tant' altriè concubina Ch alfinsai ben s' ellasuol far felici. Maperchè tu conoscachi sia Alcina, Levatone lefraudi egli artifici, Tien questoanello in dito,e toma adella, Ch'avvedor ti potraicome sia bella. 65Huggier A stavavergognoso e muto Mirandoin terra, emal sapea chedire; À cui lamaga nel ditominuto Pose r anello,e lo fé'risentire. Come Ruggiero in fu' rivenuto, DI tantoscorno si videassalire, Ch' esser vorriasotterra mille braccia, Ch'alcun vedernon lo potessein faccia. 66 Nellasua prima formain uno istante Cosiparlando, la magarivenne; Né bisognava piùquella d'Atlante, Seguitone l'effettoper che venne. Perdirvi quel eh'io non vidissi innante, Costei Melissanominata venne, Ch'or die a Ruggierdi notiziavera, E dissegli ache effetto venutaera; 67 Mandata dacolei, che d'amorpiena Sempre il disia, più puòstame senza, Per liberarloda quella catena, Diche lo cinsemagica violenza: E presoavea d'Atlante diCarena La forma, pertrovar meglio credenza; Mapoi eh' a sanitàl'ha omai ridutto. Glivuole aprire efar che veggiail tutto. 68 Quelladonna gentil che t'ama tanto, Quella chedel tuo amordegna sarebbe, A cui,se no ati scorda, tusai quanto Tua libertà,da lei servata,debbe; Questo anel, cheripara ad ogniincanto, Ti manda: ecosi il cormandato avrebbe, S'avesse avutoil cor cosìvirtute. Come r anello,atta alla tuasalute. 69 E seguitò narrandoglil'amore che Bradamante gliha portato eporta: Di quella insiemecommendò il valore, In quantoil vero el'affezion comporta: Ed usòmodo e terminemigliore Che si convengaa messaggera accorta; E4lin quell'odio Alcinaa Rugger pose Inche soglionsi averl'orribil cose. 70 Inodio gli lapose, ancorché tanto L'amasse dianzi;e non vipaa strano, Qnando il sno amorper forza erad'incanto, Ch' essendovi Vanel, rimase vano. FeceFanel palese ancor,che quanto Di beltàAlcina avea, tuttoera estrano; Estrano avea,e non sno,dal pie allatreccia: n bel nesparve, e lerestò la feccia. 71Come fanciullo chematuro fratto Hipone, epoi si scordaove è riposto, Edopo molti giorniè rìcondutto Là dovetruova a casoil suo deposto:Simaraviglia di vederlotutto Putrido e guasto,e non comefa posto; E doveamarlo e caroaver solia, L'odia, sprezza,n'ha schivo, egetta via: 72 CoriRuggier, poiché Melissafece Ch'a riveder sene tornò laFata Con quell'anello, innanzia cui nonlece. Quando s'ha indito, usare opaincantata Ritruova, contra ognisaa stima, invece Dellabella che dianziavea lasciata. Donna laida che laterra tutta Né lapiù vecchia avea, la piùbrutta. 73 Pallido, crespoe macilente avea Alcinail viso, ilcrin raro ecanuto: Sua statura asei palmi nongtnngea: . Ogni dentedi bocca eracaduto; Che più d'Ecabae più dellaCumea, El avea piùd'ogni altra maivivato. ra si rarti usa alnostro tempo ignote, Chebella e giovanettaparer puote. 74 Giovanee bella ellasi fa conarte, Si che moltiingannò come Ruggiero; Mal'anel venne ainterpretar le carte Chegià molti anniavean celato ilvero. Miracol non édunque se si parteDell' animo a Ruggierogni pensiero Ch'avea d'amareAlcina, or chela trova In guisache sua fraudonon le giova. 75Ma, come l'avvisòMelissa, stette Senza mutareil solito sembiante, Finché dell'armesue, più dineglette. Sì fu vestitodal capo allepiante. E per nonfarle ad Alcinasuspette, Finse provar s'inesse era aiutante: Finse provarse gli erafatto groo Dopo alcundi che nonl'ha avute indosso. 76E Balisarda poisi messe alfianco (Che cosi nomela sua spadaavea): E lo scudomiiabile tolse anco, Chenon pur gliocchi abbarbagliar sole", Ma l'animafacea si venirmanco. Che dal corpoesalata esser parca: Lotolse; e colzendado in chetrovoUo, Che tutto locopria, sei messeal collo. Stanza 73. 77Venne alla stalla,e fece brigliae sella Porre aun destrier piùche la pecenero:Cosi Melissa l'aveainstrutto; ch'ella Sapea quantonel corso eraleggiero. Chi lo conosce,Rabican l'appella; Ed équel proprio checol cavaliere, Del qualei venti orpresso al marfan gioco, Portò giàla balena inquesto loco. 78 Poteaaver l'Ippogrifo similmente. Che prassoa Rabicano eralegato; ìIa gli aveadetto la maga:Abbi mente Ch' egliè, come tusai, troppo sfrenato. Egli diedi intenzionche '1 diseguente Gli lo trarrebbefuor di quellostato, Là dove adagio poi sarebbeinstrutto Come frenarlo, efarlo gir pertutto. 79 sospettodarà, se nonlo tolle, Della tacitafuga ch'apparecchia. Pece Ruggiercome Melissa volle, eh'invisibile ognor gliera all' orecchia. Così, fingendo,del lascivo emolle Palazzo nsd dellaputtana vecchia; E sivenne accostando aduna porta, D' onde èla via eh'a Logistilla ilporta. 80 Assaltò liguardiani all' improvviso, E sicacciò tra lorcol ferro inmano; E qual lasciòferito, e qualeucciso, E corse fuordel ponte amano a mano:Eprima che n'avesseAlcina avviso, Di moltospazio fti Ruggierlontano. Dirò nell'altro Cantoche via tenne; Poicome a Logistillase ne venne. NOTE. St. 3. V.4. F:avoiacinto ossia inondogiacinto; 8X)ecie di pietrapreziosa di coloregiallo rossiccio. St. 4.V.11 La Pugliaabbondava di lupigran dissimi. St. 5. V.26.Botta, rospo. St. 14V.6. Argo sisa dalle favoleche aveva cent'oochL St. 20.V.24. È notoche i successoridi Nino fino ajSardanapalo si scialaronoper il lussodei loro ban chetti. Nel vincitorUtino si ravvisaCesare vincitore di Pompeo St.23. V.6. Aracnefu tessitrice dellaLidia che vinse allaprova la stessaMinerva e dalei fu cangiata inragno. St. 2a V.1.Faldiglia, è quellache fu dettapoi ciinolina. St. 29. V.6.I Sabei eranopopoli dell' Arabia Félicefertile di piantearomatiche. St. 34. V.8.Spia: qui indicatore. St. 36.V.34. Questa locuzionesignifica da levante aponente I poetirammentano Tldaspe, fiumedell'India, con che spessevolte hanno designatotutto l'Oriente. St. 38.V.2. Questo Pontieriè Pontrieu dove ipastori della Brettagnaadditano anche adessola sup posta tomba diMerlino; la qualtomba ò dettaqui vo cale perchè n'uscivala voce delsepolto incantatore. St. 39.V.0 Gettar laaorte o lesorti, cercare di conoscerle cose permezzo di pratichesuperstiziose. St. 44. V.8.Nestore re diPilo nel Peloponneso. visse, secondoOmero, fino a300 anni Sulluo del l'antica Pilo 0Pylos ò oraun castello chedicesi Zonchio. St. 50V.14 A/c/i/w, accorciamentodi AZ"r no, eFarfarello, nomi didiavoli inventati daDante Passe delquarto verso significasparte, disordinate. St. 55V.4. Valenza, cittàdella Spagna, era famosa per effeminata graziae mollezza, specialmentenei paggi che servivanole signore. Ivi. V.6.Mezto, qui devepronunciarsi con l'Èchiosa, e vuol direvizzo, prossimo apiUrefarsi. St. 57. V.78.Adone fu l'innamoratodi Venere, e Atide0 Ati diGibele. St. 60. V.45. Il benementovato nel quartoverso riguarda le futureglorie della progenieestense, che devo nascereda Ruggiero eda Bradamante; alche alludono il quintoe gli altriversi. Claudi, chiudi. St.67. V.5. Atlantedi Carena. Didue città cosi nominate, Tunain Siria, l'altrain Media, nonsi saprebbe qual dareper patria adAtlante; se nonche il Poeta, avendolo nom'inatovecchio Mauro nellaSt. 76 del Canto YI, fa crederenon aver egliavnto mente averuna delle due St. 73V.5. Ecuba, vedovadel re Priamo,e la Si billa Cumana (cosidenominata dal luogoove nacque) vissero finoad estrema vecchiezza. St. 77.V.25. Era ilcavallo d'Astolfo, efii già del FArgalia.Lo ebbe dipoiRinaldo: dopo dilui, Astolfo. Superali diversinsJacoli,R%'f;i"?i"o f*ckt daAlcina. Hrlisn rende ]aphinifi forma adAstolfo, dr recuperaTtirmi e va'rcmjlui al 1(1 dimoradi JjOìstilla, dovearriva, poi ancheRuggiiire, Ri naldo pa.'>sa dallaSeo?.ia ia Inhiltirra,e ottiene soccorri|i6r Carlo assft'Jiatn inPari(d. Angelica ètrasportata nell' jfjola dL EV>udapfr esservi divoratada Qn mostromarino. Orlando il usoda un sognoeace travestito diParigi e TEin traccia dilei. Oli qnaiìte sonoìncantatriei, oh quaUTl IncantatoT tranui che nonsi sauno, Che conlor arti uominie donne amanti Disé, cangiando iyisi lor fattohanno ! Nnn con spirticostretti tali incanti, Néenti osèen'aziun ilistelle fknno; Ma consimnlazion, menzogne efrodi Legano i cord'iuilisaolnhil nodi Chi l'anellod Angelica, o piuttosto Chiavesse quel dellaragion, tri aVeder atutti il viso,che nascosto Da tidì: ione ed'arta non saria, Talci par helloe buono, che,deposto Il liccio, bruttoe rio forsejiarrià. Fa gran venturaqneUa di Bnggìero, Ch'ebbe l'anelche gli scoperseil vero. Ruggier, com'iodicea, dìssimolando, Sa Rabicanvenne alla portaarmato:Trovò le guardiesprovvedute; e quando Giunsetra lor, nontenne il brandoa lato. Chi mortoe chi amal termine lasciando, Esce delponte, e ilrastrello ha spezzato:Prende albosco la via,ma poco corre, Ch'adun de' servi dellaFata occorre. stanza 4. 4II servo inpngno avea unaugel grifa*gno Che volarcon piacer faceaogni giorno, Ora acampagna, ora aun vicino stagno, Doveera sempre dafar preda intomo:Aveada lato ilcan fido compagno; Cavalcava unronzin non troppoadcmo. Ben pensò cheRuggier dovea fuggire, Quando lovide in talfretta venire. Spinge raugello: e quel batte V ale, Chenon l'avanza Rabicandi corso. Del palafrenoil cacciator giùsale, £ tutto aun tempo gliha levato ilmcrao. Quel par dall'arcouno avventato strale, Dicalci formidabile edi morso; E '1servo dietro sivelcce viene, Che parch'il vento, anziche'l fuoco ilmene Non vuol parereil can d'eserpiù laido; Ma segueRabican con quellafretta, Con che lelepri suol seguiieil pario. Vergogna aRuggier par, senon aspttta: Voltasi aquel che viensi a piegagliardo. Né gli vedearme, fuor eh'una bacchetta Quella conche ubbidire alcane iuscgua. Ruggier ditrar la spada disdegna. Stanza 11 Segli fé' incontra, econ sembiante altiero Glidomandò perchè intal fretta gisse. Risponder nongli volse ilbuon Ruggiero:Perciò colui,più certo chefuggisse, Di volerlo arrestarfece pensiero; E distendendoil braccio manco,disse: Che dirai tu,se subito tifermo?Se centra questoaugel non avraischermo?8 Quel segli appressa, eforte lo percuote: Lomorde a untempo il cannel piede manco Losfrenato destrier lagroppa scuote Tre volte e più, falla ildestro fianco. Gira raugello, e gli fa milleruote, E con l'ugnasovente il ferisceanco:Si il destriercollo strido ìmpaurisoe, Ch'alia mano e allospron poco ubbidisce. VIII. Buggìero, alfincostretto, il ferrocacc'a:E perchè talmolestia se nevada, Or gli animali,or quel villanminaccia Col taglio econ la puntadella spada. Qnella importunaturba più 1impaccia:Presa ha chiqua chi tutta la strada. VedeRuggiero il disonoree il danno Chegli avveri à,se più tardarlo fanno. 10 Sach'ogni poco piùch'ivi rimane, Alcina avràcol popolo allespalle. Di trombe, ditamburi e dicampane Già s'ode alto rumorein ogni valle: Centraun servo senz'arme, e controun cane Gli pareh' a usar laspada troppo falle; Meglioe più breveè dunque chegli scopra Lo scudoche d'Atlante erastato opra. Stanza 19. IlLevò il drappovermiglio, in checoperto Già molti giornilo scudo sit"nne. Fece l'effetto millevolte esperto Il lume,ove a ferirnegli occhi venne. Restadai sensi ilcaociator deserto; Cade ilcane e ilronzin, cadon lepenne Ch' in aria sostenerl'augel non ponno; LietoRuggier li lasciain preda alsonno. 12 Alcina, ch'aveaintanto avuto avviso DiRuggier, che sforzatoavea la porta, Edella guardia buonnumero ucciso, Fu yvinta dal dolor,per restar morta. SquarcTossi i pannie si percosseil viso, E scioccanominossi e malaccorta; E fece darall' arme immantinente, E intornoa raccortutta sua gente.13E poi nefa due parti,e manda Tona Perquella strada oveRnggier cammina; Al portol'altra subito raguna Inbarca, ed uscirfa nella marina: Sottole vele aperteil mar s'imbruna. Con questiva la disperataAlcina, Che '1 desideriodi Ruggier rode, Che lascia suacittà senza custode. 14Non lascia alcunoa guardia delpalagio; Il che aMelissa, che stavaalla posta Per liberardi quel regnomalvagio La gente eh'in miseria v'era posta, Diede comodità,diede grande agio Digir cercando ognicosa a suaposta, Immagini abbruciar, suggellitórre, E nodi erombi e turbinidisciorre. 19 Tra durisassi e foltesp'ne già Ruggiero intantoinvér la Fatasaggia, Dì balzo inbalzo, e d'unain altra via Aspra,soliiiga, inospita eselvaggia, Tanto eh' agran fatica riuscia Sula fervida nonain una spiaggia Tra'1 mare e'1 monte, alMezzodì scoperta . Arsiccia, nuda,sterile e deserta. 20Percuote il Soleardente il vicincolle; E del calorche si rifletteaddietro, In modo l'ariae F arena nebolle, Che saria troppoa far liquidoil vetro. Stassi chetoogni augello all' ombramolle; Sol la cicalacol noioso metro Frai densi ramidel fronzuto stelo Levalli e imonti assorda, eil mare eil cielo. 15 Indipei campi accelerandoi passi, Gli antiquiamanti, eh' eranoin gran torma, Conversi infonti, in fere,in legni, insassi, Pe' ritornar nella lorprima forma. E quei,poi eh' allargatifuro i passi, Tuttidel buon Ruggierseguiron l'orma: A Logistillasi salvaro; edindi Tornare a Sciti,a Persi, aGreci, ad Indi. 16Li rimandò Melissain lor paesi, Conobbligo di mainon esser sciolto. Fuinnanzi agli altriil duca degl'Inglesi Ad esserritornato in umanvolto; Chè'l parentado inquesto, e licortesi Prieghi del buonRuggier gli giovarmolto: Oltre i prieghi,Ruggier le diel'anello, Acciò meglio potesseaiutar quello. 17 A' prieghidunque di Ruggier,rifatto Fu '1 paladinnella sua primafaccia. Nulla pare aMelissa d'aver fatto. Quandoricovrar l'arme nongli faccia, E quellalancia d'ór, eh'al primo tratto Quantine tocca dellasella caccia; Dell' Argalia, poifu d'Astolfo lancia; Emolto onor fé' all'unoe all'altro inFrancia. 18 Trovò Melissaq"e8ta lancia d'oro, Ch' Alcina aveareposta nel palagio; Etutte l'arme chedel duca fóro, Egli fnr toltenell'ostel malvagio. Montò ildestrier del Negromantemoro, E fé' montar Astolfoin groppa adagio; E quindi aLogistilla si condusse D'un' oraprima che Ruggiervi fùsse. 21 Quiviil caldo, lasete e lafatica Ch'era di girper quella viaarenosa, Facean, lungo laspiaggia erma edaprica, A Ruggier compagniagrave e noiosa. Maperchè non convìenche sempre iodica, Né eh' iovi occupi semprein una cosa, 10lascerò Ruggiero inquesto caldo, E giròin Scozia aritrovar Rinaldo. 22 EraRinaldo molto benveduto Dal re, dallafigliuola e dalpaese. Poi la cagionche quivi eravenuto . Più ad agioil Paladin fecepalese:Ch'in nome delsuo re chiedevaaiuto E dal regno di Scoziae dall'luglese; Ed aiprieghi soggiunse ancodi Carlo Giusfissime cagiondi dover farlo. 23Dal re senzaindugiar gli furisposto. Che di quantosua forza s' estendea, Per utileed onor sempredisposto Di Carlo edell'Imperi j esservolea: E che frapochi di gliavrebbe posto Più cavalieriin punto chepotea; E, se nonch'esso era oggimaipur vecchio. Capitano vernadel suo apparecchio:24 tal rispetto ancorgli parria degno Difarlo rimaner, senon avesse 11 figlio,che di forza,e più d'ingegno, Degnissimo eraa chi'l governodese, Benché non sitrovasse allor nelregno; Ma che speravache venir dovesse Mentre eh'insieme aduneria lostuolo; E eh' adunatoil troveria ilfigliuolo. 25 Cosi mandòper tutta lasua terra Suoi tesorieria far cayallie gente:Navi apparecchiae munizion daguerra, Vettovaglia e danarmaturamente. Venne intanto Rinaldoin Inghilterra, E1 renel suo partircortesem*nte Insino a Beroìccheaccompagno! lo; E visto piangerfti quando lasciollo. 26Spirando il ventoprospero alla poppa, MontaEinaldo, et addiodice a tutti:Lafune indi alviaggio il nocchiersgroppa; Tanto che giungeove nei salsiflutti Il bel Tamigiamareggiando intoppa. Col granflusso del marquindi condutti I navigantiper cammin sicuro, Avela e remiinsino a Londrafuro. 27 Rinaldo aveada Carlo edal re Otone, Checon Carlo inParigi era assediato, Alprincipe di Valliacommissione Per contrassegni elettere portato, Che ciòche potea farla regione Di fantie di cavalliin ogai lato, Tuttodebba a Calesiotraghi ttarlo, Si che aiutarsi possa Franciae Carlo. 28 IIprincipe eh iodico . eh'era, invece D'Oton, rimasenel seggio reale, ARinaldo d'Amon tantoonor fece, Che non Tavrebbe al suore fatto uguale: ludialle sue domandesatisfece; Perchè a tuttala gente marziale Edi Bretagna edeir isole intorno Diritrovarsi al marprefisse il giorno. 29Signor, far miconvien come fail buono Sonator soprail suo istrumentoarguto, Che spesso mutacorda e variasuono, Ricercando ora ilgrave, ora T acuto. Mentre adir di Rinaldoattento sono, D'Angelica gentilm' è sovvenuto, Di chelasciai ch'era dalui fuggita, E eh'avea riscontrato unEremita. 30 Alquanto lasua istoria io vo'seguire. Dissi che domandavacon gran cura, Comepotesse alla marinagire; Che di Rinaldoavea tanta paura. Che,non passando ilmar, ciedea morire, Néin tutta Europasi tenea sicura; Mal'Eremita a badala tenea, Perchè distar con leipiacere avea. 81 Quellarara bellezza il cor gliaccese, E gli scaldòle frigide modelle:Mapoi che videche poco gliattese, E ch'oltra soggiornarseco non volle, Dicento punte l'asineliooffese; Né di suatardità però lotolle:E poco vadi passo, emen di trotto; Néstender gli sivuol la bestiasotto. Stanza 31. 32 Eperchè molto dilungatas' era, E poco più,n'avria perduta l'orma. Ricorse ilfrate alla speloncanera, E di demonjuscir fece unatorma: E ne sceglieuno di tuttala schiera, E delbisogno suo primaF informa; Poi lo faentrare addosso alcorridore, Che via gliporta con ladonna il core. 83E qual sagacecan nel monte usato Avolpi 0 lepridar spesso lacaccia, Che se lafera andar vededa un lato, Neva da unaltro, e parsprezzi la traccia; Alvarco poi losentono arrivato, Che l'hagià in bocca,e l'apre ilfianco e straccia: Tall'Eremita per diversastrada Aggiugnerà la donnaovunque vada. 34 Che8 il disegnosuo, ben ioeomprendo; £ dirollo anco a voi,ma in altroloco. Angelica di ciònulla temendo, Cavalcava agiornate, or moltoor poco. Nel cavalloil demon sigià coprendo, Come sicnopre alcnna voltail foco, Che consi grave incendioposcia avvampa, Che non si estingue,e a penase ne scampa. 35Poichò la donnapreso ebbe ilsentiero Dietro il granmar che liGuasconi lava, Tenendo appressoall' onde il suodestriero, Dove V umorla via piùferma dava; Quel lefa tratto daldemonio fiero Nell'acqua si,che dentro vinuatava. Non sa chefar la timidadonzella, Se non tenersiferma in sula sella. B Quandosi vide solain quel deserto, Ch'ariguardarlo sol metteapaura, Nell'ora che nelmar Febo coperto L'aria ela terra avealasciata oscura; Fermossi inatto ch'avria fattoincerto Chiunque avesse vistasua figura, S'ella eradonna sensitiva evera, 0 sasso coloritoin tal maniera. ''im:M stanza 36. 36Per tirar briglia,non gli puòdir volta: Più epiù sempre quelsi caccia inalto. Ella tenea lavesta in suraccolta Per non bagnarla,e traea ipiedi in alto. Perle spalle lachioma iva disciolta, El'aura le iacealascivo assalto. Stavano chetitutti i maggiorventi, Forse a tantabeltà col mareintenti. 37 Ella volgea1 begli occhia terra invano, X)hebagnavan di piantoil viso e'1 seno; E vedeail lito andarsempre lontano, E decrescerpiù sempre evenir meno. Il destrierche nuotava adestra mano, Dopo ungran giro laportò al terreno Trascuri sassi espaventose grotte, Giàcominciando adoscurar la notte. stanza39. 39 Stupida efissa nella incertasabbia, Coi capelli discioltie rabbuffati, Con leman giunte, econ l'immote labbia Ilanguidi occhi alciel tenea levati; Comeaccusando il granMotor, che. l'abbia Tuttiinclinati nel suodanno i fati. Immotae come attonitastè alquanto; Poi sciolseal duol lalingua, e gliocchi al pianto. 40Dìcea: Fortuna, che più a farti resta, Acciò dime ti saziie ti disfami? Chedar ti possoornai più, senon questa Misera yita?ma tu nonla brami; Ch'ora atrarla del marsei stata presta, Quando poteafinir snoi giornigrami: Perchè ti parvedi voler piùancora Vedermi tormentar primachMo muora. 41 Mache mi possanuocere non veggio, Piùdi quel chesin qui nociutom'hai. Per te cacciatason del r6alseggio, Dove più ritornarnon spero mai: Hoperduto V onor,eh' è statopeggio Che sebben coneffetto io nonpeccai, Io do peròmateria eh' ognundica, Ch' essendo vagabonda,io sia impudica 44Se l'affogarmi inmar morte nonera A tuo sennocrudel, purch'io tisazii, Non recuso chemandi alcuna fera Chemi divori, enon mi tengain strazii. D'ogni martirche sia, pureh' io nepera, Esser non puòch'assai non tiringrazii. Cosi dicea ladonna con granpianto, Quando le apparvel'Eremita accanto. Stana 40. Stanza4j. 45 Avea miratodall' estrema cima D'un rilevatosasso l'Eremita Angelica, chegiunta alla parteima È dello scoglio,afflitta e sbigottita. Era seigiorni egli venuto prima: Ch' undemonio ilportò per vianon trita:E vennea lei fingendodivozione Quanta avesse maiPaulo o Ilarione. 42Che aver puòdonna al mondopiù di buono Acui la castitàlevata sia? Mi nuoce,ahimè! ch'io songiovane, e sono Tenutabella, o siavero o bugia. Giànon ringrazio ilCiel di questodono; Che di quinasce ogni minamia. Morto per questofu Argalia miofìrate; Che poco gligiov&r l'arme incantate:43Per questo il re diTartaria Agricane Disfece ilgenitor mio Galagone, Ch'in India, delCataio era GranCane; Onde io songiunta a talcondizione, Che muto albergoda sera adimane. Se r aver,se l'onor, sele persone M'hai tolto,e fatto ilmal che farmi puoi, A chepiù doglia ancoserbar mi vuoi? stanza45 46 Come ladonna il cominciòa vedere, Prese, nonconoscendolo, conforto; E cessòa poco apoco il suotemere, Bench'ella avesse ancorail viso smorto. Comefu presso disse: Miserere, Padre, di me, ch'i'songiunta a malporto: E con voceinterrotta dal singulto, Glidisse quel eh' alui non eraocculto. 47 Comincia l'Eremitaa confortarla Con alquanteragion belle edivote; E pon raudaci man, mentreche parla, Or perlo seno, orper V umidegote:Poi più sicurova per abbracciarla: Ed ellasdegnosetta lo percuote Conuna man nelpetto, e lorespinge, E d'onesto rossortutta si tinge. 50Tutte le vie,tutti li moditenta; Ma quel pigrorozzon non peròsalta: Indarno il frengli scuote elo tormenta; E nonpuò far chetenga la testaalta. Alfin presso alladonna s' addormenta; E nuovaaltra sciagura ancol'assalta. Non comincia Fortunamai per poco, Quandoun mortai sipiglia a schernoe a gioco. 51Bisogna, prima eh' io vinarri il caso, Ch'un poco dalsentier dritto mitorca. Nel mir diTramontana invèr 1'Occaso Oltre l'Irlanda unaisola si corca. Ebudanominata; ove èrimise Il popol raro,poi che labrutta orca, E l'altromarin gregge ladistrusse, Ch'in sua vendettaProteo vi condusse.stanza 49.52Narran l'antique istorie,o vere ofalse, Che tenne giàquel luogo unre possente. Ch'ebbe unafiglia, in cuibellezza valse E graziasi, che potèfacilmente, Poi che mostrossiin su 1'arene salse, Proteo lasciarein mezzo a 1' acqueardente:E quello, un di chesola ritrovolla, Compresse, e di gravida lasciolla. 53 Lacosa fu gravissimae molesta Al padrepiù d'ogni altroempio e severo:Néper iscusa oper pietà latesta Le perdonò; può losdegno fiero:Né, pervederla gravida, siresta Di subito eseguireil crudo impero: Eil nipotin, chenon avea peccato, Prima fecemorir che fossenato. 48 Egli eh' aIato avea unatasca, aprilla, E trasseneuna ampolla diliquore; E negli occhipossenti, onde sfavilla Lapiù cocente facech'abbia Amore, Spruzzò diquel leggiermente unastilla, Che di farladormire ebbe valore: Giàresupina nell'arena giace Atutte voglie delvecchio rapace. 49 Eglil'abbraccia, ed apiacer la tocca; Edella dorme, enon può fareischermo. Or le baci\il bel petto,ora la bocca; Nonè chi'l veggiain quel locoaspro ed ermo. Manell'incontro il suodestrier trabocca; Ch' aldisio non risporideil corpo infermo:Eramal atto, perchèavea troppi anni, Epotrà peggio, quantopiù l'affanni. 54 Proteomarin, che pasceil fiero armento DiNettuno che l'ondatutta regge, Sente dellasua donna asprotormento, E per grand' irarompe ordine elegge; Sì che amandare in terranon è lento L'orchee le foche,e tutto ilmarin grregge, Che distruggonnon sol pecoree buoi. Ma villee borghi, eli cultori suoi:55E spesso vannoalle città murate, Ed'ogn'intomo lor mettonoassedio. Notte e distanno le personearmate Con gran timoree dispiacevo! tedio: Tuttehanno le campagneabbandonate; E per trovarvialfin qualche rimedio, Andarsi aconsigliar di queste cose All' Oracol, chelor così rispose:56Che trovarbisognava una donzella Chefosse air altradi bellezza pare, Eda Proteo sdegnatoofferir quella, In cambiodella morta, inlito al mare. Sasua satisfazion gliparrà bella, Se laterrà, liverrà a sturbare:Seper questo nonsta, se gliappresenti Una ed un'altra, finché sicontenti. 57 E cosicominciò la durasorte Tra quelle chepiù grate erandi faccia, Ch'a Proteociascun giorno una si porte. Finchétrovino donna chegli piaccia. La primae tutte 1altre ebbero morte; Chetutte giù pelventre se lecaccia Un' orca cherestò presso allafoce, Poi che ilresto parti delgreggie atroce. stanza 52. 580 vera ofalsa che fossela cosa Di Proteo,eh' io nonso che mene dica, Servosse inquella terra . contal chiosa, Contra ledonne un' empialegge antica; Che dilor carne Vorca monstrucsa, Che vieneogni allito, si nutrica. Bench' esserdonna sia intutte le bande Dannoe sciagura, quiviera pur grande. 59Oh misere donzelleche trasporte Fortuna ingiuriosaal lito infausto ! Dove legenti stan sulmare accorte Per fardelle straniere empioolocausto:Che, come piùdi fuor nesono morte, Il numerdelle loro émeno esausto; Ma perchéil vento ognorpreda non mena, Kicercaudo nevan per ogniarena. 60 Van discorrendotutta la marina Confoste e grippi,ed altri legniloro; E da lontanaparte e dayicina Portan sollevamento allor martoro. Molte donnehan per forzae per rapina, Alcune perlusinghe, altre peroro, E sempre dadiverse regioni N'hanno pienele torri ele prigioni. stanza 57. 62Oh troppo cara,oh troppo eccelsapreda Per si barharegenti e sivillane ! Oh Fortuna crudel,chi fia eh'il creda, Che tantaforza hai nellecose umane, Che percibo d'un mostrotu conceda La granbeltà, ch'in Indiail re Agricane Fecevenir dalle caucaseeporte Con mezza Sciziaa guadagnar lamorte? 03 La granbeltà che fuda Sacripante Posta innanzial suo onoree al suobel regno La granbeltà ch'ai gransignor d'Anglante Macchiò lachiara fama el'alto ingegno; La granbeltà che fé'tutto Levante Sottosopra voltarsi,e stare alsegno, Ora non ha(cosi è rimasasola) Chi le diaaiuto pur d'unaparola. 64 La belladonna, di gransonno oppressa Incatenatafu prima chedesta. Portaro il frateincantator con essa Nellegno pien diturba afflitta emesta. La vela, incima air arborerimessa, Rendè la naveall'isola funesta, Dove chiuserla donna inrócca forte, Fin aquel di eh' alei. toccò lasorte. 65 Ma potèsi, per essertanto bella, La fieragente muovere apietade, Che molti dile differiron quella Morte,e serbarla agran necessitade; E finch'ebber di fuorealtra donzella, Perdonaro all'angelicabeltade. Al mostro fucondotta finalmente,Piangendo dietro alei tutta lagente. 66 Chi narrerà1' angoscie, ipianti, i gridi, L'altaquerela che nelciel penetra? Maraviglia hoche non s'apriròi lidi Quando fuposta in su la freddapietra, Dove in catena,priva di sussidi, Morte aspettavaabbominosa e tetra. Ionoi dirò; chesi il dolormi muove, Che misforza voltar lerime altrove, 61 Passandouna lor fustaa terra aterra Innanzi a quellasolitaria riva, Dove frasterpi in sul'erbosa terra Là sfortunataAngelica dormiva, Smontaro alquantigaleotti in terra Perriportarne e legnaed acqua viva; Edi quante maifur belle eleggiadre, Trovaro il fiorein braccio alsauto padre. 67 Etrovar versi nontanto lugubri, Finché '1 miospirto stanco siriabbia; Che non potriangli squallidi colubri, Nél'orba tigre accesain maggior rabbia, Néciò che dall'Atlanteai liti rubri Venenoso erraper la caldasabbia. Né veder pensar senza cordoglio, Angelica legataal nudo scoglio. 68Oh se ravesse il suoOrlando saputo, Ch' eraper ritrovarla itoa Parigi, 0 lidui ch'infiannò quelvecchio astuto Col messoche venia dailuoghi stigi ! Fra millemorti, per donarleaiuto, Cercato avrian gliangelici vestigi. Ma chefariano, avendone ancospia, Poiché distanti sondi tanta via? 69Parigi intanto aveaT assedio intorno Dalfamoso figliuol delre Troiano: E vennea tanta estremitadeun giorno, Che n'andòquasi al suonimico in mano; E,se non cheli voti ilCiel placomó, Che dilagòdi pioggia oscurail piano, Cadea queldi per l'africanalancia Il santo Imperioe'I gran nomedi Francia. Stanza 70. 70II sommo Creatorgli occhi rivolse Algiusto lamentar delvecchio Carlo; E consubita pioggia ilfoco tolse: Né forseuman saper potea smorzarlo. Savio chiunquea Dio sempresi volse; Ch'altri nonpotè mai meglioaiutarlo. Ben dal devotoBe fu conosciuto, Che sisalvò per lodivino aiuto. 71 Lanotte Orlando allenoiose piume Del velocepensier fa parteassai, Or quinci orquindi il volta,or lo rassume Tuttoin un loco,e non Vafferma mai:Qual d'acquachiara il tremolantelume, Dal Sol percossao da notturnirai, Per gli amplitetti va conlungo salto A dèstraed a sinistra,e basso edalto. 72 La donnasua che gliritorna a mente, Anziche mai nonera indi partita, Gliaccende nel coree fa piùardente La fiamma chenel di pareasopita. Costei venuta secoera in Ponente Findal Cataio: equi l'avea smarrita, Néritrovato poi vestigiod'ella, Che Carlo rottofu presso aBordella. 73 Di questo,Orlando avea grandoglia; e seco Indarnoa sua sciocchezzaripensava. Cor mio, dicea,come vilmente teco Mison portato ! ohimè,quanto mi grava Chepotendoti aver nottee di meco, Quandola tua bontànon mei negava, T'abbia lasciato inman di Namoporre, Per non sapermia tanta ingiuriaopporre ! Stanza 71 74 Nonaveva ragione iodi scusarme? E Carlonon m'avria forsedisdetto: Se pur disdetto,e chi poteasforzarme Chi ti mivolea tórre amio dispetto? Non potevaio venir piuttostoall'arme? Lasciar piuttosto trarmiil cor delpetto?Ma Carlo, tutta lasua gente Di tormitiper forza erapossente. 75 Almen l'avesseposta in guardiabuona Dentro a Parigio in qualcherocca forre. Che l'abbiadata a Namomi consona. Sol perchéa perder Vabbia a questasorte. Chi la doveaguardar meglio persona Dime? ch'io doveafarlo fino amorte; Guardarla più che'lcor, che gliocchi miei: E doveae potea farlo,e pur noifei. 76 Deb! dovesenza me, dolcemia vita. Rimasa sei giovane esi bella? Come, poicbe la luceè dipartita, Riman traboscbi la smarritaagnella, Che dal pastorsperando essere udita. Siva lagnando inquesta parte ein quella, Tanto cbe'llupo Tode dalontano, E U miseropastor ne piagneinvano. 77 Dove, speranzamia, dove orasei? Vai tu solettaforse ancora errando? Oppur t'hannotrovata i lupirei Senza la guardiadel tuo fidoOrlando?E il fioreh' in cielpotea pormi frai Dei, 11 fioreh' intatto iomi venia serbando Pernon turbarti, ohimè !V animo casto, Ohimè ! perforza avranno coltoe guasto. 78 Ohinfelice ! oh misero !che vogìio Se nonmorir, se'l miobel fior coitohanno? 0 sommo Dio,fammi sentir cordoglio Prima d'ognialtro, che diquesto danno. Se questoè ver, conle mie manmi toglio La vita,e Talma disperatadanno. Cosi piangendo fortee sospirando, S3C0 d'ceal'addolorato Orlando. 70 Giàin ogni partegli animanti lassi D.ivanriposo ai travagliatispirti, Chi su lepiume, e chisu i durisassi, E chi sur erbe, echi su fa*ggio mirti:Tu lepalpebre, Orlando, appenaabbassi, Punto da' tuoi pensieriacuti ed irti; Néquel brevee fuggitivo sonno Goderein pace ancolasciar ti ponno. 80Parca ad Orlando,s' una verde riva D'odoriferi fiortutta dipinta, Mirare ilbello avorio, ela nativa Porpora eh'avea Amor di sua mantinta, E le duechiare stelle, ondenutriva Nelle reti d'AmorV anima avvinta:Ioparlo de' begliocchi e delbel volto, Che glihanno il cordi mezzo ilpetto tolto. 81 Sentiail maggior piacer,la maggior festa Chesentir possa alcunfelice amante: Ma eccointanto uscire unatempesta Che struggea ifiori ed abbatteale piante. Non sene suol vedersimile a questa, Quando giostraAquilone, Austro eLevante. Parea che, pertrovar qualche coperto, Andasse errandoinvan per undeserto. 82 Intanto l'infelice(e non sacome) Perde la donnasua per l'aerfosco; Onde, di qua e dilà, del suobel nome Fa risonareogni campagna ebosco. E mentre diceindarno: Misero me ! Chi hacangiata mia dolcezzain tosco?Ode ladonna sua chegli domanda, Piangendo, aiuto,e se gliraccomanda. Stanza 91 83 Ondepar eh' escail grido, vaveloce; E quinci equindi s'affatica assai. Ohquanto è il suo doloreaspro ed atroce, Chenon può rivederei dolci rai ! Eccoeh' altronde odeda un' altravoce:Non sperar piùgioirne in terramai. A questo orribilgrido risvegliossi, E tuttopien di lacrimetrovossi. 84 Senza pensarche sian Vimmagin false, Quando pertema o perdisio si sogna, Delladonzella per modogli calse, Che stimògiunta a dannood a vergogna, Chefulminando fuor delletto salse. Di piastrae maglia, quantogli bisogna, Tutto guarnissi,e Brigliadoro tolse; Nédi scudiero alcunservigio volse. 85 Eper poter entrarogni sentiero, Che lasua dignità macchianon pigli, Non Vonorata insegna delquartiero, Distinta di colorbianchi e vermigli, Maportar volse, un ornamentonero, • E forseacciò ch'ai suodolor somigli: E quelloavea già toltoa un Amostante, Ch'uccise di sua manpochi anni innante. 88Brandimarte, eh' Orlandoamava a pare Di medesmo, non fece soggiorno; 0che sperasse farloritornare, 0 sdegno avesseudirne biasmo eseomo: E volse appenatanto dimorare, Ch'uscisse fuornell'oscurar del giorno. AFiordiligi sua nullane disse, Perchè 1disegno suo nongì' impedisse. 86 Damezza notte tacitosi parte, E nonsaluta, e non fa mottoal zio; Né alfido suo compagnoBrandimarte, Che tanto amarsolea, pur diceaddio. Ma poi che'lSol con l'aureechiome sparte Del riccoalbergo di Titoneuscio, E fé' l'ombrafuggire umida enera, S' avvide il re che '1paladin non v'era. 87 Con suogran dispiacer s'avvedeCarlo Che partito lanotte è ilsuo nipote. Quando esserdovea seco, epii\ aiutarlo: E ritenerla collera nonpuote, Ch' a lamentarsid'esso, ed agravarlo Non incominci dibiasimevol note; E minacciarse non ritoma,e dire Che lofarla di tantoerror pentire. 89 Eraquesta una donnache fu molto Dalui diletta, e nefu raro senza; Dicostumi, di graziae di bel voltoDotata, e d'accortezzae di prudenza:Ese licenzia ornon n' avevatolto, Fu che speròtornarle alla presenza J\di medesmo; ma gli accaddepoi, Che lo tardòpiù dei disegnisuoi. 90 E poieh' ella aspettatoquasi un mese Indarnol'ebbe, e chetornar noi vide. Didesiderio dilui s'accese, Che sipartì senza compagnio guide; E cercandoneandò molto paese, Comel'istoria al luogosuo decide. Di questidua non vidico or piainnante; Che più m' importail cavalier d'Anglante. 91 nqual, poi chemutato ebbe d'Almonte Legloriose insegne, andòalla porta, E dissenell'orecchio: Io sonoil Conte, A uncapitan che vifacea la scorta; Efattosi abbassar subitoil ponte. Per quellastrada che piùbreve porta Agi' inimici,se n' andòdiritto. Quel che segui,nell'altro Canto èscritto. N OTB. St. 3.V.3. Sprovvedute valedisattente, nonpronte ad opporsi. St.6. V.3. Qiùsale vuol ditesmonta. St. 14. v.78.Imma Tini fsuggelli, nodi, rombi, turlrinif tattioggetti relativi allemagiche supersti zioni. St. 19.V.6. La fervidanona, secondo l'anticanu merazione dell'ore,denota sul metzogiorno. St. 27.V.37. ValUa, nomedato dai Latinialla contrada che Inglesi chiamano Wales,e che noi diciamo principato di Galles.Calesio é Calaisdi Fran cia, detto ancheCalesse nella St.27 del CantoII. St. 32. V.3.Per la speloncanera intende Vinfemc, St.35. V.2. Quelmare ò VOceano, che ivibagna le spiaggie dellaGuascogna. St. S6. V.2.Si eaccia inalto, ossia siaddentra neWacqta. St. 43. V.12.Agricane re diTartaria, mosse guerra aOalafrone padre d'Angelica, perchéessa rifiutava es sergli sposa. Ivi. V.3.Cataio o Calai,nome che sidette alle Provincie settentrionali dellaCina. Cane, sichiama anche oggi ilcapo o redei Tartari. Kan,vale appnnto, nel linguaggioarabo, re. imperatore. as:46fc 4.FaAlofu eremita nella Tebaide. Ila rionefu eremita nellsnrfìMlÉak. St. 51. Y.58. Bbnday dettadai Latini Ebudarum, oggi Muli,6 nna dell'Ebridi,che giacciono lungole co ste occidentali dellaOran Bretagna, flanclieggiando la Scozia.Proteo favolosa deitàmarina. St. 60. V.2.Le fitste ei grippi sononavigli sot tili adattati alcorseggiare. St. 62. V.78.Caucasee porte: cosi chianauna gola del Caucaso,onde dal paesedetto una volraSarmazia, si passanelU Georgia. Sciiiachiamarono gli antichi lavasta regione cheora dicesi Tartaria. St.67. V.56. Lacalda sabbia daW Atlanteai liti rttbrif èl'afdcana costa diBerberia, che sidistende dai monti Atlanticifino al golfoArabico, o marRosso. St. 68. V.3.Rinaldo e Ferraùamanti anch'essi d'An gelica. Vedi al II Canto. St.69. V.8. L'imperod'Occidente ristabilito inCarlo Magno d&LMnelII papaf il deUoSanta Romano Impero. St.72i V.8. Bordella:la città diBordeaux, che il Poetaha detta ancheBordea nella St.75. del Canto111. St. 84. V.57.Salsz qui valelalzò. BrigliadorOj nome delcavallo d'Otlando. St. 85.V.3 4. Ladivisa d'Orlando eradistinta in quattro partialternate di colorebianco e rosso.L'aveva tolta ad Almonte,cai egli, ancorgiovinetto, aveva ucciso.Ivi. V.7. Anxoatanteè nome didignità fra i Salaceni St. 86. y.2. Zio, Orlandoera ilglio diBerta sorella di Carlomagno. Ivi. V.6.Albei'go di Titoneè lOriente. Titone, secondo lamitologia, fu rapitoin cielo esposato dal l'Aurora. Il "UtT., IX.Stanza 70. ARGOMENTO. Uihunln,avellilo udita ]elra e ratil man zai>]trodottA Ja Et"dv" HLiHii4:Ua esrc \\iAi>j?<'Ura ili rìcliiof? si jroponeidlmndftnrli ma rrirnsL .nrrurn'Onmpin, curi t asm "ILOlanda, moiglie del duriHìri nu, ejiKtrsomUiitji iljil rn Ci mosco.ViiUMt eointiìiitft ipieutt' qiitJLts 1 riduiDLad Ulì?tii)ia glist&ti f: lo"poso. Cile noli pnùfar iFuii coreh' abbia suggetro IJuesto inididi'e iradilur'i AmoreToìrbiid nriaudu \\\\òluvar del petto Latanta fé" cladebbe ai MiuSignore? Già,savio e iticiafn d'ogiii rispetto, Eiltdbi Santa Chiuiadifensore: i ir ]Hr nu vaiioamur, poco delzio E difili ]ìi)co, enti'ii triira diDio, Ma l'tstuso iojaif trtiiijMi, e mi ralìegro Nelm'ut difetto avercoraiiiigno tuie;rii'wiidrio soli almiw ben languidoed egn>, Saiiu egagliardo a seguitareil male. Quel sene va tuttovestito a negro; Nétanti amici abbandonargli cale; E passadove d'Africa edi Spagna La genteera attendata allacampagna; Anzi uou attendata,perchè sotto Alberi etetti l'ha sparsala pioggia A dieci,a venti, aquattro, a sette,ad otto; Chi piùdistante, e chipiù presso alloggia. Ognuno dormetravagliato e rotto. Chisteso in terra,e chi allaman s appoggia. Dormono; eil conte uccider può assai:Néperò stringe Durindanamai. Di tanto coreè il geneiosoOrlaudo, Che non degnaferir gente chedorma. Or questo equando quel luogocercando Va, per trovardella sua donnal'orma. Se troVa alcunche veggi, sospirando Gli nedipinge V abitoe la forma; Epoi lo priegache per cortesia GPinsegni andar inparte ov'ella sia. stanza3. E, poi chevenne il dichiaro e lucente, Tutto cercòV esercito moresco; Eben lo poteafar sicuramente, Avendo indossoT abito arabesco. Edaiutollo in questoparimente, Che sapeva altroidioma che francesco; El'africano tanto aveaespedito. Che parea natoa Tripoli enutrito. Quivi il tuttocercò, dove dimora Fecetre giorni, enon per altroeffetto:Poi dentro allecittadi. e a' borghifiiora Non spiò solper Francia esuo distretto; Ma perUvemia e perGuascogna ancora Rivide sinall'ultimo borghetto: E cercòda Provenza allaBretagna, E dai Piccardiai termini diSpagna. 7 Tra ilfin d'ottobre eil capo dinovembre, Nella stagion che la frondosavesta Vede levarsi, adiscoprir le membre Trepida pianta,finché nuda resta, Evan gli augellia strette schiereinsembre, Orlando entrò nell'amorosainchiesta: Né tutto ilverno appresso lasciòquella. Né la lasciònella stagion novella. 8Passando un giorno,come avea costume, D'unpaese in unaltro, arrivò dove Partei Normandi daiBritoni un fiume, Everso il vicìnmar cheto simuove; Ch'allora gonfio ebianco già dispume Per neve scioltae per montanepiove; E l'impeto dell'acquaavea disciolto E trattoseco il ponte,e il passotolto. Con gli occhicerca or questolato or quello, Lungole ripe ilPdladia, se Tede (Quando pesce eglinon è, augello) Come abbia apor nell'altra ripail piede; Ed eccoa venirvede un battello/ Nella cuipoppa una donzellasiede, Che di volerea lui venirfa segno; Né lafc'apoi ch'arrivi interra il gno. stanza10. 19 Voi dovetesaper ch'oltre l'Irlanda, Fra molteche vi son,l'isola giace Nomata Ebu'la,che per leggemanda Rubando intorno ilsuo popol rapace; Equante donne puòpigliar, vivanda Tutte destinaa un au'malvorace, Ohe viene ognidi al lito,e sempre nova Donnao donzelli, ondesi pasca, trova; 13Che mercanti ecorsar che vannoattorno, Ve ne fancopia, e piùdelle più belle. Benpotete contare, unaper giorno. Quante mortevi sian donnee donzelle. Ma sepietade in voitrova soggiorno., Se nonsete d'Amor tuttoribelle, Siate contento essertra questi eletto. Chevan per far fruttuosoeffetto. 14 Orlando volseappena udire iltutto. Che giurò d'esserprimo a quellaimpresa, Come quel eh'alcun atto iniquoe bratto Non puòsentire, e d'ascoi tiirgli pesa: E fua pensare, india temere indntto, Chequella gente Angelicaabbia presa; Poiché cercatal'ha per tantavia. Né potutone ancorritrovar spia. 15 Questaimmaginazion si gliconfuse E glitolse ogni prìmierdisegno. Che, quanto infretta più potea,conchiuse Di navigare aquell'iniquo regno. Né primal'altro SdI nelmar si chiuse, Chepresso a SanMalo ritrovò unlegno, Nel qual sipose; e fattoalzar le vele, Passòla notte ilmonte San Michele. 10Prora in terranon pon; ched'esser carca Contra suavolontà forse sospetta. Orhindo priegalei, clie nellabarca Seco lo tolga,ed oltre ilfiume il metta. Edella a lui:Qui cavalier nonvarca, Il qual sula sua fé'non mi prometta Difare uni batCìgliaa mia richiesta, Lapiù giusta delmondo e lapiù onesta. 11 Siche s'avete, cavalier,desire Di por per me nell' altraripa i passi, Promettetemi, primache finire Quest' altromese prossimo silassi, Ch'ai re d'Iberniav'anderete a unire, Appresso alqual la bellaarmata fassi Per distruggerquell' isola di Ebnda, Che,di quante ilmar cinge, èla più cruda. 16Breaco e Landriglierlascia a manmanca. E va radendoil gran litobritone; E poi sidrizza invér l'arenabianca, Onde Inghilterra sinomò Albione:Ma ilvento, ch'era damerigge, manca, E soffiatra il ponentee l'aquilone Con tantaforza, che faal basso porre Tuttele vele, e per poppatórre. 17 Quanto ilnavilio innanzi eravenuto In quattro giorni,in un ritornòindietro, Nell'alto mar dalbuon nocchier tenuto, Chenon dia interra, e sembriun fragil vetw Ilvento, poi chefurioso suto Fu quattrogiorni, il quintocangiò metro Lasciò senzacontrasto il legnoentrare Dove il fiumed'Anversa ha focein mare. 18 Tostoche nella foceentrò lo stanco Nocchier collegno afflitto, ejl lito prese, Fuord'una terra chesul destro fianco Diquel fiume sedeva,un vecchio scese, Dimolta età, perquanto il crinebianco Ne dava indizio: ilqual tutto cortese, Dopoi saluti, alConte rivoltosse, Che capogiudicò che dilor fosse:Stanza 15. 19E da parteil pregò d'unadonzella, Ch' a leivenir non gliparesse grave; La qualritroverebbe, oltre chebella. Più eh' altraal mondo affabilee soave:Ower fossecontento aspettar ch'ella Verrebbe atrovar lui fijialla nave: Né piùrestio volesse esserdi quanti Quivi erangiunti cavalieri erranti; 20Che nessun altrocavalier ch'arriva 0 perterra o permare a questafoce, Dì ragionar con la donzella schiva, Perconsigliarla in un suo casoatroce. Udito questo, Orlandoin su lariva, Senza punto indugiarsi,usci veloce; £, comeumano e piendi cortesia, Dove ilvecchio il menò,prese la via. 21Fu nella terrail Paladin condutto Dentro unpalazzo, ove alsalir le scale Unadonna trovò pienadi lutto, Per quantoil viso nefacea segnale, E inegri panni checoprian per tutto Ele loggie ele camere e le sale: Laqual, dopo accoglienzagrata e onesta Fattoiseder, gli dissein voce mesta:22Io voglio chesappiate che figliuola Fuidel conte diOlanda, a luisi grata (Quantunque proleio non glifossi sola; Ch'era dadui fratelli accompagnata). Oh aquanto io glichiedea, da luiparola Contraria non mifu mai replicata. Standomi lietain questo stato,avvenne Che nella nostraterra un ducavenne. Stanza 8. 3 Ducaera di Selandia,e se negiva Verso Biscaglia aguerreggiar coi Mori. Labellezza e l'etàch'in lui fioriva, E'li non piùda me sentitiamori, Con poca guerrame gli fercapti va; Tanto p!ùche, per queleh' apparea fuori, Iocredea e credo,e creder credoil vero, Ch'amasse edami me concor incero. 24 Queigiorni che connoi contrario vento, Contrario aglialtri, a mepropizio, il tenne (Olitagli altrifar quaranta, ame un momento; Cosial fuggire ebbonveloci penne), Fummo piùvolte insieme aparlamento, Dove, cbe'l matrimoniocon solenne Rito alritorno suo sari.itra nui Mi promiseegli, ed ioI promisi a lui.ifl> ip ff tif;iHìiii!ii||;:i"h;'" Stanza21. 26 Io eh' airamante mio diquella fede Mancar nonposso, che gliaveva data; E ancochMo possa, Amornon mi concede Chepoter voglia, eeh' io siatanto ingrata. Per minarla pratica ch'inpiede Era gagliarda, epresso al finguidata, Dico a miopadre, che prima eh' iiaPriàa Mi dia niarito,io voglio essereuccisa. 27 II miobuon padre, alqnal sol piaceaquanti A me piacea, mai turbarmi volse, Per consolarmie far cessareil pianto Ch' ione facea, lapratica disciolsc:Di cheil superbo redi Frisa tanto Isdegnoprese, e atanto odio sivolse, Ch'entrò in Olandae cominciò laguerra Che tutto ilsangue mio cacciòsotterra. Stanza 23. 26 Birenoappena era daroi partito (Che, cosiha nome ilmio fedele amante), Che'l redi Frisa (laqual, quanto illito Del mar divideil fiume, èa noi distante) Disegnando ifigliuol farmi marito, Ch'unico al mondoavea, nomato Arbante, Perli più degnidel suo statomanda A domandarmi almio padre inOlanda. B Oltre chesia robusto esi possente. Che pochipari a nostraetà ritrova: E siastuto in malfar, eh' altruiniente La possanza, l'ardir,l'ingegno giova; Porta alcun' armeche l'antica gente Nonvide mai, né,fuor eh' alui, la nova:Unferro bugio, lungoda due braccia, Dentro acui polve ciuna palla caccia. Stanza 41 29Col fuoco dietroove la cannaè chiusa, Tocca unspiraglio che sivede appena; A gaisache toccare ilmedico usa Dove èbisogno d allacciarla Tena:Onde Yiencon tal suonla palla esclusa, Chesi può dirche tuona eche balena; Né menche soglia ilfulmine ove passa, Ciòche tocca, arde,abbatte, apre efracassa. 30 Pose duevolte il nostrocamjo iu rotta:Conquesto inganno, e i mieifratelli uccise: Nel primoassalto il primo,che la botta, Rottor usbergo, in mezzoil cor glimise Neir altra zu£EeialP altro, ilquale in frotta Fuggìa, dalcorpo T anima divise; Elo feri lontandietro la spalla, £fuor del pettouscir fec" lapalla. 31 Difendendosi poimio padre nugiorno Dentro un castelche sol gliera rimaso, Che tuttoil resto aveaperduto intorno, Lo fé' consimil colpo ireall'occaso; Che mentre andavae che faceari tomo, Provvedendo or a questoor a quelcaso, ' Dal traditorfu in mezzogli occhi còlto, Chel'avea di lontandi mira tolto. 32Morti i fratellie il padre,e rimasa io Dell'isolad'Olanda unica erede, Ilre di Frisa,perchè avea disio Diben fermare inquello stato ilpiede, Mi fa sapere,e così alpopol mio, Che pace e cheriposo mi concede, Quand'io vogliaor, quel chenon volsi innante, Torper marito ilsuo figliuolo Arbante. 33Io per l'odionon si, chegrave porto A luie a tuttala sua iniquaschiatta, Il qual m' hadui fratelli e'1 padre morto, Saccheggiata lapatria, arsa edisfatta; Come perchè acolui non vo'fartorto, A cui giàla promessa avevafatta, Ch'altr'uomo non sariache mi sposasse. Finché diSpagna a menon ritornasse. 34 Perun mal ch'iopatisco, ne vo' cento Patir, rispondo,e far ditutto il resto; Essermorta, arsa viva,e che siaal vento La cenersparsa, innanzi chefar questo. Studia lagente mia diquesto intento Tormi: chi priega,e chi mifa protesto Di dargliin mano me e laterra, prima Che lamia ostinazion tuttici opprima. 35 Così,poiché i protestie i prleghiinvano Vider gittarsi, eche pur stavadura, Presero accordo colFrisone, e inmano (Come avean detto)gli diér mee le mura. Quel,senza farmi alcunoatto villano, Della vitae del regnom'assicura, Purch'ioindolcisca l'indurate voglie, Eche d'Arbante suomi faccÌA moglie. 36Io che sforsarcosì mi veggio,voglio, Per uscirgli diman, perder lavita; Ma se prianon. mi vendico, midoglio Più che diquanta ingiuria abbiapatita. Fo pensier molti;e veggio almio cordoglio Che soloil simular puòdare aita: Fingo ch'iobrami, non chenon mi piaccia, Chemi perdoni esua nuora mifaccia. 37 Fra moltich'ai servizio eranostati Già di miopadre, io scelgodui fratelli Di grandeingegno e digran cor dotati, Mapiù di verafede, come quelli Checresciutici in corte,ed allevati Si soncon noi dateneri zitelli; K tantomiei, che pocolor pania La vitapor per lasalute mia. 38 Comunicocon loro ilmio disegno; Essi promettond'essermi in aiuto. L'unviene in Fiandra,e v'apparecchia un legna: L'altro mecoin Olanda horitenuto. Or mentre iforestieri e queidel regno S'invitano allenozze, fu saputo CheBireno in Biscagliaavea un'armata, Per venirein Olanda, apparecchiata: 89 Perocché,fatta la primabattaglia, Dove fu rottoun mio fratelloe ucciso, Spacciar tosto uncorrier feci inBiicaglia, Che portasse aBireno il tristoavviso; Il qual mentreche s'arma esi travaglia, Dal redi Frisa il resto fuconquiso. Bireno, che di ciò nullasapea, Per darci aiutoi legni scioltiavea. 40 Di questoavuto avviso ilre frisone, Delle nozzeal figliuol lacura lassa; E conl'armata sua nelmar si pone:Trovail duca, lorompe, arde efracassa; E, come vuolfortuna, il faprigione. Ma di ciòancor la nuovaa noi nonpassa. Mi sposa intantoil giovene, esi vuole Meco corcar,come si corchiil sole. 41 Iodietro le cortineavea nascoso Quel miofedele, il qualnulla si mosse Primache a mevenir vide losposo; E non l'atteseche corcato fossa., Ch'ahsò un'accetta,e con sivaloroso Braccio dietro nelcapo lo percosse, Chegli levò lavita e laparola: Io saltai presta,e gli segaila gola. 42 Comecadere il buesuole al macello" Cade ilmalnato giovene, indispetto Del re Cimosco,il più d'ognialtro fello; (Che l'empiore di Frisaè cosi detto). Chemorto l'uno e l'altro miofratello M'avea col padre;e per megliosuggetto Farsi il miostato, mi voleaper nuora: E forseun giorno uccisaavria me ancora. 43Prima ch'altro disturbovi si metta, Toltoquel che piùvale e menopesa, Il mio compagnoal mar micala in fretta Dallafinestra, a uncanape sospesa, Là doveattento il suofratello aspetta Sopra labarca ch'avea inFiandra presa. Demmo levele ai ventie i remialP acque; E tuttici salviam, comea Dìo piacque. 44Non so seire di Frisapiù dolente Del figliuolmorto, o sepiù d'ira acceso Fossecontra di me,che 1 diseguente Giunse dovesi trovò sioffeso. Superbo ritornava eglie sua gente Dellavittoria e diBireno preso; E credendovenire a nozzee a festa, Ognicosa trovò scurae funesta. 4.5 Lapietà del figliuol.Podio ch'aveva A me, di notte il lasciamai. Ma perchè ilpianger morti nonrileva, E la vendettasfoga Podio assai; Laparte del pensier,ch'esser doveva Della pietadein sospirare ein guai, Vuol checon V odioa investigar s'unisca, Come egli m'abbiain mano emi punisca. 46 Queitutti che sapevae gli eradetto Che mi fossinoamici, o dique'miei Che m' aveano aiutataa far Veffetto, Uccise, 0 lorbeni arse, oli fé' rei. Volseuccider Bireno inmio dispetto; Che d'altrosi doler nonmi potrei:Gli parvepoi, se vivo lo tenesse. Cheper pigliarmi in man larete avesse. 47 Magli propone unacrudele e dura Condizion: glifa termine unanno. Al fin delqual gli daràmorte oscura, Se primaegli per forzao per inganno, Conamici e parenti nonprocura, Con tutto ciòche ponno eciò che sanno. Didannigli in prìgion: che la viaDi luisalvare è solla morte mia. stanza43. 48 Ciò chesi possa farper sua salute, Fuorché perderme stessa, iltutto ho fatto. Seicastella ebbi inFiandra, e l'hovendute:E '1 poco0 '1 moltoprezzo eh' ion' ho tratto, Parte, tentandoper persone astute Iguardiani corrompere, hodistratto; E parte, perfar muovere allidanni Di quell'empio orgllnglesi, or gliAlamanni. 49 I mezzi,o che nonabbiano potuto, 0 chenon abbian fattoil dover loro, M' haiino datoparole, e nonaiuto; E sprezzano or che n'hancavato l'oro: E pressoal fine iltermine è venuto, Dopoil qual la forza '1 tesoro Potràgiunger più atempo, si chemorte E strazio schivial mio caroconsorte.50 Mo padree' miei fratellimi son stati Mortiper Ini; perlui toltomi ilregno; Per lui queipochi beni cherestati Meran, del vivermio soli sostegno, Pertrarlo di prigioneho dissipati:Né miresta ora inche più faxdisegno, Se non d'andarmiio stessa inmano a porre Pi cmdeJ nimicoe Ini disciorre. 52Io dubito che,poi che m'avràin gabbia, E fattoavrà di metutti gli strazi!, NéBireno per questoa lasciare abbia,eh' esser perme sciolto miringrazi!; Come periuro, epien di tantarabbia; Che di me solauccider non sisazii:E quel ch'avràdi me, più meno Facciadi poi delmisero Bireno. Stanza 60. 53Or la cagionche conferir convoi Mi fa i miei casi,e ch'io lidico a qaand Signorie cavalier vengonoa noi, É soloacciò, parlandone contanti, M'insegni alcun d'assicurarche poi Ch' a quel crudelmi sia condotta avanti, Nonabbia a ritenerBireno ancora; Né voglia,morta me, ch'essopoi mora. (.4 Pregatoho alcun guerrier,che meco sia Quand' iomi darò inmano al redi Frisa; Ma miprometta, e lasua fé' mi dia, Chequesto cambio saràfatto in guisa, Ch'aun tempo iodata, e liberatofii Bireno: si che quandoio sarò uccisa, Morròcontenta, poiché lamia morte Avrà datola vita almio consorte. 55 fino a questo trovo chiteglia Sopra la fedesui d'assicurarmi. Che quandoio sia condotta,e che mivoglii Aver quel re,senza Bireno darmi, Eglinon lascerà centramia voglia Che presaio sia: siteme ognun quell'armi; Teme quell'armi,a cui parche non possi Starpiastra incontra, esia quanto vuolgrossa. 56 Or, s'invoi la virtùnon è difforme Dalfier sembiante edall' erculeo aspetto, E credetepoter dar megli,e torme Anco dalui, quando nonvada retto: Siate contentod' esser meco aporrne Nelle man sue:ch'io non avròsospetto, Quando voi siatemeco, sebben io Poine morrò, chemora il signormio. 51 Se dunqueda far altronon mi resta, Nési trova alsuo scampo altroriparo, Che per luipor questa miavita; questa Mia vitaper lui por mi saràcaro. Ma sola unapaura mi molesta. Chenon saprò farpatto cosi chiaro, Chem'assicuri che nonsia il tiranno, Poich'avuta m'avrà, perfare inganno. 57 Quila donzella ilsuo parlar conchiuse, Che conpianto e sospirspesso interroppe. Orlando, poieh' ella labocca chiuse, Le cuivoglie al benfar mai nonfur zoppe, In parolecon lei non si difluse; Chedi natura nonusava troppe: Ma lepromise, e lasua fé' lediede, Che faria piùdi quel eh'ella gli chiede. 58Non è suaintenzion ch'ella inman vada Del suonimico per salyarBireno: Ben salverà amendni,se la suaspada £ rosato valornon gli vienmeno. U medesimo dipiglian la strada, Poieli' hanno il ventoprospero e sereno. IlPaladin s'affretta; che di gire All'isola delmostro avea desire. 59Or volta all'una,or volta all'altrabanda Per gli altistagni il buonnocchier la vela:Scnopreun'isola e un'altradi Zilanda; Scnopre unainnanzi, e un'altraaddietro cela. Orlando smontail terzo di in Olanda; Manon smonta coleiche si querela Delre di Frisa:Orlando vuol cheintenda La morte diquel rio, primache scenda. 60 Nellito armato ilPaladino varca Sopra uncorsier di peltra bigio enero, Nutrito in Fiandrae nato inDanismafca, Grande e possenteassai più cheleggiero; Però eh' avea, quandosi messe inbarca. Tu Bretagna lasciatoil suo destriero, Quel Brìgliadorsi bello esi gagliardo, Che nonha paragon, fuorchéBaiardo. 61 Giunge Orlandoa Dordreeche, equivi truova Di moltagente armata insu la porta; Siperchè sempre, mapiù quando ènuova. Seco ogni signoriasospetto porta; Si perchèdianzi giunta erauna nuova. Che. di Selandia,con armata scorta Dinavilii e digente, un cuginviene Di quel signorche qui prigionsi tiene. Stanza 6t. 62Orlando prega uuodi lor, chevada E dira alre, eh' un cavalieroerrante Disia con luiprovarsi a lanciae a spada: Mache vuol chetra lor siapatto innante. Che se'lre fa che,chi lo jtfida,cada, La donna abbiad'aver, ch'uccise Arbante; Chè'l cavalierl'ha in loconon lontano Da potersempre mai darglilain mano: 63 Edall' incontro vuol che '1re prometta, Ch' oveegli vinto nellapugna sia, Bireno inlibertà subito metta, Eche lo lasciandare alla suavia. Il fante alre fa l'imbasciatain fìretta:Ma quel,che virtù cortesia Conobbe mai,drizzò tutto ilsuo intento Alla fraude,all'inganno, al tradimento. 64 Glipar ch'avendo inmano il cavaliero, Avrà ladonna ancor, chesi l'ha offeso, S' inpossanza di lui la donnaè vero Che siritrovi, e ilfante ha ben inteso.Trenta uomini pigliarfece sentiero Diverso dallaporta ov' eraatteso, Che dopo occultoed assai langogiro, Dietro alle spalleal Paladino uscirò. 65II traditore intantodar parole Fatto gliavea, sinché icavalli e ifanti Vede esser giuntial loco ovegli vuole: Dalla portaesce poi conaltrettanti. Come le feree il boscocinger suole Perito cacciatorda tutti icanti; Come presso aVolana i pescie l'onda Con lungarete il pescatorcirconda: €6 Cosi perogDÌ via dalre di Frisa, Chequel guerrier nonfugga, si provvede. Vivo lovuole, e nonin altra guisa:Equesto far sifucilmeute crede, Che '1fulmine terrestre, conche uccisa Ha tantae tanta gente,ora non chiede; Chequivi non glipar che siconvegna. Dove pigliar, nonfar morir disegna. 67 Qual cautouccellator che serbavivi, Intento a maggiorpreda, i primiaugelli, Acciò in piùquautitade altri captivi Faccia colgiuoco e colzimbel di quelli; Talesser volse ilre Cimosco quivi:Magià non volseOrlando esser diquelli Che si lascianpigliare al primotratto; E tosto ruppeil cerchio ch'aveanfatto Stanza 68. 68 IIcavalier d'Anglante, ovepiù spésse Vide legenti e Tarme,abbassò Tasta; Ed unoin quella eposcia un altromesse, E un altroe un altro,che sembrar dipasta: E fin asei ve n'infilzò;e li resse Tuttiuna lancia: eperch'ella non basta Apiù capir, lasciòil settimo fuore Feritosi, che diquel colpo muore. 69Non altrimente nelTestrema arena Veggiam lerane di canalie fosse Dal cautoarcier nei fianchie nella schiena, L'una vicinaalT altra, esser percosse; Nédalla freccia, finchétutta piena Non siada un capoalT altro, esser rimosse. Lagrave lancia Orlandoda scaglia, Kcon la spadaentrò nella battaglia. 70Rotta la lancia,quella spada strinse. Quella chemai non fumenata in fallo; Ead ogni colpo,o taglio opunta, estiose Quand'uomo apiedi, e quand'nomoa cavallo: Dove toccò,sempre in vermigliotinse L'azzurro, il verde,il bianco, ilnero, il giallo. Duolsi Cimosco,che la cannae il foco Secoor non ha,quando v'avrian piùloco 71 E congran voce e con minaccechiede Che portati glisian: ma poco éudito; Che chi haritratto a salvamentoil piede Nella città,non è d'uscirpiù ardito. H refrison, che fuggirgli altri vede, D'essersalvo egli ancorpiglia partito:Corre allaporta, e vuolealzare il pont"; Ma troppoè presto adarrivare il conte:72n re voltale spalle, esignor lassa Del ponteOrlando, e d'amenduele porte; E fugge,e innanzi atutti gli altripassa, Mercè che U suo destriercorre più forte. Nonmira Orlando aquella plebe bassa; Vuoleil fellon, nongli altri, porrea morte: Ma ilsuo destrier sial corso pocoYale, Che restio sembra,e chi fugge,abbia V ale. 75Dietro lampeggia aguisa di baleno; Dinanzi scoppia,e manda inaria il tuono. Tremanle mura, esotto i pieil terreno; Il cielrimbomba al payentososuono. L'ardente strai, chespezza e venirmeno Fa ciò ch'incontra,e anessun perdono, Sibila estride; ma, comeè il desire Diquel brutto assassin,non va aferire.Stanza 70. 73 D'unain un' altravia si levaratto Di vista alPaladin; ma indugiapoco, Che toma connuove armi; ches'ha fatto Portare intanto il cavoferro e ilfoco; E dietro uncanto postosi, dipiatto L'attende; come ilcacciatore al loco, Coicani armati e con lospiedo, attende Il fiercinghiai che pruinososcende, 74 Che spezzai rami, efa cadere isassi; E ovunque drizzil'orgogliosa fironte, Sembra atanto rumor chesi fracassi La selvaintomo, e che si svellail monV. Sta Cimoscoalla posta, acciònon jassi Senza pagargliil fio l'audaceconte. Tosto eh' appare,allo spiraglio tocca Colfuoco il ferro;e quel subitoscocca. 76 0 siala fretta, osia la troppavoglia D'uccider quel Baron,ch'errar lo faccia; 0sia che ilcor, tremando comefoglia, Faccia insieme tremare mani ebraccia; 0 la bontàdivina, che nonvoglia Che '1 suofedel campion sitosto giaccia; Quel colpoal ventre deldestrier si torse: Locacciò in terra,onde mai piùnon sorse. 77 Cadea terra ilcavallo e ilcavaliero:La preme l'un,la tocca l'altroappena, Che si leva destro e leggiero, Come cresciutogli sia possae lena. Quale illibico Anteo semprepiù fiero Surger soleadalla percossa arena; Talsurger parve, eche la forza,quando Toccò il terren,si raddoppiasse aOrlando. Stanza 74. 78 Chivide mai dalciel cadere ilfoco Che con orrendo suon Giovedisserra, E penetrare oveun rinchiuso loco Carboncon solfo econ salnitro serra; Ch'appena arriva, appenatocca un poco, Chepar ch'avvampi ilciel, non chela terra; Spezza lemura, e igravi marmi svelle, Efa i sassivolar sin allestelle :79 S'immaginiche tal, poiche cadenda, Toccò laterra, il Paladinofosse; Con si fierosembiante aspro edorrendo, Da far tremarnel ciel Marte,si mosse. Di chesmarrito il refrison, torcendo La brigliaindietro, per fuggirvoltosse:3Ia gli fudietro Orlando conpiù fretta, Che nonesce dall'arco unasaetta: Stanza 79. 80 £quel che non ayea potutoprima Fare a cavallo,or farà essendoa piede. Lo seguitasi ratto, ch'ognistima Di chi noivide, ogni credenzaeccede. Lo giunse inpoca strada: edalla cima Dell'elmo alzala spada, esi lo fiede, Chegli parte latesta fino alcollo, E in terrail manda adar l'ultimo crollo. 81Ecco levar nellacittà si sente Nuovorumor, nuovo menardi spade; Che '1cugin di Birenocon la gente Ch'aveacondutta dalle suecontrade, Poiché la portaritrovò patente, Era venutodentro alla cittade DalPaladino in taltimor ridutta, Che senzaintoppo la puòscorrer tutti. 82 Fuggeil popolo inrotta; che nonscorge Chi questa gentesia, chedomandi:Ma poi ch'unoed un altropur s'accorge Air abitoe al parlarche son Selandi, Chiede lorpace, e ilfoglio bianco porge; Edice al capitanche gli comandi, Edar gli vuolcontra i Frisoniaiuto, Che'l suo ducain prigion gli hanritenuto. 83 Quel popolsempre stato eranimico Del re diFrisa e d'ognisuo seguace. Perchè mortogli avea ilsignore antico. Ma piùperch'era ingiusto, empioe rapace. Orlando s'interposecome amico D'ambe leparti, e fecelor far pace; Lequali unite, nonlasciar Frisone Che nonmorisse o nonfosse prigione. 84 Leporte delle carcerigittate A terra sono,e non sicerca chiave. Bireno alConte con parolegrate Giostra conoscer l'obbligoche gli ave. Indiinsieme e conmolte altre brigate Sene vanno oveattende Olimpia innave: Cosi la donna, acui di ragionspetta Il dominio dell'isola,era detta; 85 Quellache quivi Orlandoavea condutto Non conpensier che fardovesse tanto; Che leparca bastar che,posta in lutto Sollei, lo sposoavesse a trardi pianto. Lei riveriscee onora ilpopol tutto. Lungo sarebbea racontarvi quanto LeiBireno accarezzi, edella lui; Quai grazieal conte rendanoambidui. 86 II popolla donzella nel paterno Seggio rimette,e fedeltà legiura. Ella a Bireno,a cui connodo etemo La legòAmor d'una catenadura, Dello stato e di dona ilgoverno. Ed egli trattopoi da un'altracura, Delle fortezze edi tutto ildomino Dell'isola guardi an lasciail cugino; 87 Chetornare in Selandiaavea disegno, E menarseco la fedelconsorte: E dicea volerfare indi nelregno Di Frisa espepenziadi sua sorte; Perchèdi ciò l'assicuravaun pegno Ch' egli aveain mano, elo stimava forte:Lafigliuola del re,che fra icaptivi, Che vi furmolti, avea trovataquivi. 88 E dicech egli vuolch aa suogermano, Ch'era minor d'età,l'abbia per moglie. Quindi siparte il senatorromano Il di medesmoche Bireno scioglie. Nonvolse porre adaltra cosa mano, Fratante e tanteguadagnate spoglie, Se nona quel tormentoch'abbiam detto Ch'ai fulmineassimiglia in ognieffetto. 89 L'intenzionnon già, perchèlo tolle, Fu pervoglia d'usarlo insua difesa; Che sempreatto stimò d'animomolle Gir con vantaggioin qualsivoglia impresa: Maper gittarlo inparte, onde nonvolle Che mai potessead uom piùfare offesa: E lapolve e lepalle e tuttoil resto Seco portòch'apparteneva a questo. 90E cosi, poiche fuor dellamarea Nel più profondomar si videuscito Si, che seguolontan non sivedea Del destro più del sinistrolito, Lo tolse, edisse: Acciò piùnon istea Mai cavalierper te d'essereardito, Né quanto ilbuono vai, maipiù si vanti Ilrio per tevaler, qui giùrimanti. 91 0 maledetto,o abbomìnoso ordigno. Chefabbricato nel tartareofondo Fosti per mandi Belzebù maligno. Cheruinar per tedisegnò il mondo. All' Inferno, ondeuscisti, ti rassigno. Cosi dicendo,lo gittò inprofondo. Il vento intanto'le gonfiate vele Spingealla via dell'isolacrudele. 93 scalain Inghilterra in Irlanda Mai lasciòfar. sulcontrario lito. Ma lasciamoloandar dove lomanda Il nudo Arderche l'ha nelcor ferito. Prima chepiù io neparli, io vo' inOlanda Tornare, e voimeco a tornarviinvito:Che, come ame, so spiacerebbea voi, Che quellenozze fosson senzanoi. stanza 8U. 92 Tantodesire il Paladinopreme Di saper se la donnaivi si trova, Ch'amaassai più chetutto il mondoinsieme, Né un'ora senzalei viver gligiova; Che s' in Iberniamette il piede,teme Di non dartempo a qualchecosa nuova, Si eh'abbia poi da dir invano: Ahilasso ! Ch'ai venir mionon affrettai piùil passo. 94 Lenozze belle esontuose f.muo; Ma non sontuose bello, Come inSelaildia dicon chefaranno. Pur non disegnoche vegnate aquelle; Perché nuovi accidentia nascere hanno Perdisturbarle; de'quai lenovelle All' altro Canto vifarò sentire, S'ali' altro Cantomi verrete audire. NOTE. St. 4. V.5.Veggi, vegU. St. 5.V.8. Tripoli, cittàdella Berberla. St. 6.y. 45. Francia.Qal non staper tutto qael paeseche intendiamo ora,ma per quelterritorio dove è Parigi,ed ò bagnatodai fiumi Senna,Marna, Oise e Yonne: perchè ivi si poseroda principio iFranchi. Uveinia, dalfrancese Auvergne. Danoi dicesi Alvernia; edò una deUeProvincie centrali dellaFrancia. St. 7. V.5.Insembre, lo stessoche insieme. St. 8.y. 34. Questoè un finmicelloche scorre vi cino aPontOrsoo, e si scaricapresso Beauvais nelgolfo che si diràfra poco. St. 11.y. 5. Ibernia,è il nomeche davano i Latini all'Irlanda. St. 15. y.d8. ~ S.Malày città marittimadi Francia nella Bretagna.In un golfotra questa provinciae la Normandia, mettefoce il fiumicellodi cui sopra,e sorge il moTtteS, Michele. St. 16.y. 16. Breaco,che i Latinidissero Bria ctinif ei Francesi chiamanoS. Brieux, ècittà di Nor , pressoil fondo diun golfo cheha a levanteil capo Frehel ea ponente Visoletta di Brehat.Zandri glier è ilTrecos'vm degli antichi,corrispondente a Lan Irìguier,ma ora segnatosulle mappe Tréguier.Albiofie denominarono i Latinila Gran Bretagna,probabilmente dal colore biancastrodelle sue rupimarittime. Il vento accennato nelsesto verso dicesiin marineria ponente maestra St. 17.y. 8. LaSchelda o VJEs'aut,come i Fran cesilo chiamano, èil fiume chebagna Anversa, forman dovi un vastoporto. St. 23. y.12. Selandia oZelandia (Seeland), è unadelle Provincie settentrionali olandesi,e componesi delle isoleBeveland, Walcheren, Tholen.Schouwen, con al cune altreformate da vairami della Scheldae della Uosa, edal mare delNord. La BiseagUaè ptovlaam della Spagnasettentrionale. Nella Biacaelias enei monti delleAsturie, si tennerosempre forti isespugnabili gli Spagnuolicontro gli Arabie f Morì,fis che palmo a palmoriconquistarono tutto ilpaese. St. 25. y.8. Frisa oFrisia, paese anticamente abitato daiFriaJ, Germani d'origine,e conquistati da Druso.Una parte diesso costituisce inoggi la Frisia propriamente detta,altra delle Provinciesettentrionali olandesi. St.28. v.7. Ferrolugio, Tarchibugio. Ilpoeta lo suppone inventatoda questo refrisone, molti secoliprima che non fosse. St.34. y. 2.Far di tuttoil resto; valeesponi alle ultime calamità. St.36. y. 78.Intendi: non dimostroche non xnt piaccia,ed ami fingobramare che miperdoni, ecc. St. 37.v.6. Citelli, giovinetti. St. 42.y. 2. Malnato,nato cioè persua svmtara. St. 52. y. 5.Periuro, spergiuro, St. 6(".v.6. Accenna laminore Bretagna, provin cia settentrionale dellaFrancia. St. 61. y.1. Dordrecch, ossiaDordrecht, città del l'Olanda merìdionale, inun'isola della Ma<"a. St. 65.y. 7. Volana,cioè Volano, ramodel Po. St 77.y. 5. Anteo,gigante mitologico, erafiglio della Terra, sullaquale se fossecaduto, ne rìsorgevsp'à robusto. St. 85. y.7. ~ Tormentumchiamavano i Latinik macchine di guerrada scagliare pietre,giavellotti ed al triproiettili:talvoce italianizzatasi applica qal alTarchibugio . St. 90. y.5. Stea perte, abbia cagioneda te. St. 93.y. 12. Farescala, espressione marinaresca. sbarcare. s Bireno, ioTaghitosidi altra donna,abbandona Olimpia. Ruggieroriceve l'Jppogrifo daLogistilla che loammae stra a gaidarlo. esu qaello discendein Inghilterra, doveosserva la rassegnadelle truppe destinatein aiuto di Carlo.Nel passare inIrlanda, scorge neirisoladi Ebuda Angelicalegata ad anoscoglio per esseredivorata dall'orca: abbatte ilmostro, toglie lagiovane in groppa,e discende conlei sul lidodella minore Bretagna. 1 Fraquanti amor, fraquante fedi almondo Mai trovar,fra quanti corconstanti, Fra quante, oper dolente oper giocondo Stato, férprove mai famosiamanti; Piuttosto il primoloco, chMl secondo Daròad Olimpia: e se purnon va innanti, Benvoglio dir che fra gliantiqui e novi Maggiordell'amor suo nonsi ritrovi; 2 Eche con tantee con sichiare note questo hafatto il suoBireno certo. Che donnapiù far certouomo non puote, Quandoanco il pettoe'I cor mostrasseaperto: E s animesi fide esi devote D'un reciprocoamor deuno avermerto, Dico ch'Olimpia èdegna che nonmeno, Anzi più che ancor, PamiBireno; 3 E chenon pur nonT abbandoni mai Peraltra donna, seben fose quella Ch'Europa ed Asiamesse in tantiguai, s' altra ha maggiortitMo di bella: Ma,piuttosto che lei,la"ci coi rai DelSol l'udita eil gusto ela favella E lavita e lafama, e s' altracosi Dire 0 pensarsi può piùpreziosa. 4 Se Birenoamò lei, comeella amato Bireno avea;se fu sia lei fedele Comeella a lui;se mai nonha voltato Ad altravia, che aseguir lei, levele:Oppur s' a tantaservitù fu ingrato, Atanta fede ea tanto amorcrudele. Io vi vo'dire,e far dimaraviglia Stringer le labbra,ed inarcar leciglia. 5 E poiche nota Timpietà vi fia, Chedi tanta bontàfu a leimercede, Donne, alcuna divoi mai piùnon sia, Ch' aparole d'amante abbiaa dar fede. L'amante, peraver quel chedesia. Senza guardar cheDio tutto odee vede, Avviluppa promessee giuramenti, Che tuttispargon poi perl'aria i venti. 6I giuramenti ele promesse vanno Daiventi in ariadissipate e sparse, Tostoche tratta questiamanti s' hanno L'avida seteche gli acceseed arse. Siate a'prieghied a' pianti che vi fanno, questoesempio, a crederepiù scarse. Bene èfelice quel, donnemie care. Ch'esser accortoall'altrui spese impare.GnardateTÌ da questiòhe sai fiore De'lorbegli anni ilyiso han polito: Che presto nascein loro epresto muore, Quasi unfoco di paglia,ogni appetito. Come seguela lepre ilcacciatore Al freddo, alcaldo, alla montagna,al lìto. Né piùr estima poiche presa vede; Esol dietro achi fogge, affrettail piede:8 Cosifan questi gioveni,che, tanto ChYi mostratelor dure eproterve, V'amano e riverisconocon quanto de' farchi fedelmente serve:Manon si tostosi potran darvanto Della vittoria, chedi donne, serve Vidorrete esser fette;e da voitolto Vedrete il falsoamore, e altrovevolto. 9 Non vi vieto perquesto (ch'avrei torto) Chevi lasciate amar;che senza amante Sareste comeinculta vite inorto, Che non hapalo ove s'apponio piante. Sol laprima lanugine viesorto Tutta a foggir,volubile e incostante; Ecórre i fruttinon acerbi eduri. Ma che nonsien però troppomaturi. 10 Di sopraio vi diceaeh' una figliuola Delre di Frisaquivi hanno trovata. Chefia, per quanton'han mosso parola. DaBireno al fratelper moglie data. Ma,a dire ilvero, esso v'aveala gola; Chevivanda era troppodelicata: E riputato avriacortesia sciocca. Per darlaaltrui, levarsela dibocca. stanza Itt. 11 Ladamigella non passavaancora Quattordici anni, ed era bellae fresca, Come rosache spunti alloraallora Fuor della buccia,e col Solnuovo cresca. Non purdi lei Birenos'innamora. Ma fuoco maicosi non acceseesca. Né se lopongan l'invide enimiche Mani talor nellemature spiche; 12 Comeegli se n'acoese immantinente, Come eglin'arse fin nellemedoUe, Che sopra ilpadre morto leidolente Vide di piantoil bel visofar moUe. E comesuol, se l'acquafredda sente, Quella restarche prima alfhoco bolle; Cosi l'arderch'accese Olimpia, vinto Dalnuovo successore, inlui fu estinto. 18Non pur saziodi lei, mafastidito N'é già cosi,che può vederlaappena; E si dell'altraacceso ha l'appetito. Che nemorrà se troppoin lungo ilmena; Pur, finché giungail e' hastatuito A dar fineal disio, tantoraffrena. Che par eh'adori Olimpia, nonche l'ami; E quelche piace alei, sol vogliae brami. 14 Ese accarezza l'altra(che non puote Farche non l'accarezzipiù del dritto), Nonè chi questoin mala partenote; Anzi a pietade,anzi a bontàgli é ascritto; Cherilevare un cheFortuna ruote Talora alfondo, e consolarl'afflitto, Mai non fubiasmo, ma gloriasovente; Tanto più unafanciulla, una innocente. Stanza 34. 150 sonuno Dio,come i giudìcjumani Spesso offuscati sonda un nembooscuro ! I modi diBireno, empj eprofani, Pietosi e santiriputati furo. I marinari,già messo lemani Ai remi, esciolti dal lìtosicuro, Portayan lieti peisalati stagni Verso Selandiail duca ei suoi compagni. 16 Giàdietro rimasi eranoe perduti Tutti divista i terminid'Olanda; Che, per nontoccar Frisa, piùtenuti S'eran vèr Scoziaalla sinistra banda: Quandoda un ventofur sopravvenuti, Ch'errando inalto mar tredi li manda. Sursero ilterzo, già pressoalla sera, Dove incultae deserta un'isolaera. 17 Tratti che si fardentro un picciolseno, Olimpia venne interra; e condiletto In compagnia deli'infedelBireno Cenò contenta, efaor dogni sospetto: Indi conlui, dovein loco ameno Tesoera un padiglione,entrò nel letto. Tuttigli altri compagniritornaro, E sopra ilegni lor siriposaro. 18 II travagliodel mare ela paura, Che tenutaalcun di Vaveano desta; Il ritrovarsial lito orasicura, Lontana da rumornella foresta, E chenessun pensier, nessunacura, Poiché 1 suoAmante ha seco,la molesta; Fa cagioneh' ebhe Olimpiasi gran sonno, Chegli orsi ei ghiri avermaggior noi ponno. 19n falso amante,che i pensatiinganni Veggiar facean, comedormir lei sente, Pianpiano e9ce delletto; e de' suoipanni Fatto un faste!,non vestealtrimente; E lascia ilpadiglione; e, comei vanni Nati glisian, rivola allasua gente, E lirisveglia; e senzaudirsi un grido, ¦Fa entrar nell' alto,e abbandonare illido. 23 Quivi surgeanel lito estremoun sasso, Ch' aveanol'onde, col picchiarfrequente, Cavo e riduttoa guisa d'arcoal basso, E stavasopra il marcurvo e pendente. Olimpia incima vi salia gran passo (Cosila facea l'animopossente); E di lontanole gonfiate vele Videfuggir del suosignor crudele: 24 Vide lontano,o le parvevedere; Che l'aria chiaraancor non eramolto. Tutta tremante silasciò cadere, Più biancae più cheneve fredda involto. Ma poi che di levarsiebbe potere, Al cammindelle navi ilgrido volto, Chiamò, quantopotea chiamar piùforte, Più volte ilnome del crudelconsorte: 25 E dovenon potea ladebil voce, Suppliva ilpianto e 'lbatter palma apahoA. Dove foggi, crudel,cosi veloce? Non hail tuo legnola debita salma. Fache levi meancor: poco glinuoce Che porti ilcorpo, poidiè portal'alma. E con lebraccia e conle vesti segno Fatuttavia, perchè ritomiil legno. 20 Rimaseaddietro il lidoe la meschina Olimpia, chedormi senza destarse, Finché l'Aurorala gelata brina Dalledorate ruote interra sparse, E s'udirle alcione allamarina Dell'anticoinfortunio lamentarse. Né desta dormendo, ellala mano Per Birenoabbracciar tese, mainvano.21 Nessuno trova:a laman ritira: Di nuovotenta, e purnessuno trova. Di qual'un braccio, edi l'altrogira; Or l'una orl'altra gamba; enulla giova. Caccia ilsonno il timor:gli occhi apre,e mira: Nonvede alcuno. Orgià non scaldae cova Più levedove piume; ma si getta Delletto e fuordel padiglione infretta: 22 E correal mar, graffiandosile gote, Presaga ecerta ormai disua fortuna. Si stracciai crini, eil petto sipercuote: E va guardando(che splendea laluna) Se veder cosa,fuor che '1lito, puote; Né, fuorche'l lito, vedecosa alcuna. Bireno chiama;e al nomedi Bireno Rispondean gliantri, che pietàn' avieno. 26 Mai venti cheportavano le vele Perr alto mardi quel gioveneinfido, Portavano anco ipriegbi e lequerele Dell'infeliceOlimpia, e '1 piantoe1 grido; La qualtre volte, a stessa crudele, Peraffogarsi si spiccòdal lido; Pur alfinsi levò damirar l'acque, E ritornòdove la nottegiacque; 27 E conla faccia ingiù, stesa sulletto, Bagnandolo di pianto,dicea lui:lersera destiinsieme a duiricetto:Perché insieme allevar non siamodui? Oh perfido Bireno !o maladetto Giorno eh' al mondogenerata fui ! Che debbofar? che pbss'iofar qui sola? Ohimi aiuto?ohimè! chi miconsola? 28 Uomo nonveggio qui, nonci veggio opra Dondeio possa stimarch'uomo qui sia:Navenon veggio, acui salendo sopra, Speriallo scampo mioritrovar via. Di disagiomorrò; chimi cuopra Gli occhisarà, chisepolcro dia. Se forsein ventre lornon me lodanno I lupi, ohimè !eh' in questeselve stanno. 29 Iosto in sospetto,e già diveler panni Dì questiboschi orsi oleoDÌ uscire, O tigri0 fiere tal,che natura armi D'aguzzidenti e d'ugneda ferire. quai ferecmdel potriano farmi, Feracrudel, peggio dite morire?Darmi unamorte, so, lorparrà assai; E tudi mille, ohimè !morir mi fai. 30Ma presuppongo ancorch'or ora arrivi Nocchier cheper pietà diqui mi porti; £cosi lupi, orsi,leoni schivi, Strazii, disagi,ed altre orribilmorti:Mi porterà forsein Olanda, s' ivi Perte si guardanle fortezze ei porti? Mi porteràalla terra oveson nata, Se tucon fìraude giàme Phai levata? 31Tu m'hai lostato mio, sottopretesto Di parentado ed'amicizia, tolto. Ben fostia porvi letue genti presto, Peravere il dominioa te rivolto. Tornerò inFiandra, ove hovenduto il resto Diche io vivea,benché non fossemolto, Per sovvenirti edi prigione trarte? Meschina! doveandrò? non soin qual parte. 32Debbo forse irein Frisa, ov'io potei, E perte non vivolsi, esser regina? Uche del padree dei fratellimiei, E d'ogni altromio ben fula ruina. Quel e'ho fatto perte, non tivorrei, Ingrato, improverar, disciplina Dartene; che nonmen di melo sai: Or eccoil guiderdon cheme ne dai. 33Deh, purché dacolor che vannoin corso Io nonsia presa, epoi venduta schiava! Prima chequesto, il lupo,il leon, l'orso Venga,e la tigre,e ogni altrafera brava, Di cuil'ugna ini stracci,e franga ilmorso; E morta mistrascini alla suacava. Cosi dicendo, lemani si caccia Ne'capei d'oro,e a chioccaa chiocca straccia. 34Corre di nuovoin su l'estremasabbia, E ruota ilcapo, e spargeall'aria il crine, Esembra forsennata, ech'addosso abbia Non undemonio sol, male decine; 0, qualEcuba, sia conversain rabbia, Vistosi mortoPolidoro alfine. Or siferma s'un sasso,e guarda il mare;Né mend'un vero sasso,un sasso pare. 353Ia lasciamla dolerfinch'io ritorno, Per volerdi Kuggier dirvipur anco. Che nelpiù intenso ardordel mezzo giorno Cavalca illito, affaticato estanco. Percuote il Solnel colle, efa ritomo; Di sottobolle il sabbiontrito e bianco. Mancava all' armeeh' avea indosso,poco Ad esser, comegià, tutta difuoco. 36 Mentre lasete, e dell' andarfatica Per l'alta sabbiae la solingavia Gli facean, lungoquella spiaggia aprica, Noiosa edispiacevol compagnia; Trovò eh' all'ombrad'una torre antica. Chefuor dell'onde appressoil lito uscia. Dellacorte d'Alcina erantre donne. Che leconobbe ai gestied alle gonne. 37Corcate su tappetialessandrini, Qodeansi il frescorezzo in grandiletto. Fra molti vasidi diversi vini Ed'ogni buona sortadi confetto. Presso allaspiaggia, coi fluttimarini Scherzando, le aspettavaun lor legnetfo Finché lavela empiesse agevolóra; Che un fiatopur non nespirava allora. 38 Queste,eh' andar perla non fermasabbia Vider Buggier alsuo viaggio dritto, Chesculta avea lasete in su le labbia. Tuttopien di sudoreil viso afflitto. Glicominciare a dirche si nonabbia Il cor volonterosoal cammin fitto, Ch' allafresca e dolceombra non sipieghi, E ristorar lostanco corpo nieghi. 39E di loruna s'accostò alcavallo Per la staffatener, che nescendesse; L'altra con unacoppa di cristallo. Dìvin spumante, piùsete gli messe:MaRuggiero a quelsuon non entròin ballo Perchè d'ognitardar che fattoavesse. Tempo di giungerdato avrìa adAlcina, Che venia dietro,ed era omaivicina. 40 Non cosifin salnitro ezolfo puro, Tocco dalfuoco, subito s'avvampa; Nécosì freme ilmar, quando l'oscuro Turbo discende,e in mezzose gli accampa Come,vedendo che Ruggiersicuro Al suo drittocammin l'arena stampa, Eche le sprezza(e pur sitenean belle), D'ira arsee di furorla terza d'elle.Tanon sei gentil cayaliero, (Dice gridandoquanto può piìtforte) Tu' hai rubateV arme; e queldestriero Non saria tuoper veruu'altra sorte; Ecosì; come benm'appongo al vero, Tivedessi punir didegna morte; Che' fossi fattoin quarti, arsoo impiccato, Brutto ladron,villa"; superbo, ingrato. 42Oltr a questee molt' altre ingiuriose. Parole che gliusò la donnaaltièra, Ancorché ' maittuggier non lerispose, Che di. sivii tenzon pocoonor spera; Con lesorelle tosto eUasipose " Sul legnoin mar, cheal lor servigiov' età:Ed affrettandoi remi, loseguiva, Vedendol tuttavia dietroallariva. 43 Minaccia sempre,maledice e incarca; CheTonte sa trovarper ogni. ponto. Intanto àquello: stretto, onde si "varta Alla fatapiù Bella, èRiiggier ghiÀtoi Dove unvecchio' ncKMihiero una miabare": Scioglier dall'altra ripa verte,appanta Come, avvisato egià provvisto, i|irivì" Sistia aspettando cheRiitiro arritL .44 Scioglie ilnocchier, cume venirlo vcdt Ditrasportarlo a migliorripu lieto; Che,se la facciapuò del votilfir fede Tuttobenigno e tuttoera scroto. PoseRuggier sopra: ileìhìIìo il piede,Dio ringraziando; eper In marquieto Ragionando venia col lenito. Saggiò edi lunga esperìeji*zailutto, 45 Quel lodavaRuggier, che s avesse ' Saputoa tempo torda Alclna,.é innanlij Chelcalice incantato ellagli desse, • Ch'aveaalfin dato atutti gli altriamasti | E poi,che a Logistillasi traesse. Dove vederpòtria costumi santi, Bellezza etema,ed iiifinita .grazia,. ' Che '1cor nutrisce . epasce, e jnàinon 46 Costei, dicea,stupore e riverenza." T Induce UPàlma,ove si scuopreprima;. Contempla megliopoi V altapresenza j • Ognialtro' ben tipar di pocastima. Il suo amoreha dagli altridifferenza 4 Speme 0 timornegli altri ilcor ti lima; . Inquesto il desideriopiù non chiede,, Econtento riman comela veile. 47. Ellat'insegnerà stiidj piùgmti, . Che suoni,danze, odori jbagni e cibi; Macom§ i pensiertuoi meglio fonnati Poggin pitiad alto, che .per V ariai nibi E comedella g;loria de' beati Nelmortai corpo partesi delibi. Cosi parlandoil marinar veniva, .Lontano ancoraalla sicura riva; 48Quando vide scoprirealla marìnia Molti. nàvilj, e!tutti alla suavolta. Con quei nevien T ingiuriataAlcina, E moltadi sua gentebave raccolta, . Perpor lo sUttoe stessa.in ruinft, 0 riacquistarla cara cosatolta. E bene èAmor di ciòcagion non lieve, Mar ingiuria nonmen che nericeve. 49 Ella nonebbe sdegno, da che nacque, Dìquesto il maggiormai, eh' orala rode:Onde fai remi si affrettarper l'acque, Che laspuma ne spargeambe le prode. Algran romor mar ripatacque; Ed Eco risonarper tutto s'ode. Scnopri, Ruggier,lo scudo, chebisogna; Se non, seimorto, o presocon vergogna. 50 Cosidisse il nocchierdi Logistilla; Ed oltreil detto, eglimedesmo prese La tasca,e dallo scudodipartilla, E fé' il lumedi quel chiaroe palese. L'incantato splendorche ne sfavilla, Gliocchi degli avversar)così offese, Che li fé'restar ciechi alloraallora, E cader chida poppa echi da prora. 51Un eh' eraalla veletta insu la ròcca, Dell'armata d'Alcinasi fu accorto; Ela campana martellandotocca, Onde il soccorsovien subito alportx). L'artiglieria, come tempesta,fiocca Centra chi vuoleal buon Ruggierfar torto:Si chegli venne d'ogniparte aita Tal, chesalvò la libertàe la vita. 52 Giunteson quattro donnein su laspiaggia. Che subito hamandate Legisti Ila: Lavalorosa Andronica, ela saggia Frenesia, el'onestissima Dicilla, E Soirosinacasta, che, comeaggia Quivi a farpiù che l'altre,arde e sfavilla. L'esercito eh'al mondo èsenza pare, Del castelloesce, e sidistende al mare. 53Sotto il Castelnella tranquilla foce Dimolti e grossilegni era unaarmata. Ad un bottodi squilla, aduna voce Giorno enotte abattagliaapparecchiata.E cosifu la pugnaaspra ed atroce, Eper acqua eper terra incominciata; Per cuifu il regnosottosopra volto, Ch'avea giàAlcina alla sorellatolto. 54 Oh diquante battaglie ilfin successe Diverso aquel che sicredette innante ! Non soleh' Alcina allor nonriavesse, Come stimossi, ilfuggitivo amante; Ma dellenavi che purdianzi spesse Fur sì,eh' appena ilmar ne capiatante, Fuor della fiammache tutt' altre avvampa, Conun legnetto solmisera scampa. 55 FuggesiAlcina; e suamisera gente Arsa epresa riman, rottae sommersa. D'aver Ruggierperduto ella sisente Via più doler,che d' altra cosaavversa. Notte e per lui gemeamaramente, E lacrime perlui dagli occhiversa E per darfine a tantoaspro martire Spesso siduol di nonpoter morire. 56 Morirnon puote alcunafata mai. Fin che '1 Solgira, o ilciel non mutastilo. Se ciò nonfosse, era ildolore assai Per muoverCleto ad inasparleil filo; 0, qualDidoD, finia colferro i guai; 0la regina splendidadel Nilo Avria imitatacon mortifer sonno:Male fate morirsempre non penne. 57Temiamo a queldi eterna gloriadegno Ruggiero; e Alcinastia nella suapena. Dico di lui,che poi chefuor del legno Sifu condutto inpiù sicura arena, Dioringraziando che tuttoil disegno Gli erasuccesso, al marvoltò la schiena: Edaffrettando per l'asciutto ilpiede, Alla rócca neva che quivisiede. 58 lapiù forte ancor, la piùbella Mai vide occhiomortai prima dopo. Son di piùprezzo le muradi quella, Che sediamante fossino epiropo. Di tai gemmequaggiù non sifavella: Ed a chivuol notizia averne,é d'uopo Che vadaquivi; che noncredo altrove, Se nonforse su inciel, se ne ritrove.59 Quelche più fa che lors'inchina e cede Ognialtra gemma, éche, mirando inesse, L'uom sin inmezzo all'anima sivede, Vede suoi vizje sue virtudiespresse Sì, che alusinghe poi di non crede. Néa chi darbiasmo a tortogli volesse:Fassi, mirandoallo specchio lucente Séstesse, conoscendosi, prudente. 60II chiaro lumelor, ch'imita ilSole, Manda splendore intanta copia interne. Chechi l'ha, ovunquesia, sempre chevuole, Febo, malgrado tuo,si può fargiorno. Né mirabil vison le pietresole; Ma la materiae l'artificio adorno Contendon sì,che mal giudicarpuossi Qual delle dueeccellenze maggior fossi.Sopragli altissimi archi,che pnntelii Parean chedel ciel fossinoa vederli, Eran grdinsi spaziosi ebelli, Che saria alpiano ancofatica averli. Verdeggiar gliodoriferi arbuscelli Si pnonveder fra ilaminosi merli; Ch'adorni son Testatee'I verno tatti Divaghi fiori edi matari fratti. stanza I 62Dì. cosi nobiliàrbori non suole Prodarsi. fttor diquesti bei giardini; Nédi tai rose0 di similiviole, Di gigli, diamaranti e digesmini. Altrove appar comea an. medesmoSole £ nasca eviva, e mortoil cio inchini, Ecome lasci vedovoil suo stelo Ilfior saggetto alvariar del cielo; 63Ma qaivi eraperpetua la verdara, Perpetua labeltà de fiorìeterni. Non che benignitàdella Natura Si temperatamente ligoverni; Ma Logistilla consuo stadio ecara, Senza bisogno de'moti sapemi (Quel cheagli altri impossibileparea), Soa primavera ognorferma tenea. 64 Logistillamostrò molto avergrato Ch' a leivenisse un sigentil signore; E comandòche fosse accarezzato, E chestudiasse ognun difargli onore. Gran pezzoinnanzi Astolfo eraarrivato. Che visto daRuggier fu dibuon core. Fra pochigiorni venn glialtri tatti, Ch' airesser lor Melissaavea ridutti. 65 Poiche si furposati un giorno e dui,Venne Ruggiero allafata prudente Col ducaAstolfo, che, nonmen di lui, Aveadesir di rivederPonente. Melissa le parlòper amendni; E supplicala fata umilemente. Chegli consigli, £Eivorìscae aiuti Si, cheritomin d'onde eranvenuti. 66 Disse lafata: Io ci porròil pensiero, E fradui di teli darò espediti. Discorre poitra comeRuggiero, E, dopo lui,come quel ducaaiti: Conchiude infin, che'lvolator destriero Ritomi ilprimo agli aquitaniliti; Ma prima vuolche se glifaccia un morso Conche lo volgae gli raffreniil corso. 67 Glimostra com' egliabbia a far,se vuole Che poggiin alto; e come afar che cali; Ecome se vorràche in girovole, 0 vada ratto,o che sistia su l'ali:Equali effetti ilcavalier far suole Dibuon destriero inpiana terra, tali FaceaRuggier, che mastrone divenne, Per l'aria,del destrier eh' aveale penne. 68 Poiche Ruggier fud'ogni cosa inpunto, Dalla fata gentilcommiato prese, Alla qualrestò poi semprecongiunto Dì grande amore:e usci diquel paese. Prima dilui che se n' andòin buon ponto, Epoi dirò comeil guerriero inglese Tornasse conpiù tempo epiù fatica Al magnoCarlo ed allacorte amica. 63 Quindiparti Ruggier, ma non rivenne Perquella via chefé' già suo malgrado, AUor che semprel'Ippogrifo il tenne Soprail mare, eterren vide dirado:Ma potendogli or far batterle penne Di quadi là, dovepiù gli era a grado. Volseal ritomo farnuovosentiero, Come, schivandoErode, i Magifero. 70 AI yenìrquivi, era lasciandoSpafiaa, Venuto India atrovar per drittiriga, Là dove ilmare orientai labagna. Dove una fataavea con Paltra briga. t Orveder si disposealtra campagna. Che quelladove i ventiEolo instiga, £ finirtatto il cominciatotondo, Per avor comeil Sol, giratoil mondo. 71 Quinciil Cataio, equindi Mangiana, Sopra ilgran Quinsai videpassando: Volò sopra l'Imavo,e Sericana Lasciò aman destra; esempre declinando Dagl'iperborei Scitiall' onda Ircana, Giunse alleparti di Sarmazia: equando Fu dove Asiada Europa sidivide, Russi e Pruteniela Pomeria vide. Stanzad7. 72 Benché diRuggier fosse Ognidesire Di ritornare aBradamant presto; Por, gustatoil piacer eh' aveadi gire Cercando ilmondo, non restòper questo, Ch'alli Polacchi,agli Ungari venire Nonvolesse anco, alliGermani, e alresto Di quella borealeorrida terra; E vennealfin nell'ultima Inghilterra. 73 Noncrediate, signor, cheperò stia Per silungo cammin sempresu l'ale:Ogni seraall'albergo se negià, Schivando a suopoter d'alloggiar male. Espese giorni emesi in questavia; Si di vederla terra eil mar glicale. Or presso aLondra giunto una mattina, SopraTamigiil volator declinaGELANDO PUBIOSO. 74Dove ne' pratialla città vicini Videadunati uomini d'armee fanti, Ch'a 8uondi trombe ea suòn ditamburini Venian, partiti abelle schiere, avanti IIbuon Rinaldo, onorde' paladini; Del qual, sevi ricorda, iodissi innanti, Che, mandatoda Carlo, eravenuto In queste partia ricercare aiuto. 75Giunse appunto Buggier,che si facea Labella mostra ftiordi quella terra:Eper sapere iltutto, ne chiedea Uncavalier; ma sceseprima in terra: Equel, ch'affikbil era,gli dicea Che diScozia e d'Irlandae d'Inghilterra E dell'isoleintorno eran leschiere Che quivi alzateavean tante bandiere: 76E finita lamostra che faceano, Allamarina si distenderanno, Dove aspettatiper solcar l'Oceano Soudai navilj chenel porto stanno. IFranceschi assediati siricreano, Sperando in questiche a salvarli vanno. Ma acciòtu te n' informipienamente, 10 ti distingueròtutta la gente. 77Tu vedi benquella bandiera grande, Ch'insieme ponla fiordaligi ei pardi: Quella ilgran capitano all' ariaspande, E quella han da seguirgli altri stendardi. IIsuo nome, famosoin queste bande, ÉLeonetto, il fiordelli gagliardi, Di consiglioe d'ardire inguerra mastro, Del renipote, e ducadi Lincastro. 78 Laprima, appressoil gonfalon reale, Che'lvento tremolar faverso il monte, Etien nel campoverde tre biancheale, Porta Ricardo, diVarvecia conte. Del ducadi Glocestra èquel segnale Ch'ha duocoma di cervioe mezza fronte. Delduca di Chiarenzaè quella face:Quell'arbore èdel duca d'Eborace. 79Vedi in trepezzi una spezzatalancia: Gli è '1gonfelon del ducadi Nortfozia. La fnlgureè del buonconte di Cancia. 11grifone è delconte di Pembrozia Ilduca di Snfolciaha la bilancia. Vedi quelgiogo che dueserpi assozia: É delconte d'Essenia; ela ghirlanda In campoazzurro ha queldi Norbelanda. 80 IIconte d'Arinddia èquel e' hamesso In mar quellabarchetta che s'affonda. Vedi ilmarchese di Barclei;e apprnso Di Mardiiail conte, eil conte diBitmonda: 11 primo portain bianco unmonte fesso, L'altro kpalma, il terzoun pin nell'onda. Quel diDorsezia è conte,e quel d Antona,Che Punoha il canso,e l'altro lacoronai 81 II falconchesul nido ivanni infatua" Porta Raimondo,il conte diDevonia. Il giallo enegro ha queldi Vigorùia; n canquel d'Erbia: unorso quel d'Ondala Lacroce che vedi cristallina, É delricco prelato diBattonia. Vedi nel bigiouna spezzata sedia? Édel duca Arimandi Sormosedia. 82 Gliuomini d'arme egli arcieri aoamSo Di quarantadue milanumer fanno. Sono duotanti, o dicento non fallo" Quelli eh' a pienella battaglia vanno. Miraquei segni, unbigio, un verde,nn gìlllo E dinero e dazzurlistato un panno: Goffredo, Enrico,Ermante ed Odoardo Guidan pedoni,ognun col suostendardo" 8B Duca diBocchingamia è queldinante:Enrico ha lacontea di Sarisberia. Signoreggia Bnrgeniail vecchio Ermante: Quello Odoardoè conte diCroisberia. Questialloggiati più versolevante, Sono gl'Inglesi. Orvolgiti all'Esperia, Dove siveggion trenta milaScotti, Da Zerbin, figliodel lor re,condotti. 84 Vedi traduo unicormi ilgran leone, Che laspada d'argento hanella zampa:Quel!' è delre di Scoziail gonfalone; Il suofigliuol Zerbino ivis accampa. Non èun si belloin tante ajtrepersone; Natura il fece,e poi ruppela stampa. Non èin cui talvirtù, tal grazialuca, 0 tal possanza:ed è diRoscia duca. 85 Portain azzurro unadorata sbarra Il conted'Ottonici nello stendardo. L altra bandieraè del ducadi Marra, Che neltravaglio porta illeopardo. Di più colorie di piùaugei bizzarra Mira l'insegnad'Alcabrun gagliardo. Che nonè duca, conte, marchese . Ma primonel salvatico paese. Stanza75 B6 Del ducadi Trasfordia èqaella insegna, Dove èTaugel chal Soltien gli occhifranchi. Lurcanio conte, chMnAngoscia regna, Porta queltauro e' ha duoveltri ai fianchi. Vedi il dncadAlhania, che segna Ilcampo di coloriazzurri e Manchi. Qnellavoltor eh undrago verde lania Èr insegna delconte di Boccania. 87 SignoreggiaForbesse il forteArmano, Che di biancoe di neroha la bandiera: Edha il conted'Erelia a destramano, Che porta incampo verde unalumierOr guarda gVIbernesi appresso ilpiano:Sono duo squadre;e il contedi Childera Mena laprima, e ilconte di Desmonda Dafieri monti hatratta la seconda. Nello stendardoil primo haun pino ardente; L'altro nelbianco una vermigliabanda. Non soccorsoa Carlo solamente Laterra inglese ye la Scoziae V Irlanda; Mavien di Sveziae di Norvegiagente, Da Tile, efin dalla remotaIslanda; Da ogni terra,in somma, che giace, Nimica naturalmentedi pace. 89 Sedicimila sono, opoco maiioo, Delle speloncheusciti e delleselve: Hanno piloso ilviso, il petto,il fianco, E dossie braccia egambe, come belve. Intorno allostendardo tutto bianco Parche quel piandi lor landes'inaelve: Così Moratto ilporta, il capoloro, Per dipingerlo poidi sangue moro. 8taiiBad5. 90 MentreRuggier di quellagente bella, Che persoccorrer Francia siprepara, Mira le varieinsegne, e favèlla, £ dei signorbritanni i nomiimpara; Uno ed unaltro a lui,per mirar quella Bestiasopra cui siede,unica o rara, Maraviglioso corree stupefatto; E tostoil cerchio intornogli fa taUo. 91 che perdare ancor piùmaraviglia, £ per pigliarneil buon Ruggierpiù gioco, Al volantecorsier scuote labriglia, E con glisproni ai fianchiil tocca unpoco. Quel verso ilciel per Varia il camminpiglia, E lascia ognunoattonito in quelloco. Quindi Ruggier, poichédi iMsda inbanda Viée gl'Inglesi, andòverso T Irlanda. 99 £vide Ibernia fabulosa,dove n santo Tecchiarelfece la cava, Inche tanta mercèpar che sitrove, Che Tuom viporga ogni suacolpa prava. Quindi poisopra il mareil destrier move Làdove la minorBretagna lava; £ nelpassar vide, mirandoabbasso, Angelica legata alnado sasso; 93 Alnado "asso, aliisola del pianto:Cbèl'isola del piantoera nomata Quella che da crudelee fiera tanto Edinumana gente eraabitata, Che (come iovi dicea sopranel Canto) Per varjliti sparsa ivain armata Tutte lebelle donne depredando, Per famea un mostropoi cibo nefando. stanza 100. 94Vi fn Iellatapur quella mattina, Dovevenia |"er trangugiarlaviva Quel smisurato mostro,orca marina, Che diabborrevol esca sinutriva. Dissi di sopra,come fu rapina Diquei che latrovare in sula riva Dormire alvecchio incantatore accanto, Oh'ivi r aveatirata per incanto. 95La fiera genteinospitale e cruda Allabestia crudel nellito espose La bellissimadonna cosi ignuda, ComeNatura prima la compose.Un velonon ha pure,in che rinchiuda Ibianchi gigli ele vermiglie rose, Danon cader perluglio o perdicembre . Di che sonsparse le politeroembre. 96 Creduto ayriache fosse statuafiuta 0 d alabastro od'altri marmi illustri Ruggiero, esu lo scogliocosì avvinta Per artificiodi scultori industri; Senon vedea lalacrima distinta Tra frescherose e candidiligustri Far rugiadose lecrudette pome, E l'aurasventolar l'aurate chiome. 97E come ne'begli occhi gliocchi affisse, Della suaEra damante glisovvenne. Pietade e amorea un tempolo trafisse, E dipiangere appena siritenne; E dolcemente alladonzella disse, Poi chedel suo destrierfrenò le penne: 0donna, degna soldella catena Con chei suoi serviAmor legati mena, 98E ben diquesto e d'ognimale indegna, Chi èquel crudel checon voler perverso D'importuno livorstringendo segna Di questebelle man l'avorioterso? Forza è eh'a quel parlareella divegna Quale è di granaun bianco avorioasperso, Di vedendoquelle parti ignudo, Ch' ancorché bellesian, vergogna chiude. 99E coperto conman s' avrebbe ilvolto, Se non eranlegate al durosasso; Ma del pianto,eh' almen nonl'era tolto, Lo sparse,e si sforzòdi tener basso. Edopo alcun' singhiozzi ilparlar sciolto, Licominciò confioco suono elassò: Ma non seguì;che dentro il fé'restare Il gran rumorche si sentinel mare. 100 Eccoapparir lo smisuratomostro Mezzo ascoso nell' onda,e mezzo sorto. Comesospinto suol daBorea o d'Ostro Venirlungo navilio apigliar porto, Cosi neviene al ciboche l'è mostro Labestia orrenda; el'intervallo é corto. Ladonna è mezzamorta di paura, Néper conforto altruisi rassicura. 101 TeneaRuggier la lancianon in resta, Masopra mano; epercoteva l'orca. Altro nonso che s' assomiglia questa, Ch'una granmassa che s'aggirie torca: Né formaha d'animai, senon la testa, Cha gli occhie i dentifuor come diporca. Ruggier in frontela feria tragli occhi; Ma parche un ferroo un durosasso tocchi. 102 Poichéla prima bettapoco vale. Ritoma perfar meglio laseconda. L'orca, che vedesotto le grandiale L'ombra di quae di correr su l'onda, Lascia lapreda certa litorale, Equella vana seguefuribonda; Dietro quella sivolve e siraggira. Ruggier giù cala,e spessi colpitira 103 Come d'altovenendo aquila suole, Ch'errar fra l'erbevisto abbia labiada, 0 che stiasopra un nudosasso al Sole, Dovele spoglie d'oroabbella e liscia; Nonassalir da quellato la vuqle, Ondela velenosa soffiae strìscia; Ma datergo l'adugna, ebatte i vanni, Acciònon se levolga e nonl'azzanni: 104 Così Ruggiercon l'asta econ la spada Nondove era de' dentiarmato il muso, Mavuol che ilcolpo tra l'orecchiecada, Or su leschiene, or nellacoda giuso. Se lafera si volta,ei muta strada Eda tempo giùcala, e p<iain suso Ma, comesempre giunga inun diaspro, Non puòtagliar lo scoglioduro ed aspro. 105Simil battaglia fala mosca audace Controil mastin nelpolveroso agosto, 0 nelmese dinanzi onel seguace. L'uno dispiche e l'altropien di mosto: Negliocchi fi pungee nel grifomordace; Volagli intomo, egli sta sempreaccosto, E quel suonarfa spesso ildente asciutto; Ma untratto che gliarrivi, appaga iltutto. 106 Si forteella nel marbatte la coda, Chefa vicino al del l'acquainnalzare; Talché non sa se l'alein aria snoda, Oppnrse '1 suodestrier nuota nelmare. Gli é spessoche disia trovarsia proda; Che selo sprazzo intal modo haa durare, Teme l'ale innaffi all'Ippogrifo, Che bramiinvano avere ozucca o schifo. 107Prese nuovo consiglio,e fu ilmigliore, Di vincer conaltre arme ilmostro crado. Abbarbagliar lovuol con losplendore Ch'era incantato nelcoperto scudo. Vola nellito; e pernon fare errore, Alladonna legata alsasso nudo Lascia nelminor dito dellamano L'anel, che poteafar V incantovano:103 Dico Panelche Bradamante avea, Perliberar Ruggier toltoa Brunello; Poi pertrarlo di mand'Alcina rea, Mandato inIndia per Melissaa qnello. Melissa, comedianzi io vidicea, In ben dimolti adoperò Vanello; Indi r a ea aEuggier restituito, Da qualpoi sempre fuportato in dito. 109Lo adAngelica ora, perchèteme Che del suoscudo il fulgurarnon viete, E perchèa lei nesien difesi insieme Gliocchi che giàTavean preso allarete. Or viene allito e sottoil ventre preme Benmezzo il marla smisurata Cete. StaRuggiero alla posta,e leva ilvelo; £ par ehaggiunga un altroSole al cielo. 110Ferì negli occhil'incantato lume Di quellafera, e feceal modo usato. Quale0 trota oscaglion va giùpel fiume C hacon calcina ilmontanar turbato; Tal sivedea nelle marineschiume Il mostro orribilmenteriversato. Di qua di Ruggier percuoteassai; Ma di ferirlovia non trovamai. Ili La belladonna tuttavolta prega Ch'invan la durasquama oltre nonpesti Toma, per Dio,signor; prima mislega, Dicea piangendo, cheV orca sidesti:Portami teco, e in mezzoil mar miannega; Non far ehin ventre albruto pesce ioresti. Ruggier, commosso dunqueal giusto grido, Slegòla donna, ela levò dallido. 112 II destrierpunto, ponta i pie all'arena, Esbalza in aria,e per lociel galoppa; E portail cavaliere insu la schiena, Ela donzella dietroin su lagroppa. Cosi privò lafera della cena Perlei soave edelicata troppa. Ruggier siva volgendo, emille baci Figge nelpetto e negliocchi vivaci. 113 Nonpiù tenne lavia, come propose Prima, dicircondar tutta laSpagna, Ma nel propinquolito il destrierpose, Dove entra inmar più laminor Bretagna. Sul litoun bosco era di querceombrose, Dove ognor parche Filomena piagna; Ch'inmezzo avea unpratel con unafonte, E quinci equindi un solitariomonte. Stanza 111. 114 Quiviil bramoso cavalierritenne L'audace corso, enel pratel discese; Efé' raccorre alsuo destrier lepenne, Ma non atal che piùle avea distese. Deldestrier sceso, appenasi ritenne Di saliraltri; ma tennell'arnese: L'arnese 11 tenne,che bisognò trarre; Econtra il suodisir messe lesbarre. 115 Frettoloso, orda questo orda quel canto Confusamente l'armesi levava. Non gliparve altra voltamai star tanto; Ches'un laccio sciogliea,dui n'annodava. Ma troppoè lungo ormai,signor, il Canto; Eforse eh' anco l'ascoltarvi grava: Si ch'iodifferirò l'istoria mia Inaltro tempo, chepiù grata sia.NOTE. St.3. V.23. Intendedella famosa Elenaohe diede occasione allaguerra di Troia. St.11. V.4. Bucciaqui vale calicedella rosa non peranche aperta. St. 20.y. 56. Alcioneè uccello acquaticoil cui nome èpreso da quellodella moglie diGeice, re di Tracia, che i poetifavoleggiarono tramutata insiemecol marito in talvolatile, dopo essersigettata in marepel dolore di esserlemorto il consortein un viaggioma rittimo. St. 34. Y.56. Ecuba, vedova Priamo eschiava di Ulisse, perseguitatadai Traci peraver tratti gli occhi a Polinestore, uccisoredeirultimo figlio rimastole, venne intanta ira, cliefu convertita, secondoi mito logi, in cagnarabbiosa. St. 51. y.5. Non s' intendaqui per artiglieriala moderna, che nonera conosciuta aitempi di cuiparla il Poeta; main generale lemacchine di guerrada lan ciare proiettili. St. 52.y. 25. Inomi delle fateaccennano alle loro qualitàmorali. Quello diAlcina, se ilPoeta non ha volutogrecizzare anche inesso, può essertratto da Aloe, chein Aulo Gellioleggesi essere statauna meretrice. Lo giatillafvale ragionevole. Andronica,donna di animo virile,Fronesia, saggia, comenel testo. DiciUa,giusta. Sofrosina, temperata omodesta. St. 56. y.48. dolo èuna delle treParche favo leggiate dai PoetiDidone, notissima reginadi Carta gine, che siuccise per disperatoamore di Enea.La re gina del Niloè Cleopatra, chesi tolse lavita con un aspide,per non esseretratta dietro altrionfatore ro mano. St. 66. y. 6.Oli aquitatU UH,sono le Provincie francesi Guiennae Guascogna, altrevolte Aquitania, St. 70.y 6. Quellacampagna è ilmare, dove i ventisono più liberie più violenti. St.71. y. 18.Quinsai, città dellaCina, detta Chan sayda Marco Polo,che la situafra il Cataioe Man giana oMangin, ed òla odierna Nankin.Imavo, monte altissimo dellaScizia o Tartaria.Onda ircana, il marCaspio. SarmoMia, vastopaese settentrionale, partein Asia, parte inEuropa. Pruteni, Prussiani.Fumeria, Pomerania,provincia di Germanianell'alta Sassonia. St. 72.y. 8 UltimaInghilterra. Cosi chiamavano iRomani la GranBretagna, per lasua giacitura verso Testremità dell'Europa. ST. 77.y. 2. iafiordaligi, 6 ilnome del floreche noi chiamiamo giglio,detto dai Francesifleurdelis. Ivr. y. 8.LincastrOf ò Laucaster,una delle contee dell'Inghilterra. St. 78.V.48. Varvecia, Warwick;Oloceatra, Glou cester; Chiarenta,Clarence, titolo diducato; Eborace, York: tuttecontee dlnghilterra, delpari ohe lenomi nate nelle Stanze seguenti. St.79. y. 18.Nortfotia, Norfolk; Cancia,Kent; Pembrozia, Pembroke, nelprincipato di Galles.Sufol da, Suffolk; Essenia,Essex; Norbelanda, Northum berland. St. 80.y. 18. ~ Arindelia, Arnndel nellacontea di Sussf X;Barclfi, Bertkley, paeseche orail nome "i unodei canali componentiil sistema idiaalieo L<a dra; Moì'ehia,March, una fra le conteeceDtralt di Sco zia ;Bitmojida, Richmond, castelloneir Inglifltezn; DoreeHa, Dorset;Antona, Southampton. St. 81.y. 28. Devonia,Devan, da caiprende fl nome lacontea di Devonshir;Vigorina, Winchester; Erbia, Derby;Oasonia, Oxford; Battow'a,Batli nella contea diSummerset, detta qui Sormosedia" St. 82.y. 3. Dìmtanti, due voltetanti, dne yottepiò. St. 83. y.16. Bocchingamia, Buokingam;Sari sberia, Salisbury; Borenta,Abergavenny; Croisberia,Shrewsbury; Esperia, anticonome della Scozia. St.84. y. 8.Bosda, Ross, unadelle contee set tentrionali di Scozia. St.85. y. 24.Ottonici, Athol; Marra,Mar. U voce travaglio,nel quarto verso,è voce dimmscalda, derivata dal latinobarbaro travallus; edenota nn or digno ovesi costringono lebestie fastidiose eintratta bili per medicarle oferrarle. St. 86. y.18. Trasfordia, Stafford;Angoscia, An gus; Albania, oBraid Albain, èil nome comoneaente dato aun piccolo paesedella contea diPerth, e ba titolo di ducato. Boccania,contea di Scozia,ivi detta Bnchan. St. 87.y. 17. Forbease,Forse deve quiintendeni Ferdon, detto daiLatini Fordunum, oForres, borgo nella Scozia,cosi denominato ancheoggi ErtHa, Errol; Childera,Kildare, contea nellaprovincia di Leis ster;Deinnonda, Desmond, contradadipendente dalla contea diCork, nella provinciadi Mnnster. St. 88.y. 26. Banda,osala fascia. Tile(o Tuie) la piùremota delle isolesettentrionali d'Eoropa, eàe fosseconosciuta dai Romani.I Geografi nonsono eoo cordi neldeterminarla; alcuni (nonV Ariosto) Vhanno creduta llslanda, altrila Scandinavia, tenutaantica mente per isola; ilCellario la credela Scbetlandia, o alcunadelle isole delFero o delFaro, dette dalBalbi Fceroe, situate quasinella •medesima latitudineSt. 92. y.14. ~ Dicefabulosa V Irlanda,per le fkvok chene correvano, frale quali larelativa al pozsovuoisi fatto daSan Patrizio. Inquello solevano entrare ipeccatori, con lasperanza di uscirnepuigati di colpa eusciti raccontavano lecose strane cheloro pareva avers colàdentro vedute osentite. St. 98. v.56.Diconsi grana icorpi di oertiia setti simili allebacche dell edera,coi quali sitingono i panni inrosso e violetto.11 senso quindidei dne veni predettiè che Angelica, bianchissimadi carnagione, ar rossa alleparole di Ruggiero. St.101. y. 2.Sopra mano, oioòcon mano alzata soprala spalla. St. 104.v.& Per toscogUo intendasi fldorioifflo osso del mostro. St.113. y. 46.A ponente maestro,cioè snl lidoche guarda risola diOuessant. St. 113. V.6.Filomena, il rosignolo,nel qnale, secondo lafavola fu cangiataFilomena, figlia di Pandione red'Atene. SUiiia4& Angelicas'invola a Ruggieromediante Tanello incantato,e si ricoveraneU abitazione di unpastore. Ruggiero,nell'andarla cercando, vedeun gigante rapireuna donna, chesembragli firadamante. Olimpiaabbandonata da Bireno, epresa dai corsari,viene esposta inEbada al mostromarino, da cuiOrlando la libera.Sopraggiunge il re d'IrlandaOberto, che, invaghitodi Olimpia, lafa sua moglie,dopo aver toltoa Bireno glistati e lavita. Quantunque debil frenoa mezzo ilcorso Animoso destrìer spessoraccolga, Raro è peròche di ragioneil morso Libidinosa furiaaddietro volga" Quando ilpiacer ha inpronto; a guisad'orso, Che dal meinon ri tostosi distolga, Poi chegli n'è venutoodore al naso, 0qualche stilla negustò sul vaso. Qualragion fia che'1 buon Buggierraffrene, Si che nonvoglia ora pigliardiletto D Angelica gentil,che nuda tiene Nelsolitario e comodoboschetto? Di Bradamante piùnon gli sovviene, Chetanto aver soleafissa nel petto: Ese gli nesovvien pur comeprima, Pazzo è sequesta ancor nonprezza e stima; 3Con la qualnon saria statoquel crudo Zenocrate dilui più continente. Gittato aveaRuggier l'asta elo scudo, E sitrìBiea T altre armeimpaziente; Quandoabbassando pel belcorpo ignudo La donnagli occhi vergognosamente, Si videin dito ilprezioso anello Che giàle tolse adAlbracca Brunello. 4 Questoè Panel ch'ellaportò già inFrancia La prima voltache fé' quel cammino Colf ratei suo, chev'arrecò la lancia, Laqual fu poid'Astolfo paladino. Con questofé' gì' incanti uscire inciancia Di Malagìgi alpetron di Merlino; Conquesto Orlando edaltri una mattina Tolsedi servitù diDragontina; 5 Con questousci invisibil dallatorre, Dove Pavea richiusaun veccliio rio. Ache Togrio tuttesue prove accórre, Sele sapete voicosi com'io? Brunel sinnel giron leivenne a tórre; ChAgramante d averloebbe disio. Da indiin qua semprefortuna a sdegno Ebbecostei, finché letolse il regno. 6Or che seivede, come hodetto, in mano, Sidi stupore ed'allegrezza è piena, Che,quasi dubbia disognarsi invano, Agli occhi,alla man sua fede appena. Deldito se loleva, e amano a mano Se'1 chiude inbocca; e inmen che nonbalena. Così dagli occhidi Ruggier sicea. Come fa ilSol quando lanube il vela. 7Ruggier pur d'ogn'intomo riguardava, E s'aggiravaa cerco comeun matto; Ma poiche dell'anel siricordava. Scornato vi rimasee stupefatto; E la sua inavvertenzabestemmiava, E la donnaaccusava di quell'atto Ingrato ediscortese, che renduto Inricompensa gli eradel suo aiuto. 11 Ecirca il vespro,poi che rinfrescossi, E le fu avvisoesser posata assai. Incerti drappi rozziawiluppossi, Dissimil troppo aiportamenti gai" Che verdi,gialli, persi, azzurrie rossi Ebbe, edi quante foggefuron mai. Non lepuò tor peròtanto umil gonna Chebella non rassembrìe nobii donna. 12Taccia chi lodaFillide, o Neera, 0AmariUi, o (}alateafugace; Che d'esse alcunasi bella nonera, Titiro e Melibeo,con vostra pace. Labella donna traefuor delk schiera Dellegiumente una chepiù le piace. Alloraallora se lefece innante Un pensierdi tornarsene inLevante. 13 Ruggiero intanto,poi ch'ebbe gran Indarnoatteso s'ella siscopriva, E che s' avvidedel suo errorda sezzo, Che nonera vicina e non l'udiva; Dovelasciato avea ilcavallo, avvezzo In cieloe in terra,a rimontar veniva:Eritrovò che s' aveatratto il morso, Esalia in ariaa più liberocorso. 8 Ingrata damigella,è questo quello Guiderdone, dicea,che tu mirendi. Che piuttosto involarvegli l'anello, Ch'averlo indon? Perchè dame noi prendi? Nonpur quel, ma lo scudoe il destriersnello E me tidono; e come vuoi mispendi; Sol che'l belviso tuo nonmi nascondi. Io so,crudel, che m' odi,e non rispondi. 9Cosi dicendo, intomoalla fontanaBrancolandon'andava, come cieco. Ohquante volte abbracciòl'aria vana, Sperando ladonzella abbracciar seco ! Quella, ches'era già fattalontana, Mai non cessòd'andar, che giunsea un speco Chesotto un monteera capace egrande, Dove al bisognosuo trovò vivande. 10Quivi un vecchiopastor, che dicavalle Un grande armentoavea, facea soggiorno. Legiumente pascean giùper la valle Letenere erbe aifreschi rivi intorno. Diqua di dall'antro erano stalle, Dovefuggiano il Soldel mezzo giorno. Angelica queldi lunga dimora Làdentro fece, enon fu vistaancora. 14 Fu gravee male aggiuntaall'altro danno Vedersi ancorestar senza l'augello. Questo, nonmen che '1femminile inganno, Gli premeal cor: mapiù che questoe quello Gli premee fa sentirnoioso affanno L'aver perdutoil prezioso anello; Perle virtù nontanto eh' inlui sono, Quanto chefu della suadonna dono. 15 Oltremododolente si ripose Indosso l'arme,e lo scudoalle spalle; Dal marslungossi, e perle piaggie erbose Preseil cammin versouna larga valle, Doveper mezzo all'alteselve ombrose Vide ilpiù largo e'1 più segnato calle. Nonmolto va, eh' adestra, ove piùfolta É queUa selva,un gran strepitoascolta. 16 Strepito ascoltae spaventevol suono D'arme percosseinsieme; onde s'affretta Tra piantae pianta, etrova dui chesono A gran battagliain poca piazzae stretta. Non s' hannoalcun riguardo perdono, Per far, nonso di che,dura vendetta. L'uno ègigante, alla sembianzafiero; Ardito l'altro efranco cavaliere. 17 Equesto con loscado e conla spada, Di qua saltando,si difende, Perchè lamazza sopra nongli cada, Con cheil gigante adae man sempreoffende. Giace morto ilcavallo in sala strada. Roggìer siferma, e allabattaglia attende; E tostoinchina l'animo, edisia Che vincitore ilcavalier ne sia. StanzaI& 0 E se rarreca in spalla,e via laporta Come lupo talorpiccolo agnello, 0 l'aquilaportar nelPugna torta Suole0 colombo osimile altro augello. VedeRuggier quanto ilsuo aiuto importa, Evien correndo apiù poter; maquello Con tanta frettai lunghi passimena, Che con gliocchi Ruggier losegue appena. 21 Cosicorrendo Tono eseguitando L'altro, per unsentiero ombroso efosco, Che sempre sivenia più dilatando, Inun gran pratouscir fuor diquel bosco. Non piùdi questo; eh'io ritorno aOrlando, Che '1 fulgurche portò giàil re Cimosco, Aveagittato in itarnel maggior fondo, Acciò maipiù non sitrovasse al mondo. 22Ma poco cigiovò; che 1nimico empio Deir umananatura, il qualdel telo Fu rinventor,ch'ebbe da quel Fesempio, Ch'apre le nubie in terra vien dalcielo; Con quasi nonminor di quelloscempio Che ci diequando Eva ingannòcol melo. Lo feceritrovar da unnecromante Al tempo de' nostriavi, o pocoinnante. 23 La macchinainfemal, di piùdi cento Passi d'acquaove stè ascosamoli anni, Al sommotratta per incantamento, Piima portatafu tra gliAlamanni; Li quali uno ed unaltro esperimento Facendone, e il demonioa' nostri danniAssottigliando lor viapiù la mente, Neritrovare l'uso finalmente. 18 Nonche per questogli dia alcunoaiuto; Ma si tirada parte, esta a vedere. Eccocol baston graveil più membruto Sopra l'elmoa due mandel minor fere. Dellapercossa è ilcavalier caduto:L'altro che'1 vide attonitogiacere, Per dargli mortel'elmo gli dislaccia; Efa cheRuggier lo vedein faccia. 19 VedeRuggier della suadolce e bella Ecarissima donna Bradamante Scoperto ilviso, e leivede esser quella Acui dar mortevuol l'empio gigante; Siche a battagliasubito l'appella, E conla spada nudasi fa innante; Maquel, che nuovapugna non attende, Ladonna tramortita inbraccio prende:24 Italiae Francia, e tuttel'altre bande Del mondohan poi lacrudele arte appresa. Alcuno ilbronzo in caveforme spande, Che liquefattoha la fornaceaccesa; Bugia altri ilferro; e chipicciol, chi grande Ilvaso forma, chepiù e menopesa; E qual bombarda,e qual nominascoppio, Qual semplice cannon,qual cannon doppio: 25Qual sagra, qualfalcon, qual colubrina Sento nomtr, come alsuo autor piùaggrada Che'l ferro spezza,e i marmiapre e ruina, Eovunque passa sifa dar lastrada. Rendi, miser soldato,alla fucina Pur tutter arme e'hai, fino allaspada; E in spaPaun scoppio oun archibugio prendi; Cilesenza, io so,non toglierai stipendi.Stanza 28. 26Come trovasti, oscellerata e bratta Invenzion, mailoco in amancore? Per te lamilitar gloria èdistratta; Per te ilmestier dell'arme èsenza onore; Per teè il valoree la virtùridatta, Che spesso pardel bnono ilrio migliore:Non piùla gagliardia, nonpiù V ardire Perte pad incampo al paragonvenire. 27 Per tewm giti edandenn aotterra Tanti signorie cavalieri tanti, Primache sia finitaquesta gaerra, Chel mondo,ma più Italia,ha messo inpianti; Che s'io v'hodetto, il dettomio non erra, Cheben fa ilpiù cradele, eil più diqnaDti Mai foro almondo ingegni empie maligni. Ch'immaginò siabbominosi ordignL 28 Ecrederò che Dio,perchè vendetta Ne siain etemo, nelprofondo chiuda Del ciecoabisso qnella maledetta Anima, appressoal maledetto Giada. Masegaitiamo il cavalierch'in fretta Brama trovarsiall'isola d'Ebada, Dove lebelle donne edelicate Son per vivandaa un marìnmostro date. 29 Maquanto avea piùfretta il paladino, Tanto parcache men l'avesseil vento. Spiri dallato destro odal mancino, 0 neUapoppa, sempre ècosi lento, Che sipuò far conlui poco cammino; Erìmanea talvolta intutto spento: Soffia talorsi avverso, chegli è forza 0di tornare, od'ir girando all' orza. 30Fu volontà diDio, che nonvenisse Prima che '1re d'Ibemia inquella parte, Acciò conpiù facilità seguisse Quelch'udir vi faròfra poche carte. SopraPisola sorti, Orlandodisse Al suo nocchiero: orqui potrai fermarte, E'1 battei darmi;che portar mivoglio Senz' altra compagnia sopralo scoglio. 31 Evoglio la maggiorgomena meco, E l'ancoramaggior ch'abbi sullegno: Io ti farò vederperchè l'arreco, Se conquel mostro adaffrontar mi vegno. Gittarfé' in mareil palischermo seco, Contutto quel ch'eraatto al suodisegno. Tutte l'arme lasciò,fuorché la spada; Ever lo scoglio,sol, prese lastrada. 32 Si tirai remi alpetto, e tienle spalle Volte allaparte ove discendervnole: A guisa chedel mare odella valle Uscendo allito il salsogranchio suole. Era nell' orache le chiomegialle La bella Auroraavea spiegate alSole, Mezzo scoperto ancorae mezzo ascoso, Nonsenza sdegno diTiton geloso. 88 Fattoriappresso al nudoseogo, qiianto Potria gagliardaman gittare nnsasso, Gli pare udiree non udirenn pianto; £tt all' oreeohiogli vien debolee lasso. Tatto sivolta sul sinistrocanto; E posto gliocchi appresso all'ondeal basso. Vede nnadonna, nuda comenacque, Legata a untronco; e ipiò le bagnanTacque. 84 Perchè gliè ancor lontana,'e perchè china Lafaccia tien, nonben chi siadisceme. Tira in frettaambi i remi,e s' aTricina Con grandisio di piùnotizie averne. Ma mugghiarsente in questola marina, E rimbombarle selve ele caverne: Goniiansi Vonde; ed eccoil mostro appare, Chesotto il pettoha quasi ascosoil mare. 85 Comed oscura valleumida ascende Nube dipioggia e ditempesta pregna, y Chepiù che ciecanotte si distende Pertutto '1 moulo, e par cheUgiorno spegna; Così nuotala fera, edel mar prende Tanto,che si puòdir che tuttoil tegna: Fremono Fonde.Orlando, in raccolto, La mira altier, cangia cor volto. 36 Ecome quel ch'aveail pensier benfermo Di quanto voleafar, si mosseratto; £ perchè alladonzella essere schermo, Ela fera assalirpotesse a untratto, Entrò fra Torcae lei colpalischermo, Nel fodero lasciandoil brando piatto:L'Ancora conla gomona inman prese; Poi congran cor 1orrlbil mostro attese. 87Tosto che Torcas'accostò, e scoperse Nelschifo Orlando conpoca intervallo, Per inghiottirlotanta bocca aperse. Ch'entrato unuomo vi sariaa cavallo. Si spinseOrlando innanzi, e se gì'immerse Con queir àncorain gola, e,s'io non fallo, Colbattello anco; el'àncora attaccolle E nelpalato e nellalingua molle:88 Siche più si puoncalar di sopra. Nòalzar di sottole mascelle orrende. Cosidii nelle mineil ferro adopra. Laterra, ovunque sifa via, suspende, Chesubita mina nonlo cuopra, Mentre malcauto al suolavoro intende. Da unamo all' altro l'àncoraè tanto alta, Chenon v' arrivaOrlando, se nonsalta. Aaiosio. 89 Messo ilpuntello, e fattosisicuro Che'l mostro jserrar non puòla bocca; Stringe laspada, e perquell'antro oscuro Di quae di oon tagli epunte tocca. Come sipuò, poi cheson dentro almuro Giunti i nemici,ben difender rócca;Cosidifender l'orca sipotea Dal paladin chenella gola avea. 40Dal dolor vinta,or sopra ilmar si' lancia, E mostrai fianchi e le scaglioseschiene; Or dentro vis'attnffa, e conla pancia Muove dalfondo e faealir l'arene. Sentendo l'acquail cavalier diFrancia, Che troppo abbonda,a nuoto fuorne viene:Lascia l'ancorafitta, e inmano prende La funeche dall'ancora depende. 41E con quellane vien nuotandoin fretta Verso loscoglio; ove fermatoil piede, Tira l'àncoraa sé, che'n bocca stretta Conle due punteil brutto mostrofiede. L'orca a seguireil canape ècostretta Da quella forzach'ogni forza eccede; Daquella forza chepiù in unascossa Tira, eh' indieci un arganofar possa. 42 Cometoro salvatico clv'alcorno Gittar si sentaun improvviso laccio, Saltadi qua di là,'s'agirà intorno, Si.colca e lieva, enon può uscird impaccio; Cosi fuor delsuo antico almosoggiorno L'orca tratta perforza di quelbraccio, Con mille guizzie mille straneruote Segue la fune,e scior nonse ne puote. 48Di bocca ilsangue in tantaòopia fonde. Che questooggi il MarRosso si puòdire. Dove in talguisa ella percuoteTonde, Ch'insino al fondole vedreste aprire: Edor ne bagnail cielo, eil lume asconde Delchiaro Sol; tantole fo salire. Rimbombano alrumor, ch'intorno s'ode. Leselve, i montie le lontaneprode. 44 Fuor dellagrotta il vecchioProteo, quando Ode tantorumor, sopra ilmar esce; E vistoentrare e uscirdell' orca Orlando, E allito trar Asmisurato pesce. Fugge perT alto Oceano,obliando Lo sparso gregge:e si iltumulto cresce, Che fattoal carro isuoi delfini porre, Queldi Nettuno inEtiopia corre. 45 ConMelìcerta in colloIno piangendo, E leNereidi coi capellisparsi, Glanci e Tritoni,e gli altri,non sappiendo Dove, chiqua cbi van per salvarsi. Orlando allito trasse ilpesce orrendo, Col qualnon bisognò piùaffaticarsi:Che pel travaglioe per l'avutapena, Prima mori, chefosse in su Tarena. 46 Dell'isola nonpochi erano corsi Ariguardar quella battagliastrana; I quai da. vanareligion rimorsi, Csì sant'opra riputar profana:Edicean che sarebbeun nuovo torsi Proteonimico, e attizzarl'ira insana, Da fargliporre il maringregge in terra, Etutta rinnovar l'anticaguerra; 47 E chemeglio sarà dichieder pace Prima all'offesoDio, che peggioaccada; E questo sifarà quando l'audace Gittato inmare a placarProteo vada. Come fuoco l'una all' altraface, E tosto allumatutta una contrada; Cosi d'uncor nell'altro sidiffonde L'ira ch'Orlando vuolgittar nell'onde. 48 Chid'una fromba echi d'un arcoarmato. Chi d'asta, chidi spada allito scende; E dinanzie di dietroe d'ogni lato, Lontanoe appresso, apiù poter l'offende. Di bestiale insultoe troppo ingrato Granmeraviglia il paladinsi prende:Pel mostroucciso ingiuria far si vede, Doveaver ne sperògloria e mercede. 49Ma come l'orsosuol, che perle fiere Menato siada Rnsci oda Lituani, Passando perla via, pocotemere L'importuno abbaiar dipicciol cani. Che purnon se lidegna di vedere; Cosìpoco temea diquei villani TI paladin,che con unsoffio solo Ne potràfracassar tutto lostuolo. 50 E bensi fece farsubito piazza Che lor si volse,e Durindana prese. S' avea credutoquella gente pazza Chele dovesse farpoche contese, Quando indosso gli vedeacorazza, Né scudo inbraccio, alcunaltro arnese; Ma nonsapea che dalcapo alle piante Durala pelle aveapiù che diamante. 51Quel che d'Orlandoagli altri tàxnon lece, Di fardegli altri alui già non è tolto. Trentan'uccise, e furoin tutto diece Botte,0 se più,non le passòdi molto. Tosto intomosgombrar l'arena fece; Eper slegar ladonna era giàvolto, Quando nuovo tumultoe nuovo grido Fé' risuonar daun'altra parte illido. 52 Mentre aveail paladin daquesta banda Cosi tenutoi barbari impediti, Eran senzacontrasto quei d'Irlanda Dapiù parti nell'isolasaliti; E spenta ognipietà, strage nefanda Diquel popol faceanper tutti iliti:Fosse giustizia, ofosse cmdeltade, Né sessoriguardavano etade. 53Nessun ripar fangl'isolani, o poco: Parte,ch'accolti son troppoimprovviso; Parte, che pocagente ha ilpicciol loco, E quellapoca é dinessuno avviso. L'aver fumesso a sacco;messo foco Fu nellecase; il popolofu ucciso; Le murafur tutte adeguateal suolo; Non fulasciato vivo uucapo solo. 54 Orlando,come gli appartenganulla L'alto rumor, lestrida e lamina, Viene a coleiche sulla pietrabrulla Avea da divorarl'orca marina. Guarda, egli par conoscerla fEinciuIla; E piùgli pare, piùche s' avvicina:Gli pareOlimpia; ed eraOlimpia certo, Che disua fede ebbesi iniquo merto. 55Misera Olimpia! a cui dopolo scorno Che lefé' amore; ancofortuna cmda Mandò icorsari (e fuil medesmo giorno), Chela portare all' isolad'Ebuda. Riconosce ella Orlandonel ritomo Che faallo scoglio; ma,perch'ella é nuda, Tienbasso il capo;e non chenon gli parli, Magli occhi nonardisce al visoalzarli. 56 Orlando domandòche iniqua sorte L'avesse fatta all' isolavenire Di dovelasciata col consorte Lieta l'avea,quanto si puòpiù dire. Non so,diss' ella, s' iov' ho, chela morte Voi mischivaste, grazie ariferire, 0 da dolermiche per voinon sia Oggi finitala miseria mia. 57Io V hoda ringraziar cheuna maniera Di morirmi schivaste troppoenorme; Che troppo sariaenorme, se lafera Nel hmtto ventreavesse avuto aporme. Ma già nonvi ringrazio ehio non pera; Chemorte sol paddi miseria torme: Benvi ringrazierò, seda voi darmi Quellavedrò, che dognidaol pnò tmrmi. 58Poi con granpianto segxdtò, dicendo ComeIo sposo suoTavea tradita; Che lalasciò sn Vìsola dormendo, Donde ellapoi fa daicorsar rapita. E mentreella parlava, rivolgendo Sbandava inqaella gaisa chescolpita 0 dipinta èDiana nella fonte, Chegetta Pacqaa adAtteone in fronte; 59Che, quanto paò,nasconde il pettoe '1 ventre, Piùliberal dei fianchie delle rene. BramaOrlando ch'in portoil sao legnoentro; Che lei, chesciolta avea dallecatene, Vorria coprir d'alcunaveste. Or mentre Ch'aquesto è intento,Oberto sopravviene, Oherto ilre d'Ibemia, eh' aveainteso Chel marjn mostroera sol litosteso; 60 E chenuotando un cavab'erera ito A porgliin gola un'àncora assai grave; Eche l'avea cositirato al lito, Comesi suol tirarcontr' acqua nave. Oberto,per veder seriferito Colui, da chil'ha inteso, ilvero gli bave. Sene vien quivi;e la suagente intanto Arde edistrugge Ebuda inogni canto. 61 Hre d'Ibemia, ancorchéfosse Orlando Di sanguetinto e d'acquamolle e brutto, Brutto delsangue che sitrasse quando Usci dell' orca,in eh' eraentrato tutto; Pel contel'andò pur raffigurando, Tanto piùche nell'animo aveaindutto, Tosto che delvalor senti lanuova, Ch' altri eh'Orlando non fariatal pruova. 62 Loconoscea, perch'era statoIn&nte D'onore inFrancia, e sen' era partito Perpigliar la corona,l'anno innante, Del padresuo eh' eradi vita uscito. Tantevolte veduto, etante e tante Gliavea parlato, eh'era in infinito. Locorse ad abbracciaree a farglifesta, Trattasi la celataeh' avea in testa. 63Non meno Orlandodi veder contento Simostrò il re,che'l re di vederlui. Poi che furoa iterar l'abbracciamento Una 0due volte tornatiamendui, Narrò ad ObertoOrlando il tradimento Che fufatto alla giovane,e da cui Fattole fu, dalperfido Bireno, Che viad'ogni altro lodovea far meno. 64Le prove glinarrò, che tantevolte Ella d'amarlo dimostratoavea: Come i parentie le sustanzietolte Le furo, ealfin per luimorir volea; E eh'esso testimonio eradi molte, E rendernebuon conto nepotea. Mentre parlava, ibegli occhi sereni Delladonna di lagrimeeran pieni. 65 Erail bel visosuo, quale essersuole Da primavera alcunavolta il cielo. Quandola pioggia. cade, e a untempo il Sole Sisgombra intomo ilnubiloso velo. E comeil rosignuol dolcicarole Mena nei ramiallor del verdestelo; Così alle bellelagrime le piume bagnaAmore, e godeal chiaro lume; 66E nella facede' begli occhi accende L'aurato strale,e nel ruscelloammorza, Che tra vermiglie bianchi fioriscende: E temprato chel'ha, tira diforza Centra il garzon,che scudodifende. Nò maglia doppia, ferrigna scorza; Che,mentre sta amirar gli occhie le chiome, Sisente il corferito, e nonsa come. 67 Lebellezze d'Olimpia erandi quelle Che sonpiù rare: e nonla fronte sola, Gliocchi e leguance e lechiome avea belle, Labocca, il naso,gli omeri ela gola; Ma discendendogiù dalle mammelle, Leparti che solcacoprir la stola. Far tanta eccellenzia,ch'anteporse A quante n'aveail mondo poteanforse. 68 Vinceano candor le neviintatte, Ed eran piùeh' avorio atoccar molli:Le popperitondette parean latte Chefaor dei giunchiallora allora tolli. Spaziofra lor taldiscendea, qual &tte Esser veggiamfra piccolinì colli L'ombrose valli,in sua stagioneamene, Che '1 vernoabbia di neveallora piene. 69 Jrilevati fianchi ele belle anche, Enetto più chespecchio il ventrepiano, Pareano fatti, equelle. coscie bianche, Da Fidiaa tomo, oda più dottamano. Di quelle partidebbovi dir anche, Chepur celare ellabramava invano? Diiò insomma,eh' in leidal capo alpiede, Quant' esser può beltàtutta si vede. 70Se fosse statanelle valli Idee Vistadal pastor frigio,io non aoquanto Vener, sebben vinceaquelle altre Dee, Portatoavesse di bellezzail vanto: Nò forseito saria nelleamiclee Contrade esso aviolar T ospizio santo; Madetto avria: ConMenelao ti resta, Elena,pur; ch'altra io non Tocchequesta. stanza 83. 71 E se fossecostei stata aCrotone, Quando Zeusi .l'immaginefar volse, Che pordovea nel tempiodi Giunone, E tantebelle nude insiemeaccolse; È che peruna fame inperfezione, Da chi unaparte e da chi un'altratolse; Non avea datórre altra checostei, Che tutte lebellezze erano inlei. 72 Io noncredo che maiBireno, nndo Vedesse quelbel corpo; ch'ioson certo Che statonon saria maicosì erodo,Che l'avesselasciata in queldeserto. Ch' Oberto se n' acceude,io vi concludo, Tanto, che'lfuoco non pudstar coperto. Si studiaconsolarla, e darlespeme Ch' uscirà iubene il maleh' ora lapreme; 73 £ lepromette andar secoin Olanda; Né finche nello statola rimetta, S ehabbia fatto giustae memoranda Di quelperiuro e traditorvendetta, Non cesserà conciò che possaIrlanda, E lo faràquanto potrà piùin fretta. Cercare iutantoiu quelle case e inqueste Facea di gonnee di femmineeveste. 74 Bisogno nonsarà per trovargoune, Ch' a cercarfuor dell'isola simande, Ch' ogni se n aveada quelle donne Chedell'avido mostro eranvivande. Non fé' molto cercar,che ritrovonne Di variefogge Oberto copiagrande; E fé vestir Olimpia;e beu gì increbbe Non lapoter vestir comevorrebbe. 75 Ma si bella setao si finoro Mai Fiorentini industritesser fenno; Né chiricama, fece mailavoro, Postovi tempo, diligenziae senno, Che potessea costui parerdecoro, Se lo fesseMinerva o ildio di Lenno, Edegno di coprirsi belle membro, Cheforza è ador ad orse ne rimembre. 78Appena un giornisi fermò inIrlanda:Non valser preghia far chepiù vi stesse. Amor,che dietro allasua donna ilmanda, Di fermarvisi piùnon gli concesse. Quindi siparte; e primaraccomanda Olimpia al re,che servi lepromesse, Benché non bisognasse;che gli attenne Moltopiù che difar non siconvenne. 79 Cosi frapochi genteraccolse; E fatto legacol re d'Inghilterra E conr altro diScozia, gli ritolse 01anl\, ein Frisa nongli lasciò terra; Eda ribellione ancogli volse La suaSelandia: e non finila guerra, Che glidie morte; però fu tale Lapena, chal delittoanlosse eguale. 80 OlimpiaOberto si pigliòper moglie, E dicontessa la gran regina. Ma ritoruivimoal paladin chescioglie Nel mar levele, e nottee di cammina; Poinel medesmo portole raccoglie, Djude priale spiegò nellamarina:E sul suoBrigliadoro armato salse, Elasciò dietro iventi e Vonde salse. 76 Perpiù rispetti ilpaladino molto Si dimostròdi questo amorcontento:Ch'oltre che'l renon lascerebbe asciolto Bireno andardi tanto tradimento, Sarebbe anch'essoper tal mezzotolto Di grave edi noioso impedimento, Quivi nonper Olimpia, mavenuto Per dar, sev' era, allasua donna aiuto. 77Ch' ella nonv' era si chiari dicorto:Ma già non si chiarise v' erastata; Perchè ogni uomonell' isola era morto, Néun sol rimasedi granbrigata. H di seguentesi partir delporto, E tutti insiemeandare in un'armata. Con loroandò in Irlandail paladino; Ohe fnper gire inFrancia il suocammino. 81 Credo che'1 resto diquel verno cose Facessedegne di tenerneconto; Ma fur sina quel temposi nascose, Che noné colpa mias'or non leconto; Perchè Orlando afar l'opre virtuose. Piùche a narrarlepoi. sempre erapronto: Né mai fualcun delli suoifatti espresso, Se nonquando ebbe itestimoni appresso. 82 Passòil resto delverno cosi cheto, Chedi lui nonsi seppe cosavera: Ma poi che'1 Sol nell' animaidiscreto, Che portò Frisse,illuminò la sfera, EZefiro tornò soavee lieto A rìmenarla dolce primavera; D'Orlando uscironle mirabil prove Coivaghi fiori econ l'erbette nuove. 83Di piano inmonte, e di campagna inlido Pien di travaglioe di dolorne già; Quando, all'entrard'un hosco, unlungo grido, Un altoduol l'orecchie gliferia. Spinge il cavallo,e piglia ilbrando fido; E dondeviene il suon,ratto s' invia:Ma difleriscoun'altra volta a direQuel chesegui, se mivorrete udire.NOTE. St. 3.V.2. Zenocrccti, oSenocrate, famoso perIfb ftua continenza messainvano alla provada Fri ee la bellissima delleetère greche. St. 4.V.6. McUagigi,iìgliaolo di Buovod'Agre monte, veniva adesser IVatelcugino diBradamante, ed esercitava mag:ia.11 petron diMerlino è lagrotta del mago Merlino.Dragontincu si fingeuna maga che aveaallacciato Orlando, comeAlcina Ruggiero. St. 7.V.2. A cercovale in cerchio,in giro. Sr. 12.V.14 Nomi dipastorelle e dipastori vir giliani. Sr. 13.V.3. Da sezzo,da ultimo. St. 14.V.8. Ruggero, che,a malgrado lelezioni di Melissa edi Logistilla ricadesubito nell'incontinenza, è punitocon la perditadel prezioso anelloe dell Ip pogrifo. St. 22.y. 28. Lavoce telo, latinismoche denota arma dalanciare, corrisponde alfulgtir o fulgoreri cor lato nelsesto verso dellaStanza precedente; e conTuno econ l'altro nomeò designato Tarchibugio.Nel melo del sestoverso di questaStanza, si deveintendere il vietato fruttodel paradiso terrestre.Gol supposto rinvenimento deirarch'bugio nelfondo del mare,il Poeta vuol conciliarela sua finzionerelativa a Clmosca,con repoca molto posteriorein cui furonoinventate le armi dafuoco. St. 23. V.18.I cannoni fhronoinventati nella prima metàdel trecento: un alchimistatedesco, Bertoldo Schwartz, cominciòa fonderli tuttid'un pezzo, mentre primaerano di piùpezzi con cerchi: eglicomunicd la sua invenzioneai Veneziani, i qualine fecero uso laprioLa volta nel1.38) contro iGenovesi, nella guerradi Chioggia. St. 29. v.aOrza, la bandasinistra della nave; Poggia,la dera perchi è rivoltoalla prora: onde, ir girandoallorza vale navigareprendendo il ventodalla parte sinistra. St. 8Sv.7. Da unamo aXValtro, ecc.S'intendono 1 due ramponiuncinati deiràncora, flettiqui ami per laloro forma, eper Tuso chene fa Orlando. St.44. v.8. InEtiopia corre, siccomealtra volta, allorché spaventatoda Tifeo . ilDio del marecorse a salvamento pressogli Etiopi. Co;"iOmero e Ovidio.L'Etiopia è regionedell'Africa di quae di dall'Equa tore ; a occidentesi estende finoal monte Atlante;da oriente sino aiconfini dell'Egitto; amezzoionM si chiude dall'Oceano;a settentrione dalNilo. St. 45. V.13.Ino, madre diMelieerti, per sot trarsi alfurore di Atamantsuo mirito, nigeCtft ia mare conil figlio Incollo; e amendnefurono convertili in divinitàmarine. Lo stessoavvenne di Olaaoopeaea tore. Qui, all'Ariostoè piaciuto fiimedi nno cheera. piò Tritoni,deiiÀ marine puressi. Nertidi cbiama ronsldai mitologi leninfe del mare,perchè figlie di Nereo. St,49. V.2. Rnsci,Russi. St 50. V.78.Finge il Poetache Orlando fo"nifi vulnerabile per fatagione: era invulnerabiletutto, trwm" sotto lepiante. St. 53. V.4.Di nessuno avviso,cioè accorgimént". St. 58.V.78. Diana, sorpresada Atteone mentre silavava in unafontana, é argomentod'nna delle fà vole mitologiche narrateda Ovidio. St. 62.V.12. Infante d'onore.Il titolo d'Influite si in Ispagnae in Portogalloai prìncipi reali,e di cevansi promiscuamente Infantianche i figlidei magnati, prima chefossero andati alpossoiso dei lorofendi; ma Oberto aveala qualità d'Infantanella propria corte: ondeintendasi piuttosto scudiere,o paggio nellacorte di Carlo. St. 70.V.18. Nelle valliIdee, ecc. Nellevalli doé del monteIda nella Troade,dove i poetiimmainanuu seguito il giudiziodi Paride (ilpasfor Frigio) chepoi rapi Elena consortedi "Menelao. Contradeamiciee: eoa questa voce s'intendeuna città nellaLaconia, detta dai LatiniAmyclce, ove fula reggia diTindaro, padre di Blena. Sr.71. v.1. Crotone,ora Cotrone, cittàmaritliwi della Calabria.St. 75.v.6. IZ diodi Lenno, 'Vulcano.Quest'isola dell'Arcipelago,detta dai LatiniLemnos, ora chiamasi Statimene. St. 76.v.3. Asdolto, perassolto, imptunttK St. 82.V.3. La locuzionedi questi dueversò vale: p ichèil sole fuentrati nel segnodell'Ariete. È racconto mitologico cheFrisse per {sfuggirele perseen zioni dlnosua matrigna, andòin Coleo, traversandoil mare sopra unariete, il qualevenne poi collocatofta i segni zodiacali;e qui sidice discreto, perlamitesa della stagione chesegue l'ingresso delsole in qnel tstanza 2. fJrlnriflf), snprpin cerca il'Anfffìlicn, vedpT appiìrenza dilei In brariilo adAtlante, chf, triifùrmiitOiSt incavaliirp, semhra por tiirl.Hi>vo Inftfiendalo, f;iutif;e un palazzomcAiitato, dove aiTiva ntichoRiigiitrn cht cfirrt")appresso al d"lu{ cfvditto rapitore diBittdaniatitp. Anf lica ca|iita anch'ella.e vi trovtt Orlando Rnq;iern,i??aenpnnte. Ferrali Gradassooon altri gupr fiori,A motivci dilei, afCadfì fraakuni di tìssiuna ruffa, per ofoisicmpì dellaqualp F<?rraii ai.appropria l'elmo d'OrlaniIo.An guliwi, a'iiiraTiiniiiia vì'tsoLtvanttì, e trovain un boaooun gio vane inortalmrmt"'. ferito"Orlando si avanzavctho Parigi e slmraplia due achifvRdi Mori, Filioltre aeopre minascondìglio di malEioilrinì Qhntengono prigioniera Jsabtìlla. 1 Perere,poi die binilatnmlre Idea Tikniaiìdo infretta alla soliujyfavalle Là <luvfi calca\\\ iii">Titnia ntnca Alfulminato Eiiucladu lespalle, La figlia nontrovò dove l'avea Lasciata faord'ogni segnato calle, Fattochebbe alle guancie,al petto, aicrini E agli occhidanno, alfin svelsedae pini; 2 Enel fuoco gliaccese di Vulcano, Edio lor nonpoter esser maispenti:E portandosi questiuno per mano Solcarro che tiravandui serpenti; Cercò leselve, i campi,il monte, ilpiano. Le valli, ifiumi, li stagni,i torrenti, La terrae'I mare; epoi che tuttoil mondo Cercò disopra, andò altartareo fondo. 8 S'inpoter fosse statoOrlando pare All'eleusina Dea,come in disio, Nonavria, per Angelicacerare. Lasciato o selvao campo ostagno o rio 0valle 0 monteo piano oterra o mare, ncielo e'I fondodell'etemo ohblìo; Ma poiche'l carro ei draghi nonavea, La già cercandoal meglio chepotea. 4 L'ha cercata. perFrancia: or s'apparecchia Per Italiacercarla e perLamagna. Per la nuovaCastiglia e perla vecchia, E poipassare in Libiail mar diSpagna. Mentre pensa cosi,sente all'orecchia Una vocevenir, che parche piagna: Si spingeinnanzi; e sopraun gran destriero Trottar sivede innanzi uncavaliere, 5 Che portain braccio esu l'arcion davante Perforza una mestissimadonzella. Piange ella, e si dibatte,e fa sembiante Digran dolore; edin soccorso appella Ilvaloroso Prìncipe d'Anglante, Che comemira alla giovanebella. Gli par coleiper cui lanotte e ilgiorno Cercato Francia aveadentro e d'intorno. 6Non dico ch'ellafosse, ma parea Angelica gentil,eh' egli tant'ama. Egli, che la sua donnae la suaDea Vede portar siaddolorata e grama. Spintodall' ira e dallafuria rea, Con voceorrenda il cavalierrichiama; Richiama il cavaUero,e gli minaccia, EBrigliadoro a tuttabrìglia caccia. 7 Nonresta quel fellon, gli risponde, AU'alta preda, algran guadagno intento; Esi ratto neva per quellefronde, Che saria tardoa seguitarlo ilvento. L'un fugge, el'altro caccia; ele profonde Selve s'odonsonar d'alto lamento. Correndo, usciròin un granprato; e quello Aveanel mezzo ungrande e riccoostello. 8 Di varimarmi con suttìllavoro Edificato era ilpalazzo altiero. Corse dentroalla porta messad'oro Con la donzellain braccio ilcavaliero. Dopo non moltogiunse Brigliadoro, Che portaOrlando disdegnoso efiero. Orlando, come èdentro, gli occhiira; Né più ilguerrìer ladonzella mira. 9 Subitosmonta, e fulminandopassa Dove più dentroil bel tettos'alloggia. Corre di qua,corre di là, lassa Che nonvegga ogni camera,ogni loggia. Poi chei segreti d'ognistanza bassa Ha cercoinvan, su per lescale poggia; E nonmen perde ancoa cercar disopra. Che perdesse disotto, il tempoe V opra. 10D'oro e diseta i lettiornati vede:Nulla dimuri appar, di pareti; Che quelle,e il suoloove si metteil piede, Son dacortine ascose e da tappeti. Disu di giùva il conteOrlando, e rìede; Néper questo puòfar gli occhimai lieti, Che rìveggianoAngelica, o quelladro Che n'ha portatoil bel visbleggiadro. 11 E mentreor quinci orquindi invano ilpasso Movea, pien ditravaglio e dipensieri Ferraù, Brandimartee il reGradasso, Re Sacripante, edaltri cavalieri Vi ritrovò,eh' andavano altoe basso, Né menfacean di luivani sentieri; E sirammarìcavan del malvagio Invisibil signordi quel palagio. 12Tutti cercando ilvan, tutti glidanno Colpa di fìurtoalcun che lor£att' abbia. Del destrier chegli ha tolto,altri é inaffanno; Ch'abbia perduta altrila donna, arrabbia; Altri d'altrol'accusa: e cosistanno, Che non sisan partir diquella gabbia; E vison molti, aquesto inganno presi, Statile settimane intieree i mesL 13Orlando, poi chequattro volte e seiTutto cercato ebbeil palazzo strano, Dissefra sé: Quidimorar potrei, Gittare iltempo e lafatica invano; E potriail ladro avertratta costei Da un'altrauscita, e molto esserlontano. Con tal pensierouscì nel verdepiato, Dal qual tuttoil palazzo eraaggirato. Stanza 7. 14 Mentrecirconda la casasilvestra, Tenendo pnr aterra il yisochino, Per yeder sformaappare, o daman destra 0 dasinistra, di nuovocammino; Si sente richiamarda nna finestra: Eleva gli occhi;e quel parlardivino Gli pare udire,e par chemiri il viso Cherha da quelche Ai, tantodiviso. 15 Fargli Angelicaudir, che supplicando Epiangendo gli dica:Aita, aita; La mia virginitàti raccomando Più che ranima mia, piùche la vita. Dunquein presenzia delmio caro Orlando Daquesto ladro misarà rapita? Piuttosto ditua man dammila morte, Che venirlasci a infelice sorte. 16 Questeparole una edun'altra volta Fanno Orlandotornar per oguistanza, Con passione e con faticamolta, Ma temperata purd'alta speranza. Talor siferma, ed unavoce ascolta, Che diquella d'Angelica hasembianza, (E s'egli è da unaparte, suona altronde) Chechieggia aiuto, enon sa fovardonde. 17 Ma tornandoa Ruggier, ch'iolasciai quando Dissi cheper sentiero ombrosoe fosco li gigantee la donnaseguitando, In un granprato uscito eradel bòsco; Io dicoch'arrivò qui doveOrlando Dianzi arrivò, se'lloco riconosco. Dentro laporta il grangigante passa: Ruggier gli è appresso,e di seguirnon lassa. 18 Tostoche pon dentroalla soglia ilpiede, Per la gran corte eper le loggiemira j Né piùil gigante la donnavede, E gli occhiindarno or quincior quindi aggira: Disu di giùva molte voltee riede, Né glisuccede mai quelche desira: Né sisa immaginar dovesi tosto Con ladonna il fellonsi sia nascosto. 19Poi che revistoha quattro voltee cinque Di sudi giù cameree loggie esale, Pur di nuovoritorna, e nonrelinque Che non necerchi fin sottole scale. Con spemealfin che siannelle propinque Selve, siparte; ma unavoce, quale Richiamò Orlando,lui chiamò nonmanco, E nel palazzoil fé' ritornar anco. 20Una voce medesma,una persona Che parutaera Angelica adOrlando, Parve a Ruggierla donna diDordona, Che lo teneadi medesmoin bando. Se conGradasso o conalcun ragiona Di queich'andavan nel palazzoerrando, A tutti parche quella cosasia, Che più ciascunper bramae desia. 21 Questoera un nuovoe disusato incanto Ch'avea compostoAtlante di Carena, Perché Ruggierfosse occupato tanto Inquel travaglio, inquella dolce pena, Che'1 mal' influsso n'andasse da canto, L'influsso eh' amorir giovene ilmena. Dopo il Casteld'acciar che nulla. giova, E dopoAlcinai Atlante ancorfa prova. 22 Nonpur costui, matutti gli altria&con . Che divalore in Franciabau mag;gior fama, Acciòche di lorman Ruggier nonmora. Condurre Atlante inquesto incauto trama. Ementre fa lorfar quivi dimora, Perché dicibo non pattscanbrama, Si ben fornitoavea tutto ilpalagio, Che donne ecavalier vi stannoad agio. 23 Matorniamo ad Angelica,che seco Avendo quell'anelmirabil tanto, Ch'in boccaa veder leifa l'occhio cdeco, Neldito l'assicura dall'incanto; E ritrovatonel montano speco Ciboavendo e cavallae veste equanto Le fu bisogno,avea fatto disegno Diritornare in Indiaal suo belregno. 24 Orlando volentierio Sacripante Voluto avrebbein compagnia: nonch'ella Più caro avesseV un chel'altro amante; Anzi dipar fu a'lor disii ribella:Madovendo, per girsenein Levante, Passar tantecittà, tante castella, Dicompagnia bisogno aveae di guida, Népotea aver conaltri la piùfida. 25 Or l'unoor l'altro andòmolto cercando, Prima ch'indizione trovasse ospia, Quando in cittade,e quando inville, e quando Inalti boschi, equando in altravia. Fortuna alfin dove il conteOrlando, Ferraù e Sacripanteera, la invia, ConRuggier, con Gradasso, edaltri molti Che v'aveaAtlante in stianointrico avvolti. 26 Quivientra, che vedernon la puòil Mago; E cercail tutto, ascosadal suo anello:Etrova Orlando eSacripante vago Di leicercare invan perquello ostello. Vede come,fingendo la suaimmago, Atlante usa granfraude a questoe a quello. Chitor debba dilor, molto rivolve Nelsuo pensier, ben sene risolve. 27 Nonsa stimar chisia per leimigliore. Il conte Orlandoo il Hedei fier Circassi. Orlando lapotrà con piùvalore Meglio salvar neiperigliosi passi: . .Ma sedua guida ilfa, se '1 fa signore; Ch'ella non vedecome poi l'abbassi,. Qualunque volta, dilui sazia, farlo Vogliaminore, o inFrancia rimandarlo. btanza U. 28Ma il Circassodepor, quando lepiaccia, Potrà, sebben l'avesseposto in cielo. Questasola cagion vuoich ella ilfaccia Sua scorta, emostri avergli fedee zelo. L aneltrasse di bocca,e di suafaccia Levò dagli occhia Sacripante ilvelo. Credette a luisol dimostrarsi, eavvenne Ch' Orlando eFerraù le sopravvenne. 29 Lesopravvenne Ferraù edOrlando; Ohe Pnno eT altro parimentegiva Di su digiù " dentroe di fuorcercando Bel gran palazzolei, eh eralor Diva. Corser dipar tatti alladonna, quando Nessono incantamentogì' impediva: Perchè Panel ch'ellasi pose inmano Fece d'Atlante ognidisegno vano. 80 L'usbergoindosso aveano el'elmo in testa. Duidi questi guerrier,dei quali iocanto; Nò notte 0di, dopo ch'entrarein questa Stanza, l'aveanomai messi dacanto; Che facile aportar come lavesta. Era lor, perchèin uso l'aveantanto. Ferraù il terzoera anco armato,eccetto Che non avea volea avereelmetto 81 Finché quelnon avea, che'1 paladino Tolse Orlandoal fìratel delre Troiano; Ch'allora logiurò, che l'elmofino Cercò dell'Argalia nelfiume invano; £ sebbenquivi Orlando ebbevicino, Né però Ferraùpose in luimano, Avvenne che conoscersitra loro Non sipoter, mentre dentro f5ro. 82 Eracosi incantato quelloalbergo, Ch'insiemericonoscer non poteansi. Nénotte mai di, spada usbergo Né scudo purdal braccio rimoveansi. Ilor cavalli con la sellaal tergo, Pendendo imorsi dall' arcion, pasceansi Inuna stanza che,presso all'uscita, D'orzo edi paglia sempreera fornita. 83 Atlanteriparar non sa puote Oh' insella non rimontinoi guerrieri, Per correrdietro alle vermigliegote, All'auree chiome ed a'begli occhi neri Delladonzella, ch'in fugapercuote La sua giumenta;perchè volentieri Non vedeli treamanti incompagnia, Che forse toltiun dopo l'altroavrìa. 84 E poiche dilungati dalpalagio Gli ebbe si,che temer piùnon dovea Che centralor l'incantator malvagio Potesse oprarla sua fallaciarea; L'anel che leschivò più d'undisagio, Tra le rosatelabbra si chiudea; Donde lorsparve subito dagliocchi, E li lasdòcome insensati esciocchi. 35 Come chefosse il suoprimier diseguo Di volerseco Orlando oSacripante, Oh a ritornar l'avesseronel regno Di Qalafronnell'ultimo Levante, Le venneroamendua subito asdegno, E si mutòdi voglia inuno istante; E, senzapiù obbligarsi oa questo oa quello, Pensò bastarper amendua ilsuo anello. 36 Volgonpel bosco orquinci or quindiin fìretla Quelli schernitila stupida faccia; Comeil cane talor,se gli èintercetta 0 lepre ovolpe, a cuidava la caccia. Ched'improvviso in qualchetana stretta 0 infolta macchia oin un fossosi caccia. Di lorsi ride Angelicaproterva. Che non èvista, e ilor progressi osserva. 37Per mezzo ilbosco appar soluna strada:Credono icavalier che ladonzella Innanzi a lorper quella sene vada; Che nonse ne puòandar se nonper quella. Orlando corre,e Ferraù nonbada, Né Sacripante mensprona e puntella. Angelica labriglia più ritiene, Edietro lor conminor ftta viene. 38Giunti che far,correndo, ove isentieri A perder sivenian nella foresta; Ecominciar per l'erbai cavalieri A riguardarse vi trovavanpesta: Ferraù che potea,fra quanti altieri Maifosser, gir conla corona intesta, Si volse conmal viso aglialtri dui, E gridòlor: Dove venitevui? 39 Tornate addietro,o pigliate altravia, Se non voleterimaner qui morti; Néin amar in seguir ladonna mia Si credaalcun, che compagniacomporti. Disse Orlando alCircasso: Che potrìa Più dircostui, s'ambi ciavesse scorti Per le piùvili e timideputtane Che da conocchiemai traesser lane? 40Poi, vèltro aFerraù, disse: Uotobestiale, S'io non guardassiche senz'elmo sei, Diquel e' liLii detto,3' hai ben eletto0 male, Senz'aUm indugiaaccorer ti farei. Disse11 8pju,Mniol Di quoI eha rae noncale, Perdio piolùinio tutnira ti dei? Iosrd l'ontra junbidiiìfier far mnbuono Quei (.'he dettoIiu, senaelinQ cumesouf". 41 beh, disseOrlando ài redi Cìrcassia:In mioservigio a costail'elmo presta, Tsinto eh'io gli abbiatratta hi p;ia;zia; Cb' altra nonyìiH mai dmìle& questa Ki .spose ilRe: Vìn piùp,iZ20 sana? il [ase ti parimr la domandaonesta, Pres tallii il tuo'chMo non saròmen affo Cbc tu siaforse, acastigare un matto. 42Htkgtjiunse Fnrrai'i:Seiocclii ui, qnasi CheHc mi fisimeil porhir elmoa ma fin .Voi 'inzA noliTU tbfe;L!'ià rimasi:Chetylti i votriavrei, vtHtru malirrtìdu. Ma prr iiiivrarvjin parte liuiir i mm, Pervoto così senzame ne vado, Edanderò, finch'io nonho quel fino Cheporta in capoOrlando paladino. V.ì IHnii|tii% rispose sorridendoil Coti te, Tipellai a s'apoun ilo esserbastante Far fili Orltui.ìoquel che ìuAspramonte Kili l?ià feceal figlio d'Aifoknief Xw/A cnd'iu,se tei vedessia fronte, Ne tremerestidal capo allepiante; Non che volessiV elmo, madaresti L'altre arme alui di patto,che ta vesti. 44II vantator Spagnnoldisse: Già molte Fifatee molte hocosi Orlando astretto, Chefeudlmente T armegli ayrei tolte, Quanteindosso navea, nonchéT elmetto. £ sMonoi feci, occorronoalle volte Pensier cheprima non saveanoin petto: Non n'ebbi,già fa, voglia;.or Paggio, e<5pero Che mi potràsucceder di leggiero. 45Non potè averpiù pazienzia Orlando, £gridò: Mentitor, brutto marrano, Inche paese titrovasti, e quando, Apoter più dime con Tarmein mano? Quel Paladin,di che tivai vantando, Son io,che ti pensaviesser lontano. Or vedise tu puoiV elmo levarme, Os'io son buonper tórre ate l'altre arme. 50S'incrudelisce e inasprala battaglia. D'orrore invista e dispavento piena. Ferraù quandopunge e quandotaglia, Né mena bottache non vadapiena: Ogni colpo d'Orlandoo piastra omaglia E schioda erompe ed apre ea straccio mena. Angelica invisibillor pon mente, Solaa tanto spettacolopresente. 51 Intanto il re diCircassia, stimando Che pocoinnanzi Angelica corresse, Poich'attaccati Ferraù edOrlando Vide restar, perquella via simesse, Che si credeache la donzella,quando Da lor disparve,seguitata avesse; Si chea quella battagliala figliuola Di Galafronfu testimonia sola. 46 da tevoglio un minimovantaggio. Cosi dicendo, Felmo si disciolse, Elo Ruspese aun ramuscel difa*ggio; E quasi aun tempo Durindanatolse. Ferraù non perdedi ciò ilcoraggio; Trasse la spada,e in attosi raccolse Onde conessa e collevato scudo Potesse ricoprirsiil capo nudo. 52Poi che, orribilcom'era e spaventosa, L'[ebbe daparte ella mirataalquanto, E che leparve assai pericolosa Cosi dall'uncome dall'altro canto; Diveder novità volunterosa. Disegnò l'elmotor, per mirarquanto Fariano i duoguerrier, vistosel tolto; Bencon pensier dinon tenerlo molto. 47Così li duoguerrieri incomindaro, Lor cavalliaggirando, a volteggiarsi; E dover arme sigiungeano, e raro Erapiù il ferro,col ferro atentarsi. Non era intutto 'l mondoun altro paro Chepiù di questoavesse ad accoppiarsi: Pari erandi vigor, pkrid'ardire; Né l'un l'altro si poteaferire. 53 Ha bendi darlo alConte intenzione; Ma sene vuole in prima pigliargioco. L'elmo dispicca, e in grembose lo pone.; Esta a mirarei cavalieri unpoco. Di poi siparte, e nonfa lor sermone Elontana era unpezzo da quelloco, Prima ch'alcun dilor v'avesse mente; Sil'uno e l'altroera nell'ira ardente. 48Ch'abbiate, Signor mio, giàinteso estimo Che Ferraùper tutto erafatato, Fuorché dovel'alimento primo Piglia ilbambin, nel ventreancor serrato: E finchédel sepolcro iltetro limo La facciagli coperse, illuogo armato Usò portar,dove era ildubbio, sempre. Di settepiastre fette abuone tempre. 49 Eraugualmente il Principed'Anglante Tutto fatato, fuorchéin una parte:Feritoesser potea sottole piante; Ma leguardò con ognistudio ed arte. Duroera il restolor più chediamante, Se la famadal ver nonsi diparte; E l'unoe l'altro andòpiù per ornato, Cheper bisogno, allesue imprese armato. 54Ma Ferraù, che prima v'ebbe gli occhi, Sidispiccò daOrlando, e dissea lui:Deh comen'ha da maleaccorti e sciocchi Trattati ilcavalier ch'era connui! Che premio fiach'ai vincitor piùtocchi, Se 'l beli'elmo involato n'ha costui? Ritrassi Orlando,e gli occhial ramo gira Nonvede l'elmo, etutto avvampa d'ira. 55E nel parerdi Ferraù concorse. Che'1 cavalier chedianzi era conloro, Se lo portasse;onde la brigliatorse, E fé' sentir glisproni a Brìgliadoro. Ferraù, chedel campo ilvide torse, Gli vennedietro; e poiche giunti fóro Doveneir erba apparl'orma novella Ch' aveafatto il Circassoe la donzella, 56 Presela strada allasinistra il Conte Versouna valle, oveil Circasso eraito; Si tenne Ferraùpiù presto almonte, . Dove ilsentiero Angelica aveatrito. Angelica in quelmezzo ad unafonte Giunta era, ombrosae di giocondosito, Ch'ognan che passa,alle fresche ombreinvita, Né, senza ber,mai lascia farpartita. Stanza 57. 57 Angelicasi ferma allechiare onde, Non pensandoch'alcun le sopravvegna; £ perlo sacro anelche la nasconde, Nonpuò temer checaso rio leavvegna. A prima giuntain su Terbose sponde Del rivoTelmo a unramuscel consegna; Poi cerca,ove nel boscoè miglior frasca. Lagiumenta legar, perchèsi pasca. 58 IICavalier di Spagna,che venuto Era perTorme, alla fontanagiunge. Non T hasi tosto Angelicaveduto, Che gli dispare,e la cavallapunge. L'elmo, che sopraT erba eracaduto, Ritor non può;che troppo restalunge. Come il Pagand' Angelica s' accórse,Tosto vèr leipien di letiziacorse. 59 Gli sparve,cme io dico,ella davante, Come fantasmaal dipartir delsonno. Cercando egli lava per quellepiante, Né ì miseriocchi più vederla ponno. Bestemmiando Maconee Trivigante. E disua legge ognimaestro e donno, Ritornò Ferraùverso la fonte, U' nell'erba giacerTelmo del Conte. 60Lo riconobbe, tostoche mirollo, Per lettereeh' avea scrittenelT orlo; Che diceandove Orlando gaadagnolio, E comee quando, eda chi fé'deporlo. Armossene il Paganoil capo eil collo: Che nonlasciò, pel duoleh' avea, di torlo; Pelduol eh' aveadi quella chegli sparve, Come sparirsoglian notturne larve. 61Poi ch'allacciato s'hail buon elmoin testa. Avviso glié che, acontentarsi appieno, Sol ritrovareAngelica gli resta, Chegli appar edispar come baleno. Perlei tutta cercòT alta foresta; Epoi ch'ogni speranzavenne meno Di piùpoterne ritrovar vestigi, Tornò alcampo spagnuol versoParigi; 62 Temperando ildolor che gliardea il petto, Dinon aver gran disir sfogato, Colrefrigerio di portarT elmetto Che fud'Orhindo, come aveagiurato. Dal Conte, poiche '1 certogli fu detto, Fulungamente Ferraù cercato; Néfin quel dal capo glilo sciolse, Che fraduo ponti lavita gli tolse. 63Angelica invisibile esoletta Via se neva, ma conturbata fronte, Che delTelmo le duol,che troppa fretta Leavea fatto lasciarpresso alla fonte. Pervoler far queleh' a me farnon spetta, (Tra dicea) levato hoTelmo al Conte: Questo, pelprimo merito, èassai buono Di quantoa lui purobbligata sono. 64 Conbuona intenzione (esallo Iddio), Benché diversoe tristo effettosegua, Io levai Telmo:e solo ilpeusier mio Fu diridur quella battagliaa triegua; E nonche per miomezzo il suodisio Questo brutto Spagnuologgi consegua. Cosi di s'andava lamentando D'aver dell'elmosuo privato Orlando. 65Sdeiati e malcontent'i,la via prese, Chele parea miglior,verso Oriente. Più volteascosa andò, talorpalese, Secondo era opportuno,infra la gente. Dopomolto veder moltopaese, Giunse in unbosco, dove iniquamente Fra ('Uocompagni morti ungiovinetto Trovò, ch'era feritoin mezzo ilpetto. 66 Ma nondirò d'Angelica orpiù innante; Che moltecose ho danarrarvi prima: Né sono aFerraù a Sacripante, Sin agran pezzo, perdonar più rima. Dalor mi levail Principe d'AngUnte, Che di vuol cheìnninzi agli altriesprima Le fatiche egli affanni chesostenne Nel gran disio,di che afin mai nonvenne. 67 Alla primacittà ch'egli ritrova. Perché d'andareocculto avea grancura, Si pone incapo una barbutanova. Senza mirar s'hadebil tempra odura. Sia qual sivuol, poco glinuoce o giova:Sinella fatagion sirassicura. Cosi coperto, seguitaV inchiesta; Né notteo giorno, opioggia o siil'arresta. C8 Era nell' orache traea icavalli Febo del mar,con rugiadoso pelo, Er Aurora difior vermigli egialli Venia spargendo d'ogn'intorno il cielo; Elasciato le stelleaveano ì balli, Eper partirsi postosigià il velo; Quandoappresso a Parigiun di passando, Giostrò disua virtù gransegno Orlando. 69 Indna squadre incontrossi;e Manilardo Ne reggeal'una, il S.vracincanuto. Re di Norizia,già fiero egagliardo, Or miglior diconsiglio, che d'aiuto; Guidava l'altrasotto il suostendardo 11 Re diTremiseu, ch'era tenuto Tragli Africani cavalierperfetto: Alzirdo fu, da chi'1 conobbe, detto. 70Queti con Valtro esercito pagano Quellainvernata avean fattosoggiorno, Chi presso allacittà, chi piùlontano, Tutti alle villeo alle castellaintorno:Ch'avendo speso ilre Agramante invano, Perespugnar Parigi, piùd'un giorno, Volse tentarl'assedio finalmente; Poiché pigliarnon lo poteaaltrimente. 71 E perfor questo aveagente infinita: Che oltrea quella checon lui giunt'era, E quella che di Spagnaavea seguiti Del reMarsiglio la realbandiera, MoltA di Francian'avea al soldounita; Che da Parigiinsino alla riviera D'Arli, conparte di Guascogna(eccetto Alcune ròcche), aveatutto suggetto. stanza 61 72Or cominciando itrepidi ruelli A sciorreil freddo ghiaccioin tiepid' onde, E iprati di nuov'erbe, e gliarbuscelli A rivestirsi ditenera fronde; Ragunò ilre Agramante tuttiquallf Che seguian lefortune sue seconde, Perfarsi rassegnar l'armatatermi; Indi alle cosesue dar migliorformi. 78 A questoeffetto il redi Tremisénne Con queldella Norizia nevenia, Per giungerea tempo, ovesi tenne Poi contod'ogni squadra obuona o ria. Orlandoa caso adincontrar si venne. Comeio v' hodetto, in questacompagnia, Cercando pur colei,come' egli erauso, Che nel careerd'Amor lo teneachiuso, 74 Come Alzirdoappres&ar vide quelConte Che di Talornou avea pari almondo, In tal sembiante,in si superbafronte, Che'l Dio dell'armea lui pareasecondo; Restò stupito allefattezze conte, Al fierosguardo, al visofuribondo:£ lo stimòguerrier d'alta prodezza; Maebbe del provartroppa vaghezza. stanza 75. 77Con qnal rumorla setolosa frotta Correrda monti suoleo da campagne, Se'l lupouscito di nascosagrotta, 0 Torso scesoalle minor montagne. Untener porco presoabbia talotta. Che congrugnito e granstridor si lagene; Contal lo stnolbarbarico era mosso Versoil Conte, gridando:Addosso, addosso. 78 Lance,saette e spadeebbe V usbergo Aun tempo mille,e lo scudoaltrettante:Chi gli percuotecon la mazzail tergo, Chi minacciada lato, echi davante. Ma quel,ch'ai timor mainon diede albergo, Estima lavii turba eParme tante Quel chedentro alla mandra,all'aer cupo, Il numerdell'agnelle estimi illupo. 79 Nuda aveain man quellafulminea spada . Che postiha tanti Saracinia morte:Dunque chivuol di quantaturba cada Tenere ilconto, ha impresadura e forte. Rossadi sangue giàcorrea la stradi, Capace appenaa tante gentimorte; Perchè targa cappel difende Lafatai Durindana ovediscende, 80 vestapiena di cotone,o tele Che circondinoil capo inmille vólti. Non purper l'aria gemitie querele, Ma volanbraccia e spallee capi sciolti Pelcampo errando vaMorte crudele In molti,varj, e tuttiorribil volti; E tra dice: Inman d'Orlando vaici Durindana percento di miefalci. 75 Era giovaneAlzirdo ed arrogante, Per moltaforza e pergran cor pregiato. Pergiostrar spinse il suo cavalloinnante:Meglio per lui se fossein schiera stato:Chenello scontro ilPrincipe d'Anglante Lo fé' cader,per mezzo ilcor passato. Giva infuga il destrier,di timor pieno; Chesu non v'erachi reggesse ilfreno. 76 Levasi ungrido subito edorrendo, Che d'ogn' intomon' ha l'ariaripiena, Come si vedeil giovane, cadendo, Spicciar ilsangue di silarga vena. La turbaverso il Contevien fremendo Disordinata, etagli e puntemena; f Ma quellaépiù, che conpennuti dardi Tempesta ilfior dei cavaliergagliardi. 81 Una percossaappena l'altra aspetta:Bentosto cominciar tuttia fuggire; E quandoprima ne ventanoin fretta, Perch'era sol, credeanseloinghiottire. Non é chiper levarsi dellastretta L'amico aspetti, ecerchi insieme gire:Chifogge a piediin qua, chicolà sprona; Nessun domandase la stradaè buona. 82 Virtndeandava intomo conlo speglio Che faveder nell' anima ogniruga:Nessun vi simirò, se donun veglio A cuiil sangue l'età,non l'ardir, scinga. Videcostui quanto ilmorir sia meglio, Checon suo disonormettersi in fuga; Dicoil Re diNorizia: onde lalandaArrestò contra ilPaladin di Francia, 83E la ruppealla penna delloscado Del fiero Conte,che nolla simosse. Egli, eh ayeaalla posta ilbrando nudo, Ite Hanilardoal trapassar percosse. Fortuna T aiutò;che ì ferrocrudo In man dOrlando al venirgiù voltosse. Tirare icolpi a filoognor non lece; Mapur di sellastramaszar lo fece. 86II suo cammin,di lei chiedendospesso, Or per ììcampi or perle selve tenne:Esiccome era uscitodi stesso, Usddi strada, eappiè d unmonte venne, Dove lanotte fuor d'unsasso fesso Lontan videun splendor batterle penne. Orlando alsasso per veders' accosta, Se quivi fosseAngelica reposta. Stanza 89. 84Stordito deirarcion quelRe stramazza: Non sirivolge Orlando arivederlo; Che gli altritaglia, tronca, fende,ammazza A tutti parein su lespalle averlo. Come perVaria, ove bausi larga piazza, Fnggon listomi dall' audace smerlo; Cosidi quella squadraormai disfatta Altri cade,altri fugge, altris' appiatta. 8.5 Non cessòpria la sanguinosaspada, Che fVi diviva gente ilcampo vóto. Orlando èin dubbio aripigliar la strada, Benché glisia tutto ilpaese noto. 0 daman destra oda sinistra vada, Ilpensier dall' andar sempreè remoto:D'Angelica cercar,faor eh' ovepia, Sempre è intimore, e farcontraria via. 87 Comenel bosco dell'umilginepre, 0 nella stoppiaalla campagna aperta, Quando sicerca la paurosalepre Per traversati solchie per viaincerta, Si va adogni cespuglio, adogni vepre, Se perventura vi fossecoperta; Così cercava Orlanlocon gran peni Ladonni sua, dovesperanza il mena. Stanza9l. 88 Verso quelraggio andando infretta il Conte, Giunseove nella selvasi diffonde Dall'angusto spiragliodi quel monte, Ch'una capace grottain nasconde:Etrova innanzi nellaprima fronte Spine evirgulti, come murae sponde, Per celarquei che nellagrotta stanno, Da chifar lor cercasseoltraggio e danno. 81)Di giorno ritrovatanon sarebbe; Ma lafacea di notteil lume aperta Orlando pensaben quel ch'esserdebbo; Pur vuol saperla cosa ancopiù certa. Poi chelegato fuor Brigliidoroebbe, Tacito viene allagrotta coperta; fra lispessi rami nellabuca Entra, senza chiamarchi V introduca. 90Scende la tombamolti gradi albasso, Dove Ja vivagente sta sepolta. Eranon poco spaziosoil sasso Tagliato apunte di scarpelliin volta; Né diluce diurna inlutto casso, Benché l'entratanon ne davamolta; Ma ne veniaassai da unafinestra Che sporgea in un pertugioda man destra. 91In mezzo laspelonca, appresso aun fuco, Era unadonna di giocondoviso. Quindici anni passardovea di poco, Quantofu al Conte,al primo sguardo,avviso. Ed era bellasi, che faceail loco Salvatico parereun paradiso; Bench' aveagli occld dilacrime pregni, Del cordolente i nnifestisegni. 92 V'era unavecchia; e faiieangvioi eontese Come usofemminil spesso essersaole; Ma come ilConte nella grottascese, Finiron 1 disputee le parole. Orlando aFalutaile tu cortese, Comecon donne sempreesser si vuole; Edelle ""i levaroimmantinente, E lui risalutarbeuignamcnie. 93 Gli éver che si smarriròin faccia alquanto" Come improvviso udironquella voce, E insiemeentrare armato tuttoquanto Vider dentroun uom tantoferoce. Orlando domandò qualfosse tanto Scortese, ingiusto,barbaro ed atroce. Chenella grotta tenessesepolto Un si gentileed amoroso volto. 94La vergine afatica gli rispose, Interrotta daifervidi signozzi, Che daicoralli e dallepreziose Perle uscir fannoi dolci accentijnozzi. Le lacrime scendeantra gigli erose, Là dove avviench'alcuna se n'ingfaiozzi. Piacciavi udirnell'altro Canto ilresto. Signor, che tempoè ornai difinir questo. N O T]St. 1.v.15. Cerere f deafavolosa, era figliadi Cibele, qui dettamadre Idea peril culto specialeche le si rendevain Frigia sulmonte Ida. Et,crlado, nno deigiganti fulminati daGiove, giace, secondo imitologi, sotto r Etna inSicilia. Proserpina, fl ffla di Cerere,lasciata dalla madrein una valledel l'Etna, si fingedai poeti esserestata ivi rapitada natone. St. 3 V27 Cerere, rappresentatamitologicamente sopra nn carrotirato da draghi,fu detta ehuMna,pei misteri che sene celebravano inEleiisi, antica citt& dell'Attica, oravillaggio detto Lepsina. St4. V.4. Libiadenominarono gli antichiquella l"arte d'AfHca settentrionale ch'èbagnata dal Mediter laneo, egiace fra l'Etiopiae il mareAtlanlico. St. 8. V.3.Messa d'oro; messa,per adorna. Ora direbbesi: adomad'ero. 3t. 11. V.3.OiadassOf re diSeiicana. St. 19. V.35.Relinquet per lascia, St.31. V.2. Frateldel re Troianota Almonte. St. 47V.34. Dove Varnif,ecc. Intendasi chei due i;aerrieri cominciaronoa provocarsi conla spada nelle commettiture dell usbergo,perchè ivi lepani dell'ar madura combacianomeno Ara loro. St.57. v.3. Chiamasacro ranelle d Angelica,per chè consacrato con segnimagici. St. 59. v.5.Macone (o Maometto,che lo stesa" eTrivi gante ydue soggetti divenerazione reliotaper quei paganisaracini. St. €9. v.36. Norirìa, Ninnatraccia si hadi qaesto paese, necessariamente africano,e che nonpuò quindi essere ilNoricum dei Latini. St.71. V.e7. Perla Wtiera d'ArHs'inti'iile il Rodano, chebagna Arles cittàdella Provenza. St. 73.v.1. Tremisenne o Tremecn, nome di unantico regno d'AfricaneMa Berberia, formanteora tutta 0 partedella provincia diOrano nello statod Algm; di cuila città piaimportante chiamasi inoggi Telemsea. St. t3.V.1. ¦ Pennachiamavasi il verticeo som mità dello scudo. St.84. v.9. Smerhfuccello di rapina:è detto co munemente smeriglio. Sr. 94.V.24. Sigìiiono singhiojsao.Yooe an tiquata. stanza 37. laabffllEL ra[:cot]taad Orhtncìo lepropirieclÌ3mv?KtibuT". Sopra vvenguno 1mii'amli'iiii abìhUQi'i dellacaveiia: QTlando fliuccide tDtri, poi ELbbiviidoiiEL illuogo. cutiditCtiiido secoUmbella. Bi'a dà romite odeda Melisaa cheRuggiero è veìmtoin rodere del vrctihioprcsiigiaroie: va purliberamelo, e rimanepiaia dalUi Btesso incali tea Initi. L>igr"sj(ioue encomiasticadi Melisma auLLe donneappartcnt!!!] ì allacasa d ELo. Benfuro avventarosi icavalieri C'Iterano a quellaet A, chenei valloni " Nellescure speloutihe eboschi fieri, Tane diserpi, tV orsie ili leoni, Trtjvavan qnelche nei pahizzialtieri A pena ortrovar puoii giudicibuoni; Donne, ihe neìKlor più frescaetade Sien degne d'aferlitol di beltàde. Di sopra vinarrai che nellagrotta Avea trovato Orlandouna donzella, E chele dimandò ch'ivicondotta L'avesse: or seguitando, dicoeh' ella, Poi chepiù d'on signozzol'ha interrotta, Con dolcee snavissima favella AlConte fa lesue sciagure note, Conquella brevità chemeglio puote. 8 Benchéio sia certa,dice, o cayaliero, Ch' ioporterò del mioparlar supplizio, Perchè acolui che qui m'ha chiusa, spero Checostei ne daràsubito indizio; Pur sondisposta non celartiil vero, E yadala mia vitain precipizio. E eh'aspettar poss' ioda lui piùgioia, Chel si dispongaun di volerch'io muoia? 4 Isabellason io, chefiglia fdi Del Remal fortunato diGallizia: Ben dissi fui;eh' or nonson più dilui, Ma di dolor,d'affanno e dimestizia: Colpa d'Amor; ch'ionon saprei di cuiDolermi più, chedella sua nequizia: Chedolcemente nei principjapplaude, E tesse dinascosto inganno efraude. 5 Già mivivea di miasorte felice, 'Gentil, giovane,ricca, onesta ebella: Vile e poveraor sono, orinfelice; E s' altra èpeggior sorte, iosono in quella. Mavoglio sappi laprima radice Che produssequel mal chemi flagella; E bench'aiutopoi da tenon esca. Poco nonmi parrà che te n' incresca. 6 Miopadre fé' in Baionaalcune giostre: Esser dennooggimai dodici mesi. Trassela fama nelleterre nostre Cavalieri agiostrar di piùpaesi. Fra gli altri(o sia eh'Amor cosi mimostre, 0 che virtùpur stessapalesi) Mi parve dalodar Zerbino solo, Chedel Gran Redi Scozia erafigliuolo.7 H qualpoiché far provein campo vidi Miracolose dicavalleria, Fui presa delsuo amore; enon m' avvidi, Ch' iomi conobbi piùnon esser mia. Epur, benché '1 suoamor cosi miguidi, Mi giova sempreavere in fantasia Ch'io nonmisi il miocore in luogoimmondo. Ma nel piùdegno e belch'oggi sia almondo. 8 Zerbino dibellezza e divalore Sopra tutti isignori era eminente. Mostrommi, ecredo mi portasseamore, £ che dime non fossemeno ardente. Non cimancò chi delcomune ardore Interprete franoi fosse sovente, Poiché divista ancor fummodisgiunti; Che gli animirestar sempre congiunti:9Perocché dato finealla gran festa. Ilmio Zerbino inScozia ritomo. Sesai che cosaé amor, bensai che metta Restai, dilui pensando nottee giorno; Ed eracerta che nonmen molesta Fiamma intornoal suo corfacea soggìorao. Egli nonfece al suodisio più schenni. Senon che cercòvia di secoavenm. 10 E perchévieta la diversafede (Essendo egli Cristiano,io Saradna) Ch'ai miopadre per moglienon mi diìede, Perfurto indi levarmisi destina. Fuor dellaricca mia patria,che siede verdi campia lato allamarina, Aveva un belgiardin sopra unariva Che colli intomoe tutto ilmar scopriva. Gli parveil luogo afornir ciò disposto, Chela diversa religionci vieta; E mifa saper l'ordineche posto Avea difar la nostravita lieta. Appresso aSanta Marta aveanascosto Con gente armatauna galea secreta, Inguardia d'Odorico diBiscaglia, In mare ein terra mastrodi battaglia. 12 potendo in personafar l'effetto, Perch'egU alloraera dal padreantico A dar soccorsoal Re diFrancia astretto, Manderia invece sua questoOdorico, Che fra tuttii fedeli amicieletto S' avea pel piùfedele e pelpiù amico; E beneesser dovea, sei benefici Sempre hannoforza d'acquistar gliamicL 13 Yerria costuisopra un navilioarmato, Al terminato tempoindi a levarmi. Ecosi venne ilgiorno disiato Che dentroil mio giardinlasciai trovarmi.Odorico la notte,accompagnato Di gente valorosaall'acqua e all'armi Smontò ad un fiumealla città vicino Evenne chetamente almio giardino. 14 Quindifui tratta allagalea spalmata Prima chela città n'avesseavvisi Della famiglia ignudae disarmata Altri fuggirò,altri restaro uccisi, Partecaptiva meco fumenata. Cosi dalla miaterra io midivisi. Con quanto gaudionon ti potreidire, Sperando in breveil mio Zerbinfruire.Toltati sopra Mongìaeràmo appena Quando ciassalse alla sinistrasponda Un vento cheturbò V ariaserena, £ turbò ilmare, e al del glilevò Tonda. Salta unMaestro cb atraverso mena, £ crescead ora adora, e soprabbonda; £ crescee soprabbonda contal forza, Che vaipoco alternar poggiacon orza. 16 Nongiova calar vele,e Tarbor sopra Corsia legar, minar castella; Checi veggiam malgrado portar sopra Acutiscogli, appresso allaBoccila. Se non ciaiuta quel chesta disopra, Ci spingein terra lacrudel procella. Il ventorio ne cacciain maggior fretta, Chedarco mai nonsi avventò saetta. 210 che m avessein mar bramataancora, Né fosse statoa dimostrarlo ardito; 0cominciasse il desiderioallora, Che Pagio v'ebbedal solingo lito; Disegnòquivi senza piùdimora Condurre a finl'ingordo suo appetito; Maprima da tórre un dellidui Che nel batteicampati eran connui. 22 Quell'era uomodi Scozia, Almoniodetto, Che mostrava aZerbin portar granfede; E commendato perguerrier perfetto Da luifti, quando adOdorico il diede. Dissea costui, chebiasmo era edifetto Se mi traeanoalla Boccila apiede; E lo pregòch'innanti volesse ire Afarmi incontra alcunronzin venire. 17 Videil periglio ilBiscagline, e aquello Usò un rimedioche fallir suolspesso:Ebbe ricorso subitoal battello; Calessi, eme calar fececon esso. Sceser duialtri, e nescendea un drappello, Sei primi scesiV avesser concesso; Macon le spadeli tennér discosto, Tagliar lafune, e ciallargammo tosto. 18 Fummogittati a salvamentoal lito Noi chenel palischermo eramoscesi; Periron gli altricol legno sdrucito:Inpreda al mareandar tutti gliarnesi. All' eterna Boutade, all' infinito Amor, rendendograzie, le manstesi, Che non m'avessedal furor marino Lasciato tordi riveder Zerbino. 19Comech'io avessi soprail legno evesti Lasciato e gioiee l'altre cosecare. Purché la spemedi Zerbin miresti. Contenta son che s'abbi iresto il mare. Nonsono, ove scendemmo,i liti pesti D'alcunsentier, intomoalbergo appare; Ma soloil monte, alqual mai semprefiede L' ombroso capo ilvento, e'i mareil piede. 20 Quiviil cmdo tirannoAmor, che sempre D'ognipromessa sua fudisleale, E sempre guardacome inveiva estempre Ogni nostro disegnorazionale, Mutò con tristee disoneste tempre Mioconforto in dolor,mio bene inmale; Che quell'amico, in chi Zerbinsi crede, Didesir arse, edagghiacciò di fede. 23Almonio, che diciò nulla temea, Immantinente innanziil cammin pigba Allacittà che '1bosco ci ascondea, Enon era lontanaoltre sei miglia. Odorico scoprirsua voglia rea All'altrofinalmente si consiglia; Siperchè tor nonse lo sad'appresso Si perché aveagran confidenzia inesso. 24 Era Corebodi Bilbao nomato Queldi eh' ioparlo che connoi rimase; Che dafanciullo picciolo allevato S'era conlui nelle medesmecase. Poter con luicomunicar l'ingrato Pensiero iltraditor si persuase, Sperando eh' adamar saria piùpresto Il piacer dell' amico,che l'onesto. 25 Corebo,che gentile erae cortese, Non lopotè ascoltar senzagran sdegno Lo chiamòtraditore, e glicontese Con parole econ fatti ilrio disegno. Grand'ira all'unoe all'altro ilcore accese, E conle spade nudene fer segno. Altrar de' ferriio fui dalla pauraVolta afuggir per l'altaselva oscura. 26 Odorico,che mastro eradi guerra, In pochicolpi a talvantaggio venne, Che permorto lasciò Coreboin terra, E perle mie vestigioil cammin tenne. Prestògli Amor(sei mio credernon erra), Acciò potessegiungermi, le penne; Egì' insegnò moltelusinghe e prieghi, Conche ad amarloe compiacer mipieghi.Ma tutto èindarno; che fermatae certa Piuttosto eraa morir, eh' asatisfarli. Poi ch'ogni priego,ogni lusinga esperta Ebbee minacce, enon poteau giovarli, Siridusse alla forzaa faccia aperta. Nullami vai chesupplicando parli Della fe'ch'aveain lui Zerbinoavuta, £ ch'io nellesue min m'eracreduta. \S Poiché gittarmi vidi iprieghi invano, Né misperare altronde altrosoccorso, E che piùsempre cupido evillano A me venia,come famelic' orso; Io midifesi con piedie con mano, Etadopraivi sin all' ugnee il morso; Pelaigli ilmento, e gligraffiai la pelle, Constridi che n'andavanoalle stelle. 29 Non 80 sefosse Gaso, oli miei gridi Chesi doveano udirlungi una lega; Oppurch usati siancorrere ai lidi, Quandonavilio alcun sirompe o anniega:Soprail monte unaturba apparir vidi:Equesta al maree verso noisi piega. Come lavede il Biscaglinvenire, Lascia V impresa,e voltasi afuggire. 30 Contra queldisleal mi fuadiutrice Questa turba, signor;ma a quellaimago Che sovente inproverbio il volgodice: Cader della padellanelle brage. Gli èver ch ionon son stata infelice, Né lelor menti ancortanto malvage, Ch'abbino violatamia persona: Non chesia in lorvirtù, cosabuona; Stanza 2ò. Stanca 2S 33II primo dessi, uom dispietato viso, Ha soloun occhio, esguardo scuro ebieco; L'altro d'un colpoche gli aveareciso Il naso ela mascella, èfatto cieco. Costui vedendoil cavaliero assiso Conla vergine bellaentro allo speco, Vóltoaccompagni, dime: Eccoaugel novo, A cuinon tesi, enella rete iltrovo. 3t Ma perchèse mi serban,com'io sono. Vergine, speranvendermi più molto. Finitoè il mesaottavo, e vieneil nono, Che fuil mio vivocorpo qui sepolto. Delmio Zerbino ognispeme abbandou); Che già,per quanto hoda' lor dettiaccolto, M'han promessa evenduta a unmercadante Che portare alsoldau mi de' inLevante. 32 Cosi parlavala gentil donzella:Espesso con singhiozzie con sospiri Interrompea l'angelicafavella. Da muovere apietade aspidi etiri. Mentre sua dogliacosi rinnovella, 0 forsedisacerba i suoimartiri, Da venti uominientrar nella spelonca, Armati chidi spiedo echi di ronca. fiitauza 'ab. 34Poi disse alConte: Uomo noayidi Più comodo dite, piùopportuno. Non so seti se' apposto, ose lo sai Perchète V abbiaforse detto alcuno, Chesi beli armeio desiava assai, Equesto tuo leggiadroabito bruno. Venuto atempo yeramente sei. Perriparare filli bisognimiei. mai 35 Sorriseamaramente, in piòsalito, Orlando, e fé'risposta al mascalzone:Ioti venderò Parmead un partko Chenon ha mercadantein sua ragione. Delfuoco, eh' aveaappresso, indi rapito Piendi fuoco edi fumo unostizzone, Trasse e percosseil malandrino a casoDove confina conle ciglia ilnaso. 36 Lo stizEoneambe le palpebrecolse, Ma maggior dannofé' nella sinistra; Che qneUaparte misera glitolse. Che della lucesola era ministra. Néd'acciecarlo contentar sivolse Il colpo fier,s' ancor non loregistra Tra quegli spirtiche con suoicompagni Fa star Chirondentro ai bollentistagni. 37 Nella speloncauna gran mensasiede, Grossa duo palmie spaziosa inquadro, Che sopra unmal pulito egrosso piede Cape contutta la famigliail ladro. Con quell'agevolezza chesi vede Gittar lacanna lo Spagnuolleggiadro Orlando il gravedesco da séscaglia Dove ristrettainsieme è lacanaglia. 40 Quei chela mensa onullo o pocooffese. (E Turpin scrìveappunto che fursette) Ai piedi raccomandansue difese; Ma neiruscita il paladinsi mette:E poiche presi gliha senza contese, Leman lor legacon la funeistrette, Con una funeal suo bisognodestra, Che ritrovò nellacasa silvestra. MH: >A.'stanza 36. 38 Achil petto, acbi'l ventre, achi la tesu, Achi rompe legambe, a chile braccia; Di ch'altrimuore, altri storpiatoresta: Chi meno èoffeso, di fuggirprocaccia. Cosi talvolta ungrave sasso pesta Efianchi e lombi,e spezza capie schiaccia, Gittato sopraun gran drappeldi bisce, Che dopoil verno al sol sigoda e lisce. 39Nascono casi, enon saprei dirquanti:Una muore, unaparte senza coda, Un'altra nonsi può muoverdavanti, E'I deretano indamoaggira e snoda; Un'altra, ch'ebbepiù propizj isanti. Striscia fra l'erbe,e va serpendoa proda. Il colpoorribil fu, manon mirando, Poiché lofece il valorosoOrlando. stanza 41. 41 Poili strascina fuordella spelonca. Dove faceagrand'ombra un vecchiosorbo. Orlando con laspada i ramitronca, E quelli attaccaper vivanda alcorbe. Non bisognò catenain capo adonca; Cheper purgare ilmondo di quel morbo;L'arbor medesmogli uncini prestolli, Con chepel mento Orlandoivi attaccolli. 42 Ladonna yecchia, amicaa malandrini, Poiché restartutti li YÌdeestinti, "ggì piangendo, econ le maniai crini, Per Eelyee boscherecci labirinti. Dopo asprie malagevoli cammini, Agravi passi edal timor sospinti, Inripa un fiumein un gnerrierscontrosse; Bf a differiscoa ricontar chifosse:43 E tomoall'altra che siraccomanda Al paladin, chenon la lascisola; E dice diseguirlo in ognibanda. Cortesem*nte Orlando laconsola; E quindi, poich'usci con laghirlanda Di rose adornae di purpureastola La bianca Auroraal solito cammino, Parti conIsabella il paladino. 44Senza trovar cosache degna sD'istoria,molti giorni insiemeandaro; E finalmente uncavalier per via. Cheprigione era tratto,riscontraro. Chi fosse, diròpoi; ch'or mene svia Tal, dichi udir nonvi sarà mencaro: La figliuola d'Amon,la qual lasciai Languida dianziin amorosi guaL 45La bella donna,disiando in vano Ch'a lei facesseil suo Ruggierritorno, Stava a Marsiglia,ove allo stuolpagano Dava da travagliarquasi ogni giorno; Ilqual scorrea, mband) in montee in piano. PerLinguadoca e perProvenza intorno; Ed ellaben facea l'ufficiovero Di savio ducae d'ottimo guerriero,. 4H Standosiquivi, e digran spazio essendo Pa"isato iltempo che tornarea lei Il suoRuggier dovea, lo vedendo, Vivea intimor di millecasi rei. Un diAra gli altri,che di ciòpiangendo Stava solinga, learrivò colei Che portònell'anel la medicina Chesanò il corch'avea ferito Akina. 47Come a ritornar senza ilsuo amante. Dopo silungo termine', lavede. Resta pallida esmorta, e sitremante, Che non haforza di teneisiin piede: Ma lamaga gentil leva davante Ridendo, poiche del timors'avvede; E con visogiocondo la conforta, Qual aversuol chi buonenove apporta. 48 Nontemer, disse, diRuggier, donzeUa; Oh' èvivo e sano,e, come suol,t' adora:Ma non égià in sualibertà; che quella Purgli ha levatail tuo nemicoancorf:Ed é bisognoche tu montiin sella. Se bramiaverlo, e chemi segni orora; Che se misegui, io t' apriròla via, D'onde perte Ruggier liberofia. 49 E seguitò,narrandole di quello Magicoerror che gliavea ordito Atlante: Chesimulando d'essa ilviso bello. Che captivaparea del riogigante, Tratto l'avea nell'incantato ostello, Dovesparito poi gliera d'avante; E cometarda con simileinganno Le donne ei cavalier chedi vanno. 50A tutti par, l'incantator mirando, Mirar quelche per brama ciascuno, Donna, scudier,compagno, amico; quando Ildesiderio nman noné tutt'uno. Quindi ilpalagio van tutticercando Con lungo affanno,e senza fruttoalcuno; E tanta èla speranza eil gran disire Delritrovar, che nonne san partire. Stanza 47. 51Come tu giungi,disse, in quellaparte Che giace pressaali incantata stanza, VerràV incantatore aritroyarte, Che terrà diRuggiero ogni sembianza; Eti farà parercon sua maPurte, Ch'ÌTÌ loTinca alcun dipiù possanza. Acciò chetu per aiutarlovada Dove con glialtri poi titenga a bada. 52Acciò gl'inganni, inche son tantie tanti Caduti, nonti colgan, sieavvertita Che sebben diRuggier visa esembianti Ti parrà diveder, che chieggiaaita, Non gli darfede tu; ma,come avanti Ti vien,fàgìi lasciar Vindegna vita:Né dubitarper ciò cheRuggier muoia, Ma bencolui che ti tantA noia. 53Ti parrà dnroassai, ben Ioconosco, Uccìder un chesembri il tuoRuggiero: Por non darfede ali occhio tao,che losco Farà Vincanto, e celeràgliil vero. Fermati, priach'io ti conducaal bosco, Si, chepoi non sicangi il tuopensiero; Che sempre diRuggier rimarrai priva, Selasci per viltàchel mago viva. 54La valorosa giovane,con questa Intenzion che'lfrandolente uccida, A pigliarParme .ed aseguire è presta Melissa; chesa ben quanto fida. Quella, orper terren culto,or per foresta, Agran giornate eip gran frettala guiMn . Cercando alleviarletuttavia Con parlar gratola noiosa via. 55E più ditutti i beiragionamenti, Spesso le ripeteach'uscir di lei Edi Ruggier doveanogli eccellenti Principi e gloriosi semidei. Comea Melissa f ossinepresenti Tutti i secretidegli etemi Dei, Tuttele cose ellasapea predire, Ch'avean permolti secoli avenire. 56 Deh ! come,o prudentissima miaFcorta, (Dicea alla maga Tincl*ta donzella) Molti anniprima tu m'haifatto accorta Di tantamia viril pr( geniebella; Cosi d'alcuna donnami conforta. Che dimia stirpe sia,s' alcuna in quella Mettersi può trabelle e virtuose. Ela cortese magale rispose: 57 Date uscir veggiole pudiche donne; Madrid'imperatori e digran regi, Reparatrici esolide colonne Di caseillustri e didominj egregi; Che mendegne non sonnelle lor gonne, Ch'in arme icavalier, di sommipregi, Di pietà, digran cor, digran prudenza, Di sommae incomparabil continenza. 58 Es'io avrò danarrarti di ciascuna Chenella stirpe tuasia d'onor degna, Tropposarà; ch'io non ne veggioalcuna Che passar consilenzio mi convegna. Mati farò tramille scelta d'una 0di due coppie,acciò eh' a finne vegna Nella speloncaperchè noi diòesti? Chel'immagini ancor veduteavresti. 69 Della tuaChiara stirpe usciràquella D'opere illustri edi bei studjamica. Ch'io non soben se più leggiadra ebella Mi debba dire,o più saggiae pudica, Liberale emagnanima Isabella, Che delbel lume suodi e notteaprica Farà la terrache sul Menzosiede, A cui lamadre d'Ocno ilnome diede; 60 Doveonorato e splendidocertame Avrà col suodignissimo consorte. Chi dilor più levirtù prezzi edame, E chi meglioapra a cortesiale porte. S' un narreràeh' al Taroe nel reame Fua liberar da' GalliItalia forte; L'altra dirà: Solperchè casta visse, Penelope nonfu minor d'Ulisse. 61Gran cose emolte in brevidetti accolgo Di questadonna, e piùdietro ne lasso, Chein quelli dich'io mi levaidal volgo, Mi fé' chiareMerlin dal cavosasso. E s'in questogran mar lavela sciolgo. Di lungaTifi in navigartrapasso. Conchiudo in somma,ch'ella avrà, perdono Della virtù edel ciel, ciòeh' è dibuono. 62 Seco avràla sorella Beatrice, Acui si converràtal nome appunto: Ch'essa nonsol del benche quaggiù lice, Perquel che viveràtoccherà il punto; Maavrà forza difar seco felice Fratutti i ricchiduci il suocongiunto, H qual, comeella poi lasceràil mondo, Cosi degl'infeliciandrà nel fondo. 63E Moro eSforza e visconteicolubri, Lei viva, formidabilisaranno Dall'iperboree nevi ailidi rubri, Dall'Indo aimonti ch'ai tuomar via danno Leimorta, andran colregno degl'Insubri, E congrave di tuttaItalia danno, In servitute;e'fia stimata, senza Costei,ventura la sommaprudenza. 64 Vi sarannoaltre ancor, ch'avrannoil nome Medesmo, enasceran molt' anniprima:Di ch'una s'orneràle sacre chiome Dellacorona di Pannoniaopima; Un'altra, poi che le terrenesome Lasciate avrà, fianell'ausonio clima Collocata nelnumer delle Dive, Edavrà incensi eimmagini votive. Merlino. 66 Dell' altretacerò; che, comeho detto, Lungo sarehhea ragionar ditante: Benché per ciascuna abbia suggetto Degno ch'eroicae chiara tubacaute. Le Bianche, leLucrezie io terròin petto, E leCostanze e T altre,che di quante Splendide caseItalia reggeranno,Beparatrici e madriad esser hanno. 66Più eh' altrefosser mai, letue famiglie Saran nellelor donne avventurose; Non dicoin quella piùdelle lor figlie, Cheneir alta onestàdelle lor spose. Eacciò da tenotizia anco sipigile Di questa parteche Merlin miespose, Porse perch' io'1 dovessi ate ridire, Ho diparlarne non pocodesire. E diròprima Eicdarda,degno Esempio di fortezzae d onestade:Vedova rìmArrà,giovane, a sdegno DiFortuna; il chespesso ai buoniaccade. I figli prividel paterno regno, Esuliandar vedrà instrane contrade, Fanciulli inman degli awersarjloro; Ma in fineavrà il suomale ampio ristoro. Stanza i5. 70Qual lo stagnoall'argento, il rameall'oro. Il campestre papaveroalla rosa, Pallido salceal sempre verdealloro, Dipinto vetro agemma preziosa; Tal acostei, eh' ancornon nata onoro, Saràciascuna insino a qui famosa Disingular beltà, digran prudenzia, E d'ognialtra lodevole eccellenzia. 71 Esopra tutti glialtri incl*ti pregi Chele saranno e a vivae a mortadati, Si loderà chedi costumi regi Ercolee gli altrifigli avrà dotati, Edato gran principioai ricchi fregi Diche poi s'ornerannoin toga earmati; Perchè l'odor nonse ne vasi in fretta, Ch'in nuovo vaso,o buono orio, si metta. 72Non voglio eh'in silenzio ancoRenata Di Francia, nuoradi costei, rimagna, DiLuigi duodecimo renata, E dell' etema gloriadi Bretagna. Ogni virtùch'in donna maisia stata, Di poiche'l fuoco scaldae l'acqua bagna, Egira intorno ilcielo, insieme tutta PerRenata adornar veggioridutta. 73 Lungo saràche d'Alda diSansogna Narri, o dellacontessa di Celano, Gdi Bianca Mariadi Catalogna, 0 dellafiglia del resicigliano, 0 della bellaLippa da Bologna, Ed'altre; che s'iovo'di mano inmanu Venirtene dicendo legran lode. Entro inun alto marche non haprode. 68 Dell'alta stirped'Aragona antica Non taceròla splendida regina. Dicui saggiasi, sipudica Veggio istoria lodargreca o latina, Néa cui fortunapiù si mostriamica; Poiché sarà dallaBontà divina Eletta madrea partnrir labella Progenie, Alfonso, Ippolitoe Isabella. 74 Poiche le raccontòla maggior parte Dellafutura stirpe asuo grand' agio, Più voltee più lereplicò dell'arte Ch'aver trattoRuggier dentro alpalagio. Melissa si fermò,poiché fu inparte Vicina al luogodel vecchio malvagio; Enon le parvedi venir piùinnante, Aedo veduta nonfosse da Atlante: 9Costei sarà lasaggia Leonora, Che neltuo felice arbores'innesta Che ti diròdella seconda nuora, Sneceditrice prossimadi questa? Lucrezia Borgia,di cui d'orain ora La beltà,la virtù, lafama onesta, E lafortuna crescerà nonmeno Che giovin piantain morbido terreno. 75E la donzelladi nuovo consiglia Diquel che millevolte ormai l'hadetto. La lascia sola;e quella oltrea dua miglia Noncavalcò per unsentiero istretto, Che videquel eh' alsuo Ruggier simiglia:Edui giganti dicrudele aspetto Intorno avea,che lo stringeansi forte, Ch' eravicino esser condottoa morte. 76 Comela donna intal perìglio vede Coluiche di Ruggieroha tutti isegni, Subito cangia insospizion la fede, Subitoobblia tutti isuoi bei disegni. Chesia in odioa Melissa Ruggiercrede, Per nuova ingiuriae non intesisdegni, E cerchi farcon disusata trama Chesia morto dalei che cosiTama. 78 Mentre checosi pensa, odeJa voce, Che lepar di Ruggier,chieder soccorso; E vedequello a untempo, che veloce Spronail cavallo egli rallenta ilmorso, E r unnemico e l'altrosuo feroce, Che losegue e locaccia a tuttocorso. Di lor seguirla donna nonrimase, Che si condusseair incantate case. 79Delle quai nonpiù tosto entròle porte, Che fusommersa nel comuneerrore. Lo cercò tuttoper vie drittee torte In vandi su edi giù, dentroe di fuore:Nécessa notte odi; tanto eraforte LMncanto: e fattoavea T incantatore, Che Ruggiervede sempre egli favella, Né Ruggierlei, luiriconosce ella. stanza 78. Stanza79. 77 Seco dicea: Nonè Ruggier costui, Checol cor sempre,ed or congli occhi veggio? E8!or non veggioe non conoscolui, Che mai vedero mai conoscerdeggio? Perchè vogPio dellacredenza altrui Che laveduta mia giudichipeggio?Che senza gliocchi ancor, solper stesso Puòil cor sentirse gli èlontano o appresso. 80 Malasdam Bradamante, e non v' incresca Udir checosi resti inquello incanto; Che quandosarà il tempoeh' ella n'esca, La farò uscire,e Ruggiero altrettanto. Come raccendeil gusto ilmutar esca, Cosi mipar che lamia istoria, quanto Orqua or più variatasia, Meno a chir udirà noiosafia. 81 Di moltefila esser bisognoparme A condor lagran tela ch'iolavoro; E però nonvi spiaccia dascoltarme, Come ihor dellestanze il popolmoro Davanti al reAgramante ha preso1 ame, Che, moltominacciando ai Giglid oro, Lo faassembrare ad unamostra nova. Per saperquanta gente siritrova: 82 Perch oltrei cavalieri, olirei pedoni Ch' alnumero sottratti eranoin copia, Mancavan capitani,e pur de buoni, Edi Spagna edi Libia ed'Etiopia:E le diversesquadre e lenazioni Givano errando senzaguida propia. Per daree capo edordine a ciascuna. Tutto ilcampo allamostra siraguna. 88 Li supplimentodelle turbe uccise Nellebattaglie e ne'fieri conflitti, L'un signorein Ispagna, eV altro mise InAfrica, ove moltin'eran scritti; E tuttialli lor ordinidivise, E sotto idaci ]or gliebbe diritti. Differirò, Signor,con grazia vostra, Nell'altro Cantol'ordine e lamostra. N OTB. St. 4.V.12. n padred'Isabella, Maricoldo, re aaracino della Gallizia,acciso nella granbattaglia della quale sitocca al principiodel poema. Isabellaè nome di originesemitica; quindi, èconveniente a donnasa racina. St. 10. V.56.Fuor della riccamia patria, ecc. Probabilmente laCarogna, capitcde dellaGalizia. St. 11. V.5.Santa Marta: borgoin Galizia, sulla rivaorientale della piccolabaia omonima, asirocco del capo Ortegal. St.15. V.1. Mangia:borgo in Galizia,a ponente della Corogna,sul lato meridionaledi un senodi mare, fra ilcapo Belem e il capoCoriana. Le indicazioniche si danno diquesto borgo edi Santa Martarisultano dalle mappe cheverosimilmente erano in uso aitempi del Poeta. Ivi. V.5.Maestro, vento chesoffia tra ponente esettentrione. St. 16. V.2.Corsia è unospazio vuoto nellanave, per camminare liberamenteda poppa aprora. CastéLlOy e piacomunemente cassero, chiamasiun rialto nella partesuperiore della navea poppa, ovesogliono col locarsi le artiglierie:alcuni navigli lohanno a prora. Ivi.V.4. Boccila, cittàmarittima della Francia neirAunis, sullacosta occidentale delBegno, di contro ausisela diRhé. St. 24. V.1.Bilbao, capitale dellaBiscaglia: ò a breve distanzadall'Oceano, sul fiumeAnsa, che con lasua focevi forma ilporto. St. 32. V.4.Tiri: specie diserpi somiglianti aUe vipere: Dal tiroprese nome laMriaca. St. 36. V.68.Sbancar non loregistra, ecc. In tendasi, se ancornon lo mandaalVinfemo tra i violenti. Finge Dante, nelXll dell'Jnino, cheuna torma di centauri,dei quali Chironeé il capo,costringa i vio lenti astare immersi, finoad una certamisura, in una fossadi sangue bollente. St.37. v.56. ConqiteW agevolata, ecc. Accennai unaspecie di giostraintrodotta dai Morìin Ispagna, e dagliSpagnuoli in Italia: richiedeva moltaagilità, e vi erain gran pregiola leggiadrìa deiginocatorì. St. 46. V.68.Colei, ecc. Conquesta periùmsi viene indicata Melissa. St.59. V.5a Isabella,ecc. Isabella d'Estenacqna dal duca ErcoleI e daEleonora di Aragonanel mag gio 1474; fumaritata nel febbraiodel 1490 aFraacttCQ. 0 Gianfrancesco IImarchese di Mantova,condotto poee prima dallaRepubblica Veneziaper suo capitange nerale. Per coltura dispirito e altosenno, to. repstau fhtle donne piaillustri del suosecolo. Mori nelfeb braio del 1539. Méntaè il Mincio,fiume di Mantova, ilnome della qualei poeti trasseroda Manto, figlia dell'indovino Tiresia,e madre diOcno. St. 60. V.56.Si accenna labattaglia segni ta nel6 luglio1495, sotto ilcomando del marchesedi Man tova sul Taro,presso Fomovo, frale truppe diCarlo TLH re diFrancia, e Tesercitodei prìncipi italianicollegati contro quel re,il quale aprendosiil passo frai nemici . si ritrassequindi in Piemonte.Il marchese assistèanche alla battaglia diAtella, combattuta nel1496; ultimo fìatto. ondeil regno diNapoli restò liberodall occopazioDe francese.St. 61.V.56. Il nomedi Tifi, nocchierodella fr volosa navedegli Argonauti, èqui preso asignificato, di eccellente piloto. St.62. V.18. Beatrice,di cui quisi parla, nata dalduca Ercole 1nel 1475, simaritò nel gennaio11 a Lodovico Sforza,detto il Moro,duca di Milano;e mori nel 2gennaio 1497 consospetto di esserestata avve lenata. St. 6.S.V.18. La potenzadi Lodovico simantenne fino a cheegli, dopo averchiamato in ItaliaMassimi liano re de' Romaninel1496, dovè fuggiredi Milano tre anniappresso; e alloratutta la Lombardiavenne in potere deiFrancesi. Vi tornòil Moro nel1500; ma tra dito dagli Svizzeri,che aveva assoldati,cadde in mano aiFrancesi, che locondussero prigione inFrancia, in sieme col cardinaleAscanio suo fratello.La frase del terzoverso significa dalleparti più settentrionali d'Eu •opafino al marRosso, eh' ènelle più meridionali;e qaella del quartoverso vale dalevante a ponente,de notandosi per VJndo Toriente,e pei montiivi accennati, i duepromontorii che formanolo stretto diOibilterra. St. 64. V.34.Questa Beatrice nascevadal mar chese Aldobrandino vissutonel duecento; fusposa di Andrea IIre d'Ungheria, dettaanticamente Pannonia. IvT. y. 5 8.Due Beatrici d'Estesi pongono dal Muratori tnk le beate.Una, figlia diAzzo VI, fondòsul monte Qemola ilmonastero di SanGiovanni Battista, dove compii suoi giorninel 1226. L'altra,nipote dello stesso Azzo,perchè nata diAzzo Novello, preseil velo in Ferraranel monastero diSant'Antonio, ed ivimori nel 1270. St. 65.V.18. Di questedonne, che ilPoeta ha voluto tenersi inpetto, basti indicarele seguenti: Bianca, fi glia diNiccolò III, celebrataper i pregi deUa mentee del cuore, consortedi Galeotto Pico .signore della Mi randola; rimastane vedovanel 1489, siritirò in quel monastero diSan Lodovico, evi mori nel1506. Co stanza, figliadi Azzo Novello,maritata a Ugodegli Aldobrandini, conte diMaremma, e inseconde nozze a QaglielmoPelavicino, marchese diScipione. Vedova an che diquesto, si ritirònel monastero diGemola, dove chiuse isuoi giorni. Lucrezia,figlia di Sigismondo, fratello diAlfonso I, maritataad Alberigo Malaspina, marchese diMassa. ST. 67. V.18.Intendesi qui probabilmenteRie eiarda, figlia diGuecello IX daCamino, e mogliedi un Azzo, natonel 1344 daFrancesco d'Este, secondodi qaesto nome. Azzo,che viveva inToscana nel 1393,éu scitò una guerracivile nel 1394,in occasione della mortedi Alberto d'Este,a cui pretendevasuccedere in pregiadizio diNiccolò III, allorafanciullo; ma fEitto prigione nel1395, fu relegatoin Candia. Richiamatone dopo alcuntempo, ottenne dallacasa alcune renditenel Padovano. Mori inEste, nel 1415;ed ò verosimileche i suoi figlisi stabilissero posciain Rovigo. St. 69.y. 12. Eleonora,lodata nella stanzapre cedente, e nominata nelprincipio di questa,nacque da Ferdinando Id'Aragona, re diNapoli; e ilcontratto di nozze fralei e ilduca Ercole I fu stabilitoneiragosto del 1472. Essamori nel 1493. Ivr.y. 38. AlfonsoI d'Este ftiil quarto maritodi Lucrezia Borgia, figliasparia di AlessandroVI. Il primo fu un privatogentiluomo, ohe l'ebbedal papa, a cuidipoi la cedoper denaro. Ilsecondo era Giovanni Sforza, signoredi Pesaro, chela sposò nel1493: il papa chela desiderava persé, sciolse quelmatrimonio, sotto pretesto difrigidezza nel marito.Appresso, Lucrezia fa dataad Alfonso d'Aragona,figlio spurio di Alfonso II redi Napoli, emarchese o principedi Discaglia; ilduca Valentino, fratello diLucrezia, volle averla,e fsce stran golare il maritonel 1500. Perultimo, il papaAlessandro oiferse Lucrezia alduca Ercole inmoglie del dilui figlio; e laproposizione, male accoltada Alfonso, fusanzio nata dal padre, piaad insinuazione delre di Franciae per ragioni diStato, che peraltro motivo. Lacerimonia nuziale, ebbe luogoin Roma, consplendidissimo appa rato,nel dicembre del1501; e nelgiugno 1519, Lu crezia moriva inFerrara di aborto. St.72. y. 18.Renata, nata diLuigi XII re diFrancia, e d'Annafiglia del ducadi Borgogna, ftisposa del duca Ercole.II, e compensòla deformità dellaper sona col molto ingegno.Accolse assaibene Giovanni Calvino recatosiin Ferrara sottomentito nome; perciò fuchiusa per comandodel duca inun monastero. Ri masta vedova nel 1559, siritirò neiranno seguentenel suo castello diMontargis in Francia,e quivi morinel 1575. St. 73.y. 15. Aldadi Sassonia, sposataa un mar chese Albertazzo. Beatrice,figlia di CarloII d'Angiò, re diNapoli e diSicilia, era.staia datain moglie ad AzzoVni nel 1305,e Bianca sorelladi lei divennemo glie di Iacopo nre d'Aragona. Maria,pilmogenita del l'aragoneseAlfonso I, redi Napoli, maritatanel 1443 a Lionellod'Este, era mortanel 1449, quandoAntonio To deschini Piccolomini,duca d'Amalfi econte di Celano, ebbein consorte daFerdinando I, figliuolod'Alfonso, nel 1458, ladi lui figlianaturale Maria, chedue anni dopo mori.Da questi fatti,ohe mostrano lafamiglia Estense unita diaffinità con unre di Cicilia,col conti di Celano,e con lacasa d'Aragona chedominava anche la Catalogna,il Poeta prendeoccasione di lodarequelle tre donne. DiLippa da Bologna,nominata nel quinto verso,egli avea motivodi non tacete,perchè sorella di BonifazioAriosti, il qualepiantò in Ferrarala famiglia da cuiderivò il Poetamedesimo. Lippa, famosa perTav venenza, fti favoritadi Obizzo III,che la fecesua mo glie poco innanzila di leimorte, accaduta nel27 no> vembre del1347; e legittimòcon quell'atto ifigliuoli avuti da lei. St.81. y. 6.Ai Gigli doro:alla Francia. St. 83.y. 3. Misequi vale manda. stanza37. CANTO DECIMOQDARTO.ARGOMENTO. Nella rassegna generaledell'esercito pagano, sivedono mancare le dae schieredistratte da Orlando.Mandrlearlo. correndo in tracciadel Paladino, s'imbattein Doralioe, figliadel re diGranata, che vasposa a Rodomoirte. re diSansa; ne nccideil corteggio, laconduce seco ela fa suamoglie. I Moridanno Tassalto aParigi. 1 Nei moltiassalti e neicrudel conflitti, Ch'avuti aveacon Francia, Africae Spagna, Morti eraninfiniti, e derelitti AlInpo, al corvo,all' aquila grifa*gna:E benchéi Franchi fosseropiù afflitti, Che tuttaavean perduta, lacampagna. Più si doleanoi Saracin, permolti Principi e granbaron eh' eran lortolti. 2 Ebbon vittoriecosi sanguinose, Che lorpoco avanzò diche allegrarsi. E sealle antique lemoderne cose. Invitto Alfonso,denno assimigliarsi ; La granvittoria, onde allevirtuose Opere vostre puòla gloria darsi, Diche aver semprelacrimose ciglia Ravenna debbe,a queste s' assimiglia. 3 Quandocedendo Merini ePiccardi, L'esercito normando el'aquitano, Voi nel mezzoassaliste gli stendardi Delquasi vincitor nimicoispano; Seguendo voi queigioveni gagliardi, Che meritarcon valorosa mano Quelài da voi,per onorati doni, L'elseindorate e gl'indoratisproni. Con si animosipetti che vifòro Vicini 0 pocolungi al granperiglio, Crollaste lericche Giande d'oro, Sirompeste il Bastongiallo e vermiglio, 'Ch' a voisi deve iltrionfale aUoro, Che non fu guasto sfiorato ilGiglio. D'un' altra frondev' orna ancola chioma L'aver serbatoil suo Fabrizioa Roma. 5 Lagran Colonna delnome romano, Che voiprendeste e cheservaste intera, Vi più onorche se divostra mano Fosse cadutala milizia fiera, Quantan'ingrassa il camporavegnano, E quanta se n'andòsenza bandiera D'Aragon, diCastiglia e diNavarra, Veduto non giovarspiedi carra. 6Quella vittoria fupiù di confurto, Ched'allegrezza; perché troppopesa Centra la gioianostra il vedermorto Il capitan diFrancia e dell'impresa; E secoavere una procellaassorto Tanti principi illustri,eh' a difesa Dei regnilor, dei lorconfederati, Di qua dallefredd'Alpi eran passati. Stftnzft; Nostra salute,nostra vita Inquesta Vittoria suscitata siconosce, Che difende che '1 vernoe la tempesta DiGiove irato sopranoi non croscè:Ma goder possiam, fame festa, Sentendo igran rammarichi e P angosce ChMnveste bruna elacrimosa guancia Le vedovellefan per tuttaFrancia. 6 Bisogna cheprovveggia il reLuigi Di novi capitanialle sue squadre, Cheper onor dell'aureaFiordaligi Castighino le manrapaci e ladre. Chesuore, e fratie bianchi eneri e bigi Violatohanno e sposae figlia emadre; Gittate in terraCristo in sacramento, Per torgliun tabernacolo d'argento.90 misera Ravenna,t' era meglio Ch'ai vincitornon fèssi resistenza; Far eh'a te fosseinnanzi Brescia speglio, Chetu lo fossia Arimino ea Faenza. Manda, Luigi,il buon Trivulzioveglio, Ch'insegni a questituoi più continenza, £conti lor quantiper simil torti Statine sian pertutta Italia morti. 10Come di capitanibisogna ora Che'l re diFrancia al camposuo proweggia, Così Marsilioed Agramante allora, Perdar buon reggimentoalla sua greggia, Dailochi dove ilverno fé' dimora, Vuol chein campagna all' ordinesi veggia; Perchè vedendoove bisogno sia, Guidae governo adogni schiera dia. 11Marsilio prima, epoi fece Agramante Passar lagente sua, schieraper schiera. I Catalania tutti glialtri innante Di Dorifebovan con labandiera. Dopo vien, senzail suo reFolvirante, Che per mandi Rinaldo giàmorto era. La gentedi Navai ra;e lo reispano Halle dato Isolierper capitano. 15 Diquei di Saragosae della corte Delre Marsilio haFerraù il governo:Tuttala gente èben armata eforte. In questi èMalgarino, Balinverno,Malzarise e Morgante,ch'una sorte Avea fattoabitar paese estemo; Che,poi che iregni lor lorfuron tolti, Gli aveaMarsilio in cortesua raccolti. 16 Inquesta è diMarsilio il granbastardo, Follicond'Almeria, con Doriconte, Bavarte eLargalifa ed Analardo, EdArchidante il sagonUnoconte, E Lamirante eLanghiran gagliardo, E Malagureh' avea l'astuzie pronte; Edaltri ed altri,de' quai penso,dove Tempo sarà, difar veder leprove. 17 Poi chepassò l'esercito diSpagna Con bella mostrainnanzi al reAgramante, Con la suasquadra apparve aliacampagna Il re d' Oran,che quasi eragigante. L'altra che vien,per Martasiu silagna, il qual mortole fu daBradamante; E si duolch'una femmina sivanti D'aver ucciso ilre de' Garamanti. 12 Balugantedel popol diLeone, Grandonio cura degliAlgarbi piglia. Il frateldi Marsiglio, Falsirone, Haseco armata laminor Castiglia. àegnon diMadarasso il gonfaloneQuei chelasciato han Malagae Siviglia, Dal mardi Gade aCordova feconda Le verdiripe ovunque ilBeti innonda. 13 Stordilanoe Tesira eBaricondo, L'nn dopo l'altro,mostra la suagente: Granata al primo,L'iisbona al secondo, EMaiorica al terzoè ubbidiente. Fu d'Ulisbonare (tolto dalmondo Larbin) Tessira, diLarbin parente. Poi vienGalizia, che suaguida, in vece DiMaricoldo, Serpentino fece. 14Quei di Toledoe quei diCalatrava, Di ch'ebbe Sìnagongià la bandiera, Contutta quella genteche si lava InGuadiana e beedella riviera, L' audace Matalistagovernava:Bianzardin quei d'Asturgain una schiera Conquei di Salamancae di Piagenza, D'Avila, diZamora e diPalenza. 18 Segue laterza schiera diMarmonda, Ch'Argosto morto abbandonòin Guascogna: A questaun capo, comealla seconda, E comeanco alla quarta,dar bisogna. Quantunque ilre Agramante nonabbonda Dì capitani, purne finge esogna: Dunque Buraldo, Ormida,Arganio elesse, E doveuopo ne fu,guida li messe. 19Diede ad Arganioquei di Libicana, Chepiangean morto il negro Dudrinasso. Guida Brunelloi suoi diTingitana, Con viso nubilosoe ciglio basso; Che,poi che nellaselva non lontana DalCastel ch'ebbe Atlantein cima alsasso, Gli fu toltol'anel da Bradamante, Caduto era in disgraziaal re Agramante:20E se '1fratel di Ferraà,Isoliero, Ch'air arbore legatoritrovollo. Non facea fedeinnanzi al redel vero, Avrebbe datoin su leforche un crollo. Mutòa prieghi dimolti il repensiero, Già avendo fattoporgli il laccioal collo: Gli lofece levar, mariserbarlo Pel primo error;che poi giuròimpiccarlo: 21 Si chaveacansa di venirBrunello Col viso mestoe con latesta china. Segoia poiFanirante, e dietroa quello Eran cavallie fanti diMaurina. Venia Libanio appresso,il re novello:Lagente era conlui di Costantina; Perocché lacorona e ilbaston d'oro Gli hadato il re,che fu diPinadoro. 22 Con lagente d'Esperia Soridano, EDorilon ne viencon quei diSetta; Ne vien coiNasamoni Puli'ano. Quelli d'Amoniail re Agricalteaffretta; Malabuferso quelli diFizano. Da Finadurro èl'altra squadra retta, Chedi Canaria vienee di Marocco:Balastro haquei che furdel re Tardocco. 23Due squadre, unadi Mulga, unad'Arzilla, Seguono; e questaha U suosignore antico, Quella n'è priva; eperò il resortilla, E diella aCorineo suo fidoamico. E cosi dellagente d'Almansilla, Oh' ebbeTanfirion, fé' reCalco:Die quella diGetulia a Rimedonte. Poi vien conquei di CoscaBaìinfronte. 24 Quell'altra schieraè la gentedi Bolga: Suo reè Clariiido, egià fu Mirabaldo. Vien Baliverzo,il qual vo'chetu tolga Di tuttoil gregge pelmaggior ribaldo. Non credoin tutto ilcampo si disciolga Bandiera ch'abbiaesercito più saldo Dell'altra, conche segue il re Sobrino. Népiù di luiprudente S"iracino. 25 Queidi Bellamarina, cheGualciotto Solca guidare, orguida il red'Algieri Rodomonte di Sarza,che condotto Di nuovoavea pedoni ecavalieri; Che, mentre il Sol funubiloso sotto Il granCentauro, e icomi orridi e fieri,Fu inAfrica mandato daAgramante, Onde venuto eratre giorni innante. 26Non avea ilcampo d'Africa piùforte Né Saracin piùaudace di costui; Epiù temean leparigine porte, Ed aveanpiù cagion ditemer lui, Che Marsilio,Agramante, e lagran corte Ch'avea seguitoiu Francia questidui: E più d'ogpialtro che facessemostra. Era nimico dellaFede nostra. 27 VienPrusìone, il redell' Alvaracchie; Poi quel dellaZnmara, Dardinello. Non sos'abbiano o nottoleo cornacchie, 0 altromanco ed importunoaugello. Il qual daitetti e dallefronde gracchie Futuro mal,predetto a questoe a quello, Chefissa in cielnel di seguenteé l'ora Che l'unoe l'altro inquella pugna muora. 28In campo nonaveano altri avenire, Che quei diTremisenne e Norìzia; Né si vedeaalla mostra comparire Ilsegno lor, dar di notizia.Non sapendo Agramanteche si dire, Néche pensar diquesta lor pigrizia; Unoscudiero alfin glifu condutto Del redi Tremisen, chenarrò il tutto. 29E gli narròch'Alzirdo e Manilardo Conmolti altri de'suoi giaceano alcampo:Signor, diss' egli,il cavalier gagliardo Ch'ucciso hai nostri, uccisoavria il tuocampo, Se fosse statoa tòrsi viapiù tardo Di me,eh' a pena ancorcosi ne scampo. Faquel de' cavalierie de' pedoni, ('he'1 lupo fadi capre e di montoni. 30Era venuto pochigiorni avante Nel campodel re d'Africaun signore; Né inPonente era, in tutto Levante, Dìpiù forza dilui, dipiù core. Gli faceagrande onore ilre Agramante, Per essercostui figlio esuccessore In Tartaria del re Agricangagliardo:Suo nome erail feroce Mandricardo. 31 Permolti chiari gestiera famoso, E disua fama tuttoil mondo empia; Malo facea piùd'altro glorioso, Ch' alCastel della fatadi Sona L'usbergo aveaacquistato luminoso Ch'Ettor troianportò mille annipria. Per strana eformidabile avventura, Che'l ragionarnepur mette paura. 32Trovandosi (ostui dunquepresente A quel parlar,alzò l'ardita faccia; Ési dispose andareimmantinente, Per trovar quelguerrier, dietro allatraccia. Ritenne occulto ilsuo pensiero inmente, 0 sia perchéd'alcun stima nonfaccia, 0 perchè tema,se '1 pensierpalesa, Ch'uu altro innanzia lui piglil'impresa. 33 Allo scudierfé' dimandar com'era La soprawestadi qnel cavaliero. Colni rispose: Quella ètutta nera, Lo scudonero, e nonha alcun cimiero. Efu, signor, la sua rispostavera, Perchè lasciato Orlandoavea il quartiere; Che, comedentro V animoera in doglia, Cosìimbrunir di fuorvolse la spoglia. 34Marsilio a Mandricardoavea donato Un destrierbaio a scorzadi castagna, Con gambee chiòme nere;ed era nato Difrisa madre, ed'on viilan diSpagna. Sopra vi saltaMandricardo armato £ galoppandova per lacampagna; E giura nontornare a quelleschiere, Se non "trovail campion dall'armenere. Stanza 42. 86 Moltaincontrò della paurosagente Che dalle mand'Orlando era fuggita, Chi delfigliuol, chi delfratel dolente, Ch'innanzi gliocchi suoi perdela vita. Ancora lacodarda e tristamente Nella pallida facciaera sculpita; Ancor perla paura cheavuta hanno, Pallidi, mutied insensati vanno. 86Non fé' lungo cammin,che venne dove Crudelspettacolo ebbe edinumano, Ma testimonio allemirabil prove Che furracconte innanzi alre africano. Or miraquesti, or quellimorti, e muove, Evuol le piaghemisurar con mano, Mossoda strana invidiach'egli porta Al cavaliereh' avea la {entemort. 37 Come lupoo mastin eh'ultimo giugne Al buelasciato morto da'villani, Che trova solle coma, Tossa e l'ugne, Delresto son sfamatiaugelli e cani; Riguarda invanoil teschio chenon ugne: Cosi fail cnidel barbaroin que' piani: Per duolbestemmia, e mostrainvidia immensa. Che vennetardi a cosiricca mensa. 38 Quelgiorno e mezzol'altro segue incerto Ilcavalier dal negro,e ne domanda. Eccovede un prateld'ombre coperto, Che sid'un alto fiumesi ghirlanda, Che lasciaappena un brevespazio aperto. Dove l'acquasi torce adaltra banda. Un similluogo con girévolonda 5otto Ocriooli ilTevere circonda. 89 Doveentaur si potea,con Panne indosso Stavano molticavalieri armati. Chiede ilpagan, chi gliavea in stnolsi grosso £d ache effetto insiemeivi adnnati Gli fé' rispostail capitano, mosso Dalsignoril sembiante, eda fregiati D'oro edi gemme arnesie di granpregio, Che lo mostravancavaliero egregio. 40 Dalnostro re siam,disse di Granata,Chiamati incompagnia della figliuola, Laquale al re di Sansaha maritata, Benché di ciò lafama ancor nonvola. Come appresso lasera racchetata La cicalettasia, eh' or s'ode sola, Avanti alpadre fra TIspane torme La condurremo:intanto ella sidorme. Stanisa 4.?. 41 Ck"lui die tuttoil mondo vili perni e, Diaeguadi veder tostola prò va, Sequetla geliti obene o maldifende La donna, allacui guardia ritrova. Di3": Costei f perquauto m u' Intende, Ébella, e disaperlo ora migiova A lei mimena, o fallaqui veuke; ChaltroTe micouvieu subito gire. 4iKtìser iier certodèi pazzo solenue, iiiapose ilGrnaiin piùgli disse. Ha ilTartaro a ferirtosto lo venne Conl'asta bassa, eil petto gli trafisse:Che lacorazza il colponon sostenne, E forzafu che mortin terra giìse. L'astaripovra il figliodVAgricane, Perchè altro daferir non jflirìtuAne.Non poita spada baston; chequando L' arme acquistò, chefar d'Ettor troiano, Perchè trovòche lor mancavail brando, Gii convennegiurar (né giuròinvano) Che finché nontogliea quella d'Orlando, Mai nonporrebbe ad altraspada mano: Durindana ch'Almonteebbe in granstima, E Orlando orporta, Ettor portavaprima. 44 Grande éV ardir delTartaro, che vada Condisvantaggio tal centracoloro, Gridando: Chi mivuol vietar lastrada? E con lalancia si cacciòtra loro. Chi rasta abbassa, echi tra fuorla spada; E d'ognintornosubito gJi fóro. Egline fece morireuna frotta, Prima chequella lancia fosserotta. 45 Botta chese la vede,il gran troncone, Cheresta intero, adambe mani afferra; Efa morir conquel tante persone. Chenon fu vistamai più crudelguerra. Come tra' Filistei l'ebreoSansone Con la mascellache levò diterra, Scudi spezza, elmisdiiaccia; e uncolpo spesso Spegne icavalli ai cavalieriappresso. 46 Corrono amorte que miseri agara: Né perchè cadaTun l'altro andarcessa; Che la manieradel morire amara Lorpar più assai,che non èmorte istessa. Patir nonponno che lavira cara Tolta lorsia da unpezzo d'asta fessa, Esieno sotto allepicchiate strane A morirgiunti come bisceo rane. 47 Mapoi eh' a speselor si furoaccorti Che male inogni guisa eramorire, Sendo già pressoalli due terzimorti, Tutto l'avanzo cominciòa fuggire. Come delproprio aver viase gli porti, nSaracin crudel nonpuò patire Ch'alcun diquella turba sbigottita Dalui partir sidebba con lavita. 49 Poscia ch'eglirestar vede l'entrata, Che malguirdata fu, senzacustode; Per la via che dinuovo era segnata Neil' erba, eal suono deirammarchi eh' ode, Vienea veder ladonna di Granata, Sedi bellezze è pari allesue lode:Passa trai corpi della gentemorta, Dove gli dà,torcendo, il fiumeporta. 50 E Doralicein mezzo ilprato vede, (Che cosìnome li donzellaavea) La qual, suffoltadall'antico piede D'un frassinosilvestre, si dolca. Ilpianto, come unrivo che succede Diviva vena, nelbel sen cadea; Enel bel visosi vedea cheinsieme Dell'altrui mal siduole, e delsuo teme. 51 Crebbeil timor, comevenir lo vide Dìsangue brutto, econ faccia empiae oscura, E '1grido sin alciel V ariadivide, Dì edella sua genteper paura; Che, oltrei cavalìer, v'eranoguide Che della bellainfante aveano cura, Maturivecchi, e assaidonne e donzelle Delregno di Granata,e le piùbelle. 52 Come ilTartaro vede quelbel viso Che nonha paragone in tutta Spagna, Ee' ha nel pianto(or ch'esser de' nelriso?) Tesa d'amor l'inestricabil ragna, Nonsa se viveo in terrao in paradiso: Nédella sua vittoriaaltro guadagna, Se nonche in mandella sua prigioniera Si prigione, e non sa inqual maniera. 53 Alei però nonsi concede tanto. Chedel travaglio suole doni ilfrutto; Benché piangendo elladimostri, quanto Possa donnamostrar, dolore elutto. Egli, sperando volgerlequei pianto In sommogaudio, era dispostoal tutto Menarla seco;e sopra unbianco ubino Montar lafece, e tornòal suo cammino. 48Come in paludeasciutta dura poco Stridulacanna, o incampo arida stoppia Centra ilsoffio di Boreae centra ilfuoco Che'l cauto agricultoreinsieme accoppia, Quando lavaga fiamma occupail loco, E scorreper li solchi,e stride escoppia; Così costar contrala furia accesa DiMandrìcardo fan pocadifesa. 54 Donne edonzelle e vecchied altra gente, Ch'eran conlei venuti diGranata, Tutti licenziò benignamente Dicendo: assaida me fiaaccompagnata; Io mastro, iobalia, io lesarò sergente In tuttiì suoi bisogni: addio brigata. Cosinon gli possendofar riparo, Piangendo esospirando se n'andare; 55 Tra lordicendo: quanto doloroso Nesarà il padre,come il casointenda ! QnantMra, quanto duolne avrà ilsuo sposo! Oh comene farà vendettaorrenda ! Deh, perchè atempo tanto bisognoso Nonè qui pressoa far checostui renda Il sangueillustre del reStordilano, Prima che se lo portipiù lontano? 56 Dellagran preda ilTartaro contento, Che fortunae valor gliha posta innanzi, Ditrovar quel dalnegro vestimento Non parch abbia lafretta ch aveadianzi. Correva dianzi; orviene adagio elento; £ pensa tuttaviadove si stanzi, Doveritrovi alcun comodoloco, Per esalar tantoamoroso foco. 57 Tuttavoltaconforta Doralice, Oh' aveadi pianto egli occhi e'1 viso molle:Componee finge moltecose, e dice Cheper fama grantempo ben levolle; E che lapatria e ilsuo regno felice, Che4 nome digrandezza agli altritolle, Lasciò, non pervedere o Spagnao Francia, Ma solper contemplar suabella giancia. 58 Seper amar, Tuomdebb' essere amato, Merito ilvostro amor; chev'ho amatMo: Se perstirpe, di mechi è meglionato? Chè'l possente Agricanfu il padremio: Se per ricchezza,chi ha dime più stato? Chedi dominio iocedo solo a Dio:Se pervalor, credo oggiaver esperto Ch' esseramato per valoreio merto. 59 Questeparole ed altreassai ch'Amore A Mandricardodi sua boccaditta, Van dolcemente aconsolare il core Delladonzella di pauraafflitta. Il timor cessa,e poi cessail dolore Che leavea quasi Tanima trafitta. Ella cominciacon più pazienza Adar più grataal nuovo amanteulìenza; 60 Poi conrisposte più benignemolto A mostrarsegli affabilee cortese, E nonnegargli di fermar nelvolto Talor le lucidi pietade accese; Ondeil pagan, chedallo strai fucolto Altre volte damor,certezza prese, Nonché speranza,che la donnabella Non saria a suoi desirsempre ribella. 61 Conquesta compagnia lietoe gioioso, Che sigli satisfa, sigli diletta, Essendo pressoall'ora eh' a riposo Lafredda notte ognianimale alletta, Vedendo ilSol già bassoe mezzo ascoso Cominciò acavalcar con maggiorfretta; Tanto eh' udìsonar zufoli ecanne, E vide poifumar ville ecapanne. Stanza 57. 67 Eranopastorali alloggiamenti,Miglior stanza epiù comoda, chebelhi. Quivi il guardiancortese degli armenti Onoròil ca vallerò ela donzella Tanto, chesi chiamar dilui contenti:Che nonpur per cittadie per castella Maper tugurj ancorae per fenili Spessosi trovan gliuomini gentili. 63 Quelche fosse dipoi fatto all' oscuro Tra Doralicee il figliod'Agricane, A punto raccontarnon m' assicuro; Si ch'aigiudizio di ciascunrimane. Creder puòche beu d'accordofuro; Che si levarpiù allegri ladimane:E Doralice rìograziòil pastore. Che nelsuo albergo leavea fatto onore. 64Indi d'uno innn altro luogoerrando, Si ritroTaro alfinsopra nn belfinme Che con silenzioal mar vadeclinando, E se vadao se stia,mal si presume; Limpido echiaro si, chMnIni mirando, Senza contesaal fondo portail Inme. In ripaa quello, auna fresca ombrae bella, Trovar duicavalieri e unadonzella. 65 Or l'altafantasia, eh' un sentiersolo Non vuol ch'i' seguaognor, quindi miguida, E mi ritomaove il morescostuolo Assorda di rnmorFrancia e digrida. D'intorno il padiglionove il figliuolo Delre Troiano il santo Imperiosfida; E Rodomonte audacese gli vanta ArderParigi, e spianarRoma santa. 66 Venutoad Agramante eraall'orecchio. Che già gì'Inglesi avean passatoil mare:Però Marsilioe il redel Garbo vecchio, Egli altri capitanfece chiamare. Consiglian tuttia far grandeapparecchio, Sì che Parigipossino espugnare. Ponno essercerti che piùnon s' espugna, Se noifan prima chel'aiuto gingna. 67 Giàscale innumerabili perquesto Da' luoghi intomo aveanfatto raccorre, Ed assee travi, evimine contesto, Che lepoteano a diversiusi porre; E navie ponti: e piùfacea, che '1resto, II primo e'Isecondo ordine disporre Adar l'assalto; edegli vuol venire Traquei che lacittà denno assalire. 68L'imperatore, il che '1 precesseDella battaglia, fé'dentro a Parigi Pertutto celebrare ufficje messe A preti,a frati bianchi,neri e bigi; Ele genti chedianzi eran confesse, Edi man tolteagl'inimici stigi, Tutte comunicar,non altramente Ch'avessino amorire il diseguente. 69 Ed eglitra baroni epaladini, Principi ed oratori,al maggior tempio Conmolta religione aquei divini Atti intervenne,e ne dieagli altri esempio, Conle man giunte,e gli occhial ciel supini. Disse: Signor,bench'io sia iniquoed empio, Non vogliatua bontà, pelmio fallire. Che '1tuo popol fedeleabbia a patire. 70E se gli è tuovoler eh' eglipatisca, E eh' abbiail nostro errordegni supplici, Almen lapnnizion si differisca Si, cheper man nonsia de' tuoinemici:Che quando lord'uccider noi sortisca. Chenome avemo purd'esser tuo' amici, Ipagani diran chenulla puoi, Che perirlasci i partigianituoi. 71 E perun che tisia fatto ribelle. Cento tisi femin pertutto il mondo; Talchéla legge falsadi Babelle Caccerà latua fede eporrà al fondo. Difendi questegenti, che sonquelle Che'l tuo sepulcrohanno purgato emondo Da bratti cani,e la tuaSanta Chiesa Con livicari suoi spessodifesa. 72 So chei meriti nostriatti non sono Asatisfare al debitod'un' oncia; Né devemo sperarda te perdono. Seriguardiamo a nostravita sconcia:Ma se vi aggiugnidi tua graziail dono, Nostra ragionfia ragguagliata e concia; Nédel tuo aiutodisperar possiamo, Qualor ditua pietà ciricordiamo. 73 Così diceal'imperator devoto, Con umiltadee contrizion dicore. Giunse altri prieghi,e convenevol voto Algran bisogno eall'alto suo splendore. Non fuil caldo pregard'effetto vdto; Perocché '1Genio suo, YAngel migliore, I prieghitolse, e spiegòal ciel lepenne, Ed a narrareal Salvator livenne. 74 E furoaltri infiniti inquello istante Da talimessaggier portati a Dio;Che comegli ascoltar l'animesante, Dipinte di pietadeil viso pio, Tuttemirare il sempiternoAmante, E gli mostrareil comun lordisio, Che la giustaorazion fosse esaudita Delpopolo Cristian chechiedea aita. 75 Ela Bontà ineffabile,eh' invano Non fupregata mai da cor fedele. Levagli occhi pietosi,e fa conmano Cenno che vengaa l'angelMichele. Va, gli disse,air esercito cristiano Chedianzi in Piccardiacalò le vele, Eal muro diParigi l'appresenta Sì, che'1 campo nimiconon lo senta. 76Trova prima ilSilenzio . e damia parte Gli di'che teco aquesta impresa venga; Ch'egli benprovveder con ottimaarte Saprà di quantoprovveder convenga. Fornito questo,subito va inparte Dove il suoseggio la Discordiatenga: Dille che l'escae il fucil secoprendii, E nelcampo de' Mori ilfuoco accenda; 77 Etra quei chevi son dettipiù forti, Sparga tantezizzanie e tanteliti, Che combattano insieme,ed altri morti, Altrine siano presi,altri feriti, E fuordel campo altrilo sdegno porti, Siche il lorre poco dilor spaiti. Non replicaa tal dettoaltra parola Il benedettoaugel, ma daldel vola. 82 Quellache gli aveadetto il PadreEtemo, Dopo il Silenzio,che trovar dovesse. Pensato aveadi far lavia d'Averno, Che sicredea che tra' dannatistesse; E ritrovolla inquesto nuovo inferno (Chi'1 crederla ?)tra santi uflBicje messe. Par distrano a Michelch'ella vi sia, Cheper trovar credeadi far granvia. 83 La conobbeal vestir dicolor cento Fatto aliste ineguali edinfinite, Chor la coprono,or no; chei passi e'Ivento Le gian aprendo,ch'erano sdrucite. I criniavea qual d'oroe qual d'argento, Eneri e b'gi;e aver pareanolite: Altri in treccia,altri in nastroeran raccolti, Molti allespalle, alcuni alpetto sciolti. 78 Dovunquedrizza Michel angell'ale, Fuggon le nubi, e tomail ciel sereno:Gligira intomo unaureo cerchio, quale Veggiamdi notte lampeggiarbaleno. Seco pensa travia, dove sicale Il celeste corrierper fallir meno Atrovar quel nimicodi parole, A cuila prima commissionfar vuole. 79 Vienscorrendo ov' egliabiti, ov' egliusi; E si accordaroinfin tutti ipensieri. Che di fratie di monachirinchiusi Lo può trovarein chiese ein monasteri, Dove sonoi parlari inmodo esclusi. Che '1Silenzio ove cantanoi salteri, Ove dormono,ov' hanno lapietanza, E finalmente èscritto in ognistanza. 80 Credendo quiviritrovarlo, mosse Con maggiorfretta le doratepenne; E di vedereh' ancor pace vifosse, Quiete e Caritàsicuro tenne. Ma dallaopinion sua ritrovosse Tosto ingannato,che nel chiostrovenne: Non è Silenzioquivi; e glifu ditto Che nonv' abita più,fuorché in iscritto. stanza 84. 81 Pietà, Quiete, Umiltade, Néquivi Amor, quivi Pace mira. Benvi fur già,ma nell'antiqua etade; Chele cacciar Gola,Avarizia ed Ira, Superbia, Invidia,Inerzia e Crudeltade. Di tantanovità l'Angel siammira:Andò guardando quellabrutta schiera, E videeh' anco laDiscordia v' era: 84Di citatorie pienee di libelli, D'esamine edi carte diprocure Avea le manie il seno,e gran ostelli Dichiose, di consiglie di letture; Percui le facultàde' poverelli Non sonò mainelle città sicure. Aveadietro e dinanzi,e d'ambo ilati, Notaj, procuratori edavvocati.85 La cMamaa Michele,e le comanda Chetra i piùforti Saradni scenda, Ecagion trovi, che(•A>n memoranda Rnina in"iemea guerreggiar gliaccenda. Poi del Silenzionuova le domanda: Facilmente esserpuò chessa nMntenda, Siccone quellach accendendo fochi Diqua e di va perdiversi lochi. 86 Risposela Discordia: Ionon ho amente In alcun locoaverlo mai veduto:Uditol'ho ben nominarsovente, £ molto commendarloper astuto. Ma laFraude, una quidi nostra gente, Checompagnia talvolta gliha tenuto, Penso chedir te nesaprà novella; E versonna alzò ildito, e disse:É quella. 87 Aveapiacevol viso, abitoonesto, Un umil volgerd'occhi, un andargrave. Un parlar sibenigno e simodesto, Che parea Gabrielche dicesse: Ave. Ehibrutta e deformein tutto ilresto; Ma nascondea questefattezze prave Con lungoabito e largo;e sotto quello, Attossicato aveasempre il coltello. 88Domanda a costeiV Angelo, chevia Debba tener, siche '1 Silenziotrove. Disse la Fraude:Già costui solia Fravirtudi abitare, e non altrove ConBenedetto, e conquelli d'Elia Nelle badie,quando erano ancornuove; Fé' nelle scuole assaidella sua vita Altempo di Pitagorae d'Archita. 89 Mancatiquei filosofi equei santi Che lo soleantener pel cammin ritto,Daglionesti costumieh' avea innanti, Fecealle scelleraggini tragitto. Cominciò andarla notte congli amanti, Indi coiladri, e fareogni delitto. Molto colTradimento egli dimora: Veduto l'hocon l'Omicidio ancora. 90Con quei diefals<)n le moneteha usanza Di ripararsiin qualche bucascura. Cosi spesso compagnimuta e stanza, Che'lritrovarlo ti sariaventura. Ma pur hod'insegnartelo speranza, Se d'arrivarea mezza notteh&i cura Alla casadel Sonno: senzafallo Potrai (che quidorme) ritrovallo. 91 Benchésoglia la Fraudeesser bugiarda, Pur ètanto il suodir simile alvero. Che l'Angelo lecrede; indi nontarda A volarsene fuordel monastero. Tempra ilbatter dell'ale, estudia e iroanla Giungere intempo al findel suo sentiero. Ch'alia. casa delSonno, che bendove Era sapea, questoSilenzio trove. 92 Giacein Arabia unavalletta amena, Lontana dacittadi e davillaggi. Ch'ali' ombra di duomonti è tuttapiena D'antiqui abeti edi robusti fa*ggi. IlSole indarno ilchiaro di vimena; Che non vipuò mai penetrarcoi nggì. Si gli è lavia da foltirami tronca: E quivientra sotterra unaspelonca. 93 Sotto lanegra selva unacapace E sparì'osa grottaentra nel sasso, Dicui la frontel'edera seguace Tutta aggirandova con storto passo. In questoalbergo il graveSonno giace; L'Ozio daun canto corpulentoe grasso, Dall'altro laPigrizia in terrasiede, Che non puòandare, e malreggesi m piede. 94Lo smemorato Obliosta su laporta; Non lascia entrar riconosce alcuno; Nonascolta imbasciata, riporta; E parimente tiencacciato ognuno. Il Silenziova intomo, efa la scorta Hale scarpe difeltro e '1mantel brano; Ed aquanti n' incontra,di lontano, Che nondebban venir, cennacon mano. 95 Segli accosta all'orecchio,e pianamente L'Angel glidice: Dio vuolche tu gnidi AParigi Rinaldo conla gente Che perdar, mena, alsuo signor sassidi; Mache lo faccitanto chetamente, Ch' alcunde' Saracin nonoda i gridi; Siche più tostoche ritrovi ilcalle La Fama d'avvisar,gli abbia allespalle. 96 Altrìmente ilSilenzio non rispose Checol capo accennandoche fria; E dietroubbidiente se glipose, E furo alprimo volo inPiccardia. Michel mosse le squadre coraggiose, Efé' lor breveun gran trattodi via; Si chein un a Parigi lecondusse, Né alcun s'avvideche miracol. fosse. 97 Disconrevail SMeniìo; etatto volto, E dinansialle squadre ed'ogn intorno, Facea girare nnaltonebbia in volto, Edavea chiaro ognialtra parte ilgiorno: E non lasciava questo nebbiafolto, Che s udissedi fnor tromba corno:Poi nandòtra' pagani, e menòseco Un non soche, eh' ognun fé' sordoe cieco. 98 MentreRinaldo in tolfretto venia, Che benparea dall' Angelo condotto, Econ silenzio tolche non s'udia Nelcampo saracin farsenemotto; Il re Agramanteavea la fanteria Messo ne'borghi di Parigi,e sotto Le minacciatemura in sula fossa, Per farquel di l'estremodi sua possa. 99Chi può contarl'esercito che mosso Questodi con traCarlo ha '1re Agramante, Conterà ancorain su l'ombrosodosso Del silvoso Appennintutte le piante: Diràquante onde, quandoè il marpiù grosso, Bagnano ipiedi al manritonoAtlante; E per quantiocchi il cielle furtive opre Degliamatori a mezzanotte scuopre. 100 Lecampane si sentonoa martello Di spessicolpi e spaventositocche; Si vede molto,in questo tempioe in quello, Alzardi mano edimenar di bocche. Se'ltesoro paresse aDio si bello, Comealle nostre opinionisciocche, Questo era il di che'lsanto consistoro Fatto avriain terra ognisua stetua d'oro. 101S'odon rammaricare ivecchi giusti, Che s'eranoserbati in quegliaffanni, E nominar felicii sacri busti Composti interra già moltie molt' anni. Magli animosi giovanirob:i"ti, Che miran pocoi lor propinquidanni, Sprezzando le ragionde' più maturi, Di quadi vannocorrendo a' muri 102Quivi erano baronie paladini, Re, duci,cavalier, marchesi econti, Soldati forestieri ecittadini, Per Cristo e pel suoonore a morirpronti, Che, per uscireaddosso ai Saracini, Pregan l'imperatorch'abbassi i ponti. Godeegli di vederl'animo audace; Ma dilasciarli uscir nonli compiace. 103 Eli dispone inopportuni lochi. Per impedireai barbari lavia. Là si contentache ne vadanpochi; Qua non bastouna grossa compagnia. Alcuni hancura maneggiare ifuochi, Le macchine altri,ove bisogno sia. Carlodi qua di non stamai fermo; Va soccorrendo,e fa pertutto schermo. Staii7.a i02. 104Siede Parigi in una granpianura, Nell'ombilico a Francia,anzi nel core; Glipassa la rivieraentro le mura, Ecorre, ed escein altra partefuore; Ma fa un'isolaprima, e v'assicura Della cittàuna parte, ela migliore:L'altre due(ch'in tre partiè la granterra) Di fuor lafossa, e dentroil fiume serra. 105Alla città, chemolte miglia gira. Damolte parti si può darbattoglia: Ma perchè solda un cantoassalir mira, Né volentierl'esercito sbaraglia, Oltre ilfiume Agramante siritira Verso Ponente, acciòche quindi assaglia; Perocché cittade campagna Hadietro, se nonsua, fin allaSpagna.106 Dovuniìae intornoil gran murocirconda. Gran munizioni aveagià Carlo fatte, Fortificando d'argineogni sponda, Con scannafossidentro e casematte: Ond' entra nellaterra, ond' esce Vonda, Grossissime catene avevatratte; Ma fece, piùch'altrove, provvedere Là doveavea più causadi temere. btanza 116. 107Con occhi dArgoil figlio diPipino Previde ove assalirdovea Agraraante; E nonfece disegno ilSaracino, A cui nonfosse riparato innante. ConFerraù, Isoliero, Serpentino, Grandonio, Falsironee Balugante, E conciò che diSpagna avea menato. RestòMarsilio alla campagnaarmato. 108 Sobrìn gliera a manmanca in ripaa Senna, Con Pulian,con Dardinel d'Almonte, Col re d'Oran, ch'essergigante accenna, Lungo seibraccia dai piedialla fronte. Deh perchèa muover menson io lapenna, Che quelle gentia muover l'armepronte? Chè'l re diSarza, pien d'irae di sdegno, Gridae bestemmia, enon può starpiù a seo. 109Come assalire avasi pastorali, 0 ledolci reliquie de' convivi, Soglion conrauco suon distridule ali Le improntemosche a' caldigiorni estivi; Come glistomi a' rosseggianti pali Vannodi mature uve;così quivi, Empiendo ilciel di gridae di rumori, Veniano adare il fieroassalto i Mori. 1 10L'esercito Cristian soprale mura Con lance,spade e scurie pietre efuoco Difende la cittàsenza paura, E ilbarbarico orgoglio estimapoco; £ dove morteuno ed unaltro fura, Non èchi per viltàricusi il loco. Tornanoi Saracin giùnelle fosse A furiadi ferite edi percosse. Ili Nonferro solamente vis'adopra. Ma grossi massi,e merli integrie saldi, E muridispiccati con molt'opra, Tetti ditorri, e granpezzi di spaldi. L'acque bollentiche vengon disopra. Portano a' Morì insopportabilcaldi; E male aquesta pioggia siresiste, Ch'entra per glielmi, e faacciecar le viste. 112E questa piùnocea che'l ferroquasi: Or che de' farla nebbia dicalcine? Or che doveanofar li ardentivasi Con olio ezolfi e pecie trementine? 1 cerchjin munizion nonson rimasi, Che d'ogn' intomohanno di fiammail crine: Questi, scagliatiper diverse bande, Mettono a'Saracini aspre ghirlande. 118 Intantoil re diSarza avea cacciato Sotto lemura la schieraseconda, Da Buraldo, daOnuida accompagnato, Quel Garamante,e questo diMarmonda Clarindo e Soridangli sono alato:Né par che'1 re diSetta si nasconda:Segue ilre di Maroccoe quel diCosca, Ciascun perchè ilvalor suo siconosca. 114 Nella bandiera,eh' è tuttavermiglia, Rodomonte di Sarzail leon spiega. Chela feroce boccaad una briglia Chegli pon lasua donna, aprirnon niega. Al leon medesimo assimiglia; Eper la donnache lo frenae lega, La bellaDoralice ha figurata, Figlia diStordilan re diGranata: 115 Quella chetolto avea, compionarrava, Be Mandricardo; edissi dove ea coi. Era costeiche Rodomonte amava Piùche U suoregno e piùche gli occhisui; E cortesia evalor per leimostrava, Non già sapendoeh' era inforza altrui:Se saputoT avesse, allora allora Fattoavria quel che quel giornoancora. IIG Sono appoggiatea un tempomille scale, Che nonhan men didua per ognigrado. Spìnge il secondoquel ch'innanzi sale: Cheil terzo luimontar fa suomal grado. Chi pervirtù, chi perpaura vale:Convien eh'ognun per forzaentri nel guado; Chequalunque s'adagia, ilre d'Algiere, Rodomonte crudele,uccide o fere. 117Ognun dunque sisforza di salire Trail fuoco ele mine in su lemura. Ha tutti glialtri guardano seaprire Veggiano passo ovesia poca cura:SolRodomonte sprezza divenire Se non dovela via menoè sicura. Dove nelcaso disperato e rioGli altri fanvoti, eglibestemmia Dio. 1 18 Armatoera d'un fortee duro usbergo, Chefu di dragouna scagliosa pelle. Diquesta già sicinse il pettoe '1 tergo Quelloavol suo ch'edificòBabelle. E si pensòcacciar dell' aureo albergo, Etórre a Dioil governo dellestelle:L'elmo e loscudo fece farperfetto, E il brandoinsieme; e soloa questo effetto. 119Rodomonte, non giàmen di Nembrotte Indomito, superboe furibondo. Che d'ireal ciel nontarderebbe a notte. Quandola strada sitrovasse al mondo, Quivinon sta amirar s' intere orotte Sieno le mura,o s' abbia Vacqua fondo:Passa lafossa, anzi la corre, evola. Nell'acqua e nelpantan fino allagola. 120 Di feingobrutto e molled'acqua, vanne Tra ilfoco e isassi e gliarchi e lebalestre, Come andar suoltra le palustricanne Della nostra Malleaporco silvestre. Che colpetto, col grifoe con lezanne Fa, dovunque sivolge, ampie finestre. Conlo scudo altoil Saracin sicuro Nevien sprezzando ilciel, non chequel muro. 121 Njusi tosto all'asciuttoè Rodomonte. Che giuntosi sentì sule bertesche, Che dentroalla muraglia faceanponte Capace e largoalle squadre fìrancesche. Or sivede spezzar piùd'una fronte, Far chierichemaggior delle fratesche. Braccia e capi volare,e nella fossaCader da' muriuna fiumana rossa. 122Getta il paganlo scudo, ea duo manprende La crudel spada,e giunge ilduca Arnolfo. Costui veniadi dovediscende L'acqua del Renonel salato golfo. Quelmiser contra luinon si difende Meglio chefaccia contro ilfuoco il zolfo. Ecade in terra,e l'ultimocrollo, Dal capo fessoun palmo sottoil collo. 123 Uccisedi rovescio inuna volta Anselmo, Oldrado,Spineloccio e Prando:Illuogo stretto ela gran turbafolta Fece girar sipienamente il brando. Fula prima metadea Fiandra tolta, L'altra scemataal popolo normando. Divise appressodalla fronte alpetto, Et indi alventre, il maganzeseOrghetto. 124 Getta da'merli Andropono eMoschino Giù nella fossa;il primo èsacerdote; Non adora ilsecondo altro che'lvino, E le bigoncea un sorson' ha giàvuote. Come veueno esangue viperino L'acqua fuggiaquanto fuggir sipuote: Or quivi muore;e quel chepiù l'annoia, É '1sentir che nell' acquase ne muoia. 126Tagliò in dueparti il provenzalLuigi, E passò ilpetto al tolosanoArnaldo. Di Torse Oberto,Claudio, Ugo eDionigi Mandar lo spirtofuor col sanguecaldo; E presso aquesti quattro daParigi. Gualtiero,Satallone, Odo etAmbaldo, Ed altri molti:ed io nonsaprei come Ditutti nominar lapatria e ilnome. 126 La turbadietro a Rodomontepresta Le scale appoggia,e monta inpiù d'un loco. Quivinon fanno iparigin più testa; Chela prima difesalor vai poco. Sanben eh' aglinemici assai piùresta Dentro da fare,e non l'avranda gioco; Perchè trail muro el'argine secondo Discende ilfosso orribile eprofondo. 127 Oltra chei nostri faccianodifesa Dal basso airalto, e mostrinovalore; Naova gente succedealla contesa Sopra Pertapendice interiore, Che facon lance econ saette offesa Allagran moltitudine difùore, Che credo benche saria statameno, Se non verail figliaci delre Ulieno. 128 Egliquesti conforta, eqnei riprende, E lormal grado innanzise gli caccia: Adaltri il petto,ad altri ilcapo fende, Che perftiggir veggia voltarla faccia. Molti nespinge ed urta;alcuni prende Pei capelli,pel collo eper le braccia: Esozzopra laggiù tantine getta, Che quellafossa a capirtutti è stretta. 129Mentre lo stuolde barbari si cala. Anzitrabocca al perigliosofondo, Et indi cercaper diversa scala Disalir sopra l'arginesecondo; n re diSarza (come avesseun'ala Per dascun de' suoimembri) levò ilpondo Di si grancorpo e contant' arme indosso, Enetto si lanciòdi dal fosso. 131 Inquesto tempo inostri, da chiteae L'insidie son nellacava profonda, Che v'hanscope e fascinein copia stese, Intorno a'quai di moltapece abbonda, Né peròalcuna si vedepalese, Benché n'ò pienal'una e l'altrasponda Dal fondo cupoinsino all'orlo quasi; Esenza fin v'hanno appiattati vasi, 132Qual con salnitro,qual con olio,qaale Con zolfo, qualcon altra similesca: I nostri inquesto tempo, perchèmale Ai Saracini ilfolle ardir riesca, Ch'eran nelfosso, e perdiverse scale Credean montarsu l'ultima bertesca; Udito ilsegno da opportunilochi, Di qua edi fennoavvampare i fochi. 133Tornò la fiammasparsa tutta inuna, Che tra unaripa e l'altraha'l tutto pieno; Etanto ascende inalto, eh' allaluna Può d'appresso asciugarl'umido seno. Sopra sivolve escura nebbiae bruna, Che '1sole adombra, e spegne ognisereno. Sentesi un scoppioin un perpetuosuono. Simile a ungrande e spaventosotuono. 130 Poco eramen di trentapiedi, o tanto; Edegli il passòdestro come unveltro, E fece nelcader strepito, quanto Avesseavuto sotto ipiedi il feltro: Eda questo eda quello affrappail manto, Come sienl'arme di teneropeltro, E non diferro, anzi pursien di scorza:Talla sua spada,e tanta è lasuaforza. 134 Aspro concento,orribil armonia D'alte querele,d'ululi e distrida Della misera genteche perla Nel fondoper cagion dellasua guida, Istranamente concordars'udia Col fiero suondella fiamma omicida. Nonpiù, signor, nonpiù di questoCanto; Ch'io son giàrauco, e vo' posarmialquanto. NOTE. St. 3. v.1.Marini: con questonome erano cono sciuti alcuni popolidella Gallla Belgica,ai quali ap paitenevano iporti di Calaise Boulogne, dettiallor" Jciua portus e Oessoriacum Inquesta e nelleStanze che seguono, finoalla nona, parlasidella battaglia di Ravennaaccennata nel CantoIII, e seguitatra V eser cito francese ele collegate truppepontificie e spagnuole. St. 4.V.38. Le riccheGiande (ghiande) d'oro.Al lude il Poeta alpotere di GiulioII di casadella Rovere, che avevanello stemma gentiliziouna quercia. Il Baatonffiallo e vermiglioindica le forzedi Spagna, nella cuibandiera campeggiano ancoraquei due colori.Nel Giglio èdenotata la Francia.Il suo Fabrizio aRoma. Fabrizio Colonna,condottiero degli Spagnuoli, cadde alloraprigioniero dei soldatidi Alfonso, ilquale, rifiutatosi di consegnarloai Francesi chelo volevano, lo rimandòlibero al papa. St.5. v.8 Nongiovar spiedi carra. Instile riuscìagli Spagnuoli,in quel fatto,Tnso certicani guarniti di lance,che si adoperavanoneirantica milizia per romperele file delnemico.St. 6. V.4.Il capitan diFrancia morto inquel 1 impi'esa, eraGastone di Foix. ST.7. V.4. Noncroscè, non siscarìohL St. 8.V.3. Laurea IHordaligifò il giglio,stemma di Francia inquel tempo. St. 9.V.14. 0 miseraRavenna, eec. Primache seguisse quella battaglia,Brescia, ohe avevaresistito ai Francesi, ebbeda loro ilsaccheggio; ma Faenzae Ri mini ne furonoesenti, ricevendoli senzaopporsi, Ivi. V.&. Il Poeta esortail re Luigia mandare il suomaresciallo Giangiacomo Trivalzioa frenare Un continenzadei Francesi, stataad essi cagionedi rovina in piùcircostanze. St 11. V.7.Navarra: antico rejnodelle Spagne verso iPirenei. St. 12. V.18.Leone: altro regnoantico delle Spa gne.Algarìn, o Algarvia:provincia già dellaSpa gna, ora del Portogallo,che comprende lecomarche di Faro. Tavirae Lagos. Malaga: città marittimadi Granata. Siviglia: cittàneir Andalusia sulla sinistra delGuadalquivir. Gode, oCadice: città marittima e fortedella stetsa provincia,nella piccola isoladi Leon. Cordova: egualmente neirAndalusia, alle faldedella Sierra Morena, sulladestra del GuadcJquivir. Questo fiume,chiamato Bcetis daiLatini, ha originenei monti limitrofi alleintendenze di Granata,di Mnrcia edi Jaen, e traversatutta l'Andalusia. • St.13. v.38. Granata: giàcapitaneria di Spagna, contìtolo di Regno.Vlisbona, o Lisbona.Maio rica: la maggiore delleBaleari. Maricoldo, redi Ga lizia, era ilpadre d'Isabella, uccisoda Orlando. St. 14.v.18. Toledo eCalatrava, nella Nuova Castiglia. Guadiana: fiume che ha originenella Man cia, traversa TEstremadura,ed entra nelPortogallo, lam bendo la frontieraorientale dell'Algarvla. Asturga:oggile Asturie. Avita:nella Vecchia Castiglia. St. 15.V.1. Saragosa: Saragozza(Aragona). St. 16. V.4.Sagontino conte. Sagunto,antica città di Spagna,distrutta ed arsadagli abitanti pernon ce dere ai Romani,è Todiema Morviedro(Valenza). St. 17. V.48.Orano: città d'Algeri, sulMediter raneo. Garamanti:popoli dell'Africa interiore,quelli probabilmente che diconsiora Tìbbous. St. 18.V.1. Marmonda: corrispondeforse a Mah mon,città marittima, alevante di Fez. St.19. V.13. Adevitare la prolissitàin cui si cadrebbe nello spiegare aduno ad unoi molti nomidei luoghi africani che s'incontrano fino allaSt 28, si rimette il lettore ailessici dell'antica Geografia;esolo si notano queinomi che sembranopiù importanti. Tin gitanadel quarto verso,nome antico checorrisponde al moderno imperodi Marocco. St. 21.v.6. Costantina: l'anticaOirta, patria di Massinissae diGiugurta. Oggiò capoluogo dellaprovin cia omonima nello Statod'Algeri, dalla parteorientale. St. 22. V.25.Setta, ora Ceuta,sullo stretto di Gibilterra a levante, ea non moltadistanza da Tanger.Fizano, verosimilmente ilFezzan, provincia dello Statodi Tripoli, formatada varie oasidel deserto di Barca. St.23. v.7. Getulia: nome datodagli antichi ad unaregione africana chegiace a mezzodìdella Mauri tania e asettentrione del fiumeNiger. St. 25. V.38Sarza: potrebb'essere Sargel,pro vincia marittima del Regnod'Algeri, notata conquesto nome dagli antichigeografi; se purenon dovesse inten dersi la cittàche i Latinidissero Saldce; edallora corrisponderebbe a Bugia,luogo forte sulMediterraneo tra Algeri eCostantina. Nei dueultimi versi sivogliono denotare i mesidi novembre edicembre, nei quali sole,passando per isegni del sagittarioe del capricorno, apporta l'inverno. St. 34.v.4. Villano: è ilnome che si ad una razziparticolare di cavalliin Ispagna St. 38.v.78. Ocricoli oOtricoli,terricciuola ches'incontra sulla viadi Roma. St. 53.V.7. Ubino, speciedi cavallo mansueto. St.66. y, d. del Garbo: red' Algarvia, detta più sopraAlgarbi. St. 68. V.6.AgVinimici stigi: aidiavoli. St. 7:. v.58.Difendi, ecc. Icrociati fecero l'im presa diPalestina posteriormente aitempi di Carlo Magno: tale anacronismoè scusabile inun poema 10 manzescocome V Orlando Furioso. St.77. v.8. 72benedetto augel: l'angelo. St.8. V.58. ConBenedetto, ecc. SanBenedetto fondò il suoordine monastico inMonte Cassino, e alprofeta Elia siattribuisce Tistituzione deiCarmelitani. Pitagora eArchita imponevano ailoro discepoli un silenziodi cinque anni. St.101. v.3. Jsaeri busti. ILatini chiamarono bustum illuogo ove siardevano i cadaveri: quivuoisi significare i cadaveri,che si diconosacri, cioè invio labili. St. 101V.3. La riviera: laSenna che divideParigi. St. 106. V.4.Scannafossi e casemattesono lavori sotterranei didifesa alle muradelle città epiazze forti. St. Ili,V.4. Spaldi: ballatoipraticabili in cima dimura e torri. St.118. V.4. Fingeil Poeta cheRodomonte di scenda da Nembrot. St.120. V.4. Mallea: luogo palustresulla sinistra del Po di Volano,vicino al mare,e copioso dicignali. St. 121. v.2.Bertesche, specie diriparo da guerra, chesi faceva sulletoiri 0 alleporte delle città. St.122. V.34. IH dove discende,ecc. Quivi vuoisi indicarel'Olanda. St. 123. V.5.Apparisce da questoverso che iprimi due erano Fiamminghi. St. 125.V.3. Torse: Tours nellaTurrena. St. 133. V.34.E tanto ascende,ecc.: espressione iperbolica,per denotare lagrande altezza deliafiamma, e l'umidità attribuitadagli antichi allaluna. iltiitrt! ferveropiniguastiuoe Parigi,Itodomoiiti; pJielr" dentrolo murafi ella città.Astolfo che haricevjito dev Lf>ip"ti]la aii ti!irò mi sturi00 ti corno dotata disiiigolure \irtti. sipirte dei lui 4il 1 prò ti anel golfo diPeiia. Passa inEiuoe vi f prigioneIti spietLto Caligarante: va posciaa D&tnijLtiL, i\ iuccide Urrìhj, ladio&tìtu maOj chetrova allei presecuu Aqai lai] le i'.Grinfie. Hlt"!ìì cotiquesti a Uernflakmmp, nata daSanaoiieLto a nomedi Carlo, GrifonQha "piacer oli notìzii diUrriiilleaua dotina, e va nasco sUmeij te aiJOvarU. 1 Fu ilvincer jsempre iiiùilaudabi! cosa" Vinca bÌ aper fortuna oper ingegno j Gliè ver che la vittoriasanguinosa Spesilo far ìiìi>leil capitan melidegno; E Q nella eternamente ègloriosa, K deidivini onoriarriva al seno rQuando, iservandù ìèuuì senza alcundanno. Si fa diegl'inimici in rottavanno, 2 La viistra,signtjr mio, fn degna loda" i /nandù al Leone,in mar tantoferoce, Cli'avea occupìitiì l'iinae l'altra prwla IleiPo, da Franeolia £Ìn allafoce " Faceste si,eh' aDcorchè ruggirT oda, S' io vedròvoi, non tremeròalla voce. Come vincersi de' ne dimostraste; Ch' uccidestei nemici, enoi salvaste. Questo ilpagan, troppo insuo danno audace, Nonseppe far; chei suoi nelfosso spinse, Dove lafiamma subita evorace Non perdonò adalcun, ma tuttiestinse. A tanti nonsaria stato capace Tuttoil gran fosso;ma il focorestrinse. Restrinse i corpi,e in poUeli ridusse, Acciò ch'abilea tutti illuogo fnsse. Undici milaed otto sopraventi Si ritrovar nell'affocatabuca. Che V erano discesimal contenti; Ma cosivolle il pocosaggio duca. Quivi fratanto lume orsono spenti, E lavorace fiamma limanaca: E Rodomonte, causadel mal loro, Sene va esenteda tanto martore; 9Gente infinita poidi minor conto De' Franchi, de' Tedeschie de' Lombardi, Presente alsuo signor, cia.scunopronto A farsi riputarfìra i piùgagliardi. Di questo altroveio vo' renderviconto; Ch'ad un granduca è forzach'io riainli, Il qnal migrìA\ e dilontano accenna, E priegach'io noi lascinella penna. 10 Gliè tempo ch'ioritomi ove lasciai L'avventuroso Astolfod'Inghilterra, Che '1 lungoesilio avendo inodio ormai, Di desiderioardea della sua terra:Come glin'avea data purassai Speme colei eh'Alcina vinse inguerra. Ella di rimandarveloavea cura Per lavia più speditae più sicura. 5Che tra' nemici allaripa più intema Erapassato d'un mirabilsalto. Se con glialtri scendea nellacavema, Questo era benil fin d'ognisuo assalto. Rivolge gliocchi a quellavalle infema; E quandovede il fuocoandar tant' alto, Edi sua genteil pianto odee lo strido. Bestemmia ilCiel con spaventosogrido. 6 Intanto il re Agramantemosso av&% Impetuoso assaltoad una porta; Che,mentre la cradelbattaglia ardea Quivi, oveè tanta genteafflitta e morta, Quellasprovvista forse essercredea Di guardia chebastasse alla suascorta. Seco era ilre d'Arzilla Bambirago, EBaliverzo, d'ogni viziovago; 7 E Corineodi Mulga, ePrusì'one, Il ricco redell'Isole beate;Malabuferso, che laregione Tien di Fizansotto continua estate: Altrisignori, ed altreassai persone Esperte nellaguerra e benearmate; E molti ancorsenza valore enudi, Che'l cor nons'armerian con millescudi. 8 Trovò tutto ilcontrario al suopensiero In questa parteil re de'Saracini: Perchè inpersona il capodell'impero V' era, reCarlo, e de'suoi paladini, Re Salameneed il daneseUggiero, Ed ambo iGuidi ed ambogli Angelini, E '1duca di Bavierae Ganelone, E Berlingere Avolio eAvino e Otone. 11E cosi unagalea fu apparecchiata, Di chemiglior mai nonsolcò marina:E perchèha dubbio purtutta fiata, Che nongli turbi ilsuo viaggio Alcina, VuolLogistilla che conforte armata Andronica nevada e Sofrosina, Tanto chenel mar d'Arabi,o nel golfo De' Persi giungaa salvamento Astolfo. 12Piuttosto vuol chevolteggiando rada Gli Scitie gì' Indie i regninabatei, E tomi poiper cosi lungastrada A ritrovare iPersi e gliEritrei; Che per quelboreal pelago vada, Cheturbau sempre iniquiventi e rei, Esi qualche stagionpover di sole, Chestame senza alcunimesi suole. 13 LaFata, poi chevide acconcio iltutto, Diede licenzia alduca di partire, Avendol primaammaestrato e instmtto Dicose assai, chefora lungo adire; E per schivarche non siapiù ridutto Per artemaga, onde nonpossa uscire, Un belloed util librogli avea dato, Cheper suo amoreavesse ognora alato. 14 Come l'uomriparar debba agi'incanti Mostra il librettoche costei glidiede:Dove ne trattao più dietroo più innanti, Perrubrica e perindice si vede. Unaltro don glifece ancor, chequanti Doni fur mai,di gran vantaggioeccede; E questo fud'orribil suono uncorno, Ohe fa fuggireognun che l'odeintorno. 15 Pico che'lcomò é disi orribil snono, Ch ovunque s'oda,fa fa*ggir lagente. Non può trovarsial mondo un cor buono Che possa nonfuggir come losente. Rumor di vento(; di tremuoto,e '1 tuono, Apar del suondi questo, eraniente. Con molto riferirdi grazie, prese DallaFata licenzia ilbuono Inglese. 16 Lasciandoil porto el'onde più tranquille, Con felicer"ura ch'alia poppaspira, Sopra le ricchee populose ville Dell' odorifera Indiail duca gira, Scoprendo adestra ed asinistra mille Isole sparse: etanto va, chemira La terra diTommaso, onde ilnocchiero Più a tramontanapoi volge ilsentiero. 21 Ma, volgendosigli anni, ioveggio nsrire Dall'estreme contradedi Ponente Nuovi Argonautie nuovi Tifi,e aprire La stradaignota infin al presente: Altri volteggiarl'Africa, e seguire Tantola costa dellanegra gente. Che passinoquel segno onderitomo Fa il solea noi, lasciandoil capricorno; 22 Eritrovar del lungotratto il fine. Chequesto fa parerdui mar diversi: E scorrertutti i litie le vicine Isoled'Indi, d'Arabi e di Persi:Altrilasciar le destree le mancine Rive,che due peropra erculea lèrsi:Edel sole imitandoil cammin tondo, Ritrovar nuoveterre e nuovomondo. 17 Quasi radendol'aurea Chersonesso, La bellaarmata il granpelago frange:E costeggiandoi ricchi liti,spesso Vede come nelmar biancheggi ilGange; E Taprobane vede,e Cori appresso: Evede il marche fra iduo liti s'ange. Dopogran via furoa Cechino, equindi Uscirò fuor deitermini degl'Indi. 23 Veggiola santa Croce,e veggio isegni Imperiai nel verdelito eretti:Veggio altria guardia deibattuti legni, Altri all' acquistodel paese eletti; Veggio dadieci cacciar mille,e i regni Dì dall' India adAragon suggetti:E veggioi capitan diCarlo Quinto, Dovunque vanno,aver per tuttovinto. 18 Scorrendo ilduca il marcon fedele E sicura scorta,intender vuole . E nedomanda Andronica, sede le Parti e'han nome dalcader del sole, 3Iailegno alcun, chevada a remie a vele, Nelmare orientale apparirsuole; E s'andar puòsenza toccar maiterra. Ohi d'India scìoglia,in Francia oin Inghilterra. 19 Tudei sapere, Andronicarisponde, Che d'ogn' intornoil mar laterra abbraccia; E vanr una nell' altratutte 1'onde, Sia dove bolleo dove ilmar s'aggiaccia. Ma perchèqui da van te sidiffonde, E sotto ilmezzodì molto sicaccia La terra d'Etiopia,alcuno ha detto Ch'aNettuno ir piùinnanzi ivi èinterdetto. 24 Dio vuolch'ascosa antiquamente questa Stradasia stata, eancor gran tempostia:Né che primasi sappia, chela sesta E lasettima età passatasia:E serba afarla al tempomanifesta. Che vorrà porreil mondo amonarchia Sotto il piùsaggio imperatore egiusto. Che sia statoo sarà maidopo Augusto. 25 Delsangue d'Austria ed'Aragon io veggit" Nascer sulReno alla sinistrariva Un Principe, alvalor del qualpareggio. Nessun valor, di cui siparli o scriva. Astrea veggioper lui ripostain seggio, Anzi dimorta ritornata viva; Ele virtù checacciò il mondo,quando Lei cacciò ancora,uscir per luidi bando. 20 Perquesto dal nostroinlieo levante Nave non è cheper Europa scioglia; Nési muove d'Europanavigante Ch'in queste nostreparti arrivar voglia. Ilritrovarsi questa terraavante, E questi equelli a ritornareinvoglia; Che credono, veggendolasi lunga, Che conl'altro emisperio sicongiunga. 26 Per questimerti la Bontàsuprema Non solamente diquel grande impero Hadisegnato eh' abbiadiadema, Ch' ebbe Augusto,Traian, Marco eSevero; Ma d'ogni terrae quinci equindi estrema. Che mai alsol all'annoapre il seutieru; Evuol che sottoa questo imperatore Solo unovile sia, soloun pastore. 27 Eperch'abbiair più facilesuccesso Gli ordini incielo eternamente scritti, Glipon la sommaProwidenzia appresso In maree in terracapitani invitti. Veggio EmandoCortese, il qualeha messo Nuove cittàsotto i cesareieditti, E regni inOriente remoti, Ch'anoi che siamoin India nonson noti. 28 VeggioProsper Colonna, edi Pescara Veggio unmarchese, e veggiodopo loro Un giovenedel Vasto, che fan cara Parerla bella Italiaai Gigli doro:Veggio ch'entrare innanzisi prepara Quel terzoagli altri aguadagnar V alloro; Comebuon corridor ch'ultimolassa Le mosse, egiunge, einnanzi atutti passa. Stanza 88. 29Veggio tanto ilvalor, veggio lafede Tanta d'Alfonso (chè'lsuo nome èquesto), Ch'in così acerbaetà, che noneccede Dopo il vigesimoanno ancor ilsesto, L'imperatorl'esercito gli crede. Ilqual salvando, salvarnon che 'lresto, Ma farsi tuttoil mondo ubbidiente Con questocapitan sarà possente. 30 Comecon questi, ovunqueandar per terra Sipossa, accrescerà l'imperioantico; Così per tuttoil mar ch'in mezzoserra Di 1'Europa, e diqua l'Afro aprico, Saràvittorioso in ogniguerra. Poi ch'Andrea Dorias'avrà fatto amico. Questoè quel Doriache fa daipirati Sicuro il vostromar per tuttii lati. 81 Nonfu Pompeio apar costuidegno, Sebben Tinse ecacciò tutti icorsari; Perocché quelli alpiù possente regno Chefosse mai, nonpoteano esser pari: Maquesto Dona solcol proprio ingegno Eproprie forze purgheràquei mari; Si ched Calpe alNilo, ovunque s odaIl nomesuo, tremar veggioogni proda. 32 Sottola fede entrar,sotto la scorta Diquesto capitan dich'io ti parlo, Veggioin Italia, oveda lui laporta Gli sarà aperta,alla corona Carlo. Veggioche '1 premioche di ciòriporta, Non tien persé, ma foalla patria darlo:Conprieghi ottien ch'inlibertà la metta, Dovealtri a Pavria forse suggetta. 33Questa pietà, ch'eglialla patria mostra, Édegna di piùonor d'ogni battaglia Ch'in Franciao in Spagnao nella terravostra Vincesse Giulio, oin Africa oin Tessaglia. Né ilgran Ottavio, chi seco giostra Dipar, Antonio, inpiù T)noranza saglia Peigesti suoi; eh'ogni lor laudeammorza L'avere usato allalor patria forza. 34Questi ed ogn' altroche la patriatenta Di libera farserva, si arrossisca; Né doveil nome d'AndreaDoria senta. Di levargli occhi inviso d'uomo ardisca. Veggio Carloche '1 premiogli augumenta; Ch'oltre quelch'in comun vuolche fruisca, Gli la ricca terrach'ai Normandi Sarà principioa farli inPuglia grandi. 35 Aquesto capitan nonpur cortese Il magnanimoCarlo ha datnostrarsi. Ma a quantiavrà nelle cesareeimprese Del sangue lornon ritrovati scarsi. D'aver città,d'aver tutto unpaese Donato a unsuo fedel, piùrallegrarsi Lo veggio, e a tuttiquei che neson degni. Che d'acquistarnuov' altri imperje regni. 36 Cosidelle vittorie, lequai, poi Ch' ungran numero d'annisarà corso, Daranno aCarlo i capitanisuoi, Facea col ducaAndronica discorso. E lacompagna intanto aiventi eoi Viene allentandoe raccogliendo ilmorso; E fa eh'or questo orquel propizio l'esce; E,come vuol, liminuisce e cresce. 37Veduto aveano intantoil mar de' Persi Come in si largospazio si dilaghi; Ondevicini in pochigiorni fèrsi Al golfoche nomar gliantiqui maghi. Quivi pigliareil porto, eftur conversi Con lapoppa alla ripa i legnivaghi; Quindi sicur d'Alcinae di suaguerra Astolfo il suocammin prese perterra. 38 Passò perpiù d'un campoe più d'unbosco, Per più d'un monte eper più d'unavalle; Ove ebbe spesso,all' aer chiaro eal fosco, I ladronior innanzi oralle spalle. Vide leonie draghi piendi tosco. Ed altrefere attraversargli ilcalle; Ma non sitosto avea labocca al corno, Chespaventati gli fnggiand'intorno. 39 Vien perl'Arabia eh' èdetta Felice, Ricca dimirra e d'odoratoincenso, Che per suoalbergo l'unica fenice, Eletto s'hadi tutto ilmondo immenso; Finché l'ondatrovò vendicatrice Già d'Israel,che per divinconsenso Faraone sommerse etutti i suoi: Epoi venne allaterra degli Eroi. 40Lungo il fiumeTraiano egli cavalca Suquel destrier eh' al mondoé senza pare, Chetanto leggiermente ecorre e valca, Chenell'arena l'orma nonn'appare: L'erba non pur,non pur laneve calca; Coi piediasciutti andar potriasul mare:E sisi stende alcorso e sis'affretta, Che passa evento e folgoree saetta. 41 Questoé il destrierche fu dell'Argalia, Che difiamma e divento era concetto; Esenza fieno ebiada si nutria Dell'aria pura,e Rabican fudetto. Venne, seguendo ilduca la suavia, Dove ilNilo a quelfiume ricetto; E primache giugnesse insu la foce, Videun legno venirea veloce. 42Naviga in sula poppa uno eremitaCon bianca barba,a mezzo ilpetto lunga, Che soprail legno ilpaladino invita; E: Fìgliuol mio(gli grida dallalunga). Se non t' éin odio latua propria vita, Senon brami chemorte oggi tigiunga, Venir ti piacciasu quest'altra arena; Ch'a morir quellavia dritto timena. 43 Tu nonandrai più chesei miglia innante, Chetroverai la sanguinosastanza, Dove s'alberga unorribil gigante Che d'ottopiedi ogni staturaavanza. Non abbia cavaller viandante Di partirsida lui, vivo,speranza:Ch'altri il crudelne scanna, altrine scuoia; Molti nesquarta, e vivoalcun ne 'ngoia. 47Fuggendo, posso condisnor salvarmi:Ma talsalute ho piùche morte aschivo, S' io vi vo,al peggio chepotrà incontrarmi Fra moltiresterò di vitaprivo; Ma quando Diocosi mi drizziV armi, Che coluimorto, ed iorimanga vivo, Sicura amille renderò lavia; Si che Vutil maggior che '1 dannofia. 48 Metto all'incontrola morte d'unsolo Alla salute digente infinita. Vattene inpace, rispose, figliuolo; Dio mandiin difension dellatua vita L'arcangelo Micheldal sommo polo: Ebenedillo il sempliceeremita. Astolfo lungo ilNil tenne lastrada. Sperando più nelsuon, che nellaspada. Stanza 44. 44 Piacerfra tanta crudeltàsi prende D'una reteeh' egli hamolto ben fatta:Pocolontana al tettosuo la tende, Enella trita polvein modo appiatta Chechi prima noisa, non lacomprende; Tanto è sottil,tanto egli benl'adatta:E con taigridi i peregrinminaccia, Che spaventati dentrove li caccia. 45E con granrisa, avviluppati inquella Se li strascinasotto il suocoperto; Né cavalier riguarda, donzella, O sia di grandeo sia dipicciol merto: E mangiatala carne, e le cervella Succhiate e'1 sangue, l'ossa al deserto; Edell'umane pelli intomointomo Fa il suopalazzo orribilmente adomo. 46Prendi quest' altravia, prendila, figlio, Chefin al marti fia tuttasicura. Io ti ringrazio,padre, del consiglio, Eispose ilcavalier senza paura; Manon istimo perl'onor periglio, Di ch'assaipiù che dellavita ho cura. Perfar eh' iopassi, invan tuparli meco; Anzi voal dritto aritrovar J[p speco. stanza45. 49 Giace traPaltò fiume ela palude Picciol sentìernell'arenosa riva: La solitariacasa lo richiude, D'umanitade e di commerciopriva. Son fisse intornoteste e membranude Dell' infelice gente chev' arriva. Non v'èfinestra, non v'èmerlo alcuno, Onde pendernealmen non siveggia uno. 50 Qoalnelle alpine villeo ne' castelli Suol cacciatorche gran perìgliha scorsi. Su leporte attaccar Virsute pelli, L'orride zampee i grossicapi d' orsi; Tal dimostravail fier gigantequelli Che di maggiorvirtù gli eranooccorsi. D'altri infiniti sparseappaion l'ossa; Ed èdi sangue umanpiena ogni fossa; 51Stassi Caligorante in su laporta; Che così hanome il dispietatomostro Ch'orna la suamagion di gentemorta, Come alcun suoldi panni d'oroo d'ostro. Costui pergaudio a penasi comporta, Come ilduca lontan segli è dimostro; Ch'eran duo mesie il terzone venia, Che nonfu cavalier perquella via. Stanza 55. 52Vèr la paludeoh' era scurae folta Di verdicanne, in granfretta ne viene, Chedisegnato avea correrein volta, E uscireal paladin dietroalle schiene; Che nellarete, che teneasepolta Sotto la polve,di cacciarlo haspene . Come aveafatto gli altriperegrini Che quivi trattoavean lor reidestini. 53 Come venireil paladin lovede, Ferma il destriernon senza gransospetto Che vada inquelli lacci adar del piede, Diche il buonvecchierel gli aveapredetto. Quivi il soccorsodel suo cornochiede; E quel, sonando,fa V usatoeffetto:Nel cor fereil gigante, chel'ascolta, Di tal timor,eh' addietro ipassi volta. 54 Astolfosuona, e tuttavoltabada; Che gli parsempre che larete scocchi. Fugge ilfellon, vedeove si vada; Che,come il core,avea perduti gliocchi. Tanta è latema,che non safar strada. Che ne' suoipropri agguati nontrabocchi: Va nella rete: equella si disserra, Tutto rannoda, e lodistende in terra. 56Astolfo, ch'andar giùvede il granpeso, Già sicuro persé, v' accorrein fretta; E conla spada in man. d'arcion disceso, Vaper far dimill' anime vendetta. Poi glipar che, s'uccideun che siapreso, Viltà, più chevirtù, ne saràdetta; Che legate lebraccia, i piedie il collo Glivede sì, chenon può dareun crollo. 56 Aveala rete giàfatta Vulcano Di sottilfil d'acciar; macon tal arte, Chesaria stata ognifatica invano Per ismagliamela più debilparte: Ed era quellache già piedie mano Avea legatea Venere eda Marte. La fé'il geloso, enon ad altroeffetto, Che per pigliarliinsieme ambi nelletto. 57 Mercurio alfabbro poi larete invola, Che Cloridepigliar con essavuole, Cloride bella cheper l'aria vola Dietroall' Aurora all' apparir delSole, E dal raccoltolembo della stola Giglispargendo va, rosee viole. Mercurio tantoquesta Ninfa attese. Checon la retein aria undi la prese. 58Dov'entra in mareil gran fiumeEtiope, Par che laDea presa volandofosse:Poi nel tempiod'Anubide a Canopo Larete molti secoliserbosse. Caligorante tre milaanni dopo, Di là,dove era sacra, larimosse; Se ne portòla rete illadron empio, Ed arsela cittade, erubò il tempio. 59Quivi adattolla inmodo in sul'arena, Che tutti queieh' avean da lui la caccia. Vidavan dentro; ed era toccaappena, Che lor legavae collo epiedi e braccia. Diquesta levò Astolfouna catena, E leman dietro aquel fellon n'allaccia: Le bracciae'I petto inguisa gli nefascia. Che non puòsciorsi: indi levar lolascia, 60 Dagli altrinodi avendol scioltoprima; Ghiera tornato umanpiù che donzella. Ditrarlo seco, edi mostrarlo stima Perville, e percittadi e percastella. Vnol la reteanco aver, diche lima Némartel fece maicosa più bella; Nefa somier colui,eh alla catena Con pompatrionfai dietro simena. 61 L'elmo elo scudo anco aportar gli diede, Comea valletto, eseguitò il cammino, Digaudio empiendo, ovunquemetta il piede, Ch'irpossa ormai sicuroil peregrino. Astolfo sene va tanto,che vede Ch'ai sepolcridi Memfi é già vicino, Memfiper le piramidifamoso:Vede all'incontro ilCairo populoso. 62 Tuttoil popol correndosi traea Per vedereil gigante smisurato. Come épossibil, l'un l'altrodicea, Che quel piccoloil grande abbialegato? Astolfo appena innanziandar potea, Tanto lacalca il premeda ogni lato: Ecome cavalier d'altovalore Ognun r ammira,e gli fagrande onore. 63 Nonera grande ilCairo così allora, Comese ne ragionaa nostra etade:Che'1 popolo capir,che vi dimora, Nonpuon diciotto milagpran contrade; £ chele case hannotre palchi, eancora Ne dormono infinitiin su lestrade; E che '1Soldano v' abitaun castello Blirabil digrandezza, e riccoe bello; Stanza 71. 64 Eche quindici milasuoi vassalli, Che soncristiani rinnegati tutti, Conmogli, con famigliee con cavalli Hasotto un tettosol quivi ridutti. Astolfo vedervuole ove s'avvalli, Equanto il Niloentri nei salsiflutti A Damiata; ch'aveaquivi inteso. Qualunque passarestar morto opreso. 65 Però ch'inripa al Niloin su lafoce Si ripara unladron dentro unatorre, Ch' a' paesani e a' peregrininuoce, E fin alCairo, ognun rubando,scorre. Non gli puòalcun resistere; edha voce, Che l'uomgli cerca invanla vita trre. Centomila ferite egliha già avuto; Néucciderlo però mai s'è potuto. 66 Perveder se puòfar rompere ilfilo Alla Parca dilui, si chenon viva, Astolfo vienea ritrovare Orrilo (Cosìavea nome), ea Damiata arriva; Etindi passa ov'entra in mareil Nilo, E vedela gran torrein su lariva. Dove s'alberga l'animaincantata. Che d'un folletto nacquee d'una fata. 67Quivi ritrova checrudel battaglia Era traOrrilo e duiguerrieri accesa. Orrilo èsolo; e que'dui travaglia, Ch'a granfatica gli puonfar difesa: E quantoin arme l'unoe l'altro vaglia, Atutto il mondola fama palesa. Questi eranoi dui figlid'Oliviero, Grifone il bianco,ed Auilante ilnero, B8 Gli èver che'l uecromanlevenuto era Alla battagliacon vantaggio grande; Cheseco tratto incampo avea unafera, La qual sitrova solo inquelle bande:Vive sullito, e dentroalla riviera; E icorpi umani son le suevivande, Delle persone misereed incaute Di vì'andauiie d'infelici naute. Stanza71. 69 La bestianell'arena appresso alporto Per man deiduo fratei mortagiacca; E per questoad Orril nonsi fa torto, S'aun tempo l'unoe l'altro glinocca. Più volte l'hansmembrato, e nonmai morto; Né, persmembrarlo, uccider sipotea:Che se tagliatoo mano ogamba gli era, Larappiccava, che parcadi cera. 70 Orfin a' dentiil capo glidivide Grifone, or Aquilantefin al petto:Eglidei colpi lorsempre si ride; S'adiran essi,che non hannoeffetto. Chi mai d'altocader l'argento vide, Chegli alchimisti hannomercurio detto, E spargeree raccor tuttii suoi membri, Sentendo dicostui, se nerimembri. 71 Se glispiccano il capo,Orrilo scende. Né cessabrancolar finché lotrovi; Ed or pel crine edor pel nasoil prende, Lo saldaal collo, e non socon che chiovi:Pigliai talorGrifone, e '1braccio stende . Nel fiumeil getta, enon par eh' ancogiovi: Che nuota Orriloal fondo comeun pesce. E colsuo capo salvoalla ripa esce. 72Due belle donneonestamente ornate, vestita abianco e l'altraa nero, Che dellapugna causa eranostate, Stavano a riguardarl'assalto fiero. Queste eranquelle due benignefate Ch' avean nutritii figli d'Oliviero, Poi che li trassonteneri zitelli Dai curviartigli di duograndi augelli; 73 Cherapiti gli avevanoa Gisraonda, E portatilontan dal suopaese. Ma non bisognain ciò chio mi diffonda. Ch'a tutto ilmondo è l'istoriapalese, Benché V autornel padre siconfonda, Ch'un per unaltro (io nonso come) prese. Orla battaglia iduo gioveni fanno. Chele due donneambi pregati nhanno. 74 Era inquel clima giàsparito il giorno, All'isole ancoralto di For:una: L'ombre aveantolto ogni vedereattorno otto l'incerta emal compresa luna; Quandoalla rócca Orrilftce ritorno. Poi ch'aliabianca e allasorella bruna Piacque didiff'erir l'aspra battaglia Finché'! solnovo air orizzontesaglia. 75 Astolfo, cheGrifoneed Aquilante Ed all' insegnee più alferir gagliardo,Riconosciuto avea granpezzo innante, Lor nonfu altero asalutar tardo. Essivedendo che quelche '1 gigante Traealegato era ilbaron dal Pardo, (Checosi in corteera quel ducadetto) Raccolser lui connon minore affetto. 76Le donne ariposare i cavalieri Menare aun lor palagioindi vicino. Donzelle incontravennero e scudieri Contorchi accesi, amezzo del cammino. Diero achi n' ebbecura i lordestrieri; Trassonsi l'arme; edentro un belgiardino Trovar ch'apparecchiata erala cena Ad unafonte limpida edamena. stanza 61. 77 Fanlegare il gigantealla verdura Con unaltra catena moltogrossa Ad una querciadi moltanni dura, Chenon si romperàper una scossa; Eda dieci sergentiaverne cura, Che lanotte discior nonse ne possa, Edassalirli e forsefar lor danno, Mentresicuri e senzaguardia stanno. 83 Alfindi mille colpiun gli necolse Sopra le spalleai termini delmento: La testa eV elmo dalcapo gli tolse, Néfu d'Orrilo adismontar più lento. Lasanguinosa chioma inman s' avvolse; E risalsea cavallo inun momento; E laportò correndo incontraciNilo, Che riaver nonla potesse Orrìlo. 78All'abbondante e sontuosamensa, Dove il manco piacerfur le vivande, Delragionar gran partesi dispensa Sopra d'Orriloe del miracolgrande. Che quasi parun sogno achi vi pensa, Ch'orcapo or braccioa terra segli maude. Ed eglilo raccolga elo raggiugna, E piùferoce ognor tomialla pugna. 79 Astolfonel suo libroavea già letto, Queleh' agP incanti riparare insegna, Ch'ad Orril nontrarrà l'alma delpetto Fin eh' un crinefatai nel capotegna; Ma se losvelle o tronca,fia costretto Che, suomal grado, fuorl'alma ne vegna. Questone dice illibro: ma noncome Conosca il crinein così foltechiome. 80 Non mendella vittoria sigodea. Che se n'avesse Astolfo giàla palma; Come chispeme in pochicolpi avea Svellere ilcrine al necromantee l'alma. Però diquella impresa promettea Torsu gli omerisuoi tutta lasalma:Orril farà morir",quando non spiaccia Aiduo fiatei ch'eglila pugna faccia. 81Ma quei glidanno volentier l'impresa, Certi chedebbia affaticarsi invano. Eragià l'altra aurorain cielo ascesa. Quando calòdai muri Orriloal piano. Tra ilduca e luifu la battagliaaccesa; La mazza l'un,l'altro ha laspada in mano. Dimille attende Astolfoun colpo trame, Chelo spirto glisciolga dalla carne. 82Or cader glifa il pugnocon la mazza. Orl'imo or l'altrobraccio con lamano; Quando taglia atraverso la corazza, Equando il vatroncando a branoa brano: Ma rìcogliendosempre della piazza Vale sue membraOrrìlo, e sifa sano. S'in centopezzi ben l'avessefatto, Bedintegrarsi il vedeaAstolfo a untratto. 84 Quel sciocco,che del fattonon s'accorse, Per lapolve cercando ivala testa; Ma comeintese il corridorvia torse. Portare ilcapo suo perla foresta, Immantinente alsuo destrier ricorse, Sopra visale e diseguir non resta. Voleagridare: Aspetta, volta, volta:Magli avea ilduca già labocca tolta. stanza 83. 85Pur, che nongli ha toltoanco le calcagna. Siriconforta, e seguea tutta briglia. Dietro illascia gran spaziodi campagaa Quel Rabicanche corre amaraviglia. Astolfo intanto per lacuticagna Va dallanuca fin soprale ciglia Cercando infretta, se '1crine fatale Conoscer può,eh' Orril tiene immortale. 86Fra tanti einuumerabili capelli, Un piùdell' altro non sistende o torce:Qualdunque Astolfo sceglieràdi quelli, Che perdar morte alrio ladron raccorce? Meglio è,disse, che tuttiio tagli osvelli:Né si trovandoaver rasoi force, Ricorse immantinente allasua spada. Che tagliasì, che sipuò dir che rada.87 Etenendo quel capoper lo naso, Dietroe dinanzi lodischioma tutto. Trovò fragli altri quelfatale a caso:Sifece il visoallor pallido ebrutto, Travolse gli occhi,e dimostrò all'occaso Per manifestisegni esser condutto; EU busto cheseguia troncato alcollo . Di sella cadde,e die T ultimocrollo. 88 Astolfo, ovele donne ei cavalieri Lasciato avea,tornò col capoin mano, Che tuttiave?i di mortei segni veri, Emostrò il troncoove giacca lontano. Nonso ben selo vider volentieri, Ancorché glimostrasser viso umano; Cilela intercetta lorvittoria forse D'invidia ai duo germaniil petto morse. 91II duca, comeal fin trasseP impresa. Confortò molto inobili garzoni, Benché da vavean lavoglia intesa. Né bisognavanstimoli sproni, Cheper difender dellasanta Chiesa E delromano imperio leragioni, Lasciasser le battaglied Oriente, E cercassinoonor nella lorgente. 92 Co.""ì Grifoneed Aquilante tolse Ciascuno dallasua donna licenzia; Lequali, ancorché lorn increbbe edolae, Non vi sepponperò far resistenzia. Con. essiAstolfo a mandestra si volse; Chesi deliberar farriverenzia Ai santi luoghiove Dio incarne visse, Prima cheverso Francia sivenisse. Stanza 87. 89 che tal finquella battaglia avesse, Credopiù fosse alledue donne grato. Queste, perchèpiù inlungo si traesse De' duo fratelliil doloroso fato. Ch'inFrancia par ch'inbreve esser dovesse, Conloro Orrilo aveanquivi azzuffato, Con spemedi tenerli tantoa bada. Che latrista influenzia sene vada. 90 Tostoche '1 castellandi Dami'ata Certificossi ch'eramorto Orrilo, La colombalasciò, eh' avealegata Sotto l'ala lalettera col filo. Quellaandò al Cairo;et indi fulasciata In' altra altrove,come quivi èstilo: Si che inpochissim' ore andò l'avviso Pertutto Egitto, eh'era Orrilo ucciso. 93Potuto avrian pigliarla via mancina, Ch'era più dilettevolee più piana, Emai non siscostar dalla marina; Maper la destraandaro orrida estrana, Perchè l'alta cittàdi Palestina Per questasei giornate èmeu lontana Acqua sitrova ed erbain questa via: Ditutti gli altriben v' ècarestia. 94 cheprima eh' entrasseroin viaggio, Ciò chelor bisognò fecionraccorre; E carcar sulgigante il carriaggio, Ch'avria portatoin collo ancouna torre. Al finirdel cammino asproe selvaggio, Dall'alto montealla lor vistaoccorre La santa terra,ove il supernoAmore Lavò col propriosangue il nostroerrore. 95 Trovano insul!' entrar della cittade Ungiovene gentil, lorconoscente, Sansonetto da Mecca,oltre l'etade (Ch'era nelprimo fior) moltoprudente; D'aita cavalleria, d'altaboutade Famoso, e riveritofra la gente. Orlando loconverse a nostrafede, E di suaman battesmo ancogli diede. 9H Quivilo trovan chedisegna a fnte Delcalife d'Egitto unafortezza; E circondar vuoleil Calvario monte Dimuro di duomiglia di lunghezza. Dalui raccolti furcon quella fronte Chepuò d'interno amordar più chiareiza, Edentro accompagnati, econ grand' agio Fatti alloggiarnei suo realpalagio. 97 Avea ingoverno egli laterra, e invece Di Carlo vireggea T imperiogiusto, li duca Astolfoa costui donofece Di quel grande e smisuratobusto, Ch' a portarpesi gli varràper diece Bestie dasoma: tanto era robusto. Diegli Astolfoil gigante, ediegli appresso La retechMn sua forzaTavea messo. 98 Sansonettoair incontro alduca diede Per laspada una cìntaricca e bella; Ediede spron perV uno eV altro piede, Ched'oro avean lafibbia e lagirella, Ch'esser del cavalierstati si crede, Cheliberò dal drago ladonzella: Al Zaffo avuticon molt' altro arnese Sansonetto gliavea, quando loprese. Stanza 94. 99 Purgatidi lor colpea un monasterio Che davadi odordi buoni esempj, Dellapassion di Cristoogni misterio Contemplando n'andarper tutti itempj, Ch' or coneterno obbrobrio evituperio Agli Cristiani usurpanoi Mori erapj. L'Europa èin arme, edi far guerraagogna In ogni parte,fuor ch'ove bisogna. 100Mentre avean quivil'animo divoto, A perdonanzee a cerimonieintenti, Un peregrin diGrecia, a Grifonnoto. Novelle gli arrecògravi e pungenti. Dalsuo primo disegnoe lungo voto Troppodiverse e troppodifferenti; E quelle ilpetto gì' infiamroarontanto, Che gli scacciariorazìon da cauto. 101Amava il cavalier,per sua sciagura, Unadonna eh' avea nomeOrrigille. Di più belvolto e dimiglior statura Non sene sceglierebbe unafra mille: Ma dislealee di rea natura, Che potresticercar cittadi eville, La terra fermae l'isole delmare, Né credo ch'unale trovassi pare. 102Nella città diConstantin lasciata Grave l'aveadi febbre acutae fiera. Or quandorivederla alla tornata Piùche mai bella,e di goderlaspera, Ode il meschin,eh' in Antiochiaandata Dietro un suonuovo amante ellase n'era, Non leparendo ormai dipiù patire Ch'abbia insi fresca etàsola a dormire. 103 Daìndi in quach'ebbe la tristanaova, Sospirava Grifon nottee di sempre. Ognipiacer ch'agli altriaggrada e giova, Pareh' a costuipiù l'animo distempre:Pensilo ognun,nelli cui danniprova Amor, se lisuoi strali hanbuonetempre. Ed era gravesopra ogni martire, Che'1 mal eh'avea, si vergognavaa dire. 104 Questo,perchè mille fiateinnante Già ripreso l'aveadi quello amore, Dilui più saggio,il fratello Aquilaute, Ecercato colei trarglidel core; Colei ch'aisuo giudizio era di quante Femmine riesi trovin, lapeggiore. Grifon r escusa,se '1 fratella danna; E lepiù volte ilparer proprio inganna. 105 Peròfece pensier, senzaparlarne Con Aquilante, girsenesoletto Sin dentro d'Antiochia,e quindi trame Coleiche tratto ilcor gli aveadel petto; Trovar coluiche gli l'hatolta, e fame Vendettatal, che ne sia sempredetto. Dirò, come adeffetto il pensiermesse, Neil' altro Canto, eciò che nesuccesse. NOTB. St. 2. V.14Ritoma il Poetasulle sconfitte date dagliEstensi ai Veneti,al che feceallusione nel Canto Terzo.Il Leone, stemmadella Repubblica diVenezia. Francolino: luogosul Po, lontanoda Ferrara circa 40miglia. St. 7. V.2.I$ole beate, eanche di Fortuna;si dissero dagli antichile Canarie, situatea ponente del l'Africa;appartengono tuttavia allaSpagna, e furono giàabitate dai Guanchi,crudelmente distrutti dagVin vasorispagnuolL St. 8. V.5.Jl danese Vggiero,era così dettone gli antichi romanzi, perchèconquistò la Danimarca.Egli era figlio diGualdefriano re diGetulia, e maritodi Er mellina, figliadi Namo ducadi Baviera. Unfiglio di loro fuchiamato Dudone. ST. 12.V.4. Oli Eritrei:gli abitanti nellevici nanze del mar Rosso. St.16. V.58. MUUiole sparse, ecc.: finqueste si può notarel'arcipelago delle Lakedive,e quello delle Maldive. Laterra di Tommaso: Calamina, altrevolte Heliapur, nell' Iniia, .versola costa diCoromandel sul golfo diBengala, circa 200miglia a settentrionedel l'isola di Ceylan. Ividicesl quell'apostolo averpredicato il cristianesimo, esoffèrto il martirio. St.17. V.17. L'aureaChersonesso: così denomi naronogli antichi, amotivo della suafertilità e ric chezza, la penisoladi Malacca nelllndiatranagangetica; comprendendoperò in taldenominazione anche laparte meridionale dell'annesso Regnodi Siam Taprobane, oggi isoladi Ceylan. Corijo Cory: ilcapo Comorin, che terminaa ponente ilgolfo di Bengala,ed ha a sirocco, in distanzadi circa 50miglia, l'estremità meri dionale di Ceylan.Il mar chefra i duoliti s'ange, è laparte più angustadel golfo diManaar fra l'isola diCeylan e lacosta di Coromandel,ove si formaIo stretto di Pali.Cochino, città marittimanel Mala bar, giàcapitale dell' antico regno omonimo. St.21. V.18. Vuolealludere il Poetaai due celebri navigatori chetrovarono parti delglobo sconosciute agli antichi.E qui rammentaVasco di Gama,che nel 14 scoperseil capo diBuona Speranza, situatosotto il tropico delCapricorno, dal quale,dopo il solstiziod'inverno, il sole sembraretrocedere verso l'oppostodel Cancro. St. 22.V.14. S' indica particolarmente neiprimi due versi ilcapo anzidetto, cheavanzandosi nel grande Oceano, nesepara due porzioni,vale a direl'Oceano Atlantico e ilmare dell'Indie; neglialtri versi si accennano i diversi viaggidi quel navigatore. Ivi. V.58.Parlasi ora diCristoforo Colombo, che nel1492 fece ilprimo suo viaggioverso il nuovomondo; e di AmerigoVespucci, che nel1497 partito daCadice e passato lostretto di Gibilterra,approdò al continente americano. St. 24. V.34.Im sesta ela settima età.Erano appunto compiti settesecoli, e decorreval'ottavo, dai tempi diCarlo Magno aquelli di CarloV. St. 25. V.13.Del sangue d Austria,ecc. Nacque Carlo V di padreaustriaco e dimadre spagnuola, il 24febbraio 1500, inGand, città situataal confluente della Lyscon la Schelda.É vero cheGand sta allasinistra del Reno, main distanza dicirca 30leghefirancesi; ondesi deve intenderein un modo assai largol'espres sione del secondo verso. St.26. V.5. Chemai alsol, ecc.: Cosivasti erano i dominjdi Carlo Vnei due emisferì,che 11 sole nonvi tramontava mai, vi simutavano le stagioni iT.27. v.5 8.Kniando Ctrlese, ecc,: Ferdinando Cortez, checonquistò alla Spagnala maggior partedei possedimentioltremarini, aggiunti aqnel regno dopo lascoperta del nuovomondo. St. 28. V.18.Prospero Colonna, cuginodi Fabri zio, nominato nelCanto precedente: Fernando d'Avalos marchese diPescara, e Alfonsod'Avalos marchese del Vasto,accennato nel sestoveiso, gareggiarono di valore e di zelonel ben condurrele imprese militariad essi affidate dairimperatore. St. 30.V.34. H march'in mezzo serra,ece.: il Mediterraneo, che stadi mezzo all'Europae all'Africa. St. 32.V.58. Andrea Doria,valentissimo capitano di mare,al servìgio diCarlo V, poich'ebbe avuta per capitolazione Genovasua patria, tenutapei Francesi da TeodoroTrivulzio, riformò T ordinepolitico dello Stato, edebbe tanta grandezzad'animo da ricusarela signo ria della cittàofifertagli dall'imperatore, el'autorità di Doge perpetuoa cui lochiamavano i cittadini;e volle anzi chesi rinnovassero inogni biennio ilDoge e il Sindacodi quella repubblica. St. 33.v.4. Giulio Cesare,Ottaviano e Antonio, emuli nell'asservire laloro patria. St. 34.v.58. In benemerenzadei servigi rendu tìglida Andrea Doria,Carlo Y glidonò la signoriadi Melfi, città vescoviledi Basilicata nellaPuglia, ove il normannoRoberto Guiscardo posele fondamenta del potere,che più tardifece quella stirpepadrona nel re gno diNapoli, St. 37. V.4.Al golfo, ecc.Il golfo Persicoviene cosi denominato (secondoalcuni, e loripete TAriosto), perchè, intempi molto lontani,una. setta difilosofi, detti Mcgif tenneil dominio ditutta la Persia;la quale perciò fudetta in anticoSophorum regnum. St. 39.V.5a Finché l'ondaecc.: il MarRosso. Per terra deglieroi credono alcunidoversi intendere la terradi lesse, chei libri sacripongono nella Palestina. St. 40.V.1. J7 fiumeTraiano. Dicono gliesposi tori essere questo uncanale che quelPimperatore fece aprire dalNilo al golfoarabico. Una mappaolandese del 1629 segnadi tal nomeun influente nelNilo, con le scaturiginidi verso ilgolfo; e cometale sembra averlo riguardatoil Poeta nelsesto verso dellaStanza seguente. St. 48. V.8.Nel suon: intendidel corno incantato. St. 57.V.28. Che doridepigliar, ecc.: doride,la ¦tessa che iRomani dissero Flora,fu amata da Mercurio, secondo i mitologi.Bra la deadei fiori. St. 58.V.13. M granfiume etiopo: ilNilo, le cui sorgentisi congetturano esserenei monti dellaLuna, in Etiopia oNigrizia. Canopo: oggi Abukir,notò agli antichi perl'ivi esistito tempiodi Anubi" eai mo derni per lafiotta francese colàdistrutta dagl Inglesi nel1798. St 61. V.6.Menfi, antica cittàdell' Egitto non molto lontanadal Cairo. St. 64.V.12. I Mammalucchi,che come iGianni zeri erano perlo pid giovinicriàtiaui divenuti mao mettani. St. 66.V.4. Damiaia: nonè da confondersique sta con l'antica Damiatadei tempi dellecrociate, ch'era sul Mediterraneo,e fu distruttadagli Egiziani nel1250. La città dicui si parlaè circa 60miglia distante da Alessandria. St. 68.v.8. Naute: nocchierio marinai. St. 73. y. 36.Discostasi qui iltesto diila genea logia degli eroide' romanci, riportata dalFerrario; se condo la qualeAquilante e Grifonenacquero di Gismouda edi Ricciardetto, fratellodi Rinaldo. Ilpoeta ha cre duto Gismonda consorted'Oliviero di Viennache figura in quell'albero,come fratello diAlda o Belanda,moglie d'Orlando. St. 89. y.18. Come Atlante,avendo prevista la tristafine di Ruggiero,si studiava allontanamelocon arti magiche; cosioperavano quelle duefate, alle quali eranoto il destinoche attendeva inFrancia 1 figli d'Oliviero. St. 90.v.34. La colombalasciò, ecc. Colmezzo di colombe aquesto fine educatesolevasi, a que'tempi (come in Franciadurante la guerradel 1870) mandare lenotizie da luogoa luogo. St. 93.v.5. Volta cittàdi Palestina: Gerusa lemme. St. 95.y. 38. Sansonttoè personaggio chepare sia stato inventatodal poeta Nicolada Padova. Édetto da Mecca, perchèfingevasi di questacittà tanto cele bre perla tomba diMaometto. St. 98. v.58.Il cavalier, ecc.San Giorgio, di cuisi narrache liberasse lafiglia del redi Libia destinata adessere divorata daun drago. Zaffo: Vodierna Jaffa f dettaaltre volte Joppe,città marittima della Siria,circa cinquanta migliaa ponente maestrodi Ge rusalemme. Hiifonr inraiitinpresso Damasco Onìiii Ilecol ntiovo rììIH aniftiitt', p i'VAial! e turohiiuiariifì parole. KìurHoarri vti sottoPari pi i olsfìcrorno liritaTinictì; nMtaccndoiifj provs diffian valon iliiirunn pnirln' rigirali ia.hirtiHlj e iitragìhanno hioso dentino Iacittji. pct fattnili Roil unionte; & Callovi acne con vmQ srfllhi <lni|'nc?lln. Gravi penein amor sijiroTun molte DI(.he patitd ion'ho In maggìtirparte, E (iuelle iniliinuo mio ben raccolte i Ch'io neposso parlar comeper arte, Vera s' iodìro e s'ho def toaltre volte, E tiuandtjin voce equa mio invive carte, Ch' un innisia lieve unaltro acerbo efiero, Date creiìenzA almio giudick vero, ludico e àlsì,e diri" finchMovita, rhe f'hi ntruva in deiolaccio preso, Bcbhen di verte snaduiina schiva Sein tutto uvver?'aal sno "ìesìreAcceso; iSehbene Amor (rgoimerce le ilpriva Pojìcm ehe '1 tempue la faticaba spe.o; Pur ch'altamenteabbia locato ilcore, Flange r nonde', se benlanguisce e muore, 1Pianger de quelche gU sìa fatto servo IHilnr" vafbi nerbie d'nna bellatrefcia, Sotto cui sinasconda uo corprotervo, Che poco puroabbia con moltafeccia. Vorria il miserfuggire; e comecervo Ferito, ovunque va,porta la freccia:Hadi stessoe del suoamor vergogna, Né Tosadire, e invansfumarsi agogna. 4 Inquesto caso èil giovene Grifone, Chenon si puòemendare, e ilsuo error vede:Vedequanto vilmente ilsuo cor pone InOrrìgille iniqua esenza fede:Pur dalmal uso èvinta la ragione, Epur r arbitrioali appetito cede:Perfidasìa quantunque, ingrata e ria,Sforzato è dicercar dovella sia. 10Dopo, accordando affettuosigesti Alla suavità delleparole, Dicea piangendo:Signor mio, sonquesti Debiti premj achi t adora ecole? Che sola senzate già unanno resti, E vaper V altro,e ancor nonte ne duole?Es'io stava aspettareil tuo ritomo, Non80 se maiveduto avrei quelgiorno. 5 Dico, labella istoria ripigliando, Ch'uscì dellacittà secretaraente ; Né parlarnes ardì col fratei, quando Ripreso invanda lui nefu sovente. Verso Rama,a sinistra declinando, Prese lavia più pianae più corrente. Fuin sei giornia Damasco Scria; Indi verso Antiochiase ne già. 6Scontrò presso aDamasco il cavaliere Acui donato aveaOrrìgille il core: Econvenian di reicostumi in vero, Comeben si convienl'erba col fiore; Cher uno eV altro eradi cor leggiero, Perfido V uno el'altro, e traditore; Ecopria l'uno el'altro il suodifetto. Con danno altrui,sotto cortese aspetto. 7Come io vidico, il cavaliervenia S'un gran destriercon molta pompaarmato: La peilìda Orrìgillein compagnia, In unvestire azzur d'orofregiato, E duo valletti,donde si servia Aportar elmo escudo, aveva alato; Come quel chevolea con bellamostra Comparire in Damasco adunaMostra.8 Unasplendida festa, chebandire Fece il re Damasco inquelli giorni. Era cagiondi far quivivenire I cavalier quantopotean più adomi. Tostoche la puttanacomparire Vede Grifon, neteme oltraggi escorni:Sa che l'amantesuo non èsi forte, Che centralui l'abbia acampar da morte. stanza20. 9 Ma siccomeaudacissima e scaltrita, Ancorché tutta paura trema, S'acconcia ilviso, e la voce aita, Chenon appar inlei segno diteina. Col drado avendogià l'astuzia ordita. Corre, efingendo una letiziaestrema, Verso Grifon l'apertebraccia tende, Lo stringeal collo, e gran pezzone pende. 1 1 Quandoaspettava che diNicosia, Dove tu ten' andasti allagran corte, Tornassi ame, che conla febbre ria Lasciataavevi in dubbiodella morte. Intesi chepassato eri inScria:Il che apatir mi fu duroe forte, Che nonsapendo come ioti seguiQuasi ilcor di manpropria mi trafissi. 12 3Iafortuna di mecon doppio dono Mostrad'aver, quel chenon liai tu,cura:Mandommi il fratelmio, col qualeio sono Sin quivenuta del mioonor sicura; Ed ormi manda questoincontro buono Di te,eh' io stimosopra ogni avventura:Ebene a tempoil fa; chepiù tardando, Morta sarei,. te,signor mio, bramando. 18 Innanzia Carlo, innanzi alre Agranuuite L'un stuoh)e T altro sivuol far vedere, Ovegran loda, ovemercè abbondante Si puòacquistar, facendo ilsuo dovere. I Morinon però ferprove tante, Che parristoro al dannoabbiano avere; Perchè vene restar mortiparecchi, Cii'agli altri fur di folleaudacia specchi. 13 Eseguitò la donnafraudolente, Di cui ropere fur piùche di volpe, Lasua querela cosiastutamente, Che riversò inGrifon tutte lecolpe. Gli fa stimarcolui, non cheparente, Ma che d'impadre seco abbiaossa e polpe; Econ tal modosa tesser gì'inganni, Che men veracepar Luca eGiovanni. 19 Grandine sembranle spesse saette Dal murosopra gl'inimici sparte. Ilgrido insino alciel paura mette, Chefa la nostrae la contrariaparte. Ma Carlo unpoco ed Àgramanteaspette; Ch'io vo' cantar delF africanoMarte, Rodomonte terribile edorrendo. Che va permezzo la cittàcorrendo. 14 Non purdi sua perfidianon riprende Grifon ladonna iniqua, piùche bella; Non purvendetta di coluinon prende, Che fattos'era adultero diquella: Ma gli parfar assai, sesi difende Che tuttoil biasmo inlui non riversiella; E come fossesuo cognato vero, D'accarezzar noncessa il cavaliero. 20 Nonso, signor, sepiù vi ricordiate Diquesto Saracin tanto sicuro, Chemorte le suegenti avea lasciate Trail secondo riparoe '1 primomuro, Dalla rapace fiammadivorate, Che non fu mai spettacolopiù oscuro. Dissi ch'entròd'un salto nellaterra Sopra la fossache la cingee serra. 16 Econ lui sene vien versole porte Di Damasco,e da luisente tra via. Che dentro doveasplendida corte Tenere ilricco re dellaScria; E eh' ognun quivi,di qualunque sorte, 0sia cristiano, od'altra legge sia, Dentroe di fuoriha la cittàsicura Per tutto iltempo che lafesta dura. 21 Quandofu noto ilSaracino atroce All'arme istrane,alla scagliosa pelle. Làdove i vecchie '1 popol menferoce Tendean l'orecchie atutte le novelle, Levossi unpianto, un grido,un'alta voce, Con unbatter di manch'andò alle stelle; Echi potè fuggirnon vi rimase. Perserrarsi ne' templi enelle case. 16 Nonperò son diseguitar intento L'istoria deUaperfida Orrigille, Ch'a giornisuoi non purun tradimento Fatto agliamanti avea, mamille e mille; Ch'ionon ritomi ariveder dugento Mila persone,o più dellescintille Del foco stuzzicato,ove alle mura DiParigi facean dannoe paura. !2 Maquesto a pochiil brando rioconcede, Ch'intorno ruota ilSaracin robusto. Qui farestar con mezzagamba unpiede. Là fa uncapo sbalzar lungidal busto:L'un tagliarea traverso segli vede. Dal capoall'anche un altrofender giusto; E ditanti eh' uccide,fere e caccia, Nonse gli vedealcun segnare infaccia. 17 Io vilasciai, come assaltatoavea Àgramante una portadella terra. Che trovarsenza guardia sicredea: Né più riparoaltrove il passoserra, Perchè in personaCarlo la tenea. Edavea seco imastri della guerra. DuoGuidi, duo Angelini,uno Angeliero, Avino, Avolio,Otone e Berlingiero. 23 Quelche la tigredell'armento imbelle Ne' campi ircanio vicinoal Gange, 0 '1lupo delle capree dell' agnelle Nel monteche Tifeo sottosi frange; Quivi ilcrudel pagan faceadi quelle Non diròsquadre, non diròfalange, Ma vulgo epopolazzo voglio dire, Degno,prima che nasca,di morire. 24 Ncnne trova unche veder possain fronte, Fra tantiche ne taglia,fora e svena. Perquella strada chevien dritto alponte Di San Michel, popolata epiena, Corre il fieroe terribil Rodomonte, Ela sanguigna spadaa cerco mena: Nonriguarda alservo alsignore, Né al giustoha pi\\ pietà,che al peccatore. 25Religi'on non giovaal sacerdote, Né lainnocenzia al pargolettogiova:Per sereni occhio per vermigliegote 3Iercè donnanédonzella trova: La vecchiezzasi caccia esi percuote; Né quiviil Saracin famaggior prova Di granvalor, che digran crudeltade: Che nondiscerne sesso, ordine,etade. 26 Non purnel sangue umanl'ira si stende Deirempio re, capoe signor degliempi; Ma centra itetti ancor si,che n' incende Lebelle case e i profanatitempi. Le case eran,per quel chese n'intende, Quasi tuttedi legno inquelli tempi; E bencreder si può;eh' in Parigiora Delle dieci lesei son cosiancora. 27 Non par,quantunque il focoogni cosa arda, Chesi grande odioancor saziar sipossa. Dove s'aggrappi conle mani, guarda, Sìche ruini untetto ad ogniscossa. Signor, avete acreder che bombarda 3£ainon vedeste aPadova grossa, Chetanto muro possafar cadere, Quanto fain una scossail re d'Algiere. 28Mentre quivi colferro il maledetto Econ le fiammefacea tanta guerra. Sedi fuor Agramanteavesse astretto, Perduta eraquel tuttala terra: Ma nonv' ebb' agio: chegli fu interdetto Dal paladinche venia d'Inghilterra Col popoloalle spalle inglesee scotto, Dal Silenzioe dall'Angelo condotto. 29Dio volse cheall'entrar che Rodomonte Pennella terra,e tanto focoaccese. Che presso aimuri il fiordi Chiaramente, Rinaldo, giunse,e seco ilcampo inglese. Tre leghesopra avea gittateil ponte, E tortevie da mansinistra prese; Che, disegnandoi barbari assalire, Ilfiume non l'avessead impedire. 80 Mandatoavea sei milafanti arcieri Sotto l'altierainsegna d'Odoardo, E duomila cavalli, epiù, leggieri Dietro allaguida d'Ari mangagliardo; E mandati gliavea per lisentieri Che vanno evengon dritto almar Picardo, Ch' aporta San Martinoe San Dionigi Entrassero asoccorso di Parigi. 31I carriagigi egli altri impedimenti Con lorfece drizzar perquella strada. Egli contutto il restodelle genti Più sopraandò girando lacontrada. Seco avean navie ponti edargumenti Da passar Senna,che non bensi guada. Passato ognuno,e dietro iponti rotti, Nelle lorschiere ordinò Inglesie Scotti. 32 Maprima quei baronie capitani Rinaldo intornoavendosi ridutti, Sopra lariva ch'alta eradai piani Sì, chepoteano udirlo eveder tutti, Disse: Signor, bena levar lemani Avete a Dio,che qui v'abbia condutti, Acciò, dopoun brevissimo sudore, Sopraogni nazi'on vidoni onore. 33 Pervoi saran dueprincipi salvati, Se levatel'assedio a quelleporte: Il vostro re,che voi sieteubbligati Da servitù difenderee da morte; Eduno imperator de'più lodati, Che maitenuto al mondoabbiano corte; E conloro altri re,duci e marchesi, Signori ecavalier di piùpaesi. 34 Si chesalvando una città,non soli Parigin ubbligativi saranno, Che moltopiù che perli proprj duoli, Timidi, afflittie sbigottiti stanno Perle lor moglie per lilor figliuoli, Ch' aun medesmo pericoloseco hanno, E perle sante verginirichiuse. Ch'oggi non siendei voti lordeluse: 35 Dico, salvandovoi questa cittade, V'ubbligate nonsolo i Parigini, Mad'ogn' intomo tuttele contrade. Non parlosol dei popolivicini; Ma non èterra per cristianitade, Che nonabbia qua dentrocittadini Si che, vìncendo,avete da tenere Chepiù che Franciav'abbia obbligo avere. 36Se donaTan giiantiqui una corona Achi salvasse aun dttadin lavita, Or che degnamercede a voisi dona, Salvando multìtudineinfinita? Ma se dainvidia, o daviltà, si buona Esi santa oprarimarrà impedita, Credetemi che,prese quelle mura. NéItalia Lamagnaanco é sicura; 37 qualunque altraparte, ove. s'adori Quel chevolse per noipender sul legno. Névoi crediate averlontani i Mori, Néche pel marsia forte ilvostro regno: Che scaltrevolte quelli, uscendofuori Di Ziheltaro edell' Erculeo segno,Riportar prede dall' isolevostre, Che faranno or,s'avran le terrenostre? 38 Ma quandoancor nessuno onor,nessuno Util v'inanimasse aquesta impresa, Comun debitoé ben soccorrerl'uno L'altro, che militiamsotto una Chiesa. Ch'ionon vi diarotti i nemici,alcuno Non sia chetema, e con pocacontesa; Che gente maleesperta tutta parmi. Senzapossanza, senza cor,senz'armi. 39 Potè conqueste e conmiglior ragioni, Con parlareespedito e chiaravoce Eccitar quei magnanimibaroni Rinaldo, e quelloesercito feroce; E fu,com'è in proverbio,aggiunger sproni Al buoncorsier che giàne va veloce. Finito ilragionar, fece leschiere Muover pian piansotto le lorbandiere. 40 Senza strepitoalcun, senza rumore Fail tripartito esercitovenire. Lungo il fiumea Zerbin donaT onore Di doverprima i barbariassalire; E fa quellid'Irlanda con maggiore Volger di via piùtra campagna gire; Ei cavalieri ei fanti d'Inghilterra Col ducadi Lincastro inmezzo serra. 41 Drizzatiche gli hatutti al lorcammino, Cavalca il paladinlungo la riva, Epassa innanzi albuon duca Zerbino, Ea tutto ilcampo che conlui veniva; Tanto ch'aire d'Orano e al reSobrino E agli altrilor compagni soprarriva, Che mezzomiglio appresso aquei di Spagna Guardavan daquel canto lacampagna. 42 L' esercito Cristian,che con sifida E si sicurascorta era venuto, Ch'ebbe ilSilenzio e l'Angeloper guida. Non potèormai patir più di starmuto Sentiti gli inimici,alzò le grida, Edelle trombe udirfé' il suono arguto; Econ l'alto rumorch'arrivò al cielo. Mandònell'ossa a'Saracini ilgelo. 43 Rinaldo innanziagli altri ildestrier pange . E conla lancia percacciarla in re.sta: Lascia gliScotti un trattod' arco lunge; Ch'ogni indugioa ferir silo molesta. Come groppodi vento talorgiunge. Che si tra' dietroun'orrida tempesta; Tal fuordi squadra ilcavalier gagliardo Venia spronandoil corridor Baiardo. 44Al comparir delpaladin di Francia Dansegno i Morialle future angosce: Tremare atutti in manvedi la lancia, Ipiedi in staffa,e neh'arcìon lecosce. Re Pulì'ano solnon muta guancia. Chequesto essei Rinaldonon conosce; Né pensandotrovar si durointoppo, Gli muove ildestrier contro digaloppo:45 E sula lancia nel partir sistringe, E tutta in raccogliela persona; Poi conambo gli sproniil destrier spinge, Ele redini innanzigli abbandona. Dall'altra parteil suo valornon finge, E mostrain fatti quelch'in nome suona, Quantoabbia nel giostraree grazia edarte, II figliuolo d'Amone,anzi di Marte. 46Furo al segnardegli aspri colpi,pari;Che siposero i ferriambi alla testa: Mafuro in armeed in virtùdispari; Che r un via passa,e l'altro mortoresta. Bisognan di valorsegni più chiari, Chepor con leggiadriala lancia inresta: Ma fortuna ancopiù bisogna assai; Chesenza, vai virtùraro o nonmai. 47 La buonalancia il paladinracquista, E verso ilre d'Oran rattosi spicca. Che lapersona aveva poverae trista Di cor,ma d'ossa edi gran polpericca. Questo por trabei colpi sipuò in lista, Bench'in fondoallo scudo glil'appicca: E chi nonvuol lodarlo, abbialoescuso, Perdìè non sipotea giunger piùinsuso. stanza 27. 48 Nonlo ritien loscudo, che nonentre, Benché fuor siad'acciar, dentro dipalma; E che daquel gn corpouscir pel ventre Nonfaccia l'ineguale epiccola alma. Il destrierche portar sicredea, mentre Durasse il lungo di,si grave salma, Riferìin mente suagrazie a Rinaldo, Ch'aquello incontro glischivò un grancaldo. 49 Rotta Pasta,Rinaldo il destriervolta Tanto leggier, chefa sembrar ch'abbiaale; E dove lapiù stretta emaggior folta Stiparsi vede,impetuoso assale. Mena Fusbertasanguinosa in volta. Chefa Tarme parerdi vetro frale. Tempradi ferro ilsuo tagliar nonschiva, Che non vadaa trovar lacarneviva.54D'Africav'era laraen trista gente; Benché questa ancorgran prezzo vaglia. Dardinel lasua mosse incontinente, E malearmata, e peggiousa in battaglia; Bench'egli incapo avea l'elmolucente, E tutto eracoperto a piastrae a maglia.. Iocredo che laquarta miglior fia, Conla qual Isolierdietro venia. 55 Trasoneintanto, il buonduca di Marra, Cheritrovarsi all'alta impresagode, Ai cavalieri suoileva la sbarra, Eseco invita allefamose lode; Poich' Isolier con quellidi Navarra Entrar nellabattaglia vede etode. Poi mosse Ari'odantela sua schiera, Chenuovo duca d'Albaniafatt'era. 50 Ritrovar pochetempre e pochiferri Può la taglientespada, ove s' incappi; Ma targhe,altre di cuoio,altre di cerri,? Giuppe trapunte,e attorcigliati drappi. Giusto èben dunque cheRinaldo atterri Qualunque assale,e fori esquarci e aifrappi; Chenon più sidifende da suaspada, Ch' erba dafalce, o datempesta biada. 51 Laprima schiera eragià messa inrotta, Quando Zerbin conl'antiguardia arriva. Il cavalierinnanzi alla granfrotta Con la lanciaarrestata ne veniva. Lagente sotto ilsuo pennon condotta, Connon minor fierezzalo seguiva:Tanti lupiparean, tanti leoni Ch'andassero assalircapre e montoni. 52Spinse a un tempociascuno ilsuo cavallo, Poi chefur presso; esparì immantinente Quel brevespazio, quel pocointervallo Che si vedeafra l'una el'altra gente. Non fusentito mai piùstrano ballo; Che feriangli Scozzesi solamenteSolamente ipagani eran distrutti, Come solper morir fossercondutti. 53 Parve piùfreddo ogni paganche ghiaccio; Parve ogniScotto più chefiamma caldo: I Morisi credean ch'avereil braccio Dovesse ogniCristian, eh' ebbeRinaldo. Mosse Sobrino isuoi schierati avaccio, Senza aspettarche lo'nvitasse araldo. Dell'altra squadraquesta era migliore Dicapitano, d'arme edi valore. 56 L'altorumor delle sonoretrombe, De' timpani ede' barbari stromenti, Giunti alcontinuo suon d'archi,di frombe, Di macchine,di ruote edi tormenti; E queldi che piùpar che'l cielrimborabe. Gridi, tumulti, gemitie lamenti; Rendono unalto suon eh' aquel s'accorda, Con che i vicin,cadendo, il Niloassorda. 57 Grande ombrad'ogn'intomo il cieloinvolve, Nata dal saettardelli duo campi: L'alito, ilfumo del sudor,la polve Par chenell'aria oscura nebbiastampi. Or .qua l'uncampo, or l'altro si volve: Vedresti, orcome un segua,or come scampi; Edivi alcuno, onon troppo diviso, Rimaner mortoove ha ilnimico ucciso. 58 Doveuna squadra perstanchezza è mossa. Fu' altra sifa tosto andareinnanti. Di qua, di la gented'arme ingrossa; Là cavalieri,e qua simetton fanti. La terrache sostien l'assalto,è rossa; Mutato hail verde ne' sanguignimanti; E dov' eranoi fiori azzurrie gialli, Giaceano uccisior gli uominie i cavalli. 59Zerbin facea lepiù mirabil prove Chemai facesse disua età garzone: L'esercito paganche'ntomo piove', Taglia jcduccide, e menaa destruzione. Ari'odante allesue genti nuove Mostradi sua virtùgran paragone; E di timore e meraviglia Aquelli di Navarrae di Castiglia. 60 Chelindoe Mosco, iduo flgH bastardi Delmorto Calabrun red'Aragona, Ed un chereputato fra' gagliardi Era, Calamidorda Barcellona, S' avean lasciatoaddietro gli stendardi; Ecredendo acquistar gloriae corona Per ucciderZerbin, gli furoaddosso; E ne' fianchi ildestrier gli hannopercosso. HI Passato datre lance ildestrier morto Cade; mail buon Zerbinsubito è inpiede; Ch'a quei ch'aisuo cavallo hanfatto torto, Per vendicarlova dove livede: E prima aMosco, al gioveneinaccorto, Che gli stasopra, e dipigliar se '1crede, Mena di punta,e lo passanel fianco, E fìiordi sella ilcaccia freddo ebianco. 62 Poi chesi vide tor, comedi furto, Chelindo ilfratel suo, difuror pieno Venne aZerbino, e pensòdargli d'urto; Ma gliprese egli ilcorridor pel freno; Tiasselo interia, onde nonè mai surto . Enon mangiò maipiù biada fieno; Zerbin granforza a uncolpo mise, Che luicol suo signord'un taglio uccise. "8 ComeCalamidor quel colpomira, Volta la brigliaper levarsi infretta. Ma Zerbin dietroun gran fendentetira, Dicendo: Traditore,aspetta, aspetta. Non va la bottaove n'andò lamira, Non che peròlontana vi simetta: Lui non potèarrivar, ma ildestrier prese Sopra lagroppa, e intrra lo distese. 64Colui lascia ilcavallo, e viacarpone Va per campar,ma poco glisuccesse; Che venne ca"oche '1 ducaTrasone Gli passò sopra,e col pesol'oppresse, Arì'odante e Lurcaniosi pone Dove Zerbinoè fra legenti spesse:E secohanno altri ecavalieri e conti, Chefauno ogni oprache Zerbin rimonti. 66Menava Arì'odante ilbrando in giro; Eben lo seppeArtalico e Slargano:Mamolto più Etearcoe Casimiro La possanzasentir di quellamano. I primi duoferiti se negiro:Bimaser gli altriduo morti sulpiano. Lurcanio fa vederquanto sia forte; Chefere, urta, riversa, emtte a morte. 66Non cre'liate, signor,che fra campagna Pugna minorche presso alfiume sia Né eh'addietro l'esercito rimagna, Chedi Lincastro ilbuon duca segaia. Leban'liere assali questodi Spagna, E moltoben di parla cosa già; Chefanti, cavalieri ecapitani Di qua edi sapcanmenar le m.iti. 67Dinanzi vien Oldradoe Fieramente, l'n ducadi Glocestra, und'Eborace: Con lor Riccardodi Varvecia conte. Edi Chiarenza ilduca, Enrigo audace. Hanfatalista e Follicouea fronte, E Baricondoed ogni lorseguace. Tiene il primoAlmeria, tiene ilsecondo Granata, tien MaiorcaBaricondo. 68 La fierapugna un pezzoandò di pare. Chevi si discerneapoco vantaggio. Vedeasi orl'uno or l'altroire e tornare, Comele biade alventolin di maggio, 0come sopra '1 litotm mobil mare Orviene or va, mai tieneun viaggio. Poi cheFortuna ebbe scherzatoun pezzo, Dannosa ai Moriritornò da sezzo. 69Tutto in untempo il ducadi Glocestra A Matalistafa votar 1'arcione: Ferito a untempo nella spalladestra Fieramente riversa Follicoue; Er un paganoe V altrosi sequestra, E tragì' Inglesi sene va prigione. EBaricondo a untempo riman senza Vitaper man dtrlduca di Chiarenza. 70Indi i paganitanto a spaventarsi, Indi ifedeli a pigliartanto ardire; Che queinon facean altroche ritrarsi, E partirsidall'ordine e fuggire; Equesti andar innanzi,ed avanzarsi Sempre terreno,e spingere eseguire:E se nonvi giungea chilor die aiuto, Ilcampo da quellato era perduto. 71Ma Ferraù, chesin qUi mainon s'era Dal reMarsilio suo troppodisgitmto, Quando vide fuggirquella bandiera, E l'esercitosuo mezzo consunto, Spronò ilcavallo, e doveardea più fiera Labattaglia, lo spinse;e arrivò apunto . Che videdal destrier caderein terra, Col capofespo, Olimpio dallaSerra; 72 Un giovinettoche col dolcecanto, roncarle al suoudella cornuta cetra, D'intenerire uncor si davavanto, Ancorché fosse piùduro che pietra. Felice lui,se contentar ditanto Onor sapeasi, escudo, arco efaretra Aver in odio,e scimitarra elancia, Che lo fecermorir giovine inFrancia. 73 Quando lovide Ferraù cadere, Cilesolca amarlo eavere in mo't.vestima, Si sente dilui sol viapiù dolere, Che dimiir altri cheperìron prima; E soprachi l'uccise inmodo fere, Che glidivide l'elmo dallacima Per la fronte,per gli occhie per la faccia,Per mezzo ilpetto, e mortoa terra ilcacci i. Stanza 56. 74 qui s'indugia; eil brando intornoruota, Ch'ogni elmo rompe,ogni lorica smaglia: Achi segna lafronte, a chila gota, Ad altriil capo, adaltri il bracciì figlia:Or questoor quel disangue e d'almavota; E ferma daquel canto labattaglia. Onde la spaventataignobil frotta Senz'ordine fuggiaspezzata e rotta. 75Entrò nella battagliail re Agramante, D'uccider gentee di farprove vago; E secoha Baliverzo, Farurante, Prusion, Soridanoe Bambirago. Poi sonle genti senzanome tante, Che dellor sangue oggifaranno un lago, Chemeglio conterei ciascunafoglia, Quando l'autunno gliarbori ne spoglia. 76Agramante dal murouna gran banda Difanti avendo edi cavalli tolta, Colre di Pezasubito li manda,Chedietro ai padiglionpiglin la volta, Evadano ad opporsia quei d'Irlanda, Lecui squadre vedeacon fretta molta, Dopogran giri elarghi avvolgimenti, Venir peroccupar gli alloggiamenti. 77 Fu1 re diFeza ad eseguirben presto; Ch'ogni tardartroppo nociuto avria. Ragunaintanto il reAgramante il resto:Partele squadre, ealla battaglia invia. Egliva al fiume;che gli parch'in questo Luogo delsuo venir bisognosia: E da quelcanto un messoera venuto Del reSobrino a domandareaiuto. stanza 82. 80 Dovegli Scotti ritornarfuggendo Vede, s'appara, egrida: Or doveandate? Perchè tanta viltadein voi comprenio, Che a vii gente ilcampoabbandonate?Ecco le spoglie,delle quali intendo Ch'esser doveanle vostre chieseornate. Oh che laude,oh che gloria,che'l figliaolo Del vostrore si lascia piedi e solo! 81 D'un suoscudier una grossaasta afTerra. E vedePrusion poco lontano, Bed'Alvaracchie, e addossose gli serra. Edell'arcion lo portamorto al piano. MortoAgricalte e Bambiragoatterra; Dopo fere aspramenteSondano; E come glialtri l'avria messoa morte, Se nelferir la lanciaera più fort". 82 StringeFusberta, poiché l'astaè rotta, E toccaSerpentin, quel dallaStella. Fatate l'arme avea;ma quella botta Purtramortito il mandafuor di sella Ecosi al ducadella gente scotta Fapiazza intomo spaziosae bella; Sì chesenza contesa undestrier pnote Salir diquei che vannoa selle vote. 83E ben siritrovò salito atempo, Che forse noifacea, se piùtardava; Perchè Agramante eDardinello a untempii, Sobrin col reBalastro v'arrivava. Ma egli,che montato eraper tempo, Di quae di col brandos' aggirava, Mandando or questoor quel giùnell'inferno dar notizia delviver moderno. 78 Menavain una squadrapiù di mezzo Ilcampo dietro; esol del granrumore Tremar gli Scotti,e tanto fuil ribrezzo, Ch'abbandonavan l'ordine el'onore. Zerbin, Lurcanio e Ar lodantein mezzo Vi restarsoli incontra aquel furore; E Zerbin,ch'era a pie,vi perla forse; Ma'1 buon Rinaldoa tempo sen' accorse. 79 Altroveintanto il paladins'avea Fatto innanzi fuggircento bandiere. Or chel'orecchie la novellarea Del gran perigliodi Zerbin glifere, Ch'a piedi frala gente cirenea Lasciato soloaveano le sueschiere, Volta il cavallot e doveil campo scotto Vedefuggir, prende la via dibotto. 84 II buonRinaldo, il qualea porre interra I più dannosiavea sempre riguardo, Laspada contro ilre Agramante afferra, Chetroppo gli parcafiero e gagliardo (Facea eglisol più chemille altri guerra); Ese gli spinseaddosso con Baiardo: Lofere a untempo ed urtadi traverso Sì, chelui col destriermanda riverso. 85 Mentredi fuor con crudel battaglia. Odio, rabbia,furor l'un l'altrooffende, Rodomonte in Parigiil popol taglia, Lebelle case ei sacri templiaccende. Carlo, ch'in altraparte si travaglia, Questo nonvede, e nullaancor ne 'ntende:Odoardo raccoglieed Arimanno Nella città,col lor popolbritanno. 86 A luivenne un scudierpallido in volto, Chei>otea appena trardel petto ilfiato. Ahimè ! signor, ahimè !replica molto, Prima ch'abbiaa dir altroincominciato: Oggi il romanoimperio, oggi è sepolto; Oggiha il suopopol Cristo abbandonato:Il Demoniodal cielo èpiovuto oggi, Perchè inquesta città piùnon s'alloggi. 87 Satanasso(perch' altri esser nonpuote) Strugge e minala città infelice. Volgiti emira le fumoseruote Della rovente fiammapredatrice; Ascolta il piantoche nel cielpercuote; E faccian fedea quel che'1 servo dice. Unsolo è queleh' a ferro ea fuoco strugge Labella terra, einnanzi ognun glifugge. stanza ( 88 Qualè colui cheprima oda iltumulto, E delle sacresquille il batterspesso. Che vegga ilfuoco a nessunaltro occulto, Ch'a sé,che più glitocca, e gliè più presso; Taleè il reCarlo, udendo ilnuovo insulto, E conoscendo!poi con Vocchio istesso:Onde losforzo di suamiglior gente Al gridodrizza e algran rumor chesente. 89 Dei paladinie dei guerrierpiù degni Carlo sichiama dietro unagran parte, E ver. lapiazza fa drizzarei segni; Che '1pagan s' era trattoin quella pirte. Odeil rumor, vedegli orribil segui Dicrudeltà, l'umane membrasparte. Ora non più:ritomi un'altra volta Chivolontier la bellaistoria ascalta. NOTE. St. 5.v.58. Bama: oggi Bamlatpiccola città di Siria,stazione dei pellegriniche andavano aGerusa lemme. Antiochia foraAntakiech: la famosa Antio cbìaMagna, salla sinistradeirOronte, a settentrionedi Damasco. St. 11. V1. Nicoaia, cittàprincipale dell'isola di Cipro. St.23. V.24. Campiircani. Gli antichichiama rono Ircania una regionedella Persia, invicinanza al mar Caspio,la qoale oracomprende lo Schirvan,il Ohi lan eil Tabarìstan. Nelmonte che Tffeosotto 9i frange, sipuò ravvisare colPetrarca la montagnad'Ischia, isola presso ilcapo Miseno all'entratadel golfo diNapoli. St. 27. V.56.Signor, avete acreder, ecc. All'as sedio di Padova,fatto dagli Austrìacinel 1509, sitrovò il cardinale Ippolitod'Este. St. 31. V.15.Impedimenti: bagagli dell'esercito. St. 33.V.3. Il vostrore, ecc.: il padred'Astolfo, Otone d'Inghilterra, cheinsieme con Carloera assediato in Parigi. St.36. V.12. Unacorona, ecc.: eradi quercia: i Romanila dissero civica;e la davano achi salvava la vitaa qualche cittadino. St. 37.V.6. Zibeltaro, ecc.:Gibilterra, e Iostretto omonimo, ricordato piùvolte. St. 47. V.7.Escuso, scusato. St. 50.V.34. Targhe, speaiedi scudi. Oiuppe trapunte, sortadi sottovesti usateallora a difesadel corpo. St. 53. V.5.Avaccio: prestamente. St. 56. V.78.Un alto suon,ecc.: accennasi il fragoreprodotto dalle caterattedelNilo.St.72. V.2. Cornuta.Chiama cornuta lacetra, perchè ha duecapi ricurvi amodo di corni St76. V.3. Feza: Fez,provincia che hatitolo di regno, nell'imperodi Marocco. St. 79.V.b. La gentecirenea. Cirenaica chiamossi inantico il paesedi Barca, limitrofoalla gran Sirte,nello Stato di Tripoli;ma qui puòintendersi geneialmente la milizialibica ed ancheafricana. St. 82. V.2.Stella, Estella, cittàdi Spagna, dalla qualeprendeva il nomeSerpentino. Carlo esorta isuoi paladini, edinsieme con essiinveste i nemici.Grifone, Orrigìlle eHartano vanno inDama sco alla festa banditada Noiandino. Grifonevince nella giostm:Mai'tano vi mostrasomma codardia, na gliusurpa l'onore dellavittoria, onde Grifonericeve onte edoltraggi. 1 II giustoDio, quando ipeccati nostri Hanno diremissìon passato ilseguo, Acciò che lagiustizia sua dimostri Uguale allapietà, spesso regno A tiranni atrocissimied a mostri, E lor forza,e di malfare ingegno. Per questoMario e Siilapose al mondo, Eduo Neroni e Caio furibondo, Che d'Attiladir? che dell'iniquo Ezzelin daRoman? che d'altricento, Che dopo unlungo andar semprein obliquo, Ne mandaDio per penaeper tormento?Di questo abbiamnon pur altempo antiquo, Ma ancoraal nostro, chiaroesperimento, Quando a noi,greggi inutili emalnati, Ha dato perguardian lupi arrabbiati:Domiziano e1' ultimo Antonino; Etolse dalla immondae bassa plebe. Edesaltò all'imperio Massimino; Enascer prima fé'Creonte a Tebe; Edie Mezenzio alpopolo Agilino, Che fé' disangue umau grassele glebe; E diedeItalia a tempimen rimoti In preJaagli Unni, aiLongobardi, ai (ioti. Acui non pareh' abbi' a bastar lorfame, Ch' abbi' illor ventre acapir tanta carne; Echiaman lupi dipiù ingorde brame Daboschi oltramontani adivorarne. Di Trasimeno l'insepultoossame, E i Cannee di Trebbia,poco pame Verso quelche le ripee i campiingrassa, Dov'Adda e Meila e Roncoe Taro passa. OrDio consente chenoi siam \m\ìhì Dapopoli di noiforse peggiori, Per limultiplicati ed infiniti Nostri nefandi,obbrobriosi errori. Tempo verrà,eh' a depredar lorliti Andremo noi, semai sarem migliori, Eche i peccatilor giungano alsegno, Che V etemaBontà muovano asdegno. 11 Sta sula porta ilre d'AIgier, lucente Dichiaro acciar che'lcapo gli armaeUbusto. Come uscito ditenebre serpente, Poi chalasciato ogni squallorvetusto, Del nuovo scoglio altiero, eche si sente Ringiovenito e pii\ chemai robusto:Tre linguevibra, ed hanegli occhi foco; Dovunque passa,ogn animai loco. 3 Doveano alloraaver gli eccessiloro Di Dio turbatala serena fronte, Chescorse ogni lorluogo il Turcoe'I loro Con stupri,uccision, rapine edonte; Ma più ditutti gli altridanni, fóro Gravati dalfuror di Rodomonte. Dissi ch'ebbedi lui lanuova Carlo, E che'n piazza veniaper ritrovarlo. 7 Vedetra via lagente sua troncata, Arsi ipalazzi, e ruinatii templi, Oran partedella terra desolata:Mainon si vidersi crudeli esempli. Dovefuggite, turba spaventata? Non ètra voi chi'1 danno suocontempli?Che città, cherifugio più viresta, Qiwndo si perda vilmente questa? 8Dunque un uomsolo in vostraterrà preso. Cinto dimura onde nonpuò fuggire, Si partiràche non Vavrete offeso, Quando tuttiv'avrà fatto morire? ConCarlo dicea, ched'ira acceso Tanta vergognanon potea patire; Egiunse dove innantialla gran corte Videil pagan porla sua gentea morte. 9 Quivigran parte eradel popolazzo, Sperandovi trovareaiuto, ascesa; Perchè fortedi mura erail palazzo, Con manizionda far lungadifesa. Rodomonte, d'orgoglio ed'ira pazzo, Solo s'aveatutta la piazzapresa; E l'una man,che prezza ilmondo poco, Ruota laspada, e l'altragetta il fuoco. 10E della regalcasa, alta esublime, Percuote e risuonarfa le granporte. Gettan le turbedall'eccelse cime E merlie torri, esi metton permorte. Guastare i tettinon è alcunche stime; E legnee pietre vannoad una sorte, Lastree colonne ele dorate travi, Chefuro in prezzoagli lor pa<lrie agli avi. 'i(C.y t;>, stanza 7. 12 Nonsasso, merlo, trave,arco o balestra, Néciò che soprail Siracin percuote, Ponno allentarla sanguinosa destra, Chela gran portataglia, spezza escuote: E dentro fattov'ha tanta finestra, Cheben vedere eveduto esser puote Daivisi impressi dicolor di morte, Chetutta piena quivihanno la corte. 13Suonar per glialti e spaziositetti S' odono gridi efemminil lamenti: L'afflitte donne,perco tendo i petti, Corronper casa pallidee dolenti; E abbracciangli usci ei geniali letti. Chetosto hanno alasciare a stranegenti. Tratta la cosaera in perigliotanto. Quando il regiunse, e suoibaroni accanto. SUnza 12. 15Perchè debbo vederein voi fortezza Oramiuor, ch'io lavedessi aUora? Mostrate aquesto can vostraprodezza, A questo canche gli uominidevora. Un magnanimo cormorte non prezza, Presta otarda che sia,purché ben muoitL Ma dubitarnon posso ovevoi sete, Che fattosempre vincitor m'avete. 16Al fin delleparole urta ildestriero, Con Pasta bassa,al Saracino addosso. Mossesi aun tratto ilpaladino Uggiero, A untempo Namo edOlivier si èmosso, A vino, Avoìio,Otone e Berlingiero, Ch'un senzal'altro mai vedernon posso: E ferirtutti sopra aRodomonte E nel pettoe nei fianchie nella fronte. 17Ma lasciamo, perDio, signore, ormai Diparlar d'ira, edi cantar dimorte; E sia perquesta volta dettoassai Del Saracin nonmen crudel cheforte:Che tempo èritornar dov'io lasciai Grifon, giuntoa Damasco insu le porte ConOrrigille perfida, econ quello Ch' adulter'era, e nondi lei fratello. Delle piùricche terre diLevante, Delle più populosee meglio ornate Sidice esser Damasco,che distante Siede aGerusalem sette giornate, Inun piano fruttiferoe abbondante, Non mengiocondo il verno, chel'estate. A questa terrail primo raggiotolle Della nascente nuroraun vicin colle. 19Per la cittàduo fiumi cristallini Vanno innaffiandoper diversi rivi Unnumero infinito digiardini, mai di fior,non mai difronde privi. Dicesi ancor,che macinar molini Potrian farP acque lanfeche son quivi; Echi va perle vie, visente fuore Di tuttequelle case uscireodore. 14 Carlo sivolse a quelleman robuste. Ch'ebbe altrevolte a granbisogni pronte. Non setequelli voi, chemeco fuste Contra Agolante,disse, in Aspramonte? Sono leforze vostre orasi fruste, Che, s'uccidestelui, Troiano eAlmonte Con cento mila,or ne temeteun solo Pur diquel sangue, epur di quellostuolo? 20 Tutta coperuè la stradamaestra Di panni didiversi color lieti, Ed'odorifera erba, edi silvestra Fronda laterra e tuttele pareti. Adorna eraogni porti, ognifinestra Di finissimi drappie di tappeti; Mapiù bellee bene ornatedonne Di ricche gemmee di superbegonne. 2 1 Vedeasi celebrardentr' alle porte, Ilimolti lochi, soUazzevolballi: Il popol, perle vie, dimiglior sorte Maneggiar beuguarniti e beicavalli. Facea più benveder la riccacorte De' signor, de'baroni, e deWassalli, Con ciòche d'India ed'eritree maremme Di perleaver si può,d'oro e digemme. 22 Venia Grifonee la sua<jompagiiia Mirando e quincie quiudi iltutto ad agio; Quandofermolli un ca valleròin via, E lifece smontare aun suo palagio:Eper l'usanzi eper sua cortesia, Dinulla lasciò lorpatir disagio. Li fé'nel bagno entrar;poi con serena Frontegli accolse asontuosa ceua. Z' stanza 14.23E narrò lor,come il reNorandino, Re di Damascoe di tuttaSoria, Fatto avea ilpaesano e'I peregrino. Ch'ordine avessedi cavalleria, Alla giostrainvitar, eh' al mattutinoDel diseguente in piazzasi farla; E che,s'aveon valor parial sembiante, ' Potrianmostrarlo senza andarpiù innante. 24 Ancorchéquivi non venneGrifone A questo effetto,pur lo 'nvitotenne; Che qual voltase n' abbiaoccasione, Mostrar virtude mainon disconvenne.Interrogollo poi dellacagione Di quella festa,e s'ella erasolenne Usata ogn' anno,oppure impresa nuova Delre, ch'i suoiveder volesse inpruova. 25 Rispose il cavalier:La bella festa S'hada far sempread ogni quartaluna. Deir altre che verran,la prima èquesta: Ancora non sen è fattapiù alcuna. Sarà inmemoria che salvòla testa Il rein tal giornoda una granfortuna, Dopo che quattromesi in dogliee n pianti Sempreera statp, econ la morteiumnti. 27 Ma poiche fummo trattia piene Tele Lungidal porto nelCarpazio iniquo, La tempestasaltò tanto crudele, Chesbigotti sin al padrone antiqua Tredi e trenotti andammo errandone le Minacciose ondeper cammino obbliquo. Uscimmo alfinnel lito stanchie molli. Tra freschirivi, ombrosi everdi collL Stanza 32. 26Ma perdirvi lacosa pienamente, Il nostrore, che Norandins' appella, Molti e molt'anuiha avuto ilcore ardente .Della leggiadrae sopra ognialtra bella Figlia delre di Cipro: efinalmente Avutala per moglie,iva con quella, Concavalieri e donnein compagnia; £ drittoavea il camminverso Soria. 28 Piantarei padiglioni, ele cortine Fra gliarbori tirar facemmolieti. S'apparecchiano i fuochie le cucine; Lemense d'altra partein su tappeti. Intanto il re cercandoalle vicine Valli eraandato e a'boschi più secreti, Seritrovasse capre odaini o cervi; El'arco gli portardietro duo servi. 29Mentre aspettiamo, ingran piacer sedendo, Cheda cacciar ritorniil signor nostro. Vedemmo l'Orco anoi venir correndo Lungo illito del mar,terribil mostro. Dio viguardi, signor, che'lviso orrendo Dell' Orco agliocchi mai visia dimostro:Meglio èper fama avernotizia d'esso, Ch'andargli sì,che lo veggiate,appresso. 80 Non glipuò comparir quantosia lungo, Si smisuratamente ètutto grosso. In luogod'occhi, di colordi fungo Sotto lafronte ha duococcole d'osso. Verso noivien, come vidico, lungo Il lito,e par eh' unmonticel sia mosso. Mostrale zanne fuor,come fa iliwrco; Ha lungo ilnaso, il senbavoso e sporco. 31Correndo vien, e'Imuso a guisaporta Che'l bracco suol,quindo entra insu la traccia. Tutti, chelo veggiam, confaccia smorta In fugaandiamo ove iltimor ne caccia. Pocoil veder luicieco ne conforta. Quando, fiutandosol, par chepiù faccia, Ch'altri nonfa, ch'abbia odoratoe lume: E bisognoal fuggire eranle piume. 32 Corronchi qua, chilà; ma pocolece Da lui fuggir,veloce più che '1 Noto. Diquaranta persone, appenadiece Sopra il naviliosi salvaro anuoto. Sotto il braccioun fastel d' alcunifece; Né il grembosi lasciò il seno voto. Unsuo capace zainoempissene anco, Che glipendea, come apastor, dal fianco.33 Portocci allasua tana ilmostro cieco, Cavata inlito al mardentrnno scoglio. Di marmocosi bianco èquello speco, Come essersoglia ancor nonscritto foglio. Quiyi abitavauna matrona seco, Didolor piena invista e dicordoglio; Ed avea incompagnia donne edonzelle D'ogni età, d'ognisorte, e bruttee belle. B4 Erapresso alla grottain ch'egli stava, Quasialla cima delgiogo superno, Un'altra nonininor di quellacava, Dove del greggesuo focea governo. Tanto n'avea,che non sinumerava; E n'era egliil pastor l'estateel verno. Ai tempisuoi gli aprivae tenea chiuso, Perspasso che n'avea, più cheper uso. 3.5 L'umanacarne meglio glisapeva; E prima ilfa veder, ch'ali'antro arrivi; Che trede' nostri giovini ch'aveva, Tutti limangia, anzi trangugiavivi. Viene alla stalla,e un gransasso ne leva: Necaccia il gregge,e noi riserraquivi. Con quel senva dove ilsuol far satollo, Sonando unazampogna eh' avea incollo. 36 II signornostro intanto, ritornato Alla marina,il suo dannocomprende; Che trova gransilenzio in ognilato, Voti frascati, padiglionie tende. Né sapensar chi sil'abbia rubato; E piendi gran timoreal lito scende, Ondei nocchieri suoivede in disparte Sarpar lorferri, e inopra por le sarte.37 Tostoch'essi lui veggionosul lito n palischermomandano a levarlo: Manon tostoha Norandino udito Dell' Orco chevenuto era arubarlo, Che, senza piùpensar, piglia partito, Dovunque andatosia, di seguitarlo. Vedersi torLucina si gliduole, Ch'o racquistarla, onon più vivervuole. 38 Dove vedeapparir lungo lasabbia La fresca orma,ne va conquella fletta Con chelo spinge l'amorosarabbia, Finché giunge allatana ch'io v'hodetta. Ove con tema,la maggior ches'abbia A patir mai,l'Orco da noi s'aspetta. Ad ogni suonodi sentirlo parci, Ch'aifamato ritomia divorarci. 39 Quivifortuna il reda tempo guida, Chesenza V Orcoin casa era lamoglie. Come ella'l vede:Fuggine, gli grida: Miserote, se l'Orcoti ci coglie ! Coglia, disse,o non coglia,o salvi ouccida, , Che miserrimoi' sia nonmi si toglie. Disir.mi mena,e non errordi via, C hodi morir pressoalla moglie mia. 40Poi segui, dimandandolenovella Di quei cheprese l'Orco insu la riva; Primadegli altri, diLucina bella, Se l'aveamorta, o latenea captiva. La donnaumanamente gli favella, Elo conforta, cheLucina é viva, Eche non éalcun dubbio ch'ellamuora; Che mai femminal'Orco non divora. 41Esser di ciòargumento ti poss'io, Etutte queste donneche son meco: Néa me a lor mai1' Orco éstato rio, Purché nonci scostiam daquesto speco. A chicerca fuggir, pongrave fio; Né pacemai puon ritrovarpiù seco: 0 lesotterra vive, ol'incatena, 0 fa starnude al solsopra l'arena. 42 Quand'oggiegli portò qui la tuagente, Le femmine daimaschi non divise; Ma,si come gliavea, confusamente Dentro aquella spelonca tuttimise. Sentirà a nasoil sesso differente:Ledonne non temerche sieno uccise: Gliuomini, òiene certo;ed empieranne Di quattro,il giorno, osei, l'avide canne. 48Di levar lei di quinon ho consiglio Chedar ti possa; econtentar ti puoi Chenella vita suanon é periglio:Starà quial ben eal mal ch'avremonoi. Ma vattene, perDio, vattene, figlio, Chel'Orco non tisenta e nont'ingoi. che giunge d'ogn' intorno annasa, Esente sin aun topo chesia in casa. 44Rispose il re,non si volerpartire, Se non vedeala sua Lucinaprima; E che piuttostoappresso a leimorire, Che viverne loutan.faceva stima. Quando vedeella non poterglidire Cosa che '1muova dalla vogliaprima, Per aiutarlo fanuovo disegno, E ponviogni sua industria,ogni suo ingegno. 45Morte avea incasa, e (Vognitempo appese, Con lormariti, assai capreed agnelle, Onde a ed allesue facea lespese; E dal tettopendea più d'unapelle. La donna feche '1 redel grasso prese, Ch'avea ungran becco intornoalle ludelle, E chese n'unse dalcapo alle piante, Finché r e dorcacciò eh' egliebbe innante. 48 Pensatevoi .se glitremava il core . Quandol'Orco senti cheritornava. E che '1viso crndel pienod'orrore Vide appressare all' usciodella cava:Ma potèla pietà piùche'l timore. S'ardea, vedete,o .se fingendoamav.i. Vien l'Orco innanzi,e leva ilsasso, ed apre Norandino entrafra pecore ecapre. Stanza ò'o. 46 Epoi che'l tristopuzzo aver leparve. Di che ilfetido becco ognorasape, Piglia l'irsuta pelle,e tutto entrarve Lofé'; ch'ella èsi grande, chelo cape Coperto sottoa cosi stranelarve, Faccndol gir carpon,seco lo rape Làdove chiuso erad'un sasso grave l>ella suadonna il belviso soave. 47 Norandinoubbidisce, ed allabuca Della spelonca adaspettar si mette, Acciòcol gregge dentrosi conduca; E fina sera disiandostette. Olle la serail suon dellasambuca, Con che 'nvitaa lassar l'umideerbette, E ritornar lepecore all'albergo Il fierpastor, che lorvenia da tergo. 49Entrato il gregge,l'Orco a noidiscende: Ma prima sopra l'uscio .sichiude. Tutti ne vafiutando: alfin duoprende; Che vuol cenardelle lor carnicrude. Al rimembrar diquelle zanne orrende Nonposso far eh' ancornon tremi esnde. Partito rOrco, ilre getta lagonna Oh 'avea di becco,e abbraccia lasua donna. .50 Doveaverne piacer devee conforto, Vedendol quivi,ella n'ha affannoe noia: Lo vedegiunto ov'ha darestar morto; E nonpuò far però,eh' essa nonmuoia. Con tutto '1mal, diesagli, eh'io supporto, Signor, sentìanon mediocre gioia, Cheritrovato non t'ericon nni Quando dall' Orcooggi qui trattafui. 51 Che sebbenil trovarmi orain procinto D'uscir divita, m'era acerboe forte; Pur misarei, com' ècomune istinto, Dogliuta soldella mia tristasorte:3[a ora, oprima o poi che tusia estinto. Più midorrà la tua,che la mia morte.E seguitò, mostrandoassai più affanno Diquel di Norandin,che del suodanno. 52 La speme,disse il re,mi fa venire, C'hodi salvarti, etutti questi teco: Es'io noi possofar, meglio èmorire. Che senza te,mio Sol, viverpoi cieco. Come ioci venni, mipotrò partire; E voitutt' altri neverrete meco, Se nonavrete, come ionon ho avuto, Schivoa pigliare odord'animai bruto. 53 Lafraude in.segnò anoi, che centrail nao Dell'Orco insegnòa lui lamoglie d'esso; Di vestircile pelli, inogni caso Ch'egli nepalpi nell'uscir delfesso. Poiché di questoognun fu persuaso, Quanti dell' un,quanti dell' altro sesso Ciritroviamo, uccidiam tantibecchi. Quelli che piùfetean, eh' eranpiù vecchi. 54 Ciuugemo i corjndi quel grassoopimo Che ritroviamo all'intestinaintorno, E dell'orride pellici vestimo. Intanto uscidall'aureo albergo ilgiorno; Alla spelonca, comeapparve il primo Raggiodel sol, feceil pastor ritorno; Edando spirto allesonore canne, Chiamò il suo greggefuor delle capanne. 55Tenea la roanoal buco dellatana, Acciò col greggenon uscissim noi:Ciprendea al varco;e quando peloo luna Sentia suldosso, ne lasciavapoi. Uomini e donneuscimmo per sistrana Strada, coperti dagl'irsuticuoi: E r Orcoalcun di noimai non ritenne; Finché congran timor Lucinavenne. 56 Lucina, ofosse perch'ella nonvolle Ungersi come noi,che schivo n'ebbe; 0 eh' avessel'andar più lentoe molle, Che Vimitata bestia non avrebbe;0 quandol'Orco la groppatoccolle, Gridasse per latema che le accrebbe;0 chese le sc'ogliesserole chiome; Sentita fu, ben sodirvi come. 57 Tuttieravam intential caso nostro, Chenon avemmo gliocchi agli altruifatti. Io mi rivolsial grido; evidi il mostro Chegià gì' irsutispogli le aveatratti, E fattola tornarnel cavo chiostro. Noialtri dentro anostre gonne piatti Colgregge andiamo ove '1 pastorci mena, Tra verdicolli in unapiaggia amena. 58 Quiviattendiamo infin chesteso all'ombra D'un boscoopaco il nasutoOrco dorma. Chi lungoil mar, chiverso il montesgombra: Sol Norandin nonvuol seguir nostr'orma. L'amor dellasua donna lo 'ngorabra, Ch'alia grottatornar vuol fra la torma, Népartirsene mai sinalla morte, Se nonimequista la fedelconsorte:59 Che quandodianzi avea all'uscirdel chiuso Vedutala restarcaptiva sola. Fu pergittarsi, dal dolorconfuso, Spontaneamente al voraceOrco in gola; Esi mosse, egli corse infino al muso, Néfu lontano agir sotto lamola; Ma pur lotenne in mandrala speranza Ch'avea ditrarla ancor diquella stanza. Abiosto. 60 Lasera, quando allaspelonca mena Il greggel'Orco, e noifuggiti sente, E e' hada rimaner privodi cena, Chiama Lucinad'ogni mal nocente, Ela condanna astar sempre incatena Allo scoperto insul sasso eminente. Vedela ilre per suacagion patire; E sidistrugge, e solnon può morire. Stanza 60. 61Mattina e seral'infelice amante La puòveder come s' affliggae piagna; Che leva misto frale capre avante, Tomialla stalla, otorni alla campagna. Ella conviso mesto esupplicante Gli accenna cheper Dio nonvi ri magna Perchèvi sta agran rischio dellavita, Né però alei può darealcuna aita. 62 Cosìla moglie ancordell'Orco priega Il re,che se nevada: ma nongiova; Che d'andar maisenza Lucina niega, Esempre più costantesi ritrova. In questaservi tilde, inche lo lega Pietatee amor, stettecon lunga prova Tanto,eh' a capitarvenne a quelsasso Il figlio d'Agricauee'I re Gradasso.63Dove con loroaudacia tanto fènno, Cheliberaron la bellaLucina; Benché 7i fuavventura più chesenno:E la portarcorrendo alla marina; Eal padre suo,che quivi era,la dénno; E questofu nell'ora mattutina, Che Norandincon l'altro greggestava A ruminar nellamontana cava. 64 Ma poi che1 giorno apertafu la sbarra, Eseppe il re la donnaesser partita (Che lamoglie dell' Orco glilo narra), E comeappunto era lacosa gita; Grazie aDio rende, econ voto n' inarra, Ch'essendo fuordi tal miseriauscita, Faccia che giungaonde per armepossa Per prieghi o per tesoroesser riscossa. 65 Piendi letizia va con l'altraschiera Del Simo gregge,e viene aiverdi paschi; E quiviaspetta fin eh' all'ombranera U mostro perdormir nell'erba caschi. Poine vien tuttoil giorno etutta sera; E alfinsicur che l'Orconon lo 'ntaschi, Sopra unnavilio monta inSatalia; E son tremesi ch'arrivò inScria. 66 In Rodi,in Cipro, eper città ecastella E d'Africa ed'Egitto e diTurchia, Il re cercarfé' di Lucinabella; Né fin l'altr'ieraver ne potèspia. L'altr'ieri n'ebbe dalsuocero novella. Che secol'avea salva inNicosia, Dopo che moltidi vento crudele Erastato contrario allesue vele. 67 Perallegrezza della buonanuova Prepara il nostrore la riccafesta; E vuol eh' adogni quarta lunanova, Una se n'abbia a farsimile a questa:Chela memoria rinfrescargli giova Dei quattromesi che 'nirsuta vesta Fu trail gregge del'Orco; e ungiorno, quale Sarà dimane,usci di tantomale. Questo ch'io v'honarrato, in partevidi, In parte udì'da chi trovossial tutto:Dal re,vi dico, checalende et idi Vistette, finché volsein riso illutto: E se n'uditemai far altrigridi, Direte a chigli fa, chemal n'è istrutto. Ilgentiluomo in talmodo a Grifone Dellafesta narrò l'altacagione. 69 Un granpezzo di nottesi dispensa Dai cavalieriin tal ragionamento; E conchiudon,eh' amore epietà immensa Mostrò quelre con grand'esperimento. Andaron, poiche si levarda mensa, Ove ebbongrato e buonoalloggiamento. Nel seguente mattinsereno e diiaro Alsuon dell'allegrezze sidestaro. 70 Vanno scorrendotimpani e trombette, Eragunando in piazzala cittade. Or, poichédi cavalli edi carrette E rimbombardi gridi odonle strade, Grifon lelucide armi sirimette, Che son diquelle che sitrovan rade; Che l'aveaimpenetrabili e incantate Lafata bianca disua man temprate. 71Quel d'Antiochia, piùd'ogn' altro vile, Armossi seco,e compagnia glitenne. Preparate avea lor1' oste gentile Nerbose lance,e salde egrosse antenne, E delsuo parentado nonumile Compagnia tolta; eseco in piazzavenne; E scudieri acavallo, e alcunia piede, A taiservigi attissimi lordiede. 72 Giunsero inpiazza, e trassonsiin disparte. Né pelcampo curar fardi mostra. Perveder meglio ilbel popol diMarte, Ch'ad uno, oa dua, oa tre venianoin giostra. Chi concolori accompagnati adarte, Letizia o dogliaalla sua donnamostra: Chi nel cimier,chi nel dipintoscudo Disegna Amor, sel'ha benigno ocrudo. 73 I Sorianiin quel tempoaveano usanza D'armarsi aquesta guisa diPonente. Forse ve gliinducea la vicinanza Chede' Franceschi avean continuamente. Che quiviallor reargean lasacra stanza. Dove incarne abitò Dioonnipotente; Ch'ora i superbie miseri Cristiani, Con biasmolor, lasciano inman de'canL 74 Doveabbassar dovrebbono lalancia In augumento dellasanta Fede, Tra lorsi dan nelpetto e nellapancia, A destruzion delpoco che sicrede. Voi, gente Ispana',e voi, gentdi Francia, Volgete altrove,e voi. Svizzeri,il piede, E voi,Tedeschi, a farpiù degno acquisto; Chequanto qui cercateè già diCristo. 75 Se Cristianissimi esseryoì volete, E voialtri Cattolici nomati, Perchè Cristo gli nominiuccidete? Perchè debenì lorson dispogliati? Perchè Gerusalemnon riavete, Che toltoè stato avoi da' rinnegati?Perchè Constantinopoli, edel mondo La migliorparte, occupali Turcoimmondo? 76 Non haitu, Spagna, l'Africavicina, Che t'ha viapiù di questaItalia offesa? Eppur, perdar travaglio allameschina. Lasci la primatua si bellaimpresa. O d'ogni viziofetida sentina, Dormi, Italiaimbriaca, e nonti pesa Ch' oradi questa gente,ora di quella, Chegià serva tifu, sei fiottaancella? 77 Se '1dubbio di morirnelle tue tane, Svizzer, difame, in Lombardiati guida, E tranoi cerchi o chi tidia del pane, 0,per uscir d'inopia,chi t'uccida; Le ricchezzedel Turco hainon lontane: Cacciai d'Europa,o almen diGrecia snida. Cosi potraio del digiunotrarti, 0 cader conpiù merto inquelle parti. 78 Queleh' a te dico,io dico altuo vicino l'edesco ancor: le ricchezzesono. Che vi portòda Roma Constantino; Portonne il meglio,e fé' delresto dono. Pattalo edErmo, onde sitrae l'ór fino, Migdonia eLidia, e quelpaese buono Per tantelaudi in tanteistorie noto, Non è, s'andar vivuoi, troppo remoto. 79Tu, gran Leone,a cui premonle terga Delle chiavidel ciel legravi some, Non lasciarche nel sonnosi sommerga Italia, sela man l'hainelle chiome. Tu seiPastore; e Diot'ha quella verga Dataa portare, escelto il fieronome, Perchè tu ruggi,e che lebraccia stenda Si, chedai lupi ilgregge tuo difenda. 80Ma d'un parlarnell' altro, ove sonoito Sì lungi dalcammin ch'io facevaora? Non lo credoperò aversmarrito, Ch'io non losappia ritrovare ancora. Iodicea ch'in Sonasi tenea ilrito D'armarsi, che iFranceschi aveano allora: Siche bella inDamasco era lapiazza Di gente armatad'elmo e dicorazza. 81 Le vaghedonne gettano daipalchi Sopra i giostrantifior vermigli egialli. Mentre essi fanno,a suon deglioricalchi, Levare assalti edaggirar cavalli. Ciascuno, obene o maleh' egli cavalchi, Vuol farquivi vedersi; esprona e dalli:Dich'altri ne riportapregio e lode; Muovealtri a riso,e gridar dietros' ode. 83 Della giostraera il prezzoun'armatura Che fu donataal re pochidi innante, Che su la stradaritrovò a ventura, Ritornando d'Armenia,un mercatante. Il redi nobilissima testura Lasopravveste all'arme aggiunse,e tante Perle vipose intomo egemme ed oro, lafece valer moltotesoro. 83 Se conosciuteil re quell' armeavesse, Care avute l'avriasopra ogni arnese:Néin premio dellagiostra l'avria messe, Comechè liberalfosse e cortese. Lungo sariachi raccontar volesse Chil'avea sprezzatee vilipese. Che 'nmezzo della stradale lasciasse, Preda achiunqueo innanzi oindietro andasse. 84 Diquesto ho dacontarvi più disotto: Or dirò diGrifon, ch'alia suagiunta Un paio epiù di lancetrovò rotto, Menato piùd'un taglio ed'una punta. Dei piùcari e piùfidi al refur otto Che quiviinsieme avean legacongiunta:Gioveni, in armepratichi ed industri, Tutti 0signori o difamiglie illustri. 85 Queirispondean nella sbarratapiazza Per un di,ad uno aduno, a tutto'1 mondo. Prima conlancia, e poicon spada omazza, Fin ch'ai redi guardarli eragiocondo; E si foravanspesso la corazza; Pergioco in sommaqui facean, secondo Fanli nimici capitali;eccetto Che potea ilre partirli asuo diletto. 86 Queld'Antiochia, un UDmsenza ragione, Che Martanoil codardo nominosse. Come sedella forza diGrifone, Poich' era seco,partecipe fosse, Audace entrònel marziale agone: Epoi da cantoad aspettar fermosse. Sinché finisseuna battaglia fiera Chetra duo cavaliercominciata era. 87 IISignor di Seleucia,di quelli uno, Ch'asostener P impresa aveanotolto, Combattendo in queltempo con Ombrano, Loferì d'una puntain mezzo 1volto. Sì che r uccise;e pietà n'ebbeognuno. Perchè buon cavalierlo tenean molto; Edoltra la boutade,il più cortese Nonera stato in tuttoquelpaese. 88 Vedutociò, Martano ebbepaura Che parimente a non avvenisse; Eritoraando nella suanatura, A pensar cominciòcome fuggisse. Grifon, chegli era appressoe navea cura, Lospinse pur, poich'assai fece edisse, Contra un gentilguerrier che s'eramosso, Come si spingeil cane allupo addosso; 89 Chedieci passi gliva dietro oventi E poi siferma, ed abbaiandoguarda Come digrigni iminacciosi denti, Come negliocchi orribil fuocogli arda. Quivi ov'erano i principipresenti, E tanta gentenobile e gagliarda, Fuggì lo'ncontroil timido Martano, Etorse U frenoe 1 capo a destramano. 90 Pur lacolpa potea daral cavallo. Chi discusarlo avesse toltoil peso; Ma conla spada poifé' granfallo, Che non l'avrìaDemostene difeso. Dì cartaarmato par, nondi metallo:Si temeda ogni colpoessere offeso. Fuggesi alfine,e gli ordinidisturba, Ridendo intorno a lui tuttala turba. 91 IIbatter delle mani,il gdo intorno Segli levò delpopolazzo tutto. Come lupocacciato, fé' ritomo Martano inmolta fretta alsuo ridatto. Resta Grifone;e gli pardello scorno Del suocompagno esser macchiatoe brutto. Esser vorrebbestato in mezzoil fuoco, Piuttosto chetrovarsi in questoloco. 92 Arde nelcore, e fuornel viso avvampa. Comesia tutta suaquella vergogna; Perchè l'operesue di quellastampa Vedere aspetta ilpopolo ed agogna: Siche rifulga chiarapiù che lampa virtù,questa volta glibisogna; Ch' un' oncia, un ditosol d'error chefaccia, Per la malaimpressì'on parrà seibraccia. stanza 104. 93 Giàla lancia aveatolta su lacoscia Grifon, eh' errarein arme erapoco uso; Spinse ilcavallo a tuttabriglia; e poscia Oh'alquanto andato fu,la messe suso, Eportò nel ferireestrema angoscia Al barondi Sidonia, ch'andògiuso. Ognun maravigliando in pie sileva: Chè'l contrario di ciò tuttoattendeva. 94 TornòGrifon con lamedesma antenna, Che'ntiera efermi ricjvrata avea; Edin tre pezzila roppe allapenna Dello scudo alsignor di Lodicea. Quelper cader trevolte e quattroaccenna, Che tutto stesoalla groppa giacca: Purrilevato alfin laspada strinse, Voltò ilcavallo, e verGrifon si spinse. 95Grifon, che '1vede in sella,e che nonbasta Si fiero incontroperchè a terravada, Dice fra sé: Qnelche non potèV asta, In cinquecolpi o 'nsei farà la spada:E sula tempia subitoPattasta D'un dritto tal,che par chedal ciel cada; Eun altro gliaccompagna e unaltro appresso, Tanto cheV ha stordito,e in terramesso. 96 Quivi eranod'Apamia duo germani, Soliti ingiostra rimaner disopra, Tirse e Corimbo;ed ambo perle mani Del figliod'Olivier cadder sozzopra. gliarcion lascia alloscontro vani; Con l'altromessa fu laspada in opra. Giàper comun giudiciosi tien certo Chedi costui fiadella giostra ilmerto. 10 1 Gittaro itronchi, e sitomaio addosso Pieni dimolto ardir coibrandi nadL Fu ilpagan prima daGrìfon percosso D'un colpoche spezzato avriagl'ìncadi. Con quel fendersi vide eferro ed osso D'uneh' eletto s' aveatra mille scudi; Ese non eradoppio e finl'arnese, Feria la cosciaove cadendo scese. 102Feri quel diSeleucia alla visiera Grifone aun tempo; e fu quelcolpo tanto, Che l'avriaaperta e rotta,se non eraFatta,come l'altr'arme, perincanto. Gli è unperder tempo, che'lpagan più fer Cosison l'arme durein ogni canto:E'n più partiGrifon già fessae rotta Ha l'armaturaa lui, perde botta. 97 Nellalizza era entratoSalinterno, Gran di'odarro emaliscalco regio, E che di tutto'1 regno aveail governo, E disua mano eraguerriero egregio. Costui, sdegnosoeh' un guerriero esterno Debbaportar di quellagiostra il pregio, Piglia unalancia, e versoGrifon grida, E moltominacciandolo lo sfida. 103Ognun teaveder quanto di sotto Ilsignor di Seleuciaera a Grifone:Ese partir nonli fa ilre di botto, Quelche sta peggio,la vita vipone. Fe'Norandino alla suaguardia motto Ch' entrassea distaccar 1'aspra tenzone. Quindi ful'uno e quindiV altro tratto; Efu lodato il re disi buon atto. 98Ma quel conun lancion glifa risposta, avea per lo migliorfra dieci eletto; Eper non farerror, lo scudoapposta, E via lopassa e lacorazza e '1petto. Passa il ferrocrudel tra costae costa, E fuorpel tergo unpalmo esce dinetto. n colpo, eccettoal re, fua tutti caro; Ch'ognuno odiavaSalinterno avaro. 99 Grifone,appresso a questi,in terra getta Duodi Damasco, Ermofiloe Carmondo:La miliziadel re dalprimo è retta; Delmar grande almiraglioè quel secondo. Liscia alloscontro l'un lasella in fretta; Addosso all'altrosi riversa ilpondo Del rio destrier,che sostener nonpuote L'alto valor conche Grifon percuote. 100II signor diSeleucia ancor restava, Miglior guerrierdi tutti glialtri sette; E benla sua possanzaaccompagnava Con destrier buonoe con armeperfette. Dove dell' elmo lavista si chiava, L'asta alloscontro l'uno el'altro mette:Pur Grifonmaggior colpo alpagan diede. Che lo fé'staffeggiar dal mancopiede. 104 Gli ottoche dianzi aveancol mondo impresa, Enon potuto durarpoi contra uno, Avendomal la partelor difesa, Usciti erandel campo aduno ad uno. Glialtri eh' eranvenuti a lorcontesa, Quivi restar senzacontrasto alcuno, Avendo lorGrifon, solo, interrotto Quel chetutti essi aveanda far contraotto. 105 E duròquella festa cosipoco, Ch'in men d'.un'orail tutto fattos'era: Ma Norandin, perfar pia lungoil giuoco E percontinuarlo infino asera, Dal palco scese,e fé' sgombrare illoco. E poi divisein due lagrossa schìefa; Indi, secondoil sangue ela lor prova, Gliandò accoppiando, e fé'una giostra nova. 106Grifone intanto aveafatto ritomo Alla suastanza, pien d'irae di rabbia:Epiù gli premedi Martan loscorno, Che non gioval'onor ch'esso vintoabbia. Quivi per torl'obbrobrio eh' avea intorno, Martano adoprale mendaci labbia: Er astuta ebugiarda meretrice, Come megliosape, gli eraadiutrice. 107 0 8i0 no che'1 gioYin glicredesse, Par la scusaaccettò, come discreto; Epel suo meglioallora allora elesse Quindilevarsi tacito esecreto, Per tema che,se '1 popolovedesse Martano comparir, nonstesse cheto. Cosi peruna via nascosae corta Uscirò alcammin lor fuordella porta. 108 Grifone,o ch'egli oche'l cavallofoss:Stanco, 0 gravasseil sonno purle ciglia, Al primoalbergo che trovar,fermosse. Che non eranoandati oltre alua miglia. Si trasseTelmo, e tuttodir mosse, E trarfece a cavallie seli ebriglia; E poi serrossiin camera soleUo, Enudo per dormireentrò nel letto. 109Non ebbe cositosto il capobasso, Che chiuse gliocchi, e fadal sonno oppresso Cosìprofondamente, che maitasso Né ghiro mais'addormentò quant'esso.Martano intanto edOrrigille a spasso Eutraroin un giardinoh' era liappresso; Ed un ingannoordir, che fail più strano Chemai cadesse insentimento umano. 110 Martanodisegnò tórre ildestriero, I panni eParme che Grifons'ha tratte; E andareinnanzi al repel cavaliere Che tanteprove avea giostrandofatte. L'effetto ne seguì,fatto il pensiero:Tolle ildestrier più candidoche latte, Scudo ecimiero ed armee sopravveste, E tuttedi Grifon l'insegneveste. Ili Con gliscudieri e conla donna, dove Erail popolo ancora,in piazza venne; Egiunse a tempoche finian leprove Di girar spade,e d'arrestar antenne. Comanda ilre che '1cavalier si trove, Cheper cimier aveale bianche penne, Bianche levesti, e biancoil corridore; Che '1nome non sapeadel vincitore. 112 Coluich'indosso il nonsuo cuoio aveva, Comel'asino già queldel leone, Chiamato sen' andò, comeattendeva, Norandino, in loco diGrifone. Quel re corteseincontro se glileva. L'abbraccia e bacia,e allato selo pone; Né glibasta onorarlo edargli loda. vuol che'lsuo valor pertutto s'oda. 113 Efa gridarlo alsuon degli oricalchi Vincitor dellagiostra di quelgiorno. L'alta voce ne va pertutti i palchi, Che'1 nome indegnoudir fa d'ogn'intorno. Seco il revuol eh' a par apar cavalchi, Quando alpalazzo suo poifa ritorno; E disua grazia tantogli comparte, Che basteria,se fosse Ercoleo Marte. 114 Belloed ornato alloggiamentodielli In corte, edonorar fece conlui Orrigille anco; enobili donzelli Mandò conessa, e cavalierisui. Ma tempo èeh' anco diGrifon favelli, Il qua!, dal compagno d'altrui Temendo inganno,addormentato s'era, Né maisi risvegliò finalla sera. 116 Poiche fu desto,e che dell'oratarda S' accòrse, uscì dicamera con fretta, ilfalso cognato ela bugiarda Orrigille lasciòcon l'altra setta: Equando non litrova, e cheriguarda Non v' esserl'arme ipanni, sospetta; Ma ilveder poi piùsospettoso il fece L'insegne delcompagno in quellavece. 116 Sopravvien l'oste,e di coluil'informa Che, già granpezzo, di bianch'arme adorno Conla donna ecol resto dellatorma Avea nella cittàfatto ritomp. Trova Grifonea poco apoco l'orma Ch'ascosa gliavea Amor fin a quelgiorno; E con suo gran dolorvede esser quello Adulter d'Orrigille,e non fratello. 117Di sua sciocchezzaindamo ora siduole. Ch'avendo il verdal peregrino udito. Lasciato mutars'abbia alle parole Dichi l'avea piùvolt" già tradito. Vendicar sipotea, seppe:or vuole L'inimico punir,che gli éfuggito; Ed è constrettocon troppo granfallo, A tor diquel vii uoml'arme e '1cavallo. 118 Eragli meglioandar senz'arme enudo. Che porsi indossola corazza indegna, 0ch'imbracciar l'abbominato scudo. 0por su l'elmola beffata insegna:Ma,per seguir lameretrice e '1drudo, Bagione in luipari al desionon regna. A tempovenne alla città,ch'ancora Il giorno aveaquasi di vivoun'ora. 119 Presso allaporta ove Grifonvenia, Siede a sinistraun splendido castello, Che, piùche forte e eh'a guerraatto sia, Di ricchestanze è accomodatoe hello. I re,i signori, iprimi di Sorìa Conalte donne innn gentil drappello Celehravtno quiviin loggia amena, Lareal, sontuosa elieta cena. 120 Lahella loggia sopra '1muro usciva Con Taltarocca fuor dellacittade; E lungo trattodi lontan scopriva Ilarghi campi ele diverse strade. Orche Grifon versola porta arriva Conquell'arme d'ohhrohrio edi viltade, con nontroppa avventurosa sorte Dalre veduto eda tutta lacorte: 121 E riputatoquel di ch'aveainsegna, Mosse le donnee i cavalieria riso. II viiMartano, come quelche regna In granfavor, dopo '1 reèl primo assiso, Epresso a luila donna di degna. Dai qualiNorandin con lietoviso Volse saper chifosse quel codardo, Checosi avea alsuo onor pocoriguardo; 122 Che dopouna tristae hrutta prova. Contanta fronte or gli tornavainnante. Dicea; Questa mi par cosaassai nova, Ch' essendovoi guerrier degnoe prestante, Costui compagnoahhiate, che non trova. Diviltà pari interra di Levante. Ilfate forse permostrar maggiore, Per talcontrario, il vostroalto valore. 123 Ma hen vigiuro per glieterni Dei, Che senon fosse eh' io riguardoa vui, La puhhlicaignominia gli farei, Ch'iosoglio fare aglialtri pari a lui.Perpetua ricordanza glidarei. Come ognor diviltà nimico fui. Masappia, s' impunito sene parte, Grado avoi che'l menastein questa parte. 124Colui che fudi tutti ivizj il vaso, Rispose: Altosignor, dir nonsapria Chi sia costui;ch'io l'ho trovatoa caso.Venendo d'Aniiochia,in su lavia. Il suo sembiantem'avea persuaso Che fossedegno di miacompagnia; Ch'intesa non n'aveaprova vista, Senon quella chefece oggi assaitrista: 125 La qualmi spiacque si,che restò poco Che,per punir l'estremasua viltade, Non glifacessi allora allorann gioco, Che nontoccasse più lance spade. Ma ebbi, più eh' alui, rispetto alloco, E riverenzia avostra maestade. Né perme voglio chegli sia guadagno L'essermi statouu giorno o dua compagno: Diche contaminato ancoesser panne; E soprail cor misarà etemo peso, Se,con vergogna delmestier dell'arme. Io lovedrò da noipartire illeso: E meglioche lasciarlo, satisfanne Potrete, sesarà da immerlo impeso; E fialodevol opra esignorile. Perch'ei sia esempioe specchio adogni rile. 127 Aldetto suo MartanoOrrigille ave, Senza accennar,confermatrice presta. Non son,rispose il re,l'opre prave, Ch'aimio parer v'abbiad'andar la testa. Voglio, perpena del peccatograve, Che sol rinnovial popolo lafesta:E tosto aun suo baron,che fé' venire, Impose quantoavesse ad eseguire. 1 28 Quelbaron molti armatiseco tolse, Ed allaporta della terrascese; E quivi consilenzio li raccolse,Ela venuta diGrifone attese: E nell' entrar d'improvviso ilcolse, Che fra iduo ponti asalvamento il prese; Elo ritenne conbeffe e conscorno In una oscurastanza insino algiorno. 129 II Soleappena avea ildorato crine Tolto digrembo alla nutriceantica, E cominciava dallepiagge alpine A cacciarl'ombre, e farla cima aprica; Quando temendoil vii Martan,ch'alfine Grifone ardito lasua causa dica, Eritorni la colpaond'era uscita, Tolse licenzia,e fece indipartita, 130 Trovando idoneascusa al priegoregio, Che non stiaallo spettacolo ordinato. Altri donigli avea fatto,col pregio Della nonsua vittoria, ilsignor grato; E sopratutto un ampioprivilegio, Dov'era d'alti onorial sommo ornato. Lasciaralo andar;ch'io vi promettocerto, Che la mercedeavrà secondo ilmerto. 131 Fu Qrifontratto a granvergogna in piazza, Quando più trovò pienadi gente. Gli ayeanlevato Telmo ela corazza, £ lasciatoin farsetto assaivilmente; £ come ilconducessero alla mazza, Postor avean sopraun carro eminente,Chelento lento tiravandue vacche Dalunga fameattenuate e fiacche. 132Venìan d'intorno allaignobil quadriga Vecchie sfacciatee disoneste putte, Diche n'era una edor un'altra auriga, Econ gran biasmoIo mordeano tutte. LoiK)neano i fanciulliin maggior briga, Che,oltre le parole infamie brutte, L' avrian coisassi insino amorte offeso, Se daipiù saggi nonera difeso.138 L'armeche del suomale erano state Cagì'on, che di luifér non veroindicio, Dalla coda delcarro strascinate, Patian nelfango debito supplicio. Leruote innanzi auntribunal fermate, Gli feroudir dell'altrui maleficioLa suaignominia, che 'nsugli occhi detta Glifu, gridando unpubblico trombetta. 134 Lo levarquindi, e lomostrar per tutto Dinanzia templi, adofficine e acase, Dove alcun nomescellerato e brutto, Chenon gli fossedetto, non rimase. Fuor della terraall'ultimo condutto Fu dallaturba, che sipersuase Bandirlo e cacciareindi a suondi busse, Non conoscendoben clii eglisi fusse. 185 Sitosto appena glisferraro i piedi, £liberargli V unae l'altra mano, Chetor lo scudo,ed impugnar glivedi La spada cherigò gran pezzoil piano. Non ebbecontra lance spiedi; Che senz'armevenia '1 popoloinsano. Neil' altro Canto differiscoil resto; Che tempoé omai, signor,di finir questo. No TB. St. 1. V.78.Mario e Siila: tropponoti, perchè qui s'abbiaa parlare delleguerre civili, dellestragi e delleproscrizioni, ondetravagliarono Roma. E duoNeroni: uno fuTiberio, infame perTuccisione dei ni poti, perTassassinio dei piùspecchiati cittadini, e perogni maniera dicrudeltà. L'altro eraDomizio, della gente Claudia,il qualespense barbaramente lamadre, il precettore, lamoglie; e sibruttò di nequizieche fanno orrore aridirle. Caio furilondo: Caligola, cioè,di cui non sisa qual fossemaggiore, se lacrudeltà o la stoltezza;basti accennare chedivinizzò il suocavallo, e bramava cheil popolo romanoavesse una solatesta,per poterlo decapitare. St. 2.V.18. Domiziano:crudelissimo e vanitoso finoalla puerilità; perseguitò acerbamente icristiani, e tolse laT ita a nonpochi senatori permotivi i più frivoli.V ultimo Antonino: Marco Antonino,figlio spurio di Caracalla,più conosciuto sottoil nome diElio gabalo. Stupido di mente,creava un senatodi femmine:bestiale nellasuperstizione, faceva scannarefanciulli per conoscere l'avveniredalle loro viscerefumanti. Massimino: figlio d'unpastore di Tracia,fu prode nel 'A&IOSTO.Tarmi, ma coisudditi inumano. Creonte:fratello di Giocasta, usurpòil trono diTebe dovuto aisuoi nipoti Eteocle ePolinice, incitandoli atanta discordia, che TunTaltro si uccisero.Mezemio: uno dei Lucumoni etruschi; tenevail seggio inCere, detta daiLatini Al sium daiGreci Agylla. Spietatocosi che toglievaagli nomini la vita,facendoli legarestrettamente a'cada veri, elasciandoli morire nellaputredine. Àgli Unni, aiLongobardi, ai Goti.Circa il 420dell' Era volgare, gli Unnidiscesero in Italia,desolando intiere Provincie, con rapine,con ferro, conftioco. Nel 488, Teodorico, re degliOstrogoti, invase lapenisola con gagliardo eser cito, evi stabili ilregno de' Gotiche durò 64anni, di sastrosissimi per leguerre accese dall'ambizione degl'im peratori di Costantinopoli. All'oppressione gotica,tenne dietro, nel 568,quella dei Longobardi,guidati dal fei'oce Alboino; enei circa duesecoli di quelregno, la maggiorparted'Italia soggiacque allatirannide dei molti duchiai quali erapartitamente infeudata. St. 3.V.12. Attila fuil conduttore degliUnni, e cosi funestoall'Italia, che simeritò d'esser dettoFla gello di Dio. Ezzelinda Romano tribolava,nel se colo XIII,le Provincie diVerona, diVicenza e di Padova eonferrea dominazione.St. 4.V.14. A CM"non par, ecc.Parlasi deiram biziosoGiulio II ohe,dopo perJata lagiornata di Ravenna, chiamò gli Svizzeri,onde si rinnovaronoi disa stridellagaerra elo spargimento delsangue italiano. Ivi. V.58.Di Trasinheno, eee.Vuol dire che lapiena sconfitta datada Annibale allelegioni romane sulla Trebbianon lungi daPiacenza, ripetuta sullago Trasimeno vicinoa Perugia,e la rottach'ebbero ancora i Romania Canne pressoBarletta in Terradi Bari, fu rono cosalieve a confrontodella strage prodottadai fatti d'arme, avvenutinelsecolo XVI fraItaliani e stra nieri,in Lombardia ein Romagna, pressoi fiumi no minati neltesto. St. U. V.5.Scoglio o ScoIta: lapelle che leserpi mutano alla nuovastagione. St. 19. V.6.Acque lanfe, onanfe: acque odorose. St. 27.v.2. Nel Carpanoiniquo. Mare Carpazio dissero gliantichi quel pericolosotratto eh' ènelle vi cinanze di Scarpanto,isola dell'arcipelago chiamata dai GreciCarpathoSf e situatafra Candia eRodi. .T. 29. V.3.Orco: chimera omostro immaginario, come Befana,Biliorsa, di chesono piene lefole delle donnicciuole e delvolgo inmolte parti d'Italia.Il poeta contrappose questa favolosa invenzioneal Polifemo di Omeroe di Virgilio,e, se nonvinse la gara,certamente non ne rimasesecondo. St. 36. V.8.Sarpar lor ferri:scioglier l'ancore,salparle. Sarte, sartie,sarchio, si dicono1 cordami con che si assicuranogli alberi dellanave St. 59. V.6.Mola, macina: qui significai denti dell'Orco chestritolavano come unamacina St. 64. V.5.Inarra:viene da arrao caparra, e vale8'ohUiga per voto. St.65. V.27. Simo: cheha il nasoschiacciato; voce latina. Satalia:città della Caramaniasul golfo omonimo. S T. 68.v.3. Calende etIdi: modo proverbiale di esprimerela duratadi variimesi. Calende, pressogli antichi, si chiamavanoi primi giornidi ciascan mese: Idi,i terzodecimi dialcuni mesi.e dialtri i qniotodeeittL St. 78.v.46. E fé'del resto dono.Aoceniuisi U donazione chedicesi fatta diCostantino a papaSilre stro. Fattolo edErmo, ecc. Fattolo, influente d" l'Ermo chemette foce nell'Ai'Cipelago, scorretuttora fra le rovinedell'antica Sardi, famosacittài della Lidia, capitale delregno di Creso,rinomato per lesae riechesze. Quei duefiumi, le cuiarene si credettealtre volte por tare dell'oro, hannooggi il nomedi SUirjtbat; e lasplendida Sardi nonè pid che un miserabilevillaggio. detto dai TurchiSatt. Migdonia: tre Provinciedi questo nome additansidai geografi indiversi laogki: U Poeta, chela nomina insiemecon la Lidia,ha verosi milmente inteso laMigdonia che Solinopone in Frìg:ìa dell'Asia Minore. St.79. Allude aLeone X (Gio.de' Medici). St. 87.V.1. SeUucia: cittài diScria, presso lafoce dell' Oronte; e fudetta Seleucia Pieriaper distinguerla da altrequattro che avevanolo stesso nome. St.93. V.6. Sidonia:la Sidone deiFenicj, oggi Saida, St. 94.V.4. Lodicea: quellache gli antichidissero Laodieea ad mare;ora chiamasi Latakia,e ai yeàr colnome di Lizzanella St. 74,v.7 del Cantosedente. St. 96. V.1.Apamia: Apamea, situatafra Antio chia ed Epifania,la quale ultimai Turchi chiamano Hamah. St. 97.V.2. Gran diodarro: voce arabaequiva lente a ministro. St. 112.V.2. Si alludeall'apologo di Lucianosol ciuco, che vestitosidella pelle diun leone, spaventògli altri animali, finchériconosciuto alle orecchie,fu bea punito dellasua stolta temerità. St.115. V.4. Setta:compagnia, seguito. St. 129.V.2 Quasi tattiintendono per questanu trice la terra; maveramente è ilmare, immeiimato dai poetiantichi con Tetidela moglie dellOceano. Si credeva chedall' acqua avessero orìginee nutrimeato tutte lecose, persino lestelle, il sole. Giifijfifl recni>.nil'onore tiliojrii,]a iraHatio.i' fo.riii \hu punito daNuraiidiiio. Saiisftiierto "dAntolfu s'imbattono in Marfin,, etiitii tre vaniioa Diuiisra perasintere ad imapioatra I?.v3i(hta per onorareGrifone Colà Marflariconost!tì per sua 1arttiatnra destinata fipremio i3ol vincitore,e la vi)ole. Tur iKisi (juindila ftì'ta. mapoi si iricomponea calma: larmatura è datapacìficamente a Mìirfl?ia,e i tiepuerritri pai tonoper KraiKia.J?i>ilonioiite, avvisato ch<? Doralict plìpatata tolta dà Mandrikartio, escedi Pari frijier vciidit'arui delrapitole. I Mtri ctHlouoal valore iliRinaldo che lillflfine yctide Dardindlo. Cloridano eMecloio trasportano ilcadavere del knosipioie lajsrnaulmo Siernore, bgnìvostro atto Hu semprecon ragion Kuidatùe laudo; BpiieLè eli ruzzo srililnro e malatto Gran \\a.i\e dellagUrià io defraudo. Ma più dtdr altreuna virtù nrUa trutto, A cui coicore e conla liiiyfuii a)ij>laudo; Che s' ognuntrova In voiben Errata udìeiiia Ncmvi truva perefadl tTeilena. Spesso indiffcjia del biasniatoabsrnte Intliir vi sentomm ed mi' altra snisa, 0riserbargli almen, finchépresente Sna causa dica,T altra orecchia chiusa: Esempre, prima chedannar la gente, Vederla infaccia, e udirla ragion eh'usa:Difterir anco agiorni e mesied anni, Prima chegiudicar negli altruidanni. Se Norandino ilsimil fatto avesse, Pattoa Grifon nonavria quel chefece A voi ntilee onor sempresuccesse: Denigrò sua famaegli più chepece. Per lui suegenti a mortefuron messe; Che fé'Grifone in diecitagli eindiece Punte, chetrasse pien d'irae hizzarro, Che trentane cascaro appressoal carro. Van glialtri in rottaove il timorli caocù. Chi qna,chi peicampi e perle strade; E chid'entrar nella cittàprocaccia. E r unsu r altronella porta cade. Grifonnon fa parolee non minaccia; Maj lasciando lontanaogni pietade, Mena tra il vulgoinerte il ferrointorno, E gran vendettafa d'ogni suoscorno. stanza 4. Di queiche primi giunseroalla porta, Che lepiante a levarsiebbeno pronte. Parte, albisogno suo moltopiù accorta Che degliamici, alzò subitoil ponte:Piangendo parte,o con lafaccia smorta, Fuggendo andòsenza mai volgerfronte; E nella terraper tutte lebande Levò grido etumulto e rumorgrande. Grifon gagliardo duone piglia inquella Che'l ponte silevò per lorsciagura. Sparge dell'uno alcampo le cervella; Chelo percuote aduna cote dura:Prendel'altro nel petto,e l'arrandeila In mezzoalla città soprale mura. Scorse perl'ossa ai terrazzaniil gelo, Quando vidercolui venir dalcielo. 7 Pur moltiche temer che'1 fier Grifone Soprale mura avessepreso un salto. Nonvi sarebbe piùconfusione, S' a Damasco ilSoldan desse Vassalto. Un muover d'arme,un correr dipersone, E di talacimanniun gridar d'alto,Editamburi unsuon misto edi trombe Il mondoassorda, eU cielpar ne rimhombe. 8Ma voglio aun'altra volta differire Aricontar ciò chedi questo avvenne. Delbuon re Carlomi convien seguire, Checontra Rodomonte infretta venne, Il qualle genti glifacea morire. 10 vidissi ch'ai recompagnia tenne 11 granDanese e Namoed Oliviero E Avino e Avolioe Otone eBerlingiero. 9 Otto scontridi lance, cheda forza Di taliotto guerrier cacciatifóro. Sostenne a untempo la scagliosascorza Di eh' avcaarmato il pettoil crudo moro. Comelegno si drizza,poiché l'orza Lenta ilnocchier che crescersente il Coro; Cosìpresto rizzossi Rodomonte Daicolpi che gittardoveano un monte. 10Guido, Ranier, RicarJo,Salamone, Ganellon traditor, Turpinfedele, Angioliero,Angiolino, Ughetto, Ivone, Marcoe Matteo dalpian di SinMichele, E gli ottodi che dianzifei menzione, Son tuttiintorno al S.iracincrudele, Arimanno e Odoardod'Inghilterra, Ch' entrati eranpur dianzi nellaterra. 11 Non cosìfreme in sulo scoglio alpino Diben fondata ròccaalta parete, Quando ilfuror di Boreao di Garbino Svelle daimonti il frassinoe l'abete; Come fremed'orgoglio il Saracino, Disdegno acceso edi sanguigna sete:Ecom' a untempo è iltuono e lasaetta, Cosi l'ira dell' empioe la vendetta. 12Mena alla testaa quel chegli è piùpresso, Che gli èil misero Ughettodi Dordona: Lo ponein terra ins'noai denti fesso, Comechè l'elmoera di temprabuona. Percosso fu tuttoin un tempoanch'esso Da molti colpiin tutta lapersona:Ma non glifan più eh'all' incude l'ago, Si duro intorno halo scaglioso drago. 13Furo tutti iripar, fu lacittade D'intorno intorno abbandonatatutta; Che la gentealla piazza, doveaccade Maggior bisogno, Carloavea ridutta. Corre allapiazza da tuttele strade La turba,a chi ilfugijir si pocofrutta. La persona delre icori accende, Ch' ognun prend'arme,ognuno animo prende. stanza 6. 14Come se dentroa ben rinchiusagabbia D'antiqua leonessa usatain guerra, Perch' averne piacere ilpopol abbia. Talvolta iltauro indomito siserra; I leonciu chevegjion per lasabbia Come altiero emugliando animoso erra, Eveder si grancorna non sonusi, Stanno da partetimidi e confusi: 15Ma se lafiera madre aquel si lancia, Enell' orecchio attacca ilcrudel dente, Vogliono anchessiinsanguinar la guancia, Evengono in soccorsoarditamente; Chi morde altauro il dosso,e chi lapancia: Cosi contra ilpagan fa quella gente: Da tettie da finestree più d'appresso Sopra glipiove un nembod'arme e spesso. 16Dei cavalieri edella fanteria Tanta è la calca,eh' appena vicape. La turba chevi vien perogni via, V'abbonda ador ad orspesso com'ape; Che quando,disarmata e nuda,sia Più facile atagliar che torsio rape, Non lapotria, legata amonte a monte, Inventi giorni spengerRodomonte. 17 Al pagan,che non sacome ne possa Venira capo, ornaiquel giuoco incresce. Poco, perfar di milleo di piùrossa La terra intomo,il popolo discresce. Ilfiato tuttavia piùse gì' ingrossa; Sì checomprende alfin che,se non ece Ore' ha vigore ein tutto ilcorpo è sano. Vorràda tempo uscir,che sarà invano. 18Rivolge gli occhiorribili, e ponmente Che d'ogn' intomo stachiusa l'uscita: Ma conmina d'infinita gente L'aprirà tosto,e la faràspedita. Ecco, vibrando laspada tagliente, Che vienquell'empio, ove ilfuror lo'nviti. Ad assalireil nuovo stuolbritanno, Che vi trasseOdoardo ed Arimanno. Stanza 18. 19Clii ha vistoin piazza arompere steccato, A cuila folta turbaondeggi intomo, Immansueto tauroaccaneggiato, Stimulato e percossotutto il giorno, Che'1 popol sene fugge spaventato, Ed eglior questo orquel leva sulcorno; Pensi che taleo più terribilfosse Il crudele Africanquando si mosse. 21Della piazza sivede in guisatórre, Che non sipuò notar ch'abbiapaura; Ma tuttavolta colpensier discorre Dove siaper uscir viapiù sicura. Capita alfiudove la Sennacorre Sotto all'isola, eva fuor dellemura. La gente d'armee il popolfatto audace Lo stringee incalza, e gir noilascia in pace. 20Quindici o ventine tagliò atraverso, Altri tanti lasciòdel capo tronchi, Ciascun d'uncolpo sol drittoo riverso; Che viti0 salci parche poti e tronchi:Tutto disangue il fierpagano asperso, Lasciando capifessi e braccimonchi, E spalle egambe ed altremembra sparte, Ovimque ilpasso volga, alfinsi parte. 22 Qualper le selvenomade o massile Cacciata vala generosa belva, Ch' ancor fuggendomostra il corgentile, E minacciosa elenta si riusciva; TalRodomonte, in nessunatto vile, Da stranacircondato e fieraselva D'aste e dispade e divolanti dardi, Si tiraal fiume apassi lunghi etardi. 23 E tre volte epiù V irail sospinse, Ch' essendonegià fuor, vitornò in mezzo, Ovedi sangue laspada ritinse, E più di centone levò dimezzo. Ma la ragionalfin la rabbiavinse Di non farsi eh' a Dion'andasse il lezzo; Edallaripa,permigliorconsiglio,Sigittò all'acqua, eusci di granperiglio. 21: Con tuttel'arme andò permezzo l'acque, Come s'intorno avesse tantegalle. Africa, in tepare a costuinon nacque, Benché d' Anteoti vanti ed'Anniballe. Poi che fìigiunto a proda,gli dispiacque, Che sivide restar dopole spalle Quella cittàch'avea trascorsa tutta, Enon l'avea tutt'arsa, distrutta. .25 E si lorode la superbiae l'ira, Che, pertornarvi un'altra volta,guarda, E di profondocor geme esospira, Né vuoine uscir,che non laspiani ed arda. Malungo il fiume,in questa furia,mira Venir chi l'odioestingue, e l'iratarda. Chi fosse iovi farò bentosto udire; Ma primaun'altra cosa v'hoda dire. 26 Iov'ho da dirdella Discordia altiera, Acui l'angel Micheleavea commesso Ch' abattaglia accendesse ea lite fiera Queiche più fortiavea Agramante appresso Uscide' frati lamedesma sera, Avendo altruil'ufficio suo commesso:Lasciò laFraude a guerreggiareil loco, Finché tornasse,e a mantenerviil foco. 27 Ele parve ch'andriacon più possanza. Sela Superbia ancorseco menasse: E perchéstavan tutte inuna stanza, Non fubisogno eh' a cercarl'andasse. La Superbia v'andò,ma non chesanza La sua vicariail monaster lasciasse:Perpochi dìchecredea stameabsente, Lasciò l'Ipocrisia locotenente. 28 L'implacabilDiscordia in compagnia Della Superbiasi messe incammino, E ritrovò chela medesma via Facea,per gire alcampo Saracino, L'afflitta esconsolata Gelosia; £ veniaseco un nanopiccolino, n qual mandavaDoralice bella Al re di Sarzaa dar di novella, 29 Quandoella venne aMaudricardo in mano (Ch'iov'ho già raccontatoe come edove), Tacitamente avea commessoal nano, Che neportasse a questore le nuove. Ellasperò che noisaprebbe invano, Ma chefar si vedriamirabil prove, Per riaverlacon crudel vendetta Daquel ladron chegli l'avea intercetta. Scanza 22. 30La Gelosia quelnano avea trovato; Ela cagion delsuo venir compresa, Acamminar se gliera messa alato. Parendo d'aver luogoa questa impresa. AllaDiscordia ritrovar fugrato La Gelosia; ma più quandoebbe intesa La cagiondel venir, chele potea Molto valerein quel chefar volea. 31 D'inimicarcon Rodomonte ilfiglio Del re Agricanle pare aversuggetto; Troverà a sdegnargli altri altroconsiglio; • A sdegnarquesti duo questoè perfetto. Col nanose ne viendove l'artiglio Del fierpagano avea Parigiastretto; E capitare appuntoin su lariva, Quando il crudeldel fiume anuoto usciva. Tosto cheHconobbe Rodomonte, Costui dellasua donna essermessaggio, Estinse ogn'ira, eserenò la frónte, Esi senti brillardeatro il coraggio. Ogn altra cosaaspetta che gliconte, Prima eh' alcunoabbia a leifatto oltraggio. Va contrail nano, elieto li domanda: Ch'èdella donna nostra?ove ti manda? Stanza34. 35 Come latigre, poich' invandiscende Nel vóto albergo,e per tuttos' aggira, E i carifigli air ultimocomprende Essergli tolti, avvampadi tant' ira, Atanta rabbia, atal furor s'estende, Che a monte, a rio, a notte mir Nélunga via grandine raffrena L'odio chedietro al predatorla mena:36 Cosìfurendo il Saracinbizzarro, Si volge alnano, e dice: Or t' invia; E nonaspetta destrier carro, E nonfa motto allasua compagaia. Va conpiù fretta chenon va ilramarro, Quando il cielarde, a traversarla via. Destrier nonha; ma ilprimo tor disegna. Siadi chi vuol,eh' ad incontrarlo vegna. Il LaDiscordia, ch'udì questopensiero. Guardò, ridendo, laSuperbia, e disse Chevolea gire atrovare un destriero Chegli apportasse altrecontese e risse; Efar volea sgombrartutto il sentiero, Ch'altro chequello in mannon gli venisse; Egià pensato aveadovetrovarlo. Ma costei lascio,e tomo adir di Carlo. 38Poich'ai partir deiSaiacin si eatinse Carlod'intorno il perigliosofuoco. Tutte le gentiall'ordine ristrinse.Lascionne parte inqualche debol loco:ilresto ai Saracinispinse, Per dar lorscacco, e guadagnarsiil giuoco: E limandò per ogniporta fuore, Da SanGermano iufin a San Vittore. 33Rispose il nano: più tua mia Donna diròquella ch'é servaaltrui. Ieri scontrammo uncavalier per via, Chene la tolse,e la menòcon lui. A quelloannunzio entrò laGelosia, Fredda com'aspe, edabbracciò costui. Seguita ilnano, e narragliin che guisa Unsol l' ha presa,e la suagente uccisa. 34 L'acciaioallora la Discordiaprese, E la pietrafocaia, e picchiòun poco, E l'escasotto la Superbiastese, E fu attaccatoin un momentoil foco; E sidi questo l'animas'accese Del Saracin, chenon trovava loco; Sospirae freme consi orribil faccia, Chegli elementi etutto il cielminaccia. 39 E comandòeh' a portaSan Marcello, Dov'era granspianata di campagna, Aspettasse l'unl'altro, e inun drappello Si ragunassetutta la compagna: Quindi animandoognuno a farmacello Tal, che semprericordo ne rimagna, Ailor ordini andarfé' le bandiere, Edi battaglia darsegno alle schiere.40IIre Agramante inquesto mezzo insella. Malgrado dei Cristian,rimesso s'era; E conl'innamorato d'IsabellaFacea battaglia perigliosae fiera:Col reSobrin Lurcanio simartella: Rinaldo incontra aveatutta una schiera, Econ virtude econ fortuna molta L'urta,l'apre, ruina emette in volta. StanzaSS. 41 Essendo labattaglia in qnestostato, L'imperatore assalse ilretrogiiardo Dal canto oveMarsilio avea fermato Ilfior di Spagnaintomo al suostendardo. Con fanti inmezzo e cavalieria lato, Re Carlospinse il suopopol gagliardo Con talrumor di timpanie di trombe. Ohetutto '1 mondopar che nerimbomhe. 4S Oominciavan leschiere a ritirarse De'Saracini, esi sarebbon vòlte Tuttea fuggir, spezzate,rotte e sparse, Permai più nonpotere esser raccolte; Ma'1 re Grandonioe Falsiron comparse, Chestati in maggiorbriga eran piùvolte. E Balugante eSerpentin feroce, E Ferraùche lor diceaa gran voce:4."J Ah,dicea, valentuomini, ahcompagni, Ah fratelli; teneteil luogo vostro: Inimici faranno opradi ragni, Se nonmanchiamo noi deldover nostro. Guardate l'altoonor, gli ampliguadagni Che fortuna, vincendo,oggi ci hamostro; Guardate la vergognae il dannoestremo Che, essendo vinti,a patir sempreavremo. 44 Tolto inquel tempo unagran lancia avea, Ecentra Berlinghìer vennedi botto, Che sopraTArgaliffa combattea, E l'elmonella fronte gliavea rotto: GittoUo interra, e conla spada rea Appressoa lui nefé' cader forseotto, Per ogni bottaalmanco, che disserra, Cader fasempre un cavalieroin terra. 47 Delre della Zumaranon si scorda Ilnobil Dardinel figliod'Almonte, Che con Lilancia Uberto daMirforda, Claudio dal Bosco,Elio e Dulfindal Monte. E conla spada Anselmoda Stanforda, E daLondra Raimondo ePinamonte Getta per terra(ed erano purforti), Dui storditi, unpiagato, e quattromorti. 48 Ma contutto '1 valorche di mostra, Non. può tener ferma la suagente. Si ferma, ch'aspettarvoglia la nostra Dinumero minor, mapiù valente. Ha piùragion di spadae più digiostra . E d'ogni cosaa guerra appartenente. Fugge lagente Maura, diZumara, Di Setta, diMarocco e diCanara.Stanza 44, 45 Inaltra parte uccisoavea Rinaldo Tanti pagan,eli' io non potreicontarli. Dinanzi a luiuni stava ordinesaldo:Vedreste piazza intutto '1 campodarli. Non men Zerbin,non men Lurcanioè caldo; Per modofan, eh' ognunsempre ne parli:Questodi punta aveaBalastro ucciso, E quelloa Finadurl'elmodiviso. 46 L'esercitod'Alzerbe avea ilprimiero, Che poco innanziaver solca Tardocco; L'altro teneasopra le squadreimpero Di Zamor edi Saffi edi Marocco. Non ètrji gli Africaniun cavaliero Che dilancia ferir sappiao di stocco? Misi potrebbe dir:ma passo passo Nessundi gloria degnoaddietro lasso. 49 Mapiù degli altrifiiggon quei d'AlzerU" A cuis'oppose il nobilgiovinetto; Ed or conprieghi, or conparole acerbo lor cercal'animo nel petto. S' Almonte meritòeh' in voi serbe Di luimemoria, or nevedrò l'effetto: 10 vedrò(dicea lor) seme, suo figlio, Lasciar vorretein cosi granperiglio. 50 State, vipriego. per miaverde etade, In cuisolete aver silarga speme:Deh nonvogliate andar perfi] di spade, Ch'inAfrica non tomidi noi .seme. Pertutto ne saranchiuse le strade, Senon andiam raccoltie stretti insieme: Troppo altomuro e troppolarga fossa È ilmonte e ilmar, pria chetornar si pos. 51Molto è megliomorir qui, ch'aisupplici Darsi e alladiscrezion di questicani. State saldi, perDio, fedeli amici; Chetutti son glialtri rimedi vani. Nonhan di noipiù vita gl'inimici: Più d'un'afmanon bau, più di duemani. dicendo, il giovinettoforte Al conte d'Otonleidiede la morte. 52IIrimembrare Almonte cosìaccese L'esercito african chefuggia prima, Che lebraccia e lemni in suedifese lIeglio, che rivoltarle spalle, estima. Guglielmo daBurnich, era unoinglese Maggior di tutti,e Dardinello ilcima, E lo pareggiaagli altri, eappresso taglia 11 capoad Aramon diComovaglia. b'à Morto cadeaquesto Aramene, avalle; E v' accorseil fratel perdargli aiuto:3Ia Dardinell'aperse per lespalle Fin giù dovelo stomaco èforcato. Poi forò ilventre a Bogioda Vergalle, E lomandò del debitoassoluto: Avea promesso allamoglier fra sei Mesi,vivendo, di tornarea lei. 54 Videnon lungi Dardinelgagliardo Venir Lurcanio, eh' aveain terra messo Dorchin, passatonella la, eGardo Per mezzo ilcapo e insinoai denti fesso; Ech'Alteo fuggir volse,ma fu tardo, Alteoeh' amò quantoil suo coreistesso:Olì è dietroalla collottola glimise 11 fìer Lurcanioun colpo chel'uccise. stanza 52. 56 Nonè da domandarmise dolere Se nedovesse Arì'odante ilfrate; Se desiasse di sua manpotere Por Dardinel fral'anime dannate:Ma noilascian le gentiadito avere, Non mendelle 'nfedel le battezzate. Vorria purvendicarsi, e conla spada Di quadi spianandova la strada. Stanza 55. 57Urta, apre, caccia,atterra, taglia efendeQualunque lo'mpedisce ogli contrasta. E Dardinel,che quel disireintende, A volerlo saziargià non sovrasta:Mala gran moltitudinecontende Con questo ancora,e i suoidisegni guasta. Se i Mori uccidel'un, l'altro nonmanco Gli Scotti uccide,e'I campo inglesee '1 franco. 58Fortuna sempre maila via lortolse, Che per tuttoquel di nons'accozzaro. A più famosaman serbar l'unvolse; Che l'nomo ilsuo destin fuggedi raro. Ecco Rinaldoa questa stradavolse, Perch' alla vitad'un non siariparo:Ecco Rinaldo vien:Fortuna il guida Perdargli onor, cheDardinello uccida. 55 Pigliauna lancia, eva per farvendetta, Dicendo al suoMacon (s' udir lopuote), Che se mortoLurcanio in terragetta, Nella moschea neporrà l'arme vote. Poitraversando la campagnain fretta, Con tantaforza il fiancogli percuote, Che tuttoil passa sinall'altra banda; Ed aisuoi, che lospoglino, comanda. 59 Masia per questavolta detto assai Deigloriosi fatti diPonente. Tempo è ch'iotomi ove Grifonlasciai, Che tuttj d'irae di disdegnoardente Facea, con piùtimor eh' avessemai, la sbigottita gente. ReNorandino a quelrumor corso era inpiù di millearmati in unaschiera. 60 Re Noraudiucon la suacorte armata, Vedendo tuttoil popolo fuggire, Venne allaporta in battagliaordinata, E quella fecealla sua giuntaaprire. Grifone iutauM), avendogià cacciata Da la turba scioccae senza ardire, Lasprezzata armatura insua difesa (Qual lasi fosse) aveadi nuovo presa; 61E presso aun tempio benmurato e forte. Checircondato era d un'altafossa. In capo unpouticel si feceforte, Perchè chiuderlo inmezzo alcun uoupossi. Ecco, gridando eminacciando forte. Fuor dellaporta esce unasquadra grossa. L'animoso Gijfounon muta loco, Efa sembiante chene tema poco. Stanza€6. 62 E poich' avvicinar questodrappello i5i vide, andòa trovarlo insu la strada; Emolta strage fiittaneo macello (Che menavaa due mansempre la spada), Ricorso aveaallo stretto ponticello, Equindi li teueanon troppo abada:Di nuovo usciva,e di nuovotornava; E sempre orribiisegno vi lasciava. 63Quando di drittoe quando diriverso Getta or pedonior cavalieri interra. Il popol centralui tutto converso, Piùe più sempreiuaspera la guerra. TemeGrifone alfin restarsomrtierso, Si cresce ilmar che d'ogn'intorno il serra:Enella spalla enella coscia manca Ègià ferito, epur la lenamanca. 64 Ma laVirtù, ch'ai suoispesso soccorre, Gli faappo Norandin trovarperdono. 11 re,mentre altumulto in dubbiocorre, Vede che mortigià tanti nesono; Vede le piagheche di man d'Et torre Pareano uscite: untestimonio buono, Che dianzicssu avea fattoindegnamente Vergogna a uncavai ier moltoeccellente. (;5 Poi, comegli è piùpresso, e vedein fronte Quel chela ge.ite amorte gli hacondotta, E fattosene avantiorribii monte, E diquei sangue ilfosso e l'acquabratta; Gli è avvisodi veder propriosul ponte Orazio solcontra Toscana tutta: Eper suo onore,e perchè gline'ncrebbe, Ritrasse i uoi, gran faticavebbe: stanza 63. B6 £dalzando la mannnda e senz'arme, Antico segnodi tregua o di pace. DUsea Grifon: Non so se nonchiaraarme D' aver il torto,e dir chemi dispiace; Ma ilmio poco giudicio,e lo istiganne Altrui, caierein tanto errormi face. Quel chedi fare io mi credeaal più vile Guerrierdel mondo, hofatto al piùgentile. H7 E sebbenealla ingiuria eia quell'onta Ch' oggifatta ti fuper ignoranza, L' onor che ti faiqui, s adeguae sconta, O (perpiù vero dir)supera e avanza; Lasatisfazìon ci saràpronta A tutto miosapere e miapoisauza, Qnando io conoscadi poter farquella Per oro oper cittadi oper castella. ?58 Chiedimila metà diquesto regno, Ch'io sonper fartene oggipossessore; Che Talta tuavirtù non tifa degno Di questosol, ma chMoti doni ilcore: E la tu\mano, in questomezzo, pegno Di fé' midona e diperpetuo amore. Così dicendoda cavallo scese, Evèr Grifon ladestra mano stese. 69Grifon, vedendo ilre fatto benigno Venirgli pergittar le bracciaal collo. Lasciò laspada e T animomaligno, E sotto Tancheed umile abbracciollo. Lo videil re didue piaghe sanguigno, Etosto feWenir chimedicoUo; Indi portar nellacittade adagio, E riposarnel suo realpalagio. 72 Dimaudògli Aquilante,se di questo Cosìnotizia avea dataa Grifone: E comeraffermò, s'avvisò ilresto, Perchè fosse partito,e la cagione. Oh'Orrigille ha seguitoè manifesto In Antiodìia,con intenzione Di levarladi man delsuo rivale Con granvendetta e memorabilmale. 73 Non tolleròAquilante che '1fratello Solo e senz'esso a queirimpresa andasse; E preseTarme, e vennedietro a quello: Maprima pregò ilduca che tardasse L'andata inFrancia ed alpaterno ostello, Fin ch'essod'Antiochia ritornasse.Scende al Zaffo,e s' imbarca; chegii pare E piùbreve e migliorla via delmare. 74 Ebbe unOstrosilocco allor possente Tanto neimare, e siper lui disposto. Chela terra delSurro il diseguente Vide, e Saffetto,un dopo l'altrotosto. Passa Barutti eil Zibeletto: e sente Cheda man mancagli è Ciprodiscosto. A Tortosa daTripoli, e allaLizza, E al golfodi Laiazzo ilcammin drizza. 75 Quindia levante il nocchier lafronte Del navilio voltarsnello e veloce; Eda sorger n'andò sopra POronte, E colse iltempo, e nepigliò la foce. Gittarfece Aquilaute iaterra il ponte En'uscì armato suldestrier feroce; E contra il fiumeil cammin drittotenne Tanto, ch inAntiochia se nevenne. 70 Dove, ferito,alquanti giorni, innante Chesi potesse armar,fece soggiorno. Ma lasciolui, eh' alsuo frate Aquilante Etad Astolfo inPalestina tomo, Che diGrifon, poi chelasciò le siante Mura,cercare han fattopiù d'un giorno Intutti i lochiin Solima devoti, Ein molti ancordalla città remoti. 71Or l'uno T altro ési indovino, Che diGrifon possa saperche sia:Ma vennelor quel Grecoperegrino, Nel ragionare, acaso a damespia. Dicendo eh' Orrigille avéail cammino Verso Antiochiapreso di Scria, D'unnuovo drado, eh'era di quelloco, Pi subito arsae d'improvviso foco. 76 quel Martanoivi ebbe adinformar.'ie:Et udì eh' aDamasco se n'eraito Con Orrigille, oveuna giostra farse Doveasolenne per realeinvito. Tanto d'andargli dietroil desir Tarse, Certo che '1suo german Tabbia seguito, Che d'Antiochiaanco quel di si tolle; Magià per marpiù ritornar nonvolle. 77 Verso Lidiae Larissa ilcammin piega:Resta piùsopra Aleppe riccae piena. Dio permostrar eh' ancor di qua nonniega Mercede al bene,ed al contrariopena, Martano appresso aMamuga una lega Adincontrarsi in Aquilantemena. Martano si faceacon bella mostra Portare innanziil pregio dellagiostra. 78 Pensò Aquilante,al primo comparire, Che'l viiMartino il suofratello fosse; Che r iiiganiiaroii Parme,e quel vestire Candido piùche nevi ancornon mosse:E conqueir oli, ched'allegrezza dire Si snoie,incominciò; ma poicangiosse Tosto di facciae di parlar,eh appresso S'avvide meglio chenon era desso. 79Dubitò che perfraude di colei Ch'eracon Ini, Grifongli avesse ucciso; E,dimmi, gli gridò,tu ch'esser dèi Fuladro e untraditor, come n'hai viso, Onde haiquest'arme avute? ondeti sei >'nl buondestrier del miofratello assiso? Dimmi se '1mio fratello èmorto o viro: Comedell'erme e deldestrier l'hai privo. 80Quando Orrigille udìl'irata voce. Addietro ilpalafrcn per fuggirvolse; ila di leifu Aquilante piùveloce, E feccia fermar, volseo non volse, jlartano alminacciar tanto feroce Delcavalier, che improvviso il colse, Pallido tremacome al ventofronda, Né sa quelche si facciao che risponda. 81Grida Aquilante, efulminar non resta, Ela spada glipon dritto allastrozza: E giurando minacciache la testa AdOrrigille e alui rimarrà mozza, Setutto il fattonon gli manifesta. 11mal giunto Martanoalquanto ingozza, E tra volve sepuò sminuire Sua gravecolpa, e poicomincia a dire: 82Siippi, signor, chemia sorella èquesta, Nata di buonae virtuosa gente. Benchétenuta in vitadisonesta L'abbia Grifone obbrobriosamente:E taleinfamia essendomi molesta. Néper forza sentendomipossente Di torla a si grand' noni,feci diseguo D' averla perastuzia e peringegno. 83 Tenni modocon lei, eh'avea desire Di ritornarea più lodatavita, Ch' essendosi Grifonmesso a dormire, Chetamente dalui fèsse partita. Cosifece ella; eperchè egli aseguire Non n'abbia, eda turbar latela ordita, Noi lolasciammo disarmato e a piedi: Equa venuti siam,come tu vedi. 84Poteasi dar disomma astuzia raiito, Checolui facilmente glicredea; E, fuor che'ntorgli arme edestrier e qsaii' Tenesse diGrifon, non gliuocea; Se non voleapulir sua scusatanto, Che lafacesse dimenzogna rea. Buona eraogni altra parte,se non qnelU Chela femmina alui fosse sorella. 85Avea Aquilante inAntiochia inteso Essergli concubina,da più genti; Ondegridando, di furoreacceso: Falsissimo ladron, tute ne menti:Vìipugno gli tiròdi tanto peso, Chenella gola glicacciò duo denti; E,senza più contesa,ambe le braccia Glivolge dietro, ed'uia fune allaccia. 86E parimente fecead Orrigille, Benché insua scusa elladicesse a.isai. Quindi litrasse per casalie ville. Né lilasciò fin aDamasco mai; E dellemiglia mille voltemille Tratti gli avrebbecon pene econ grnal, Fin ch'avessetrovato il suofratello, Per farne poicome piacesse aquello. 87 Fece Aquilantelor scudieri e.some Seco tornare, edin Damasco venne; Etrovò di Grifoncelebre il nome Pertutta la cittàbatter le penne. Piccoli egrandi, ognun sapeagià, come Kg\ì era,che bencorse V aritenne; Eda cui toltofu con falsamostra Dal compagno lagloria della giostra. 88II popol tuttoal vii Martanoinfesto, L'uno all'altro additandolo,lo scopre. Che sifa laude con Paltrui buone opre? Ela virtù dichi non èben desto. Con lasua infamia ecol suo obbrobriocopre? Non è ringrata femmina costei, Laqual tradisce ibuoni, e aiutai rei? 89 Altridicean: Come stanbene insieme. Segnati ambid'un marchio ed'una razza! Chi libestemmia, chi lordietro freme . Chi grida:Impicca, abbrucia, squarta,ammazza La turba perveder s' urta, sipreme . E correinnanzi alle strade,alU piazz.i. Venne lanuova al re,che mo.strò seguo D'averla carapiù eh' un altroregno. BD Seiiza moltiscudier dietro odavante, Come si ritrovò,si mosse infretta, E venne adincontrar?! in Aquilante, Oh'avea delsuo Grifon fittovendetta: E quello onoracon gentil sembiante, S3C0 lo'nvita, e secolo ricetta; Di suocuisenso avenlo fattoporre I dno priirioniin fon lod'una toriT. &.|; Andaro insieme(ve del lettomosso non s'era poiche fu ferito, Che,vedendo il fratel,divenne roso:Che benstimò ch'avea ilsuo caso uditi. Kpoi che motteggiandoun poco addosso (iliandò Aquilante, messeroa partito dare aquelli duo giustomar toro, Venuti inmin degli avver"arj loro. 92Vuole Aquilante, vuoleil re chemille Strazj ne sienofatti; ma Grifone (Perchè nonosa dir sol d'Orrigille) e all'altro vuolche si perdone. Disse assaicose, e moltobene ordille. risposto: Or per conclusione lart.mo èdisegnito in manoal boia, Cir abbiaa scapirlo, onon però chemoia. 93 Legar lofanno, e nontra' fiorie l'erba, E pertutto scopar l'altramattina. Orrigille captiva siriserba Finché ritomi labella Lucina, Al cuisaggio parere, olieve o acerba, Rimtton queisignor la disciplini. Quivi stetteAquilante a ricrearsi Finché 1fratel fu sano,e potè armarsi. ReNorandin, che temperatoe saggio Divenuto eradopo un tantoerrore. Non potea nonaver sempre ilcoragjio Di penitenzìa pienoe di dolore, D'aver fattoa colui dannoed oltraggio, i l:cdegno di mercele era e d'onore:Sì che e notte aveail pensiero intento Perfarlo rimaner di."è contnito.ai.iii/.ii ve". 9.'S Estituì nel pubblicoconspetto Della città, ditanta ingiuri i rei. Conquella maggior gloriaeh' a perfetto Cavalier perun re darsi potea, Con tantoinganno il traditorgli avea:E perciòfe'bindir per quelpaese, farla un'altra giostraindi ad unmes.'96 Di cheapparecchio fa tantosolenne, Qaanto a pompareal possibil sia: Ondela fama conveloci penne Portò lanuova per tuttaSoria; Ed in Feniciae in Palestinavenne, tanto, eh adAstolfo ne diespia. Il qual colviceré deliberosse Che quellagiostra senza lornon fosse. 97 Perguerrier valoroso edi gran nome Lavera istoria Sansonettovanta. Gli die battesraoOrlando, e Carlo(come V'ho detto) agovernar la TerraSanta. Astolfo con costuilevò Je some,. Perritrovarsi ove lafama canta Sì, ched'intorno n'ha pienaogni orecchia, Damasco lagiostra s'apparecchia. 102 Tralor si domandarondi lor via: Epoi eh' Astolfo,che prima rispose, Narrò comea Damasco sene già, Avea invitatoil re dellaSoria A dimostrar loropre virtuose; Marfisa, semprea far granprove acceca. CFser convoi, disse, a questa impr 103Sommamente ebbe Astolfograta quesii d'arpe, ecosì Sansonetto. Furo aDamasco il innanzi la festa . Edi fuora nelborgo ebbon ricetto:sinall'ora che dalsonno desta L'Aurora ilvecchiarel già suodiletto . Quivi siriposar con maggioragio, Che se smontatifossero al palagio. 98Or cavalcando perquelle contrade Con nonlunghi viaggi, agiatie lenti, Per ritrovarsifreschi alla cittade Poidi Damasco il de' torniamenti, Scontrare inuna croce didue strade eh' alvestire e a' movimenti Avea sembianzad'uomo, e femmin'era, Nelle battaglie ameraviglia fiera. 99 Lavergine Marfisa sinomava, Di tal valor,che con laspada in mano Fecepiù volte algran signor diBrava la fronte, ea quel diMontalbano; di e lanotte armata sempreandava Di qua dilà, cercando inmonte e inpiano Con cavalieri errantiriscontrarsi, Ed immortale egloriosa farsi. 100 Com'ella vide Astolfoe Sansonetto, Ch' appressole venian conl'arme indosso, Prodi guerrierle parvero all' aspetto; Ch'erano ambeduegrandi e dibuon osso: E perchèdi provarsi avriadilettò,. isfidarli avea ildestrier già mosso; Quando, affissandol'occhio più vicino, Conosciuto ebbeil duca paladino. 101Della piacevolezza lesovvenne Del cavalier, quandoal Catai secoera: E lo chiamòper nome, enon si tenne Laman nel guanto,e alzossi lavisiera; E con granfesta ad abbracciarlovenne, Comechè sopra ogn' altrafosse altiera. Non mendall'altra parte riverente ilpaladino alla donnaeccellente. E poi che'1 nuovo sollucido e chiaro Pertutto sparsi ebbei fulgenti raggi, Labella donna ei duo guerriers' armare . avendo allacittà messaggi , cometempo fu, lorrapportar(c) per veder spezzarfrassini e fa*ggi ReNorandino era venutoal loco Ch'avea constituitoal fiero gioco. 106Senza più indugioalla città nevanno, E per lavia maestra allagran piazza, Dove aspettandoil real segnostanno e quindi iguerrier di buonarascza. I premj chequel giorno sidaranno A chi vince,è uno stoccoed una mazza riccamente, eun destrier quale convene voi donoa un signortale. 106 AvendoNorandinfermo nel core Che,come il primopregio, il secondoanco, E d'ambedue legiostre il sommoonore Si debba guadagnarGrifone il bianco; Perdargli tutto quelch'uom di valore Dovrebbe aver, debbe farcon manco . Posto conl'arme in questoultimo pregio Ha stoccoe mazza edestrier molto egregio. 107L'arme che nellagiostra fatta dianzi Sidoveano a Grifonche '1 tuttovinse, E che usurpateavea con tristiavanzi Martano che Grifonesser si finse; Quivisi fece ilre pendere innanzi, ilben guemito stoccoa quelle cinse, Ela mazza all' arciondel destrier messe . Perchè Grifonl'un pregio el'altro avesse. lOB Mache sua intenzì'ouavesse effetto Vietò quellamagnanima guerriera Ohe conAstolfo e colbuon Sansonetto In piazzanuovamente venuta era. Costei,vedendo V armecb' io v'ho detto, Subito n'ebbe conoscenza vera:Perocchégià sue furo,e V ebbecare Quanto si suolle cose ottimee rare; 109 BenchéTavea lasciate insu la strada Aquella volta chele fur d'impaccio, per riaversua buona spada Correadietro a Bruneldegno di laccio. Questa istorianon credo chem'accada Altrimenti narrar; peròla taccio. Da mevi basti intenderea che guisa Quivitrovasse Tarme sueMarfisa. 110 Intenderete ancorche, come Tebbe Kieonosciute amanifeste note, Per altroche sia almondo, non leavrebbe Lasciate un di sua personavote. Se più tenereun modo oun altro debbe racquistarle, ellapensar non puote; Mase gli accostaa un tratto,e la manstende, senz' altro rispettose le prende:IHE per lafretta ch'ella n'ebbe,avvenne altre ne prese,altre mandonne interra. 11 re, chetroppo offeso sene tenne. Con unosguardo sol lemosse guerra; Che '1popol, che Vingiuria non sostenne, Pervendicarlo e lancee spade afferra, Nonrammentando ciò ch'igiorni innanti Nocqoe ildar noia aicavalieri erranti. Né fravermisli fior, azzurrie gialli Vago fanciulloalla stagion novella, Némai si ritrovòfra suoni eballi Più volentieri ornatadonna e bella; Chefra strepito d'armee di cavalli, Efra punte dilance e diquadrella, Dove si spargasangue e sidia morte. Costei sitrovi, oltre ognicreder forte. 113 Spingeil cavallo, enella turba sciocca Conl'asta bassa impetuosafere; E chi nelcollo e chinel petto imbrocca, Efa con Vurto or questoor quel cadere:Poicon la spadauno ed unaltro tocca, E £aqual senza caporimanere, E qual conrotto, e qualpassato al fiauco, Equal del braccioprivo, o destroo manco. 114 L'arditoAstolfo e ilforte Sansonetto, Ch'avean conlei vestita epiastra e maglia, Benché nonvenner già pertale effetto, Pur, vedendoattaccata la battaglia, Abbsssan lavisiera dell'elmetto, E poila lancia perquella canaglia; Ed indivan con latagliente spada Di qua di facendosi far strada. 115I cavalieri di nazion diverse, Ch'erano per giostrarquivi ridutti, Vedendo l'armein tal furorconverse, E gli aspettatigiuochi in gravilutti (Che la cagionch'avesse di dolerse Laplebe irata nonsapeano tutti; Né eh'al re tantaingiuria fosse fatta), Stavan condubbia mente estupefatta. 116 Di ch'altria favorir laturba venne. Che tardipoi non sene fu apentire; Altri, a cuila città piùnon attenne Che glistranieri, accorse adipartire; Altri, più saggio,in man labriglia tenne, Mirando dovequesto avesse auscire. Di quelli fuGrifone ed Aquilaute, Che pervendicar l'arme andareinnante. 117 Essi vedendoil re che veneno Avea leluci inebriate erosse, Ed essendo damolti instrutti appieno Dellacagion che ladiscordia mosse, E parendoa Grifon chesua, non meno Chedel re Norandin,l'ingiuria fosse; S' avean lelance fatte darcon fretta, E venianftilminando alla vendetta. 118Astolfo d'altra parteRabicano Venia spronando atutti gli altriinnante,Conl'incantatalancia d oroin mano, Ch'ai fieroscontro abbatte ognigiostrante. Ferì con essae lasciò stesoal piano Prima Grifone,e poi trovòAquilaute; E dello scudotoccò l'orlo appena, Chelo gittò riversoin su l'arena. 119I cavalier dipregio e digran prova Vòtan leselle innanzi aSansonetto. L'uscita della piazzail popol trova; Hre n arrabbiad'ira e didispetto. la prima corazzae con lanuova Marfisa intanto, el'uno e l'altroelmetto, Poi che sivide a tuttidare il tergo, .Vincitrice venia versol'albergo. 120. Astolfo eSansouetto non furlenti A seguitarla, eseco a ritornarsi Verso laporta (che tuttele genti Gli dayanloco), ed alrastrel fermarsi. Aqnilante eGrifon, troppo dolenti Divedersi a unoincontro riversarsi, Tenean pergran vergogna ilcapo chino, Né ardianvenire innanzi aNorandino. 126 Come reNorandino ode queluome Così temuto pertutto levante, Che faceaa molti ancoarricciar le chiome. Benché spessoda lor fossedistante, È certo chene debhia venircome Dice quel suo,se non provvedeinnante; Però gli suoi,che già mutataV ira Hanno intimore, a richiama e tira. 121Presi e. montati ch'hannoi lor cavalli, Spronano dietroagP inimici infretta. Li segue ilre con moltisuoivassalli, Tutti pronti oalla morte oalla vendetta. La scioccaturba grida: Dalli, dalli; Esta lontana, ele novelle aspetta. Grifone arrivaove volgean lafronte I tre compagni,ed avean presoil ponte. 122 Aprima giunta Astolforaffigura, C\ì avea quellemedesime divise, Avea ilcavallo, avea queirarmatura Ch'ebbe dal ch'Orril fatale uccise. Némiratol, postogli avea cura Quandoin piazza agiostrar seco simise:Quivi il conobbe,e salutoUo; e poi(jli domandò dellicompagni suoi, 123 Eperchè tratto aveanquell'arme a terra, Portando alre si pocariverenza. Di suoi compagniil duca d'Inghilterra Diede aGrifon non falsaconoscenza:Dell' arme eh' attaccatoavean la guerra, Disseche non n'aveatroppa scienza; Ma perchècon Marfisa eravenuto, Dar le voleacon Sansonetto aiuto. 127Dall'altra part" ifigli d'Oliviero Con Sansonettoe col figliuold' Otoue, Supplicando a ]Iarfisa,tanto fero, Che sidie fiae allacrudel tenzone. Bfarfisa, giuntaal re, conviso altiero Disse: Io nonso, signore, conche ragìoae Vogli quest'arme dar, chetue non sono, Alvincitor delle tuegiostre in dono. 128Mie sono l'arme;e'n mezzo dellavia Che vien d'Armenia,un giorno lelasciai . Perchè seguire a pie miconveuia Un rubator che m'aveaoffesa assai; E lamia insegna tesdmonne fia, Che quisi vede, senotizia n'hai; E lamostrò nella corazzaimpressa, Ch'era in treparti una coronafessa. 129 Gli èver, rispose ilre, che mifur date, Son pochidì, da unmercadante armeno; E se voi mel'aveste domandate.L'avreste avute, ovostre o noche sieno; Ch'avvenga eh' aGrifon già l'hodonate, Ho tanta fedein lui, chenondimeno, Acciò a voidarle avessi anchepotuto, Volentieri il miodon m'avria renduto. 124 Quivicon Grifon standoil paladino Viene Aquilante,e lo conoscetosto Che parlar colfratel l'ole vicino, Eil voler cangia,eh' era mildisposto. Giungeau molti diquei di Norandino, 3Ia tropponon ardian venireaccosto; E tanto più,vedendo i parlamenti, Stavano cheti,e per udireintenti. 12.5 Alcun ch'intendequivi esser 3Iarftj, Chetiene al mondoil vanto ines<er forte, Volta ilcavallo, e Norandinoavvisi, Che s' oggi nonvuol perder lasua corte, Provveggia, primache sia tuttauccisa, Di man trarlaa Tesifone ealla morte: Perchè Marfisaveramente è stata, Chel'arraatum in piazzagli ha levata. 130Non bisogna allegar,per farmi fede Chevostre sien, chetengan vostra inseguì: Basti ildirmelo voi; chevi si crede Piùeh' a qual altrotestimonio vegna. Che vostresian vostr'arme siconcede Alla virtù dimaggior premio degna. Orve r abbiate,e più nonsi contenda; E Grifonmaggior premio da me prend"L 131 Grifon,che poco a care ave.iquell'arma ]Ma gran disioche '1 resi satisfaccia, Gli disse: Assaipotete compensarine Se mifate saper ch'iovi compiaccia. Tra disse Marfisa: Esserqui parme L'onor mioin tutto: e conbenigna faccia Volle aGrifon dell'arme esercortese; E finalmente iudon da luile prese. stanza104. 182 Nella cittàcon pace econ amore Tornaro . ovele feste raddoppiarsi. Poi lagiostra si fé',di che 1onore E'I pregio Sansonettofece darsi; e iduo fratelli ela migliore Di lor,Marfisa, non volsonprovarsi, Cercando, come amicie buon compagni. CheSansonetto il pregione guadagni. 138 Statiche sono ingran piacere ein festa Con Norandinootto giornate odiece, Perchè l'amor diFrancia gli molesta, Chelasciar senza lortanto non lece, Tolgonlicenzia; e Marfisa,che questa Via disiava,compagnia lor fece. Marfisaavuto avea lungodisire Al paragon deipaladin venire, 134 Efar esperìenzia sel'effetto Si pareggiava atanta nominanza. Lascia unaltro in suoloco Sansonetto, di Grerusalemregga la stanza. Orquesti cinque inun drappello eletto, Chepochi pari almondo han dipossanza, Licenziati dal reNorandino, Vanno a Tripoli,e al marche v' èvicino. 135 E quiviuna caracca ritrovaro, Che perponente mercanzie raguna. Perloro e peicavalli s'accordaro Con unvecchio padron ch'erada Luna. Mostrava d'ogn'intomo il tempochiaro, Ch'avrian per moltidi buona fortuna. Sciolser dallito, avendo ariaserena, E di buonvento ogni lorvela piena. 136 L'isolasacra all'amorosa Dea Diedelor sotto un'ariail pruno porto. Chenon eh' aoffender gli uominisia rea, Ma stemprail ferro, equivi è'I vivercorto. Cagion n' èun stagno: e certonon dovea Natura aFamagosta far queltorto D'appressarvi Costanza acree maligna, Quando alresto di Ciproè benigna. 137II grave odorche la paludeesala, Non lascia allegno far tropposoggiorno. Quindi a unGrecolevante spiegò ogniala, Volando da mandestra a Ciprointorno, E surse aPafo, e posein terra scala; Ei naviganti uscirnel lito adomo, Chiper merce levar,chi per vedere Laterra d'amor pienae di piacere. 188 Dalmar sei migliao sette, apoco a poco Siva salendo inversoil colle ameno. Mirtie cedri enaranci e lauriil loco, E millealtri soavi arborihan pieno. Serpillo epersa e rosee gigli ecroco Spargon dall'odorifero terreno Tantasuavità, ch'in marsentire La fa ognivento che daterra spire. 139 Dalimpida fontana tuttaquella Piaggia rigando vaun ruscel fecouflo. Bensi può dirche sia diVener bella Il luogodilettevole e giocondo; Chev' è ognidonna affatto, ognidonzella Piacevol più ch'altrovesia nel mondo: Efa la Deache tutte ardond'amore. Giovani e vecchie,infino all'ul tira' ore. 140 Quiviodono il medesimoch'udito Di Lucina edell'Orco hanno inSoria, E come ditornare ella amarito Facea nuovo Apparecchioin Nicosia. Quindi ilpadrone (essendosi espedito, Espirando buon ventoalla sua via) L'ancoresarpa, e fagirar la proda Versoponente, ed ognivela snoda. 141 Alvento di maestroalzò la nave Levele all' orza, edallargossi in alto. Unponentelibecchio, che soave Parvea principio e fin che'1 sol stettealto, E poi sifé' verso lasera grave, Le levaincontra il marcon fiero assalto, Contanti tuoni etanto arder dilampi. Che par che'1 ciel si spezzi etutto avvampi. 142 Stendonle nubi untenebroso velo, Che sole apparir lascia stella:Di sottoil mar, disopramugge il cielo, Ilvento d'ogn' intorno,e la procella Chedi pioggia oscurissimae di gelo Inaviganti miseri flagella:Ela notte più sempresi diffonde Sopra l'iratee formidabil onde. 143I naviganti adimostrare effetto Vanno dell'artein che lodatisono: Chi discorre fischiandocol fraschette, E quantohan gli altria far, mostracol suono:Chi l'ancoreapparecchia da rispetto, Echi al mainaree chi allascotta è buono; Ohi'ltimone, chi l'arboreassicura, Chi la copertadi sgombrare hacura.144 Crebbe iltempo crudel tuttala notte, Caliginosa epiù scura eh'inferno. Tien per l'altoil padrone, ovemen rotte Crede l'ondetrovar, dritto ilgoverno; E volta ador ad orcon tra lebotte Del mar laproda, e dell' orribilverno, Noi senza spememai che, comeaggiorni, Cessi Fortuna, opiù placabil torni. 145Non cesm enon si placa,e più furore Giostra nelgiorno, se purgiorno è questo, Chesi conosce alnumerar dell' ore, Non cheper lume giàsia manifesto. Or conminor speranza e più timore dàin poter delvento il padronmesto:Volta la poppaall'onde, e ilmar cnidele Scorrendo sene va conumil vele. 14fi MentreFortuna in marquesti travaglia. NoA lasciaanco posar queglialtri in terra. Chesono in Francia,ove s'uccide etaglia Coi Saraci niil popol d'Inghilterra. Quivi Rinaldoassale, apre esbaraglia Le sqjiiere avverse,e le bandiereatterra. Dissi di lui,che 'l suodestrier Baiardo Mosso aveacentra a Dardinelgagliardo. 147 Vide Rinaldoil segno delquartiero Di che superboera il figliuold'Almonte; E lo stimògagliardo e buonguerriero, Che concorrer d'insegnaardia col conte. Vennepiù appresso, egli parea piùvero:Ch' avea d'intornouomini uccisi amonte. Meglio è, gridò,che prima iosvella, spenga Questo malgerme, che maggiordivenga. 148 Dovunque ilviso drizzi ilpaladino. Levasi ognuno, egli largastrada:Né men sgombrail lei,che 'l Saracino:Sìriverita è lafamosa spada. Rinaldo, fuorchéDardinel meschino, Non vedealcuno, e luiseguir non bada; Grida: Fanciullo, granbriga ti diede Chiti lasciò diquesto scudo erede. 149Vengo a i<iper provar, setu m'attendi Come benguardi il quartierrosso e bianco; Ches' ora contra menon lo difendi, Difender contraOrlando il potraimanco. Rispose Dardinello: Orchiaro apprendi Che s'iolo porto, ilso difender anco; Eguadagnar più onor,che briga, posso Delpaterno quartier candidoe rosso. 150 Perchèfanciullo io sia,non creiler fAnse Peròfuggire, o che'1 quartier ti dia. La vita mitorrai, se mitei Parme; Ma speroin Dio eh'anzi il contrariofia. Sia quel chevuol, non potrà alcanbi&smarrar Che maitraligni alla progeniemìa. Cosi dicendo, conla spada inmano Assalse il cwalierda Montalbano. 151 Untimor freddo tutto '1sangue oppresse. Che gliAfricani aveano intomoal core, Come viderRinaldo che simesse Con tanta rabbiaincontro a quelsignore. Con quanti andriaun leon ch'aiprato ave Visto untorel eh' ancor nonsenta amore. Il primoche ferì, fu'1 Saracino; Ma picchiòinvau su l'elmodi Mambrìno. 1.52 RiseRinaldo, e disse:Io vo'tu senta S'ioso meglio dite trovar lavena. Sprona, e aun tempo al destrier labriglia allenti E d'unapunta con talforza mena, D'una puntach'ai petto gli appresenta. Che gli lafa apparir dietroalla schena. Quella trasse,al tornar. Palmacol sangue: Di sellail corpo uscìfreddo ed esaogne. 158 Comepurpureo fior languendomnore. Che '1 vomereal passar tagliatolassa:0 come carcodi superchio umore Ilpapaver nell' orto ilcapo abbassa:Così, giùdella faccia ognicolore Cadendo, Dardinel divita passa; Passa divita, e fapassar con lui L'ardiree la virtùdi tutti i sui.1.54 Qual soglioul'acque per umanoingegno Stare ingorgate alcunavolta e chiase, Chequando lor vienpoi rotto ilsostano. Cascano, e vancon gran rumordiffuse; Tal gli African,eh' avean quilche ritegno. Mentre virtù lorDardinello infuse, Ne vannoor sparti inquesta parte ein qnelU Che l'hanveduto uscir mortoin sella. 155 Chivuol fuggir, Rinaldofuggir lassa, Ed attendea cacciar chivuol star saldo. Sicade ovunque Arìodantepassa. Che molto vaquel di pressoa Rinaldo. Altri Lionetto,altri Zerbin fracassa, Agara ognuno afar gran provecaldo. fa il suodover, lo faOliviero. Turpino e Guidoe Salomone ePggiero. 156 I Morìfar quel giornoin gran perìglio Che'n Pagania nonne tornasse testa; Malsaggio re diSpagna di piglio,E sene va conquel che inman gli resta. Restarin danno tienmiglior consiglio, Che tattii donar perderee la vesta: Meglioò rìtrarsi esalvar qualche schiera Che,stando, esser cagionche '1 tuttopera. 157 Verso glialloggiamenti i segniinvia, Ch'eran serrati d'arginee di fossa, ConStordilan, col red'Andologia, Portughese in unasqnadra grossa. Manda apregar il redi Barbarla, Che sicerchi rìtrar meglioche possa; £ seqael giorno lapersona e U locoPotrà salvar, nonavrà fatto poco. 158Quel re chesi tenea spacciatoal tutto, Né mai credea piùrìveder Biserta, Che conviso si orribilee si brutto Unquanco nonaveva Fortuna esperta; S' allegrò cheMarsilio aveariduttoParte delcampo in sicurezzacerta:Ed a rìtrarsicominciò, e adar volta Alle bandiere;e fé' sonarraccolta. 159 Ma lapiù parte dellagente rotta Né tromba tambur segno ascolta: Tanta fula viltà, tantala dotta, Ch'in Sennase ne videaffogar molta. Il reAgramante vuol ridurla frotta: Seco haSobrìno, e vanscorrendo in volta; Econ lor s'affaticaogni buon duca, Chenei ripari ilcampo si riduca. stanza 162. 160Ma ilre, Sobrio, duca alcuno Conprieghi, con minacele,con affanno Ritrar puòil terzo, nonch'io dica ognuno, Dovel'insegne mal seguitevanno. Morti 0 fuggitine son dua,per uno Che nerimane, e quelnon senza danno: Feritoé chi didietro e chidavanti; Ma travagliati elassi tutti quanti. 161E con gran tema findentro alle porte Deiforti alloggiamenti ebbonla caccia: Ed eralor quel luogoanco mal forte, Conogni provveder chevi si faccia (Cheben pigliar nelcrin la buonasorte Carlo .sapea, quandovolgea la faccia). Senon venia lanotte tenebrosa, Che staccòil £Bitto, edacquetò ogni cosa. 162Dal Creator accelerataforse, Che della suafattura ebbe pietade. Ondeggiò ilsangue per campagna,e corse Come ungran fiume, edilagò le strade. Ottanta milacorpi numerorse. Che furquel messiper fil dispade. Villani e lupiuscir poi dellegrotte A dispogliarli ea devorar, lanotte. 163 Carlo nontoma più dentroalla terra, Ma centragì' inimici fuors' accampa, Ed in assediole lor tendeserra, Ed alti espessi fuochi intornoavvampa. Il pagan siprovvede, e cavaterra, Fossi e riparie bastioni stampa: Varivedendo, e tienle guardie deste, Nétutta notte mail'arme si sveste. 164Tutta la notteper gli alloggiamenti Dei malsicuri Saracini oppressi SiTersan pianti, gemitie lamenti, Ma quantopiù si può,cheti e soppressi. Altri perchègli amici hannoe i parenti Lasciati morti;ed altri per stessi, Cheson feriti, e con disagiostanno: Ma più è la temadel futuro danno. 168Vòlto al compagno,disse: 0 Clorìdano . Io nonti posso dirquanto m incresca Delmìo signor, chesia rimaso alpiano, Per lupi ecorhi, oimè! troppodegaa eaca. Pensando comesempre mi fuumano, Mi par che,quando ancor questaanima &u In onordi sua fama,io non compenai Nésciolga verso luigli obblighi immensL 165Duo Mori ivifra gli altrisi trovaro, D'oscura stirpenati in Tolomitta; De'quai P istoria,per esempio raro Divero amore, èdegna esser descritta. Cloridano eMedor si nominaro, Ch'alla fortuna prospera e all'afflitta Aveano sempre amatoDardinello, Ed or passatoin Francia eil mar conquello. 169 Io voglioandar, perchè nonstia insepaltv In mezzoalla campagna, aritrovarlo:E forse Diovorrà ch'io vadaocculto dove tace ilcampo del reCarlo. Tu rimarrai; chequando in cielsia .scolto Ch' iovi debba morir,potrai narrarlo:Che sefortuna vieta beli' opra, Per fÌEunaalmeno il miobuon cuor siscopra. stanza 175. 166 Cloridan,cacciator tutta suavita, Di robusta personaera ed isnella:Medoro aveala guancia colorita, Ebianca e gratanell' età novella; E frala gente aquella impresa uscita, Nonera faccia piùgioconda e bella: Occhiavea neri, echioma crespa d'oro:Angolparea di queidel sommo coro. 167Erano questi duosopra i ripari Conmolti altri aguardar gli alloggiamenti, Quando lanotte fra distanziepari Mirava il cielcon gli occhisonnolenti. Me loro quiviin tutti isuoi parlari Non può farche '1 signorsuo non rammenti, Dardinello d'Almonte,e che nonpiagna Che resti senzaonor nella campagna. 170Stupisce Cloridan, chetanto core, Tanto amor,tanta fede abbiaun fanciullu: E cercaassai, perchè gliporta amore, Di fargliquel pensiero irritoe nullo; Ma nongli vai, perch'un gran dolore Nonriceve conforto trastullo. Medoro era dispostoo di morire, 0nella tomba ilsuo signor coprire. 171Veduto che noipiega e chenoi muove, Cloridan glirisponde: E verrò anch'io, Anch' io vo'pormi a lodevol pruove, Anch'io famosamorte amo edisio. Qual cosa saràmai che piùmi giove, S'io restosenza te, Medoromio? Morir teco conl'arme é megliomolto, Che poi diduol, s'awien chemi sii tolto. 172Così disposti, messeroin quel loco Lesuccessive guardie, ese ne vanno. Lascian fossee steccati, edopo poco Tra' nostrison, che senzacura stanno. Il campodorme, e tuttoè spento ilfuoco, Perchè dei Saracinpoca tema hanno. Tral'arme e' cariaggi stanroversi, Nel vin, nelsonno in sinoagli occhi immersi 173Fermossi alquanto Cloridano,e disse: Non sonmai da lasciarl'occasioni. Di questo stuolche '1 miosignor trafisse, Non debbofar, Medoro, occisToni? Tu, perchèsopra alcun nonci venisse, Gli occhie gli orecchiin ogni parteponi; Ch'io m'offerisco farticon la spada Tragli nimici spaziosastrada. 1 74 Cosi diss'egli, e tostoli parlar tenne, Edentrò dove ildotto Alfeo dormia, ChePanno innanzi incorte a Carlovenne, Medico e mago e piend'astrologia: Ma poco aquesta volta glisovvenne; Anzi gli dissein tutto labugia. Predetto egli s'avea,che d'anni pieno Doveamorire alla suamoglie in seno: 175Ed or gliha messo ilcanto Saracino La puntadella spada nellagola. Quattro altri uccideappresso all'indovino non hantempo a direuna parola:Menzion deinomi lor nonfa Turpino, E'I lungoandar le lornotizie invola: Dopo essiPalidon da Moncalieri, Che sicurodormia fra duodestrieri. stanza 179. 176 Poi se nevien dove colcapo giace Appoggiato albarile il miserGrillo: Avealo vóto, eavea creduto inpace Godersi un sonnoplacido e tranquillo. Troncògl'il capoil Saracino audace: Escecol sangue ilvin per unospillo, Di che n'ha in corpopiù d'una bigoncia:Edi ber sogna,e Cloridan losconcia. 177 E pressoa Grillo ungreco ed untedesco, Spegne in duicolpi, Andropono eConrado, Che della notteavean goduto alfresco Gran parte, orcon la tazza,ora col dado:Felicise vegghiar sapeanoa desco Finché nell'Indoil sol passasseil guado. Ma nonpotria negli uominiil destino, Se delfuturo ognun fosseindovino. 178 Come impastoleone in stallapiena, Che lunga fameabbia smacrato easciutto, Uccide, scanna, mangia,a strazio mena L'infermo greggein sua baliacondutto; Così il crudelpagannelsonnosvenaLanostra gente,e fa macelper tutto. La spadadi Medoro anconon ebe; Ma sisdegna ferir l'ignobilplebe. 179 Venuto eraove il ducadi Labretto Con unadama sua dormiaabbracciato: r un conl'altro si teneasi stretto, Che nonsaria tra lorl'aere entrato. Medoro adambi taglia ilcapo netto. 0 felicemorire ! oh dolcefato ! Che come eranoi corpi, hocosì fede Ch'andar l'almeabbracciate alla lorsede. 180 Malindo nccisee Ardalico ilfratello, Che del contedi Fiandra eranofigli; E l'uno e 1altro cavalier novello Fattoavea Carlo, eaggiunto all'arme igigli, Perchè il giornoamendui d'ostil macello Congli stocchi tornarvide vermigli:E terrein Frisa aveapromesso loro, E dateavriaj ma lovietò Medoro. 181 Gl'insidiosi ferrieran vìcìdì Ai padiglioniche tiraro involta Al padiglion diCarlo i paladini, Facendo ognunla guardia lasua volta; Quando dall'empiastrage i Saracini Trasson lespade, e dièroa tempo Tolta; Ch'impossibil lorpar, tra sigran torma, Che non s'abbia atrovar un chenon dorai. Stanza 190. 182E benché possangir di predacarchi,pur sé, chefanno assai guadagno. Ovepiù crede aversicuri i varchi VaCloridano, e dietroha il suocompagno. Vengon nel campo,ove fra spadeed archi Escudi e lance,in un vermigliostagno Giaccion poveri ericchi, e ree vassalli, E sozzopracon gli uominii cavalli. 183 Quividei corpi l'orridamistura. Che piena avevala gran campagnaintomo, Potea far vaneggiarla fedel cura Deiduo compagni insinoal far delgiorno, Se non traeafuor d'una nubeoscura, A'prieghi di Medor,la luna ilcorno. Medoro in cieldivotamente fisse Verso laluna gli occhi,e cosi disse:1840 santa Dea,che dagli antiqxdnostri Debitamente sei dettatriforme; Chin cielo, interra e nellMnfemomostri L'alta bellezza tnasotto più forme, Enelle selve, difere e dimostri Vai cacciatrice seguitandoV orme; Mostrami ove '1 miore giaccia fratanti, Che vivendo imitòtnoi stndi santi. 185La lana, aqnel pregar, lannbe aperse, O fossecaso, oppor latanta fede; Bella comefd allor ch'ellas'offerse, E nuda inbraccio a Endimìonsi diede. Con Parigia quel lamesi scoperse L'an campoe l'altro: e'I montee'I pian sivede: Si videro iduo colli dilontano, Martire a destra,e Leri all'altramano. 186 Rifalse losplendor molto pii\chiaro Ove d'Almonte giaceamorto il figlio. Medoro andò,piangendo, al signorcaro; Che conobbe ilqnartier bianco evermiglio:E tutto '1viso gli bagnò d'amaroPianto (chen'avea an riosotto ogni ciglio), Insi dolci atti, in sidolci lamenti, Che poteaad ascoltar fermarei venti; 187 Macon sommessa vocee appena udita: Nonche riguardi anon si farsentire, Perch' abbia alcunpensier della suavita (Piuttosto l'odia, ene vorrebbe uscire); Maper timor chenon gli siaimpedita L'opera pia chequivi il fé'venire. Fa il mortore sa gliomeri sospeso Di tramendui,tra lor partendoil peso. 188 Vannoaffrettando i passiquanto ponno, Sotto l'amatasoma che gl'ingombra: E giàvenia chi dellaluce è donno Lestelle a tordel ciel, diterra l'ombra; Quando Zerbino,a cui delpetto il sonno L'altavirtude, ove èbisogno, sgombra. Cacciato avendotutta notte iMorì, Al campo sitraea nei primialbori. 189 E secoalquanti cavalieri avea, Chevidero da lungoi dui compagni. Ciaseano aquella parte sitraea, Sperandovi trovar predee guadagni. Frate, bisogna(Cloridan dicea) Gittar lasoma, e dareopra ai calcagni; Chesarebbe pensier nontroppo accorto, Perder duovivi per salvareun morto. 190 Egittò il circo,perchè si pensava Che'lsuo Medoro ilsimil far dovesse: Maquel meschin, che'lsuo signor piùamava, Sopra le spallesue tutto loresse. L'altro con moltafretta se n'andava, Come r amicoa paro odietro avesse:Se sapeadi lasciarlo aquella sorte, Mille aspettateavria, non ch'unamorte. 191 Quei cavalier,con animo disposto Chequesti a renders' abbino o amorire, Chi qua, chi si spargono,ed han tosto Presoogni passo ondesi possa uscire. Daloro il capitanpoco discosto. Più deglialtri è sollecitoa seguire; Ch'in talguisa vedendoli temere. Certoè che siandelle nimiche schiere. 192 Eraa quel tempoivi una selvaantica, D'ombrose piante spessae di virgulti, Che, comelabirinto, entro s' intrica Distretti calli, e sol dabestie culti. Speran d'averlai duo pagansi amica, Ch'abbi' a tenerlientro a' suoi ramiocculti. Ma chi delcanto mio pigliadiletto, Un' altra voltaad ascoltarlo aspetto. NOT; St. 1. Parlaal cardinale Ippolito. St.6. V.5. AìTOndelia,scaglia, come sifarebbe d'an randello. St. 7.V.6. Talaciinanni: coloro che,dall'alto dei minareti (cosichiamansi le torricelleannesse alle mo schee diTurchia) con altegrida invitano ilpopolo alle pubbliche preghiere. St. 9. V.56. Poichél'orza, ecc. Devesiqui inten dere per orzala fune chesi lega all'antennaa sinistra del naviglio,la quale imarinai allentano perabbassare o restringer lavela, allorché ingagliardisce ilCoro, cioè il ponentemaestro. St. 10.V.12. Guido. IGnidi erano due;il più ce lebre fuquello di Borgogna.Salomone, re diBret tagna. Oanellone oOano il peggiorefira i traditori della CasadiMaganza: a costui,ri cordato nellanota alla St.67 delCanto II, attribuironoi romanzieri iltradimento, onde provenne larotta sofferta daCarlo a Roncisvalle. St. 11.V.3. Garbino, edanche Libeccio: vento che spirafra mezzogiorno eponente. St. 17. V.8.Da tempo: in tempo. St.19. y. 3.Accaneggiato: che ha icani addosso. St. 22.V.12. Nomade omassile: di Numidiao di Libia. Lagenerosa belva, ecc.: illeone. St. 24. V.24.Galle o gallozzole: prodotti di alberi ghiandiferì; e perestensione quegli argomenti,come vesciche o sugheri,di che siservono quelli cheimparano a nuotare, pertenersi a gallasull'acqua. Anteo: gi gante favoloso, chei mitologi narranoaver fabbricato alcune cittAnell'Africa. St 28. y.6. I nanio le donzelle,negli antichi ro manzi dicavalleria, son quelliche fanno perlo più da messaggi. ST. 38.v.8. Da SanGermano infin aSan Vit tore : ilprimo è oggiuno de' piùragguardevoli quar tieri di Parigi;l'altro n' òpure un quartiere;ambidue stanno alla sinistradella Senna. ST. 46. y. 1.Alierbe, iioletta dell'Africa.y.4.Za mora, città sullacosta di Barberìa.Saffi, Sapia, città dellaBarberia nell'impero diMarocco. St. 47. V.3.Mirforda, città d'Inghilterra; cosi Stanforda perStrafford. St. 65. y.6. Orazio sol,eoe,: il Cocl*teche, solo, sul ponteSublicio, si narraaver fatto fironteall' eser cito etrusco, guidato daPorsenna contro Roma. St.74. y. 18.Ostro silocco: vento chesoffia tra mezzogiorno esirocco. Terra delSurro: l'antica Tiro, oggidetta Sur oTsur. SaffHto, forseSar fand. Barutti: Bayruth,dove anticamente fioriuna scuola di giurisprudenza. Tripoli,denominata di Soria, perdistinguerla dall'altra omonimain Barberia. ZibellettOtalcuni suppongono essereDiébaih Tor iosa: luogomarittimo, circa trentamiglia a settentrione di Tripoli.Lizza o Latakia:g[& Zao(2Ìc'/>a, nominata nella St.94 del Cantoprecedente. Golfo diLaiazzo: in antico fudetto sinus Issieus,ed ora piùcomune mente chiamasi golfo diAlessandretta. St. 77. v.15.Lidia e Larissa:città sull'Oronte,intermedie ad Antiochiae a Damasco.Aleppe o Aleppo: laHierapolis o Berrhaeadegli antidu," Eoik; ètuttavia emporìo dicommercio devole. Mamuga, puresull'Oronte, città i daTolomeo. St. 99. V.1.Marfisa: guerriera illustre,cfee k scoprirà inappresso sorella diRuggiero. St. 108.y. 6. iZvecchiarel già suodiletto: 'Hioie, figlio diLaomedonte, amato, secondoi mitologi, in sagioventù, dall'Aurora, che,fatto vecchio, lotramato ia cicala. St. 106y. 2. Pregio:premio. St. 125. v.6.Tesifone: una delle treFurie ìnAnuIi St. 135.y. 14. Caracca: sorta digrosso navigì" mercantile. Padron: chiha il comandodel navìis Luna0 Luni, cittàmarittima etnisca, dicui rertaK alcune rovinepresso Sarzana, d'ondeebbe nome la Linigiana. St. 136. y. 17. Lisola sacra, ecc: Cipro,dote onora vasi Venerecon culto particolare.Fùmagosta: città di quell' isola,a levante, vicinaal mare e aOostagno di Costanza,che ivi rendel'aria malsana. St. 143.y. 38. Fraschetto:piccolo strumento da fiatoche rende acutissimofischio, e di cui fauso il capo dell'equipaggio perdar gli ordinialla ciurma. An core darispetto: àncore chesi tengono insertw pei gravi pericolidella nave. Scotta: fanéprineipsk attaccata alla vela,con cui, tirandolao allentalidola,s I regolail naviglio secondoil bisogno. ! St.144. y. 4,Il governo: iltimone del naviglio. Ivi. y.6. Verno, tempesta. St.143. y. S,No" bada: nonindugia. St. 160. y.3. Toi: togli. St.156. y. 2.Pagania, Le regioniabitate dai Pa gani ossiadai Maomettani, che neitempi d'ignoranza, si confuserocon gl'idolatri. ST. 157.y. 3. Andologia,Andalusia. St 158. y.24. Biserta: cittànel regno diTnnil sopra un canaleche unisce ilmare ad unalagima; e credesi occupareil luogo dell'anticalitica. Esperta: sperimentata.St. 159.y. 3. Dotta:paura. St. 163 y.6. Stampa: formasollecitamente. St. 165. y.2. Tolomiita oTolometta: città marit tima dello Statodi Tripoli nelpaese di Barca,oggi detta Tolmyàtah. St. 178.y. 17. Impasto:non pasciuto, famelioo.Non ebe: dallatino hébere: nonè ottusa, si sta inoperosa. St. 183.y. 3. Farvaneggiar: render vana. St.184. V.4. Sottopiù forme: diluna in cielo,di Diana nelle selve,di Proserpina nellinfémo: cosi i mitologi. I Cristiani,vedendo nelle bandieredei Sara ceni la mezzaluna,credettero che adorasserofra gli altri Deianche Diana, confusacon la LunaNessuna i viglia adunqueche il poetametta in boccaal i Medoro questapreghiera alla Deatriforme, alla Luna. St.185. y. 8.Martire, Montmartre. Leri, Most lery:due colline chesorgono lateralmente aParigi. St. 192 V.4.Culti: frequentati. Ctoridanoe Medoro, 8ùrpri>aidai nemici Belpietoso tif tìcìD, restano,Fnno L'Stintfi, Taltmferita) a motte.So pm viene Angelica, prendecura di Medoro,lo guft' riseo eae ne iimamora.Marflsa e isuoi comijagui approdano nelgolfo di Lai&zo,ad uim oittàgover nata dafetnmìne; ed Iviiateadono una titranacosta manza ddlie r€ggitriclMarHa uccide novodel loro guernri, ecombatte duo allaaera col decimo. Alcunnon può saperda diì siaamato, Quando felice insu la nwUsiede; Perù e' ha iren e itìnti amici alato, rive mostran tuttinim medesma fede. Sepoi si cangiaIn tristo illieto atoto, Volta laturila adnlatrke ilpiede; E quel dieili cor ama,ri man forte, Edama il suoBignor dopo lamorte. 2 Se, comeil tìso, simostrasse il core. Talnella corte ègrande e glialtri preme, E U\\ò in pocagrazia al suosignore Che lalor sorte muterianoi insieme. Quelito iimil (livt'iTÌati>!=h> il ni;ujuiiir¦ Starla quel grandeinfra le turbeestreme. Ma torniamo aMedor fedele egrato, Che 'n vitae in morteha il suosiore amato. Cercando giànel più intricatocalle Il giovine infelicedi salvarsi; Ma ilgrave peso ch'aveasu le spalle, Giifacea uscir tuttii partiti scarsi. Nonconosce il paese,e la viafalle; E torna frale spine ainvilupparsi. Lungi da luitratto al sicuros'era L'altro, ch'avea laspalla più leggiera. Cloridan s'èridutto ove nonsente Di chi seguelo strepito eil rumore:Ma quandoda Medor sivede absente, Gli pareaver lasciato addietroil core. Deh comefui, dicea, sinegligente, Deh come fuisi di mestesso fuore, Che senzate, Medor, quimi ritrassi, Né sa])piaquando o doveio ti lasciassi ! stanza 9. Cosidicendo, nella tòrtavia Dell'intricata selva siricaccia; Ed onde eravenuto si ravvia, Etoma di suamorte in sula traccia Ode icavalli e igridi tuttavia, E lanimica voce cheminaccia: All' ultimo ode ilsuo Medoro, e vedeChe tramolti a cavalloè solo apiede. Cento a cavallo,e gli sontutti intomo: Zerbin comandae grida chesia preso. L'infelice s'aggiracom'un tomo, E quantopuò si tienda lor difeso, Ordietro quercia, orolmo, or fa*ggio,or omo; Né sidiscosta mai dalcaro peso:L'ha riposatoalfin su l'erba,quando Jtegger noi puote,e gli vaintorno errando: 7 Comeorsa che l'alpestrecacciatore Nella pietrosa tanaassalita abbia Sta soprai figli conincerto core, E fremein suono dipietà e dirabbia: Ira la 'nvitae naturai furore Aspiegar l'ugne ea insanguinar lelabbia Amor la'ntenerisce, ela ritira A riguardareai figli inmezzo alPira. 8 Cloridan,che non sacome 1' aiuti, Eeh' esser vuolea morir secoancora, Ma non ch'inmorte prima ilviver muti, Che vianon trovi ovepiù d'un nemora; Mette su l'arcoun de' suoistrali acuti, E nascosocon quel siben lavora. Che foraad uno Scottole cervella, E senzavita il facader di sella. 9 Volgonsi tuttigli altri aquella banda, Ond' era uscitoil calamo omicida. Intanto unaltro il Saracinne manda, '1 secondoa lato alprimo uccida; Che mentrein fretta aquesto e aquel domaodi Chi tiratoabbia l'arco, eforte grida, Lo stralearriva, e glipassa la gola, Egli taglia pelmezzo la parola. 10Or Zerbin, ch'erail capitano loro, Nonpotè a questoaver più pazienza. Conira e confuror venne aMedoro, : Ne farai tu penitenza.Stese lamano in quellachioma d'oro, E strascinolloa conviolenza: Ma come gliocchi a quelbel volto mise, Gline venne pietade,e non l'uccise. 11II giovinetto sirivolse a'prieghi, E disse:Cavalier, per lo tuo Dio, Nonesser cmdel,che tu minieghi Ch' io seppelliscail corpo delre mio. Non vo'eh' altra pietàper me tipieghi, pensi che vita abbia disio: Hotanta di miavita, e nonpiù, cura, Quanta ch'aimio signor diasepultura. 12 E sepur pascer vuoifiere ed augelli, Chè'n teil furor siadel teban Creonte, Falor convito miei membri, equelli Seppellir lasciadel figliuol d'Almonte. Così diceaMedor con modibelli, E con paroleatte a voltareun monte; sì commossogià Zerbino avea. Ched'amor tutto edi pietade ardea. Inquesto mezzo uncavalier villano, Arendo alsno signor pocorispetto, Ferì con unalancia sopra mano Alsupplicante il delicatopetto. Spiacque a ZerbinPatto crudele estrano j più, che delcolpo il giovinetto cader sisbigottito e smorto, Che'ntutto giudicò chefosse morto. 16 Seguongli Scotti ovela guida loro PerTalta selva altodisdegno mena, Poiché lasciatoha l'uno el'altro Moro, Lun mortoin tutto, el'altro vivo appena. Giacque granpezzo il giovineMedoro, Spicciando il sangueda si largavena, Che di suavita al finsaria venuto, Se non sopravvenia chigli die aiuto. 14E se nesdegnò in guisae se nedolse, disse: Invendicato giànon fia; E piendi mal talentosi rivolse Al cavalierche fé' l'impresaria:Ma quel presevantaggio, e segli tolse Dinanzi inun momento, efa*ggi via. Clorldan, cheMedor vede perterra, Salta del boscoa discoperta guerra: stanza 16. Stanza17. 17 Gli sopravvennea caso unadonzella, Avvolta in pastoraleed umil veste, Madi real presenzia, ein viso bella, D'altemaniere e accortamenteoneste. Tanto è ch'ionon ne dissipiù novella, Ch'appena riconoscerla dovreste: Questa, se non sapete,Angelica era, gran Candel Catai lafiglia altiera. 15 Egetta l'arco, etutto pien dirabbia Tra gli nimiciil ferro intomogira, Più per morir,che per pensierch'egli abbia Di farvendetta che pareggil'ira. proprio sangue rosseggiarla sabbia Fra tantespade, e alfin venir si mira;E toltoche si senteogni potere, Si lasciaaccanto al suoMedor cadere.8 Poiché '1suo anello Angelicariebbe, Di che Brunell'avea tenuta priva, Intanto fasto intanto orgoglio crebbe, Ch'esser pareadi tutto '1 mondoschiva. Se ne vasola, e nonsi degnerebbe Compagno averqual più famosoviva: Si sdegna arimembrar che giàsuo amante Abbi" Orlandonomato o Sacripante. 19 Esopra ogn' altroerror via piùpentita Era del benche già a Rinaldovolse Troppo parendole essersiavvilita, Oh' a riguardar sibasso gli occhivolse. Tant' arroganziaavendo Amor sentita, Piùlungamente comportar nonvolse. Dove giacea Medorsi pose alvarco, E r aspettò,posto lo straleall' arco. 20 Quando Angelicavide il giovinetto Languir ferito,assai vicino amorte. Che del suore che giaceasenza tetto, che delproprio mal, sidolca forte; Insolita pietadein mezzo alpetto Si sentì entrarper disusate porte, Chele fé' il durocor tenero emolle, E più quandoil suo casoegli narrolle. Stanza dlv Erivocando alla menàorial'arte Ch'in India imparògià di chirurgia, (Che parche questo studioin quella parte Nobilee degno e di granlaude sia; E senzamolto rivoltar dicarte, Che '1 patreai figli ereditarioil dia), Si disposeoperar con succod'erbe, Ch'a più maturavita lo riserbe. 22E ricordossi che,passando, avea Veduta un'erbain una piaggiaamena; Fosse dittamo, ofosse panacea, 0 nonso qual dital effetto piena, Ches igna ilsangue, e dellapiaga rea Leva ugnispasmo e perigliosapena. La trovò nonlontana; e quellacòlta. Dove lasciato aveaMedor, die volta. 23Nel ritornar s'incontrain un pastore cavallo pelbosco ne veniva Cercando unagiuvenca che giàfuore Duo di dimandra e senzaguardia givi. Seco lotrasse ove perdeail vigore Medor colsangue che delpetto usciva: E giàn'avea di tantoil terren tinto, Ch'eraomai presso arimanere estinto. 24 Delpalafreno Angelica giùscese, E scendere ilpastor seco feceanche. Pestò con sassil'erba, indi laprese, E succo necavò fra leman biandie; Nella piagan'infuse, e nedistese E pel pettoe pel ventree fin all'anche. Efu di talvirtù questo liquore, Chestagnò il sangue,e gii tornòil vigore; 25 Egli die forza.,che potè salire Soprail cavallo che'1 pastor condusse. Nonperò volse indiMedor partire, Prima ch'interra il suosignor non fusite. ECloridan col refé' seppellire; E poidove a leipiacque si ridusse: Edella per pietàneU'umil case Del cortesepastor seco rimase. Néfin che noitornasse in sanitade, Volea partir: cosidi lui fé'stima; Tanto s'intenerì dellapietade Che n'ebbe, comein terra ilvide prima. Poi, vistonei costumi ela beltade, Roder sisenti il cord'ascosa lima; Roder sisenti il core,e a pocoa poco Tutto infiammatod'amoroso fuoco. 27 Stavail pastore inassai buona ebella Stanza, nel boscoinfra duo montipiatta, Con la mogliee coi figli;ed avea quella Tuttadi nuovo epoco innanzi fatta. aMedoro fu perla donzella La piagain breve asanità ritratta; Ma inminor tempo sisenti maggiore Piaga diquesta aver ellanel core. 28 Assaipiù larga piagae più profonda Nelcor senti da non vedutostrale, Che da' begli occhie dalla testabionda Di Medoro avventòl'arcier c'ha l'ale. Ardersi sente, esempre il fuocoabbonda E più cural'altrui che '1proprio male. Di sonon cura; enon è adaltro intenta. Ch'a risanarchi lei feree tormenta. 29 Lasua piaga piùs'apre e piùincrudisce, Quanto più l'altrasi ristringe esalda. Il giovine sisana; ella languisce Dinuova febbre, oragghiacciata or calda. Digiorno in giornoin lui beltàfiorisce; La misera sistrugge, come falda Strugger dineve intempestiva suole, Ch'in loco apricoabbia scoperta ilsole. 30 Se didisio non vuolmorir, bisogna Che senzaindugio ella stessa aiti: E benle par chedi quel eh'essa agogna, Non siatempo aspettar eh'altri la 'nviti. Dunque, rottoogni freno divergogna, La lingua ebbenon men chegli occhi arditi; Edi quel colpodomandò mercede, Che, forsenon sapendo, essole diede. Stanza 33. 310 conte Orlando,o re diCircassia, Vostra incl*ta virtù,dite, che giova? Vostroalto onor, dite,in che prezzosia? 0 che mercèvostro servir ritrova? Mostratemi uaasola cortesia Che maicostei v'usasse, ovecchia o nuova, Perricompensa e guiderdonee merto Di quantoavete già perlei sofferto. d2 Ohse potessi ritornarmai vivo, Quanto tiparria duro, ore Agricane! Che giàmostrò costei siaverti a schivo Conrepulse crudeli edinumane. 0 Ferraù, omille altri ch'ionon scrivo. Ch'avete fattomille prove vane Per questaingrata, quanto asprovi fora S' a costu'in braccio voila vedeste ora ! 33Angelica a Medorla prima rosa Coglierlasciò, non ancortocca innante: Né personafu mai avventurosa, ChMn quel giardinpotesse por lepiante. Per adombrar, pelonestar la cosa. Sicelebrò con cerimoniesante Il matrimonio, ch'auspiceebbe Amore, E pronubala moglie delpastore. Férsi le nozzesotto air umiltetto Le più solenniche vi poteanfarsi; E più d'unmese poi steroa diletto I duotranquilli amanti aricrearsi. Più lunge nonvedea del giovinetto Ladonna, dilui potea saziarsi; Né,per mai semprependergli dal collo, IIsuo desir sentiadi lui satollo. Stanza 35. 35Se stava all'ombra,o se deltetto usciva, Avea die notte il bel'giovine a lato; Mattinoe sera orquesta or quellariva Cercando andava, oqualche verde prato: Nelmezzo giorno unantro li copriva, Forse nonmen di quelcomodo e grato, ebber,fuggendo V acque,Enea e Dido, DeMorsecreti testimonio fido.37Poiché le parveaver fatto soggiorno Quivi piùch'abbastanza, fé' disegnoDi farein India delCatai ritomo, E Medorcoronar del suobel regno. Portava albraccio un cerchiod' oro, adorno Di ricchegemme, in testimonioe segno Del benche '1 conteOrlando le volea; Eportato gran tempove l'avea. 36 Frapiacer tanti, ovunqueun arbor dritto Vedesse ombrareo fonte orivo puro, V'avea spilloo coltel subitofitto: Cosi se v'eraalcun sasso menduro. Ed era fuoriin mille luoghiscritto, E cosi incasa in altritanti il muro, Angelica eMedoro, in varimodi Legati insieme didiversi nodi. 8 Queldonò già Morganaa Ziliante Nel tempoche nel lagoascoso il tenne; Edesso, poi ch'aipadre Monodante Per oprae per virtùd'Orlando venne. Lo diedea Orlando: Orlandoch'era amante. Di porsial braccio ilcerchio d'or sostenne. Avendo disegnatodi donarlo Alla reginasua, di ch'iovi parlo. B9 Nonper amor delpaladino, quanto ricco ed'artifìcio egregio, Caro avutol'avea la donnatanto, Che più nonsi può avercosa di pregio. Selo serbò nelP isoladel pianto, Non 80 già dirvicon che privilegio, X.à doveesposta al marinmostro nuda Fu dallagente inospitale ecruda. 40 Quivi nonsi trovando altramercede Oh' al buonpastore ed allamoglie dessi, Che servitigli avea consi gran fede Daldi che nelsuo albergo sifur messi; Levò dalbraccio il cerchio,e gli lodiede, E volse persuo amor che lo tenessi: Indisaliron verso lamontagna Che divide laFrancia dalla Spagna. Stanza 35. 41Dentro a Valenzao dentro aBarcellona Per qualche giornoavean pensato porsi, accadesse alcunanave buona, Che perLevante apparecchiasse asciorsi. Videro il marscoprir sotto aGirona Nel calar giùdelli montani dorsi; Ecosteggiando a mansinistra il lito, ABarcellona Pndàr pelcammin trito. 42 Manon vi giunser,prima ch'un uompazzo Giacer trovare in su l'estremearene Che, come porco,di loto edi guazzo Tutto erabrutto, e voltoe petto e schene.Costui si scagliòlor, come cagnazzo Ch'assalir forestiersubito viene; die lornoia, e fuper far lor scorno.Ma diMarfisa a ricontarvi torno. 43 DiMarfisa, d Astolfo, d'Aquilante, Di Grifonee degli altriio vi vo'dire, Chetravagliati, e con la morteinnante, Mal si poteanincontra il marschermire:Che sempre piùsuperba e piùarrogante Crescea fortuna leminacce e P ire;E giàdurato era tredi lo sdegno, Nédi placarsi ancormostrava segno. 44 Castelloe ballador spezzae fracassa L'onda nimicae '1 ventoognor più fiero:Separte ritta ilverno pur nelassa, La taglia, edona ni martutta il nocchiero. Chi stacol capo chinoin una cassa Sula carta appuntandoil suo sentiero Alume di lanternapiccolina, E chi coltorchio giù nellasentina. 45 Un sottopoppe, un altrosotto prora Si tieneinnanzi V oriuolda polve; E tomaa rivedere ognimezz'ora Quanto è giàcorso, ed ache via sivoi ve. Indi ciascuncon la suacarta fuora A mezzanave il suoparer risolve, Là dovea un tempoi marinari tutti Sonoa consiglio delpadron ridutti. Chi dice:Sopra Limissò venuti Siamo,per quel eh'io trovo, alleseccagne; : Di Tripoliappresso i sassiacuti, Dove il marle più voltei legni fragne. Chidice: Siamo in Sataliaperduti, Per cui piùd'un nocchier sospirae piagne. Ciascun secondoil parer suoargomenta; Ma tutti ugualtimor preme esgomenta. 47 II terzogiorno con maggiordispetto Gli assale ilvento, e ilmar più iratofìreme; E r un nespezza e portane51 trinchetto, E '1timon r altro,e chi lo volge insieme. Benè di fortee di marmoreopetto, E più duroch'acciar, chi oranon teme. Marfisa, chegià fu tantosicura, Non negò chequel giorno .ebbepaura. Al monte Sinaifu peregrino, A Galiziapromesso, a Cipro,a Roma, Al Sepolcro,alla Vergine d'Ettino, Ese celebre luogoaltro si noma. Sulmare intanto, espesso al cielvicino, e conquassato legnotoma, Di cui permen travaglio aveail padrone Fatto l'arbortagliar dell'artimone. 49 Ecolli e cassee ciò chev' è digrave Gitta da prorae da poppae da sponde; Efa tutte sgombrarcamere e gìave, Edar le ricchemerci all'avide onde. Altriattende alle trombe,e a tordi naire L'acque importune,e il mirnel mar rifonde: Soccorre altriin sentina, ovanqaeappare Legno da legnoaver sdrucito ilmare. 60 Stero inquesto travaglio, inqaasta peu Ben quattrogiorni, e nonavean piò sdienK": E n'avrìaavuto il marvittoria piena, più che'1 furor tenesseferma:Ma diede spemelor d'aria serena Ladisiata luce diSanto Ermo, Ch'in pruas'una cocchina apor si venne; Chepiù non v'eranoarbori antenne. 51Veduto fiammeggiar labella £ELce, S'inginocchiare tutti inaviganti; E domandare ilmar tranquillo e paceumidi occhi econ voci tremanti. Litempesta crudel, chepertinace Fu sin allora,non andò piùinnanti:Maestro o traversiapiù non molesta, Etiranno del marlibeccio resta. 52 Questoresta sul martanto possente E dallanegra bocca inmodo esala, Ed ècon lui sirapido il torrente Dell'agitato march'in fretta cala, Cheporta il legnopiù velocemente, Che pellegrinfalcon mai facesseala, Con timor delnocchier, ch'ai findel mondo Non lotrasporti, o rompa,o cacci alfondo. 53 Rimedio aquesto il buonnocchier ritrova Che comandagittar per poppaspere; E caluma lagomena, e fi"prova Di duo terzidel corso ritenere. consiglio, epiù l'augurio giova Dichi avea accesoin proda lelumiere:Questo il legnosalvò, che perlaforse, E fé' eh' in altomar sicuro corse. 54Nel golfo diLaiazzo invér Sona Soprauna gran cittàsi trovò sorto, Esi vicino allite, che scoprìa L'unoe l'altro Castelche serra ilporto. Come il padrons'accorse della via Chefatto avea, ritornòin viso smorto; Che porto pigliarquivi volea, Né starein alto, fuggir potea. 55 potea stare inalto, foggile:Chegii arbori e P antenneavea perdute. Eran tavolee travi pelferire Del mar sdrucite,macere e sbattute. E'Ipigliar porto eraun voler morire, Operpetuo legarsi inservitute; Che riman servaogni persona, omorta, Che quivi erroreo ria fortunaporta. 56 E '1 starein dubbio eracon gran periglioChenon salisscr gentidella terraCon legniarmati, e alsuo desson di piglio,Mal attoa star sulmar, non ch'afar guerra. Mentre ilpadron non sapigliar consiglio, Fu domandatoda quel dInghilterra, Che gli teneasi l'animo sospeso, Eperchè già nonavea il portopreso. Stanza 65. 57 IIpadron narrò luiche quella riva Tuttatenean le femmineomicide. Di cui Vantiqua legge, ognuncb' arriva, In perpetuotien servo, oche V uccide:Equesta sorte solamenteschiva Chi nel campodieci uomini conquide, poila notte puòassaggiar nel letto Diecedonzelle con carnaidiletto. 58 E sela prima pruovagli vien fatta, £non fornisca laseconda poi, Egli vienmorto; e chiè con luisi tratta Da zappatore,o da guardiandi buoi. Se difar Tuno el'altro è personaatta, libertade a tuttii suoi; A non già, e'ha da restarmarito Di diece donne,elette a suoappetito. 59 Non potèudire Astolfo senzarisa vicina terra ilrito strano.Sopravvien Sansonetto,e poi Marfisa,IndiAquilante, e secoil suo germano. Ilpadron parimente lordivisa La causa chedal porto iltien Jontano:Voglio,>dicea cheinnanzi il marm'affoghi Ch io sentamai di servitutei gioghi. 60 Delparer del padronei marinari E tuttigli altri navigantifuro:Che cento milaspade, era lorduro. Parca lor questoe ciascun altroloco, Dov'arme usar potean,da temer poco.Bramavano i guerriervenire a proda; Macon maggior baldanzail duca inglese, Chesa, come delcorno il rumors oda, Sgombrar dintornosi farà ilpaese. Pigliare il portoTuna parte loda, Eraltrail biasma, e sono allecontese;. Ma la piùforte in guisail padron stringe, Ohal porto, suomal grado, illegno spinge. stanza 66. 62Già, quando primas'erano alla vista Dellacittà crudel sulmar scoperti, Veduto aveanouna galea provvista Dimolta ciurma e di nocchieriesperti Venire al drittoa ritrovar latrista Nave, confusa diconsigli incerti; Che, Taltaprora alle suepoppe basse Legando, fuordell' empio mar latrasse. 63 Entrar nelporto remorchìando, ea fona Di remipiù che perfavor di vele;PerocchéT alternar dipoggia e d' oizaAvealevato il ventolor crudele. Intanto ripigliarla dura scorza Icavalieri, e ilbrando lór fedele; Edal padrone eda ciascun cheteme, Non cessan darcon lor confortisiieme. 64 Fatto è'Iporto a sembianzadana luaa, E girapiù di quattronuglia intomo:Seicento passiè in bocca,ed in cìascanaParteuna ròcca hanel finir delcorno.Non teme alcunoassalto di fortuna, Senon quando glivien dal mezzogiorno. A guisadi teatro segli stende La cittàa cerco, everso il poggioascende. 65 Non fuquivi si tostoil legno sorto (Giàl'avviso era pertutta la terra). Chefur sei milafemmine sul porto, Congli archi inmano in abitodi guerra: E pertdr della fugaogni conforto, Tra l'unarócca e l'altrail mar siserra: Da navi eda catene furinchiuso, Che tenean sempreinstrutte a cotaluso. 66 Una ched'anni alla Cumead'Apollo Potè uguagliarsi ealla madre d' Ettorre Fé' chiamare ilpadrone, e domandollo Sesi volean lasciarla vita tórre, 0se voleano pural giogo ilcollo, Secondo la costuma,sottoporre. Degli due l'unoaveano a tórre:o qoivi Tutti morire,o rimaner captivi. 67Gli è ver,dicea, che s'uomsi ritrovasse Tra voicosi animoso ecosi forte, Che centradieci nostri uominiosasse Prender battaglia, edesse lor Limorte, E far condiece femmine bastasse Peruna notte ufficiodi consorte; Egli sirimarria principe nostro, Egir voi nepotreste al camminvostro. 68 E saràin vostro arbitrioil restar anco, Vogliate 0tutti o parte;ma con patto Chechi vorrà restare,e restar franco, Marito siaper diece femmineatto. Ma quando ilguerrier vostro possamanco Dei dieci chegli fian nemicia un tratto, 0la seconda provanon fornisca, Vogliam voisiate schiavi, egliperisca. 69 Dovela vecchia ritrovartimore Credea nei cavalier,trovò baldanza; Che ciascunsi tenea talferitore, Che fornir Tonoe l'altro avoasperanza; Ed a Marfisanon mancava ilcore, Benché mal attaalla seconda danza; Madove non V aitassela natura, Con laspada supplir stavasicura. 75 Non vomaipiù che forestiersi lagni Di questaterra, finché 1 mondodura Cosi disse; e non poteròi compagni Torle quelche le davasua avventura. Dunque oeh' in tuttoperda, o lorguadagni La libertà, lelasciano la cura. Elladi piastre giàguemita e maglia, S' appresentò nelcampo alla battaglia. 70 Alpadron fu commessala risposta, Prima conchiusaper comun consiglio: Ch'avean chilor potrìa di a lorposta Nella piazza enel letto farperiglio. Levan V offese,ed il nocchiers accosta, Getta lafune, e lefa dar dipiglio:E fa acconciareil ponte, ondei guerrieri Escono armatie tranne ilor destrieri. 76 Girauna piazza alsommo della terra, Digradi a sederatti intomo chiusa; Chesolamente a giostre,a simil guerra, Acaccie, a lotte,e non adaltro susa: Quattro porteha di bronzo,onde si serra. Quivila moltitudine confusa Deir armigere femminesi trasse; E poifu detto aMarfisa ch'entrasse. 71 Equindi van permezzo la cittade, Evi ritrovan ledonzelle altiere, Succinte cavalcarper le contrade, Edin piazza armeggiarcome guerriere. Né calzarquivi spron, cinger spade, Né cosad'arme pdn gliuomini avere, Se nondieci alla volta, perrif>petto Dell'antiqua costumach'io v'ho detto. 77 Entrò Marfisas' un destrier leardo, Tuttosparso di macchiee di rotelle, Dipicciol capo ed'animoso sguardo, D'andar superboe di fattezzebelle. Pel maggior epiù vago epiù gagliardo, Di milleche n'avea conbriglie e selle. Scelsein Damasco, e realmente ornollo, Eda Marfisa Norandindonollo. 72 Tutti glialtri alla spola,all'ago, al fuso, Alpettine ed all' asposono intenti, Con vestifemminil che vannogiuso Insin al pie,che gli famolli e lenti. Sitengono in catenaalcuni ad uso D'ararla terra, odi guardar gliarmenti. Son pochi imaschi, e nonson ben, per milleFemmine, cento, fracittadi e ville. 78Da mezzogiorno edalla porta d'Austro Entrò Marfisa;e non vistette guari,Ch'appropinquare e risonarpel ckiustro Udì ditrombe acuti suonie chiari: E videpoi di versoil freddo plaustro Entrar nelcimpo i diecisuoi contrari. Il primocavalier ch'apparve innante, Divaler tutto ilresto avea sembiante. 73 Volendotórre i cavalieria sorte Chi dilor debba percomune scampo L'una decinain piazza porrea morte, E poil'altra ferir nell'altrocampo: Non disegnavan diMarfisa forte, Stimando chetrovar dovesse inciampo Nella secondagiostra della sera; Ch'adaverne vittoria abilnon era: 79 Quelvenne in piazzasopra un grandestriero Che, fuor chMnfronte e nelpie dietro manco, Era,più che maicorvo, oscuro enero:Nel pie enel capo aveaalcun pelo bianco. Delcolor del cavalloil cavaliero Vestito, voleadir che, comemanco Dell'oscuro era'l chiaro,era altrettanto 11 risoin lui, versol'oscuro pianto. 74 Macon gli altriesser volse ellasortita. Or sopra lei la sortein somma cade. Elladicea: Prima v'hoa por lavita. v'abbiate a porvoi la libertade. Maquesta spada (elor la spadaaddita Che cinta avea)vi do persecurtade Ch'io vi sciorròtutti gì' intrichi, almodo Che fé' Alessandro ilgordiano nodo. 80 Datoche fu dellabattaglia il segno, Noveguerrier l'aste chinaroa un tratto: Maquel dal neroebbe il vantaggioa sdegno. Si ritirò, di giostrarfece atto. Vuol eh'alle leggi innanzidi quel regno, Ch'alia suacortesia, sia contraffatto. Si tra'da parte, esta a vederle prove Ch'una solaasta farà centraa nove. stanza 76. 81II destrier, ch'aveaandar trito esoave, Portò air incontrola donzella infretta, Che nel corsoarrestò lancia grave, Ohe quattro uominiavriano a penaretta. Lavea pur dianzial dismontar dinave Per la piùsalda in molteant€nne eletta. Il fiersembiante, con eh'ella si mosse, Millefaccie imbiancò, millecor scosse. 82 Aperse,al primo chetrovò, ilpetto Che foraassai se fossestato nudo:Gli passòla corazza eil soprappetto . Ma primaun ben ferratoe grosso scudo. Dietrole spalle unbraccio il ferronetto Si vide uscir;tanto fu ilcolpo crudo. Quel fìttonella lancia addietrolassi, E sopra glialtri a tuttabriglia passa: stanza 57 83E diede l'ortoa ohi Teniaseooudo, Ed a chiterzo si terribilbotta, Che rotto nellaschena nscir delmondo Fa' r uno e T altro,e delia sellaa annotta Si durofu rincontro edi tal pondo, Sistretta insieme nevenia la frotta. Hoveduto bombarde aqnella gnisa Le squadreaprir, che fé'lo stuol Marfisa. 84Sopra di leipiù lance rottefuro; Ma tanto aquelli colpi ellasi mosse, Quanto nelginoco delle caccenn muro Si muovaa colpi dellepalle grosse. L'usbergo suo ditempraera duro, Chenon gli poteancontra le percosse; Eper incanto alfoco dell'inferno Cotto, etemprato all' acque fud'Avemo. 85 Al findel campo ildestrier tenne, evolse, E fermò alquanto,e in frettapoi lo spine Incontra glialtri, e sbaragliollie sciolse, E dilor sangue insinall'elsa tinse. All'uno ilcapo, all'altro ilbraccio tolse; E unaltro in guisacon la spadacinse, Che'l petto interraandò colcapo ed ambe Lebraccia, e insella il ventreera e legambe. 86 Lo parti,dico, per drittamisura, Delle coste edell'anche alle confine, Elo fé' rimaner mezzafigura, Qual dinanzi all' immaginidivine, Poste d'argento, epiù di cerapura Son da gentilontane e davicine, ringraziarle, e sciorreil voto vanno Delledomande pie ch'ottenutehanno. 87 Ad unoche fuggia dietrosi mise, Né fua mezzo lapiazza, che logiunse; E '1 capoe '1 colloin modo gli divise, Chemedico mai piùnon lo raggiunse. ìmggmmn tutti, undopo l'altro, uccise, 0ferì sì, eh'ogni vigor rfenreme i E fusicura che levardi terra Mai piùnon si potrìanper farle guerra. 88Stato era ilcavalier sempre inun canto, Che ladecina in piazzaavea condutta; Perocché contraun solo andarcon tanto Vantaggio, opragli parve iniquae brutta. Or cheper una mantorsi da canto Vide tosto lacompagnia tutta, Per dimostrarche la tardanzafosse Cortesia stata, enon timor, simosse. 89 Con manfé' cenno divolere, innanti Che facessealtro, alcuna cosadire; E non pensandoin si vlrilsembianti Che s' avesse unavergine a coprire, Ledisse: Cavaliero, ornaidi tanti Esser dèistanco, e' haifatto morire; s' io volessi,più di quelche sei, Stancarti ancor,discortesia farei. 90 Cheti riposi insinoal giorno nuovo, Edoman tomi incampo, ti concedo. Nonmi fia onorse teco oggimi pruovo; Che travagliatoe lasso esserti credo. Il travagliarein arme nonm é nuòvo, Néper pocoalla fatica cedo (DisseMarfisa); e speroch'a tuo costo Ioti farò diquesto avveder tosto. 91Della cortese offertati ringrazio, Ma riposareancor non mibisogna, E ci avanzadel giorno tantospazio, Ch'a porlo tuttoin ozio èpur vergogna. Rispose ilcavalier: Fuss'io sazio D'ogn' altra cosa che'lmio core agogna, Comet'ho in questoda saziar; mavedi Che non timanchi il più che noncredi. 92 Così diss'egli, e fé'portare in fretta Duegrosse lance, anzidue gravi antenne; Eda Marfisa darne fé' 1eletta:Tolse l'altra persé, eh' indietrovenne. sono in punto,ed altro nons'aspetta Ch'un alto suonche lor lagiostra accenne Ecco laterra e l'ariae il marrimbomba Nel muover loroal primo suondi tromba. 93 Trarfiato, bocci aprir,o battere occli Nonsi vedea de' riguardanti alcuno; Tantoa mirare achi la palmatocchi Dei duo campioni,intdsnto era ciascuno. Marfisa, acciòche dell' arcioa trabocchi 8i,die mai nonsi levi ilguerrier bruno, Drizza lalancia; e ilguerrier brunoforte Studia nonmen di porMarfisa a morte. 94Le lance ambedi secco esuttil salce. di Cerrosembrar grosso edacerbo, Cosi n' andaroin tronchi final calce; E l'incontroai destrier fu superbo, Che parimenteparve da unafalce Delle gambe esserlor tronco ogninerbo. Cadèro ambi ugualmente:ma i campioni Furpresti a disbrigarsidagli arcioni. 95 Amille cavalieri, allasua vita, prìmo incontroarea la sellatolta Marfisa, ed ellamai non n era uscita; En'uscì, come udite,a questa volta. Delcaso strano nonpur sbigottita, Ma quasifu per rimanernestolta. Parve anco stranoal cavalier dalnero, Che non solcacader già dileggiero. 96 Tocca aveannel cader laterra appena, Che furoin piedi, erinnovar l'assalto. Tiigli epunte a furorquivi si mena: Quiviripara or scudo,or lama, orsalto. Vada la bottavota, o vadapiena, L'aria ne stride,e ne risuonain alto. elmi, quelliusberghi, quelli scudi Mostrarch'erano saldi piùch'incudi. 97 Se dell'aspradonzella il braccioè grave, Né queldel cavalier nimicoè lieve. Ben lamisura ugual l'undall'altro ave: Quanto appuntol'un dà, tantoriceve. Chi vuol duefiere audaci animebrave, Cercar più di questedue non deve, Nécercar più destrezza più possa; Chen'hau tra lorquanto più aversi possa. 101 Labattaglia durò finalla sera, Né chiavesse anco.il meglioera palese: Ne l'un l'altro piùsenza lamiera Saputo avriacome schivar Voffese. Giunta la notte,all'incl*ta guerriera Fu ilprimo a diril cavalier cortese: Chefarem, poi checon ugual fortuna N'hasopraggiunti la notteimportuna? 102 Meglio mipar che'l vivertno prolungLi Almeno insinoa tanto ches'aggiorni Io non possoconcederti che aggiunghi Fuorché unanotte piccola a' tuoigiorni E di ciòche non gli abbi averpiù Inoglti, La colpasopra a menon vo'che tomi: Tomipur sopra allaspietata legge sesso femminilche'l loco regge. 103Se di teducimi e diquest'altri tuoi, Lo saColui che nulla cosaha oscura. Con tuoicompagni star mecotu puoi: Con altrinon avrai stanzasicura; Perché la turba,a cu'i maritisuoi Oggi uccisi hai,già centra tecongiura. Ciascun di questi,a cui datohai la morte, Eradi diece femmineconsorte. 98 Le donneche gran pezzomirato hanno Continuar tantepercosse orrende, E chenei cavalier segnod'alTanno E di stanchezzaancor non sicomprende. Dei duo migliorguerrier lode lordanno, Che sien tra quanto ilmar sua bracciaestende. Par lor che,se non fosserpiù che forti, Esserdovrian sol del travagliomorti. 99 Ragionando trasé, dicea Marfisa: Buonfu per me,che costui nonsi mosse; Ch'andava arisco di restameuccisa, Se dianzi statocoi compagni fosse. Quandoio mi trovoappena a questaguisa Di potergli starcentra alle percosse. Cosi diceMaifisa; e tuttavolta Non restadi menar laspada in volta. 100Buon fu perme, dicea quell'altroancora. Che riposar costuinon ho lasciato: Difender mene posso afatica ora Che dellaprima pugna étravagliato. Se fin alnuovo di faceadimora A ripigliar vigor,che saria stato?Venturaebbi io, quantopiù possa aversi, Ohenon voliesse torquel ch'io glioffersi 104 Del dannoch'han da tericevut'oggi, Disian novanta femminevendetta; Sì che, semeco ad albergarnon poggi, Questa notteassalito esser t'aspetta. Disse Marfisa: Accetto chem'alloggi, Con sicurtà chenon sia menperfetta In te lafede e labontà del core, Chesia l'ardire eil corporal valore; 105Ma che t' increscache m'abbi aduecidere. Ben ti puòincrescere anco delcontrario. Fin qui noncredo che l'abbida ridere, Perch'io siamen di teduro avversario. 0 lapugna seguir voglio dividere, 0 farlaall'uno o all'altroluminano. Ad ogni cennopronta tu m'avrai, Ecome ed ognivolta che vorrai 106 Cosi fudifferita latenzone Finché di Gangeuscisse il nuovoalbore; E si restòsenza conclusione Chi d'essiduo guerrier fosseil migliore. Ad Aquilantevenne ed aGrifone, E così aglialtri il liberalsignore; E li pregòche fino alnuovo giorno Piacesse lordi far secosoggiorno 107 Tenner loHvitosenza alcun sospetto; Indi, asplendor di bianchitorchi ardenti, Tutti saliròovera an realtetto, Distinto in moltiadorni alloggiamenti. Stupefatti allevarsi delP elmetto,Mirandosi, restaro icombattenti, Chè'l cavalier, perquanto apparea faora, Noneccedeva i dìciottoanni ancora. 108 Simaraviglia la donzella,come In arme tantoun giovinetto vaglia; Simaraviglia T altrochalle chiome S avvedecon chi aveafatto battaglia:E sidomandan Tun con1 altro ilnome; E tal debitotosto si ragguaglia. Ma comesi nomasse ilgiovinetto, NelU altro Cantoad asciltar v'aspetto. NOTIL St. a. V.5.Falle, sbaglia. St. 9.V.2. Calamo, canna:qai freccia. St. 12.v.2. Del tebanCreonte. Costui, dopola morte dei suoinipoti, vietò cheloro fosse datasepol tura ; e dannòa morte Antigoneche, mossa dafiatemo amore per Polinice,rappe il divieto. St.22. V.3. Panacea;pianta odorosa, dallacui radice e gambointagliati stilla Toppoponaco;figuratamente prendesi per farmacouniversale. St. <3. V.78.~ Auspice erapresso 1 Latinicolui che conciliava ilmatrimonio; e assistevaali nomo in tuttele cerimonie chesi usavano nelcelebrarlo. Lo stesso ufficiofaceva per partedella donna la pronuba. St. 37. V.3.India del Catai.Col nome d'Indiasi designarono tutti ipaesi dell'estremo oriente,compre savi anche la Cina;della quale ilCatai era propria mente la partesettentrionale. St. 44. V.13.Castello e ballador,ecc. Si é spiegato più addietro chesia il castellodi nave: balladore dicesi nnluogo praticabile, chesporge airinfkiori in unao inambedue Testremità delnavìglio. Verno: qui laprocella. St. 46. V.15.LinUssò: luogo dell' isola diCipro, in fondo diuna piccola baiatra Larnaca eCapogatto; ed è VAmathusdegli antichi. Seceagne:secche, bassi fondi St. 47.V.3. Trinchetto: vela triangoligreche spie gasi esteriormente alnaviglio, e siraccomanda al bom presso, cioè all'alberosporgente fuori dellaprora. St. 48. V 18. Fuperegrino promesso: fu fatto votodi pellegrinaggio albinai, ecc. AllaVergine dEtHno. Il Pomariaccenna questo santuario,sotto il nome diUtino, nel Friulidov era Aquileia,e cita due versidel Sabellico; altrilo ha credutoin Candia; ma sembrache, anche nonmolto dopo lamorte deirAutore, non sene avesse sicuranotizia. Toma: da tomare, cadere colcapo all'ingiù; quisignifica l'alterno abbas sarsi esollevarsi dall'un de'capi, che faun naviglio in burrasca.Albero deW artimone,altrimenti albero di mezzana: quello chesostiene la maggiorvela della nave. St. 49.V.17. Colli: fardellidi merci. Giare: partidel naviglio ovesi custodiscono gliattrezzi. St. 50. V.67.Luce di "Sant'enfio; meteoralumi nosa, che suol farsivedere sulle cimedegli alberi, o sulleantenne, allorché latempesta ò vicinaa cedere. Cocchina: attrezzo marinaresco,piccola antenna sulla prora,a cui talvoltasi lega iltrinchetto in tempodi burrasca. St. 51. V.7.Traversia: forte agitazione delmare che continua, anchedopo rallentata lafuria della tem pesta. St. 53.V.26. Spere: fiistellidi legno legatiin sieme ohe si gettavanoin mare, attaccatialla nave, per diminuirne ilcorso. Caluma lagomona: sospende nell'acqual'Ancora attaccata allagomena; e ciòper accrescere la resistenzaall'impeto della nave.Lelit miere: la meteora luminosa,di cui soprasi è detto. St.54. V.1. Golfodi Laiaszo, L'anticoSinus Is sicus. Issocittà célèbre perla battaglia vintada Ales sandro contro Dario;ò detta oraAiazzo e Laiazzo.Il golfo dicesi oraAleasandretta. St. 56. V.2.Salissero. Salire, quiusato alla spa gnola peruscire, St. 57. V.8.Oli antichi lasciaronomemoria d un regnodelle Amazzoni, inriva al fiumeTermodonte. St. 70. V.46.Far periglio: farprova. St. 74. V.8.~ H gordianonodo: nodo fatto daGordio, agricoltore che divennepoi re diFrigia. Dipendendo l'acquisto dell'imperod'Asia dallo scioglierequel nodo intricatissimo, AlessandroMagno, per desbrigarsene, lo conla spada. St. 78. y. b.Il freddo plaustro: lacostellazione dell'Orsa,detta altresì carrodi Boote, chesi volge in tomo alpolo boreale. St. 83.V.4. A un otta:ann'ora, nello stessotempo. St. 85. V.6.Cinse: qui tagliò dinetto. St. 87. V.6.Emunse: fiaccò. St. 105.V.6. AW unoo airaltro luminario: al lume delsole e dellaluna: di giorno odi notte. St. 106.V.2. Il Gange,fiume dell'India, essendoa Oriente può dirai,poeticamente, che ilsole esce daquello. Lo disse ancheDante (Air., 0.11). Jl LÌtejìnu gLifmera,con coi MarBmba t ombatlato ÌB" liuottfit Jc iiimaìiifea per QnjdotiSelvaggio, t'amiilia."U C] liui'aiiiotite, & 1 ira l 'origliledel ài n" ici?)tumiiiLZLi, m ijiteiiuUlììlA citta. MarAc"e i ji:ìj;iiisi aii iuKonoa |ifti1iiiie prform d'arme, Asloil& liù iÌEilutiì l'orno, etutti fciggtjuo F{Mixi?ttt&ti. Mtr&a HITiva, in Francia,"4 incontra hivtcrhia Cjibntii eia uLishi.IeLFisuldlik; " ai' compagnacoìl ]"i, edabbatte l'iniLljE.']lo;ti'u\a ijuiótli Zerbino,lo gvtla dairviìmc, igli Jh iijgujirJia 0 abrina. Lt iloiiLiantique ÌJauuu niirabilcose Flltio lieti" arme e nellesacre moBe; K (lilur upre be]lee glorioae liniii luiijuin tutto ilmunda si difltise. Arpa liire v L':iHiillasi,u fumose j Perchèin battaglia eranoesperte ed use; Saffoe Corinna, perchèfuron dotte, Splendono illustri,e mai Loiiveggou notte. 2 Ledonne son venutein eccellenza Di ciascun'arte, ove hannoposto cura; E qualunqueall'istorie abbia avvertenza, Ne senteancor la ìmùanon oscura. Se 'Imondo n' ègran tempo statosenza, Non però sempreil mal' influsso dura; Eforse ascosi baulor debiti onori L'invidia, o il nonsaper degli scrittori. 3Ben mi pardi veder di'al secol nostro Tantavirtù fra belledonne emerga, Che puòdare opra acarte et adinchiostro, Perchè nei futurianni si disperga, Eperchè, odiose lingue,il mal dirvostro vostra eterna infamiasi sommerga; E lelor lode apparirannoin guisa, Che digran lunga avanzeranMarfisa. 4 Or purtornando a lei,questa donzella Al cavalierche le usòcortesia, Dell'esser suo nonniega dar novella, Quando essoa lei, vogliacontar chi sia. Sbrìgossi tostodel suo debitoella, Tanto il nomedi lui saperdisia. Io son, disse,Marfisa: e fu assaiquesto; Che si sapeaper tutto 'lmondo il resto. 5L altro comincia, poichétocca a lui. Conpiù proemio adarle di conto, Dicendo: Io credo che ciascun di vuiAbbia della miastirpe il nomein pronto; Che nonpur Francia eSpagna e 1vicin sui, Ma l'Lidia,l'Etiopia e ilfreddo Ponto Han chiaracognizion di Chiaramente, Onde uscìil cavalier ch'ucciseAlmonte, 6 E queleh' a Chiarì'ello eal re Mambrino Diede lamorte, e ilregno lor disfece. Diquesto sangue, dovenell'Eusino L'Istro ne viencon otto cornao diece, Al ducaAmone, il qualgià peregrino Vi capitò,la madre miami fece:E l'annoè ormai eh'io la lasciaidolente, Per gire inFrancia a ritrovarmia gente. 7 Manon potei finireil mio viaggio; Chequa mi spinseun tempestoso Noto. Sondieci mesi, o più, chestanza v' aggio; Chetutti i giornie tutte l'orenoto. Nominato son ioGuidon Selvaggio, Di pocaprova ancora epoco noto. Uccisi quiArgilon da Melibea, Condieci cavalier cheseco avea. 8 Fecila prova ancordelle donzelle:Cosi n'ho diece a' miei piaceriallato; Ed alla sceltamia son lepiù belle, E sonle più gentildi questo stato Equeste reggo etutte l'altre; eh'elle Di m' hannogoverno e scettrodato:Cosi daranno aqualunque altro arrida Fortuna si,che la decinaancida. 9 I cavalierdomandano a Guidone, Com'ha si pochimaschi il teuitoro; Es'alle mogli hannosuggezì'one. Come esse l'hannegli altri lochia loro. Disse Guidon:Più volte lacagione Udita n' hoda poi chequi dimoro; E visarà, secondo ch'iol'ho udita. Da me,poiché v'aggrada, riferita. 10Al tempo chetornar dopo anniventi Da Troia iGreci (che duròl'assedio Dieci, e diecialtri da contrariventi Furo agitati inmar con troppotedio). Trovar che le lor donneagli tormenti Di tantaabsenzia avean presorimedio; Tutte s' avean gioveniamanti eletti. Per nonsi raffreddar solenei letti. 11 Lecase lor trovarei Greci piene Deglialtrui figli; eper parer comune Perdonano allemogli, che sanbene Che tanto nonpotean viver digiune. Maai figli degliadulteri conviene Altrove procacciarsialtre fortune; Che tollerarnon vogliono imariti Che più allespese lor sienonotriti. 12 Sono altriesposti, altri tenutiocculti Dalle lor madri,e sostenuti invita, lu varie squadrequei ch'erano adulti Feron,chi qua chilà, tutti partita. Peraltri l'arme son,per altri culti Glistudj e l'arti:altri la terratrita; Serve altri incorte; altri èguardian di gregge, Comepiace a coleiche quaggiù regge. Partifra gli altriun giovinetto, figlio Dicl*temnestra, la crudelregina, Di diciotto anni,fresco cone ungiglio, 0 rosa còltaallor di sula spina. Questi, armatoun suo legno,a dar dipiglio Si pose ea depredar perla marina In compagniadi cento giovinetti Del temposuo, per tuttaGrecia eletti. 14 ICretesi, in queltempo che cacciato Ilcrudo Idomeneo delregno aveano, E, perassicurarsi il nuovostato, Denomini e darmeadnnazion faceano, Fero conbnon stipendio lorsoldato Falanto (cosi algiovine diceano), E luicon tutti queiche seco avea, Poserper guardia al'acittà Dictea. 15 Fracento alme cittàch'erano in Creta, Dicteapiù ricca epiù piacevol era, Dibelle donne edamorose lieta, Lieta digiochi da mattinoa sera: E com'eraogni tèmpo consueta D'accarezzar lagente forestiera, Fé acostor sì, chemolto non rimase Afargli anco signordelle lor case. 16Fran gioveni tuitie belli affatto; Che'1 fior diGrecia avea Falantoeletto:Si ch'alle belledonne, al primotratto Che v'apparir, trasseroi cor delpetto. ' Poiché nonmen chebelli, ancora infitto Si dimostrar buonie gagliardi alletto, Si fero adesse in pochidi si grati. Chesopra ogn' altro benn'erano amati. 17 Finitache d'accordo é poi laguerra Per cui statoFalanto era condutto, Elo stipendio militarsi Ferra, Sì chenon v'hanno igioteni più frutto, Eper questo lasciarvoglion la terra; Fanle donne diCreta maggior lutto, Eper ciò versanpiù dirotti pianti, Chese i lorpadri avesson mortiavanti. 18 Dalle lordonne i gioveniassai furo, Ciascun persé, di rimanerpregati:Né volendo restare,e"se con loro K'andar, lasciando e padri efigli e frati, Diricche gemme edi gran sommad'oro Avendo i lordimestici spogliati; Che lapratica fu taLtosecreta, Che non sentìla fuga uomodi Creta. 19 Sifu propizio ilvento, tnl'ora Comoda che Falantoa fuggir colse. Chemolte miglia eranousciti fnora. Quando deldanno suo Cretasi dolse. Poi questaspiaggia, inabitata allora, Trascorsi perfortuna li raccolse. Quisi posare, equi sicuri tutti Megliodel furto lorvidero i frutti. 20Questa lor fuper died giornistanzi Di piaceri amorositutta piena. Ma comespesso avvien chel'abbondanza Seco in corgiovenil fastidio mena, Tuttid'accordo fnr direstar senza Femmine, eliberarsi di talpena; Che non èsoma da portarsi grave. Come averdonna, quindo anoia save. 21 Essiche di guadagnoe di rapine bramosi, edi dispendio parchi, Videreh' a pascertante concubine, D'altro ched'aste avean bisognoe d'archi: Si chesole lasciar qui le meschine, Ese n' andardi lor ricchezzecarchi Là dove inPuglia in ripaal mar poi sentoCh'edificar la terradi Tarento. 22 Ledonne, che sividero tradite Dai loroamanti, in chepiù fede aveano, Restar peralcun di sisbigottite, statue immote inlito al marpareano. Visto poi che da gridie da infinite Lacrime alcunprofitto non tracano, Apensar cominciaro ead aver cura Comeaiutarsi in tantalor sciagura. 23 Eproponendo in mezzoi lor pareri. Altrediceano: In Cretaé da tornarsi, Epiuttosto all'arbitrio de' severi Padri ed'offesi lor maritidari, Che nei desertiliti e boschifieri Di disagio edi fame consumarsi. Altre diceanche lor sanapiù onesto Affogarsi nelmar, che maifar questo; 24 Eche manco malera meretrici Andar pelmondo, andar mendicheo schiave. sé stesseofferire alli supplici Dieh' eran degne l'operelor prave. e similpartiti le infelici Siproponean, ciascim piùduro e grave. Traloro alfine unaOrontea levosse, Ch'orìgine traeadal re Minosse; 25La piùgioven dell' altre ela più bella Ela più accorta,e eh' aveameno errato:Amato aveaFalanto, e alui pulzella Datasi eper lui ilpadre avea lasciato. ,mostrando in visoed in favellaIlmagnanimo cor d'irainfiammato, Redarguendo di tuttealtre il detto, Suoparer disse, e fé'seguirne effetto. 26 Diquesta terra a lei nonparve tórsi, conobbe fecondae d'aria sana, Diselve opaca . ela più partepiana; Con porti efoci, ove dalmar ricorsi Per riafortuna avea lageate estrana, Ch'or d'Africaportava, ora d'Egitto, Cose diversee necessarie alvitto. Qui parve alei fermarsi, efar vendetta Del virilsesso che leavea si offese: Vuolch'ogni nave cheda' venti astretta A pigliarvenga porto insuo paese, sacco, asangue, a fuocoalfin si metta; Nédella vita aun sol sisia cortese.Cosi fudetto, e cosìfu concluso, E fufatta la logge,e messa inuso. Stanza 86. 28 Cometurbar V nriasentiano, armate Le femminecorrean su lamarina, Dall' implacabileOrontea guitlate, Che dielor legge, esi fé' lorregina; E delle naviai liti lorcacciate, Faceano incendj orribilie rapina, Uom nonlasciando vivo, chenovella Dar ne potesseo in questaparte o in quella.29 Cosisolinghe vissero qualch'anno, Aspre nimichedel sesso virile. Maconobbero poi che'1 proprio danno Procaccerian, senon mutavan stile: Cbè,se di lorpropagine non fanno, Saràlor legge inbreve irrita e vile. £ mancherà conl'infecondo regno, Dove difarla etema erail disegno. 30 Siche, temprando ilsuo rigore unpoco, Scelsero, in spaziodi quattro anniinteri. Di quanti capitaroin questo loco Diecibelli e gagliardicavalieri, Che per durarnell'amoroso giocoContr'esse cento fosserbuon guerrieri. Esse intutto eran cento;e statuito Ad ognilor decina fuun marito. 31 Primane fur decapitatimolti Che riuscirò alparagon mal forti. Orquesti dieci abuona prova tolti, Delletto e delgoverno ebbon consorti; Facendo lorgiurar che, sepiù cólti Altri uominiverriano in questiporti, Essi sarian che,spenta ogni pietade, Liporriano ugualmente afil di spade. 32Ad ingrossare, eda fiarliar appresso Ledonne, indi atemere incomìnciaro, Che tantinascerian del virilsesso, Che con tralor non avrianpoi riparo, E alfinin man degliuomini rimesso il governoeh elle aveansi caro:Sì ch'ordinar,mentre eran glianni imbelli, Far si,che mai nonfosson lor ribelli. 33Acciò il sessoviril non lesoggioghi, Uno ogni madrevuol la leggeorrenda, Che tenga seco;gli altri, oli suffoghi, 0 fuordel regno lipermuti o venda. Nemandano per questoin vari luoghi:Ea chi gliporta dicono cheprenda Femmine, se abaratto aver nepuote; Se non, nontomi almen conle man vote. 34 nno ancoraalleverian, se senza Potesson fare,e mantenere ilgregge. Questa è quantapietà, quanta clemenza Piùai suoi ch'aglialtri usa l'iniqualegge: Gli altri condannancon UTual sentenza; Esolamente in questosi correg:ge. Che nonvuol che, secondoil primiero uso, Lefemmine gli uccidanoin confuso. 35 Sedieci o ventio più personea un tratto Vifosser giunte, incarcere erau messe:Ed'una al giorno,e non dipiù, era tratto Ilcapo a sorte,che perir dovesse Neltempio orrendo ch'Oronteaavea fatto, Dove unaltare alla Vendettaeresse:E dato all'unde' dieci il crudoufficio Per sorte eradi fame sacrificio. 38 Oronteavivea ancora; egià mancate Tutt' eranl'altre eh' abitarqui prima:E diecetante e piùn' erano nate, Ein forza erancresciute e inmiggior stimi Né tradiece fucine cheserrate Stavan pur spesso,avean più dnnalimi; E dieci cavalierianco avean cura Didare a chivenia fiera avventura. 39Alessandra, bramosa divedere Il giovinetto eh' aveatante lode.Dalla suamatre in singularpiacere Impetra sì, eh'Elbanio vede etode:E quando vuolpartirne, rimanere Si senteil core oveè chi '1 punge e rodeLegar sisente, e nonsa far contesa, Ealfin dal suoprigion si trovapresa. 40 Elbanio dissea lei: Se dipietade S' avesse, donna, quinotizia ancora, Come sen'ha per tutt' altrecontrade. Dovunque il vagosol luce ecolora; Io vi oser:i,per votr'alma beltade . Ch'ogn' animo gentildi innamora. Chiedervi indon la vitamia, che poi Sarìaognor presto aspenderla per voi. 41Or quando fuord'ogni ragion quisono Privi d'umanitade i cori umani, Nonvi domanderò lavita in dono; Chei prirghi mieiso ben chesarian vani:Ma cheda ca vallerò, otristo o buono Ch'iosia, possi morircon l'arme inmiai . E non comedannato per giudicio, 0come animai bmtoin sacrificio. 6 Dopomolt'anni alle ripeomicide A dar vennedi capo ungiovinetto, La cui stirpescendea dal buonoAlcide, Di gran valornell' arme, Elbanio detto. Quipreso fu, eh'appena se n'avvide, Come quel chevenia senza sospetto; Econ gran guardiain stretta partechiuso, Con gli altriera serbato alera lei uso. 4'2Alessandra gentil, ch'umidiavea. Per la pietàdel giovinetto, i rai,Rispose: Ancorché più crudelee re.\, Sia questaterra, eh' altrafosse mai, Non concedoperò chequi Medea Ogni femminasia, come tufai; E quando ognialtra cosi fosseancora, Me sola ditant' altre io vo'trarfuora. 37 Di visoera costui belloe giocondo, E dimaniere e dicostumi ornato, E diparlar dolcee facondo, Ch'un aspevolentier l'avria ascoltato: Siche, come dicosa rara almondo, Dell'esser suo futosto rapportato Ad Alessandrafiglia d'Orontea, Che dimolt'anni grave ancovivea. 43 E sebbenper addietro iofossi stata Empia ecmdel, come quisono tante, Dir possoche suggetto ovemostrata Per me fossepietà, non ebbiavante. Ma ben sareidi tigre piùarrabbiata, E più duroavre'il cor chedi diamante. Se nonm'avesse tolto ognidurezza Tua beltà, tuovalor, tua gentilezza. 44: Cosinon fosse lalegge più forte, Checentra i peregriniè statuita, Come ionon schiverei conla mia morte Diricomprar la tuapiù degna vita. Manon è gradoqui di gran sorte, Che tipotesse dar liberaaita; quel che chiediancor, benché siapoco, Difficile ottener fia in questoloco. 45 Pur iovedrò di farche tu P ottenga, Ch' abbiinnanzi al morirquesto contento; Ma midubito ben chete n'avvenga, Tenendo ilmorir lungo, piùtormento. Soggiunse Elbanio:Quando incontra iovenga A dieci armato,di tal cormi sento, Ohe lavita ho speranzadi salvarme, E ucciderlor, se tuttifosser arme. 50 Laprincipal cagion eh' afar disegno Sul commerciodegli uomini cimosse, Non fu perch'adifender questo regno Delloro aiuto alcunbisogno fosse; Che perfar questo abbiamoardire e ingegno Danoi medesme, ea sufficienzia posse:senzasapessimo far anco, Chenon venisse ilpropagarci a manco. 51Ma poiché senzalor questo nonlece, Tolti abbiam, manon tanti, incompagnia, Che mai nesia più d'unoincontra diece, Si ch'averdi noi possasignoria. Per concepir di lor questosi fece, che dilor difesa uopoci sia. ' Lalor prodezza solne vaglia inquesto, E sieno ignavie inutili nelresto. 46 Alessandra aquel detto nonrispose Se non ungran sospiro, edipartisse; portò nel partirmille amorose Punte nelcor, mai nonsanabil, fisse. Venne allamadre, e volontàle pose Dì nonlasciar che '1cavalier morisse, si dimostrassecosì forte, Che, solo,avesse posto idieci a morte. Laregina Orontea feceraccorrò n suo consiglio,e disse: A noiconviene Sempre il migliorche ritroviamo, porre guardarnostri porti enostre arene; E persaper chi benlasciar, chi tórre, Provaè sempre dafar, quando gliavviene; Per non patircon nostro dannoa torto, Che regniil vile, echi ha valorsia morto. 48 Ame par, sea voi par,che statuito Sia ch'ognicavalier per loavvenire, Che fortuna abbiatratto al nostrolito, Prima ch'ai tempiosi faccia morire, Possaegli sol, se gli piaceil partito, i diecialla battaglia uscire; £se di tuttivincerli è possente, Guardi egliil porto, eseco abbia altragente. 49 Parlo cosi,perchè abbiam quiun prigione Che parche vincer diecis' ofFerisca. Quando, sol, vagliatante altre persone, Dignissimo è,per Dio, ches'esaudisca. Così in contrarioavrà punizione, Quando vaneggie temerario ardisca. Orontea fineal suo parlarqui pose, A cuidelle più antiqueuna rispose:52 Tranoi tenere unuom che siasi forte, Contrario èin tutto alprincipal disegno. Se puòun solo adieci uomini darmorte, Quante donne faràstare egli alsegno? Se i diecinostri fosser dital sorte, Il primodi n'avrebbon toltoil regno. Non èla via didominar, se vuoi Porl'arme in manoa chi puòpiù di noi. 53Pon mente ancor,che quando cosìaiti questo tuo, che i dieciuccida, Di cento donneche de' lor mariti BJmarran prive,sentirai le grida. Sevuol campar, propongaaltri partiti, Ch'esser didieci gioveni omicida. Pur,se per farcon cento donneè buono Quel chedieci fariano, abbi' perdono. 54 Fud'Artemia crudel questoil parere (Così aveanome); e nonmancò per lei Difar nel tempioElbanio rimanere Scannato innanziagli spietati Dei. Mala madre Orontea,che compiacere Volse allafiglia, replicò acolei Altre ed altreragioni, e modotenne Che nel senatoil suo parers' ottenne. 55 L'aver Elbaniodi bellezza ilvanto Sopra ogni cavalierche fosse almondo, Fu nei cordelle giovani ditanto. Ch'erano in quelconsiglio, e dital pondo, Che '1parer delle vecchieandò da canto, Checon Artemia voleanfar secondo L'ordine antiquo; lontan fumolto Ad esser perfavore Elbanio assolto. 56Di perdonargli insomma fa concluso, Mapoi che I4decina avesse spento, Eche neir altroassalto fosse ad usoDi diecedonne baono, enon di cento. careerV altro giornofu dischiuso; E avutoarme e cavalloa suo talento, Contra dieciguerrier, solo" simise, E l'uno appressoall'altro in piazzauccise. 57 Fu lanotte seguente aprova Contra diece donzelleignudo e mìo, Dov'ebbe all' ardir suosi buon successo, Chefece il saggiodi tutto lostuolo. E questo gliacquistò tal graziaappresso Ad Oroutea, cheTebbe per figlinolo glidiede Alessandra el'altre nove Con ch'aveafatto le notturneprove. stanza 91. 58 Elo lasciò conAlessandra bella, poi dienome a questaterra, erede, Con pattoeh' a servareegli abbia quella Legge,ed ogni altroche da luisuccede:Che ciascun chegiammai sua fierastella Farà qui porlo sventurato piede, Elegger possa,0 in sacrificiodarsi, 0 con dieciguerrier, solo, provarsi. 59E se gliavvien che'l digli uomini uccida, L%notte con lefemmine si provi; Equando in questoancor tanto gliarrida La sorte sua,che vincitor sitrovi, Sia del femmineostuol priucipe eguida, E la decinaa scelta suarinnovi, Con la qualregni, fin eh' unaltro arrivi, Che siapiù forte, elui di vitaprivi. 60 Appresso adua mila auniil costume empio Siè mantenuto, e si mantieneancora; E sono pochigiorni che neltempio Uno infelice peregrinnon mora. Se contradieci alcun chiede,ad esempio D'Elbanio, armarsi(che ve n'ètalora), Spesso la vitaal primo assaltolassa; di mille unoall'altra prova passa. 61Pur ci passanoalcuni; ma sirari, Che su ledita annoverar siponno. Uno di questifu Argilon; maguari Con la decinasua non fuqui donno; Che cacciandomiqui venti contrari, Gliocchi gli chiusiin sempiterno sonno. Cosifossi io conlui morto quelgiorno, Prima che viverservo in tantoscorno. 62 Che piaceriamorosi e risoe gioco, Che suoleamar ciascun dellamia etade, Le purporee le gemme,e l'aver loco aglialtri nella snacittade, Potuto hanno, perDio, mai giovarpoco All'uom che privosia di libertade: EU non potermai più diqui levarmi, Servitù gravee intollerabil parmi. 63II vedermi logrardei miglior anni Ilpiù bel fiorein si vileopra e molle, Tienuni il cor semprein stimulo ein affanni. Ed ognigusto di piacermi tolle. fama delmio sangue spiegai vanni Per tutto'1 mondo, efin al ciels' estolle:Che forse buonaparte anch'io n'avrei, S' esser potessicoi fratelli miei. 64Parmi ch'ingiuria ilmio destin mifaccia. Avendomi a vii servigio eletto; Còmechi nell'armento ildestrier caccia. Il quald'occhi o dipiedi abbia difetto, Oper altro accidenteche dispiaccia, Sia fattoall' arme e amiglior uso inetto:Nésperando io, senon per morte,uscire Di viiservitù, bramo morire. 65Ouidon qui finealle parole pose, Emaledì quel giornoper isdegno, qual deicavalieri e dellespose Gli die vittoriain acquistar quelregno. Astolfo stette audire, e sinascose Tanto, che sifé' certo a più d'unsegno, Che, come dettoavea, questo Guidone figliuol delsuo parente Amone. 66Poi gli rispose:Io sono ilduca inglese. Il tuocugino Astolfo; edabbracciollo, con atto amorevolee cortese, Non senzasparger lagrime, baciollo. parente mio,non più palese madreti potea porsegno al collo; Ch'a farne fedeche tu seide' nostri, Basta ilvalor che conla spada mostri. 67Guidon, ch'altrove avriafatto gran festa D'avertrovato un stretto parente, Quivi l'accolsecon la facciamesta, Perchè fu divedervilo dolente. Se vive,sa ch'Astolfo schiavoresta, Né il termineè più chel seguente; Sefia libero Astolfo,ne more esso: Siche'l ben d'unoé il iQaldell'altro espresso. Gli duolche gli altricavalieri ancora Abbia, vincendo,a far semprecaptivi. Né più, quandoesso in quelcontrasto mora. Potrà giovarche servitù lorschivi; Che se d'unfango ben liporta fiiora, E poi s'inciampi come all' altroarrivi, Avrà lui senzaprò vinto Marfisa; Ch'essi pur nefien schiavi, edella uccisa. 69 Dall'altrocanto avea l'acerbaetade, La cortesia e il valordel giovinetto D'amore inteneritoe di pietade aMarfisa ed aicompagni il petto, Che,con morte dilui lor libertade Esser dovendo,avean quasi adispetto: E se Marfisanon può farcon manco, Ch' ucciderlui, vuol essamorir anco. 70 Elladisse a Guidon:Yientene insieme Con noi,eh' a vìva forzauscirem quinci. Deh, risposeGuidon, lascia ognispeme mai più uscirne,o perdi mecoo vinci. Ella soggiunse: Ilmio cor mainon teme Di nondar fine acosa che cominci; Nétrovar so la più sicurastrada Di quella ove mi siaguida la spada. 71Tal nella piazzaho il tuovalor provato, Che, s' ioson teco, ardiscoad ogn' impresa. Quando laturba intomo allosteccato Sarà domani insul teatro ascesa, Iovo'che l'uccidiam perogni lato, 0 vadain fuga ocerchi far difesa, Ech'indi ai lupie agli avoltoidel loco LasciamoM corpi,e la cittadeal foco. 72 Soggiunsea lei Guidon:Tu m'avrai pronto Aseguitarti, ed amorirti accanto. Ma vivirimaner non facciamconto; Bastar ne puòdi vendicarci alquanto:Chespesso dieci milain piazza conto Delpopol femminile; edaltrettanto Resta a guardaree porto eròcca e mura, Néalcuna via d'uscirtrovo sicura. 73 DisseMarfisa: E moltopiù sieuo elle uominiche Serse ebbegià intomo, E sienopiù dell'anime ribelle Ch'uscir delciel con lorperpetuo scorno; Se tusei meco, oalmen non siecon quelle, Tutte levoglio uccidere inun giorno. Guidon soggiunse:Io non ciso via alcuna Oh' avaler n'abbia, senon vai quest'una. 74 può solasalvar, se nesuccede, Qaestuna chMo dirò,ch'or mi sovviene. Fuor eh' alledonne, uscir non si concede, Németter piede in su lesalse arene:per questocommettermi alla fede D'unadelle mie donnemi conviene. Del cuiperfetto amor fattaho sovente Più provaancor, ch'io nonfarò al presente. 75Non men dime tormi costeidisia Di servitù, purchéne venga meco: Checosi spera, senzacompagnia Delle rivali sue,ch'io viva seco. Ellanel porto ofusta o saettia Faràordinar, mentre èancor l'aer cieco, Ohei marinari vostritroverannoAcconcia a navigar,come vi vanno. 76Dietro a metutti in undrappel ristretti.Cavalieri, mercanti egaleotti, Ch'ad albergarvi sottoa questi tetti. Meco,vostra mercè, seteridotti, Avrete a farviampio sentier coipetti, Sedei nostro camminsiamo interrotti: Cosi spero,aiutandoci le spade, Ch'iovi trarrò della crudelcittade. 77 Tu facome ti par,disse Marfisa, Ch'io sonper me d'uscirdi qui sicura. Piùfacil fia chedi mia manouccisa La gente sia,eh' è dentro aqueste mura. Che miveggi' fuggire, o inaltra guisa Alcun possanotar eh' abbi' paura. Vo'uscir digiorno, e solper forza d'arme; Cheper ogni altromodo obbrobrio parme. 78S'io ci fossiper donna conosciuta, So eh'avrei dalle donneonore e pregio;E volentieri io ci sareitenuta, E tra leprime forse delcollegio: Ma con costoroessendoci venuta, Non ci vo'd'essi aver piùprivilegio. Troppo error forach'io mi stessio andassi , egli altri inservitù lasciassi. 79 Questeparole ed altreseguitando. Mostrò Marfisa che'1 rispetto solo Ch'aveaal periglio de' compagni(quando Potria loro ilsuo ardir tornarein duolo) La teneache con altoe memorando Segno d'ardirnon assalia lostuolo: E per questoa Guidon lasciala cura D'usar lavia che piùgli par sicura. 80Guidon la nottecon Aleria parla (Cosìavea nome lapiù fida moglie) Nébisogno gli fumolto pregarla; Che latrovò disposta allesue voglie. Ella tolseuna nave e fece armarla, Ev' arrecò le sue piùricche spoglie, Fingendo divolere al nuovoalbore Con le compagneuscire in corsofuore. 81 Ella aveafatto nel palazzoinnanti Spade e lancearrecar, corazze escudi, Onde armar sipotessero i mercanti Ei galeotti ch'eranmezzo nudi. Altri dormirò,ed altri stérvehiantì Compartendo tra lorgli ozi egli studi; Spesso guardando,e pur conl'arme indo&yj Se l'orienteancor si facearosso. 82 Dal durovolto della terrail sole • Nontollea ancora ilvelo oscuro edatro Appena avea laLicaonia prole Per lisolchi del ciel volto l'aratro; Quando ilfemmineo stuol, cheveder vu')!c Il findella battaglia, empiil teatro. Come ape delsuo claustro empiela soglia, mutar regnoal nuovo tempovoglia. 83 Di trombe,di tambur, disuon di corni Ilpopol risonar facielo e terra. Cosicitando il suosignor, che tomi Aterminar la incominciataguerra. Aquìlante e Grifonstavano adorni Delle lorarme, e ilduca d'Inghilterra, Guidon, Marfisa,Sansonetto e tutti Glialtri, chi apiedi e chia cavallo instrutti. 84Per scender dalpalazzo al maree al port> La piazza traversarsi convenia; Né v'era altro camminlungo corto:CosiGuidon disse allacompagnia. poi che diben far moltoconforto Lor diede, entròsenza rumore invìa; E nella piazzadove il popolera, S'appresentò con piùdi cento inschiera. 85 Molto affrettandoi suoi compagni,andava Guidone all'altra portaper uscire: Ma lagran moltitudine chestava Intorno armata, esempre atta aferire, Pensò, come lovide che menava Secoquegli altri, che volea fuggire; Etutta a untratto agli archisuoi ricorse, E parte,onde s' uscia, vennead opporse. 86 Guidonee gli altricavalier gagliardi, E sopratutti lor Marfisaforte. Al menar delleman non fnrontardi, E molto férper isforzar leporte: lIa tanta etanta copia eradei dardi Cbe, conferite dei compagnie morte, Pioveano lordi sopra e d ogn'intorno, Ch' alfin temeand'averne danno escorno. 2 Ma chedirete del giàtanto fiero Cor Marfisa e diGnidon Selvaggio? Dei dnagiovini figli dOliviero, Che già tantoonoraro il lorlignaggio? Già cento milaavean stimato unzero; E in fugaor se nevan senza coraggio, l'ome coniglio timidi colombi, Acui vicino altorumor rimbombi. 87 D'oguiguerrìer T usbergo eraperfetto; Che se nonera, avean piùda temere. Fu mortoil destrier sottoa Sinsontto; Quel diMarfisa v ebbea rimanere. Astolfo tra disse: Ora,ch aspetto Che mai mipossi il cornopiù valere? Io vo'veder, poiché nongiova spada, io socol corno assicurarla strada. 88 Comeaiutar nelle fortuneestreme si suol, sipone il cornoa bocca. che laterra e tutto'1 mondo trieme, Quando Porribilsuon neiraria scocca. Sìnel cor dellagente il timorpreme, per disio difuga si trabocca Giùdel teatro sbigottitae smorta, Non chelasci la guardiadella porta. Come talorsi getta e siperiglia E da finestrae da sublimelocoL esterrefatta subito famiglia. Chevede appresso ed'ogn intomo il fuoco, Che,mentre le teneagravi le ciglia Ilpigro sonno, crebbea poco a poco;Così,messa la vitain abbandono, Ognun f uggialo spaventoso suono. 90Di qua dilà, di sudi giù smarrita Surge laturba, e difuir procaccia:Son più mille aun tempo adogni uscita; Cascano amonti, e Punal'altra impaccia. In tantacalca perde altrala vita:palchi eda finestre altrasi schiaccia:Più d'unbraccio si rompee d'una testa. Dieh' altra morta,altra storpiata resta. stanza109. 91 II piantoe '1 grido insinoal ciel saliva, D'alta minamisto e difracasso. , ovunque ilsuon del cornoarriva, La turba spaventatain fuga ilpasso. udite dir ched'ardimento priva La viiplebe si mostrie di corbasso, Non vi maravigliate;che natura È dellalepre aver semprepaura. 93 Cosi nocevaai suoi, comeagli strani Laforza che nelcomò era incantata. ,Guidone e iduo germani Fuggon dietroa Marfisa spaventata; fuggendo ponnoir tanto lontani. Chelor non. sial'orecchia anco intronata. Scorre Astolfola terra inogni lato, Dando viasempre al cornomaggior fiato. 94 Chiscese al mare,e chi poggilosu al monte, Echi tra iboschi ad occultarsi venne: Alcuna, senzamai volger lafronte, Fuggir per diecidi non siritenne:Usci in talpunto alcuna fuordel ponte . ChMn vitasua mai piùnon vi rivenne: Sgombraro inmodoepiazze e templie case, Che quasivota la cittàrimase. 06 Marfisa e'Ibuon Guidone ei duo fratelli ESansonetto, pallidi etremanti, Fuggiano inverso ilmare, e dietroa quelli Fuggiano imarinari e imercatanti; Ove Aleria trovar,che fra icastelli Loro avea unlegno apparecchiato innanti. Quindi, poieh in granfretta gli raccolse, Diei remi airacqua, ed ognivela sciolse. 96 Dentroe dintorno ilduca la cittade Aveascorsa dai colliinsino alPonde; Fatto aveavote rimaner lestrade; Ognun lo fugge,ognun se glinasconde. trovate fur, cheper viltade S' eran gittatein parti oscuree immonde; E molte,non sappiendo oves'andare, Messesi a nuotoed affogate inmare. 97 Per trovarei compagni ilduca viene, si credeadi riveder sulmolo. Si volge intorno,e le desertearene Guarda per tutto,e non v'appareun solo. Leva piùgli occhi, e in altoa vele piene Da lontani andarli vede avolo:Si che gliconvien fare altrodisegno Al suo cammin,poiché partito éil legno. 98 Lasciamoloandar pur: vi rincresca Che tantastrada far debbasoletto Per terra d'infedelie barbaresca. Dove mainon si vasenza sospetto: Non éperiglio alcuno, ondenon esca Con quelsuo corno, en'ha mostrato effetto: Edei compagni suoipigliamo cura. Ch'ai marfuggian tremando dipaura. 99 A pienavela si cacciaronInnge crudele e sanguinosaspiaggia; E, poi chedi gran lunganon li giunge L'orribil suonch'a spaventar piùgli aggia, Insolita vergognasi li punge, Che,com'un fuoco, atutti il visoraggia: L'un non ardiscea mirar l'altro,e stassi Tristo, senzaparl, eoa gliocchi bassi. 100 Passail nocchiero, al suo viaggiointenta. E Cipro eRodi, e giùper l'onda Egea Da vede fuggireisole cento Col perigliosocapo di Malea; Econ propizio edimmutabil vento Asconder vedela greca Morea: VoltaSicilia, e perlo mar tirreno Costeggia dell' Italiail lite ameno:101E sopra Lunaultimamente sorse, Dove lasciatoavea la suafEuniglia; Dìo ringraziando, che'1 pelago corse Quindiun nocchier trovarper Francia sdorse. Ilqual di venirseco li consiglia: Enel suo legnoancor quel montare, Ed a Marsiliain breve sitrovare. 102 Quivi nonera Bradamante allora, Chese vi fosse,a far secodimora avria sforzati conparlar cortese. Sceser nellito, e lamedesima ora Dai quattrocavalier congedo prese Marfisa, edalla donna delSelvaggio; E pigliò allaventura il suoviaggio, Dicendo che lodevolenon era andasser tanticavalieri insieme:Che glistorni e i colombivanno inschiera. I daini ei cervi eogni animai cheteme; Ma l'audace falcon,l'aquila altiera, Che nell'aiutoaltrui non mettonspeme, Orsi, tigri, leon,soli ne vanno, Chedi più forzaalcun timor nonhanno. Nessun degli altrifu di quelpensiero: ch'a lei solatoccò a farpartita. Per mezzo iboschi e perstrano sentiero Dunque ellase n'andò solae romita. Grifone ilbianco ed Aquilanteil nero con glialtri duo la via piùtrita, E giunsero aun castello ildi seguente, Dove albergatifur cortesem*nte. 105 Cortesem*nteio dico inapparenza, Ma tosto visentir contrario effetto; Che'1 signor delcastel, benevolenza Fingendo ecortesia, lor diericette; E poi lanotte, che sicurisenza Timor dormian, li fé' pigliarnel letto; Né primali lasciò, ched'osservare Una costuma riali fé' giurare, 106Ma Yo'segair labellicosa donna. Prima, signor,che di costorpiù dica. Passò Druenza,il Rodano ela Sonna, venne appièd'una montagna aprica. Quivilungo nn torrentein negra gonna Videvenire nna femminaantica, Che stanca elassa era dilunga via, Ma viapiù afflitta dimalenconia. 107 Questa è la vecchiache solea servire Aimalandrin nel cavernosomonte, dove alta giustizia venire E darlor morte ilpaladino conte. Lavecchia,che timore ha di morire Perle cagion chepoi vi saranconte, Già molti diva per viaoscura e fosca, 112Ma poi chefu levato disul colle L'incantato Casteldel vecchio Atlante, Eche potè ciascunoire ove volle. oprae per virtùdi Bradamante; Costei, ch'allidisii facile emolle Di Pinabel sempreera stata innante, Sitornò a lui,ed in suacompagnia Non si potètenere a boccachiusa Di non lamotteggiar con beffee risa. Marfisa altiera,appresso a cuinon s'usa Sentirsi oltraggioin qualsivoglia guisa. Rispose d'iraaccesa alla donzella. Chedi lei quellavecchia era piùbella; 108 Quivi d'estranocavalier sembianza L'ebbe Marfisaall'abito e all'arnese; Eperciò non fuggì,com'avea usanza dagli altrieh' eran delpaese; Anzi con sicurezzae con baldanza Sifermò al guado,e di lontanl'attese:La vecchia leusci incontra, esalutolla. 114 E ch'aisuo cavalier voleaprovallo. Con patto di poi tórrea lei lagonna Gittava il cavalierdi ch'era donna. Pinabel chefaria, tacendo, fallo. Dirisponder con l'armenon assonna:Poi vienMarfisa a ritrovarcon ira. 109 Poila pregò cheseco oltr' aquell' acque Nell'altra ripa ingroppa la portasse.Marfisa, chegentil fu da che nacque, Di dal fiumicelseco la trasse; Eportarla anch' un pezzonon le spiacque. Fineh' a migliorcammin la ritornasse, Fuor d'ungran fango; eal fin di quel sentiero Sividero all'incontro uncavaliere. 11.5 Marfisa incontrauna gran lanciaafferra, E nella vistaa Pinabel l'arresta, E stordito loriversa in terra, Chetarda un'ora arilevar la testa. Marfisa, vincitricedella guerra. Fé' trarrea quella giovanela vesta, ogn' altroornamento le fé'porre, E ne fé'il tutto allasua vecchia tórre:IIcavalier su benguernita sella, Di lucidearme e dibei panni ornatj, Versoil fiume venia,da una donzella Eda un soloscudiero accompagnato. donna ch'aveaseco, era assaibella, Ma d'altiero sembiante epoco grato, Tutta d'orgoglioe di fastidiopiena, Del cavalier bendegna, che lamena. 116 E diquel giovenile abitovolse Che si vestissee se n'ornassetutta; E fé' che'1 palafreno ancosi tolse, Che lagiovane avea quivicondutta. Indi al presocammin con leisi volse, Che quant'erapiù ornata, erapiù brutta. Tre giornise n' andarper lunga strada, Senzafar cosa onde a parlarm'accada. IH Pinabello, un de'conti maganzesi, Era quelcavalier eh' ellaavea seco; Quel medesmoche dianzi apochi mesi Bradamante gittònel cavo speco. Queisospir, quei singulticosi accesi, Quel piantoche lo fé'già quasicieco, Tutto fuper costei eh' or secoavea, Che '1 negromanteallor gli ritenea. 117 Uquarto giorno uncavalier trovare. venia infretta galoppando solo. Sedi saper chisia forse v'è caro, eh' è Zerbin,di re figliuolo, Divirtù esempio edi bellezza raro. Che stesso rodead'ira e diduolo Di non averpotuto far vendetta D'unche gli aveagran cortesia interdetta. 118 Zerbinoindarno per laselva corse Dietro aquel suo chegli avea fattooltraggio; Ma si atempo colui seppevia torse, Si seppenel fuggir prendervantaggio, Si il boscoe si una nebbia losoccorse, Ch' avea offuscatoil mattutino raggio, diman di Zerbinsi levò netto, FinchéTira e ilfuror gli uscìdel petto. 119 Nonpotè, ancor cheZerbin fosse iratx), Tener, vedendoquella vecchia, ilriso; Che gli parcadal giovenile ornato Troppodiverso il bruttoantiquo viso; Ed aMarfisa, che levenia a lato, Chedamigella di talsorte guidi. non temitrovar chi tela invidi. 120 Aveala donna (sela crespa buccia PuAdame indicio) piùdella Sibilla, E parca,cosi ornata, unabertnccia, Ed or piùbrutta par, chesi corruccia, E chedagli occhi Tirale sfavilla; Ch'a donnanon si famaggior dispetto, Che quandoo vecchia obrutta le vieudetto 121 Mostrò torbarseV incl*ta donzella, Perprenderne piacer, comesi prese:E risposea Zerbin: Miadonna è bella. PerDio, via piùche tu non sei cortese: Comech'io credache la tuafavella quel che senteV animo nonscese:fingi non conoscersua beltade, Per escusarla tua sommaviltade. E chi sariaquel cavalier chequesta Si giovane e bella ritrovasse Senza piùcompagnia nella foresta, chedi farla suanon si provasse?Sìben, disse Zerbin,teco s'assesta, saria maleh' alcun tela levasse:Ed ioper me nonson così indiscreto, Che tene privi mai:stanne pur lieto. 123S'in altro contoaver vuoi afar meco. quel ch'iovaglio son perfarti mostra: per costeinon mi tener cieco,Che solamentefar voglia unagiostra. 0 brutta obella sia, restisiteco: vò' partir tanta amiciziavostra. Com' ella èbella, tu gagliardosei. 124 Soggiunse alui Marfisa: Altuo dispetti". Di levarmicostei provar convienti.Nonvo' patir ch'un leggiadro aspetto Abbi veduto,e guadagnar noitenti Rispose a leiZerbin: Non soa ch'effetto L'uom simetta a periglioe si tormenti Perriportarne una vittoriapoi, Che giovi alvinto, e alvincitore annoi. Se nonti par questopartito buono, ne doun altro, ericusar noi dèi (Dissea Zerbin Marfisa):che s'io sono Vintoda te, m' abbiaa restar costei; Mas' io te vinco,a forza tela dono. Dunque proviamchi de' star senzalei. Se perdi, converràche tu lefaccia Compagnia sempre, ovunqueandar le piaccia. 126E cosi sia,Zerbin rispose; evolse pigliar campo subitoil cavallo. Si levòsu le staffe,e si raccolse Fermo inarcione; e pernon dare in fallo.Lo scudoin me7zo alladonzella colse; Mar parveurtasse un montedi metallo: Ed ellain guisa alui toccò l'elmetto. Che storditoil mandò disella netto. 127 Troppospiacque a ZerbiuTesser caduto, altro scontromai più nongli avvenne, E n'aveamille e milleegli abbattuto; Ed aperpetuo scorno selo tenne. Stette perlungo spazio interra muto; E piùgli dolse poiche gli sovvenne Ch'avea promessoe che gliconvenia Aver la brattavecchia in compagnia. Tornando alui la vincitricein sella, Disse ridendo: Questa t' appresento; E quantopiù la veggioe grata ebella, Tanto, eh ella siatua, più micontento. Or tu inmio loco sei campion diquella; Ma la tua nonse ne portiil vento, Che persua guida escorta tu nonvada, Come hai promesso,ovunque andar l'aggrada. 129 Senzaaspettar risposta urtail destriero Per laforesta, e subitos' imbosca. Zerbin, che lastimava un cavaliero, Dice allaveccbia: Fa eh' iolo conosca. Ed ellanon gli tieneascoso il vero, Ondesa che lo'ncendee che l'attosca: Ilcolpo fu diman d'una donzella, Chet' ha fatto votar,disse, la sella. 130Pel suo valorcostei debitamente E venutaè pur dianzid'oriente di questo talvergogna sente, Cbe nonpur tinge dirossor la guancia, Marestò poco di non farsirosso Seco ogni pezzod'arme ch'avea indosso. 131Monta a cavallo,e stessorampogna. Che non seppetener strette lecosce. sé la vecchiane sorride, eagogna Di stimularlo e di piùdargli angosce. Gli ricordaeh' andar secobisogna:E Zerbitì, cb'obbligato si conosce, L'orecchie abbassa,come vinto estanco Destrier c'ha inbocca il fren,gli sproni alfianco. 132 E sospirando:Oimé, fortuna fella, Dìcea,cbe cambio équesto che tufai? Colei che fusopra le bellebella. meco dovea, levatam'hai. Ti par ch'inluogo ed inristor di quella debbapor costei eh'ora mi dai?indanno del tuttoera men male, Chefare un cambiotanto diseguale. 133 Coleiche di bellezzee di virtuti Unquanon ebbe e non avràmai pare, e rottatra gli scogliacuti Hai data aipesci ed agliaugei del mare; Ecostei, che dovriagià aver pasciuti Sotterra ivermi, hai toltaa preservare Dieci 0venti anni piùche non dovevi, Perdar più pesoagli mie' affanni grevi. stanza116. 134 Zerbin cosiparlava; mentristo In parole ein sembianti esserparea Di questo nuovosuo odiosoacquisto, die della donnache perduta avea. Lavecchia, ancorché nonavesse visto Mai piùZerbin, per queleh' ora dicea, S'avvide essercolui di chenotizia Le diede giàIsabella di Galizia. 135 Se1 vi ricordaquel ch'avete udito, Costeidalla spelonca neveniva, Dove Isabella, ched'amor ferito Zerbino avea,fu molti dicaptiva. Più volte ellale avea giàriferito Come lasciasse lapatema riva, E comerotta in mardalla procella, Si salvassealla spiaggia diRocella. Stanza 144. 186 Esi spesso dipintodi Zerbino Le aveail bel visoe le fattezzeconte, Ch'ora udendol parlare,e più vicino Oliocchi alzandogli meglionella fronte, Vide esserqnel per cuisempre meschino Fu d'Isabellail cor nelcavo monte; Che dinon veder luipiù si lagnava, Ched'esser fatta aimalandrini schiava. 137 Lavecchia, dando alleparole ndieozi, Che consdegno e conduol 2ierbino versa. S'avvede bench'egli ha falsacredenza Che sia Isabellain mar rottae sommersa: E, bench'ella del certoabbia scienza, Per nonlo rallegrar, purla perversa Quel chefar lieto lopotria gli tace, Esol gli dicequel che glidispiace. 188 Odi tu,gli diss'ella, tuche sei Cotanto altier,che si mischemi e sprezzi: Sesapessi che nuovaho di costei mortapiangi, mi farestivezzi; Ma, piuttosto chedirtelo, torrei Che mistrozzassi, o fèssiin mille pezzi, Dove,s' eri ver mepiù mansueto, Forse apertot'avrei questo secreto. 189Come il mastinche con furors'avventa Addosso al ladro,ad acchetarsi èpresto, quello o paneo cacio gli appresenta, 0 che faincanto appropriato aquesto; Cosi tosto Zerbinoumil diventa, E vienbramoso di sapereil resto, Che lavecchia gli accennache di quella, Chemorta piange, glisa dir novella. 140E, vólto alei con piùpiacevol faccia. La supplica,la prega, lascongiura Per gli uomini,per Dio, chenon gli taccia Quantone sappia, obuona o riaventura. Cosa non udiraiche prò tifaccia, Disse la vecchiapertinace e dura: Nonè Isabella, comecredi, morta; Ma vivasi, eh' a'morti invidia porta. 141É capitata inquesti pochi giorni, Chenon n'udisti, inman di piùdi venti: Si che,qualora anco inman tua ritorni, Ve' se sperardi córre ilfior convieutL Ah vecchiamaladetta, come adomi Latua menzogna ! etu sai purse menti Sebben inman di ventieli' era stata. Non l'aveaalcun però maiviolata. 142 Dove l'aveaveduta domandolle Zerbino, equando; ma nullan'invola. Che la vecchiaostinata più nonvolle, quel eh' hadetto, aggiungere parola. PrimaZerbin le feceun parlar molle; Poiminacciolle di tagliarla gola: Ma tuttoè invan ciòche minaccia e prega;Che nonpuò far parlarla bratta strega. Lasciò lalina all'ultimo inriposo Zerbin, poiché 1parlar gli giovòpoco; Per quel ch'uditoavea tanto geloso, Chenon trovava ilcor nel pettoloco; D'Isabella trovar sidisioso, Che saria pervederla ito nelfoco:Ma non potevaandar più chevolesse Colei, poich'a Marfisalo promesse. 144 Equindi per solingoe strano calle, Dovea lei piacque,fu Zerbin condotto; Néper o poggiarmonte, o scendervalle, Mai si guardaroin faccia, osi fèr motto. Mapoi ch'ai mezzodìvolse le spalle Ilvago sol, fuil lor silenziorotto Da un cavalierche nel camminscontrare. Quel che seguì,nell'altro Canto èchiaro. NOTBL St. 1. V.57.Arpalice, figlia delre di Tracia,di fese valoroHamente il regriodel padre controNeottole mo, figlio d'Achille.Camilla è Vamabile eroina ùéì Eneide:figlia di Metabore de Volsci,diede assistenza a Tomo re de'Butalinella guerra controil troiano Enea. Saffòe Corinna, famosepoetesse di Grecia:dellaprima vivono alcuniframmenti poetici, e il metro saffico: di Corinna,se il Poetaha inteso latebana, questa dicesi averepiù d unavolta superato Pindaro nelverseggiare. St. 5. V.68.Il freddo Ponto: regione settentrio dell'Asia minore,ove regnò Mitridate.Nel medio evo vifu fondato l'imperodi Trebisonda; efingono i romanzi cheivi Rinaldo ealtri paladini facesserogran prove di valore.Jl cavalier ch'ucciseAlmonte: Or . St. 6.v.16. E quelch'a Chiarello, ecc.: Rinaldo. Eusino: il marNero, detto daiLatini Eiixinua, In essosi scarica ilDanubio (Istro) pervarj rami (coma), cheformano un delta,chiamato Bogaao. Alduca ecc. Anche quiil Poeta sidiscosta dalla genea logia degli eroiromantici, nella qualeOuidon Selvaggio posto comefiglio di Rinalio,e quindi nipotedel duca A mone. St.7. V.27. Noto:vento meridionale, altrimenti Ostro, Melibea:città della Tessaglia,ricordata da Virgilio. St. 9.V.2. Tenitoro: luogosoggetto a domina zione altrui; oggiterritorio, distretto. St. 12.V.8. Come piacea colei, ecc.: allaFortuna. St. 13. V.2.cl*temnestra: meritamente è detta ,perchè tolse lavita al propriomarito Agamen none per compiaceread Egisto suoamante. Essa poi fuuccisa involontariamente dalfigliuolo Oreste; di cheegli divenne ftirioso. St.14. V.2. Chiamacrudo Idomeneo, perchètor nato da Troia sacrificòlo stesso suofiglinolo per voto cheaveva fatto dimmolare il primoche incontrasse tornando inpatria. Ivi. V.6. Falantoparti veramente diGrecia con molti giovanicompagni, e fondò,secondo credesi, iu ItaliaTarento, ossia Taranto.Egli però nonera nito, come dicel'Ariosto, da cl*temnestra, durante laguerra di Troia; ma come tuttigli altri costrettiad esular con lui,nasceva dagU amoriillegittimi deUe donnespar tane nelle lunghe assenzedei mariti, perle guerre messe niche. Ivi. V.8.Dictea, città diCreta appiè delmonte Ditte, dove ifavoleggiatori pongono ilfamoso Laberino fabbricato daDedalo. St. 26. V.3.Discorsi: discorrimenti, correnti. St.42. V.56. Nonconcedo però chequi Medea, ecc.:nomeespresso a significarecrudelissima donna. Medea, figlia delre di Coleo,fuggita con Giasonedalla casa patema, ucciseAssirto piccolo suofratello, fece morire trale fiamme Creusa,figlia di Creontere di Corinto,e tutta quella famiglia;alla fine tmcidòi due figlioletti che avevaavuti da Giasone. St.8. v.2. Lacittà di questenuove Amazzoni è nominataancora Alessandretta. St. 71.V.2. Ardisco adogni impresa. V'èsott'in teso mettermi, oespormi. St. 73. V.2.JJegli uomini, ecc.: delnumerosissimo esercito con cuiSerse tentò disottomettere la Grecia. St.75. V.5. Saettia: piccol naviglio,velocissimo al corso. St. 82.V.31 ia Licaoniaprole. Intende Calisto, diLicaone, altra voltaricordata, e Arcadenato da essa eda Giove, checonverti amendue neUedue costellazioni boreali denominateOrsa maggiore e Orsa. L' unae V altrahanno apparenza diaratro o carro, esono visibili finoallo spuntar delPalba;quindi la locuzione diquesti versi importa:appena cominciava a farsigiorno. St. 100. V.34.Son le isoledeU' Arcipelago greco Capodi Malea: promontorio meridionaledella Laconia, dai LatiniMalcea, ora CapoMailo o CapoSant'An gelo, pericoloso per gliscogli ond'è attorniato. St. 106.V.3. Druensa: la Durenza.Sonna: la Saona, due influentinel Rodano. St. U3.V.1. Vezzosa: quileziosa, sazievole. St. 144.V.6. JZ vagosol: errante, chegira. ESIMOPRIMO. Zarbiiioper dLfeDcliìr Gabrlon,vifliic ft cDteteeon ErsoBÌde e loferiate colpomot tale. Ilwìnto raccanta >Z"rlnii" letfceUeiiisgiiii (luUa vecchia;ma non potandoveDliroe aJl" pei racerbiriidella pbga, si fatra3|iortarc &liit>ve. Z binoe la vecchia,nel co seguireil cammino, (onofrago tli battaglia, ovcr.o Quello avviano. Né fune iuiortucrederò eli estrin Soma iiiiì aam lgno chiudo, Cttmùla eli'tiTia l>eli' alma cinDel siuiteuacé imlissolubil nodo, èchi gli autiqnìpar che aidipinga La anta vestitna in altromodu" Che dMm velbianco che lacuupra tutta; Chìin solpunto, un solneo la può far brutta: Lafede uncina nondebbe efl"er correità, 0data a uusolo, u datainfìeme a mille } Ecoi in unat?tlvft, in unagrotta Lontan dallecittadi e dalleville, Come diuami a'i ri buaali, iu frotta Difentimon, di scrittie di postilie 6enzii giurare,u segno altropiù espresso, Basti miavolta che scabbiapromesso. Quella serrò, comeserrar si debba Inogni impresa, ilcavalier Zerbino:£ quividimostrò che conton'ebbe, Quando si tolsedal proprio cammino, Perandar con costei,la qual gVincrebbe, Come s'avesse ilmorbo vicino, Oppurla morte istessa;ma potea, Più che'ldisio, quel chepromesso avea. 4 Dissidi lui, chedi vederla sotto Lasua condotta tantoal cor gli preme,Che n'arrabbia di duol, le famotto:E vanno mutie taciturni insieme: Dissi chepoi fu quelsilenziorotto,Ch'ai mondo il sol mostròle ruote estreme, Daun cavaliero avventurosoerrante, Ch'in mezzo delcammin lor si innante. 5 Lavecchia che conobbeil cavaliero, Ch'era nomatoErmonide d'Olanda, Che perinsegna ha nelloscudo nero Attraversata unavermiglia banda. Posto l'orgoglioe quel sembiantealtiero, Umilmente a Zerbinsi raccomanda, E gliricorda quel ch'essopromise Alla guerriera ch'insua man lamise; 6 Perchè dilei nimico edi sua gente Erail guerrier checentra lor venia:Uccisoad essa aveail padre innocente, Eun fratello chesolo al mondoavia; E tuttavolta fardel rimanente. Come deglialtri, il traditordisia. Fin eh' allaguardia tua, donna,mi sentì, Dicea Zerbin,non vo'che tupaventi. 7 Come piùpresso il cavaliersi specchia lu quellafaccia che siin odio gliera: 0 di combattermeco t'apparecchia. Gridò convoce minacciosa efiera, 0 lascia ladifesa della vecchia. Chedi mia mansecondo il meitopera. Se combatti perlei, rimarrai morto; Checosì avviene achi s'appiglia altorto. 8 Zerbin cortesem*ntea lui risponde, Chegli è desirdi bassa emala sorte, Ed acavalleria non corrisponde. Che cerchidare ad unadonna morte:Se purcombatter vuol, nonsi nasconde: Ma cheprima consideri eh'importe Ch'un cavalier, com'eraegli, gentile, Voglia porman nel sanguefemminile. Queste gli dissee più paroleinvano; E fu bisognoalfin venire a'fatti. Poi che presoabbastanza ebbon delpiano, Tornarsi incontra atutta briglia ratti. Nonvan prestii razzi fuordi mano, Ch' altempo son delleallegrezze tratti, Come andaronveloci i duodestrieri Ad incontrare insiemei cavalieri. stanza 4. 10Ermonide d' Olanda segnòbasso . Che per passareil destro fiancoattese:Ma la suadebol lancia andòin fracasso, E pocoil cavalier diScozia offese. Non fugià l'altro colpovano e casso: Ruppelo scudo, e la spallaprese. Che la foròdall' uno all' altro lato, Eriversar Ermonidesul prato. 11 Zerbin,che si pensòd'averlo ucciso, Di pietàvinto, scese interra presto, E levòl'elmo dallo smortoviso; E quel guerrier,come dal sonnodesto, Senza parlar guardòZerbino fiso; E poigli disse: Nonm'è già molesto Ch'io sia date abbattuto, eh' ai sembianti Mostri esserfior de' cavalieri erranti; 12Ma ben miduol che questoper cagione ' Donafemmina perfida m avviene, Acui non socome tu siacampione, Che troppo altuo valor sidisconviene. E quando tusapessi la cagione CVavendicarmi di costeimi mene, Avresti, ognorcherimembrassi, affanno D'aver, per camparlei, fatto ame danno. 13 E se spirtoabbastanza avrò nelpetto, Oh' io ilpossa dir (madel contrario temo), Ioti farò vederchMu ogni effetto Scellerata ècostei più ch'inestremo. 10 ebbi giàun fratel chegiovinetto D'Olanda si parti,d'onde noi semo; Esi fece d'Eracliocavaliere, Ch' allor teneade' Greci il sommoimpero. 14 Quivi divenneintrinseco e fratello D'uncortese baron diquella corte, Che neiconfin di Serviaavea un castello Disito ameno, edi muraglia forte. Nomossi Argéocolui di ch'iofavello. Di questa iniquafemmina consorte, La qualeegli amò si,che passò ilsegno Ch'à un uom si convenìa,come lui, degno. 15Ma costei, piùvolubile che foglia Quandol'autunno è piùpriva d'umore, Che'l freddovento gli arborine spoglia, E lesoffia dinanzi al suo furore; Versoil marito cangiòtosto voglia, Che fissoqualche tempo ebbenel core; £ volseogni pensiero, ognidisio D'acquistar per amanteil fratel mio. 16Ma sisaldo all'impeto marino L'Acrocerauno d'infamatonome, Né sta siduro incontra Boreail pino Che rinnovatoha più dicento chiome. Che quantoappar fuor delloscoglio alpino, Tanto sotterraha le radici;come 11 mio fratelloa' prieghi di costei, Nido ditutti i vizjinfandi e rei. 17Or, come avvienea un cavalierardito, Che cerca brigae la ritrovaspesso, Fu in unaimpresa il miofratel ferito, Molto alCastel del "uècompagno appresso, Dove venirsenza aspettare invito Solea,fosse o nonfosse Argéo conesso:E dentro aquel per riposarfermosse Tanto, che delsuo mal liberofosse. 18 Mentre egliquivi si giaoea,convenne Ch'in certa suabisogna andasse Argéa Tostoquesta sfacciatar atentar venne n mio. fratello, eda sua usanzafeo; Ma quel fedelnon oltre piùsostenne Avere ai fianchiun stimolo sireo:Elesse, per servarsua fede appieno, Dimolti mal quelche gli parvemeno. 19 Tra moltimal gli parveelegger questo: Lasciar d'Argéol'intrinsichezza antiqua;Lungi andar si,che non siamanifesto Mai più ilsuo nome allafemmina iniqua. Benché durogli fosse, erapiù onesto, Che satisfarea quella vogliaobbliqua, 0 ch'accusar lamoglie al suosignore, Da cui fuamata a pardel proprio core. 20E delle sueferite ancora infermo, L'arme siveste, e delcaste! si parte; Econ animo vacostante e fermo Dinon mai piùtornare in quellaparte. Ma che glivai? ch'ogni difesae schermo Gli dissipafortuna con nuovaarte:Ecco il maritoche ritorna intanto, Etrova la moglierche fa granpianto, 21 E scapigliata,e con lafaccia rossa; E ledomanda di chesia turbata. Prima ch'ellaa rispondere siamossa Pregar si lasciapiù d'una fiata, Pensando tuttaviacome si possa Vendicar dicolui che l'halasciata: E ben convenneal suo mobileingegno Cangiar l'amore insubitaneo sdegno. 22 Deh,disse alfine, ache l'error nascondo C'hocommesso, signor, nellatua assenza? Che quandoancora io'i celia tutto '1 moni), Celarnoi posso allamia coscienza. L'alma chesente il suopeccato immondo. Paté dentroda talpenitenza, Ch'avanza ogni altrocorporal martire Che darmi possa alcundel mio fallire; 23Quando fallir siaquel che sifa a forza. Masia quel chesi vuol, tusappiranco: Poi con laspada dalla immondascorza Sciogli lo spirtoimmaculato e bianco, Ele mie lucieternamente ammorza; Che, dopotanto vituperio, almanco Tenerle basseognor non mibisogni, E di ciascunch'io vegga, iomi vergogni. CANTO VENTESIMOPRIM24 IJtuo compagno haTonor mio distratto; Questo corpoper forza haviolato:E perchè temeeh io tinarri il tutto, Orsi parte ilyillan senza commiato. Inodio con quel dirgli ebhe ridatto Coluiche più d'ognialtro gli fagrato. Argéo lo crede,ed altro nonaspetta; Ma piglia rarme, e correa far vendetta. 25 Ecome quel eh'avea il paesenoto, Lo giunse chenon fu troppolontano; Chè'l mio fratello,debole ed egroto, Senzasospetto se negià pian piano:Ebrevemente, in unloco remoto Pose, pervendicarsene, in luimino. Non trova ilfratel mio scusache vaglia; Ch' insomma Argéo conlui vuol labattaglia stanza 12 26 EraVxm sano, epien di nuovosdegno; Infermo V altro,ed all' usanza amico:Sìch'ebbe il fratelmio poco ritegno Contro ilcompagno fattogli nimico. Dunque Filandrodi tal sorteindegno (Dell'infelice giovene tidico: Cosi avea nome),non soffirendo ilpeso Di si fierabattaglia, restò preso. 27Non piaccia aDio che miconduca a tale Ilmio giusto furoree il tuodemerto, Gli disse Argéo,che mai siamicidiale Di te ch'amava;e me tuamavi certo. Benché nelfin me l'haimostrato male: Pur voglioa tutto ilmondo fare aperto Che,come fui neltempo dell'amore Cosi nell'odioson di temigliore. 28 Per altromodo pnnirò iltao fallo, Che lemie man piùnel tuo sangueporre. Cosi dicendo, fecesul cavallo Di verdirami una baracomporre, E quasi mortoin quella riportallo Dentro alcastello in unachiusa torre, Dove inperpetuo perpunizioneCondannò Tinnocente a starprigione. 29 Non peròch'altra cosa avessemanco, Che la libertàprima del partire; Perchè nelresto, come scioltoe franco Vi comandava,o si iaceaubbidire. Ma non essendoancor T animostanco Di questa riadel suo pensierfornire, Quasi ogni giornoalla prigion veniva; Ch'avea le chiavi,e a suopiacer V apriva:30E movea' sempreal mio fratelloassalti, E con maggioraudacia che diprima. Questa tua fedeltà,dicea, che vaiti, Poichéperfidia per tuttosi stima? Oh chetrionfi gloriosi edalti! Oh che superbespoglie e predaopima! Oh che meritoalfin te nerisulta, Se, come atraditore, ognun t'insulta! 31Quanto utilmente, quantocon tuo onore M'avresti datoquel che date volli ! Di questosi ostinato tuorigore La gran mercèche tu guadagni,or tolli. In prigionsei, crederneuscir fuore, Se ladurezza tua primanon molli. Ma quandomi compiacci, iofarò trama Di riacquistartie libertade efama. 32 No, no,disse Filandro, avermai speiie Che nonsia, come suol,mia vera fede, Sebbencentra ogni debitomi avviene Ch' ione riporti sidura mercede, E dime creda ilmondo men chebene: Basta che innantia quel che'l tutto ve le,E mipuò ristorar digrazia eterna, Chiara lamia innocenzia sidiscerna. 33 Se non bastaeh' Argéo mitenga pres ì, Tolgamiancor questa noiosavita. Forse non mifia il premioin ciel conferò Dellabuona opra, quipoco gradita. Fora' egli,che da mesi chiama offeso, Quando saràquest' anima partita, S' avvedrà poid'avermi fatto torto, Epiangerà il fedelcompagno morto. 34 Cosìpiù volte lasfacciata donna Tenta Filandro,e toma senzafratto. Ma il ciecosuo desir, chenon assonna Del scelleratoamor traer constmtto, Cercando vapiù dentro eh'alla gonna Suoi vizjantiqui, e nediscorre il tatto. Millepensier fa d'unoin altro modo, Primache fermi inalcun d'essi ilchiolo. 35 Stette seimesi che nonmesse piede, Come primafacea, nella prigione; Diche il miserFilandro e sperae crei 3 Che costeipiù non gliabbia affezione. Ecco fortuna,al mal propizia,diede A questa scellerataoccasione Di metter fincon memorabil male Alsuo cieco appetitoirrazionale. 36 Antiqua nimiciziaavea il marito Conun barou dettoMorando il bello, Che,non v'essendo Argéo,spesso era ardita Dicorrer solo, esin dentro alcastello; Ma, s' Argéo v'era, non tenealo 'nvito, Né s'accostavaa dieci migliaa quello. Or, perpoterlo indur checi venisse, D'ire inQerusalem per votodisse. 37 Disse d'andare;e partesi ch'osfuuno Lovede, e fadi ciò spargerle grida:Né ilsuo pensier, fuorchéla moglie, alena) Puotesaper; che sol di leisi fida. Torna poinel castello all' aerbruno; Né mai, senon la notte,ivi s' annida:E conmutate insegne alnuovo albóre. Senza vederloalcun sempre escefuore. 38 Se neva in questae in quellaparte err.uil". E volteggiandoal suo castellointomo . Pur perveder se creduloMorando Volesse far, comesolca, ritomo. Stava ildi tutto allaforesta; e quanlo Nellamarina vedea ascosoil giorno, Venia alcastello, e pernascose porte Lo toglieadentro l'infedel consorte. 39Crede ciascun fuorchél'iniqua moglie, Che moltemiglia Argéo lontansi trove. Dunque iltempo opportuno ellasi toglie: Al fratelmio va conmalizie nuove. Ha dilagrime, a tuttele sue voglie. Unnembo che dagliocchi al senle piove. Dove potrò,dicea, trovare aiuto, Chein tutto l'onormio non siaperduto? 40 E colmio quel delmio marito insieme? IIqual se fossequi, non temerei. Tuconosci Morando, esai se teme, QuandoArgéo non ci sente, uominie Dei. Questi orpregando, or minacciando,estreme Prove fa tuttavia, alcun demlei Lasciache non contamini,per trarmi A' suoidisii; so s'io potròaitarmi. 41 Or e' hainteso il partirdel mio consorte, Ech al ritornonon sarà sipresto, Ha avuto ardird'entrar nella miacorte, Senza altra scusae senz'altro pretesto: Chese ci fosseil mio signorper sorte, Non solnon avria audaciadi far questo, Manon si terriaancor, per Dio,sicuro D'appressarsi a tremiglia a questomuro. Stanza 30. 42 Equel che giàper messi haricercato, Oggi me rha richiesto afronte a fronte; Econ tai modi,che gran duhbioé stato Dello avvenirmidisonore ed onte: Ese non cheparlar dolce gliho usato E fintole mie vogliealle sue pronte. Saria, aforza, di quelsuto rapace. Che speraaver per mieparole in pace. 48Promesso gli ho,non già perosservargli (Che fatto pertimor, nullo èil contratto); Ma lanrìa intenz'ion fuper vietargli Quel cheper forza avrebbeallora fatto. Il casoè qui: tu solpuoi rimediargli; Del mioonor altrimenti saràtratto, E di queldel mio Argéo,che già m'haidetto Aver 0 tanto,o più che'1 proprio, apetto. 44 E sequesto mi nieghi,io dirò dunque Ch'inte non siala di che tivanti; Ma che fusol per crudeltà,qualunque Volta hai sprezzatii miei supplicipianti; Non per rispettoalcun d'Argéo, quantunque M'hai questoscudo ognora oppostoinnanti. Saria stata tranoi la cosaocculta; Ma di quiaperta infamia mirisulta. 45 Non siconvien, disse Filandro,tale Prologo a me,per Argéo miodisposto. Narrami pur quelche tu vuoi;che quale Sempre fui,di sempre essereho proposto:E bench'atorto io neriporti male, A luinon ho questopeccato imposto. Per luison pronto andareanco alla morte, Esiami con trail mondo ela mia sorte. 46Rispose V empia: Iovoglio che tnspenga Colui chel nostrodisonor procura. Non temerch'alcun mal diciò t'avvenga; Ch'io tene mostrerò lavia sicura. Dehb'egli ame tornar comerivenga Su l'ora terzala notte piùscura; E fatto unsegno di eh'io l'ho avvertito, 10l'ho a tordentro, che nonsia sentito. 47 Ate non graveràprima aspettarme Nella cameramia, dove nonluca, Tanto che dispogliargli faccia l'arme, Equasi nudo inman te lo conduca.Cosi lamoglie conducesse parme 11suo marito allatremenda buca; Se perdritto costei moglies'appella, Più che furiainfernal crudele efella. Stanza 52. 48 Poiche la nottescellerata venne, Fuor trasseil mio fratelcon l'arme inmano; E nell'oscura cameralo tenne, Finché tornasseil miser castellano. Come ordineera dato, iltutto avvenne; Che '1consiglio del malva raro invano. CosìFilandro il buonArgéo percosse, Che sipensò che quelMorando fosse. 49 Conesso un colpoil capo féssee il collo; elmonon v' era, e nonvi fa riparo. Pervenne Argéo,senza pur darun crollo. Della miseravita al fineamaro:E tal l'uccise,che mai noipensollo. Né mai l'avriacreduto: oh casoraro! Che cercando giovar,fece all'amico Quel diche peggio nonsi fa alnimico. 50 Poscia eh' Argéonon conosciuto giacque. Rende aGabrina il miofratel la spada. Gabrina èil nome dicostei, che nacqoe Solper tradire ognunche in manle cada. Ella, che'1 ver fino a quell' oratacque, Vuol che Filandroa riveder nevada Col lume inmano il morto,ond'egli è reo; Egli dimostra ilsuo compagno Argéo. 51E gli minacciapoi . se nonconsente All'amoroso suo lungodesire. Di palesare atutta quella gente Quelch'egli ha fatto,e noi puòcontraddire: E lo faràvituperosamente. Comeassassino e traditor,morire; E gli ricordache sprezzar lafama Non de', sebbenla vita sipoco ama. 52 Piendi paura edi dolor rimase Filandro, poiche del suoerror s'accorse. Quasi ilprimo furor glipersuase D'uccider questa, estette un pezzoin forse: E senon che nelleni miche case Siritrovò (che laragion soccorse), Non sitrovando avere altr'arme in mano, Coidenti la stracciavaa brano abrano. 53 Come nell' altomar legno talora, Cheda due ventisia percosso evinto. Ch'or uno innanzil'ha mandato, ed oraUn altroal primo terminerespinto, E r hangirato da poppae da prora; Dalpiù possente alfinresta sospinto; Cosi Filandro,tra molte contese De' duo pensieri,al manco rios'apprese. 54 Ragion glidimostrò il pericolgrande, Oltra il morir,del fine infamee sozzo, Se l'omicidionel castel sispande; E del pensareil termine gliè mozzo. Voglia 0non voglia, alfinconvien che mande L'amarissimo calicenel gozzo. Pur finalmentenell'afflitto core Più dell' ostinazion potèil timore. 55 IItimor del supplicioinfame e brutto Prometter fececon mille scongiuri, Che fariadi Gabrina ilvoler tutto, Se diquel luogo sipartlan sicuri. Così perforza colse l'empiail frutto Del suodesire, e poilasciar quei muri. CosìFilandro a noifece ritomo. Di lasciando in Greciainfamia e scorno. 56E portò nelcor fisso ilsuo compagno, Che cosiscioccamente ucciso avea, Perfar con suagran noia empioguadagno D' una Progne crudel,d'una Medea. E sela fede eil giuramento, magno £duro freno, nonIo ritenea, Come alsicuro fu, mortal'avrebbe; Ma, quanto piùsi puote, inodiol'ebbe.57Non fu daindi in quarider mai visto; Tuttele sue paroleerano meste; Sempre sospirgli uscian dalpetto tristo: Ed eradivenuto un nuovoOreste, Poi che lamadre uccise eil sacro Egisto, Eche r nitrici Furieebbe moleste: E, senzamai cessar, tantoV afflisse Questo dolor,eh' infermo alletto il fisse. 58Or questa meretrice,che si pensa Quantoa quest'altro suopoco sia grata. Mutala fiamma giàd'amore intensa odio, inira ardente edarrabbiata; Né meno ècentra al miofratello accensa. Che fossecentra Argéo lascellerata; E dispone tra levar dalmondo, Come il primomarito, anco ilsecondo. .59 Un medicotrovò d'inganni pieno. edatto a similuopo. sapea meglio ucciderdi veneno, Che risanargì' infermi disilopo; E gli promesseinnanzi più, chemeno Ch'avesse con mortiferoliquore 62 Come pensi,signor, che rimanesse Ilmiser vecchio conturbatoallora? Che pensar nonpotè che megliofora: , per nondar maggior sospetto,elesse U calice gustarsenza dimora; E l'infermo,seguendo una talfede, Tutto il restopigliò, che sigli diede. stanza 00. Giàin mia presenzae d'altre piùpersone Dicendo ch'era buonapozione Da ritornare il mio fratelrobusto. Ma Gabrina connuova intenzione, Pria che l'infermone turbasseil gusto, Per torsiil consapevole d'appresso, 0per non dargliquel ch'avea promesso, 61La man gliprese, quando appuntodava La tazza doveil tòsco eracelato, Dicendo: Ingiustamenteé, se tigrava, Ch'io tema percostui e' ho tantoamato. Voglio esser certache bevanda prava Tunon gli dia, succo avvelenato: Eper questo mipar che ilbeveraggio Non gli abbia dar, se non nefai tu ilsaggio. 63 Come sparvierche nel piedegrifa*gno Tenga la starna,e sia pertrarne pasto, Dal canche si teneafido compagno, é sopraggiuntoe guasto; Cosi ilmedico intento alrio guadagno, Donde speravaaiuto, ebbe contrasto. disomma audacia esempioraro ! 64 Fornito questo, ilvecchio s' era messo, Perritornare alla suastanza, in via, Edusar qualche medicinaappresso, Che lo salvassedalla peste ria; daGabrina non glifu concesso, Dicendo nonvoler ch'andasse pria suovalor facesse manifesto, 66 Pregarnon vai, far di premioofferta, Che lo voglialasciar quindi partire. disperato, poichévede certa circostanti fala cosa aperta; Néla seppe costeitroppo coprire. E cosiquel che feceagli altri spesso, Quelbuon medico alfinfece a stesso; 66 E seguitòcon V almaquella eh' era Giàdel mio frate camminatainnanzi. Noi circostanti,che la cosavera Del vecchio udimmo,che fé' pochi avanzi, Pigliammo questaabbominevol fera. Più crudeldi qualunque inselva stanzi; E laserrammo in tenebrosoloco. Per condannarla almeritato fuoco. 69 E s'in altropotea gratificai]!, Prontissimo offeriasialla sua voglia. Rispose ilcavalier, che ricordargli Sol vuol,che da Gabrinasi discioglia Prima ch'ellaabbia cosa amacchioargrli, Di ch'esso indamopoi si pentae doglia. tenne sempregli occhi bassi; Perchènon ben rispostaal vero dassL 70Con la vecchiaZerbin quindi partisse Algià promesso debitoviaggio; E tra tutto il dila maledisse, far glifece a quelbarone oltraggio. or chepel gran malche gli nedisse Chi lo sapea,di lei fuistrutto e saggio, Seprima l'avea anoia e a dispiacere, OrV odia si,che non lapuò vedere. Questo Ermonidedisse, e piùvoleva Seguir, com' elladi prigion levossi; ildolor della piaga l'aggreva, pallido nell'erbariversossi. Intanto duo scudier,che seco aveva, Fattouna bara aveandi rami grossi; Ermonide sifece in quellaporre; Ch'indi altrimente non si poteatorre. Ella che diZerbin sa l'odioappieno, Né in malavolontà vuol esservinta, Un' oncia alui non neriporta meno:La tiendi quarta, ela rifa diquinta. Nel cor eragonfiata di veneno, Enel viso altrimenteera dipinta. Dunque, nellaconcordia ch'io vidico, Tenean lor viaper mezzo ilbosco antico. 68 Zerbincol cavalier fecesua scusa, Che gl'increscead'avergli fatto offesa: Ma,come pur tracavalieri s' usa, Colei chevenia seco, aveadifesa:Ch' altrimente sua saria confusa; Perchè, quandoin sua guardial'avea presa. Promesse asua possanza di salvarlaContra aognun che venissea disturbarla. 72 Ecco,volgendo il solverso la sera, Udirongridi e strepitie percosse, Che faceansegno di l)attagliafiera Che, quanto erail rumor, vicinafosse. Zerbino, per vederla cosa ch'era, Versoil rumor ingran fretta simosse:Né fu Gabrinalenta a seguitarlo. Di quelch'avvenne, all'altro Cantoio parlo. . Si. 3.V.6. MorhOf peste. St.10. v.5. Ctisso,senza effetto. St. 13V.78. Eraclio imperatoredi Costantino poli regnò più di unsecolo prima diGarlomagno. St. 14. V.3.Serviaf più comunementeSerbia. St. 16. V.2.L Acrocerauno d' infamatonome: promontorio in Epiro,che sovrasta almare Ionio, ed ènoto pei naufragiche sogliono quiviaccadere. Ora chiamasi capodella Chimera. St. 25.V.3. Egroto: ammalato. St.3|. V.f> Sfolli,aramQllisci, ST. 43. V.aSarà tratto:sarà deciso. St.56. V.4. Prognee Medea perfurore geloso scan narono ifigli; notisiime nellaMitologia. St. 57. V.45.Un nuovo Oreste.Vedi la noUalU St.i3 del CantoXX. Sacro quidicesi Egìsto, come esecrabile adulteroe regicida. St. 59.V.4. Silopo: siloppo osiroppo. St. 66. V.12.Era.... eaminata: Avevacamminato. St. 70. V.6Saggio, informato. St. 71.y. 4. Latien di quarta,ecc. Rice /e quattro (inodio) e rendecinque; os9i", rendepin per focaccia. Astiilfo struggi; il imlazo<M Atlaiitt", ripiglial'Ippopifo, e in |i"Misìi;ro perHabiuano. Bta'lamiiEtu rRujcrfiioro rico lu'wiutisi, eandàiirìo per liberaretiii (giovane comlannato alfuiK'O] rrivniiu ail un raitelloElei canti daPontievo, ove quAtlro iueiTit'i'iliaiitio il caricolii spc;! inre ogni cavaliere cbepassi. Mentre HupRÌtìroviene alle iirt?t"con quelli, Bra (lamanterkonosci? Pinal>ello e lo instgue"Sijnarrl&aì nel r azioneil Velo iteeuopre lo scudodi Roggi ito,i'. ì 40altro cailono tramortiti. Rnfjgiero.per vergogna, frettalo scudo in altpuKiÈio, e HiTidamante,che frattanto hara;:giimto ed uccido iliaerfitlo Magai]es€. perule latraccia di Riiggioro, 1 Curtesidoline, e (?Tateal vostro amante> Voi che (Vun .5olo amorscie coutente, Comecliè certosia, fra tantee tante, CLc rarissimesiate in questamente: Non vi dispiacciaquel ch'io dissiinnante. Quando contra Gabrinafui si ardente, Es ancor sonper spendervi alcunverso, Di lei biasmandol'animo peiveiso. 2 Ellaera tale; e,come imposto fammi chipuò in me,non preterisco ilvero. Per questo ionon oscuro glicuor summi DI una e d'un' altrach'abbia il corsincero. Quel che'l Maestrosuo per trentanummi a' Giudei, non nocquea Gianni oa Piero; Nèd'Ipermestra è la famamen bella, Sebben ditante inique erasorella. 3 Per unache biasmar cantandoardisco (Che r ordinataistoria così vuole), Lodarne centoincontra m'offerisco, E farlor virtù chiarapiù che'l sole. Matornando al lavorche vario ordisco, Ch'a molti, lormercè, grato essersuole, Del cavalier diScozia io vidicea, Ch'un alto gridoappresso udito avea. Fradue montagne entròin un strettocalle, Onde uscia ilgrido; e nonfu molto innante, Chegiunse dove inuna chiasa valle Sivide un cavaliermorto davante. Chi siadirò; ma primadar le spalle AFrancia voglio egirmene in levante, Tanto eh'io trovi Astolfopaladino, Che per ponenteavea preso ilcammino. 5 Io lolasciai nellacittà crudele, Ondecol suon delformidabil corno Avea cacciatoil popolo infedele, Egran periglio toltosid'intorno; Ed a' compagni'fatto alzar levele, E dal litofuggir con gravescorno. Or seguendo dilui, dico cheprese La via d'Armenia,e uscì diquel paese. 6 E dopo alquantigiorni in Natòlia Trovossi, einverso Bursia ilcammin tenne: Onde, continuandola sua via Diqua dal mare,in Tracia sene venne. Lungo ilDanubio andò perl'Ungaria; E, come avesseil suo destrierle penne, I Moravie i Boemipassò in meno Diventi giorni, ela Franconia eil Reno. 7 Perla selva d'Ardennain Aquisgrana Giunse ein Brabante, ein Fiandra alfins'imbarca. L'aura che soffiaverso tramontana, La velain guisa insu la proracarca, Ch'a mezzo giornoAstolfo non lontana VedeInghilterra, ove nellito varca. Salta acavallo, e intal modo lopunge, Ch'a Londra quellasera ancora giunge. 8Quivi sentendo poichel vecchio Otone Giàmolti mesi innanziera in Parigi" E che dinuovo quasi ognibarone Avea imitato isuoi degni vestigi; D'andar subitoin Francia sidispone, E cosi tornaal porto diTamigi; Onde con levele alte uscendofuora, Verso Calessio fé'drizzar la prora. 9Un ventolin che,leggermente all' orza Ferendo,avea adescato illegno all'onda, A poco a pococresce e sirinforza; Poi vien si,ch'ai nocchier nesoprabbonda Che gli voltila poppa alfineè forza; Se non,gli caccerà sottola sponda. Per laschena del martien dritto illegno, E fa cammindiverso al suodisegno. 10 Or correa destra, ora sinistra mano, Diqua di là,dove fortuna spinge; Epiglia terra alfinpresso a Roano; Ecome prima ildolce lito attinge, Farimetter la sellaa Rabicano, E tuttos'arma, e laspada si cinge; Prendeil cammino, edha seco quelcorno Che gli vaipiù che milleuomini intorno. 11 Egiunse, traversando unaforesta, Appiè d'un collead una chiarafonte, Neil' ora che '1monton di pascerresta, Chiuso in capanna,o sotto uncavo monte; E dalgran caldo edalla sete infesta Vinto, sitrasse 1' elmodalla fronte; Legò ildestrier tra le più spessefronde, E poi venneper bere allefresche onde. 12 Nonavea messo ancorle labbra inmolle, Ch'un villanel chev'era ascoso appresso, Sbuca fuord'una macchia, eil destrier toUe, Sopravi sale, ese ne vacon esso. Astolfo ilrumor sente, e '1 capoestolle; E poi che'i danno suovede si espresso, Lascia lafonte, e saziosenza bere. Gli vadietro correndo apiù potere. 13 Quelladro non sistende a tuttocorso; Che dileguato sisaria di botto:Maor lentando orraccogliendo il morso, Sene va digaloppo e di buon trotto. Escondel bosco dopoun gran discorso; El'uno e l'altroalfin si furidotto Là dove tantinobili baroni Eran senzaprìgion più cheprigioni. 14 Dentro ilpalagio il villanelsi caccia Con queldestrier che iventi al corsoadegua. Forza è chAstolfo, il quallo scado impaccia, Lelmo e Valtre arme, di lontan losegua. Pur giunge anch' egli;e tutta quellatraccia Che fin quiavea seguita, sidilegua; Che più Rahican nè'l ladrovede, E gira gliocchi, e indamoaffretta il piede: 20Ruggier, Gradasso, Iroldo,firadamante, Brandimarte,Prasildo, altri guerrieri Inquesto nuovo errorsi fero innante, Perdistruggere il ducaaccesi e fieri. Maricrdossi il cornoin quello istante, Che loro ahhassargli animi altieri. Senon si soccorreacol grave suono, Mortoera il paladinsenza perdono. 15 Aff'rettail piede, eva cercando invano Ele logse ele camere e le sale; Maper trovare ilperfido villano. Di suafatica nulla siprevale. Non sa doveahhia ascoso Rabicano, Quel suoveloce sopra ognianimale; E senza fruttoalcun tutto quelgiorno Cercò di su, di giù,dentro e d'intorno. 16Confuso e lassod'aggirarsi tanto, S' avvide chequel loco eraincantato; E del librettoeh' avea sempre accanto, CheLogi stilla in Indiagli avea dato, Acciòche, ricadendo innuovo incanto, Potesse aitarsi,si fu ricordato:All' indice ricorse,e vide tosto Aquante carte era il rimedioposto. 17 Del palazzoincantato era diffuso Scritto nellibro; e v'eranscritti i modi Difare il magorimaner confuso, E atutti quei prigiondisciorre i nodi. Sottola soglia erauno spirto chiuso, Chefacea quest' ingannie queste frodi:Elevata la pietraov'è sepolto. Per luisarà il palazzoin fumo sciolto. 18Desideroso di condurrea fine Il paladin gloriosa impresa, Nontarda più cheibraccio non inchine Aprovar quanto ilgrave marmo pesa. ComeAtlante le manvede vicine Per farche l'arte suasia vilipesa. Sospettoso diquel che puòavvenire, Lo va connuovi incanti adassalire. 19 Lo facon diaboliche snelarve Parer da queldiverso, che solca. Gigante adaltri, ad altriun villan parve, Adaltri un cavalierdi faccia rea. Dgnunoin quella formain che gliapparve bosco il mago,il paladin vedea: Siche per riaverquel che glitolse Il mago, ognunoal paladin sivolse. Stanza 4. 21 Matosto che sipon quel cornoa bocca, E fasentire intomo ilsuono orrendo, A guisadei colombi, quandoscocca Lo scoppio, vannoi cavalier fuggendo. Nonmeno al negromantefuggir tocca. Non menfuor della tanaesce temendo Pallido esbigottito, e sene slunga Tanto, che'l suono orribilnon lo giunga. ORLANDO fumoso. 12Pug il gaardianco 'suoi prigioni;e dopo Delle stallefuggir molti cavalli, Ch'altro chefune a ritenerliera uopo, E seguiròi patron pervari calli. In casanon restò gatta topo Al suonche par chedica: Dalli, dàlb. Sarebbeito con glialtri Rabicano; Se noneh' all'uscir venne alduca in mano. stanza24. 25 Non sose vi ricordache la briglia Lasciò attaccataall'arbore quel giorno; Chenuda da Ruggierspari la figlia DiGalafrone, e glifé' l'alto scorno. Fé ilvolante destrier, conmaraviglia Di chi lovide, al mastrosuo ritorno; E conlui stette infinal giorno sempre, Chedell'incanto fur rottele tempre. 26 Nonpotrebbe esser statopiù giocondo D'altra avventuraAstolfo, che diquesta; Ch' è percercar la terrae il mar,secondo Ch' avea desir,quel ch acercar gli resta, Egirar tuttx) inpochi giorni ilmondo, Troppo venia questoIppogrifo a sesta. Sapeaegli ben quantoa portarlo eraatto: Che l'avei altroveassai provato infatto. 27 Quel giornoin India loprovò, che tolto Dallasavia Melissafudi mano Aquella scellerata, chetravolto Gli avea inmirto silvestre ilviso umano; E benvide e notòcome raccolto Gli fusotto la brìgliail capo vano DaLogistilla, e videcome instmtto Fosse Ruggier difarlo andar pertatto. 28 Fatto disegnol'Ippogrifo torsi, La sellasua, ch'appresso avea,gli messe; E glifece, levando dapiù morsi Una cosaed un' altra,un che loresse; Che dei destriereh' in fugaerano corsi, Quivi attaccateeran le brigliespesse. Ora un pensierdi Rabicano solo Lofa tardar chenon si levaa volo. 23 Astolfo,poi ch'ebbe cacciatoil mago. Levò di su lasoglia il gravesasso, E vi ritrovòsotto alcuna immago, Edaltre cose chedi scriver lasso: Edi distrugger quelloincanto vago, Di ciòche vi trovò,fece fracasso, Come glimostra il libroche far debbia; Esi sciolse ilpalazzo in fumoe in nebbia. 24Quivi trovò che di catenad'oro Di Ruggiero ilcavallo era legato:Parlodi quel che'lnegromante moro Per mandarload Alcina gliavea dato: A cuipoi Logistilla il lavoro Del freno,ond'era in Franciaritornato, E girato dall'Indiaall'Inghilterra Tutto avea illato destro dellaterra. 29 D'amar quelRabicano avea ragione; Chenon v'era unmiglior per correrlancia, E l'avea dall' estremaregione Dell'India cavalcato insinin Francia. Pensa eglimolto; e insomma si dispone Damepiuttosto ad un suo amicomancia, Che, lasciandolo quiviin su lastrada. Se l'abbia ilprimo eh' a passarviaccada. 30 Stava mirandose vedea venire Pelbosco 0 cacciatoreo alcun villano, Dacui far si potesseindi seguire A qualcheterra, e trarviRabicano. Tutto quel giorno,e sin all' apparire Dell'altro, stetteriguardando invano. L'altro mattin,eh' era ancorl'aer fosco, Veder gliparve un cavalierpel bosco. Stanza 12. 31Ma mi bisogna,so vo' dirvi ilresto, ChMo trovi Roggierprima e Bradamante. Poi chesi tacque ilcorno e cheda questo Loco labella coppia fudistante, Guardò Ruggiero, efu a conoscerpresto Quel che finqui gli aveanascoso Atlante:Fatto aveaAtlante che fina quell'ora Tra lornon s'eran conosciutiancora. 32 Ruggier riguardaBradamante, ed ella Riguardalui con altamaraviglia, Che tanti l'abbia offuscato quella Illusì'on l'animo e leciglia. Ruggiero abbraccia lasua donna bella, Chepiù che rosane divien vermiglia; Epoi di sula bocca i primi fiori Cogliendo viendei suoi beatiamori. 33 Tornanoad iterar gliabbracciamenti Mille fiate, eda tenersi stretti Iduo felici amanti,e si contenti, Ch'appena igandj lor capìanoi petti Molto lordnol che perincantamenti, Mentre che farnegli errabondi tetti, Tralor non s' eranmai riconosciuti, E tantilieti giorni eranperduti. 34 Bradamante, dispostadi far tutti Ipiaceri che farvergine saggia Debbia adun suo amator, che dilutti, Senza il suoonore offendere, ilsottraggia; Dice a Ruggier,se a dargli ultimi frutti Leinon vuol sempreaver dura eselvaggia, La faccia domandarper buoni mezzi Alpadre Amon; maprima si battezzi. 35Kuggier, che toltoavria non solamente Viver cristianoper amor diquesta. Compera stato ilpadre, e antiquamente L'avolo etutta la suastirpe onesta; Ma, perfarle piacere, immantinente Data leavria la vitache gli resta: Nonchéneir acqua, disse,ma nel fuoco Pertuo amor porreil capo mifia poco. 39 Amandouna gentil giovanee bella, Ohe diMarsilio re diSpagna è figlia, Sottoun vel biancoe in femminilgonnelk, Finta la vocee il volgerdelle ciglia. Egli ogninotte si giiceacon quella, Senza damesospetto alla famiglia: Ma secreto alcunoesser non paote, Ch'ailungo andar nonsia chi'l YeggAe note. 40 Sen'accorse uno, e ne parlòcon dui; Li duicon altri, insinch'ai re fudetto. Venne un fedeldel re l'altr'ieri a nai, Chequesti amanti pigliar nel letto; Enella rocca gliha fatto ambedoi Divisamente chiuderein distretto:Né credoper tutto oggich'abbia spazio Il gioven,che non morain pena ein strazio. 41 Fuggitame ne sonper non vedere Talcrudeltà; che vivol'arderanno:Né cosa mipotrebbe più dolere, 'Che &ccia di bel giovineil danno. Né potròaver giammai tantopiacere, Che non sivolga subito inaffanno, Che della crudelfiamma mi rimembri, Ch'abbia arsii belli edelicati membri. 36 Perbattezzarsi dunque, indiper sposa La donnaaver, Ruggier simesse in via, GuidandoBradamante a Vallombrosa (Cosi funominata una badia Riccae bella, men religiosa, E cortesea chiunque vivenia); E trovaro all'uscirdella foresta Donna chemolto era nelviso mesta. 42 Bradamanteode, e parch'assai le premi Questanovella, e moltoil cor l'annoi; Népar che menper quel dannatotema, Che se fosseuno dei fratellisuoi. Né certo lapaura in tuttoscema Era di causa,come io diròpoi. Si volse ellaa Ruggiero, edisse: Parme Ch'in favordi costui sienle nostr'arme. 37 Ruggier,che sempre uman,sempre cortese Era aciascun, ma piùalle donne molto, Comele belle lacrimecomprese Cader rigando ildelicato volto, N'ebbe pietade,e di disir s'accese Di saperil suo affanno;ed a leivólto, Dopo onesto saluto,domandolle Perch'avea di piantoil viso molle. 38Ed ella, alzandoi begli umidirai, Umanissimamente gli rispose; Ela cagion de' suoipenosi guai. Poiché ledomandò, tutta gliespose. Gentil signor, dissocila,intenderai Che queste guanceson si lacrimose Perla pietà eh'a un giovinettoporto, Ch'in un caste!qui presso oggifia morto. 43 Edisse a quellamesta: Io ti conforto Chetu vegga diporci entro allemura: Che se '1giovine ancor nonavran morto, Più nonl'uccideran; stanne sicura. Ruggiero, avendoil cor benignoscorto Della sua donnae la pietosacura. Sentì tutto infiammarsidi desire Di nonlasciar il giovinemorire. 44 Ed alladonna, a cuidagli occhi cade Unrio di pianto,dice: Or ches'aspetta? Soccorrer qui, nonlacrimare accade:Fa eh'ove é questotuo, pur tuci metta. Di millelance trar, dimille spade Tel promettiam,purché ci meniin fretta: Ma studiail passo piùche puoi, chetarda Non sìa l'aita,e intanto ilfuoco l'arda. 45 L' altoparlare e lafiera sembiauza Di quellacoppia a maravigliv ardita, Ebbon ditornar forza lasperanza Colà dond'era giàtetta fuggita. Ma perch' ancor,piìt che lalontananza, Temeva il ritrovarla via impedita, Eche saria perquesto indarno presa, Stavala donna in tutta sospesa. 46Poi disse lor:Facendo noi la viaChe dritta epiana va fina quel loco, Credoeh a tempo visi giungerla, Che nonsarebbe ancora accesoil fooco. Ma girconvien per cositòrta e ria, CheU termine diun giorno sariapoco A riuscirne; equando vi saremo. Chetroviam morto ilgiovine mi temo. 47£ perchè nonandiam, disse Ruggiero, Perla più corta?E la donnarispose:Perchè un Castelde conti daPontiero Tra via sitrova, ove uncostume pose, Non sontre giorni ancora,iniquo e fiero Acavalieri e adonne avventurose, Pinabello, ilpeggior uomo cheviva, Figliuol del conteAnselmo d'Altariva. 48 Quindi cavalier donna passa, Che sene vada senzaingiuria e danni. L'unoe T altro a pie resta;ma vi lassji Ilguerrier Tarme, ela donzella ipanni. Miglior cavalier lancianon abbassa, E nonabbassò in Franciagià molt anni, Diquattro che giuratohanno al castello Lalegge mantener diPinabello. 49 Come l'usanza,che non èpii\ antiqua Di tredì, cominciò, vivo' narrare; E sentiretese fu drittao obliqua Cagion chei cavalier fecegiurare. Pinabello ha unadonna così iniqua. Cosìbestiai, eh' almondo è senzapare; Che con lui,non so dove,andando un giorno, Ritrovò uncavalier che lefé' scorno. 50 11cavalier, perchè dalei beffato Fu d'unavecchia che portavain groppa, Giostrò conPinabel, eh' eradotato Di poca forza,e di superbiatroppa:Ed abbattello, elei smontar nelprato . Fece, eprovò s' andava drittao zoppa:Lasciolla apiede, e fé'della gonnella Di leivestir l'antiqua damigella. 51Quella eh' a pierimase, dispettosa, E divendetta ingorda esitibonda, Congiunta a Pinabel,che d'ogni cosa, Dovesia da malfar, ben laseconda, Né giorno mai, notte mairiposa; E dice chenon fia maipiù gioconda Se millecavalieri e milledonne Non mette apiedi, e lortolle arme egonne. 52 Giunsero ildi medesmo, comeaccade, Quattro gran cavalieriad un suoloco. Li quai dirimotissime contrade Venuti aqueste parti erandi poco; Di talvalor, che nonha nostra etade Tant' altri buonial bellicoso gioco: Aquilante, Grifonee Sansonetto, Ed unGuidon Selvaggio giovinetto. 53 Pinabelcon sembiante assaicortese Al Castel ch'iov'ho detto liraccolse. La notte poitutti nel lettoprese, E presi tenne;e prima nongli sciolse. Che lifece giurar eh' unanno e unmese (Questo fu appuntoil termine chetolse) Stanano quivi, espoglieiebbon quantiVicapitasson cavalieri erranti; 54E le donzellech'avesson con loro, Porriano apiedi, e torrianlor le vesti. Cosìgiurar, cosi constrettiforo Ad osservar, benchéturbati e mesti. Nonpar che fina qui centracostoro Alcun possa giostrar,eh' a pienon resti:E capitativi sono infiniti, Ch'a pie e senz'armese ne sonpartiti. 55 É ordinetra lor, chechi per sorte Escefuor prima, vadaa correr solo; Mase trova ilnemico così forte, Cheresti in seUa,e getti luinel suolo. Sono obbligatigli altri infinoa morte Pigliar l'impresatutti in unostuolo. Vedi or, seciascun d'essi écosi buono Quel eh'esser de', setutti insieme sono. 56Poi non convieneall'importanzia nostra, Che nevieta ogni indugio,ogni dimora, Che puntovi fermiate aquella giostra:E presuppongoche vinciate ancora. Chevostr'alta presenzia iodimostra; Ma non écosa da farein un'ora: Ed égran dubbio che'lgiovine s'arda. Se tutt'oggia soccorrerlo sitarda. 67 Disse Ruggier:Non riguardiamo aquesto; Facciam nui quelche si puòfar per uni; Abbiachi regge ilciel cura delresto, 0 la fortuna,se non tocsaa lui. Ti fiper questa giostramanifesto Se buoni siamod aiutar colui Cheper cagion sidebole e lieve, Come n'hai detto,oggi bruciar sideve. 58 Senzarisponderaltro, la donzella Simesse per lavia ch'era piùcorta. Più di tremiglia non andarper quella, Che sitrovar(c) al ponteed alla porta siperdon V armee la gonnella, Edella vita grandubbio si porta. Alprimo apparir lor,di su larocca, É chi duobotti la campanatocca. 59 Ed eccodella porta congran fretta, Trottando s' unronzino, un vecchiouscio; E quel veniagridando: Aspetta, aspetta;Restate olà, chequi si pagail fio; E seV usanza non v' èstata detta, Che quisi tiene, orve la vo'dir io:E contarloro incominciò diquello Costume che servarfa Pinabello. 60 Poiseguitò, volendo darconsigli, Com'era usato aglialtri cavalieri: Fate spogliarla donna, dicea,fiorii, E voi l'armelasciateci e idestrieri; E non vogliatemettervi a perigli D'andare incontraa tai quattroguerrieri. Per tutto vesti,arme e cavallis' hanno: La vita solmai non riparail danno. 61 Nonpiù, disse Ruggier,non più; ch'iosono Del tutto informatisimo: e quivenni Per far provadi me, secosi buono In fattison, come nelcor mi tenni. Arme,vesti e cavalloaltrui non dono; S'altronon sento cheminacce e cenni, Eson ben certoancor, che perparole Il mio compagnole sue darnon vuole. 62 Ma,per Dio, fach'io vegga tostoin fronte Quei che ne vogliontórre arme ecavallo; Ch'abbiamo da passaranco quel monte, Equi non sipuò far troppointervallo. Rispose il vecchio:Eccoti fuor delponte Chi vien perfarlo: e nonlo disse in fallo;Ch'un cavalier n'uscì,che sopravveste Vermiglie avea,di bianchi fiorconteste. 63 Bradamante pregòmolto Ruggiero, Che lelasciasse in cortesial'assunto Di gittar dellasella il cavaliero, Ch'avea difiori il belvestir trapunto; Ma nonpotè impetrarlo, efu mestiero A leifar ciò cheRuggier volse apunto. volse l'impresa tuttaavere, E Bradamante sistesse a vedere. 64Ruggiero al vecchiodomandò chi fosse Questoprimo ch'uscia fuordella porta. È Sansonetto,disse; che lerosse Veste conosco, ei bianchi fiorche porti L'uno diqua, l'altro di si mosse parlarsi, efu l'indugia corta; Ches' andare a trovarcoi ferri bassi, Moltoaffrettando i lordestrieri i passi. 65In questo mezzodella rocca usciti Erancon Pinabel moltipedoni, Presti per levarl'arme ed espediti Aicavalier ch'uscian fuordegli arcioni. incontra icavalieri ardici, Fermando insu le restei gran landooi. Grossi duopalmi, di nativocerro, Che quasi eranouguali insino alferro. 66 Di talin'avea più d'unadecina Fatto tagliar disu lor ceppivivi Sansonetto a unaselva indi vicina, Eportatone duo pergiostrar quivi. Aver scudoe corazza adamantina Bisogna ben,che le percosseschivi. L'uno a Ruggier,l'altro per ritenne. 67 Con questi,che passar doveangì' ineadi (Sì benferrate avean lepunte estreme), Di quae di fermandoli agli scudi, Queldi Ruggiero, chei demonj ignudi Fecesudar, poco delcolpo teme: Dello scudovo'dir che feceAtlante, Delle cui forzeio v'ho giàdetto innante. L'incantato splendornegli occhi fere, Ch'aidiscoprirsi ogni vedutaammorza, E tramortito l'uomfa rimanere: Perciò, s'ungran bisogno nonlo sfona, D'un velcoperto lo soleatenere. Si crede eh' ancoimpenetrabil fosse, Poich'a questoincontrar nulla simosse. Il gravissimo colponon sofferse. loco alferro, e pelmezzo s'aperse; Die locoal ferro, equel trovò disotto braccio ch'assai malsi ricoperse; Si chene fu feritoSansonetto, della sella trattoal suo dispetto. 70 Eq,uesto il primofu di queicompagni Che quivi manteneanl'usanza fella, Convien chiride, anco talorsi lagni, La giustiziadi Dio, perdargli quanto Che secocadde, anzi ilsuo buon destino; Etrassene, credendo nellospeco fosse sepolta, ildestrier seco. Bradamante conosceil suo cavallo, Econosce per luil'iniquo conte; E poieh' ode lavoce, e vicinohallo Con maggior attenzionmirato in fronte: Cheprocacciò di farmioltraggio ed onte; Eccoil peccato suo,che l'ha condutto Oveavrà de' suoi mertiil premio tutto. IIminacciare e ilpor mano allaspada tutto a untempo, e loavventarsi a quello; Mainnanzi tratto glilevò la strada. nonpotè fuggir versoil castello. è laspeme eh' a salvarsi vada. Come volpealla tana, Pinabello. gridando, esenza mai fartesta, Fuggendo si cacciònella foresta. Pallido esbigottito il misersprona, Cbè posto ha nelfuggir P ultimaspeme. L'animosa donzella diDordona Gli ha ilferro ai fianchi,e lo percuotee preme: Yien conlui sempre, emai non Tabbandona. Grande èil mmore, e il boscointorno geme. Nulla alCastel di questoancor s'intende, Però ch'ognunoa Ruggier soloattende. 76 Gli altritre cavalier dellafortezza Intanto eran uscitiin su layia; Ed aveàu secoquella mala avvezza, Chev'avea posta lacostuma ria. ciascun dilor tre, che'1 morir prezza Piùeh' aver vitache con biasmosia, Di vergogna ardeil viso, eil cor diduolo, Che tanti adassalir vadano unsolo. 77 La crudelmeretrice ch'avea fatto Porquella iniqua usanza,ed osservarla, Il giuramentolor ricorda eil patto Ch' essifatti l'avean, divendicarla. Se sol conquesta lancia tegli abbatto, mi vuoicon altre accompagnarla? Cosi diceaGrifon, cosi Aquilante: Giostrar da sol asol volea ciascuno, Ladonna dicea loro:A che fartante Parole qui senzaprofitto alcuno? tórre acolui l'arme iov'ho qui tratti, perfar nuove leggie nuovi patti. escuse, enon ora, cheson tarde:Voi doveteil preso ordineservarme, vostre lingue farvane e bugiarde. Ruggier gridavalor: Eccovi l'arme, panni delladonna eccovi ancora:,eh' a forzasi spiccaro insieme, Dinanzi apparveV uno el'altro seme Del marcheseonorato di Borgogna; alor dietro conpoco intervallo. 81 Con la medesim' asta, conche avea Atlante aversui monti diPirene: 82 Benché soltre fiate bisognolli, deir Orcaalle marine spume, fua chi lacampò poi cosicruda. 83 Fuorché questetre volte, tutto1 resto tenea sottoun velo inmodo ascoso, a discoprirloesser potea benpresto, Che del suoaiuto fosse bisognoso. Quivi allagiostra ne veniacon questo, Come iov' ho dettoancora, si animoso, Ruggier scontraGrifone ove lapenna Dello scudo allavista si congiunge. Quel dicader da ciascunlato accenna. Ed alfincade, e restaal destrier lunge. Metteallo scudo a lui Grifonl'antenna; Ma pel traversoe non peldritto giunge: E perchèlo trovò forbitoe netto, . L'andòstrisciando, e fé'contrario effetto, 85 Ruppeil velo esquarciò, che glicopria Lo spaventoso edincantato lampo. Al cuisplendor cader siconvenia Con gli occhiciechi, e nonvi s'ha alcunscampo. Aquilante, eh' a parseco venia, , Stracciòl'avanzo, e fé loscudo vampo. Lo splendorferi gli occhiai duo fratelli, Eda Guidon checorrea dopo quelli. 86Chi di qua,chi di cade per terra:Loscudo non purlor gli occhiabbarbaglia, Ma fa cheogn' altro senso attonitoerra. Ruggier, che nonsa il findella battaglia, il cavallo;e nel voltareafferra La spada sua,che si benpunge e taglia: Enessun vede chegli sia all'incontro; Che tuttieran caduti aquello scontro. 87 Icavalieri, e insiemequei eh a piede Eranoasciti, e cosile donne anco, Enon meno idestrieri in guisavede, Che par cheper morir battanoil fianco. Prima simaraviglia, e poi savvede Che U velone pendea dallato manco:Dico ilvelo di seta,in che solca Chiuderla luce diquel caso rea. 88Presto si volge;e nel voltar,cercando ' gli occhiva T amata snaguerriera; vien doveera rimasa quando Laprima giostra cominciatas'era. Pensa ch'andata sia,non la trovando, vietar chequel giovine nonpera, dubbio ch'ella haforse che nons'arda In questo mezzoeh' a giostrarsi tarda. 89 Fragli altri chegiacean vede ladonna, La donna chel'avea quivi guidato. Dinanzi sela pon, come assonna, manto eh'essa avea sopr&la gonna, Poi ricoperselo scudo incantato; Ei sensi riaverle fece tosto Che'lnocivo splendore ebbenascosto. 90 Via sene va Ruggiercon faccia rossa, Che,per vergogna, dilevar non osa:Glipar ch'ognuno improverargli possa Quella vittoriapoco gloriosa. Ch' emendaposs' io fare,onde rimossa Mi siauna colpa tantoobbrobriosa? Che ciò eh' io vinsimai, fu perfavore, Diran, d'incauti, enon per miovalore. btanza 86 l Mentrecosi pensando secogiva. Venne in quelche cercava adar di cozzo; Ghè'nmezzo della stradasoprarriva Dove profondo eracavato un pozzo. Quivil'armento alla caldiora estiva Si ritraea,poi eh' avea pienoil gozzo. Disse Ruggiero;Or provveder bisogna, Chenon mi facci,o scudo, piùvergogni. 92 Più nonstarai tu meco;e questo sia L'ultimobiasmo e' ho d'averneal monio. Così dicendo,smonta nella via:Pigliauna grossa pietrae di granpondo, E la legaallo scudo, edambi invia l'alto pozzoa ritrovarne ilfondo: E dice: Costà giùstatti sepulto, E tecostia sempre ilmio obbrobrio occulto. 93 IIpozzo è civo,e pieno alsommo d'acque: Grieve è lo scudo,e quella pietragrieve. Non si fermòfinché nel fondogiacque: Sopra si chiuseil liquor mollee lieve. Il nobilatto e displendor non tacque Edi rumor n'empì, sonando ilcorno, E Francia eSpagna, e leprovincie intorno. 94 Poiche di vocein voce si questa Strana avventurain tutto ilmondo nota, Molti guerriersi misero all'inchiesta E diparte vicina edi remota: Ma nonsapean qual fossela foresta. Dove nelpozzo il sacroscudo nuota; Che ladonna che fé'l'atto palese, Dir mainon volse ilpozzo ilpaese. Al partir cheRuggier fé' dalcastello, Dove avea vintocon poca battaglia; Che iquattro gran campiondi Pinabelio Fece restarcom'r omini di paglia; Toltolo scudo, avealevato quello Lume chegli occhi egli animi abbarbaglia: E queiche giaciuti erancome morti Pienidi meraviglia eranrisorti. Altro fra lor,che dello stranocaso; E come fuche ciascun d'essia quella Orribil lucevinto era rimaso. Mentre parlandi questo, lanovella Vien lor diPinabel giunto all' occaso:Che Pinabelioè morto hannol'avviso; Ma non sannoperò chi l'abbiaucciso. 97 L'ardita Bradamantein questo meso Giuntoavea Pinabelio aun passo stretto: E cento volte gliavea fin amezzo Messo il brandopei fianchi eper lo petto. Toltoch'ebbe dal mondoil pozzo el]ez7o Che tutto intomoavea il paese infetto,Le spille albosco testimonio volse Conquel destrier chegià il fellonle tolse. 9Ì Volsetornar dove lasciatoavea Rnggier; seppemai trovar lastrada. Or per vaHeor per montes'avrolgea: Tutta quasi cercòquella contrada. Non volsemai la suafortuna rea, Che viatrovasse onde aRuggier si vada. Quest'altro Cantoad ascoltare aspetto Chidell'istoria mia prendediletto. NOTE. ST. 2. V.56.Nummi j Danari (lat.). St.2. V.7. Ipermestra: la soladelle cinquanta Danaidi, sorelle,che non svenasseil marito nellaprima notte delle nozze. St.6. V.18. Natòlia: VAsia Minore, dettaoggi Anatolia. Bursia, denominataaltresì Bursa oBrusa, e in anticoPrusa, città situataalle falde deirOlimpo: fu intempo sede deire di Bitinia,ed avanti lapresa di Costantinopoli erala capitale dell'imperoottomano. Franconia fudetto già uni"aese della Germania,che ora fa partedel Baden edel Viirtemberg. Preseil nome dai Franchi. St.7. V.1. Perla selva dArdenna. Tale era ilnome diuna selva, altrevolte estesissima, ma ora con siderevolmente diminuita, inuna parte dellaGallia Belgica, tra laSciampagna e laFiandra. Agtiisgrana, Aix laChapelle. St. 8. V.8.Caìessio, Calais. Altrovel'Ariosto lo chiama Calesse. St.9. V.67. Caereràsotto la sponda: caccerà sott'acqua Vestremità, ossia laprjra del naviglio.Per la schenadel mar, ecc.Percorre col navisliob lunghezza del canalemarittimo, perchè noipud attra versare. St. 10.v.34. Roano: Rouen, cittàdi Normanfia St. 13.V.5. Discorso: quicorso, corsa. St. 23.V.6. a sesta: opportanamente. St. 27.V.6 VanOt qniVaneggiamento, Sfrenatou St. 33.V.6. Errabondi, quifcUlaeL St. 72. V.3.SeH vi raccorda: Seve lo ricordate. St. 79.V.6. Barde, bardature. St. 82.V.3. Dai regnimolli: regni dell'effemi natezza e dellalascivia St. 85. V.6. lo scudovampo: lo scudorìfdse d'improvviso splendore.St. 94.y. 6. SacroIl poeta chiamasacro lo scado d'Atlante, comealtrove Tanello d'AngeUca" perchétatti e due incantati. 6. nratlmmante s'inponnain Ashilfo, i !mfJnpf> ivevle nfH daloHiLù'nno, part' i\WIppOivif'V Bniiìciinanti va ii;Moi]t:ill"ahO, ii rrntìemìciRiifrjuro in Vnllomlu'osa ffli maiiila.ppi mia stisdamìsHa Pi''Hitìii!t rictameiite ,Nf'l fammìiirì ]ailnmigt'na trova Rodomrute vUi: UiUì'\w il l'avallo.>;eiliiiia e (Jabrinfviijiiioiio ad Al lai!va, rlstpllo dtììionli da Pohti ero, dovela uialirm veci' Ina aiiiusaZei Inno "Idiauccisione di Pi iviljelk];e linnorciJtc Cftvaluricjli condotto amoiire. Arriva quivi ndixndocon Isabelhi . lileiaZibino e ;;li restittiisi'uramante. Soiirafjgiunffe SfaiidrÌL'ai'rlo r'iin Lìiivalìce:il paladino combsittfcol prifaiiOT ' Japirpiii t> intsfiTortada nn accniente. Ha ni]ritardo tS trajiottarn aititive dal propriocavallo: Orlando ca piUal luogo chefu dimom dAnjflita e diMedoix), tid ivi L;rni]i[U'laa iH'rdci'f ilMenno. Stuiiii uijiinii iiovfireItmi; cliè raiìe Volteil ben farsenfi il jìuopifniin fi:i; H se]mr Etu? almennou te neai:caU{.' Morte, danno, ignominia ria. Ohinuoce altrui, tardi0 per tempocade Il debito ascontar, che nons'obblia. Dice il proverbio,eh' a trovarsi vanno Gli uominispesso, e imoLti fermi stanno. 2Or vedi queleh' a Pinabello avviene Peressersi portato iniquamente: È giuntoin somma alledovute pene, Dovute egiuste alla suaingiusta mente. Veder patirea torto unoinnocenteSalvò la donna;e salverà ciascuno Ched'ogni fellonia vivadigiuno. 3 Credette Pinabelquesta donzella Già d'avermorta, e colàgiù sepulta; Né lapensava mai veder,non ch'ella Gli avessea tor deglierror suoi lamulta. Né il ritrovarsiin mezzo lecastella Del padre, inalcun util glirisulta. Quivi Altaripa eratra monti fieri Vicinaal tenitorio diPontieri. 4 Tenea quell'Altaripa ilvecchio conte Anselmo, dieh' uscì questomalvagio, Che, per fuggirla man diChiaramonte, D'amici e disoccorso ebbe disagio. Ladonna al traditoreappiè d'un monte Tolsel'indegna vita a suo grand'agio;Che d'altroaiuto quel nonsi provvede, <ie d'altigridi e dichiamar mercede. 5 Mortoch'ella ebbe ilfalso cavaliero, Che leivoluto avea giàporre a morte, Volsetornare ove lasciòRuggiero; Ma non loconsentì sua durasorte, Che la traviar per unsentiero Che la portòdov' era spessoe forte, Dove piùstrano e piùsolingo il bosco, Lasciando ilsol già ilmondo all'aer fosco. 6 sappiendo ellaove potersi altrove Lanotte riparar, sifermò quivi Sotto lefrasche in sul'erbette nuove, Parte dormendo,finché '1 giorno arrivi, Partemirando ora Saturnoor Giove, Veneree Marte, egli altri errantiDivi; Ma sempre, ovegli o dorma,con la mente Contemplando Ruggiercome presente. 7 Spessodi cor profondoella sospira, Di pentimentoe di dolorcompunta, Ch'abbia in lei,più ch'amor, potutol'ira. L'ira, dicea, m'hadal mio amordisgiunta: Almen ci avessi ioposta alcuna mira, Poich'avea purla mala impresaassunta. Di saper ritornardond'io veniva; Che benfui d'occhi edi memoria priva. 8Queste ed altreparole ella nontacque, E molto piùne ragionò colcore. Il vento intantodi sospiri, el'acque Di pianto faceanpioggia di dolore. Dopouna lunga aspettazionpor nacque In orienteil disiato albore: Edella prese ilsuo destrier, ch'intorno Giva pascendo,ed andò centrail giorno. 9 molto andò, chesi trovò all'uscita Del bosco,ove pur dianziera il palagio. Làdove molti dil'avea schernita Con tantoerror l'incantator malvagio. Ritrovò quiviAstolfo, che fornita Labriglia all' Ippogrifo aveaa grande agit Estava in granpensier di Rabicano, Pernon sapere achi lasciarlo inmano. 10 A casosi trovò chefuor testa L'elmoallor s' avea trattoil paladino; Sì chetosto ch'uscì dellaforesta, Bradamante conobbe ilsuo cugino. Di lontansalutollo, e congran festa Gli corse,e l'abbracciò poipiù vicino; E nominossi,ed alzò lavisiera E chiaramente fé'veder chi eli'era. 11 Non poteaAstolfo ritrovar persona Achi il suoRabican meglio lasciasse.Perché dovesseaverne guardia buona Erenderglielo poi cometornasse, Della figlia delduca di Dordona; Eparvegli che Dio glilamandasse. Vederla volentiersempre solca, Ma pelbisogno or piùch'egli n'avea. 12 Dapoi che duee tre volteritornati Fraternamente ad abbracciarsi f5ro, E sifur l'uno all'altrodomandati Con molta alFeziondell'esser loro, Astolfo disse:Ormai, se deipennati Vo'il paese cercar, troppodimoro: Ed aprendo alladonna il suopensiero. Veder le feceil volator destriero. 13A lei nonfu di moltamaraviglia Veder spiegar aquel destrier lepenne; Ch'altra volta, reggendoglila briglia Atlante incantator,centra le venne, Ele fece dolergli occhi ele ciglia; Sì fissedietro a quelvolar le tenne Quelgiorno, che dalei Ruggier lontano Portato fuper cimmin lungoe strano. Astolfo dissea lei, chele volea Dar Kabicanche nelcorso affretta, Che se,scoccando V arco,si movea, Si solealasciar dietro lasaetta; E tutte Varme ancor, quanten' avea:Che vuoleh a Moutalban glile rimetta, .E glile serbi final suo ritomo; Che non glifanno or dibisogno intorno. 15 Volendoseneandar per l'ariaa volo, Aveasi a farquanto potea piùlieve. Tiensi la spadae '1 corno,ancorché solo Bastargli ilcorno ad ognirisco deve. Bradamante lalancia che'l figlinolo Portò diGalafrone, anco riceve; Lalancia che, diquanti ne percote, Fale selle restarsubito vuote. 16 SalitoAstolfo sul destriervolante. Lo fa moverper Paria lentolento; ludi lo cacciasì, che Bradamante Ogni vistane perde inun momento. Cosi siparte col pilotainnante 11 nocchier chegli scogli temee 1 vento; Epoi che'l portoe i litiaddietro lassa, Spiega ognivela, e innanziai venti passa. 17La donna, poiche fu partitoil duca. Rimass ingran travaglio dellamente: Che non sacome a Montalbauconduca L'armatura e ildestrier del suoparente; Perocché '1 cuorle cuoce ele manuca LMngorda vogliae il desiderioardenteDi riveder Ruggier,che, se nonprima, A Vallombrosa ritrovarlo stima. 18 Standoquivi sospe>a, perventura Si vide innanzigiungere un villano, Dalqual fa rassettarquella armatura Come sipuote, e porsu Rabicano:Poi dimenarsi dietro glidie cura I duocavalli, un carcoe l'altro amano: Elia n' aveaduo prima, eh'avea quello, Sopra ilqual levò l'altroa Pinabello. 19 DiVallombrosa pensò far la strada, Chetrovar quivi ilsuoRuggier ha speme: Maqual più breveo qual migliorvi vada, Poro discerne,e d'ire errandoteme. II villan nonavea della contrada Pratica molta;ed erreranno insieme. Purandare a venturaella si messe. Dovepensò che'i locoesser dovesse. 20 Diqua di si volse, persona Incontrò mai dadomandar la via. Sitrovò uscir delbosco in sula nona.Dove unCastel poco lontanscopria, Il qual lacima a unmonticel corona. Lo mira,e Montai baule par chesia:Ed era certoMontalbano; e inquello Avea la madreed alcun suofratello. 21 Come ladonna conosciuto hail loco, Nel cor s'attrista, e piùeh' i' non so dire. Saràscoperta, se siferma un poco; Népiù le saràlecito a partire. Senon si parte,l'amoroso foco L'arderà sì,che la faràmorire: Non vedrà piùRuggier, faràcosa Di quel ch'eraordinato a Vallombrosa. 22 Stettealquanto a pensar;poi si risolse Divoler dare aMontalbau le spalle:Everso la badiapur si rivolse; Chequindi ben sapeaqual era ilcalle. Ma sua fortuna,o buona otrista, volse Che, primach'ella uscisse dellavalle, Scontrasse Alardo, unde' fratelli sui; Nétempo di celarsiebbe da lui. 23Veniva da partirgli alloggiamenti Per quelcontado a cavalierie a fanti; Ch'adinstanzia di Carlonuove genti Fdtto aveadelle terre circonstanti. I salutie i fraterniabbracciamenti Con le grateaccoglienze andare innanti; Epoi, di moltecose a paroa paro Tra lorparlando in Moatalbantornaro. 24 Entrò labella donna inMontalbano, Dove l'avea conlacrimosa guancia Beatrice moltodesiata invano, E fattonecercar per tuttaFrancia. Or quivi i baci eil giunger manoa mano Di madree di fratelliestimo ciancia, Verso gliavuti con Ruggiercomplessi, Ch'avrà nell'alma eternamenteimpressi. 25 Non potendoella andar, fecepensiero Ch'a Vallombrosa altriin suo nomeandasse Immantinente ad avvisarRuggiero Della cagion eh'andar lei nonlasciasse:E lui pregar(s'era pregar mestiero) Chequivi per suoamor si battezzasse, E poivenisse a farquanto era detto, Sìche si desseal matrimonio effetto. 26Pel medesimo messofé' disegno Di mandar aRuggiero il suocavallo, Che gli soleatanto esser caro:e degno D'essergli caroera ben senzafallo; Che non s'avriatrovato in tutto 'lregno Dei saracin, sotto il signorgallo, Più bel destrierdi questo opiù gagliardo. Eccetti Brigliador,soli, e Baiardo. 27Ruggier, quel che troppo audaceascese Su rippogrifo, everso il ciellevosse, Lasciò Frontino, eBradamante il prese (Frontino, che'1 destrier cosinomosse):MandoUo a Montalbano,e a buonespese Tener lo fece,e mai noncavalcosse, Se non perbreve spazio ea picciol passoj Sì ch'era piùche mai lucidoe grasso. 28 Ognisua donna tosto, ognidonzella Pon secoin opra, econ suttil lavoro Fasopra seta candidae morella Tesser ricamodi finissim oro; E quel copreed orna brigliae sella Del buondestrier: poi sceglie unadi loro, Figlia diCallitrefia sua nutrice, D'ogni secretosua fida mlitrice. 29Quanto Ruggier l'eranel core impresso, Mille voltenarrato avea acostei:La beltà, lavirtude, i modid'esso Esaltato 1' aveafin sopra i Dei.A chiamolla, e disse:Miglior messo A talbisogno elegger nonpotrei; Che di te più fido più saggio Imbasciator . Ippalcamia, non àggio. 30Ippalca la donellaera nomata. Va, ledice (e l'insegnaove de' gire); E pienamentepoi l'ebbe informata Diquanto avesse al suo signorea dire. E farla scusa senon era andata Almonaster: che non fuper mentire; Ma chefortuna, che dinoi potea Più chenoi stessi, daimputar s' avea. 31 Montarla fece s'unronzino, e inmano La ricca brigliadi Frontin lemesse: E se sipazzo alcuno osi villano Trovasse, chelevar le lovolesse, Per fargli auna parola ilcervel sano, Di chifosse il destriersol gli dicesse; Chenon sapea siardito cavaliero, Che nontremasse al nomedi Ruggiero. 32 Dimolte cose l'ammoniscee molte, Che trattarcon Ruggier abbiaiti sua vece Lequal poi ch'ebbeIppalca ben raccolte,Sipose in via, più dimorafece. Per strade ecampi e selveoscure e folte Cavalcòdelle miglia piùdi diece; Che nonfu a darlenoia chi venisse. Néa domandarla purdove ne gisse. 83A mezzo ilgiorno, nel calard'un monte. In unastretta e malagevolvia Si venne adincontrar con Rodomonte, Ch'armato unpiccol n\no ea pie segm. Poiché bel destrier, bene ornato. Nonavea in mand'an cavalier trovato. 84Avea giurato che'1 primo cavallo Torria perforza, che travia incontrasse. Or questoè stato ilprimo; e trovatohallo Più bello e più perlui, che maitrovasse: Ma torio auna donzella glipar fallo; E puragogna averlo, ein dubbio storse. Lomira, lo contempla,e dice spesso: Dehperché il suosignor non ècon esso ' 35Deh ci fosseegli! gli risposeIppalci; Che ti fariacangiar forse pensiero. Assai piùdi te vaichi lo cavalca; Nélo pareggia almondo altro guerriero. Chi é,le disse illIoro, che calca L'onore altrui? Risposeella: Ruggiero. E quelsoggiunse: Adunque ildestrier voiio. Poich'a Ruggier, gran campiou,Io tosrli) 36 IIqual, se saràver, come tuparli, Che sia siforte, e piùd'ogn' altro vaglia. Nonché ildestrier, ma lavettura darli Converrammi, ein suo arbitriofia la taglia. CheRodomonte io sono,hai da narrarli; Eche, se purvorrà meco battaglia, Mitroverà: eh' ovunque iovada o stia, ìlifa sempre apparirla luce mia. 37Dovunque io vo,si gran vestigioresta, Che non lolascia il fulminemaggiore Cosi dicendo, aveatornate in testa Leredini dorate alcorridore: Sopra gli salta;e lacrimosa emesta Rimane Ippalca, espinta dal dolore, Minaccia Rodomonte,e gli diceonta: Non l'ascolta egli,e su pelpoggio raoati. 38 Perquella via doveIo guida ilnano l'er trovar Mandricardoe Doralice, Gli vieneIppalca dietro dilontano E lo bestemmiasempre e maled'ce. Ciòche di questoavvenne, altrove èpiano. Turpin, che tuttaquesta istoria dice, Faqui digrosso, etorna in quelpaese, Dove fu dianzimorto il Maganzese. 39 Datoavea appena aquel loco lespalle La figliuola d' Amon,ch in frettagià, Che v'arrivò Zerbinper altro calle Conla fallace vecchiain compagnia:E giacervide il corponella valle Del cavalle r,che non sa già chisia; 3Ia, come quelch'era cortese e pio,Ebbe pietà delcaso acerbo e rio.stanza 6U 40 QiacevaPinabello in terraspento. Versando il sangueper tante ferite, Ch'esser dbveanoassai, se piùdi cento Spade insua morte sifossero unite. Il cavalier diScozia non fulento, Per r ormeche di frescoeran scolpite, A porsiin avventura, sepotea Saper chi l'omicidiofatto avea. 42 Sedi portarne ilfurto ascosamente Avesse avutomodo o alcunaspeme, La soprawesta fattariccamente Gli avrebbe tolta,e le bell'armeinsieme. Ma quel chepuò celarsi agevolmente Si piglia,e'I resto final cor lepreme. Fra l'altre spoglieun bel cintolevonne, E se nelegò i fianchiinfìra due gonne. 41Ed a Gabrinadice che l'aspette; Che senzaindugio a leifarà ritomo. Ella pressoal cadavere simette, E fissamente vipon gli occhiintorno:Perchè,. se cosa v'hache le dilette. Nonvuol eh 'un mortoinvan più nesia adorno, colei chefa, tra l'altrenote. Quanto avara esserpiù femmina puote. 43Poco dopo arrivòZerbin. eh' avea Seguito invandi Bradamante ipassi,Perchè trovò ilsentier che sitorcea In molti ramich'ivano alti ebassi; E poco omaidel giorno rimanea, Névolea al buiostar fra quellisassi; E per trovarealbergo die lespalle Con l'empia vecchiaalla funesta valle. 44Quindi presso adua miglia ritrovaro Ungran caste! chefa detto Altariva, Dove perstar la nottesi fermare, Che giàa gran voloinverso il cielsaliva. Non vi stérmolto, eh' unlamento amaro L'orecchie d'ogni partelor feriva; E veggonlacrimar da tuttigli occhi, la cosaa tutto ilpopol tocchi. 45 Zerbinodimandonne; e gli fu detto Chevenut' era alcont' Anselmo avviso, Chefta duo montiin un sentierostretto Giacca il su)figlio Pinabello ucciso. Zerbin, pernon ne dardi sospetto, Diciò si fingenuovo, e abbassail viso; Ma pensaben, che senzadubbio sia Quel ch'eglitrovò morto insu la via. 46Dopo non moltola bara funebre Giunse, asplendor di torchie di facelle, Làdove fece lestrida più crebre Conun batter diman gire allestelle, E con piùvena fuor dellepalpebre Le laciime innondarper le mascelle: 3rapiù dell'altre nubiloseed atre, Era lafaccia del miseropatre. 47 Mentre apparecchiosi facea solenne Digrandi esequie edi funebri pompe, Secondo ilmodo ed ordineche tenne L'usanza antiqua,e ch'ogni etàcorrompe: Da parte delsignor un bandovenne, Che tosto ilpopolar strepito rompe, Epromette gran premioa chi diaavviso Chi stato siache gli abbiail figlio ucciso. Divoce in voce,e d'una inaltra orecchia Il gridoe '1 bandoper la terrascorse, Finché l'udì lascellerata vecchia, Che dirabbia avanzò letigri e l'orse; Equindi alla minas'apparecchia Di Zerbino, oper l'odio chegli ha forse, 0per vantarsi pur,che sola priva D'tmanitade inuman corpo viva; 490 fosse purper guadagnarsi ilpremio:A ritrovar n'andò quel signormesto; E dopo unverisimil suo proemio, (irli disseche Zerbin fattoavea questo:E quelbel cinto silevò di gremio, 'Che '1 miser padrea riconoscer presto, Appresso iltestimonio e tristeuffizio Dell'empia vecchia, ebbeper chiaro indizio. 50E lacrimando alciel leva lemani, Che'l figliuol nonsarà senza vendetta. Facircondar l'albergo aiterrasszani; tutto 'l papols' è levato infretta. Zerbin che giinimici aver lontani Sicrede, e questaingiuria non aspetta, Dalconte Anselmo, che si chiamaoifeso Tanto da lui,nel primo sonnoè preo; 51 Equella notte intenebrosa parte Incatenato ein gravi ceppimesso. Il sole ancornon ha leluci sparte, Che l'ingiustosupplicio è giàcommesso: Che nel locomedesimo si squarte, Dovefu il mal e'hanno imputato adesso. Altra esamina in ciò nonsi facea; Bastava che '1 signorcosì credea. 62 Poiche l'altro mattinla bella aurora L'aerseren biancoe rosso egiallo, Tutto '1 popolgridando: Mora, mora, Vien perpunir Zerbin delnon suo fallo. Losciocco vulgo l'accompagnafuora, Senz'ordine, chi apiede e chia cavallo; E 'lcavalier di ScoziaacapochinoNe vienlegato in s'unpiccol ronzino. 53 MaDio, che spessogl'innocenti aiata. Né lasciamai chi'n suabontà si fida, Taldifesa gli aveagià provveduta. Che nonv' è dubbiopiù eh' oi s'uccida. Quivi Orlando arrivò,la cui venuta Allavia del suoscampo gli fuguida. Orlando giù nelpian vide lagente Che traea amorte il cavalierdolente. 54 Era conlui quella fanciulla,quella Che ritrovò nellaselvaggia grotta. Del reGklego la figliaIsabella, In poter giàde'malandrin condotta, Poi chelasciato avea nellaprocella Del truculento marla nave rotta: Quellache più vicinoal core avea QuestoZerbin, che l'almaonde vivea. 55 Orlandose l'avea fattacompagna, Poi che dellacaverna la riscosse. Quando costeili vide allacampagna . Domandò Orlando, chila turba fosse. Nonso, diss'egli; epoi su lamontagna Lasciolla, e versoil pian rattosi mosse: Guardò Zerbino,ed alla vistaprima Lo giudicò barondi molta stim. 56E fattosegli appresso,domandollo Per che cagionee dove ilmenin preso. LeTÒ ildolente cavaliero ilcollo; E meglio avendoil paladino inteso, Rispose ilvero; e cosìben narrollo, Che meritòdal conte esserdifeso. Bene avea ilconte alle parolescorto Ch'era innocente, eche moriva atorto. 57 E poiche'ntese che commessoquesto Era dal conteAnselmo d'Altariva, Fu certoch'era torto manifesto; Ch'altro daquel fellon mainon deriva. Ed oltrea ciò, l'unoera all'altro infesto Perr antiquissimo oiioche bolliva Tra ilsangue di Maganzae di Chiaramonte; E tralor eran mortie danni edonte. .58 Slegate ilcavalier, gridò, canaglia, Ilconte a' masnadieri, och'io v'uccido. Chi ècostui che gran colpi taglia? Rispose unche parer volleil più fido: Sedi cera noifussimo o dipaglia, E di fuocoegli, assai foraquel grido. E vennecontra il paladindi Francia: Orlando controlui chinò lalancia. 62 Di centoventi (che Turpinsottrasse Il conto), ottantane perirò almeno. Orlando finalmentesi ritrasse Dove aZerbin tremava ilcor nel seno. S'alritornar d'Orlando s'allegrasse, Non sipotria contare inversi appieno. S3 glisaria per onorarprostrato; Ma si trovòsopra il ronzinlegato. 63 Mentre eh'Orlando, poi chelo disciolse, L'aiutava aripor l'arme sueintorno, Ch'ai capitan dellasbirraglia tolse, Che per suo malse n' erafatto adomo; Zerbino gliocchi ad Isabellavolse, Che sopra ilcolle avea fattosoggiorno; E poi chedella pugna videil fine. Portò lesue bellezze piùvicine. 64 Quando apparirZerbin si videappresso La donna cheda lui fuamata tanto, La belladonn che perfalso messo Credea sommersa,e n'ha piùvolte pianto: Com'un ghiaccionel petto glisia messo. Sente dentroaggelarsi, e tremaalquanto:Ma tosto ilfreddo manca, edin quel loco Tuttos'avvampa d'amoroso fuoco. 59La lucente armaturail Maganzese, Che levatala notte aveaa Zerbino, E postaselaindosso, non difese Control'aspro incontrar delpaladino. Sopra la destraguancia il ferroprese: L'elmo non passògià, perch'era fino; Matanto fu dellapercossa il crollo. Chela vita glitolse, e roppeil collo. 60 Tuttoin un corso,senza tor diresta La lancia, passòun altro inmezzo '1 petto Quivilasciolla, e lamano ebbe presta ADurindana; e neldrappel più stretto Achi fece dueparti della testa, Achi levò dalbusto il caponetto; Forò la golaa molti; ein un momento N'uccise emesse in rottapiù di cento. 61Più del terzon'ha morto, e'Iresto caccia E tagliae fende efiere e forae tronca. Chi loscudo e chil'elmo che lo'mpaccia, Echi lascia lospiedo e chila ronca; Chi allungo, chi altraverso il camminspaccia; Altri s'appiatta inbosco, altri inspelonca. Orlando di pietàquesto privo, Asuo poter nonvuol lasciarne unvivo. 6.5 Di nontosto abbracciarla loritiene La riverenza delsignor d'Aiiglante; Perchè sipensa, e senzadubbio tiene, Ch'Orlando siadella donzella amante. Cosìcadendo va dipene in pene, Epoco dura ilgaudio ch'ebbe innante: Ilvederla d'altrui peggiosopporta, Che non fé'quando udì eh'ella era morta. 66E molto più gli duolche sia inpodestà Del cavaliero acui cotanto debbe; Perchèvolerla a luilevar, onesta Néforse impresa facilesarebbe; Nessuno altro da lassar conquesta Preda partir senzaromor vorrebbe; Ma versoil conte ilsuo debito chiede Chese lo lascipor sul colloil piede. 67 Giunserotaciturni ad unafonte, Dove smontare, efèr qualche dimora. Trassesi l'elmoil travagliato conte, Eda Zerbin lofece trarre ancora. Vedela donna ilsuo amatore infronte, E di subitogaudio si scolora; Poitoma come fioreumido suole Dopo granpioggia all'apparir delsole: 8 E senzaindugio e senzaaltro rispetto Corre alsuo caro amante,e il colloabbraccia:E non pnòtrar parola fuordel petto, Ma dilacrime il senbagna e lafaccia. Orlando attento airamoroso affetto, Senza chepiù chiarezza segli faccia, Vide atutti gl'indizj manifesto Ch'altri esserche Zerbin nonpotea questo. Stanza 85. 69Come la voceaver potè Isabella, Nonbene asciuttaancorl'umidaguancia, Sol della moltacortesia favella Che Taveausata il paladindi Francia. Zerbino, chetenea questa donzella Conla sua vitapari a unabilancia, Si getta a' piedel conte, equello adora Come achi gli hadue vite datea un'ora. 70 Moltiringraziamenti e molteofferte Erano per seguirtra i cavalieri. Senon udian sonarle vie coperte Dagliarbori di frondioscuri e neri. Prestialle teste lor,eh' eran scoperte, Posero glielmi, e preseroi destrieri:Kd eccoun cavaliere euna donzella Lor sopravvien,ch'appena erano insella. 71 Era questoguerrier quel Mandrì<"rdo Che dietroOrlando in frettasi conciasse Per vendicarAlzirdo e Manilardo, Che '1paladin con granvalor percnsse:Quantunque poilo seguitò piùtardo, Che Doralice insuo poter ridusse. Laquale avea conun troncon cerro Tolta a centoguerrier carchi diferro. 72 Non sapeail saracin peròche questo, Ch'egli seguia,fosse il signord'Anlaate; Ben n'avea indizioe segno manifesto Ch'esser doveagran cavaliere errante. Alui mirò piùeh' a Zerbino, epresto Gli andò congli occhi dalcapo alle piante: Ei dati contrassegniritrovando, Disse: Tu se' coluich'io vo cercando. 73Sono omai diecigiorni, gli soggiunse, Che dicercar non lascioi tuo' vestigi:Tantola fama stimolommie punse, Che di te venneal campo diParigi, Quando a faticaim vivo solvi giunse Di milleche mandasti airegni stigi, E lastrage contò, cheda te venne Soprai Norizj equei di Tremisenne. 74 Nonfui, come loseppi, a seguirlento, E per vederti,e per provartiappresso: E perchè m'informaidel guemimento C haisopra l'arme, ioso che tusei (ìesfr E senon l'avessi anco .e che fracento Per celarti da me tifossi messo, Il tuofiero sembiante mifarìa Chiaramente veder chetu quel sia. 75Non si può,gli rispose Orlando,diro Che cavalier nonsii d'alto valore; Perocché simagnanimo desire Non micredo albergasse inumil cor"\ Se'l volermiveder ti favenire, Vo'che mi veggidentro, come fuore: Mileverò quest'elmo dalletempie. Acciò eh' a puntoil tuo desireadempie. 76 Ma poiche ben m'avraiveduto in faccia. All'altro desiderioancora attendi: Resta ch'aliacagion tu satisfaccia, Che fache dietro questavia mi preu'li; Cheveggi se '1valor mio siconfaccia A quel sembiantefier che sicommendi. Orsù, disse ilpagano, al riraanenie: Chal primoho satisfatto interamente. 77 IIconte tuttavia dalcapo al piede Vacercando il pagantutto con gliocchi: Mira ambi ifianchi, indi Parcion;névede Pen'ler qua 1& mazze stocchi. Gli domandadi eh' ai mesi provvede, S'avvien chepon la lanciain fallo tocf;hi. Rispose quel: Nonne pigliar tucura:Così a molt' altriho ancor fattopaura. 78 Ho sacramentodi non cingerspada, Finch' io non tolgoDurindana al conte; Ecercando lo voper ogni strada, Acciòpiù d'una postameco sconte. Lo giurai(se d'intenderlo t' aggrada) Quando miposi quest'elmo allafronte, Il qual contutte l'altr'arme ch'ioporto, Era d'Ettór, chegià mill' anni émorto. 79 La spadasola manca allebuone arme; Come rubatafu, non tiso dire. Or, chela porti ilpaladino, parme; E diqui vien eh'egli ha sigrande ardire. Ben penso,se con luiposso accozzarme, Fargli ilmal tolto ormairestituire. Cercolo ancor, chevendicar disio Il famosoAgrican, gcnitor mio. 80Orlando a tradimentogli die morte:Benso che nonpotea farlo altrimente. Il contepiù non tacque,e gridò forte:Etu, e qualunqueil dice, sene mente. Ma quelche cerchi, t' èvenuto in sorte:Iosono Orlando, euccisil giustamente; E questaè quella spadache tu cerchi, Chetua sarà, secon virtù lamerchi. 81 Quantunque siadebitamente mia, Tra noiper gentilezza sicontenda: Né voglio inquesta pugna ch'ellasia Più tua chemia; ma aun arbore s'appenda. Levala tuliberamente via, S'avvien che tu m'uccidao che miprenda. Cosi dicendo, Durindanaprese, E'n mezzo ilcampo a unarboscel l'appese. 82 Giàl'un dall' altro édipartito lunge, Quanto sarebbeun mezzo trattod'arco; Già l'uno central'altro il destrierpunge, Né delle lenteredini gli éparco; Già l'uno el'altro di grancolpo aggiunge Dove perl'elmo la vedutaha varco. Parvero l'aste,al rompersi, digelo, E in milleschede andar volandoal cielo Ariusto. 83 L'unae l'altr'asta èforza che sispezzi; Che non voglionpiegarsi i cavalieri Icavalier che tornanocoi pezzi Che sonrestati appresso icalci interi. Quelli chesempre fur nelferro avvezzi, Or, comeduo villan persdegno fieri Nel partiracque o terminidi prati, Fan crudelzuffa di duopali armati. 84 Nonstanno l'aste aquattro colpi salde, Emnncan uel furordi quella pugna. Diqua e di si fanl'ire più calde; Néda ferir lorresta altro chepugna. Schiodano piastre, estraccian maglie efalde, Purché la man,dove s' aggraffi, giugna. Nondesideri alcun, perchépiù vaglia, Martel piùgrave o piùdura tanaglia%M Stanza 87. 85Come può ilsaracin ritrovar sesto Difinir con suoonore il fieroinvito? Pazzia sarebbe ilperder tempo inquesto:Che nuoce alferitor più eh'al ferito. Andò allestrette l'uno el'altro, e presto Ilre pagano Orlandoebbe ghermito: Lo stringeal petto; ecrede far leprove Che sopra Anteo già ilfigliuol di Giove. 86Lo piglia conmolto impeto atraverso:Quando lo spinge,e quando a lo tira; Edé nella grancollera si immerso, Ch'ove resti labriglia poco mira. Stain raccoltoOrlando, e neva verso Jì suovantaggio, e allavittoria aspira:Gli ponla cauta mansopra le ciglia Delcavallo, e caderne fa la briiIia.87 IISaracino ogni potervi mette Che losoffoghi, o dellarcion lo avella.Negli urti ilconte ha leginocchia strette; Né inquesta parte vuolpiegar, in quella.Per queltirar che fa il pagan,constrette Le cinghie son d abbandonarla sella. Orlando è in terra,e appena se'lconosce; ChH piedi hain staffa, estringe ancor lecosce. 88 Con quelrumor eh un saccodarme cade, Risuona ilconte, come ilcampo tocca. Il destriere' ha la testain libertade, Quello achi tolto ilfreno era dibocca, Non più mirandoi boschi chele strade, Con ruinosocorso si trabocca, Spinto diqua e di dal timorcieco; E Mandricardo se ne portaseco. 89 Doralice cheTede la suaguida Uscir del campo,e torlesi d'appresso, Emal restarne senzasi confida. Dietro, correndo,il suo ronzingli ha messo. Ilpagan per orgoglioal destrier grida, Econ mani econ piedi ilbatte spesso; E, comenon sia bestia,lo minaccia Perchè sifermi, e tuttaviapiù il caccia. 90La bestia ch'eraspaventosa e poltra, Senzaguardarsi ai pie.corre a traverso. Giàcorso avea tremiglia, e seguivaoltra, S'un fosso a quel desirnon era avverso; Che,senza aver nelfondo o lettoo coltra, Ricevè l'une l'altro in riverso. Die Mandricardoin terra asprapercossa; Né però sifiaccò siroppe ossa. 91 Quivisi ferma ilcorridore alfine; Ma nonsi può guidar;che non hafreno. Il Tartaro lotien preso nelcrine, E tutto édi furore ed'ira pieno. Pensa, e non saquel che difar destine. Pongli labriglia del miopalafreno, La donna glidicea; che nonè molto Il mioferoce, o siacol freno osciolto. 92 Al Saracinparca discortesia La proffertaaccettar di Doralice; Mafren gli faràaver per altravia Fortuna a' suoidisii molto fautrice. Quivi (Sbrinascellerata invia, Che, poiche di Zerbinfu traditrice, Fuggìa, comela lupa chelontani Oda venire icacciatori e icani. 93 Ella aveaancora indosso lagonnella, E quei medesmigiovenili ornati Che furoalla vezzosa damigella Di Pinabel, perlei vestir, levati:Edavea il palafrenoanco di quella. Dei buon delmondo e degliavvantaggiatL La vecchia soprail Tartaro trovosse, Ch' ancor nons'era accorta chevi fosse. 94 L'abitogiovenil mosse lafiglia Di Stordilano eMandricardo a riso, Vedendolo acolei che rassimiglia Aun babbuino, aun bertuccione inrìso. Disegna il Saracintorlo la briglia Pelsuo destriero, eriuscì l'avviso. Toltogli ilmorso, il palafrenminaccia; Gli grida, lospaventa, e infuga il caccia. 95Quel fugge perla selva, eseco porta La quasimorta vecchia dipaura Per valli emonti, e pervia dritta e tórta.Per fossi eper pendici allaventura. Ma il parlardi costei sinon m'importa, Ch'io nondebba d'Orlando averpiù cura, Ch'alia suasella ciò ch'eradi guasto, Tutto benracconciò senza contrasto. 96Rimontò sul destriero,e stè granpezzj A riguardar che'1 Saracin tornasse. Noivedendo apparir, volseda sezzo Egli esserquel eh' a ritrovarloandasse; Ma, come costumatoe bene awezsso, Nonprima il pai.din quindi sitrasse, Che con dolceparlar grato ecortese Buona licenzia dagliamanti prese. 97 Zerbindi quel partirmolto si dolse: Ditenerezza ne piangeaIsabella: Voleano ir seco: mail conte nonvolse Lor compagnia, bench'era ebuona ebella; E con questaragion se nedisciolse: Ch'a guerrier nonè infamia sopraquella, Che, quando cerchiun suo nemico,prenda Compagno che l'aiutie che '1difenda. 98 Li pregòpoi che, quandoil Saracino, Prima eh'in lui, siriscontrasse in loro, Glidicesser ch'Orlando avriavicino Ancor tre giorniper quel tenitore: Madopo che sarebbeil suo cammino Versole'nsegne dei beigigli d'oro. Per essercon l'esercito diCarlo, Acciò, volendol . sappiaonde chiamarlo. 99 Quellipromiser farlo volentieri, Equesta e ognaltra cosa alsno comando. Fero camniindiverso i cavalieri, Diqua Zerbino, edi ilconte Orlando. Prima chepigli il contealtri sentieri, All' arbor tolse,e a ripose il brando; Edove meglio colpagan pensosse Di potersiincontrare, il destriermosse. 106 Ma semprepiù raccende epiù rinnova, Quanto spegnerpiù cerca, il rio sospetto: Come l'incautoaugel, che siritrova In ragna oin visco averdato di petto, Quantopiù batte l'alee più siprova Di disbrigar, piùvi si legastretto. Orlando viene oves'incurva il monte Aguisa d'arco insu la chiarafonte. 100 Lo stranocorso che tenneil cavallo Del Saraci npel bosco senzavia, eh' Orlando andòdue giorni infallo, Né lo trovò, potè avernespia. Giunse ad unrivo che parcacristallo, Nelle cui spondeun bel pratelfioria, Di nativo colorvago e dipinto, Edi molti ebelli arbori distinto. 101II merigge faceagrato l'orezzo Al duroarmento ed alpastore ignudo; Sì che Orlandosentia alcun ribrezzo, Chela corazza avea,l'elmo e loscudo. Quivi egli entrò .per riposarvi, inmezzo; E v'ebbe travagliosoalbergo e crulo, Epiù che dirsi possa empiosoggiorno. Quell'infelice e sfortunatogiorno. 102 Volgendosi iviintorno, vide scritti Moltiarbuscelli in sul'ombrosa riva. Tosto chefermi v'ebbe gliocchi e fitti. Fucerto esser diman della suadiva. Questo era undi quei lochigià descritti, Ove soventecon Medor veniva Dacasa del pastorindi vicina La belladonna del Catairegina. 103 Angelica eMedor con centonodi Legati insieme, ein cento lochivede. Quante lettere son,tanti son chiodi Coiquali amore ilcor gli pungee fiede. Va colpensier cercando inmille modi Non crederquel ch'ai suodispetto crede: Ch'altra Angelicasia creder sisforza, Ch'abbia scritto ilsuo nome inquella scorza Stanza 90. 104Poi dice: Conosco iopur queste note:Dital'io n'ho tantevedute e lette. Fingerquesto Medoro ellasi può te:Forseeh' a me questocognome mette. Con taliopiniondal ver remote, Usando frandea medesmo,stette Nella speranza ilmal contento Orlando, Chesi seppe a stesso irprocacciando. 106 Aveano insu l'entrata illuogo adorno Coi piedistorti edere eviti erranti:Quivi solcanoal più cocentegiorno Stare abbracciati iduo felici amanti. V aveano inomi lor dentroe d'intorno, Più chein altro deiluoghi cireoustanti,Scritti, qual concarbone e qualcon gesso, £ qualcon punte dicoltelli impresso.107 IImesto conte apie quivi discese; Evide in sul'entrata della grotta Paroleassai, che disua man distese Medoro ayea,che parean scritteallotta. Del gran piacerche nella grottaprese, Questa sentenzia inversi avea ridotta. Chefosse eulta insuo lioguaggio iopenso; Ed era nellanostra tale ilsenso:108 Liete piante,verdi erbe, limpideacque, Spelonca opaca, edi fredde ombregrata, Dove la bellaAngelica, che nacque DiGalafron, da moltiinvano amata, Spesso nellemie braccia nudagiacque; Della comodità chequi m'è data. Iopovero Medor ricompensarvi D altro nonposso, che d'ognorlodarvi; 113 LMmpetuosa dogliaentro rimase. Che voleatutta uscir controppa fretta. Cosi veggiamrestar T acquanel vase, Ch largoil ventre ela bocca abbiastretta: Che nel voltarche si fa insu la base, Lumorche vorria uscir,tanto saffiretta, E nell'angustavia tanto s'intrica, Ch'a gocciaa goccii i\ioreesce a fatiea. 114Poi ritoma in alquanto, epensa eomt Possa esserche non siala cosa vera:Chevoglia alcun cosiinfamare il nome Dellasua donna ecrede e bramae spera, 0 gravarlui d'insopportabil some Tantodi gelosia, chese ne pera; Edabbia quel, siachi si vogliastato, Molto la mandi lei beneimitato. 109 E dipregare ogni signoreamante, E cavalieri edamigelle, e ognuna Persona opaesana o viandante, Che quisua volontà menio fortuna, Ch'alPerbe, all'ombra,all'antro, al rio,alle piante Dica: Benignoabbiate e solee luna, E delleninfe il coro,che provveggia Che nonconduca a voipastor mai greggia. 110Era scritto inarabico, che'l conte Intendea cosìben, come latino. Framolte lingue emolte eh' avea pronte. Prontissima aveaquella il paladino, Egli schivò piavolte e dannied onte, Che sitrovò tra ilpopol Saracino. Ma non si vanti,se già n'ebbe frutto; Ch'un dannoor n'ha, chepuò scontargli iltutto. Ili Tre voltee quattro esei lesse loscritto Quello infelice, epur cercando invano Chenon vi fossequel che v'erascritto; E sempre lovedea più chiaroe piano: Ed ognivolta in mezzoil petto afflitto Stringersi ilcor sentia confredda mano. Rimase alfincon gli occhie con lamente Fissi nel sasso,al sasso indifferente. 112 Fuallora per uscirdel sentimento; Si tuttoin preda deldolor si lassa. Credete achi n' hafatto esperimento, Che questoè 'I duolche tutti glialtri passa. Caduto gliera sopra ilpetto il mento, Lafronte priva dibaldanza, e bassa; Népotè aver (che'1 duol l'occupò,tanto) Alle querele voce,o umore alpianto. 115 In cosipoca, in cosidebol speme Sveglia glispirti, e glirinfranca nn poco; Indial suo Brigliadoroil dosso preme; Dandogià il solealla sorella loco. Nonmolto va, chedalle vie supreme Deitetti uscir vedeil vapor delfuoco, Sente cani abbaiar,mudare armento: Viene allavilla, e pigliaalloggiamento. 116 Languido smonta,e lascia Brigliadoro Aun discreto garzonche n'abbia cura. Altriil disarma, altrigli sproni d'oro Olileva, altri aforbir va 1'armatura. Era questa lacasa ove Medoro Giacque ferito,e v'ebbe altaavventura. Corcarsi Orlando enon cenar domanda, dolor sazio,e non d'altravivanda. 117 Quanto piùcerca ritrovar quiete, Tantoritrova più travaglioe pena; dell'odiato scrittoogni parete. Ogni uscio,ogni finestra vede piena.Chieder ne vuol: poitien le labbrachete; Che teme nonsi far tropposerena, Troppo chiara lacosa che dinebbia ofiFnscar, perchè mennuocer debbia. 118 Pocogli giova usarfraudo a stesso; Che, senza domandarne,è chi neparla n pastor, chelo vede cosìoppresso Da sua tristizia,e che vorrialevarla, L'istoria nota asé, che diceaspesso Di quei duoamanti a chivolea ascoltarla . Ch'a moltidilettevole fu audire, or incominciò senzarispetto a dire: SUnza100. 119 Commesso a'prieghid'Angelica bella PorUto aveaMedoro alla suavilla; Ch' era feritogravemente, e eh'ella Curò la piaga,e in pochidi guarilla:Ma chenel cor d'unamaggior di quella Leiferi amor; edi poca scintilla L'accese tantoe cocentefoco, . Che n'ardeitutta, e nontrovava loco. 120 Esenza aver rispettoch'ella fusse Figlia delmaggior re 6h' abbiail Levante, Da troppoamir constretta sicondusse A farsi moglied'un povero fante. All'ultimo l'istoriasi ridusse, Che '1pastor portarla gemma innante, Ch'alia suadipartenza, per mercede Delbuon albergo, Angelicagli diede. 121 Questaconclusion fd lasecare Che'l capo aun colpo glilevò dal collo, ched innumerabil battiture Sivide il manigoldoAmor satollo. Celar sistudia Orlando ilduolo: e pure Quel glifa forza, emale asconder puoUo: Perlacrime e sospirda bocca ed'occhi Convien, voglia onon voglia, alfinche scocchi. 122 Poich'allargare il frenoal dolor puote (Cheresta solo, esenza altrui rispetto) Giùdagli occhi rigandoper le gote unfiume di lacrimesul petto:e geme,e va conspesse ruote Di (iafl.di tutto cercandoil letto; E piùduro eh' un sasso,e più pungente Chese fosse d'urtica,se lo sente. 125Di pianger mai,mal di grìdsLTnon resu: Né lanotte '1 si mai pace:Fuggecittadi e borghi,e aUa foresta Sulterren duro aldiscoperto giace. Di si maraviglia, ch'abbiain testa Una fontanad'acqua vivace, Ecome sospirar possamai tanto; E spessodice a così nel pianto: 126Queste non sonpiù lacrime, chefaore Stillo dagli occhicon largavena: Non suppliron lelacrime al dolore; Finir, eh' amezzo era ildolore appena. Dal fuocospinto ora ilvitale umore, Fugge perquella via ch'agliocchi mena; Ed èquel che siversa, e trarràinsieme dolore e lavita all'ore estreme. Stanza 123. 123In tanto asprotravaglio gli soccorre Chenel medesmo letto,in che giaceva, L'ingrata donnavenutasi a porre Colsuo drudo piùvolte esser doveva. Nonaltrimenti or quellapiuma abborre. Né conminor prestezza sene leva, Che dell'erbail villan ches'era messo Per chiudergli occhi, eveorga il serpeappresso. 124 Quel letto,quella casa, quelpastore Immantinente in tant'odiogli casca. Che, senzaaspettar luna, oche l'albore Che vadinanzi al nuovogiorno nasca, Piglia l'armee il destriero,ed esce fuore Permezzo il boscoalla più oscurafrasca; E quando poigli è avvisod'esser solo. Con gridied urli aprele porte alduolo. 127 Questi, ch'indiziofan del miotormento, Sospir non sono; i sospirson tali. Quelli hantriegua talora; iomai non sento Che'lpetto mio menla sua penaesali. Amor, che m'ardeil cor, faquesto vento. Mentre dibatteintorno al fuocoPali. Amor, con chemiracolo lo fai, Che'nfuoco il tenghi,e noi consumimai? 1 28 Non son,non sono ioquel che paioin rìso:Quel ch'eraOrlando, è morto,ed è sotterra; Lasua donna in2n:titis8ima l'haucciso: Sì, mancando difé, gli hafatto guerra. Io sonlo spirto suo da luidiviso. Ch'in questo infernotormentandosi erra. Acciò con l'ombra sia,che sola avanza, Esempio achi in amorpone speranza. 129 Pelbosco errò tuttala notte ilconte; E allo spuntardella diurna fiamma Lotornò il suodestin sopra lafonte. Dove Medoro isculsel'epigramma. Veder l'ingiuriasua scritta nelmonte L'accese si, ch'inlui non restòdramma Che non fosseodio, rabbia, irae furore; Né piùindugiò, che trasseil brando fuore. 130Tagliò lo scrittoe'I sasso, esino al cielo Avolo alzar le minute schegge. Infelice qiielP antro,ed ogni stelo Incui Medoro eAngelica si legge! Cosìrestar quel dì,ch'ombra gelo Apastor mai nondaran più, a gregge:quella fonte,già chiarae pura. cotanta ira fu pocosicura; |31 Che rami e ceppie tronchi esassi e zolle Noncessò di gittarnelle beli' onde, Finchéda sommo adimo si turbolle, Chenon furo maipiù chiare monde: E stanco alfin,e alfin disudor molle, sdegno, algrave odio, all'ardenteira, Cade, sul prato,e verso ilciel sospira. 132 Afflittoe stanco alfincade nell'erba, ficca gliocchi al cielo,e non famotto. Senza cibo edonnir cosi siserba. Che '1 soleesce tre volte,e toma sotto. Chefuor del sennoalfin l'ebbe condotto. Ilquarto dì, dagran furor commosso, Emaglie e piastresi stracciò didosso. 135. 133 Qui rimanl'elmo, e riman lo scudo; Lontangli arnesi, e più lontanl'usbergo: L'arme sue tutte,insomma vi concludo, Avean pelbosco differente albergo. Epoi si squarciòi panni emostrò ignudo ventre, etutto '1 pettoe '1 tergo; Ecominciò la granfollia, si orrenda, Chedella più nonsar<à mai chi'ntenda. 134 Intanta rabbia, intanto furor venne, Cherimase offuscato inogni senso. Di torla spada inman non glisovvenne; Che fatte avriamirabil cose, penso. Ma quella, scure, bipenne Erabisogno al suovigore immenso. Quivi fé'ben delle sueprove eccelse:( h'un alto pinoal primo crollosvelse:135 E svelsedopo il primoaltri parecchi, Come fosserfinocclii, rbuli oaneti; E fé' il simildi qnercie edolmi vecchi; Di fdgiie d'orni ed'ilici e dabeti. Quel eh' un uccellator,che s'apparecchi Il campomondo, fa, perpor le reti, Deigiunchi e dellestoppie e dell'artiche, Facea de'cerri e d'altrepiante antiche. 136 Ipastor che sentitohanno il fracasso,> Lasciando il greggesparso alla foresta, Chidi qua, chidi là, tnttia gran passo, Vivengono a vederche cosa èquesta. Ma son giuntoa quel segno,il qnal s'iopaso, Vi pctria lamia istoria essermolesta; Ed io la vo'piuttosto differire. Che v'abbia per lunghezzaa fastidire. ìn o TU.St. aV.4. Tórre lamulta: far pagare ilfio. St. 4. V.3.Chiarumontef Bradamante oheera della casa diChiaramonte. St. 6. V.6.Oli altri errantiDivi: gli altripia neti, distinti coi nomidegli Dei delGentilesimo. St. 8. V.8.Alido cantra ilgiorno: verso levante. St.12. V.56. Deipennati il paese:l'aria, regione dei volatili. ST.16. V.56. Cosisi parte colpilota innante il nocchier,ecc. Pilota opiloto è coluiche il nocchiero cioè ilcapitano del naviglio,stipendia air uopo,acciò Io conduca salvoin Inoghi difficiliper seccagne, o scogli coperti, 0 correntipericolose. Il pilotosta sulla pr radella nave, ola precede Inun battello; e,terminato il suo ufficio,torna a caiasua. I pilotidi questo genere diionsi pilotipratici per distinguerlidai piloti d al tura,che stanno fissial bordo, edirigono il viaggio inalto mare, tenendoregistro giornaliero ditutte le particolarità, che,secondo Tarte nautica,occorre notare. St. 23.V.7. Cai itresia.Nome greco, chesignifica buona nutrice. S r.33. V.7. Digresso: Digressione. St. 41.V.7. Tra l'altrenote: tra gli altrivizi. Sr. 46. V.3.Cretfre: frequenti. St. 53.V.4. DubbiOf qui:tema, apprensione. St. 54.V.3. Qalengo, DiGalizia, Galiziaiia Ivr. V.6.Del truculento mar:mare borraflooso. St 66.V.1. Podestà: potestà, potere. St.80. V.8. Lamerchi, qui perracqaisU. St. 82. V.5.Aggiunge. Giunge, colpisce. St.tA V.56. Falde:lamine che fannoparte delPai matura. S'aggraffi,: afferri asomiglianzadi gralSo St.85. V.18. Sesto:ordine, misura; quimodo, via. Andòalle strette: vennealle prese, siazzidlt Crede farle prove, ecc.Antes, gigante, lottandoco ¦ Ercole, fuda questi sollevatoin alto, estretto si f jr temente,che ne scoppiò. St.101. v.14. Orezzo:venticello che spiraal rezso:od ancherezzo di alberi,rinfrescato da leggervenu Ribrezzo: tremito dellemeaabra, cagionato daltreAÌ \ brivido. St. 107.V.7. Culla: espressapulitamente. St. 115. v.4Alla sorella: allalana. St. 129. V.2.Della diurna fiamma: delsole. Ivi V.4 Epigramma.Qui: iscrizione. st. 130V.5. Gelo: intendasifrescura. St. 135. V.24.EbìUi: pianticelle d'ingrato odore, chefanno i fioricome il sambuco.É detta comuDemente: sambuchella. Aneto,specie di finocchio.Ilid, Elei, Lecci; latinismo. Piovfi furinafì(iOvlaiiiln. ZtÌiìiiì> iiìponimpiipinniero Hrlorìco tm ditoiPrrisaìtrlla; renlojittla viU "ma in penasH fallo pli lìàm f a ardi aUabriiiik Va [|il indi itiJ veloci a,d'firlando, e 110. varcoglk'Ir (irmi dispersesul suolo. So]kraVT,'iciie, insieme conDoTalieOt Bfrandvicardo clic,per la apdadel paladino vienn liattafilìa conZeri uno; riaastimuore per loriportate ferì to,oImbellasi ricoToraprjsao un romito.Capita poi Rodonionie,chfl sì at taceanon Man dri Canio; mala piinia èsospesa da nnraasag fero AgTamaiUe,dit ridiiama i due icmeii s<jlto Parigi, Chimette il piem T amorosa pania, rerehirìtrarlo, e nonv inverdii Tnle; rhònon è innomina amor senon irimaia, A Emulilido de' savi universale: Estd>ljen (nme Orlandoognnn non smania. Suofnror moitra a(lualcli' altro setoiJi E qualeè di pazziaseguo piti e.presso, Glie, "eTah ri voler,perder stesso? 9Vari irli effettison ma lapazzia È tilt t' una però,che li fauscire. Gli è comeuna gran selva,ove la via Convienea forza, a chi viva, fallire:Chi snchi giù, chiqua chi travia. Per concludere, insomma, io vivo'dire: A chi inamor s'invecchia, oltr'ognipena, Si convengono iceppi e lacatena. 3 Ben mi potria dir:Frate, tu vai L'altruimostrando, e nonvedi il tuofallo. Io vi rispondoche comprendo assai, Orche di menteho lucido intervallo; Ed hogran cura (espero farlo ormai) Diriposarmi, e d'uscirfuor di ballo:Matosto far, comevorrei, noi posso; CheU male èpenetrato infin all'osso. 4 Signor,nell altro Canto io vi dicea Che'1 forsennato efurioso Orlando Trattesi Varme e sparseal campo avea. Squarciati ipanni, via gittatoil brando. Svelte lepiante, e risuonarfacea I cavi sassie l'alte selve;quando Alcun' pastori al snontrasse in quellato stella, o qualchelor grave peccato. 5 Vistedel pazzo Pincredibilprove Poi più dappresso y e lapossanza estrema, Si voltanper fuggir; manon sanno ove, Sicome avviene insobitana tema. Il pazzodietro lor rattosi rnnov:Uno nepiglia, e delcapo lo scema Conla facilità chetorria alcuno Dall' albor pome,o vago fiordal pruno. 8 Giàpotreste sentir comerimbombe Lalto rumor nellepropinque ville D'urli edi corni, rusticanetrombe, E più spesso,che daltro, ilsnon di squille:Econ spuntoni edarchi e spiedie frombo Veder daimonti sdrucciolarne mille; Edaltri tanti andarda basso adalto, Per fare alpazzo un villanescoassalto. 9 Qual venirsuol nel salsolito V onda Mossadair Austro eh'a principio scherza, Chemaggior della primaè la seconda, Econ più forzapoi segue laterza; Ed ogni voltapiù Tumore abbonda, Eneir arena piùstende la sferza:contraOrlando V empiaturba cresce, Che giùda balze scende,e di valliesce. stanza 5. 6 Peruna gamba ilgrave tronco prese, Equello usò permazza addosso alresto. In terra unpajo addormentato stese, Ch'al novissimo diforse fia desto:Glialtri sgombraro subitoil paese, Oh'ebbonó ilpiede e ilbuon avviso presto. Nonsaria stato ilpazzo al seguirlento, non ch'era giàvolto al loroarmento. 7 Gli agricoltori,accorti agli altru' esempli, Lascian neicampi aratri emarre e falci: Chimonta su lecase, e chisui templi Poiché nonson sicuri olmi salci), Onde r orrendafùria si contempli, Ch'a pugni,ad urti, amorsi, a graffi,a calci, Cavalli ebuoi rompe, fracassae strugge; E benè corridor chida lui fugge. Stanza6. 10 Fece morirdiece persone ediece, Che senza ordinealcun gli andaroin mano: E questochiaro esperimento fece, Ch'eraassai più sicurstarne lontano. Trar sangueda quel corpoa nessun lece, ('helo fere epercuote il ferroinvano. Al conte ilre del cieltal grazia diede, Perporlo a guardiadi sua santaFede.Era a perigliodi morire Orlando, Sefosse di morirstato capace. Potea imparareh' era a gittareil brando, E poivoler senx' armeessere audace. La turbagià s andava ritirando, Vedendo ognisuo colpo uscirfallace. Orlaxido, ppi chepiù nessun T attende, Verso unborgo di caseil cammiu prende. Stanza 13. 14Di qua dilà, di su di gì"discorre Per tutta Francia:e uu gio.uoa lai pouiejinrn Sotto cui largoe pieno d'acquacorre Un fiume d'altae di scoscesariva. Edificato otfctnto aveauna torre Che. d'ooMutornoe di loutanscopriva. Quel che fé' quivi,avete altrove audire; Che di Zerbiumi convien primadire. 15 Zerbin, da poi ch'Orlandofu partito. Dimorò alquanto,e poi preseil sentiero Che 'ipaladino innanzi gliavea trito, E mossea passa lentoil suo destriero. Non credoche duo migliaauc3 fosse ito, Chetrar vide legatoun cavai iero Sopra unpicciol ronzino, ed'ogni lato La guardiaaver d'un cavalieroarmato. 16 Zerbin questoprigiou conobbe tosto Chegli fu appresso,e così fé'Isabella. Era Odorico ilBiscaglin, che pofeto Fucome lupo aguardia dell'agnella. L'avea atutti gli amicisuoi preposto Zerbino inconfidargli la donzella, Sperando chela fede chenel resto Sempre aveaavuta, avesse ancorain questa 17 Comeera a puntoquella cosa stata VeniaIsabella raccontando allotta:Comenel palischermo fusalvata, Prima ch'avesse ilmar la naverotta: La forza cheV avea Odoricousata:E come trattapoi fosse allagrotta. Né giimt' eraanco al findi quel sermone, Chetrarre il malfattorvider prigione. 12 Dentronon vi trovòpiccol grande, Che'1 borgo ognunper tema avealasciato. V'erano in copiapovere vivande. Convenienti aun pastorale stato. Senzail pane discernerdalle ghiande, Dal digiunoe dalP impetocacciato, Le mani eil dente lasciòandar di botto Inquel che trovòprima, o crudoo cotto. Dava lacaccia e agliuomini e allefere; E scorrendo peiboschi, ta'.or prese caprisnelli, e ledamme leggiere; Spesso conorsi e conciui;hiai coniese, E conman nude lipose a giacere; Edi lor caniecon tutUi laspoglia Più volte ilventre empi confiera voglia. 18 Iduo ch'in mezzoavean preso Odorico, D'Isabella notiziaebbono vera; E s'avvisareesser di leil'amico, E'I signor lor,colui ch'appresso l'era; Mapiù, che nelloscudo il segnoantico Vider dipinto disua stirpe altiera: Etrovar, poi cheguardar meglio alviso, Che s'era alvero apposto illoro avviso. 19 Saltaroa piedi, econ aperte braccia Correndo sen' andar versoZerbino, E l'abbracciare oveil maggior slabbracela. Col caponudo, e colginocchio chino. Zerbin, guardandol'uno e l'altroin faccia Vide esserl'un Corebo ilBiscaglino, Almonio l'altro, ch'egliavea mandati Con Odoricoin sul uavilioarmati. stanza 13. 20 Almoniodisse: Poiché piacea Dio (La snamercè) che siaIsabella teco. Io possoben comprender, signormio, Che nulla cosanuova ora t'arreco: S'io vodirla cagion chequesto rio Fa checosi legato tedimeco; Che da costei,che più sentìl'oifesa, A punto avraitutta T istoriaintesa. 21 Come daltraditore io fuischernito Quando da levommi. saper dèi; Ecome poi Corebofu ferito, Ch'a difenders'avea tolto costei. Maquanto al mio ri tomosia seguito. Né veduto inteso fuda lei. Che tel'abbia potuto riferire: Diquesta parte dunqueio ti vo'dire. 22Della cittade almar ratto ioveniva Con cavalli eh'in fretta aveatrovati, Sempre con gliocchi intenti s' ioscopriva Costor che moltoaddietro eran restati. Iovengo innanzi, iovengo in sula riva Del mare,al luogo ove io gliavea lasciati: Io guardo, di loroaltro ritrovo. Che nell'arenaalcun vestigio nuovo. 23La pesta seguitai,che mi condusse Nelbosco fier; molto addentro fui, Che,dove il suonl'orecchie mi percusse. Giacere interra ritrovai costui. Glidomandai che delladonna fusse. Che d'Odorico,e chi aveaoffeso lui. 10 men' andai, poiche la cosaseppi, 11 traditor cercandoper quei greppi. 26La giustizia delre, che illoco franco Della pugnami diede, e la ragione; Edoltre alla ragion,la fortuna anco, Chespesso la vittoria" ove vuol,pone; 31 i giovarsi, che di mepotèmancoIl traditore: ondefu mio prigione. Ilre, udito ilgran fallo, miconcesse Di poter famequanto mi piacesse. Stanza 'Z4. 24Molto aggirando vommi,e per quelgiorno Altro vestigio ritrovarnon posso. Dove giaccaCorebo alfin ritomo. Chefatto appresso aveail terren rosso, poco più chevi facea soggiorno. Gli sariastato di bisognoil fosso, E ipreti e ifrati più persotterrarlo, Ch'i medici eche'l letto persanarlo. 25 Dal boscoalla città feciportallo, E posi incasa d'uno ostiermio amico, Che fattosano in pocotermine hallo Per curaed arte d'unchirurgo antico. Poi d'armeprovveduti e dicavallo, Corebo ed iocercammo d'Odorico, Ch'in cortedel re Alfonsodi Biscaglia Trovammo; equivi fili secoa battaglia. 27 Nonr ho volutouccider lasciarlo, Ma, comevedi, trarloti incatena Perchè vo'ch'a testia di giudicarlo, Se morireo tener sideve in pena. L'avereinteso ch'eri appressoa Carlo, E '1desir di trovartiqui mi mena. Ringrazio Dioche mi fa inquesta parte, Dove losperai meno, oratrovarte. 28 Ringraziolo anco,che la tuaIsabella Io veggo (enon so come)che teco hai; Dicui, per opradel fellon, novella Pensai chenon avessi adudir mai. Zerbino ascoltaAlmonio, e nonfavella, Fermando gli occhiinOdorico assai; Non siper odio, comeche gì' incresce Ch'asi mal fintanta amicizia gliesce. 29 Finito chebbeAlmonìo il suosermone, Zerbin riman granpezzo sbigottito, Che chid ogni altromen n' aveacagione, Si espressamente ilpossa aver tradito. Mapoi che d'unalunga ammirazione Fu, sospirando> finalmente uscito, Alprigion domandò sefosse vero Quel ehavea di luidetto il cavaliero. 30II disleal con le ginocchiain terra Lasciò cadérsi,e disse: signormio, Ognun che viveal mondo, peccaed erra: Né differiscein altro ilbuon dal rio, Senon che Punoè vinto adogni guerra Che gliyien mossa da un piccoldisio: L altro ricorreall'arme e sidifende; Ma se'l nemicoè forte, ancoei si rende. 31Se tu m'avessiposto alla difesa D'unatua rocca, ech'ai primiero assalto Alzate avessi,senza far contesa, Degrinimici le bandierein alto; Di viltà,0 tradimento, chepiù pesa, Su gliocchi por misi potria unosmalto: Ma s'io cedessia forza, sonben certo Che biasmonon avrei, magloria e merto. 82Sempre che Tinimicoè più possente, Piùchi perde accettabileha la scusa. Mia guardar doveanon altrimente Chuna fortezzad'ognintorno chiusa. Cosi, conquanto senno equanta mente Dalla SommaPrudenzia m'era infusa, 10mi sforzai guardarla;ma alfin vinto Dain tollerando assalto,ne fui spinto. 33Così, disse Odorico,e poi soggiunse (Che sariaInngo a ricordarviil tutto), Mostrando chegran stimolo lopunse, E non perlieve sferza s'eraindutto. Se mai perprieghi ira dicor si emunse, S' umiltà diparlar fece maiflutto, Quivi far lodovea: che ciòche muova Di cordurezza, ora Odoricotrova. 34 Pigliar ditanta ingiuria altavendetta, Tra il Zerbino e ilno resta confuso. 11vedere il demeritolo alletta A farche sia ilfellon di vitaescluso: n ricordarsi l'amiciziastretta Ch'era stata tralor per lungo uso, C<m l'acquadi pietà l'accesarabbia Nel cor glispegne, e vuolche mercè n'abbia. 85 Mentrestava cosi Zerbinoin forse Di liberare,o di menarcaptivo, Oppure il dislealdagli occhi torse Permorte, oppur tenerloin pena vivo; Quivirìgnando il palafrenocorse, Che Mandricardo aveadi brigrlia privo; Evi portò lavecchia che vicino Amorte dianzi aveatratto 2bino. 36 npalaU; ch'udito dilontano Avea quest'altri, eratra lor venuto; Ela vecchia portatavi,ch'invano Venia piangendo edomandando alita Come Zerbinlei vide, ahòla mano Al ciel,che benignogli era snto, Chedatogli in arbitrioavea quedoi Che soliodiati esser doveanda Ini. 37 Zerbinfa ritener lamala vecchia, Tanto chepensi quel chedebba fame. Tagliarle ilnaso e l'unae l'altra orecchia Pensa, edesempio a' malfattori dame: Poigli par assaimeglio, s' apparecchia Un pastoagli avoltoi diquella carne. Punizì'on diversatra voive; E così finalmentesi risolve. 38 Sirivolta ai compagni,e dice: Io sono Dilasciar vivo ildisleal contento; Che s' intutto non meritaperdono, Non merita anco crudel tormento. Cheviva e cheslegato sia glidono, Però ch'esser d'amorla colpa sento; Efacilmente ogni scusas'ammette, Quando ip amorla colpa siriflette. 89 Amore havòlto sottosopra spesso Sennopiù saldo chenon ha costui; Idha condotto avia maggiore eccesso Diquesto, ch'oltraggiato hatutti nm. Ad Odoricodebbe esser rimesso: Punito esserdebbo io, checieco fui; Cieco adargline impresa, enon por sente Che'lfoco arde lapaglia &cihnente. 40 Poimirando Odorico: Iovo'che sia, Gli disse,del tuo errorla penitènza, Che lavecchia abbi unanno in compagnitf Nédi lasciarla mai ti sialicenza; Ma notte egiorno, ove tuvada o stia, Un'oramai non tene trovi senza; Efin a mortesia da tedifem Centra ciascun chevoglia farle offesa. 41yo\ se dalei ti sarà comandato, Che piglicontra ognun contesae guerra: Vo'in questotempo che tusia ubbligato Tutta Franciacercar di terrain terra. Così diceaZerbiu; che pelpeccato Meritando Òdorico andarsotterra, Questo era porgliinnanzi un alta fossa, Chefia gran sorteche schivar lapossa. 42 Tante donne,tanti uomini traditi Aveala vecchia, etanti offesi etanti. Che chi saràcon lei, nonsenza' liti Potrà passar de' cavalierierranti. Così di parsaranno ambi puniti:Ellade' suoi commessierrori innauti; Fgli ditome la difesaa torto, Né moltopotrà andar chenon sia morto. 43Di dover servarquesto, Zerbin diede AdOdorico un giuramentoforte, Con patto che se mairompe la fede, Ech'iiiKauzi gli capitiper sorte, Senz;i udirprieghi e avernepiù mercede Lo debbafar morir dicruda morte. Ad Almouioe a Corebopoi rivolto, Fece Zerbinche fu Odoricosciolto. 44 Corebo, consentendoAlmon'o, sciolse Il traditorealfin, mi nonin fretta; Ch'air unoe all'altro esserturbato dilse Da sidesiderata sua vendetta. Quindi partissiil disleale, etolse In compagaia lavecchia maledetta. Non silegge iu Turpinche n'avvenisse; Ma vidigià un autorche più nescrisse. 45 Scrive l'autore,il cui nomemi taccio, Che nonfuro lontani unagiornata. Cheper torsi Odoricoquello impaccio, Contra ognipatto ed ognifede data. Al collodi Gabrina gittòun laccio, E chead un olmola lasciò impiccata: Ech'indi a unanno (ma nondice il loco) Almonioa lui feceil medesmo gioco. 46Zerbin, che dietroera venuto all'orma Delpaladin, perderla vorrebbe, Manda adar di nuove alla suatorm", Che star senzagran dubbio nonne debba: Almonio manda,e di piùcose informa, Che lungoil tutto aricontar sarebbe; Almonio manda,e a luiCorebo appresso; Né tien,ftiorchè Isabella, altaricon esso. 47 Tant'eral'amor grande cheZerbino, E non minordel suo quelche Isabella Portava alvirtuoso paladino:Tanto ildesir d'intender lanovella, Ch' egli avessetrovato il Saracino Chedel destrier lotrasse con lasella; Che non faràrall' esercito ritorno, Se nonfinito che siail terzo giorno; stanza 45. 48II termine eh'Orlando aspettar disse Ilcavdlier eh' ancor nonporta spada. Non éalcun luogo doveil conte gisse, CheZerbin pel me'desimonon vada. Giunse alfintra quegli arboriche scrisse L'ingrata donna,un poco fuordi strada; E conla fonte ecol vicino sasso Tuttili ritrovò messiin fracassi". 4.9 Vedelontan non sache luminoso, E trovala corazza esserdelconte;EtroyaV elmopoi, non quelfamoso Ch armò giàil capo airafricano Almonte; Il destriernella seka piùnascoso Sente a nitrire,e leva alsuon la fronte; vedeBrigliador pascer perTerba, Che dall'arcion pendenteil freno serba. 50Durindana cercò perla foresta, fuor lavide del foderostarse. Trovò, ma inpezzi, ancor lasopravvesta Ch'in cento lochiil miser contesparse. Isabella e Zerbincon faccia mesta Stannomirando, e nonsan che pensarse:Pensar potriantutte le cose,eccetto Che fosse Orlandofuor dell'intelletto. 55 Sefosse stata aquell'oste! d'Atlante, Veduto conGhradasso andare errando L'avrebbe, conRuggier, con Bradamante, Econ Ferraù prima,e con Orlando. Mapoi che cacciòAstolfo il negromante Col suondel corno orribilee mirando, Brandimarte tornòverso Parigi; Ma nonsapea già questoFiordiligi 56 Come iovi dico, sopraggiuntaa caso A queiduo amanti Fiordiligibella, Conobbe l'arme, eBrigliador rimaso Senza ilpatrone, e colfreno alla selk. Videcon gli occhiil miserabii caso, £n' ebbe perudita anco novella; Chesimilmente il pastorelnarrolle Aver veduto Orlandocorrer folle. 51 Se di sanguevedessino una goccia, Creder potrianche fosse statomorto. Intanto lungo lacorrente doccia Vider venireun pastorello smorto. Costui purdianzi avea disu la roccia L'altofuror dell'inf elire scorto, Comel'arme gittò, squarciossii panni, Pastori uccise,e fé' mill' altridanni. 52 Costui, richiestoda Zerbin, glidiede Vera informazì'on ditutto questo. Zerbin si maraviglia,e a penail crede; E tuttavian'ha indizio manifesto. Sia comevuole; egli discendea piede, Pien dipietade, lacrimoso emesto, E ricogliendo dadiversa parte Le reliquiene va, eh'erano sparte. 53 Delpalafren discende ancoIsabella, va quell'arme riducendoinsieme. Ecco lor sopravvieneuna donzella Dolente invista, e dicor spesso geme. midomanda alcun chisia, perch'ella s' affligge, eche dolor lapreme; Io gli risponderòeh' è Fiordiligi, Che dell'amantesuo cerca ivestigi. 57 Quivi Zerbintutte raguna V armeE ne£Ek come unbel trofeo s'unpino; E volendo vietarche non sen'arme Cavalier paèsan peregrino, Scrive nel verdeceppo in brevecarme: Armatura d' Orlando Paladino; Come volessedir: Nessun la mova, Chestar non possacon Orlando aprova. 58 Finito ch'ebbela lodevol opra, Tornavaa rimontar sulsuo destriero; Ed eccoMandricardo arrivar sopra, Chevisto il piùdi quelle spogliealtiero, Lo priega chela cosa glidiscopra: E quel glinarra, come hainteso,il vero. Allora ilre pagan lietonon bada, Che vieneal pino, ene leva laspada. 59 Dicendo: Alcun non me nepuò riprendere. Non è pur oggich'io l'ho fattamia; Ed il possessogiustamente prendere Ne possoin ogni parte,ovunque sia. Orlando, chetemea quella difendere, S' ha fintopazzo, e 1'ha gittata via; Maquando sua viltà pur cosìscusi, Non debbe fareh' io miaragion non usi 54Da Brandimarte senzafarle motto Lasciata funella città diCarlo, Dov' ella l'aspettòsei mesi edotto:E quando alfinnon vide ritornarlo, Da unmare all'altro simise, fin sotto Pirenee l'Alpe, e per tuttoa cercarlo:L'andò cercandoin ogni parte,fuore Ch'ai palazzo d'Atlanteincantatore. 60 Zerbino alui gridava: nonla tórre, 0 pensanon l'aver senzaquestione. Se togliesti cosìl'arme d'Ettorre, Tu l'haidi furto, piùche di ragione. Senz'altro dirl'un sopra l'altrocorre, D'animo e divirtù gran paragone. Dicento colpi giàrimbomba il suono; Nébene ancor nellabattaglia sono. 61 Diprestezza Zerbin pareuna fiamma A torsi,ovunque Durindana cada:Diqua di saltar come unadamma Fa 'J suodestrier, dove èmiglior la strada. Eben convien cbenon ne perdadramma: Ch'andrà, s'un trattoil coglie quellaspada, Aritrovargl'innamoratispirti, Ch' empion laselva degli ombrosimirti. 62 Come ilveloce can che'lporco assalta, Cbe fuordel gregge errarvegga nei campi, Lova aggirando, equinci e quindisalta; Ma quello attendech'una volta inciampi; Cosi, sevien la spadao bassa odalta, Sta mirando Zerbincome ne scampi; Comela vita el'onor salvi aun tempo, Tien semprel'occhio, e fieree fugge atempo. 63 Dall'altra parte,ovunque il Saracino Lafiera spada vibrao piena ovota. Sembra fra duemontagne un ventoalpino Ch'una frondosa selvail marzo scuota; Ch'ora lacaccia a terraa capo chino, Orgli spezzati ramiin aria ruota. BenchéZerbin più colpie fugga eschivi, Non può schivarealfin eh' un nongli arrivi. 64 Nonpuò schivare alfinun gran fendente, Chetra'l brando elo scudo entrasul petto. Grosso l'usbergoe grossa parimente Erala piastra, e'1 panziron perfetto:Purnon gli steroncontra, ed ugualmente Alla spadacrudel dieron ricetto. Quella calòtagliando ciò cheprese. La corazza el'arcion fin sull'arnese: 65 Ese non fuscarso il colpoalquanto, Per mezzo lofendea come unacanna; Ma penetra nelvivo appena tanto, Chepoco più chela pelle glidanna. La non profondapiaga è lungaquanto Non si misureriaconuna spanna. Le lucid'armeil caldo sangueirriga, Per sino alpie, di rubicondariga. 66 Cosi taloraun bel purpureonastro Ho veduto partirtela d'argento Da quellabianca man piùch'alabastro. Da cui partireil cor spessomi sento. Quivi pocoa Zerbin valeesser mastro Di guerra,ed aver forzae più ardimento; Che difinezza d'arme edi possanza 11 redi Tartaria troppol'avanza. 67 Fu questocolpo del paganmaggiore In apparenza, chefosse in effetto; Taleh' Isabella sene sente ilcore Fendere in mezzoall'agghiacciato petto.Zerbin, pien d'ardimentoe di valore, Tuttos' infiamma d'ira e di dispetto:Equanto più ferirea due manpuote, In mezzo l'elmoil tartaro percuote. 68Quasi sul collodel destrier piegosse Perl'aspra botta ilSaracin superbo; E quandol'elmo senza incantofosse, Partito il capogli avria ilcolpo acerbo. Con pocodifferir ben veudicosse; Né disse: Aun' altra voltaio te laserbo:E la spadagli alzò versol'elmetto. Sperandosi tagliarlo infinal petto.(JJ) Zerbin,che tenea rocchioove la mente, Prestoil cavallo allaman destra volse; Nonsi presto però,che la tagliente Spada fuggisse,cbe lo scudocolse. Da sommo adimo ella ilpartì ugualmente, E disotto il braccialroppe e disciolse, Elui ferìnel braccio;e poi l'arnese Spezzògli, enella coscia ancogli scese. 70 Zerbindi qua di cerca ognivia, Né mai diquel che vuol,cosa gli viene; Chel'armatura, sopra cuiferia, Cu piccol segnopur non heritiene. Dall'altra parte ilre di Tartaria Sopra Zerbinoa tal vantaggioviene, Che l'ha feritoin sette partio in otto, Toltolo scudo, emezzo l'elmo rotto. 71Quel tuttavia più va perdendoil sangue; Manca laforza, e ancorpar che noisenta. Il vigoroso cor,che nulla langue, Valsi, che '1debol corpo nesostenta. La donna su%,per timor fattaesangue, Intanto a Doralices' appresenta, E la priegae la supplicaper Dio, Che partirvoglia il fieroassalto e rio. 72Cortese, come bella,Doralice, Né ben sicuracome il fattosegua, Fa volontier quelch'Isabella dice, E disponeil suo amantea pace ea triegua. Così a'prieghidell'altra l'ira ultrice Dicor fugge aZerbino e sidilegua; Ed egli, ovea lei par,piglia la strada. Senzafinir l'impresa dellaspada. 73 Fiordiligi chemal vede difesa Labuona spada delmisero conte, Tacita duolsì;e tanto le ne pesa, Ched'ira piange, ebattesi la fronte. Vorria averBrandimarte a quellaimpresa; E se mai lo ritrovae gli loconte, Non crede poiche Mandricardo vada Lungastagione altier diquella spada. 74 Fiordiligicercando pure invano VaBrandimarte suo mattinae sera; E facammin da luimolto lontano. Da luiche già tornatoa Parigi era. Tantoella se n'andòper monte epiano, Che giunse ove,al passar d'unarÌTiera, Vide e conobbeil miser paladino; Madiciam quel cheavvenne di Zerbino "3 ii"X<ii: Stanza 88. 75 CheU lasciar Durindanasi gran fallo Glipar, che più d'ogn'(altro mal gP incresce; Quantunque appenastar possa acavallo. Pel molto sangueche gli èuscito ed esce. Or,poiché dopo nontroppo intervallo Cssa conIMra il caldo,il dolor cresce:Cresceil dolor impettiosamente, Chemancarsi la vitase ne sente. 76Per debolezza piùnon potea gire; Sìche fermossi appressouna fontana. Non sache far, che si debbadire, Per aiutarlo, ladonzella umana. Sol didisagio lo vedemorire; Che quindi ètroppo ogni cittàlontana, Dove in quelpunto al medicoricorra, Che per pietadeo premio glisoccorra. 77 Ella nonsa, se noninvàn dolersi, Chiamar fortunae il cieloempio e crudele. Perchè, ahilassa ! dicea, non mi sommersi Quando levaineirOce&n le vele? Zerbin,che i languidiocchi ha inlei conversi, Sente piùdoglia eh ellasi querele, Che dellapassion tenace eforte Che rhacondotto ornaivicino a morte. 78Cosi, cor mio,vogliate (le diceva), DopochMo sarò morto,amarmi ancora, Come soloil lasciarvi èche m'aggreva Qui senzaguida, e nongià perch'io mora: Chese in sicuraparte m'accadeva Finir dellamia vita l'ultimaora, Lieto e contentoe fortunato appieno Mortosarei, poich'io vi moro inseno. 8tAnE&9C). 7u Ma poiché1 mio destinoiniquo e duro Vuolch'io vi lasci,e non soin man dicnij Per questa boccae per questiocchi giuro. Per questechiome onde allacciatofui, Clic disperato nelprofondo oscuro Yo dello'nfemo, ove ilpensar lìi vili, Cb'abbia così laeciataassai piii ria Sanidoj' altra pena ebe vi sia. 80A questo lamestissima Isabella, la faccialagrimosa, E congiungendo lasua bocca aquella non còlta insua stagion, ch'ella Impallidisca in mla siepe ombrosa; Disse '.Non vi pensategift, mia vita tFnr aensca me(inent ultima partite SjyDidò, cor mio,nessun timor vitocchi; Ch' io vo'seguirvi o incielo o nello'nferno. Convien che V uno e1' altro spirtoscocchi, Insieme vada, insiemestia in eterno. Non tosto vedròchiudervi gli occhi, 7/XI che m'uccideràil dolore interno, /0, se quelnon può tanto,io vi prometto l Conquesta spada oggipassarmi il petto. 82De' corpi nostri hoancor non pocaspeme, Che me' morti, chevivi, ahbian ventura. Quiforse alcun capiterà,eh' insieme, Mosso apietà, darà lorsepoltura. Così dicendo, lereliquie estreme Dello spirtovital che mortefura, Va ricogliendo conle labbra meste. Finch'una mìnima aurave ne reste. 87In tanta rabbia,in tal furorsommersa L'avea la dogliasua, che facilmente Avria laspada in stessa conversa, Poco alsuo amante inquesto ubbidiente: S'uno eremita,ch'alia fresca etersa Fonte avea usanzadi tornar sovente Dallasua quindi nonlontana cella, Non s'opponea,venendo, al volerd'elk. 88 n venerabiluom, eh' altaboutade Avea congiunta anaturai pmdeiuria, Ed eratutto pien dicaritade, Di buoni esempiornato e d'eloquenzia, Alla giovandolente persuade Con ragioniefficaci pazìenzia; Ed innanzile pon, comeuno specchio . Donne deltestamento e nuovoe vecchio. 83 Zerbin,la debol vocerinforzando, Disse: Io vipriego e supplico,mia diva. Per quelloamor che mimostraste, quando Per melasciaste la patemariva; E se comandarposso, io ve'1 comando, Che, finchépiaccia a Dio,restiate viva; Né maiper caso pogniatein obblio, Che, quantoamar si può,v'abbia amato io. 84Dio vi provvederàd'aiuto forse, Per liberarvid'ogni atto villano, Comefé' quando alla speloncatorse, Per indi trarvi,il senator romano. Così(la sua mercé)già vi soccorse Nelmare, e contrail Biscaglin profano; Ese pure avverràche poi sideggia Morire, allora ilminor mal s' eleggia. 89 Poile fece veder,come non fosse Alcun,se non inDio, vero contento; Ech'eran l'altre transitoriee flusse Speranze umane,e di pocomomento: E tanto seppedir, che laridusse Da quel crudeleed ostinato intento, Chela vita seguenteebbe disio Tutta alservigio dedicar diDio. 90 Non chelasciar del suosignor voglia nnqne Né'1 grande amor, le reliquiemorte: Convien che l'abbiaovunque stia, edovunque Vada, e cheseco e nottee le porte.Quindi aiutando l'eremitadunque, Ch' era dellasua età validoe forte, Sul mestosuo destrìer Zerbinposaro, E molti diper quelle selveandaro. 85 Non credoche quest'ultime parole Potesse esprimersì, che fosseinteso; E fini comeil debol lumesuole, Cui cera manchi,od altro inche sia acceso. Chipotrà dire appiencome si duole. Poichési vede pallidoe disteso, La giovanetta,e freddo comeghiaccio Il suo caroZerbin restar inbraccio? 86 Sopra ilsanguigno corpo s'abbandona, E dicopiose lacrime lobagna; Estride sì, ch'intornone rìsuona A moltemiglia il boscoe la campagna. Néalle guance al petto siperdona, Che l'uno el'altro non percuotae fragna; E stracciaa tx)rto l'aureecrespe chiome, Chiamando sempreinvan l'amato nome. 91Non volse ilcauto vecchio ridurseco, Sola con solo,la giovane bella Làdove ascosa inun selvaggio speco Nonlungi avea lasolitaria cella; Fra dicendo: Con periglioarreco In una manla paglia ela facella. Né sifida in suaetà insua prudenzia, Che di faccia tantaesperienzia. 92 Di condurlain Provenza ebbepensiero, Non lontano aMarsiglia in uncastello, Dove di santedonne un monastero Ricchissimo era,e di edificiobello:E per portarneil morto cavaliere, Composto inuna cassa aveanoquello, Che in uncastel, eh' eratra via, sifece Lunga e capace,e ben chiusadi pece. 93 Piùe più giornigran spazio diterra Cercaro, e sempreper lochi piùinculti, Che pieno essendoogni cosa diguerra, Voleauo gir piùche poteano occulti. Alfine uncavalier la via lor serra, Chelor fé' oltraggi edisonesti insulti; Di cuidirò quando ilsuo loco fia: Maritomo ora alre di Tartaria. 99 Eccosono agli oltraggi,al grido, all'ire, Altrar de' brandi,al crudel suondei ferri; Come Tentoche prima appena spire, Poicominci a crollarfrassini e cerri; Etindi oscura polvein cielo aggire, Indigli arbori svella,e case atterri, Sommerga inmare, e portiria tempesta Che '1gregge sparso uccidaalla foresta. 94 Avutoch'ebbe la battagliail fine Che giàv' ho detto,il giovin siraccolse Alle fresche ombree all'onde cristalline, Ed aldestrier la sellae '1 frenotolse, E lo lasciòper l'erbe teneriue Delprato andar pascendoov' egli volse:Manon stè molto,che vide lontano Calardal monte uncavaliere al piano. 95Conobbel, come primaalzò la fronte, Doralice, emostrollo a Mandricardo, Dicendo: Ecco ilsuperbo Rodomonte, Se nonm'inganna di lontanlo sguardo. Per farteco battaglia calail monte: Or tipotrà giovar l'essergagliardo. Perduta avermi agrande ingiuria tiene. Oh'era sua sposa,e a vendicarsi viene. 96 Qualbuono astor chel'anitra o l'acceggia. Starna ocolombo o similaltro augello Venirsi incontradi lontano veggia, Levala testa, esi fa lietoe bello; Tal Mandricardo,come certo deggia DiRodomonte ìslt stragee macello, Con letiziae baldanza ildestrier piglia, Le staffeai piedi, e alla manla briglia. Stanza 100. 97Quando vicini fursì, ch'udir chiare Tralor poteansi leparole altiere. Con lemani e col c minacciare Incominciò gridandoil re d'Algiere, Ch'a penitenzagli faria tornare, Cheper un temerariosuo piacere Non avesserispetto a provocarsi Lui ch'altamenteera per vendicarsi. 100 De'duo pagani, senzapari in terra, Gliaudacissimi cor, leforze estreme Partoriscono colpied una guerra Conveniente asi feroce seme. Delgrande e orribilsuon trema laterra. Quando le spadeson percosse insieme: Gettano l'armeinsin al cielscintille. Anzi lampadi accesea mille amille. 98 Rispose Mandricardo:Indarno tenta Chi mivuol impaurir perminaociarme. Cosi fanciulli ofemmine spaventa, 0 altriche non sappiache sieno arme; Menon, cui labattaglia più talenta D'ogni riposo;e son peradoprarme A pie, acavallo, armato, edisarmato, Sia alla campagna,o sia nellosteccato. 101 Senza mairiposarsi o pigliarfiato Dura fra queiduo re l'asprabattaglia, Tentando ora daquesto, or daquel lato Aprir lepiastre, e penetrarla maglia. Né perdel'un, l'altroacquista il prato; Macome intorno siaufosse o muraglia, 0troppo costi ogn'oncia di quelloco, Non si partond'un cerchio angustoe poco. 102 Framille colpi iltartaro una volta Colsea duo roaniin fronte ilre d'Algiere, Che glifece reder girarein volta Quante maifiiron fiaccole elumiere. Come ogni forzaall' African sia tolta, Legroppe del destriercol capo fere; Perdela staffa, ed è, presentequella Che cotant'ama, peruscir di sella. Stanza10& 105 II cavallodel Tartaro, cii'abborre La spadache fischiando calad'alto. Al suo signor,con suo granmal, Perchè b' arretra,per fuggir, d'irn Ilbrando in mezzoil capo gli traaconey Ch'al signor, non a lui,movea V Il misernon avea Velmo di Troia, Comeil patrone; ondeconvien che mi 106Quel cade, eMandricardo in piediNon più stordito,e Durindana aggiia. Vedermorto il cavalloentro gli adixa, Efuor divampa ungrave incendio d'iia. LAfrican, per urtarlo,il destrier driaa: Manon più Mandricardosi ritira. Che scogliofar soglia dall'onde:e aTTCBBe Che '1destrier cadde, edegli in piesi te&at 107 L'African,che mancarsi ildestrier settL Lascia lestaffe, e sugli arcion siponta, E resta inpiedi e scioltoagevolmente: Cosi r unV altro poi di pariaffronta. La pugna piùche mai ribolleardente; E l'odio er ira ela superbia monta; Edera per seguir;ma quivi giunse Infretta un messaggierche li disgiunse. 108 Vigiunse un messaggierdel popol mori Dimolli che perFrancia eran mand&U Aricliiamare agU stendardiloro Icapitani e icavalier privati; Perchè Timperatordai gìgli d'oro Gliavea gli alloggiamentigià assediati; E se non èil soccorso avenir presto, L'eccidio suoconosce manifesto. 103 Ma come bencomposto e validoarco Di fino acciaio,in buona sommagreve, Quanto si chinapiù, quanto èpiù carco E piùlo sforzan martinellie leve, Con tantopiù furor, quandoè poi scarco. Ritorna, efa più malche non riceve; Cosiquello Afìrican tostorisorge, E doppio ilcolpo air inimicoporge. 104 Rodomonte aquel segno ovefu colto. Colse appuntoil figliuol delre Agricane. Per questonon potè nuocerglial volto, Chin difesatrovò Parme troiane; Mastordi in modoil Tartaro, chemolto Non sapea s'eravespero o dimane. L'irato Rodomontenon s' arresta, Che mena V altro,e pur seguaalla teista. 109 Riconobbeil messaggio icavalieri, Oltre air insegne,oltre alle sopravveste, Al girardelle spade, eai colpi fieri Ch'altre mannon farebbouo chequeste. Tra lor perònon osa entrar,che speri Che fratant' ira sicurtàgli preste L'esser messodel re; si conforta Per dir,eh' imbasciator pena nonporta; 110 Ma vienea Doralice, eda lei narra Ch' Agramante, Marsilio,e Stordihino, Con pochidentro a malsicura sbarra Sono asseliatidal popol cristiano. Narrato ilcaso, con prieghine inirra Che facciail tutto aiduo guerrieri piano. Eche gli accordiinsieme, e perIo scampo Del popolsaraoin li meniin campo. Stanza 9j. ABI08T0. 111 Trai cavalier ladonna di grancore Si mette, e dice loro: Iovi comando, Per quantoso che miportate amore, Che riserbiatea migàor usoil brando: E nevegnate subito infavore Del nostro campoSaracino, quando Si trovaora assediato nelletende, E presto aiutoo gran minaattende. 112 Indi ilmesso soggiunse ilgran periglio Dei SaraCini, e narròil fatto appieno; Ediede insieme letteredel figlio Del reTroiano al figliod' Ulicuo. Sì piglia finalmenteper consiglio, Che iduo guerrier, depostoogni veneno, . Faccianoinsieme triegua infinoal giorno Che siatolto T assedio aiMori intorno; 113 Esenza più dimora,come pria Libera d'assedioabbiau lor gente, Nons'intendano aver piùcompagnia. Ma crudel guerrae inimicizia ardente, Finché conl'arme diffiaito sia Chila donna averde' meritamente. Quella,nelle cui mangiurato fue, Fece lasicurtà per ambedue. 114Quivi era laDiscordia impaziente,Inimica di pace e d'ognitregua; E la Superbiav'è, che nonconsente Né vuol patirche tale accordosegua. Ma più dilorpuòAmorquivipresente, Di cuil'alto valor nessunoadegua; E ch'indietro,a colpi disaette, E la Discordiae la Superbiastette. 115 Fu conclusala tregua fracostoro, Si come piacquea chi dilor potè a. Vimancava uno deicavalli loro; Che mortoquel del Tartarogiacea; Però vi vennea tempo Brigliadoro, Che lefresche erbe luiigoil rio pascea. Maal fin delCanto io mitrovo essr giunto; Sich'io farò, convostra grazia, punto. NOTE. St. 35.V.5. Rignando, darigìiare o ringhiare: di.esi propriamentede cani; maè stato ancheappro priato a' cavalli, invecedi nitrire. Sidice aiicoiu in moltiluoghi della Toscana. St.38. V.8. Sire flette: sifa ricadere. St. 47.V, 56. HSaracino ecc.: Mandricardo.ST. 49.V.34. E trovaV elmo poi, nonquel fa moso, ecc.;perchè di quelfamoso se n'erag:à impa dronito Ferraù. VediCanJo XII, St.60. St. 51. V.3.Boccia: qui flumicello. St. 61.V.8. La selvadegli ombrosi mirti:favo leggiata da Virgilio nelVI dell'Eneide, persede dell'a nime degli uccisiper cagion d'amore.11 mirto eiasim bolo dell'amore. St. €4. V.48.Piastra: armatura di dosso.Pan ziron: aimatura dellapancia. Corazza: arraatuia delbusto, altrimenti corsaletto.Arcione: parte della sella,fatta a guisa d'arco,dovesedevanoicavalieri.Arnese nome genericoche può adattarsia il ogniparte dell'ai mituia. Sr. 65.V.4. Gli danna:gli dannoggia. St. t6.V.14. Cosi talora,ere. Comparazione che ilPoeta ha trattada un nastro,il quale attorniandoil polso della suadonna (Alessandra Benncci)rendeva di Etinta ladi lei manodalla manica didrappo d'argento che vestivaleil braccio. St. 69.V.6. Braceial: partedell'armatura che di fende ilbraccio. St. 84. V.6.Profano: qui lascivo,disonesto. St. 89. V.3.Flusse: passaggere, dallatino /ifttcre. St. 90. V.34.Scrivendo questo l'Ariostopensava forse della suacontemporanea, V infeliceGiovanna la pazza, diSpagna, la quale,anche viaggiando, voleva semprecon ilferetro del maritomorto, Filippo d'Austria.St. 86.V.1. Acceggia: beccaccia. St. 101.V.8. Poco: dipoca estensione. St. 113.V.4. Martinelli: ordigniusati per cari care legrosse balestre ogli archi. St. 106.V.3. Adizza: attizza. 8t.110. V.5. Inarra:qui impegna. St. IH.V.6. Quando: mentre. St.115. V.?. Achi di lorpotei,: a chiera signora di loro. CantoXXV nh \xx,\\\ eoniriutiiIn irsivenil pensiero, Ii.;ìr ililaiiik' . ed im[rt'tLJd'aniore Nl, lIiì ]iÈiiv.iirlia, \w.\tx Atiuvii il veri; ULérutila or queatuur quel isuperiore" Neir unoebbe e ueiraltro cavaliero Quivi granforza il debitoe T onore:Chel'amorosa lite s'intermesse, Finché soccorsoil campo lors'avesse. Ma più vel'ebbe Amor: chese non era Checosì comandò ladonni loro, Non sisciogliea quella battagliafiera, Che Tun n'avrebbeil trionfale alloro; EdAgramante invan con la suaschiera L'aiuto avria aspettatodi costoro. Dunque Amorsempre rio nonsi ritrova: Se spessonuoce, anco talvoltagiova. 3 Or runo e l'altrocavalier pagano, Che tuttiha differiti isuoi litigi, Va, persalvar l'esercito africano, Conla donna gentilverso Parigi; E vacon essi ancorail piccol nano, Cheseguitò del Tartaroi vestigi, Finché conlui condutto afronte a fronte Aveaquivi il gelosoRodomonte. 4 Capitare inun prato, ovea diletto Erano avaliersopra un ruscello, Duodisarmati, e duoch'avean l'elmetti, E unadonna con lordi viso bello. Chifosser quelli, altrovevi fia detto:Orno, che diRuggier prima fìivello; Delbuon Rugcier, dicui vi funarrato Che lo scudonel pozzo aveigittato. 5 Non èdal pozzo ancorlontano un miglio, Chevenire un corriervede in granfretta, Di quei chemanda di Troianoil figlio Ai cavalierionde soccorso aspetta: Dalqual ode cheCarlo intal periglio La gentesaracina tieu ristretta. Che senon è chitosto le diaaita, Tosto l'onor vilascierà o lavita. 8 Perch' eraconosciuta dalla gente Quelladonzella eh' avea incompagnia, Fu lasciato passarliberamente, Né domandato pureonde venia. Giunse allapiazza, e difuoco lucente. E pienala trovò digente ria; E videin mezzo starcon viso smorto Ilgiovine dannato adesser morto. 9 Ruggier,come gli alzògli occhi nelviso. Che chino aterra e lacrimosostava, Di veder Bradamantegli fu avviso: Tantoil giovine alei rassomigliava. Più dessagli parca, quantopiù fiso Al voltoe aUa personail riguar"iava; E fra disse: 0 questaé Bradamante, 0 ch'ionon son Ruggier,com'era innante. 10 Pertroppo ardir sisarà forse mes?a Delgarzon condennato aliadifesa; E poiché malla cosa l' ésuccessa, Ne sarà stata,come io veggo,presa. Deh perchè tantafretta, che conessa Io non poteitrovarmi a questaimpresa? Ma Dio ringrazioche ci sonvenuto, Ch'a tempo ancoraio potrò darleaiut. 1 1 E senzapiù indugiar, laspada stringe (Ch'avea all'altrocaste! rotta lalancia), E addosso ilvulgo inerme ildestrier spinge Per lopetto, pei fianchie per lapancia. Mena la spadaa cerco; eda chi cinge Lafronte, a chi lagola,a chi laguancia. Fugge il popolgridando; e lagran frotta Resta 0sciancata, o con la testarotta. 6 Fu damolti pensier riduttoin forse Ruggier, chetutti l'assalirò aun tratto; Ma qualper lo migliordovesse torse. Né luogoavea tempoa pensar atto. Lasciòandare il messaggio,e'I freno torse Làdove fu daquella donna tratto, Ch'ador ad orin modo egliaffrettava, Che nessun tempod'indugiar le dava. 7Quindi seguendo ilcammin preso, venne (Giàdeclinando il sole)ad una terra Che'1 re Marsilioin mezzo Franciatenne, Tolta di mindi Carlo inquella guerra. Né alponte allaporta si ritenne. Chenon gli niegaalcuno il passoo serra, Bench'intorno alrastrello e insu le fosse Granquantità d'uomini ed'arme fosse. 12 Comestormo d'augei, ch'inripa a unstagno Vola sicuro, ea sua pasturaattende,S'improvviso dal cielfalcon grifa*gno Gli nel mezzo, edun ne batteo prende, Si spargein fuga, ognunlascia il compagno, Edello scampo suocura si prende; Cosìveduto avreste farcostoro. Tosto che'l buonRuggier diede fraloro. 13 A quattroo sei daicolli i capinetti Levò Ruggier, eh'indi a fuggirfnr lenti:Ne divisealtrettanti inim aipetti. Fin agli occhiinfiniti e finai denti. Concederò chenon trovasse elmetti, Maben di ferroassai cuffie lucenti:Es' elmi fini ancovi fosser stati, Cosìgli avrebbe, o pcco men,tagliaf. 14 La forzadi Riiggìer nonera qnale Or ritrovi in cavaliermoderno, Né in orso in leon inanimale Altro più fieroo nostrale odesterno. Forse il tremuotole sarebbe uguale, Forseil gran diavol;non quel dello'nferno, Ma quel delmio signor, cheva col fuoco, di' acielo e aterra e amar si fadar loco. stanza 24. 1 .5D'Ogni suo colpomai non cadeamanco D'un uom interra, e le più volttìun paio; E quattroa un colpo,e cinque n'ucciseauco; Sì che si vennetosto al centinaio. Tagliava ilbrando che trassedal fianco, Come untenero latte, ilduro acciaio. Falerina, perdar morte adOrlando, Fé' nel giardin d'Orgagnail crudel brando. 16Averlo fatto poiben le rincrebbe. Che '1suo giardin disfarvide con esso. Chestrazio dunque, cheruina debbe Far or,eh' in mandi tal guerrieroè messo?Se maiRuggier furor, S3mii forza ebbe. Semai fu l'altosuo valor espresso. Quir ebbe, il pose qui,qui fu veduto, Sperando darealla sua donnaaiuto. 17 Qual fala lepre contrai cani sciolti, Facea laturba contra luiriiaro. Quei che restarouccisi, furon molti; Furoinfiniti queich'infugaandaro.Aveala donna intantoi lacci tolti, Ch'ambe le manial giovine legaro; E,come potè maglio,presto armollo. Gli dieuna spaia inmano, e unscado al eoD, 18Egli che moltoè offeso, piùche pnote Si cercavendicar di quellagente:E quivi sonsi le sueforze note, Che riputarsi fa prodee valente. Già aveaattulTato le dorateraote Il sol nellamarina d'occidente, Quando Ruggiervittorioso e quello Giovine secouscir fuor delcastello. 19 Quando ilgarzon sicuro dellavita Con Ruggier sitrovò fuor delleporte. rendè molta graziaed infinita Con gentilmodi e conparole accorte, Che, nonlo conoscendo, adargli aita . Sifosse messo arischio della morte:Epregò che '1suo nome glidicesse. Per sapfr achi tanto obbligoavesse.'O Veggo, diceaRuggier, la facciabelLi, le belle fattezzee '1 bel sembiante.; Ma lasuavità della favella Nonodo già dellamia Bradamante; Né larelazion di grazieè quella Ch'ella usardebba al suofedele amante. Ma sepur questa èBradamante, or come Ha tosto inobblio messo ilmio nome? 21 Perben saperne ilcerto, accortamente Ruggier ledisse: Io v'hoveduto altrove; Ed hopensato e penso,e finalmente Non so posso ricordarmidove. Ditemei voi, sevi ritornaamente; E fateche '1 nomeanco udir migiove, Acciò che saperpossa a cuimia aita Dal fuocoabbia salvata ogila vita. 22 Chevoi m' abbiate vistoesser potria, Rispose quel,che non sodove o quando. Benvo pel mondoanch'io la partemia, Strane avventure orqua or cercando. Forse una miasorella stata fia, Cheveste l'm'me, eporti al latoil brando; Che nacquemeco, e tantomi sonuglia, Che nonne può discernerla famiglia. 3 primo secondo ben quarto Setedi quei ch'errorein ciò presohanno: Né U padre i fratelli chi aun parto Ci produsseambi, scernere cisanno. Gli è verche questo criuraccorcio e sparto Ch'ioporto, come glialtri uomini fanno, Edil suo lungoe in trecciaal capo avvolta, Cisolea far giàdifferenzia molta: 4 Mapoi eh' un giornoella ferita fu Nelcapo (lungo sariaa dirvi come), Eper sanarla unservo di Gesù Amezza orecchia letagliò le chiome; Alcunsegno tra noinon restò più Didifferenzia, fuorché '1sesso e '1nome Ricciardetto son io,Bradamante ella; Io frateldi Rinaldo, essasorella. 25 E senon v' increscesse l'ascoltarmi, Cosa direiche vi farlastupire, La qual m'occorseper assimigliarmi A lei,gioia al principio,e al finmartire. Ruggiero, il qualpiùgraziosi carmiChe dove alcunricordo intervenisse Della suadonna, il pregòsi, che disse: 26Accadde a questidi, che peivicini Boschi passando lasorella mia, Ferita dauno stuol diSaracini Che senza l'elmola trovar pervia. Fu di scorciarsiastretta i lunghicrini, Se sanar volsed'una piaga ria Ch'aveacon gran periglionella testa; E cosiscorcia errò perla foresta. ii7 Errandogiunse ad un'ombrosa fonte; E perchè afflittae stanca ritrovosse, Dal destrierscese, e disarmòla fronte, E sule tenere erbeaddormentosse. Io non credoche favola siconte, Che più diquesta istoria bellafosse. Fiordispina di Spagnasoprarriva, Che per cacciarnel bosco neveniva. 28 E quandoritrovò la miasirocchia Tutta coperta d'arme,eccetto il viso, Ch'aveala spada inluogo di conocchia; Lefu vedere uncavaliero avviso. La facciae le virilfattezze adocchia Tanto, chese ne senteil cor conquiso. Lainvita a ciccia,e tra l'ombrosefronde Luuge dagli altrialiìu seco s'asconde. 29Poi che l'haseco in solitarioloco. Dove non temed'esser sopraggiunta. Con attie con parolea poco a pocoLe scopre ilfisso cor digrave punta. Con gliocchi ardenti ecoi sospir difuoco Le mostra l'almadi disio consunta. Orsi scolora inviso, or siraccende:Tanto s'arrischia,eh' un bacio neprende. 30 La miasorella avea benconosciuto Che questa donnain cambio l'aveatolta: Né dar potealea quel bisognoaiuto, E si trovavain grande impaccioavvolta. Gli è meglio,dicea seco, s'iorifiuto ' Questa avutadi me credenzastolta, E s' io mimostro femmina gentile, Chelasciar riputarmi unuomo vile. : 1E dicea ilver, eh' eraviltade espressa,Conveniente a unuom fatto distucco, Con cui bella donna fossemessa. Piena di dolcee di nettareosucco, E tuttavia stessea parlar conessa. Tenendo basse l'alecome il cucco. Conmodo accorto ellail parlar ridusse. Chevenne a dircome donzella fusse. 32Che gloria, qualgià Ippolita eCamilla, Cerca nell' arme; ein Africa eranata In lito almar, nelhi cittàd'Arzilla, A scudo ea lancia dafanciulla usata. Per questonon si smorzauna scintilla Del fuocodella donna innamorata. Questo rimedioall'alta piaga ètardo: Tant' avea amor cacciatoinnanzi il dardo. 33Per questo nonle par menbello il viso, Menbel lo sguardo,e men bellii costumi; Per ciònon toma ilcor che, giàdiviso Da lei, godeadentro gli amatilumi. Vedendola in quell'abito,l'è avviso Che puòfar che 1desir non laconsumi; E quando ch'ellaè pur femminapensa, Sospira e piange,e mostra dogliaimmensa. 34 Chi avesseil suo rammaricoe '1 suopianto Quel giorno udito,avria pianto conlei. Quai tormenti, dicea,furon mai tanto Crudel,che più nonsian crudeli imiei?D'ogn' altro amore, oscellerato o santo. Ildesiato fin sperarpotrei; Saprei partir larosa dalle spine:Soloil mio desiderioé senza fine. 35Se pur volevi,Amor, darmi tormento, Chet' increscesse il miofelice stato, D'alcun martirdovevi star contento, Chefosse ancor neglialtri amanti usato. Nétra gli uominimai traV armento, Che femminaami femmina ho trovato;Non parla donna airaltre donne hella, Néa cervie cervia, all'agnello agnella. 36In terra, inaria, in marsola son io Chepatisco da te duroscempio; E questo haifatto acciò chePerror mio Sia nell'imperiotuo l'ultimo esempio. Lamoglie del reNino ebhe disio, Ilfiglio amando, scelleratoed empio, E Mirrail padre, ela Cretense iltoro; Ma gli épiù folle ilmio, eh' alcundei loro. 37 Lafemmina nel maschiofé' disegno, Speronne ilfine, ed ebbelo,come odo:Pasife nellavacca entrò dilegno; Altre per altrimezzi, e variomodo. Ma se volassea me conogni ingegnò Dedalo, nonpotria scioglier quelnodo, Che fece ilmastro troppo diligente. Natura d'ognicosa più possente. 38Cosi si duole,e si consumaed auge La belladonna, e nons'accheta in fretta. Talorsi batte ilviso, e ilcapei frange, E di centra cerca vendetta. La miasorella per pietàne piange, Ed èa sentir diquel dolor costretta. Del foUee van disiosi studia trarla; Manon fa alcunprofitto, e invanoparla. 39 Ella, eh'aiuto cerca enon conforto, Sempre piùsi lamenta epiù si duole. Eradel giorno iltermine ormai corto, Cherosseggiava in occidenteil sole, Ora opportunada ritrarsi inporto, A chi lanotte al boscostar non vuole, Quandola donna invitòBradamante A questa terrasua poco distante. 40 Nonle seppe negarla mia sorella:Ecosì insieme nevennero al loco, Dovela turba scelleratae fella Posto m'avria,se tu nonv'eri, al fuoco. Fece dentro Fiordispinabella La mia sirocchiaaccarezzar non poco; Erivestita di femminilgonna, Conoscer fé' a ciascunch'ella era donna. •alPerocché conoscendo chenessuno Util traea daquel virile aspetto, Nonle parve ancodi voler ch'aleono Biasmo di per questofosse detto:Fèllo anco, acciò chfe'lmal ch'avea dairiis Virile abito,errando, già conce ttx>, Ora conl'altro, discoprendo ilvero, Provasse di cacciarfuor del pensiero. 42Comune il lettoebbon la notteinssieme, Ma molto differenteebbon riposo:Che runadorme, e l'altrapiange e gem. CheS3mpre il suodisir sia piùfocosa. E se 'lsonno talor gliocchi le preme, Quelbreve sonno ètutto immanoso: Le parveder che'l ciell'abbia concedo Bradamante cangiatain miglior sesso. 43Come l'infermo accesodi gran sete, S'inquella ingorda voglias'addormenta, Neil'interrottae turbida quiete, D'ogni acquache mai videsi rammenta; Cosi acostei di farsue voglie liete L'immagine delsonno rappresenta. Si desta;e nel destarmette la mano, Eritrova pur sempreil sogno vano. 44Quanti prieghi lanotte, quanti voti Offerseal suo Maconee a tuttii Dei, Che conmiracoli apparenti e notiMutassero in migliorsesso costei! Ma tuttivede andar d'effettovóti; E forse ancorail ciel rideadi lei. Passa lanotte; e Feboil capo biondo Traeadel mare, edava luce almondo. 45 Poi che'l venne, eche lasciaro illetto. A Fiordispina s'augumentadoglia; Che Bradamante ha del partirgià detto, Ch' uscirdi questo impaccioavea gran voglii. Lagentil donna unottimo ginetto In donda lei vuolche partendo teglia, Guernito d'oro,ed una sopravvesta Che riccamenteha di suaman contesta. 46 Accompagnolla unpezzo Fiordispina; Poi fé',piangendo, al suoCastel ri tomo. Lamia sorella ratto cammina, Che vennea Montai bano ancoquel giorno. Noi suoifratelli e lamadre meschina Tutti lesiamo festeggiando intorno; Chedi lei nonsentendo, avuto forte Dubbioe tema avevamdella sua morte. Stanza45 47 Mirammo (altrar dell'elmo) almozzo crine,Ch' intornoal capo primas' avvolgea; Cosi le sopravveste peregriue Néfèr meravigliar, ch'indossoavca Ed ella iltutto dal principioal fine Narroune, comedianzi io vidicea: Come ferita fosseal bosco, e comeLasciasse, per guarir,le belle chiome; 48E come poidormendo in ripaall'acque, La bella cacciatricesopraggìunse, A cui lafalsa sua sembianzapiacque; E come dallaschiera la disgiunse. Del lamentodi lei poinulla tacque, Che dipieUide V animaci punse:E comealloggiò seco, etutto quello Che fece,finché ritornò alcastello. 49 Fiordispiuagran notizia ebbio, Ch'in Saragozza egià la vidiin Francia; £ piacquermolto all'appetito mio Isuoi begli occhie la politaguancia: Ma non lasciaifermarvisi il disio;Chel'amar senza spemeè sogno eciancia, Or, quando intal ampiezza misi porge, L'antiqua fiammasubito risorge. 50 Diquesta spemeAmore ordisce1 nodi; Che d'altrefila ordir nonli potea: Onde mi piglia,e mostra insiemei modi. Che dalladonna avrei quelch'io chiedea. A succedersaran facil lefrodi; Che, come spessoaltri ingannato area Lasimiglianza e' ho di mia sorella, Forse ancoingannerà questa donzella. 51Faccio, 0 noifaccio? Alfin mipar che buono Semprecercar quel chediletti, sia. Del miopensier con altrinon ragiono, Né vo'ch'inciò consiglio altrimi dia. Io vohi notte ovequell'arme sono, Che s'aveatratte la sorellamia: , e coldestrier suo viacammino; Né sto aspettarche luca ilmattutino. 52 Io mene vo lanotte (Amore èduce) A ritrovar labella Fiordispina; E v'arrivai che nonera la luce Delsole ascosa ancornella marina. Beato échi correndo siconduce Prima degli altria dirlo allaregina, Da lei sperando,per l'annunzio buono, Acquistar grazia,e riportarne dono. 53Tutti m'aveano toltocosì in fallo, Com'hai tufatto ancor, perBradamante; Tanto più chele vesti ebbie '1 cavallo, Conche partita eraella il giornoinnante. Vien Fiordispina dipoco intervallo Con festeincontra e concarezze tante, E consi allegro visoe giocondo. Chepiù gioja mostrarnon potria almondo. 54 Le bellebraccia al colloindi mi getta, Edolcemente stringe ebacia in bocca. Tupuoi pensar s'allora la saetta Dirizzi Amor,s'in mezzo alcor mi tocca. Perman mi piglia,e in camera confretta 311 mena: e non ad altri,eh' a lei,tocca Che dall'elmo allospron l'amie mislacci; E nessun altrovuol che sen impacci. 55 Poifattasi arrecare unasua veste Adoma ericca, di suaman la spiega: E,come io fossifemmina, mi veste, Ein reticella d'oril cria milega. Io muovo gliocchi con maniereoneste; Né ch'io siadonna, alcun miogesto nicgx La vocech'accusar mi poteaforse. Sì ben usai,eh' alcun nonse n' accorse. 56Uscimmo poi dove erano molte Personein sala, ecavalieri e donne. Daiquali fummo conl'onor raccolte, Ch'alle reginefassi e granmadonne. Quivi d'alcuni mirisi io piùvolte " Che, nonsappiendo ciò chesotto gonne Si nascondessevalido e gagliardo, Mivagheggiavan con lascivosguardo. 57 Poi chesi fece lanotte più grande. Egià un pezzola mensa eralevata, La mensa che fu d'ottimevivande, Secondo la stagione,apparecchiata; Non aspetta ladonna ch'io domande Quelche m'era cagiondel venir stata; Ellam' invita, per suacortesia, Che quella nottea giacer secoio stia. 58 Poiche donne edonzelle ormai levate Sifuro, e paggie camerieri intomo; Essendo ambe nelletto dispogliate. Coi torchiaccesi, che parcadi giorno, Io cominciai: Non vimaravigliate, Madonna, se tosto a voiritomo; Che forse v'andavateimmaginando Di non miriveder fin Diosa quando. 69 Diròprima la causadel partire, Poi delritorno l'udirete ancora. Se'lvostro ardor, madonna,intiepidire Potuto avessi colnùo far dimora, Vivere invostro servizio emorire Voluto avrei, starne senza un'ora; Mavisto quanto ilmio star vinocessi, Per non poterfar meglio, andareelessi. 60 Fortuna mitirò fuor delcammino In mezzo unbosco d'intricati rami, Doveodo un gridorisonar vicino, Come didonna che soccorsochiami. V accorro, esopra \m lagocristallino Ritrovo un Faunoch'avea preso agliami In mezzo all' acquauna donzella nuda, Eulangiari il crudella volea cruda. :>l Colàmi trassi, econ la spadain mano (Perch' aiutarnon la poteaaltrimente) Tolsi (li vitail pescator villano:Ellasaltò nell'acqua immantinente. Non m'avrai, disse, datoaiuto invano:Ben nesarai premiato, ericcamente, Quanto chieder saprai;perchè son Ninfa Chevivo dentro aquesta chiara linfa; 62Ed ho possanzafar cose stupende, Esforzar gli elementie la natura. Chiedi tuquanto il miovalor s'estende,Poilascia ame di satisfarticura. Dal ciel laluna al miocantar discende, S'agghiaccia il fuoco,e V ariasi fa dura; Edho talor consemplici parole Mossa laterra, ed hofermato il sole. H.3Non le domandoa questa offertaunire Tesor, dominarpopoli e terre:Néin più virtù,ne in piùvigor salire, Né vincercon onor tuttele guerre; Ma solche qualche via,donde il desire Vostros'adempia, mi schiudae disserre: Né piùle domando un,eh' un altroeffetto, Ma tutta alsuo giudicio mirimetto. 64 Ebbile appenamia domanda esposta, Ch' un' altra voltala vidi attuffata; Néfece al mioparlare altra risposta, Chedi spruzzar verme l'acqua incantata. Laqnal non primaal viso mis'accosta, Ch' io, non so come,son tutta mutata, lo'lveggo, io'l sento;e appena veropanni: Sento in maschio,di femmina, mutarmi. 65E se nonfosse che senzadimora Vi potete chiarir,noi credereste: E, qualnell'altro sesso, inquesto ancora Ho lemie voglie adubbidirvi preste. Comandate lorpur; che' fienoor ora, E sempremai per voivigili e deste. Cosìle dissi; efeci eh' ellaistessa Trovò con manla veritade espressa. 66Come interviene achi già fuordi speme Di cosasia che nelpensier molt' abbia, Che, mentrepiù d'esserne privogeme. Più se n'affliggee se nestrugge e arrabbia; Sebben latrova poi, tantogli preme L'aver grantempo seminato insabbia, E la disperazionl'ha si maleuso, Che non credea stesso,e sta confuso:67Cosi la donna,poiché tocca e vedeQuel dich'avtlto avea tantodesire, Agli occhi, altatto, a stessa non crede, Esta dubbiosa ancordi non dormire: Ebuona prova bisognòa far fedeChe sentia quelche le pareasentire. Fa, Dio (diss'ella),se son sogniquesti. Ch'io dorma sempre,e mai piùnon mi desti. stanzaeo. 68 Non rumordi tamburi osuon di trombe Furonprincipio all'amoroso assalto; Mabaci eh' imitavanle colombe, Davan segnoor di gire,or di farealto. Usammo altr'arme, chesaette o frombe; Iosenza scale insu la roccasalto, E lo stendardopiantovi di botto, Ela nimica miami caccio sotto. 69Se fu quelletto la nottedinanti Pien di sospirie di querelegravi. Non stette l'altrapoi senz' altrettanti Risi, feste,gioir, giochi soavi. Noncon più nodii flessuosi acanti Lecolonne circondano ele travi. Di quellicon che noilegammo stretti E collie fianchi ebraccia e gambee petti. 70 Lacosa stava tacitafra noi, Si chedurò il piacerper alcun mese: Parsi trovò chise n'accorse poi, Tantoche con mio dannoil re lo'ntese. • Voi chemi liberaste daquei suoi Che nellapiazza avean lefiamme accese, Comprendere oggimaipotete il restoi Ma Dio saben con chedolor ne resto. 71Così a Rnggiernarrava Ricciardetto, E lanotturna via faceamen grave, Salendo tuttaviaverso un poggetto Cinto diripe e dipendici cave. Un ertocalle, e piendi sassi estretto Apria il cammincon faticosa chiave. Sedeaal sommo uncaste! detto Agrismonte, Ch' aveain guardia Aldìgierdi Chiaramonte. 72 DiBuovo era costuifigliuol bastando, Fratel diMalagigi e diViviano: Chi legittimo dicedi Gherardo, È testimoniotemerario e vano. Fossecome si voglia,era gagliardo, Prudente, liberal,cortese, umano; E faceaquivi le fraternemura La notte eil guardarcon buona cura. 73Raccolse il cavaliercortesem*nte. Come dovea, ilcugin suo Ricciardetto, Ch'amò comefratello; e parimente Fuben visto Ruggierper suo rispetto. Manon gli uscìgià incontra allegramente. Come erausato, anzi contristo aspetto, Perch' unoavviso il giornoavuto avea, Che nelviso e nelcor mesto il facea.76 Rinaldo nostron'ho awito orora. Ed ho cacciatoil messo digaloppo:Ma non mipar ch'arrivar possaad ora Che nonsia tarda; chè'lcammiao è tr. Ionon ho meco genteda uscir faora: L'animo èpronto, ma ilpotere è zoppa. Segli ha queltraditor, li fiamorire; Si che nonso che far,non so chedire. 77 La duranuova a Ricciardettospiace; . E perchèspiace a lui,spiace a Roggiso. Chepoiché questo equel vede chetace. Né tra' profitto alcundel suo penderò, Disse congrande ardir: Datevi pace: Soprame quest'impresa tuttachero; E questa miavarrà per millespade A riporvi i.fratelli in libertade. 78Io non voglioaltra gente, altrisnasdi; Ch'io credo bastarsolo a questofatto. Io vi domandosolo un chemi gfiddi Al luogoove si deefare il baratta Iovi farò sinqui sentire igridi Di chi saràpresente al riocontratto. Così dicea: dicea cosa nuova All'unde' dui, che n'aveavisto pniova. 79 L'altronon l'ascoltava, senon qaaato S'ascolti unch'assai parli, esappia poco: Ma Ricciardettogli narrò dacanto, Come fu percostui tratto delfoco, E eh' eracerto che maggiordel vanto Farla vederl'effetto a tempoe a loco. Glidiede allor udienzapiù che prima, Eriverillo, e fé'di lui granstima. 74 A Ricciardetto,in cambio disaluto, Disse: Fratello,abbiam nuova nonbuona. Per certissimo messooggi ho saputo CheBertolagi iniquo diEaiona Con Lanfusa crudels' è convenuto. Che iirezVosespoglie esso alei dona. Ed essaa lui ponnostri frati inmano, Il tuo buonlilalfigigi e iltuo Viviano. 7.5 Elladal cheFerraù li prese. Gliha ognor tenutiin loco oscuroe fello, Finché '1 bruttocontratto e discortese N'ha fatto concostui di eh'io favello. Gli de' mandardomane al Maganzese Neiconfin tra Baionae un suocastello. Verrà in personaegli a pagarla mancia Che comprail miglior sangueche sia inFrancia. 80 Ed allamensa, ove laCopia fase Il corno,l'onorò come suodonno. Quivi senz'altro aiutosi concluse . Cheliberare i duofratelli ponno. Intanto sopravvennee gli occhichiuse Ai signori eai sergenti ilpigro sonno, Fuor eh' aRuggier; che, pertenerlo desto, Gli pungeil cor sempreun pensier molesto. 81L'assedio d'Agramante, eh' aveail giorno Udito dalcorner, gli stanel core. Ben vedech'ogni minimo soomo. Chefaccia d'aiutarlo, èsuo disnore. Quanta glisarà infamia, quantoscorno, Se coi nemiciva del suosignore! Oh come agran viltade, agran delitto, Battezzandosi allor,gli sarà ascritto ! Siaiun71. 82 Potriain ogn' altro tempoesser creduto Che verareligion V avessemosso:Ma ora chebisogna col suoaiuto Agramante d'assedio esserriscosso, Piuttosto da ciascunsarà tenutoChetimore e viltàl'abbia percosso, Ch'alcuna opiniondi miglior fede. Questoil cor di 'Ruggierostimola e fiede. 83Che s'abbia dapartire anco lopunge Senza licenzia dellasua regina. Quando questopensier, quando quelgiunge, Che'I dubbio cordiversamente inchina. Gli eral'avviso riuscito lunge Ditrovarla al Casteldi Fiordispina, Dove insiemedovean, come hogià detto, In soccorsovenir di Ricciardetto. 84 Poigli sowien ch'eglile avea promesso Diseco a Vallombrosaritrovarsi. Pensa eh' andarv' abbi' ella,e quivi d'esso, Chenon vi trovipoi, maravigliarsi. Potesse almenmandar lettera omesso, Si ch'ella nonavesse a lamentarsi Che, oltreeh' egli malle avea ubbidito, Senza farmotto ancor fossepartito. 85 Poi chepiù cose immaginates' ebbe, Pensa scriverle alfinquanto gli accada; Ebench'egli non sappiacome debbe La letterainviar, si cheben vada, Non peròvuol restar; cheben potrebbe Alcun messofedel trovar perstrada. Più non s' indugia,e salta dellepiume:Si fa darcarta, inchiostro, pennae lume. 86 Icamerieri discreti edavveduti Arrecano a Euggierciò che comanda. Eglicomincia a scrivere,e i saluti. Comesi suol, neiprimi versi manda: Poinarra degli avvisiche venuti Son dalsuo re, eh'aiutoglidomanda; E se l'andatasua non èben presta, 0 morto0 in mandegl'inimici resta. 87 Poiseguita, eh' essendoa tal partito, Eeh' a lui peraiuto si volgea. Vedesse ella,che 'I biasmoera infinito S'a quelpunto negar glilo volea: E ch'esso,a lei dovendoesser marito, Guardarsi daogni macchia sidovea; Che non siconvenia con lei,che tutta Era sincera,alcuna cosa brutta. 88E se maiper addietro unnome chiaro, Ben oprando,cercò di guadagnarsi; E guadagnatopoi, se avutocaro. Se cercato l'aveadi conservarsi; Or locercava, e n'erafatto avaro, Poiché doveacon lei parteciparsi, La qualsua moglie, etotalmente in dui Corpiesser dovea un'animacon lui. 89 E come giàa bocca leavea detto, Le ridiceaper questa cartaancora:Finito il tempoin che perfede astretto Era alsuo re, quandonon prima muora. Chesi farà Cristiancosi d'effetto, Come dibuon voler statoera ogni ora; Ech'ai padre ea Rinaldo eagli altri suoi Permoglie domandar lafarà poi. 90 Voglio,le soggiungea, quandoyri pUeéi L'assedio al mio signorlevar d intorni, Acc;ò chel'ignorante vulgo taccia, Ilqual direbbe, amia vergogna escotoq. Euggier, mentre Agramanteebbe bonaceu. Mai nonl'abbandonò notte g:iomo; Or che fortxmaper Carlo sipiega, Egli col vincitorl'insegna spiega. 91 Voglioquindici di termine,o Tenti, Tanto checomparir possa unavolta, Si che degliafricani alloggiamenti La graveossedìon per mesia tolta. Intanto cercheròconvenienti Cagioni, e chesian giuste, didar volta. Io vidomando per miocuor sol questo:Tuttopoi vostro èdi mia vitail resto. 92 Insimili parole sidiffuse Ruggier, che tuttenon so dirviappieno; E segui conmolt' altre, enon concluse, Finche nonvide tutto ilfoglio pieno:poi piegòla lettera ela chiuse, E suggellatase la posein so, Con spemeche gli occorrail di seguente Chialla donna ladia secretamente. 93 Chiusach'ebbe la lettera,chiose anco Gli occhisul letto, eritrovò quiete; Che 'lsonno venne, esparse il corpostaDec Col ramo intintonel liquor diLete: E posò fineh' un nembo rossoe bianco Di fiorisparse le contradeliete Del lucido oriented'ogn' intomo, Ed indiusci dell'aureo albergoil giorno. 94 Epoi eh' a salutarla nova luce Peiverdi rami incominciargli augelli, Aldigier chevoleva esser ilduce Di Ruggiero edell'altro, e guidarquelli Ove faccin chedati in manoal truce Bertolagi nonsiano i duofratelli, Fu'l primo inpiede; e quandosentir Ini, Del lettouscirò anco queglialtri dui. 95 Poiche vestiti furoe bene armati, Coiduo cugin Ruggiersi mette invia, Già molto indamoavendoli pregati Che questaimpresa a luitutta si dia. Maessi, pel desire' han de'lor frati, E perchèlor parca discortesia, Steron negandopiù duri chesassi, Né consentiron maiche solo andassi. 96Giunsero al locoil di chesi doyea Malagigi mutarnei carriaggi. Era un'ampiacampagna che giacea Tuttascoperta agli apollineiraggi. Quivi allór mirto sivedea, Né cipressi frassini fa*ggi: Manuda ghiara, e qualche umilvirgulto. Non mai damarra o maida vomer culto. 97I tre guerrieriarditi si fermaro Doveun sentier Fendeaquella pianura; E giungerquivi un cavaliermiraro, Ch avea d'orofregiata 1 armatura, Eper insegna incampo verde ilraro E hello augelche più d'unsecol dura. Signor, nonpiù; che giuntoal fin miveggio Di questo Canto,e riposarmi chieggio. NOTE. St 13.V.6. Cuffie. Lacuffia d'acciaio eraun'ar 1 matura della testache si portavasotto Telmo. | St.14. V.68. Jlgran diavol, ecc.:nome dato ad uncannone di straordinariocalibro, appartenente al ducaAlfonso. St. 2 .V.7. Fiordispina diSpagna: è lagiovine figlia del reIfarsilio di cuifé' cenno allaSt. 39 del CantoXXII. T. 28.V.1. SiroccMa: soreUa. St. 29.V.4. Fisso: trafitto.Funta: puntura amorosa. St. 32.V.13.Ippolita: famosa amazzoneche com battè con Ercolee con Teseo.Argilla: la Ziliadi Plinio, notata sulleodierne mappe colnome di Arxilia, nelregno di Fez. St.36. V.57. Lamoglie di Nino:Semiramide.Mirra: figlia diCiniro. La Cretenae:Pasifae, mo glie di Minosre di Greta St.37. V.6. Dedalo:ingegnosissimo artefice ate niese, acui si attribuisconodai poeti diverseinvenzioni, fra le qualiil labirinto diCreta, d'onde uscivolando, con Icaro suofiglio. St. 42. V.6.Imaginoso: pieno divisioni. St. 45. V.5.Oinetto: cavallo di razzaspagnaola. St. 60. V.6.Un Fauno: nomedi una famigliadi divinità boscherecce. St. 62.V.18. Gli antichinon attribuirono mai tantapotenza alle Ninfe.Ma le Ninfenel medio evo diventarono fate. St.74. V.45. Bertolagi:era uno dellacasa di Ma ganza.Lanfusa: la madre diFerraU. St 75. V.6.Baiona: città diFrancia non lungi dalgolfo di Guascogna,nel dipartimento deiBassi Pi renei. ST. 81.V.3. Soggiorno: quiindugio. St. 83. V.56.Gli era Vavviso, ecc.: erasiingan nato nell'opinione di ritrovarla,ecc. St. 91. V.4.Ossedion: assedio. St. 93.V.4. Col ramo,ecc. Rammenta ilramo con cui Virgiliofingeche il; onnobagnò le tempiea Fa linuro perfarlo dormire. Lete:fiume delllnfemo, le acque delquale toglievano lamemoria del passato. St.97. V.56. Ilraro e helloaugel, ecc.: la fe nica, insegna diMarfisa. LirAia é ilcavaliere giunto oveì due diOlilibr4m5ELt" doTSTUessr vnluLi ailoro nomici. IMaanztìtì, uiiìtl tQninenTii ?< chi Eradi Morì, sonodisfatti, e idue pHffioni restuiolib"ii. M%lLìi;i;ridiLìhiEira il signìAcatc)delle tìura scolpitonlli fonCnii di M<rUno.Air ivi Ippalcaaeii/.iL Frontino "Rif gicro va conlei pot reitiperailo.Handricardo giiuis" iUi rontaaiL.Cam batti mentotra lui eUarflja, iai"irrotto daBo doizi>>nte, chodiapqna Marfl"a arecarci al c&tii|iQdi ign nuoto. RrLfieroviìx?. alU fjEi!iini,al ivi, per farM gi gioni, afìiadtj miaztilfa fra iguerrieri pagani. Malafigjli 'livido, fcaudo C(3nìncaatesiiiLiaIli::)iitanarDomUc"dij loof I quattroguorrìeri mtioTono v&imPulgL Cortesi rìoiiuc ebbeIVaiitiqua etade, Che levirtù, non leriedieze, amaro. Al tempono=5tro si ritrovaliradè A cai Ipili del gaEvdigao,altre" sìa c.uo. Maquelle che perlor vera boutade Nonseguou delle piùlo stile avaro, Viveoilù rhgnesoii d'eàier conleu te; Gloriosa eimmorcal poi chefiaa spente. Degna d' eterealaude è Bradamaute, Che nonamè tesar, nonamò impero " Mala virtù, ma Tanimo prestante MaFalta gentilezza diBuggiero; E meritò cheben le fosseamante Un cosi valorosocavaliero; £ per piacerea lei &cessecose Nei secoli avenir miracolose. Rnggier,come di sopra fa detto, Coiduo di Chiaramonteera venuto; Dico conAldigier, con Ricciardetto, Per dareai duo frateiprigioni aiuto. Vi dissiancor, che disuperbo aspetto Venire uncavaliere avean veduto, Cheportava laugei chesi rinnova, E sempreunico al mondosi ritrova. [ Comedi questi ilcavalier s accorse, Chestavan per ferirquivi su V ale,In provadisegnò di volerporse. Sballa sembianza aveanviirtude uguale. É divoi, disse loro,alcuno forse Che provarvoglia chi dinoi più vale. Acolpi 0 dellalancia o dellaspada, Finché Pun restiin sella, el'altro cada? 5 Sarei,disse Aldigier, teco,o volessi Menar laspada a cerco,o correr Tasta; Maun altra impresache, se quitu stessi Veder potresti,questa in modoguasta, Ch' a parlarteco, non checi traessi A corrergiostra, appena tempobasta; Seicento uomini alvarco, o più,attendiamo . Coi qua' d'oggi provarciobbligo abbiamo. 6 Pertor lor duode' nostri che prigioni Quinci trarran,pietade e amorn'ha mosso. E seguitònarrando le cagioni Cheli fece venircon l'arme indosso. Sigiusta è questaescusa che m' opponi, Disse ilguerrìer, che contraddirnon posso; E focerto giudici oche voi siate Trecavalier che pochipari abbiate. 7 Iochiedea un colpoo dui convoi scontrarme, Per vederquanto fosse ilvalor vostro; Ma quandoall' altrui spese dimostrarme Lo vogliate,mi basta, epiù non giostro. Vipriego ben, chepor con levostr'arme Quest'elmo io possae questo scudonostro; E spero dimostrar,se con voivegno, Che di talcompagnia non sonoindegno. ) Parmi vederch'alcun saper desia Ilnome di costui,che quivi giunto ARuggiero e a'compagni si offeria Compagno d'armeal periglioso punto. Costei(non più costuidetto vi sia) EraMarfisa, che diedel'assunto Al misero Zerbindella ribalda Vecchia Gabrìnaad ogni malsi calda. 9 Iduo di Chiaramontee il buonRuggiero L'accett&rvoleutier nella lorschiera, Ch' esser credeanocerto un cavalierej E non donzella,e non quellaeh' eli' era. Nonmolto dopo scoperseAldigiero, E veder ai compagni unabandiera Che facea l'auratremolare in volta, Emolta gente intomoavea raccolta. Stanza 7. 10E poi che piùlor fiir fattivicini, E che meglionotar l'abito moro. Conobbero chegli eran Saracini, Evidero i prigioniin mezzo a loroLegati, e trattisu piccol ronzini A'Maganzesi, percambiarli in oro. DisseMarfisa agli altri: Orache resta, Poiché sonqui, di cominciarla festa? 11 Ruggierrispose: Gli invitatiancora Non ci sontutti, e mancauna gran parte. Granballo s'apparecchia difare ora, E perchèsia solenne, usiamoogn'arte:Ma far nonponno omai lungadimora. Cosi dicendo, veggonoin disparte Venire itraditori di Maganza: Sieh' eran presso acominciar la danza. 12Gitmgean dalPuna partei Maganzesi, E conduceancon loro imuli carchi D'oro edi vesti ed'altri ricchi arnesi; Dal'altra, in mezzoa lance, spadeed archi, Venian dolentii duo germanipresi, Che si vedeanoessere attesi aivarchi; E Bertolagi, empioinimico loro, Udian parlarcol capitano Moro. 15Di qui naqueun error tragli assaliti, Che lorcausò lor ultimaruina. Da un latoi Maganzesi essertraditi Credeansi dalla squadrasaracina; Dall'altro, i Moriin tal modoferiti L'altra schiera chiamavanoassassina:E tra lorcominciar con fieraclade A tirare archi,e a menarlance e spade. stanzala 18 difiuovo il figliuol, quel d'Amone, Veduto il Maganzese,indugiar puote: La lanciain resta Tunoe T altro pone, Er uno eV altro iltraditor percuote. L'nn glipassa la panciae'I primo arcione, Er altro ilviso per mezzole gote. Cosi n'andasser pur tuttii malvagi, Come aquei colpi n'andòBertolagi. 14 Marfisa conRuggiero a questosegno Si muove e non aspettaaltra trombetta; Né primarompe l'arrestato legno. Chetre, l'un dopol'altro in terragtitta. Dell'asta di Huggierfu il Pagandegno,Che guidò glialtri, e uscidi vita infretta; E per quellamedesima con lui Unoed un altroandò nei regnibui. 16 Salta orin questa squadraed ora inquelli Ruggiero, e viane toglie or dieci orventi Altri tanti perman della donzella Diqua e di ne sonscemati e spentL Tantisi veggon girmorti di sella . Quanti netoccan le spadetaglienti, A cui dangli elmi e le corazzeloco, Come nel boscoi secchi legnial fuoco. 17 Semai d'aver vedutovi raccorda, 0 rapportatov' ha famaall' orecchie, Come,allorché '1 collegioai discorda, E vansiin aria afar guerra lepecchie. Entri fra lor la rondinellaingorda, E mangi euccida e guastineparecchie; Dovete immaginar chesimilmente Ruggier fosse eMarfisa in quellagente. 18 Non cosìRicciardetto e ilsuo cugino Fra ledue genti varìavandanza, Perché, lasciando ilcampo Saracino, Sol teneanl'occhio all'altro diMaganza. lì fratel diRinaldo paladino Con moltoanimo avea moltapossanza, E quivi raddoppiarglie la facea L'odioche centra aiMaganzesi avea. 19 Faceaparer questa medesmacausa Un leon fieroil bastardo diBuovo, Che con laspada senza indugioe pausa Fende ogn'elmo,o lo schiacciacome un ovt.. Eqnal persona nonsaria stata ausa, Nonsaria comparita unEttor nuovo, Marfisa avendoin compagnia eRuggiero, Ch' eran lascelta e '1fior d'ogni guerriero?20Marfisa tuttavolta combattendo, Spesso aicompagni gli occhirivoltava; E di lorforza paragon vedendo, Conmaraviglia tutti lilodava: Ma di Ruggierpur il valorstupendo E senza parial mondo lesembrava; E talor sicredea che fosseMarte Sceso dal quintocielo in quellaparte. SI Mirava quelleorrìbili percosse, Miravale nonmai calare infallo: Parea che contraBalisarda fosse Il ferrocarta, e nondoro metallo. Gli elmitagllaya e lecorazze grosse, E gliuomini fendea finsul cavallo, E limandava in partiuguali al prato, Tantoda Pun quantoda T altrolato. 22 Continuando lamedesma botta, XJecidea colsignore il cavalloanche. I capi dallespalle alzava infrotta, E spesso i busti dipartiadalP anche. Cinque epiù a uncolpo ne tagliòtalotta; E se nonche pur dubitoche manche Credenza alver, e hafaccia di menzogna. Dipiù direi; madi men dirbisogna. 23 H buonTurpin, che sache dice il vero,E lasciacreder poi quelch'all'uom piace,Narra mirabilcose di Ruggiero, Ch'udendolo, ildireste voi mendace. Cosiparea di ghiaccioogni guerriero Contra Marfisa,ed ella ardenteface: E non mendi Ruggier gliocchi a trasse, Ch ella dilui l'alto valormirasse. 27 Oltre unabuona qjuautità d'argento Chein diverse vasellaera formato, Ed alcunmuliebre vestimento. Di lavorobellissimo fregiato, E perstanze reali unparamento D'oro e diseta in Fiandralavorato, Ed altre cosericche in copiagrande; Fiaschi di vintrovar, pane evivanda. 28 Al trardegli elmi, tuttivider come Avea lordato aiuto unadonzella. Fu conosciuta all'aureecrespe chiome. Ed allafaccia delicata ebeila. L'onoran molto, epregano che'l nome Digloria degno nonasconda; ed ella. Chesempre tra gliamici era cortese, Adar di notizia non contese. 29Non si ponnosaziar di riguardarla; Che talvista Pavean nellabattaglia. Sol mira ellaRuggier, sol conlui parla; Altri nonprezza; altri nonpar che vagli.! Vengono i servi intantoad invitarla Coi compagnia goder lavettovaglia, Ch'apparecchiataavean sopra unafonte Che difendea dalraggio estivo unmonte. 24 E s' ellaluì Marte stimatoavea, Stimato egli avrialei forse Bellona, Seper donna cosìla conoscea. Come pareail contrario allapersona. E forse emulaziontra lor nascea Perquella gente misera,non buona. Nella cuicarne e sanguee nervi edossa Fan prova chidi lor abbiapiù possa. 25 Bastòdi quattro l'animoe il valore Afar eh' un campoe l'altro andasserotto. Non restava arme,a chi fuggia,migliore Che quella che si portapiù di sotto. Beatochi il cavalloha corridore; Ch'in prezzonon ò quiviambio trotto: Echi non hadestrier, quivi s' avvede Quanto ilmestier dell'armi étristo a piede. 2(5Biman la predae'I campo aivincitori. Che non éfante o mulattierche restì. Là Maganzesi,e qua fuggonoi Mori; Quei lascianoi prigion, lesome questi. Furon, conlieti visi epiù coi cori, Malagigi eViviano a scioglierpresti:Non fur mendiligenti a sciorrei paggi, E porle some interra e icarriaggi. 30 Era unadelle fonti diMerlino, De le quattrodi Francia dalui fatte. D'intorno cintadi bel marmofino Lucido e terso,e branco piùche latte. Quivi d'intagliocon lavor divino AveaMerlino immagini ritratte: Direste chespiravano; e, seprive Non fossero divoce, ch'eran vive. 31Quivi una bestiauscir della foresta Parea, dicrudel vista, odiosae brutta, Ch' aveaP orecchie d'asino,e la testa Dilupo e identi, e per gran fameasciutta: Branche avea dileon; P altroche resta, Tutto eravolpe; e pareascorrer tutta E Franciae Italia eSpagna ed Inghilterra, L'Europa el'Asia, e alfintutta la terra. 32Per tutto aveagenti ferite emorte. La bassa plebee i piùsuperbi capi: Anzi nuocerparea molto piùforte A re, asignori, a principi,a satrapi. Peggip faceanella romana corte, Chev' avea uccisicardinali e papi:Contaminato aveala bella sede DiPietro, e messoscandol nella Fede. 33Par che dinanzia questa bestiaorrenda Cada ogni muro,ogni ripar chetocca. Non si vedecittà che sidifenda: Se l'apre incontraogni castello erocca. Par che aglionor divini ancos'estenda, E sia adoratadalla gente sciocca, Eche le chiavis' arroghi d'avere Del ciele dell'abisso insuo potere. 34 Poisi vedea d'imperialealloro Cinto le chiomeun cavalier venire Contre giovani apar, che igigli d'oro Tessuti aveannel lor realvestire; E, con insegnasimile, con loro Parcaun leon centraquel mostro uficire. Avean lornomichi soprala testa . E chirei lembo scrittodella vesto. Stanza 25. 35L'un eh' aveafin air elsanella pancia La spadaimmersa alla malignafera, Francesco primo, aveascritto, di Francia:Massimiliano d'Austriaa par secoera; E Carlo quinto,imperator, di lancia Aveapassata il mostroalla gorgiera; E l'altroche di straigli figge ilpetto. L'ottavo Enrigo d'Inghilterraè detto. 36 Decimoha quel leonscritto sul dosso, Ch'aibrutto mostro identi ha negliorecchi; E tanto l'hagià travagliato escosso. Che vi sonoarrivati altri parecchi. Parca delmondo ogni timorrimosso; Ed in emendadegli errori vecchi Nobilgente accorrea, nonperò molta. Onde allabelva era lavita tolta. 37 Icavalieri stavano eMarfisa Con desiderio diconoscer questi, Per lecui maui erala bestia uccida Chefatti avea tantiluoghi atri emesti Awengachè la pietrafosse incisa Dei nomilor, non eranmanifesti. Si pregavan tralor, che, sesapesse L'istoria alcuno, aglialtri la dicesse. 38Voltò Viviano aMalagigi gli occhi, Che stavaa udire, enon £Etcea lormotto:A te, disse,narrar l'istoria tocchi, Ch'esser nedèi, per quelch'io vegga, dotto. Chison costor checon saette estocchi E lancie emorte han l'animaicondotto? Rispose Malagigi: Nonè istoria Di ch'abbiaautor fin quifatto memoria. 39 Sappiateche costor chequi scrìtto hanno Nelmarmo i nomi,al mondo mainon faro; Ma frasettecento anni visaranno, Con grande onordel secolo futuro. Merlino, il savioincantator britanno, Fé' far lafonte al tempodei re Arturo; Edi cose eh'al mondo hannoa venire, La fe'dabuoni artefici scolpire. 40Questa bestia crudeleusci del fondo Dello'nfemo a queltempo che farfatti Alle campagne itermini, e fail pondo Trovato ela misura, escritti i patti. Manon andò aprincipio in tutto'1 mon lu:Di lasciò moltipaesi intatti. Al temponostro in moltilochi sturba; Ma ipopolari offende ela vii turba. 41Dal suo principioinfin al secolnostro Sempre è cresciuto,e sempre andràcrescen l;:Sempre crescendo,al lungo andarfia il mostro 11maggior che maifosse e Iopiù orrendo. Quel Piton,che per cartee per inchiostro S' ode chefu orribilee stupendo, Alla metàdi questo nonfu tutto. Né tantoabbominevol sibrutto. 42 Farà stragecrudel, saràloco Ohe non guasti,contamini ed infetti:Equanto mostra lascultura, é poco De' suoinefandi e abbominosieffetti. Al mondo, digridar mercé giàroco, Questi, dei qualii nomi abbiamoletti, Che chiari splenderanpiù che pircpo, Verranno a dare aiutoal maggior aopo. 45E quindi scenderànel ricco piano DiLombardia, col fiordi Francia intomo; Esi r Elveziospezzerà, eh' invano Faràmai più pensierd'alzare il corno. Congrande e dellaChiesa, e dellMspano Campo edel fiorentin vergognae scorno, Espugnerà ilCastel che primastato Sarà non espugnabilestimato. ""' ' "N¦ 43 Alla feracrudele il piùmolesto Non sarà diFrancesco il rede' Franchi:E benconvien che moltiecceda in questo, Enessun prima epochi n'abbia a' fianchi; Quando insplendor real, quandonel resto Di virtùfarà molti parermanchi, Che già parvercompiuti; come cede Tostoogn' altro splendor, che'lsol si vede. 46Sopra ogn' altr' arme adespugnarlo, molto Più glivarrà quella onorataspada, Con la qualprima avrà divita tolto Il mostrocorruttor d'ogni contrada. Convien eh'innanzi a quellasia rivolto In fugaogni stendardo, oa terra vada; Néfossa ripar grosse mura Possanda lei tenercittà sicura. 44 L'annoprimier del fortunatoregno. Non ferma ancorben la coronain fronte, Passerà l'Alpe,e romperà ildiseguo Di chi all'incontroavrà occupato ilmonte; Da giusto spintoe generoso sdegno. Chevendicate ancor nonsiano l'onte Che dalfuror da paschie mandre uscito L'esercito diFrancia avrà patito. 47Questo Principe avràquanta eccellenza Aver feliceimperator mai debbia: L'animo delgran Cesar, laprudenza Di chi mostrollaa Trasimeno ea Trebbia Con lafortuna d'Alessandro, senza Cuisaria famo ognidisegno, e nebbia. Sarà liberal, ch'iolo contemplo Qui nonaver paragon esemplo. 48 Cosidiceva Malagigi, emesse Desire a'cavalier d'avercontezza Del nome d'alcunaltro ch'uccidesse L'infemal bestia,uccider gli altriavvezza. Quivi un Bernardotra' primi si lesse, CheMerlin molto ne' suoiscritti apprezza. Pia notaper costui, dicea,Bibiena, Quanto Fiorenza suavicina e Siena. stanza41. 49 Non mettepiede innanzi ivipersona A Sismondo, aGiovanni, a Ludovico:UnGonzaga, un Salviati,un d'Aragona, Ciascuno albrutto mostro aspronimico. V è FrancescoGonzaga, abbandoni Lesue vestigie ilfiglio Federico; Ed ha il cognatoe il geaerovicino, Quel di Ferrara,e quel ducad'Urbino. 51 Duo Ercoli,duo Ippoliti daEste, Un altro Ercole,un altro Ippolitoanco Da Gonzaga, de' Medici,le peste Seguon delmostro, e l'han,cacciando, stas Né Giulianoal figliuol, par che reste Ferrante alfratel dietro; che manoo Andrea Doriasia pronto; néche lassi Francesco Sforza,ch'ivi uomo Iopassi. 52 Del generoso,illustre e chiarosangue D'Avalo vi sondui c'han perinsia Lo scoglio, chedal capo aipiedi d'angie Par chel'empio Tifeo sottosi teerna Non édi questi duo,per fare essngue L'orribil mostro,chi più innanzivegna: L'uno Francesco diPescara invitto, L'altro Alfonsodel Vasto aipiedi ha scritte 53Ma Consalvo Ferranteove ho lasciato, L'Ispano onor,ch'in tanto pregiov'eri. Che fu daMalagigi si lodato, Chepochi il pareggiardi quella schiera? Guglielmo sivedea di Monferrato Fra queiche morto aveanla bratta fera: Ederan pochi, versogl'infiniti Ch'ella v'avea chimorti e chiferiti. 54 In giuochionesti e parlamentilieti, Dopo mangiar, speseroil caldo giorno. Corcati sufinissimi tappeti Tra gliarbuscelli oad'era ilrivo aiomo. Malagigi eVivian, perché quieti Piùfosser gli altri,tenean l'arme intomo; Quando unadonna senza compagnia Vider, cheverso lor rattovenia. 55 Questa eraquella Ippalca, acui fa tolto Frontino, ilbuon destrier, daRodomonte. L'avea il diinnanzi ella seguitomolto, Pregandolo ora, oradicendogli onte; Ma nongiovando, avea ilcammin rivolto Per ritrovarRuggiero in Agrismonte Tra viale fu, nonso fifià come,detto Che quivi iltroveria con Ricciardetto. 50 Dell'undi questi ilfiglio Guidobildo Non vuolche'l padre och'altri aidietro ilmtta. Con Ottobon delEliseo, Sinibaldo Caccia lafera, e vandi pari infretta. Luigi à% Gazaloil ferro caldo Fattonel collo leha d'una saetta Checon l'arco glidie Febo, quandoanco Marte la spadasua gli messeal fianco. 56 Eperché il luogoben sapea (chev'er Stata altre volte),se ne venneal dritto Alla fontana;ed in quellamaniera Ve lo trovò,ch'io v'ho disopra scritto. Ma comebuona e cautamessaggiera. Che sa meglioeseguir che nonl'é ditto, Quando videil fratel diBradamante, Non conoscer Rugierfece sembiante 57 A, Ricciardetto tattarÌTol tosse, Si come drittamentea lui yenisse:Equelf che laconobbe, se lemosse Incontra, e dimandòdove ne gisse. Elia,disancora avea leluci rosse Del piangerlungo, sospirando disse: Madisse forte, acciòche fosse espresso ARuggero il suodir, che gliera presso. 58 Mitraea dietro, disse,per la briglia. Comeimposto m'avea la tuasorella. Un belcavallo e buonoa meraviglia, Ch'ella moltoama, e cheFrontino appella; E l'aveatratto più ditrenta miglia Verso Marsiglia,ove venir debb'ella Frapochi giorni, edove ella midisse ChMo l'aspettassi finchévi venisse. 59 Era sibaldanzoso il credermio, Ch'io non stimavaalcun di corsi saldo, Che mel'avesse a tor,dicendogli io, Ch'era dellasorella di Rinaldo. Havano il miodisegno ier m' uscio, Cheme lo tolseun Saracin ribaldo; Néper udir di chi Frontinofusse, A volermelo renderes'indusse. 60 Tutto ierie oggi l'hopregato; e quando Hovisto uscir prieghie minacele invano, Maledicendol moltoe bestemmiando, L'ho lasciatodi qui pocolontano, Dove il cavalloe moltoaffannando. S'aiuta, quanto può,con l'arme inmano Contra un guerriereh' in taltravaglio il mette, Chespero ch'abbia afar le mievendette. 61 Ruggiero a quel parlarsalito in piedi, Ch'avea potutoappena il tuttoudire, Si volta aRicciardetto, e permercede E premio eguiderdon del benservire (Prieghi aggiungendo senzafin) gli chiede Checon la donnasolo il lascigire Tanto, che '1Saracin gli siamostrato, Ch'a lei dimano ha il buon destrierlevato. 62 A Ricciardetto,ancorché discortese 11 concederaltrui troppo paresse Diterminar le a debite imprese. Alvoler di Ruggierpur si rimesse:Equel licenzia daicompagni prese, E conIppalca a ritornarsi messe. Lasciando a quei cherimanean stupore. Non maravigliapur del suovalore. B Poi chedagli altri allontanatoalquanto Ippalca l'ebbe, glinarrò eh' adesso Era mandata dacolei che tanto Aveanel core ilsuo valore impresso:E,senza finger più,seguitò quanto La suadonna al partirle avea commesso:Eche se dianziavea altrimente detto. Perla presenzia fudi Ricciardetto. stanza 57. 64Disse, che chile avea toltoil destriero, Ancor dettol'avea con moltoorgoglio:Perchè so che'1 cavallo édi Ruggiero, Più volentierper questo telo toglio. S'egli diracquistarlo avrà pensiero. fa*gli saper(eh' asconder nongli voglio) Ch' ioson quel Rodomonte,il cui valore Mostraper tutto '1mondo il suosplendore. 65 Ascoltando, Raggiermostra nel volto Diquanto sdegno accesoil cor glisia; Si perchè caroavria Frontino molto, Si perchèvenia il donoonde venia, Sì perchèin suo dispregiogli par tolto. Vedeche hiasmo edisonor gli fia, Setorlo a Rodomontenon s affretta, E sopralui non fadegna vendetta. stanza 63. 6()La donna Ruggierguida, e nonsoggiorna; Che por lobrama col Paganoa fronte: E giungeove la stradafa duo corna; Lunva giù alpiano, e l'altrova su almonte:E questo equel nella vallearitorna, Dov'ella avea lasciatoRodomonte. Aspra, ma breveera la viadel colle; L'altra piùlunga assai, ma piana emolle. 67 II desiderioche conduce Ippalca, D'aver Frontinoe vendicar Voltraggio, Fa che '1sentier della montagnacalca, Onde molto piùcorto era ilviaggio. Per r altraintanto il red'Algier cavalca Col Tartaroe cogli altriche detto aggelo; Egiù nel pianla via piùfacil tiene, Né conRuggier ad incontrarsi viene. 68 Giàson le lorquerele differita Finché soccorso adAgramante sia (Questo sapete);ed han d'ognilor lite La cagion,Dorallce, in compagnia. Ora ilsuccesso dell'istoria udite. Allafontana è lalor dritta via, OveAldigier, Marfisa, Ricciardetto, Malagigi eVivian stanno adiletto. b9 Marfisa a'prieghide' compagni area Veste dadonna ed ornamentipresi. Di quelli eh' aLanfusa si credea Mandare iltraditor de' Maganzesi:Ebenché veder rarosi solca Senza Vusbergo e glialtri buoni arnesi, Purquel seli trasse; ecome donna, A'prieghi lorlasciò vedersi ingonna. 70 Tosto chevede il TartaroMarfisa, Per la credenzae ha diguadagnarla, In ricompensa ein cambio uguals'avvisa Di Doralice, aRodomonte darla; Si comeamor si reggaa questa guisa. Chevender la suadonna o permutarla Possa l'amante, a ragions'attrista, Se quando unane perde, unan' acquista. 71 Perdunque provvedergli didonzella, Acciò per quest' altra siritegna, Marfisa che glipar leggiadra ebella, E d'ogni cavalierfemmina degna, Come abbiaad aver questa,come quella Subito cara,a lui donardisegna; E tutti icavalier che conlei vede, A giostraseco ed abattaglia chiede. 72 Malagigie Vivian, chel'arme aveano Come perguardia e sicurtàdel resto, Si mosserodal luogo ovesedeano, L'un come l'altroalla battaglia presto, Perchè giostrarcon amenduo credeano; Mar African, che non veniaper questo, Non ne fé' segnoo movimento alcuno:Siche la giostrarestò lor contrauno. 73 Vìnano èil primo, econ gran corsi muove, E nelvenire abbassa anasta grossa; E'I Repagan dalle famoseprove, DalP altra partevien con maggiorpossa. Dirizza V unoe V altro,e senza dove Credemeglio fermar l'asprapercossa. Viviano indamo all'elmoil Pagan fere; Chenon lo fapiegar, nonché cadere. 74II Re pagan,eh' avea più l'asta dura, Fé'0 scudo aVivian parer dighiaccio £ fuor disella in mezzoalla verdura. Air erbee ai fioriil fé' caderein braccio. Vien Malagigi,e ponsi inavventura Di vendicare ilsuo fratello avaccio; Mapoi d'andargli appressoebbe tal fretta, Chegli fé' compagniapiù che vendetta. 75L'altro fratel fuprima del cugino Coli' armeindosso, e suldestrier salito; E disfidato,centra il Saracino Venne ascontrarlo a tuttabriglia ardito. Risonò ilcolpo in mezzoall'elmo fino Di quelPagan sotto lavista un dito:Volòal ciel l'astain quattro tronchirotta; Ma non mosseil Pagan perquella botta. 76 IIPagan feri luidal Iato manco; Eperchè il colpofu con troppaforza. Poco lo scudoe la corazzamanco Gli valse, ches' aprir comeuna scorza. Passò ilferro crudel l'omerobianco: Piegò Aldighier feritoa poggia ead orza; Tra fioried erbe alfinsi vide avvolto, Rosso sul'arme, e pallidonel volto. 77 Conmolto ardir vienRicciardetto appresso:E nelvenire arresta sigran lancia, Che mostraben, come hamostrato spesso, Che degnamenteè paladin diFrancia: Ed al Paganne facea segnoespresso, Se fosse statopari alla bilancia; Masozzopra n'andò, perchèil cavallo Gli caddeaddosso, e nongià per suofallo. 78 Poich'auro cavaliernon si dimostra. Ch'ai Paganper giostrar voltila fronte. Pensa aver guadagnato dellagiostra La donna, evenne a leipresso alla fonte, Edisse: Damigella, setenostra. S'altri non èper voi ch'insella monte. Noi potetenegar, fameiscusa; Che di ragiondi guerra cosis'usa. 79 Marfisa, alzaudocon un visoaltiero La faccia, disse: Iltuo parer moltoerra. Io ti concedoche diresti ilvero, Ch' io sareitua per laragion di guerra, Quando miosignor fosse ocavaliero Alcun di questich'hai gittato in tena.Io suanon son: d'altri son, chemia; ' Dunque metolga a mechi mi desia. stanza76. 80 So scudoe lancia adoperareanch'io, E più d'uncavaliero in terraho posto. Datemi l'arme,disse, e ildestrier mio Agli scudierche l'ubbidirò tosto. Trassela gonna, edin farsetto uscio; Ele belle fattezzee il bendisposto Corpo mostrò, eh'in ciascuna suaparte, Fuorché nel viso,assimigliava a Marte. 81Poi che fuarmata, la spadasi cinse, E suldestrier montò d'unleggier salto; E quae trevolte e piùlo spinse, E quincie quindi fé' girarein alto; E poi,sfidando il Saracino,strinse La grossa lancia,e cominciò l'assalto. Tal nelcampo troian Pentesilea Contra iltessalo Achille esserdovea.82 Le lancieìnfin al calcesi fiaccare, A quelsuperbo scontro, comevetro; Né però chile corsero, piegaro, Chesi notasse, undito solo addietro. Marfisa, chevolea conoscer chiaro S'apiù stretta battagliasimil metro Le servirebbecontra il fierPagano, Se gli rivolsecon la spadain mano. 88 Ranieroin questo mezzoavea seguito Indarno Ippalcaper la via delmonte; E trovò, giuntoal loco, chepartito Per altra viase n' eraRodomonte:E pensando chelungi non eraito, E che 1sentier tenea drittoalla fonte, Trottando infretta dietro glivenia Per Torme cheranfresche in saI& via. 83 Bestemmiòil cielo egli elementi ilcrudo Pagan, poiché restarla vide insella; Ella, che glipensò romper loscudo. Non men sdegnosacontra il cielfavella. Già l'uno el'altro ha inmano il ferronudo, E su lefatai arme simartella: L'arme fatali hanparimente intomo, Che mainon bisognar piùdi quel giorno. 84Si buona òquella piastra equella maglia, Che spadao lancia nonle taglia ofora: Sì che poteaseguir l'aspra battaglia Tutto quelgiorno, e l'altroappresso ancora. Ma Rodomontein mezzo lorsi scaglia, E riprendeil rivai delladimora. Dicendo: Se battaglia purfar vuoi, Finiam'la cominciataoggi fra noi. 85Facemmo, come sai,triegua con patto Didar soccorso allamilizia nostra. Non dobbiam,prima che siaquesto fatto, Incominciare altrabattaglia o giostra. India Marfisa, riverentein atto, Si volta,e quel messaggiole dimostra; E leracconta come eravenuto A chieder lorper Agramante aiuto. saLa priega poi,che le piaccianon solo Lasciar quellabattaglia o differire, Mache voglia inaiuto del figliuolo Delre Troian conessi lor venire; Ondela fama suacon maggior volo Potràfar meglio infinal ciel salire, Cheper querela dipoco momento Dando atanto disegno impedimento. 87 Marfisa,che fu sempredisiosa Di provar queidi Carlo aspada e alancia; Né l'avea indottaa venire altracosa Di si lontanaregione in Francia, Senon per essercerta se famosa Lornominanza era pervero o ciancia; Tosto d'andarcon lor partitoprese, Che d'Armante ilgran bisogno intese. 89Volse che Ippalcaa Montalban pigliasse Lavia, ch'una giornataera vicino; Perché s'aliafontana ritornasse. Si tornatroppo dal drittocammino. E disse alei, che giànon dubitasse Che non s'avesse aricovrar Frontino:Ben lefarebbe a Montalbano,o dove Ella sitrovi, udir tostole nuove. 90 Ele diede lalettera che scrisse InAgrismonte, e chesi portò inseno; E molte cosea bocca ancole disse, E lapregò che Tescusasse appieno. Nella memoriaIppalca il tuttofisse; Prese licenzia, evoltò il palafreno; Enon cessò labuona messaggiera, Ch'in Montalbansi ritrovò lasera. 91 Seguia Ruggieroin fretta ilSaracino Per l'orme ch'appariannella via piana; Manon lo giunseprima che vicino ConMandricardo il videalla fontana.Già promesso s'aveanche per cammino L'unnon farebbe all' altrocosa strana, Né fineh' al camposi fosse soccorso, Acui Carlo eraappresso a porreil morso. 92 Quivigiunto Ruggier, Frontinconobbe, E conobbe perlui chi addossogli era; E sula lancia fé' lespalle gobbe, E sfidòl'African con vocealtiera. Rodomonte quel fé'più cheGiobbe, Poiché domò lasua superbia fiera, Ericusò la pugna,eh' avea usanza Di sempreegli cercar conogni instanza. 93 IIprimo giorno el'ultimo, che pugna Mairicusasse il Red'Algier, fa questo; Matanto il desiderioche si giugna Insoccorso al suoRe gii pareonesto, Che se credesseaver Ruggier nell'ugna Piùche mai lepreil pardo isnelloe presto. Non sivorria fermar tantocon lui, Che fèsseun colpo dellaspada o dai. 4Agglangi che sapeacVera Raggiero, Che seco,per Frontin faceahittaglia, Tanto famoso, ch'altrocavaliero Non è eh' apar di laidi gloria saglia; L'nomche hramato hadi saper, pervero Esperimento, quanto inarme vaglia: Eppur nonvuol seco accettarl'impresa; Tanto l'assedio delsuo Re glipesa. 95 Trecento migliasarehhe ito emille, Se ciò nonfosse, a comperartal lite; Ma sel'avesse oggi sfidatoAchille, Più fatto nonavria di quelch'udite:Tanto aquel punto sottole faville Le fiammeavea del suofuror sopite. Narra aRuggier perchè pugnarifiuti:Ed anco ilpriega che l'impresaaiuti; 96 Che, facendol,farà quel chefar deve Al suoSignore un cavalierfedele. Sempre che questoassedio poi sileve, Avran hen tempoda finir querele. Rujer risposea lui: Mi saràlieve Differir questa pugnafinchò de le Porzedi Carlo sitreggia Agramantej Purché mirendi il mioFrontino innante. 97 Sedi provarti e' haifatto gran fallo, Efatto hai cosaindegna ad unuom forte, D'aver toltoa una donnail mio cavallo,• Vuoi eh' ioprolunghi finché siamo'n corte, Lascia Frontino,e nel mioarhitrio dallo. Non pensarealtrimente, ch'io sopporte Chela battaglia quitra noi nonsegua, 0 ch'io tifEiccia sol d'un' oratriegua. 98 Mentre Ruggieroall'African domanda 0 Frontino,o battaglia alloraallora; E quello inlungo e l'unoe l'altro manda, Névuol dare ildestrier, fardimora; Mandricardo ne vienda un' altrabanda, E mette incampo un'altra liteancora. Poiché vede Ruggierche per insegna Portal'augel che sopragli altri regna. 99Nel campo azzurl'aquila bianca avea. Chede' Troiani ful'insegna bella:Perchè Ruggierl'origine traea Dal fortissimoEttór,portavaquella.MaquestoMandricardonon sapea, Né vuolpatire, e grandeingiuria appella, Che nelloscudo un altrodebba porre L'aquila biancadel famoso Ettorre. 100Portava Mandricardo similmente L' augel cherapi in IdaGanimede. Come l'ebbe queldi, che fuvincente Al Castel periglioso,per mercede. Credo visia con l'altreistorie a mente; Ecome quella Fatagli lo diede Contutte le bell'armeche Vulcano Avea giàdate al cavaliertroiano. 101 Altra voltaa battaglia eranostati Mandricardo e Ruggiersolo per questo:Eper che cisofosser distornati, Io noidirò; che giàv' è manifesto. Dopo nons'eran mai piùraccozzati. Se non quiviora; e Mandricardopresto, Visto lo scudo,alzò il superbogrido Minacciando, e aRuggier disse: Io tisfid. 102 Tu lamia insegna, temerario,porti; Né questo èil primo ch'io te l'hodetto. E credi, pazzo,ancor ch'io teicomporti, Per una voltach'io t'ebbi rispetto? Mapoiché minacce conforti Ti pdnquesti follia levardel petto, Ti mostreròquanto miglior partito T'erad'avermi subito ubbidito. 103Come ben riscaldatoarido legno A picciolsoffio subito s' accende; Cosi s'avvampadi Ruggier losdegno Al primo mottoche di questointende. Ti pensi, disse,farmi stare alsegno, Perchèquest'altroancor meco contende? Mamostrerotti ch'io sonbuon per torre Frontino alui, lo scudoa te d'Ettorre. 104 Un'altravolta pur perquesto venni Teco abattaglia, e nonè gran tempoanco; Ma d'ucciderti allorami contenni, Perchè tunon avevi spadaal fianco. Questi fattisaran, quelli furcenni; E mal saràper te queiraugel bianco, Ch'antiqua insegnaè stata di mia gente: Tute l'usurpi; io'lporto giustamente. 105 Anzit'usurpi tu l'insegnamia, Rispose Mandricardo; etrasse il brando. Quello chepoco innanzi perfollia Avea gittate allaforesta Orlando. Il buonRuggier, che disua cortesia Non puònon sempre ricordarsi,quando Vide il Paganeh' avea tratto laspada. Lasciò cader lalancia nella strada. 106 Etutto a untempo Balisarda strìnge, Labaona spala, e meMo scudoimbraccia: Ma l'Africano inmezzo il destrìerspinge, E Marfisa conlui presto sicaccia; E r unoquesto, e Valtro quel respinge, Epriegano amendui chenon si faccia. Rodomonte siduol che rottoil patto Due volteha MandricarJo, chefu fatto. 107 Prima,credendo d'acquistar Marfisa. Fermato s' eraa far piùd una giostra Or,per privar Ruggierd una divisa, Dicurar poco ilre Agramante mostra. Sepur, dicea, dèifare aquestagnisa,Finiamprima tra noila lite nostra, Conveniente epiù debita assai, Ch'alcuna diquest'altre che preseha Stanza 116. 108 Contal condizìon fuscabilita La triegua equisto accordo eh' èfra nui. Come lapugna teco avròfinita, Poi del destrìerrisponderò a costui. Tudel tuo scudo,rimanendo in vita, Lalite avrai daterminar con lui; Mati darò dafar tanto, mispero, Che non n'avanzeràtroppo a Ruggiero. 109La parte cheti pensi, nonn'avrai (Rispose Mandricardo aRodomonte):Io te nedarò più chenon vorrai, E tifarò sudar dalpie alla fronte:Eme ne rimarràper darne assai (Comenon manca mail'acqua del fonte) Eda Ruggiero, eda mill'altri seco, Ea tutto ilmondo che lavoglia meco. 110 Moltiplica van l'iree le parole Quandoda questo equando da quellato. Con Rodomonte econ Ruggier lavuole Tutto in untempo Mandricardo irato. Ruggier, eh'oltraggio sopportar nonsuole, Non vuol piùaccordo, anzi litigioe piato. Marfisa orva da questoor da quelcanto Per riparar, manon può solatanto. Ili Come ilvillan, se fuorper l'alte sponde Trapela ilfiume, e cercanuova strada, Frettoloso avietar ohe nonaffonde I verdi paschie la speratabiada, Chiude una viaed un'altra, esi confonde; Che se ripara quinci chenon cada, Quindi vedelassar gli arginimolli, E fuor l'acquaspicciar con piùrampolli: 112 Cosi, mentreRuggiero e Mandricardo ERodomonte son tuttisozzopra, Ch ognun vuoldimostrarsi più gagliardo, Edai compagni rimanerdi sopra; Marfisa adacchetarli ave riguardo, Es affatica, e perdeil tempo eTopra: Che, come nespicca uno eio ritira, Gli altriduo risalir vedecon ira. 113 Marfisa,che volea porglid'accordo, Dicea: Signori,udite il mioconsiglio: Differire ogni liteè buon ricordo, FinchAgramante sia fuordi periglio. S' ognun vuoleal suo fattoessere ingordo, AnchMo conMandricardo mi ripiglio; EvoWedere alfin seguadagnarme. Com'egli ha detto,è buon perforza d'arme. Stanza 121. 114Ma se si de'soccorrere Agramante, Soccorrasi, etra noi nonsi contenda. Per menon si staràd'andare innante, Disse Ruggier,purché '1 destriersi renda. O che mi diail cavallo (afar di tante Una parola),o che dame il difenda: Oche qui mortoho da restare,o ch'io In campoho da tornarsul destrier mio. 115Rispose Rodomonte: Ottenerquesto Nun fia cosi,come quell'altro, lieve. Eseguitò dicendo: Io tiprotesto Che, s' alcun dinnoil nostro Rericeve, Fia per tuacolpa; eh' ioper me nonresto Di fare atempo quelche far sideve. Ruggiero a quelpretesto poco bada; Ma,stretto dal furor,stringe la spada. 116Al Re d'AIgiercome cinghiai nscaglia E l'urta conlo scudo econ la spalla; Ein modo lodisordina e sbaraglia, Che fache d'una staffail pie glifalla. Mandricardo gli grida:0 la battaglia Differisci, Ruggfiero,o meco falla: Ecrudele e felloapiù che maifosse, Ruggier sull'elmo inquesto dir percosse. 117Fin sul colloal destrier Ruggiers'inchina, Né, quando vuoisi,rilevar si puote; Perchégli sopraggiunge lamina Del figlio d'Ulien,che lo percuote. Senon era ditempra adamantina, Fesso l'elmogli avria fintra le gote. ApreRuggier le maniper V ambascia; El'una il fìren,l'altra la spadalascia. 118 Se loporta il destrierper la campagna; Dietro gliresta in terraBalisarda. Marfisa, che queldi fatta compagna Segli era darme,par ch avvampi edarda, Che solo fraqueMuo cosi rimagna: Ecome era magnanimae gagliarda, Si drizzaa Mandricardo, ecol potere Chavea maggior,sopra la testail fere. 119 Rodomontea Rnggier dietrosi spinge: Vinto èFrontin, s' un' altra glin'appicca; Ma Ricciardetto conYivian si stringe, Etra Ruggiero e1Saracin si ficca. L'unourta Rodomonte, elo respinge, E daRnggier perforzalo dispicca;L'altro la spadasua, che fuViviano, Pone a Rnggier,già risentito, inmano. 120 Tosto che'lbuon Rnggiero inso ritoma, E cheVivian la spadagli appresenta, A vendicarT ingiuria non soggiorna, Everso il Red'Algier ratto s'avventa; Come illeon che toltosn le coma Dalbue sia stato,e che '1dolor non senta:Sisdegno ed iraed impeto l'affretta, Stimola esferza a farla sua vendetta. 124Avea Marfisa aMandricardo intanto Fatto sudarla fronte, ilviso e ilpetto; Ed egli aveaa lei fattoaltrettanto: Ma si l'usbergod'ambi era perfetto, Chemai poter &lsarloin nessun canto. Estati eran sinqui pari ineffetto; Ma in unvoltar che feceil sno destriero" Bisogno ebbe Marfisadi Ruggiero. 125 IIdestrier di Marfisain un voltarsi Chefece stretto, ov'era molle ilprato, Sdrucciolò in guisa,che non potèaitarà Di non tuttocader sul destrolato; E nel volerein fretta rilevarsi, DaBrigliador fu peltraverso urtato. Con cheil Pagan pococortese venne; Si checader di nuovogli convenne. 126 Rnggier,che la donzellaa mal partito Videgiacer, non differìil soccorso. Or chel'agio n' avea,poiché stordito Da lontan qnell' altro eratrascorso. Feri sn l'elmoil Tartaro; epartito Quel colpo gliavria il capocomeun torso, Se RuggierBalisarda avesse avuta, 0Mandricardo in capoaltra barbuta. 121 Ruggiersul capo alSaracin tempesta: E sela spada suasi ritrovasse. Che, comeho detto, alcominciar di questa Pugna,di man granfellonia gli trasse Micredo eh' a difenderela testa Di Rodomontel'elmo non bastasse, L'elmo chefece il Refar Babelle, Quando muoverpensò guerra allestelle. 122 La Discordia,credendo non potere Altroesser quivi checontese e risse, Névi dovesse maipiù luogo avere 0pace 0 triegua,alla sorella disse Ch'omai sicuramente arivedere 1 monachetti suoiseco venisse Lasciamle andare,e stiam noidove in fronte Ruggiero aveaferito Rodomonte. 123 Fuil colpo diRuggier di gran forza. Che fecein su lagroppa di Frontino Percuoter l'elmoe quella durascorza Di eh' avea armatoil dosso ilSaracino, E lui trevolte e quattroa poggia ead orza Piegar pergire in terraa capo chino; Ela spada egliancora avria perduta. Selegata alla mannon fosse suta. 127II Re d'Algier,che si risentein questo, Si volgeintomo, e Ricciardettovede; E si ricordache gli famolesto Dianzi, quando soccorsoa Ruggier diede. Alui si drizza; esaria stato presto Adargli del benfare aspra mercede, Secon grande artee nuovo incantotosto Non se glifosse Malagigi opposto. 128Malagigi, che sad'ogni malia Quel chene sappia alcunmago eccellente, Ancorché '1libro suo seconon sia, Con chefermare il soleera possente. Pur lascongiurazione, onde solia Comandare aidemonii, aveva amente: Tosto in corpoal ronzino unne constringe Di Doralice,ed in furorlo spinge. 129 Nel mansueto ubino,che sul dosso Aveala figlia delre Stordilano, Fece entrarun degli angeldi Minosse Sol conparole il fratedi Viviano:E quelche dianzi mainon s' era mosso, Senon quanto ubbiditoavea alla mano, Ord'improvviso spiccò inaria un salto Chetrenta pie fulungo, e sedidalto. 130 Fu grandeil salto, nonperò di sorte, Chene dovesse alcunperder la sella. sivide in alto,gridò forte (Che sitenne per morta)la donzella. Quel ronzin,come il Diavolse lo porte, Dopoun gran saltose ne vacon quella, pur gridasoccorso, in tantafretta, Che non Tavrebbe giunto unasaetta. 181 Dalia battagliail figlio d'Ulieno Silevò al primosuon di quellavoce; E dove furiavail palafreno, Per ladonna aiutar, n'andòveloce. Mandrìcardo di leinon fece meno:Ma,senza chieder loroo paci otregue, E Rodomonte eDoraiice segue. 132 Marfisaintanto silevò di terra; E tnttaardendo di disdegnoe d'ira, Credesi farla sua vendetta,ed erra; Ruggier, ch'avertal fin vedela guerra, Rugge comeun leon, nonchésospira. Ben sanno cheFrontino e Brìgb'adoro Giunger nonponno coi cavalliloro. 133 Ruggier nonvuol cessar finchédecisa Col Re d'Algiernon l'abbia delcavallo:Non vuol quietaril Tartaro Marfisa; Cheprovato a suosenno ancor nonhallo. la sua querelaa questa guisa Parrebbe all'unoe all'altro troppofallo. Di comune parerdisegno fassi Di chioffesi gli aveaseguire i passi. 134Nel campo saracinli troveranno. Quando nonpossa ritrovarli prima; Cheper levar l'assedioiti saranno, Prima che'1 Re diFrancia il tuttoopprima. drittamente se nevanno Già non andòRuggier co dibotto, Che non facesseai suoi compagnimotto. E se gliprefiferisce in ogniparte Amico, per fortunae buona efella:ludi lo priega(e lo facon héìV arte) Chesaluti in suonome la sorella; Equesto cosi bengli venne detto, néa lui die agli altrialcun sospetto. 136 E da lui,da Vivian, daMalagigi, Dal ferito Aldigiertolse commiato. lui, debitor sempre inogni lato. Marfisa aveasi il cord'ire a Parigi, Che'1 salutar gliamici avea scordato; Malagigi andòtanto e Viviano, pur lasalutaron ncavaliere, i tregiovani e illeone di que sta ottava, 8onquelli stessi designatia nome nelledue segnenti, cioè FrancescoI di Francia,Massimiliano d'Austria,Carlo V, ArrigoYlil dlnghilterra, eLeone X papa. "Rimane nn dabbio(scrive Giaointo Casella)per chè dia a tnttiquesti il vestimentotessuto a giglid'oro; il òhe aprima vista glifarebbe creder tuttidella real casa diFrancia. Per LeoneX codesta insegnadel giglio facilmente, perchéfiorentino e Medici;ma per gli altritre? Forse quiil giglio d'oroè quello impresso fiorino, preoa simbolo diliberalità. Il cavaliere coronato d'allorocredo che sianon Francesco diFmncia come intendono ipiù, ma TimperatoreMassimiliano; altrimentiesìì dovrebbe essereuno dei tregiovani, e quando l'Ariostoscriveva questo, avevapiù di cin quant'anni. " St.35. V.6. Gorgierat qui gola. .V.7. Fige, trafigge.St41. V.5 QwilPitont ecc.: nome diuno smi surato serpente che i mitologidissero generalo dalla Terradopo il diluvio,e ucciso daApollo. St. 44. V.78.Dal furor, ecc.: alludeagli Sviizeri, , sebbeneallora pastori ebifolchi, eransi armaticon tro le forze diFrancia. St. 45. V.78.Nella battaglia diMariemano, che il Trivulziochiamò battaglia digiganti.Espugnerà il castelloecc, quello diMilano. St. 47. V.45.Di chi mostrolla,ecc.: intende di Annibale,che sconfisse iRomani nei luoghiindicati. Con lafortuna ecc.: parlasi forsedella fortuna che arrideva al re Francesconel 1515, quandosali in trono,e l'Autore scrìveva questiversi. St. 48. V.57.Quivi un Bernardo yecc.: il cardi nale Bernardo Divìzioda Bibbiena, chescrisse la celebre commedia Calandra. St.49. V.23. ASiamondo ecc.: trecardinali, Si gismondoOomaga, Giovanni Salviati,Lodovico d'Ara gona. St. 50.V.1. Quidobaldo Hfiglio di FrancescoMaria. FIASCO scrive latin,l'Ar.) erano fratellLDm ""wM nacque quelGian Luigi cheperi nella coBrn%coiei i Doria. v.58.Luigi Gonzaga, amantedelle arai i dellapoesia. Mori a33 anni d'nnarehibiuriaCa. St. 51. V.1.Ercole I edErcole II, daehidi FeiraL due Ippolitisono il cardinalea cai VAriosto éùb il poemae l'altro purcardinale figlio d' AUbofte" t Lucrezia Borgia.v.23. Ercole Oonzmi.,aack' . L'altro Ippolitoò fratello diLeone X;;r" tesse iletterati, coltivò lelettere. St. 52. V.34.Lo scoglio, ecc.:risola dIhia I piedid angue: I poetifinsero che ieigaati avenss i piedid'angue, ossia terminasseroin ayvolmenti ar pontini,onde li disseroangttipedi. St. 53.V.14. Lo spagnuoloConsalvo detto Ofm Capitano. v.5.Guglielmo, marchese diHowaaau, della famiglia deiPaleologhi. St. 74. V.6Avaceio, subito. St. 81.V.78. Tal nelcampo troianPieniesUeaett. questa reginadelle Amazzoni fuadia<3ice éé'TwtIm contro iGreci, e piùvolte combattè conAddile. St. 91. V.8.Appresso a porreil mrso: rUtasi dare l'estrema sconfitta. St. 93. y. 5.Faville: qui s intendequella tmmt sottile ohericuopre la brace;e raetaforicameate It ivgioni che impedivanoRodomonte di accettarela tur" desiderata battagliacon Ruggiero. St. 100.V.2. L'augel, ee.:l'aquila. Ivi. Y. 34.n castello dellafata di 5ria;oomb ììh l'Ariosto alcanto XIV, Se.31. St. 111. V.7.Lassare; qui, per sctofflitrsL St. 124.y. 5. Falsarlo: qui guastarlo. St. 128.y. 14. Malagigiavea stadiato magiat Toledo, e laprofessava. St. 129. y. 3. Undegli angel diHiinosso: BBdto volo diquelli che ministranoa Minos, costituitoda Gìoh giudice nell'inferno. Canto XXVII. C Mandri&aplOf Rufrgiero,Rojlomoiité eMarÉlsap iiissguendoDoralice (giungono sottoParigi, ft.salgono Tesercito cristiaiio.e respintono Carlo dentrole mura. Ciòfatto, tonsano alle p rare d finti pare. 11re africano rittiettfl itelFarbitrio diT>oraUce lo sceglierefra Slanddianlo e Rodoraoirte;iii.sti d H fintato,onde si parteindi spettito, con disenfilo ditornarsene in Afrìpa;bi3 al loggia una serapresso un albergatoresulla Saona. Molti conciglidelle donne .sono MejlioimproTYi.so, eh' a pensarvi,usciti; ('Ile questo èfpeziale e propriodono Fra tanti etanti lor dalciel largiti: Ma pnòmal quel degliuouiini esser buono; Chematuro discorso nonaiti, Ove non s'abbiaa ruminarvi sopra Spesoalcun tempo emolto studio edopra. Parve, e nonfa però buonoil consiglio Di Malagigi,ancorché (come hodetto) Per questo digrandissimo periglioLiberasse il coginsno Ricciardetto. levare indiRodomonte e ilfiglio Del re Agrican,lo spirto aveaconstretto, Non avvertendo chesarebbon tratti Dove iCristian ne rimarriandisfatti. Ma se spazioa pensarvi avesseATOto, Creder si puòche dato similmente Alsno cugino avriadebito aiuto, Né fattodanno alla cristianagente. Comandare allo spirtoavria potuto, Ch allavia di levanteo di ponente Sidilungata avesse ladonzella, Che non nudisse Francia piùnovelia. Stanza 6. Cosi gliamanti suoi Pavrìanseguita, Come a Parigi,anco in ognaltro loco; Ma fuquest'avvertenza inavvertitaDaMalagigi, per pensarvipoco:E la Malignitàdal ciel bandita, Chesempre vorria sanguee strage efuoco, Prese la viadonde più Carloafflisse, Poiché nessuna ilmastro gli prescrìsse. palafren, eh' aveail demonio albs> Portò la spaventataDoralice, Che non potèarrestarla fiume, emanco Fossa, bosco, palude,erta o pendice, Finché permezzo il campoinglese e frtfco, £r altra moltitudinefautrice Deir insegne diCristo, rassegnata Non r ebbe alpadre suo redi Granata Bodomonte colfiglio dAgricane La segnitaroil primo giornoun pezzo, Che leyedean le spalle,ma lontane. Di yistapoi perderonla dasezzo, E venner perla traccia, comeil cane La lepreo il caprì'oltrovare avvezzo; Né sifermar, che foroin parte dove Dilei, eh' eracol padre, ebbononuove. Guardati, Carlo; cheti vien addosso Tantofuror, eh' ionon ti veggoscampo:Né questi pur;ma 1 reGradasso è mosso ConSacripante a dannodel tuo campo. Fortuna, pertoccarti fin airosso, Ti tolle aun tempo Tunoe l'altro lampo Diforza e disaper, che viveateco; E tu rimasein tenebre seicieco. W0 stanza 10,Io tidico d'Orlando edi Rinaldo; Che l'unoal tutto furiosoe folle. Al sereno,alla pioggia, alfreddo, al caldo, Nudova discorrendo ilpiano e'I colle:L'altrocon senno, nontroppo più saldo, D'appresso algran bisogno ti si tolle; Che,non trovando Angelicain Parigi, Si parte,e va cercandonevestigi. Un fudolente vecchioincantatore Gli fé' (come aprincipio vi sidisse) Creder per unfantastico suo errore, Checon Orlando Angelicavenisse: Onde di gelosiatocco nel core. Dellamaggior eh' amantemai sentisse, Venne aParigi; e comeapparve in corte, D'irein Bretagna glitoccò per sorte. 10Or, fatta labattaglia onde portonne Eglil'onor d'aver chiusoAgramante, Tornò a Parigi,e monister didonne; E case erocche cercò tuttequante. Se murata noné tra lecolonne, L'avria trovata ilcurioso amante. Vedendo alfinch'ella non v'é Orlando, Amenduo vacon gran disiocercando. 11 Pensò chedentro Anglante odentro a Brava Sela godesse Orlandoin festa ein giuoco; E quae perritrovarla andava, Né inquel la ritrovò in questoloco. A Parigi dinuovo ritornava, Pensando chetardar dovesse poco Dicapitare il Paladinoal varco; Ché'l suostar fuor nonera senza incarco. 12Un giorno oduo nella cittàsoggiorna Rinaldo; e poich'Orlando non arriva, Orverso Anglante, orverso Brava torna, Cercando sedi lui novellaudiva. Cavalca e quandoannotta equandoaggiorna,Alla fresca albae ali ardenteora estiva; E fk al lumedel sole edella luna Dugento voltequesta via, nonch'una. Stanza 15. 13 Mal'antiquo avversario, ilqual fece Eva All'interdetto pomealzar la mano ACarlo un giornoi lividi occhileva, Che'l buon Rinaldoera da luilontano; E vedendo larotta che poteva Darsiin quel puntoal popolo cristiano, Quanta eccellenziad'arme al mondofusse Fra tutti iSaracini, ivi condusse. 14Al re Gradassoe al buonre Sacripante, Ch'eran fatticompagni all'uscir fuore Dellapiena d' error casad' Atlante, Di venire insoccorso messe incore Alle genti assediated'Agramante, E a distruziondi Carlo imperatore: Ed egliper T incognitecontrade FeMor )a scorta,e agevolò lestrade. 15 Et adun altro suo diede negozio D'affrettar Rodomontee Mandrìcardo Per levestigie donde l'altrosozio A condur Doralicenon è tardo. Nemanda ancor unaltro, perchè inozio Non stia Marfisa Ruggier gagUardo: Machi guidò l'ultimacoppia, tenne La brigliapiù; quandogli altri, venne. 16La coppia diMarfisa e diRoggiero Di mezza orapiù tarda sicondusse; Peròch'astutamente l'angel nero. Volendoagli Cristian dardelle busse, Provvide chela lite deldestriero Per impedire ilsuo desir nonfusse; Che rinnovata sisaria, se giunto FosseRuggiero e Rodomontea on ponto. 17I quattro primisi trovaro insieme Ondepotean veder glialloggiamenti Dell'esercitooppresso e dichi'l preme, E lebandiere in cheferiano i venti:Siconsigliare alquanto; e fur l'estreme Conclusì'on deilor ragionamenti, Di dareaiuto, mal gradodi Carlo . Alre Agramante, edall'assedio trarlo. 18 Stringcnsiinsieme, e prendonola via Per mezzoove s'alloggiano iCristiani, Gridando, Africa eSpagna tuttavia; E siscoprirò in tuttoesser Pagani. Pel campo,arme, arme risonars'udia; Ma menar sisentir prima lemani:E della retroguardiauna gran frotta, Nonch'assalita sia, mafugge in rotta. 19L'esercito Cristian, mossoa tumulto, Sozzopra vasenza sapere ilh.tu>. Estima alcun chesia un usatoinsulto Che Svizzeri oGuasconi abbino fatto. Maperch'alia più parteè il casoocculto, S'aduna insieme ogninazion di fatto. Altria suon ditamburo, altri ditromba:Grande è '1rumore, e final ciel rimbomba 20II magno Imperator,fuorché la testa, Étutto armato, ei Paladini hapresso; E domandando vienche cosa èquesta, Che le squadrein disordine gliha messo; E minacciando,or questi orquelli arresta; E vedea molti ilviso o ilpetto fesso, \i\ altriinsanguinare o ilcapo o ilgozzo. Alcuu toruar coumano o bracciomozzo. 1 Giunge piùiunauzi, e neritrova molti Giacere interra, anzi invermiglio lago Nel propriosangue orribilmente involti, Négiovar lor pnòmedico mago; Evede dagli bustii capi sciolti, Ebraccia e gambecon crudele imago; Eritrova, dai primialloggiamenti Agli ultimi, pertutto uomini spenti. 2Dove passato era il piccoldrappello, Di chiara fama eternamentedegno, Per lunga rigaera rimaso quello Almondo sempre memorabilsegno. Carlo mirando vail crudel macello, Maraviglioso, epien d'ira edi sdegno:Come alcunoin cui dannoil fùlgur venne, Cercaper casa ognisentier che tenne. 23Non era agliripari anco arrivato Delre african questoprimiero aiuto, Che conMarfisa fu daun altro lato Lanimoso Ruggier sopravvenuto. Poi ch'unavolta o duel'occhio aggirato Ebbe ladegna coppia, eben veduto Qual viapiù breve persoccorrer fosse L'assediato signor,ratto si mosse. 24Come quando si fuoco allamina, Pel lungo solcodella negra polve Licenziosa fiammaarde e cammina Si,ch'occhio addietro apena se levoi ve; E qualsi sente poil'alta ruìna Che'l durosasso a%ì grossomuro solve Cosi Ruggieroè lléirfisa veniro, Etai nella battagliasi sentirò. .S.i stanza 1& i6Per lungo eper traverso afender teste Tncominciaro, etagliar braccia espalle Delle turbe chemal erano preste Ad'espedire e sgombrarloro il calle. Chiha notato ilpassar delle tempeste, Ch'una parted'un monte od'una valle Offerde, el'altra lascia; s'appresenti La viadi questi duofra quelle genti. 26Molti che dalfuror di Rodomonte Edi quegli altriprimi eran fuggiti. Dioringraziavan, ch'avea lorsi pronte Gambe concesse,e piedi siespediti; E poi dandodel petto edella fronte In Marfisae in Ruggier,vedean, scherniti, Come l'uom per star per fuggire, Alsuo fisso destinpuò contraddire. 27 Chifugge l'un pericolo,rimane Nell'altro, e pagail fio d'ossae di polpe. Cosìcader coi figliin bocca alcane Suol, sperando fuggir,timida volpe, Poiché lacaccia dell'antique tane Ilsuo vicin chele millecolpe, E cautamente confumo e confuoco Turbata l'ha danon temuto loco. 28Negli ripari entròde' Saracini Marfisa conRuggiero a salvamento. Quivi tutticon gli occhial ciel supini Dioringraziar del buonoavvenimento. Or non v'è più timorde' Paladini; Il piùtristo pagan nesfida cento; Ed éconcluso che senzariposo Si tomi a faril campo sanguinoso. 29 Corni,bussoni, timpani moreschi Empiéno ilciel di formidabilsuoni:Nell'aria tremolare aiTenti freschi Si veggonle bandiere ei gonfaloni. Dall'altra partei capitan Carleschi Stringon conAlamanni e conBritoni Quei di Francia,d'Italia e dInghilterra; E si mesceaspra e sanguinosaguerra. 30 La forzadel terrìbil Rodomonte, Quella diMandricardo furibondo.Quella del buonRuggier, di virtùfonte. Del re Gradassosi famoso almondo, E di MarfisaT intrepida fronte. Col reCircasso a nessunmai secondo, Feron chiamarSan Gianni eSan Dionigi Al redi Francia, eritrovar ParìgL stanza 22. 31Di questi cavalierie di Marfisa 'L'ardire invittoe la mirabilpossa Non fu fsignor, di sorte,non fu inguisa Ch'immaginar non chedescriver possa. Quindi sipuò stimar chegente uccisa Fosse quelgiorno, e checrudel percossa Avesse Carlo.Arroge poi conloro Con Ferraù piùdun famoso Moro. 2Molti per fìrettas'aifogaro in Senna (Che'1 ponte non tea supplirea tanti), E desVàr,come Icaro . lapenna, Perchè la morteavean dietro edavanti. Eccetto Uggieri eil marchese diVienna, I Paladin furpresi tutti quanti Olivier ritornòferito sotto La spalladestra, Uggier colcapo rotto. 33 E se,comeRinaldo e comeOrlando, Lasciato Brandimarte avesseil giuoco, Carlo n'andava di Parigiin bando, Se poteavivo uscir disi gran fuoco. Ciòche potè, fé' Brandimarte; equando Non potè più,diede alla furialoco. Cosi Fortuna adAgramante arrise, Ch' un'altra volta aCarlo assedio mise. 34Di vedovelle igridi e lequerele, E d'orfani fanciulli,e di vecchiorbi, Nell'eterno seren, doveMichele Sedt a, salirfuor di questiaer torbi; E glifecion veder comeil fedele Popol predadeMupi era ede'corbi, Di Francia, d'Inghilterrae di Lamagna, Chetutta avea copertala campagna. 35 Nelviso s' arrossi VAngel beato, Parendogli chemal fosse ubbidito AlCreatore, e sichiamò ingann&to Dalla Discordiaperfida, e tradito. D'accender lititra i Paganidato Le avea l'assunto,e mal eraeseguito; Anzi tutto ilcontrario al suodisegno Parea aver fatto,a chi guardavaal segno. 36 Comeservo fedel, chepiù d'amore Che dimemoria abbondi, e che s'aweggia Aver messoin oblio cosaeh' a core Quanto lavita e l'animaaver deggia; Studia confretta d'emendar l'errore. Névuol che primail suo signorlo veggia: Così rAngelo a Diosalir non volse, Sedell'obbligo prima non si sciolse. stanza 25. 37Al monister, dovealtre volte avea LaDiscordia veduta,drizzò l'ali. Trovolla ch'incapitolo sedea A nuovaelezì'on degli ufficiali; Edi veder diiettosi prendea. Volar pelcapo a' frati ibreviali. Le man lepose l'Angelo nelcrine, E pugni ecalci le diesenza fine. 38 Indile roppe unmanico di croce Perla testa, peldosso e perle braccia. Mercè gridala misera agran voce, E leginocchia al divinnunzio abbraccia. Michel nonl'abbandona, che veloce Nelcampo del re d'Africa la caccia; Epoi le dice: Aspettati averpeggio, Se fuor diquesto campo piùti veggio. 39 Comechèla Discordia avesserotto Tutto il dossoe le braccia,pur temendo Un'altra voltaritrovarsi sotto A queigran colpi, aquel furor tremendo, Corre apigliare i manticidi botto, Ed agliaccesi fuochi escaaggiungendo, Ed accendendone altri,fa salire Da molticori un altoincendio d'ire. 40 E Rodomonte eMandricardo e insieme Ruggier n'infiamma sì, cheinnanzi al Moro Lifa tutti venire,or che nonpreme Carlo i Pagani,anzi il vantaggioè loro. Le differenzienarrano, ed ilseme Fanno saper, dacui produtte foro:Poidel re sirimettono al parere, Chidi lor primail campo debbaaMarfisa del suocaso anco favella, Edice che lapugna yaol finire, Checominciò col Tartaro;perchella Provocata da lui vi fna venire:Né perdar loco airaltre, volea quella Un'ora, non cheun giorno, differire; Mad'esser prima Ul'instanzia grande, Ch'alia battagliail Tartaro domande. 42Non men vuolRodomonte il ]irìmocrnspc Da terminar colsuo rivai l'impresa Che, persoccorrer l'africano campo, Hagià interrotta efin a quisospesa. Mette Ruggier lesue jKirole acampo. E dice chepatir troppo glipesa, Che Rodomonte il suo destriergli tena, E eh' apugna con luìprima non vengm. stanza32. 43 Per piùintricarla il Tartarovien anche, E niegache Ruggiero adalcun patto Debba l'aquilaaver dall'ale bianche;E d'ira edi furore ècosi matto, Che vuol,quando dagli altritre non manche, Combatter tuttele querele aun tratto. Né piùdagli altri ancorsaria mancato, Se '1consenso del revi fosse stato. 45 quattro breviporre: un Mandricardo E Rodomonteinsieme scritto avea, Nell'altro eraRuggiero e Mandricardo; Rodomonte eRuggier l'altro dicea; Diceal'altro Marfisa eMandricardo. Indi all'arbitrio dell' instabii Dea Lifece trarre; e'1 primo fuil signore Di Sarzaa uscir conMandricardo faore. 44 Conprieghi il reAgramant e buonricordi Fa quanto può,perchè la pacesegua: E quando alfintutti li vedesordi Non volere assentirea pace oa triegua, Va discorrendocome almen gliaccordi Si, che l'undopo l'altro ilcampo assegna; E pel migliorpartito alfin glioccorre, Ch'ognuno a sorteil campo s'abbiaa tórre. 46 Mandricardoe Ruifgier funel secondo; Nel terzofu Ruggiero eRodomonte: Restò Marfisa eMandricardo in fondo; Diche la donnaebbe turbata fronte NéRuggier più dilei parve giocondo: Sache le forzedei duo primipronte Han tra lorda finir leliti in guisa, Chenon ne fiaper sé, per Marfisa. 47 Giaceanon longi daParigi un loco, Chevolgea nn miglioo poco menointorno: Lo cingea tattoun argine nonpoco Sublime . a guisad un teatroadorno. Un Castel giàvi fu jma a ferroe a fuoco Lemura e itetti ed aruina andomo. Un similpuò vederne insu la strada, Qualvolta a Borgoil Parmigiano vada. 50Sedeva in tribunaleampio e sublime Ilre d Africa,e seco eraV Ispano; Poi Stordilano,e T altregenti prime Che riverial'esercito pagano. Beato achi pdn dareargini e cime D'arboristanza che glialzi dal piano! Grandeè la calca,e grande inogni lato Popolo ondeggiaintomo al gransteccato. 51 Eran conla regina diCasdglia Regine e principessee nobil donne D'Aragon, diGranata e diSiviglia, E fin dipresso all' atlantee colonne:Traqua! di Stordilan sedea lafiglia, Che di duodrappi avea lericche gonne; L'un d'unrosso mal tinto,e l'altro verde; Ma'!primo quasi imbianca,e il colorperde. 48 In questoloco fu lalizza fatta, Di brevilegni d' ogn' intornochiusa, Per giusto spazioquadra, al bisognoatta, Con due capaciporte, come s'usa. Giuntoil di ch'aire par chesi combatta Tra icavalier che nonricercan scusa, Furo appressoalle sbarre inambi i lati Contra i rastrellii padiglion tirati. 49Nel padiglion eh' èpiù verso ponente Stail re d'Algier,e' ha membra digigante Gli pon loscoglio indosso delserpente L'ardito Ferraù conSacripante. re Gradasso eFalsiron possente Sono inquell'altro al latodi levante, E mettondi sua manl'arme troiane Indosso alsuccessor del reAgricaiie. stanza l 2 Inabito succinta eraMarfisa, Qual si convennea donna eda guerriera. Termodonte forsea quella guisa VideIppolita ornarsi ela sua schiera Già,con la cottad'arme alla divisa Delre Agramante, incampo venut'era L'araldo afar divieto emetter leggi, Che in fatto in dettoalcun parteggi. 53 Laspessa torba aspettadisiando La pugna, espesso incolpa ilyenir tardo Dei duofamosi cavalieri; qnando Sodedal padiglion diMandricardo Alto rumor, chevien moltiplicando. Or sappiate,signor, che '1 regagliardo Di Serlcana eU Tartaro possente Fanno iltnmnlto e '1grido che si sente.Stanza 50. 54 Avendoarmato il redi Sericana Di suaman tutto ilre di Tartaria, Perporgli al fiancola spada soprana, Chegià d Orlando fa, se nevenia; Qnando nel pomescritto, Durindana Vide, eU quartier eh'Almonte aver solia, Oh' aquel meschin futolto ad unafonte Dal giovenetto Orlandoin Aspramonte. 66 Vedendola,fa certo ch'eraquella Tanto famosa delsignor d'Auglante, Per cuicon grande armata,e la piùbella Che giammai sipartisse di Levante, Soggiogato aveail regno diCastella, £ Francia vintaesso pochi anniinnante:Ma non può immaginarsicome avvenga Ch'or Mandricardoin suo poterla tenga. 66 Edomandogli se perforza o patto. L'avesse toltaal Conte, edove e qnaoda EMandricardo disse eh' aveafatt Gran battaglia peressa con Orlando; Ecome finto quels'era poi matto, Cosìcoprire il suotimor sperando, Ch' erad'aver continua guerrameco, Finché la buonaspada avesse seco. 57E dicea ch'imitatoavea il Castore, Ilqual si strappai genitali sni, Vedendosi allespalle il cacciatore, Che sa che nonricerca altro da luiGradasso non udìtutto il tenore, Chedisse: Non vo' darlaa te altmL Tant' oro .tanto affanno etanta gente Ci hospeso, che èben mia debitamente. 58 Cercatipur fornir d' un'altraspada: Ch' io voglioquesta, e nonti paia noom Pazzo0 saggio eh'Orlando se neTadi, Averla intendo, ovunqueio la rìtroYO. Tusenza testimoni insu la strada Ter usurpasti: io quilite ne maoro. Lamia radon diràmia scimitarra; E faremoil giudicio nellasbarra. 59 Prima, diguadagnarla t'apparecchia, Che tuTadopri contra Rodomonte. Dicomprar prima l'armeè nsania vecda Ch'aliabattaglia il cavaliers'affrontc. Piò dolce suonnon mi vieneall'orecchiai Risposealzando il Tartarola fronte, Che quandodi battaglia alcunmi tenta; Ma fache Rodomonte loconsenta. 60 Fa chesia tua laprima, e cheffl tolgi Il redi Sarza la tenzon seconda: Enon ti dubitarch'io non mivolga, E eh' ate et adogni altro ionon rispouà Ruggiet gridò: Nonvo' che sidisciolgi Il patto, 0 più lasorte si confonda: 0Rodomonte in campoprima saglia, 0 siala sua dopola mia battaglia. 61Se di Gradassola ragion prevale, Prima acquistarche porre inopra l'tfinc: Nò tur aquila miadalle bianche ale Primausar dèi, chenonme ne disanne: Mapoich'é stato ilmio voler giàtale, Di mia sentenzanon voglio appellanne, Che siaseconda la battagliamia, Quando del red'Algier la primasii. Se turberete voiV ordine inparte, "o totalmente tnrberoUoancora. !o non intendoil mio scudolasciarte, Se contra ame non lo combatti orora. 5e l'uno el'altro di voifosse Marte, Elispose Madricardoirato allora, on sarial'un l'altroatto a vietarme Labuona spada, oquelle nobili arme. E,tratto dalla collera,ayyentosse Col pugno chiusoal re diSericana; £ la mandestra in modogli percosse, Ch' abbandonargli fece Durindana. Gradasso, noncredendo ch'egli fosse Dicosì folle audaciae cosi insana, Coltoimprovviso fu, chestava a bada, Etolta si trovòla buona spada. 64Cosi scornato, divergogna e d'ira Nelviso avvampa, epar che gettifuoco; E più raffligge il casoe lo martira, Poiché gliaccade in sipalese loco. Bramoso divendetta si ritira, Atrar la scimitarra,addietro un poco. Mandricardo in tanto siconfida, Che Ruggiero ancoalla battaglia sfida. 66Venite pur innanziamenduo insieme, E venganepel terzo Rodomonte, Africa eSpagna e tutto. l'umanseme; Ch'io son persempre mai volgerla fronte. Cosi dicendo,quel che nullateme. Mena d'intorno laspada d' Almonte; Lo scudoimbraccia, disdegnoso efiero, Contra Gradasso econtra il buonRuggiero. . si;Stanza 67. )6Lascia la curaa me, dicea Gradasso,Ch'io guarisca costuidella pazzia. Per Dio,dicea Ruggier, nonte la lasso; Ch'esser convienquesta battaglia mia. Vaindietro tu; vavvipur tu: passo Però tornando, gridantuttavia; Ed attaccossi labattaglia in terzo. Edera per uscirneun strano scherzo, 67Se molti nonsi fossero interposti Aquel furor, noncon troppo consiglio; Ch'a speselor quasi impararche costf Voler altriSi>lvar con suoperiglio. Né tutto '1mondo mai gliavria composti, Se nonvenia col red'Ispagna il figlio Delfamoso Troiano, alcui conspetto Tutti ebbonriverenzia e granrispetto. 68 Si fé'Agramante la cagionesporre Di questa nuovalite cosi ardente: Poimolto aifaticossi, perdisporre Che per quellagiornata solamente A Mandricardola spada d'Ettorre Concedesse Gradassoumanamente, Tanto ch'avesse finl'aspra contesa Ch'avea giàincontra a Rodomontepresa. 69 Mentre studiaplacarli il reAgramante, Ed or conquesto ed orcon quel ragiona; Dall' altro padigliontra Sacripante E Rodomonteun'altra lite suona. Ilre Circasso, comeé detto innante. Stava diRodomonte alla persona; Edegli e Ferraùgli aveano indotte L'arme delsuo progenitor Nembrotte. 70 Ederan poi venutiove il destriero Facea, mordendo,il ricco frenspumoso: Io dico ilbuon Frontin, percui Rugfgiero Stava iracondoe più chemai sdegnoso. Sacripante clia por talcavaliero In campo avea,mirava curioso, Se benferrato e benguernito e inpunto Era il destrier,come doveasi apunto. 71 E venendoa guardargli piùa minuto 1 segui,le fattezze isnelleed atte. Ebbe, fuord'ogni dubbio, conosciuto Che questoera il destrìersuo Frontalaue. Che tantocaro già s' aveatenuto, Per cui giàavea mille querelefatte; E poi chegli fu tolto,un tempo volse Sempreire a piedi:in modo gliene dolte. Stanza 78. 72Innanzi Albracca gliV avea Brunello Tolto disotto quel medesmogiorno Chad Angelica ancortolse l'anello, Al conteOrìando Balisarda e '1 corno, Ela spada aMarfisa; ed aveaquello. Dopo che fecein Africa ritomo, ConBalisarda insieme aRuggier dato. Il quall'avea Frontin poinominato. 73 Quando conobbenon si apporrein fallo, Disse ilCircasso al red'Algier rivolto: Sappi, signor,che questo è mio cavallo, Ch'adAlbracca di furtomi fu tolto. Beneavrei testimoni daprovallo; Ma perchè souda noi lontanimolto, S' alcun lo niega,io gli vo' sostenere Con Tarmein man lemie parole vere. 74Ben son contentoper la compaguia Inquesti pochi distata fra noi, Cheprestato il cavallooggi ti sia; Ch'ioveggo ben chesenza far nonpnoi; Però con patto,se per cosamia E prestata dame conoscer vuoi:Altrimente d'averlonon far stima, 0se non locombatti meco prima. 75Rodomonte, del qualeun più orgoglioso Non ebbemai tutto ilmestier dell'arme; Al qualein esser fortee coraggioso Alcuno anticod'uguagliar non parroe; Rispose: Sacripante,ogni altro ch'oso, Fuorché tu,fosse in talmodo a parlarme, Consuo mal sisaria tosto avveduto Chemeglio era perlui di nascermuto. Ma per lacompagnia che, comehai detto, Novellamente insiemeabbiamo presa, Ti soncontento aver tantorispetto, Ch'io t ammonisca atardar quest'impresa, Finché dellabattaglia veggi effetto. Chefra il Tartaroe me tostofia accesa; Dove porti unesempio innanzi spero, Ch'avrai digrazia a dirmi:Abbi il destriero. 2 Rodomonteche '1 resuo signor mira, FrenaP orgoglio, e tornaindietro il passo; Nécon minor rispettosi ritira. Al venird'Agramaute, il reCircasso. Qael domanda lacansa di tantMra Conreal viso, eparlar grave ebasso; E cerca, p<"iche n'ha compresoil tutto, Porli d'accordo;e non vifa alcun frutto. 'Oli é tecocortesia Tesser villano. Disse ilCircasso pien d'irae di sdegno; Mapiù chiaro tidico ora epiù piano, Che tunon faccia inquel destrier disegno: Chete lo difendoio, tanto ch'inmano Questa vindice miaspada sostegno; E metterowiiasino l'ugna e il dente, Senon potrò difenderloaltrimente. ì Venner dalleparole alle contese, Aigridi, alle minacce,alla battaglia, Che permolt'ira in piùfretta s'accese. Che s'accendessemai per fuocopaglia. Rodomonte ha l'usbergoed ogni arnese; Sacripante nonha piastra maglia; Ma par (siben con lo schermir s'adopra) Chetutto con laspada si ricopra. 9Non era lapossanza e lafierezza Di Rodomonte, ancorch'era infinita, Più che la Provvidenzae la destrezza Conche sue forzeSacripante aita. Non voltòruota mai conpiù prestezza Il macignosovran che'l granotrita. Che faccia Sacripanteor mano orpiede Di qua dilà, dove ilbisogno vede. 0 MaFerraù, ma Serpentinoarditi Trasson le spade,e si cacciartra loro. Dal reGrandonio, da Isolierseguiti, Da molt altrisignor del popolmoro. Questi erano iromori, i qualiuditi Nell'altro padiglion furda costoro, Quivi peraccordar venuti invano Col Tartaro Ruggiero e'1 Sericano. Venne chi la novellaal re Agramante Riportò certa,come pel destriero Avea conRodomonte SacripanteIncominciato un asproassalto e fiero. 11re, confuso didiscordie tante, Disse aMarsilio: Abbi tuqui pensiero Che fraquesti guerrier nonsegua peg:gio, Mentre all'altrodisordine io provveggio. stanza 89. 83II re Circassoil suo destriernon vuole Ch'ai red'Algier più lungamenteresti, Se non s'umiliatanto di parole, Chelo venga apregar che glielo presti. Rodomonte, superbocome suole, Gli risponde: Né'1 ciel tu faresti Che cosache per forzaaver potessi, Da altri,che da me,mai conoscessi. 84 IIre chiede alCircasso, che ragione Hanel cavallo, ecome gli futolto:E quel diparte in parteil tutto espone, Edesponendo s' arrossisce involto, Quando gli narrache'l sottil ladrone. Ch'in unalto pensier l'avevacólto. La sella suquattro aste glisuffolse, E di sottoil destrier nudogli tolse. 85 Marfisache tra glialtri al gridovenne, Tosto che 1furto del cavalloudì, In viso siturbò; che lesovvenne Che perde lasna spada ellaquel di: E qneldestrier che parveaver le penne, Dalei fuggendo, riconobbequi; Riconobbe anco ilbuon re Sacripante, Che nonavea riconosciuto innante. 86Gli altri ch'erano intornoe che vantarsi Brunel diquesto aveano uditospesso, Verso lui cominciaroa rivoltarsi, E f.irpalesi cenni eh'era desso; Marfisa, sospettando,ad informarsi Da questoe da quell'altroeh' avea appresso, Tanto chevenne a ritrovarche quello Che letolse la spada,era Brunello: 89 Glidiede a primagiunta ella dipigib In mezzo ilpetto, e daterra lerollo Come levarsuol col falcatoartiglìo Talvolta la rapaceaqnila il pollo; Eli dove lalite innanzi alfiglio Era del reTroiano, così portollo. Brunel, chegiunto in maleman si xeée, Piangernon cessa e domandarmercede. 90 Sopra tuttii rumor, strepitie di. Di che'lcampo era pienquasi ngualraecte. Brunel, eh'ora pietade, orasndi Domandando venia, cosìsi sente, Ch'ai suonodi rammarichi edi strìdi Si fad'intorno accor tuttala gente. Giunta innanzial re d'AfricaMarfisa . Con viso altiergli dice inquesta guisa: stanza 94. 91Io voglio questoladro tuo vassallo Conle mie nianiimpender per lagola, Perchè il giornomedesmo che'l cavallo Acostui tolle, ame la spadainvola. Ma s'egli èalcun che vogliadir ch'io Mi: Facciasiinnanzi e dicauna parola; Ch'in tuapresenzia gli vo sostenere Che sene mente, ech'io fo ilmio dovere. 92 Maperchè si potria forseimpntarme C ho attesoa farlo inmezzo a tanteliti, Mentre che questi,più famosi inarme, D'altre querele sontutti impediti; Tre giorniad impiccarlo io vo'indngiarme. Intanto o vienio manda chil'aiti; Che dopo, senon fia chime lo vieti, Faròdi lui milleuccellacci lieti. 87 Eseppe che pelfurto, ond'era degno Chegli annodasse ilcollo un capestrounto, Dal re Agraraauteal Tingitano regno Fu,con esempio inusitato,assunto. Marfisa,rinfrescando il vecchiosdegno, Disegnò vendicarsene aquel punto, E punirschemi e scorniche per strada FattiTavea sopra latolta spada. 88 Dalsuo scudier l'elmoallacciar si fece; Chedel resto dell'armeera guemita. Senza usbergoio non trovoche mai dìece Voltefosse veduta allasua vita; La suapersona, oltre ognifede ardita. Con l'elmoin capo andòdove fra iprimi Brunel sedea negliargini sublimi. 93 Diqui presso atre leghe aqnella torre siede innanziad un piccolboschetto, Senza più compagniami vado aporre. Che d'una miadonzella e d'unvalletto. S' alcuno ardisce divenirmi a tórre Questoladron, venga,eh' io l'aspetto. Cosi diss'ella, e dovedisse prese Tosto lavia, piùrisposta attese. 94 Sulcollo innanzi deldestrier si pone Brunel,che tuttavia tienperlechiome. Piange il miseroe grida, ele persone In chesperar solìa, chiamaper nome. Resta Agramantein tal confusione Diquesti intrichi, chenon vede come Poterlisciorre; e glipar via più greveChe Marfisa Brunelcosi gli leve. Nonche l'apprezzi oche gli portiamore, A.nzi più giornison che l'odiamolto; E spesso had'impiccarlo avuto incore, Dopo che gliera stato l'aneltolto. Ma questo attogli par contrail suo onore; Siche n'avvampa divergogna in volto. Vuolein persona egliseguirla in fretta, Ea tutto suopoter farne vendetta. Mail re Sohrino,il quale erapresente, Da questa impresamolto il dissuade, Dicendogli chemal conveniente Era all'altezzadi Sua Maestade, Sebben avessed'esserne vincente Ferma speranzae certa s.curtade: Più ch'onor,gli fia hiasmo,che si dica Ch'abbia vinto unafemmina a fatica. 7Poco l'onore, emolto era ilperiglio D' ogni hattaglia checon lei pigliasse; Eche gli davaper miglior consiglio, Che Brunelloalle forche averlasciasse; E se credessech'uno alzar diciglio A torlo delcapestro gli bastasse, Nondovea alzarlo pernon contraddire Che s' abbiala giastizia adeseguire. 8 Potrai mandareun che Marfisaprieghi, Dicea, ch'in questogiudice ti faccia Conpromission ch'ailadroncel si leghi Illaccio al collo,e a leisi soddisfaccia: E quandoanco ostinata te lo nieghi, Sel'abbia, e il suo desirtutto compiaccia: Porche da tua amicizianon si spicchi, Brunello egli altri ladritutti impicchi. )9 IIre Agramante volentiers'attenne Al parer diSobrin discreto esaggio; E Marfisa lasciò,che non levenne. Né pati ch'altriandasse a farleoltraggio: Né di farlapregare anco sostenne; Etollerò. Dio sacon che coraggio, Perpoter acchetar litimaggiori, E del suocampo tor tantiromori. 100 Di ciòsi ride laDiscordia pazza, Che paceo triegua omaipiù teme poco. Scorredi qua di tutta lapiazza. Né può trovarper allegrezza loco. LaSuperbia con leisalta e gavazza, Elegne ed escava aggiungendo alfuoco; E grida sì,che fin nell' altoregno Manda a Micheldella vittoria segno. 101Tremò Parigi, eturbidossi Senna All'alta voce,a quell'orrlbil grido; Rimbombò ilsuon fin allaselva Ardenna Si, chelasciar tutte lefiere il nido. Udironl'Alpi e ilmonte di Qebenna, DiBlaia e d'Arlie di Roanoil lido; Rodano eSonna udì, Garonnae il Reno:Sistrinsero le madrii figli alseno. Stan7a 100. 102 Soncinque cavalier c'hanfisso il chiodo D'essere iprimi a terminarsua lite, L'una nell'altraavviluppata in modo. Che nonl'avrebbe Apolline espedite. Comincia ilre Agramante asciorre il nodo Delleprime tenzon ch'avevaudite. Che per lafiglia del reStordilano Eran tra ilre di Sciziae il suoAfricano. 103 II reAgramante andò perporre accordo Di quadi piùvolte a questoe a quello; Ea questo ea quel piùvolte die ricordo Dasignor giusto eda fedel fratello: Equando parimente trovasordo L un comel'altro, indomito erubello Di volere esserquel che restisenza La donna, dacui vien lordiiferenza, 107 Poi lorconvenzìon ratificaro In mandel re queiduo prochi famosi. Edindi alla donzellase n'andajt) Ed ellaabbassò gli occhivergognosi, E disse chepiù il Tartaroavea caro: Di chetutti restar meravigliosi:Rodomonte siattonito e smarrito, Chedi levar nonera il visoardito. 104 S'appiglia alfin,come a migliorpartito (Di che amenduisi contentar gliamanti), Che della belladonna sia marito L'unode' duo, quelche vuole essainnanti; E da quantoper lei siastabilito, Più non sipossa andar dietro avanti. All'uno eall'altro piace ilcompromesso, Sperando ch'esser debbiaa favor d'esso. 105U re diSarza, che grantempo prima Di Mandricardoamava Doralice, Ed ellal'avea posto insu la cima D'ogni favoreh' a donnacasta lice; Che debba in utilsuo venire estima Lagran sentenzia che'1 può farfelice:Né egli aveaquesta credenza solo, Macon lui tuttoil barbaresco stuolo.Stanza115. i:<'.r'?''ii' Stanza lU.lOH Ognun sapeaciò ch'egli aveagià fatto Per essain giostre, intomiamenti, in guerra; Eche stia Mandricardoa questo patto, Diconotutti che vaneggiaed erra. Ma quel,che più fiatee più di piattoCon leifu mentre il sol stavasotterra, E sapea quantoavea di certoin mano, Ridea delpopular giudicio vano. .08Ma poi chel'usata ira cacciòquella Vergogna che gliavea la facciatinta, Ingiusta e falsala sentenzia appella; Ela spada impugnando,ch'egli ha cinu, Dice,udendo il ree gli altri,che vuol eh' di Glidia perduta questacausa o vinta, Enon l'arbitrio difemmina lieve, Che sempreinchina a quelche men fardere. 109 Di nuovoMandricardo era risorto, Dicendo: Vadapur come tipare. Si che primache '1 legnoentrasse in porto, V'eraa solcare ungran spazio dimare. Se non che'1 re Agramantediede torto A Rodomonte,che non puòchiamare Più Mandricardo perquella querela; E fé'cadere a quelfuror la vela. 110Or Rodomonte chenotar si vede Dinanzia quei signordi doppio scorno, Dalsuo re, acui per riverenziacede, E dalla donnasua, tutto inun giorno; Quivi nonvolse più fermareil piede: E dallamolta turì)a eh' aveaintomo. Seco non tolsepiù che duosergenti, Ed uscì deimoreschi alloggiamenU. 111 Come,partendo, afflìtto taurosuole, Cbe la gioYBDcaal vincitor cessoabbia, Cercar le selvee le rive più sole Lungidai paschi, oqualche arida sabbia; Dovemuggir non cessaair ombra eal sole Né peròscema l'amorosa rabbia: Cosìsen va digran dolor confuso Ilre d'Algier, dallasua donna escluso. 112 Perriavere il buondestrier si mosse Ruggier, chegià per questos'era armato; Ma poi di Mandricardoricordosse, A cui dellabattaglia era obbligato: Non seguiRodomonte, e ritomosse Perentrar col reTartaro in steccato Prima ch'entrasseil re diSericana, Che l'altra liteavea di Durindana. Stanza 117. IlaVeder torsi Frontintroppo gli pesa Dinanziagli occhi, enon poter vietarlo; Madato ch'abbia finea questa impresa, Haferma intenzìon diricovrarlo. Ma Sacripante chenon ha contesa. ComeRuggier, che possadistornarlo, E che noiiha da faraltro che questo, Perl'orme vien diRodomonte presto. 114 Etosto l'avria giunto,se non era Uncaso strano chetrovò tra via. Chelo fé' dimorar finalla sera, E perderle vestigio cheseguia. Trovò una donnache nella riviera DiSenna era caduta,e vi peria S'adarle tosto aiutonon veniva: Saltò nell'acquae la ritrassea riva. 115 Poiquanlo in sellavolse risalire, Aspettato nonfu dal snodestriero, Che fin asera si feceseguire, E non silasci(\ prender dileggiero. Preselo alfin: manon seppe venire PKid'onde s'era toltodal sentiero: Ducento migliaer; ò trapiano e monte, Primache ritrovasse Rodomonte. 118 lunga servitù, grand'amore, Che ti fu a milleprove manifesto, Ebbono forzadi tenerti ilcore, Che non fossea cannarsi almensi presto. Non perch'aMandricardo inferiore Io tiparessi, di teprivo resto; Né sotrovar cagione aicasi miei. Se nonquest' una, chefemmina sei. Stanza 121. 119Credo che t'abbiala Natura e DioProdutto, 0 scelleratosesso, al mondo Peruna soma, perun grave fio Dell'nom,che senza tesaria giocondo: Come haprodutto anco ilserpente rio, E illupo e l'orso;o fa l'aerfecondo E di moschee di vespee di ta&ci; Eloglio e avenafa nascer trai gnnL 120 Perchéfatto non hal'alma Natura, Che senzate potesse nascerl'acme, Come s' innesta perumana cara L'un fopral'altro il pero,il sorbo e'IpoDo' Ma quella nonpuò far semprea misura: Anzi, s'io vo' guardarcome io lanomo, Veggo che nonpuò far cosaperfetta, Poiché Natura femminavien detti. 121 Nonsiate però tumidee fastose, Donne, perdir che 1' uomsia vostro %Iio; Chedelle spiue ancornascon le rose, Ed'una fetida erbanasce il giglio:Importune, superbe,dispettose. Prive d'amor, difede e diconsiglio. Temerarie,crudeli, inique, ingrate. Perpestilenzia eterna almondo nate. 1 1 6 Dovetrovollo, e comefu conteso Con disvantaggioassai di Sacripante; Come perdeil cavallo, erestò preso, Or nondirò; e' ho danarrarvi innante Di quantosdegno e diquanta ira acceso Contrala donna econtra il reAgramante Del campo Rodomontesi partisse, E ciòche contra all'unoe all'altro disse. 117Di cocenti sospirl'aria accendea Dovunque andavail Saracin dolente. Eco,per la pietàche gli n'avea, Da' cavi sassirispondea sovente. Oh femminileingegno, egli dicea. Cometi volgi emuti facilmente ! Contrario oggettoproprio della fede Ohinfelice, oh miserchi ti crede ! 122Con queste edaltre ed infinitepreso Querele il redi Sarza se ne giva Orragionando in unparlar sommerò, Quando iuun suon chedi lontan s'udift, Inonta e inbiasmo del femmineosesso. E certo daragion si dipartiva; Che peruna o perdue che troviree, Che cento buonesien creder sidee. 123 Sebben diquante io n'abbiafin qui """ Non n'abbiamai trovata nnafedele; Perfide tutte ionon vo'dir ingrate, Ma darne colpaal mio destincrudele. Molte or nesono, e più ne sonstate, Che non dancausa ad uomche si querele; Mamia fortuna vuolche s'una Ha Nesia tra cento,io di leipreda sia 124 Purvo' tanto cercar primach'io mora, Anzi prima che '1crin più mi s'imbianchi, Che forse dirònn dì, cheper me anccra Alcunasia che disua fé' non manchi. Sequesto avvien (chedi speranza fuora Ionon ne son),non fia maich'io mi stanchi Difarla, a miapossanza, gloriosa C("n linguae con inchiostro,e in versoe in prosa. 125II Saracin nonarea manco sdegno Centrail suo re,che contra ladonzella; E cosi diragion passava ilsegno, Biasmando lui, comebiasmando quella. Ha disiodi veder chefopra il regno Glicada tanto mal.tanta procella, Ch' inAfrica ogni casasi funesti, Né pietrasalda sopra pietraresti;126 E che,spinto del regno,in duolo ein lutto Viva Agramantemisero e mendico; Ech'esso sia chepoi gli rendail tutto, E loriponga nel suoseggio antico, E dellafede sua producail frutto; E glifaccia veder eh' un veroamico A dritto ea torto esserdovea preposto. Se tutto'1 mondo segli fos.se opposto. 127 Ecosì, quando alre, quando alladonna Volgendo il corturbato, il Saracino Cavalca agran giornate, enon assonna E pocoriposar lascia Frontino. Ildi seguente ol'altro in sula Senna Si ritrovò;ch'avea dritto ilcammino Verso il mardi Provenza, condisegno Di navigare inAfrica al suoregno. 128 Di barchee di sotti1 legni eratutto Fra runa ripae T altra ilfiume pieno: ' Ch'ad uso dell' esercito condutto Damolti lochi vettovaglieavieno; Perchè in poterde' Mori era ridutto, Venendo daParigi al litoameno D' Acquamorta, e voltandoinvér la Spagna. Ciòche v'è daman destra dicampagna. 129 Le vettovagliein carra edin giomeBri. Tolte fuordelle navi, eranocarche, E tratte con la scortadelle entj, Ove venirnon si poteacon barche. Avean pienele ripe igrassi armenti Quivi condottida diverse marche; Ei conduttori intomoalla riviera Per varitetti alhergo aveanla sera. Stanza 131. 130II re d'Algier,perchè gli sopravvenne Quivi lanotte, e Vaer nero e cieco,D'un ostier paesanlo 'nvitj tenne Chelo pregò cherimanesse seco. Adagiato ildestrier, la mensavenne Di vari cibi,e di viiicorso e greco; ChèMSaracin nel restoalla moresca, Ma volse&r nel berealla francesca. 131 L'ostecon buona mensae miglior viso Stadiodi fare aRodomonte onore; Che la presenziagli die certoavviso, Ch'era uomo illustree pien d'altovalore; Ma quel cheda stessoera diviso, Né quellasera avea benseco il core, (Chemal suo grados'era ricondotto Alla donnagià sua), nonfacea motto. II buonoBtier, che fadei diligenti Che maisi sien perFrancia ricordati, Quando trale nimiche estrane genti L'albergo e benisuoi s'avea salvati; Perservir quivi alcunisaoi parenti, A talservigio pronti, aveachiamati; De' qnai nonera alcun diparlar oso, Vedendo ilSaradn muto epensoso. 133 Di pensieroin pensiero andòvagando Da stessolontano il Paganmolto, Col viso aterra chino, levando Si gli occhimai, ch'alcun guardassein volto. Dopo unlungo star cheto,sospirando, Si come d'ungran sonno allorasciolto, Tutto si scosse,e insieme alzòle ciglia, E voltògli occhi all' ostee alla famiglia. 134Indi ruppe ilsilenzio, e consembianti Più dolci unpoco, e visomen turbato, Domandò alVoste e aglialtri circostanti, Se d'essialcuno avea moglierea lato. Che l'ostee che queglialtri tutti quanti L'aveano, perrisposta gli fudato. Domanda lor quelche ciascun sicrede Della sua donnanel servargli fede. 135Eccetto V oste,fér tutti risposta, Chesi credeano averlee caste ebuone. Disse r oste: Ognunpur creda asua posta; Ch' ioso eh' avetefalsa opinione. Il vostrosciocco credere vicosta Ch' io stimiognun di voisenza ragione; E cosifar questo signordeve anco, Se nonvi vuol mostrarnero per bianco. 136Perchè, si comeè sola lafenice, Né mai piùd'una in tuttoil mondo vive; Cosi mai piùd'uno esser sidice . Che della mogliei tradimenti schive. Ognunsi crede d'esserquel felice, D'esser quelsol eh' aquesta palma arrive. Comeè possibil chev' arrivi ognuno, Senon puònel mondo esserpiù d'uno? 137 Iofui già nell' errorche siete voi, Chedonna casta ancopiù d'una fùsse. Ungentiluomo di Vinegiapoi, Che qui miabuona sorte giàcondusse. Seppe far si con veriesempi suoi, Che fnordell'ignoranza mi ridusse. GianFrancesco Valerio eranomato: Che 'l nomesuo non mi s'è maiscordato. 138 Le fraudiche le moglie che l'amiche Sogliono usar,sapea tutte perconto:E sopra ciòmoderne istorie eantiche, E proprie esperienzeavea si inpronto. Che mi mostròche mai donnepudiche Non si trovare, opovere o diconto; E s'una castapiù dell'altra parse, Venia,perchè più accortaera a celarse. 139E fra l'altre(che tante mene disse, Che nonne posso ilterzo ricordarmi) Si nelcapo un' istoriami si scrìsse, Chenon si scrìssemai più saldoin marmi; E benparria a ciascunoche l'udisse,Di questerìe quel eh'a me parvee parmi. E se,signor, a voinon spiace udire, Alor oonfùsìon vela vo' dire. 140Rispose il Saradn:Che puoi tufarmi. Che più alpresente mi dilettie piaccia, Che dirmistorìa e qualcheesempio darmi, Che conl'opinion mia sicon&ccia? Perch' io possaudir meglio, etu narrarmi, Siedimi incontra,ch'io ti veggain faccia. Ma nelCanto che segueio v' hoda dire Quel chefé' l'oste aRodomonte udire. N OTB. St.4. V.5. XaMalignità dal delbandita: il dia volo cacciato dalparadiso. St. 11. V.8.SeTua incarco: senzabiasimo. St. 15. V.3.L'altro aozio: l'altrodiavolo. St. 22. V.6.MaraviglioBo: qui pienodi maraviglia. St. 27.V.2. Foga ilfio d ossae di polpe:paga il fio, lasciandovila vita. St. 29.y. 1. Bi$soni:stromenti da fiato,usati dli antichi; forserisponde alla ìmcinadei latinL St. 32.V.35. E desiar,cowi" Icaro, lapenna. Icaro, figlio 4iDedalo, osci conlui dal labirinto,mercè dell'ali fabbricategli dalpadre. Uggieri: ildanese, mentovato più addietro.JZ marchese diVietma: Oliviero, che ilPoeta ha dettoesser padre diAquilante e di Grifone. St.3. V.34. Nell'eternoseren: nel cielo. St. 44.V.6. Sì, c/wV un dopoV altro ilcampo assegna: ottenga il campo. St.47. V.78. • Unsimil, ecc.: CastelGuelfo, situato fra Parmae Borgo SanDonnino. St. 61. V.68.Che di duodrappi ecc. Sonoi co lori dei drappia dimostrazione dell'amoredi Doralice, intiepidito perRodomonte, e vivoper Mandricardo. St. 52.V.35. Termodonte: fiumedi Cappadocia, che mettenell Ensino, pressocui abitavano leAmaz odierne mappe colnome di Thermeh.Cotta d'arme: soprawesta cheportavano gli araldi. St.54. V.6. Quartiere:divisa, insegna. St. 57.V.14. JZ Castore,ecc.: era questa V opinione comunemente seguita aitempi del Poeta. St.62. V, 8.Arme: anche qui insegne. St,69. V.7. Indotte:indossate. St. 75. v.5.Oso: ardito. &t. 77.v.5. Te lodifendo: te lovieto. Anche il nelFilosirato usa ilverbo difendere in questo senso: Se nonmi fosse perforza difeso, Di portarlo farei il miopotere. E dopoT Ariosto, ilT" Oer., V.8283: E chi(riprende Crucciose ilgitrm: a me ilcontende f Iotei difenderò colta ritjsu. Tu percoloro che iltacciano di francesismo. St. J4.V.7. SUfffòlae: sollevòin alto. St. 86.y.b. Ad informarci:sottinteDdiricMut St. 99. y.6. Coraggio: qui disposizioneitm. T. 101. y.56.Qebenna:Cérenfi".catei"diM. nellaFrancia, che siestendono dal éipaitìamitk TAude nellaLinguadoca, fino aquello diSiontUa Borgogna. Blaia:Blaye, città dellsGsm Con le trecittà ricordate inquesto ?erM> econ ri e ifiumi denota gliopposti termini dellaFiudi St. 102. v.4aApolline: intendesi l'oneokèi pollo nell'isoladi Delfo, celebratouna volta pe kitrisposte. lire diScisia e ilsuo AfHcano: be cardo eRodomonte. St. 106. V.5.Di piatto: di soppiatto. St. 107.V.2. Fiochi oProci: rivali inaam. questo il nomedi qne' principi cheiDasienzadin" 0ritenendolo morto, con tendevansi lamaso di PeMk> luogo diFrochi legon perabbaglio prodi. St. 117.V.3. Eco: ninfacondannata aripetoilt ultime sillabedelle parole altrui. St.129. V.6. Marche.Marra i"ignifioa j>f"twu di confine,e per estensione,come qui, valefni&"Sf St. 137. V.7.Gian Francesco Valerio:gaiUm che lo fingevivente ai tempidi Caxìo Magno.Ser parla con bellaespréÌBsione d' amore alCanto E Stanza 15.Egli fU giustiziatoin Venezia nelló£ p: aver rivelatoall'ambasciator di Franciale delifew" del governocirca la paceche si stavatrattaai" "i Porta. Vediil Paruta, Ist.Venez., lib X. St.138. V.2. JVr conto:ad una adgm, ¦ a" dito. Canto XXVIII. dìRodo monto rììimira la novellaili Fiamfnntn, in hiasimodelle donne, HOflomontsi partn dilà; e miiuto, ilpensiero d'ani! arein AfritST ftìrmastatica \n unae li ìesetta atabÈvndtmata, aìh qualepimiie Isaltella colromito, e conte Hpogliemortali cìeU" uccisoZerbino. Il pascanovuole [llato glìere IftabUadalla piesa rifiolUT'ioniì ritirarsi dal mondo, e>ìmpaKieniisce alle rimoatraiiKedel romito. Donne, etoì che letlonue avete inpregioi Per Dìo, non<late a ([ueMB,i'toria oreocliin, A qnestaclie l'ontier direin clispregin E invostra infamia ebiasrao s'appareceliia;Benché macchiari può dar fregio Lingna sivite ¦ e sia Vusanza veechia t The'1 voliefare it,aifiranteognun rijireufla, E parlipiti di quelclie nieno intenda. Lasciate qneatoCanto; cbè senz'e§so Vnò star Vistoria non saràmen chiara. Mettendolo Tiirjiirin.nmh'irh Thn messo, Nonper malivolenzia per gara. ChMo Yami,oltre mia linguache Tha espresso, Chemai non fadi celebrarvi avara, N'hofatto mille prove;e v'ho dimostro Ch'io son, potrei esser senon vostro. Passi, chivuol, tre carteo quattro, senza Leggerne verso;e chi purlegger vuole, Gli diaquella medesima credenza Chesi suol dare a finzionie a fole. Ma,tornando al dirnostro, poi ch'udienza Apparecchiata videa sue parole, Edarsi luogo incontraal cavaliero, Così ristoriaincominciò Postiero. Tra glialtri di suacorte avea an FaustoLatini, nn cavalierromano, Con cui soventeessendosi' lodato Or del belviso, or dellabella mano Ed avendolonn giorno domandato Semai veduto avea,presso o lontiM Altrouom di formacosi ben comp Contraquel che credea,gli fu stanza 3. Astolfo,re de' Longobardi, quello Acui lasciò ilfratel monaco ilregno, Fu nella giovinezzasua bello, Chemai poch altrigiunsero a quelsegno. N'avria a faticaun tal fattoa pennello Apelle 0Zeusi, o se v'è alcunpiù degno. Beilo era,ed a ciascuncosi parea; Ma dimolto egli ancorpiò si tenea. Nonstimava egli tantoper l'altezza Del gradosuo, d'avere ognunminore; Né tanto, chedi genti edi ricchezza, Di tuttii re viciniera il maggiore; Quanto, che di presenziae di bellezza Aveaper tutto '1mondo il primoonore. Godea, di questoudendosi dar loda, Qnantodi cosa volentierpiù s' oda. 7Dico (rispose Fausto) che,secondò Ch io veggo,e che parlarneodti a Nella bellezzahai pochi parial monda; E questipochi io Vtresfrioo in nca. Quest'uno ènn fraiel iiiì<detto tììo Eccetto hii,ben crederò eh'ognnm Di bella moltoaddietro tu tilas?i; Ma questo solcredo t' aileg'uìe 8 Al reparve ìmpossibil cosaudiri,.; Che sua lapalma infin alloratenne; E d'aver conoscenzaalto delire Di lodato gióvene glivenne. Fe cotiFausto, che difar venÌTt Quivi ilfratel prometter glico a reni Bench'apoterlo indur checi veuiMt Saria fatica,e la cagìongli dìs: CLeUsuo fratello erauom cbe mosmi Mainon avea diRoma alla m&vita",' Che, bendie fortuna gliconcede, Tranquilla e seuaffanni avea nuirit Laruba di elie 1 padreil lascia eredi jNé maicreaci uta avea minili tu;Eche parrebbe nIni Pavia lontana Piftche non parriaa un altroire ali" 10 Ela difficnltà sariainagJore A poterlo spiccardalla moglire, Con cuilegflto era ditanro amore, Che nonvolendo lei, nonpuò volere. Pur" peruh hi ilir hiì chegli" è Bgnore, DkQd'atiilftre, e fareoltre il ptere Gjunseil re a'prìeghì tali ofFertfle àm. Che dinegar non glilasciò ragioni. 11 Partisse,e in pochigiorni ritroT(vs.<"Dentro di Komaalh patenie t'&s Quivi tantopregù,che 1 fratelm Sì, eh' a venireal re glipermiaset E fece ancor(benché rìifficii fosse)p Che la cognatatacita rimase, Proponendole ilben che tiuscì ria. Oltre ch'obbligosempre egli raTria Stiii;ìii 13.FìsseGiocondo alla partitail giorno: Trovò cavallie servitori intanto; Vesti fé'far per comparireadomo, Che talor cresceuna beltà unbel manto. La notte a lato,e 1 dila moglie intorno, Congli occhi ad or ador pregni dipianto, Gli dice ohenon sa comepatire Potrà tal lontananza,e non morire; 3Che pensandovi sol,dalla radice Sveller sisente il cornel lato manco. Deh,vita mia, nonpiagnere, le dice Giocondo; eseco piagne eglinon manco. Cosi mi sia questocammin felice. Come tornarvo' fra daomesi almanco:Né mifarla passar dun giorno ilsegno, Se mi donasseil re mezzo il suoregno. 4 ladonna per ciòsi riconforta: Dice chetroppo termine sipiglia; E s' al ritornonon la trovamorta, Esser non puòse non granmaraviglia. Non lascia ilduol che giornoe notte porta, Chegustar cibo echiuder possa ciglia; Talché per la pietàGiocondo spesso Si pentech'ai fratello abbiapromesso. 5 Dal colloun suo monileella si sciolse. Ch'una crocettaavea riccadi gemme, E di sante reliquieche raccolse In moltiluoghi un peregrinboemme; Ed il padredi lei, ch'incasa il tolse Tornando infermodi Gemsaleune, Venendo a morte poine lasciò erede: Questalevossi, ed almarito diede. 16 Eche la portiper suo amoreal collo Lo prega,si che ognorgli ne sovvenga. Piacque ildono al maritoed accettollo; Non perchèdar ricordo gliconvenga:Che tempo absenzia maidar crollo, Né buonao ria fortunache gli avvenga, Potrà aquella memoria saldae forte C hadi lei sempre,e avrà dopola morte. 17 Lanotte ch'andò innanzia quell'aurora Che fuil termine estremoalla partenza. Al suoGiocondo par ch'inbraccio muora La moglie,che n' hatosto da starsenza. Mai non sidorme; e innanzial giorno un'ora Vieneil marito all'ultimalicenza. Montò a cavallo,e si partìin effetto; E lamoglier si ricorcònel letto. 18 Giocondoancor duo migliaito non era, Chegli venne lacroce raccordata, Ch'avea sottoil guancial messola sera, Poi perobblivìon l'avea lasciata. Lasso ! diceatra sé, diche maniera Troverò scusache mi siaaccettata, Che mia moglienon creda chegradito Poco da mesia l'amor suoinfinito? 19 Pensa lascusa; e poigli cade inmente. Che non saràaccettabile buona, Mandifamigli, mandivi altrageate, S'egli medesmo nonvi va inpersona. Si ferma, eal f ratei dice: Orpianamente Fin a Baccanoal primo albergosprona, Che dentro a Roma èforza eh' iorivada:E credo ancodi giugnerti perstrada. 20 Non potriafare altri ilbisogno mio: Né dubitar,eh' io saròtosto teco. Voltò ilronzin di trottoe disse: Addio; Né de' famiglisuoi volse alcunseco. Già cominciava, quandopassò il rio. Dinanzial sole afuggir l'aer cieco. Smontain casa; vaal letto; ela consorte Quivi ritrovaaddormentata forte. 21 Lacortina levò senzafar motto, E videquel che menveder credea; Che lasua casta efedel moglie, sotto Lacoltre, in braccion un giovenegiacca. Riconobbe 1' adulterodi botto, Per lapratica lunga chen'avea; Ch' era dellafamiglia sua ungarzone, Allevato da lui,d'umìl nazione. 22 S' attonitorestasse e malcontento, Meglio é pensarloe fame fedealtrui, Ch'esserne mai perfar l'esperimento Che consuo gran dolorne fé' costui. Dallosdegno assalito, ebbetalento Di trar laspada, e ucciderliambedui; Ma dall' amor cheporta, al suodispetto, Air ingrata moglier,gli fu interdetto. 23 lo lasciò questoribaldo amore (Vedi sesi l'avea fattovassallo) Destarla pur, pernon le dar dolore.Chefosse dalui colta insi gran fallo. Quantopotè più tacitouscì fuore, Scese lescale, e rimontòa cavallo; E puntoegli d'amor, cosilo punse, Ch' all' albergonon fu, che '1 fratelgiunse. 24 Cambiato atutti parve essernel volto; Vider tutticlieU cor nonarea lieto: Ma non chi s appongagià di molto, £possa penetrar nelsuo secreto. Credeano cheda lor sifosse tolto Per girea Roma, e gito eraa Corneto. Ch'amor siadel mal causaognun s'avvisa; Ma nonè già chidir sappia inche guisa. 27 Parche gli occhisi ascondan nellat"u Cresciuto il nasopar nel visoscarno: Della beltà sipoca gli neresta, Che ne potràfar paragone indarno. Colduol venne unafebbre si molesta, Chelo fé' soggiornar all'Arbiae all'Ani/ E sedi bello aveaserbata cosa, Tosto restòcome al solcolta rosa.''X'yrfrn''''Stanza 21.25 Estimasiil fratel chedolor abbia D'aver lamoglie sua solalasciata; E pel contrarioduolsi egli edarrabbia Che rimasa eratroppo accompagnata. Con frontecrespa e congonfiate labbia Sta r infelice,e sol laterra guata. Fausto eh' aconfortarlo usa ogniprova, Perchè non sala causa, pocogiova. 26 Di contrarioliquor la piagagli unge, E dovetor dovria, gliaccresce doglie: Dove dovriasaldar, più l'apree punge: Questo glifa col ricordarla moglie. Né poadi notte:il sonno lunge Fuggecol gusto, e mai nonsi raccoglie; E lafaccia, che dianziera si bella, Sicangia d, chepiù non sembraquella. 28 Oltre eh' aFausto incresca delfratdlo, Che veggia asimil termine condatto, Viapiù gì' incresceche bugiardo aquello Principe, a chilodollo, parrà intutto. Mostrar di tuttigli uomini ilpia bello avea promesso,e mostrerà ilpiù bnr. 3Ia putcontinuando la suavia, Seco lo trassealfin dentro aPavia. non mostrarsi digiudicio privo: Ma perlettere innanzi gli avviso, Che'l suofratel ne vieneappena vivo; E eh'era stato all' ariadel bel viso affannodi cor tantonocivo. da una febbreria, Che più nonparca quel eh' esser solia. Grataebbe la venutadi Giocondo, Che nonavea desidei;ato almondo Cosa altrettanto, chedi lui vedere. Négli spiace vederselosecondo, E di bellezzadietro rimanere; Benché conosca,se non fosseil male, Che glisaria superiore ouguale. Giunto, lo faalloggiar nel suopalagio; Lo visita ognigiorno, ogni oran' ode; Fa granprovvision che stiacon agio, E d'onorarloassai si studiae fÀt. Langue Giocondo;chè'l pensier malvagio Cha della riamoglier, sempre \orode: Né '1 vedergiochi, musici udire, Dramma delsuo dolor puòminuire. 32 Le stanzesue, che sonoappresso al tetto L'ultime, innanzihanno una salaantica. Quivi solingo (perchéogni diletto, Perch'ogni compagniaprova nimica) Si ritraea,sempre aggiungendo alpetto Di più gravipensier nuova fatica; Etrovò quivi (orchi lo croderia?) Chi losanò della suapiaga ria. Incapo della sala,ove è piùscuro (Che non vis'usa le finestreaprire), Vede cbe palcomal si giungeal muro, E fad'aria più chiaraun raggio uscire. Ponr occhio quindi,e vede quelche duro A crederfora a chiT udisse dire: Nonl'ode egli d'altrui,ma se lovede; Ed anco agliocchi suoi proprinon crede. 34 Quindiscopria della renatutta La più secretastanza e lapiù hella, Ove personanon verria introdutta, Se permolto fedel nonl'avesse ella. Quindi mirandovide in stranalutta, Oh' un nano avviticchiatoera con quella; Edera quel piccinstato si dotto, Chela regina aveamessa di sotto. 35Attonito Giocondo estupefatto, E credendo sognarsi,nn pezzo stette; £quando vide parchegli era infatto, E non insogno, a stesso credette. A unosgrignato mostro econtraffatto , disse, costeisi sottomette, Che'l maggiorre del mondo hapermarito,Più belloe più cortese?Oh che appetito! 86E della mogliesna, che cosìspesso Più drogai altrabiasmava, ricordosse, Perchè Uragazzo savea toltoappresso; Ed or gliparve che scasabilfosse. Non era colpasua più chedel sesso, Che dnnsolo aomo mainon contentosse: E shantatto ana macchiadano inchiostro, Almen la sua nons' avea toltoun mostro. 87 ndi seguente, allamedesima ora, Al medesimoloco fa ritorno; Ela regina e. ilnano vede ancora, Chefanno al repar il medesmoscorno. Trova P altro ancor che silavora, E V altro;e alfin nonsi fa. festagiornoE la regina(che gli parpiù strano) Sempre siduol che pocoTami il nano. 38Stette fra glialtri un giornoa veder, chella Eraturbata e ingran malenconia, Che duevolte chiamar perla donzella Il nanofatto avea, ancor venia. Mandò laterza volta; etadi quella. Che: Madonna,egli giucca: riferia; Eper non starein perdita d'unsoldo, A voi niegavenire il manigoldo. 39A si stranospettacolo GiocondoRasserena la frontee gli occhie il viso, E,quale in nome,diventò giocondo D'effetto ancora,e tornò ilpianto in riso. Allegrotoma e grassoe rubicondo. Che sembraun cherubin delParadiso; Che'l re, ilfratello e tuttala famiglia Di talmutazi'on si maraviglia. 40 Seda Giocondo ilre bramava udire Ondevenisse il subitoconforto. Non men Giocondolo bramava dire, Efare il redi tanta ingiuriaaccorto. non vorria chepiù di sé,punire Volesse il rela moglie diquel torto, Si cheper dirlo, enon far dannoa lei, n refece giurar sul'agnusdei. 41 Giurar lofé', che per cosa detta, Néche gli siamostrata che glispiaceu, Ancorch'egli conosca chediretta Mente a suaMaestà danno sifaccia, Tardi o pertempo mai faràvendetti: E di più,vuol ancor chese ne taccia;che ilmalfattor giammai comprerà fatto 0in detto, che'lre il casoloiaiiL 42 IIre, eh' ognialtra cosa, senon qoeiu. Creder potria,gli givarò largamente. Giocondo lacagion gli manifesta, Ond'era molti .stato dolente: Perché trovataavea la disonesta Suamoglie in bracciod'un suo viisageiu: E che talpena alfin l'avrebbemorto, Se tardato avenir fosse ilconforto. 43 Ma inCasa di SuaAltezza avea vedot" Cosa chemolto gli scemavail duolo; Che sebbenein obbrobrio eracaduto, Cosi dicendo, e al bucolinvenuto, Gli dimostrò ilbruttissimo omiccioolo, Che lagiumenta altrui sottosi tiene, Tocca disproni, e fagiuocar di scheoe.44 Se parveal re vituperosol'atto, Lo crederete ben,senza eh' io'1 giuri. Ne fuper arrabbiar, pervenir matto; Ne fuper dar delcapo in tuttii mini: Fu pergridar, fu pernon stare alpatto; Ma forza éche la boccaalfin ai tori, Eche l'ira trangugiamara ed aera. Poichégiurato avea sul'ostia sacra. 45 Chedebbo far, chemi consigli, frate, Dissea Giocondo, poichétu mi tolli Checon degna vendettae crudeltatc Questa giustissimaira io nonsatolli? Lasciam, disse Giocondo,queste ingrate, E proviamse son l'altrecosi molli: Facciam dellelor femmine adaltrui Quel ch'altri dellenostre han fattoa ""• 46 Ambigioveni siamo, edi bellezia Che facilmentenon troviamo pari. Qualfemmina sarà chen'usi asprezza? Se centrai brutti ancornon han riparir Se beltà nonvarrà giovinezza, Varranno almenl'aver con noidanari Non vo' chetomi, che nonabbi prima Di millemogli altrui laspoglia opim La lungaabsenzia, il vedervari luoghi, Praticare altrefemmine di fuore. Parche sovente disacerbie sfoghi Dell amorosepassioni il core. Landail parer, vuol che siproroghi Il re randata, e frapochissime ore Con daoscudieri, oltre allacompagnia Del cavaUer roman,si mette invia. 48 Travestiticercaro Italia, Francia, Leterre de'Fiamminghi e degl'laglesi; E quantene vedean dibella guancia, Trovavan tuttea' prieghi lorcortesi. Davano, e dataloro era lamancia; E spesso rimetteanoi danar spesi. Dalor pregate foromolte, e foro Anch'altrettante che'pregaron Joro. 49lu questa terraun mese, inquella dui Soggiornando, accertarsia vera prova Chenon men nellelor . che nell' aitimi Femmine, fedee castità sitrova. Dopo alcun tempoincrebbe ad ambedui Disempre procacciar dicosa nuova; Che malpoteano entrar neiraltrui porte, Senza mettersia rischio dellamorte. 51 Una(senza sforzar uostropotere, quando il naturaibisogno inviti) In festagoderemoci e inpiacere; Che mai contesenon avrem, liti. Né credo chesi debba elladolere; Che s'anco ognialtra avesse duomariti. Più eh' ad unsolo, a duosarìa fedele, Né forses'udirian tante querele. Stanza 52. 50Gli è megliouna trovarne, chedi faccia £ dicostumi ad ambigrata sia. Che lorcomunemente soddisfaccia, E nonn'abbin d'aver maigelosia. E perchè, diceail re, vub'che mi spiaccia Averpiù te eh' unaltro in compagnia? Soben eh' intutto il granfemmineo stuolo Una nonè che stiacontenta a unsolo. 52 Di quelche disse ilre, molto conttfuto Rimaner parveil giovineromano.Dunquefermati iu talproponimento, Cercar molte montagnee molto piano. Trovaro alfin,secondo il lorointento, Una figliuola d'unoostiero ispano, Che teneaalbergo al portodi Valenza, Bella dimodi e belladi presenza. 53 Eraancor sul fiorirdi primavera Sua tenerellae quasi acerbaetade. Di molti figliil padre aggravat' era, Si eh' adisporlo fìi cosaleggiera, Che desse lorla figlia inpotestade; Ch'ove piacesse lor potesson trarla, Poiché promessoavean di bentrattarla. 54 Pigliano lafanciulla, e piacern'haiuo Or l'uno or Taltro, iu caritodee in pace, Comea vicenda imantici che danno, Orl'uno or l'altro,fiaty alla fornace. Perveder tutta Spagnaindi ne vanno, Epassar poi nelregno di Siface: E'Idi che daValenza si partirò, Adalbergare a Zattivaveniro. 55 I patronia veder stradee palaza Ne vanno,e lochi pubblicie divini, Ch'usanza handi pigliar similsollaffi; In ogni terraov'entran peregrini, E lafanciulla resta coiragazzi Altri i letti,altri acconciano ironzini, Altri hannocura che siaalla tornata Dei signorlor la cenaapparecchiata. 56 Nell'albergoun garzon stavaper fante, Ch' incasa della giovenegià stette A'servigi del padre,e d'essa amante Fuda' primi anni,e del suoamor godette. Ben s' adocchiar,ma non nefér semhunte Ch'esser notatoognun di lortemette: Ma tosto ch'ipatroni e lafamiglia Lor dieron luogo,alzar tra lorle cigli" II fantedomandò do? ella gisse, Eqnal dei daosignor P avesseseco. A ponto laFiammetta il fattodisse (Così avea nome,e quel garzoneil Greco). Quando speraiche 1 tempo,oiraè ! venisse (Il Grecole dicea) diviver teco, Fiammetta, animamìa, tu tene vai, E nonso più dirivederti mai. 58 Fannosii dolci mieidisegni amari, Poiché seid'altri, e tantomi ti scosti. Iodisegnava, avendo alcundanari Con gran faticae gran sudorriposti, Ch' avanzato m' aveade' miei salari Edelle bene andatedi molti osti. Ditornare a Valenzae domandarti Al padretuo per moglie,e di sposarti. ((;¦(//'(, 'y.i)' stanca M. dLa fanciulla negliomeri si stringe, Erispomle che futardo a venire, riaiige ilGreco e sospira,e parte finale, Vuummi, dice,lisciar così morire? Conle tue bracciai fianchi almenmi cinye; Lanciami disfogartanto desire: i.V innanziche tu partaugni momento riifì lecoio iitìai mifa morir c*nteut. 60La pietosa fanciullarispondendo: Credi, dicea, chemeri di tenoi bramo \ Ma luogo tempo ci comprendo Qui, dovein mezzr" ditanti occhi siamo. IlGreco aoggiungea: Certomi rendo, Che a'un terzo amime di queleh' io t' amo, Inquesta notte alineutroverai loco Che eipotrem godere insiemeun poco. 61 Comepotrò, diceagli lafanciulla, Che sempre inmezzo a duola notte giaccio?Emeco or l'unoor Taltrp sitrastulla, E sempre all'un lor mitrovo in braccio? Questo tifia, soggiunse ilGreco, nulla; Che benti saprai tordi questo impaccio, Euscir di mezzolor, purché tuvoglia: E dèi voler,quando di meti doglia. 62 Pensaella alquanto, epoi dice chevegna Quando creder potràeh' ognuno dorma; Epianamente come farconvegna, E dell'andare edel tornar l'informa. IlGreco, si comeella gU disegna. Quando sentedormir tutta latorma. Viene all'uscio e lo spinge,e quel glicede: Entra pian piano,e va a tenton colpiede. 63 Fa lunghii passi, esempre in queldi dietro Tutto siferma, e l'altropar che muova Aguisa che didar tema nelvetro; Non che'l terrenoabbia a calcar,ma l'uova: E tienla mano innanzisimil metro; Va brancolandoinfin che '1letto trova; E di dove glialtri avean lepiante, Tacito si cacciòcol capo innante. 64Fra l'una el'altra gamba diFiammetta Che snpiia giacea,diritto venne; E quandole fu apar, l'abbracciò stretta, Esopra lei sinpresso al disi tenne. Cavalcò forte,e non andòa staffetta. Che maibestia mutar nongli convenne: Che questapare a luiche si bentrotte. Che scender nonne vuol pertutta notte. 65 AveaGiocondo ed aveail re sentito Ilcalpestio che sempreil letto scosse; Er uno el'altro, d'uno errorschernito, S'avea creduto chelcompagno fosse. Poi ch'ebbeil Greco ilsuo cammin fornito, Sicome era venuto,anco tornosse. Saettò ilSol dall' orizzonte iraggi; Sorse Fiammetta, efece entrare ipaggi. 66 II redisse al compagnomotteggiando:Frate, molto camminfòtto aver dei; Etempo ò benche ti riposi,quando Stato a cavallotutta notte sei. Giocondoa lui risposedi rimando, E disse: Tudi' quel eh'io a dire avrei,A tetocca posare, e prò tifaccia; Che tutta nottehai cavalcato acaccia. 67 Anch' io,soggiunse il re,senza alaa L Lasciatoavria il miocan correre untn& Se m' avessi prestatoun po' ilcaTallo, Tanto che '1mio bisogno avessifutto. Giocondo replicò: Sontuo vassallo, E puoifar meco erompere ogni tto; Siche non conveniatal cenni usare; Benmi potevi dir: Lascialastare. 68 Tanto replical'no, tanto soggiunge L'altro, chesono a gravelite insieme. Vengon da'motti ad unparlar che pm; Ch'ad amenduo l'esserbeffato preme. Chiaman Fiammetta(che non eraInuge, E della fraudoesser scoperta teme). Perfare in visol'uno all' altro dire Quelche negando ambiparean mentile. 69 Dimmi,le disse ilre con fierosguardo, E non temerdi me di costui: Chi tuttanotte fu quel gagliardo, Che tigodè senza farparte altroi? Credendo Tunprovar l'altro bugiardo, Larisposta aspettavano ambeduL Fiammetta a'piedi lor sigettò incerta Di viverpiù, vedendosi scoperta. 70Domandò lor perdono,che d'amore, Ch'a ungiovinetto avea portato,spinta, E da pietàd'un tormentato core, Chemolto avea perlei patito. Tinta, Cadutaera la nottein quello enore: Eseguitò, senza dircosa finta. Come tralor con spemesi condusse, Ch' ambicredesson che '1 compagno tm 71D re eGiocondo si guardarein tìm, Di maravigliae di stuporconfasi: Né d'aver ancoudito lor fuavTiso, Ch' altri duofiisson mai cosìdelusi:Poi scoppiare ugualmentein tanto riso. Che,con la boccaaperta e gliocchi chlaà, Potendo apena il fiatoaver del petto. Addietro silavsiàr cader sulletto. 72 Poi eh'ebbon tanto riso,che ' Se nesentiano il petto,e pianger gUocdu. Disson tralor: Come potremoavere Guardia, che lamoglier non neraccocdu. Se non giovatra duo questatenere, E stretta sì,che l'uno el'altro tocchi? Se piùche crini avesseocchi il mòto, Nonpotria far chenon fosse tradito. Provate milleabbiamo, e tuttebelle; Né di tanteuna è ancorche ne contraste. Seproviam l'altre, fiansimil anch'elle: Ma pernltima prova costeibaste. Donqne possiam crederche più felle Nonsien le nostre,o men dell' altrecaste:E se soncome tutte P altresono, Che torniamo agodercile fia buono. 74Conchiuso ch'ebbon questo,chiamar fero Per Fiammettamedesima il suoamante; E in presenzia molti glila diero Per moglieI e doteche gii fubastante Poi montare aC41T!ìUo> e illor sentiero cuberà aPoneute volsero aLevante; Ed alle moglilor ae netomaro, Di eh' affannomai più nonai pigli aro. 75Lostìer qui fìaealla ua istoriapose, Olle fu conmolta attenzione udita. UdìlUil Saracin, gli rispose Parolftmai, finché nonfu finita Pui disse;Io credo henclie lìeil'ascoae Femmìnil frodesia copia infinitai Né si potrladella millesma parte Tenermemoria con tuttele carte. 76 Quiviera un uomd'età, eh ave apiù retta Opiuion deglialtri, e ingegnoe ardire; E nonpotendo ormai cheb\ uegletta Ogni femminafosse,più patire; 8i Tolaea quel chavea V istoriadetta E li diafse:Assai cose udimmodire Che Terìtade in non hannoalcuna; E ben diqueste è latua favola una. 77A chi tela narrò nondci credenza, S eTaogelistaben foga e nel resto; Ch'Opinione, piùdi' esperienza Ch abbia didonne, Io faceadir questo. V averead una odue tn ali vo lenza, Fa ch'odiae bìaiìraft Taltre oltre aironesto; 3Ia se glipassa rìra, iovo'tu Toda Più ehora biaarao, ancodar lor granloda, 78 E aeTorrà lodarne, avràmaggiore Il (;ampo assai,eh' a dirnemal non ebbe; Dicento potrà dirdegne d onore, Verso unatrista che bìasmarsi debba Non biasmartutte, raa serbarnefuore La hontA d'inlinitesi dovrebbe; E seU Valerio tuodisse altri mente, Disse per ira,e non perquel che sente. 79Ditemi un poco:è di Toi forse alcuno Chabbia servato allasua moglie fede? Chenieghi andar, quandogli sia opportuno. Air altruidonna, e darleancor mercede? Credete intutto U mondotrovarne uno?Chi '1dice, mente; efolle è benchi '1 crede. Trovatene vo' alcunache vi cliiami? (Nonparlo delle pubblicheed infami). &tajì£a 76. 80Conoscete alcun voi,che non Jasciasse Lamoglie sola, ancorchéfosse bella, Per seguirealtra donna, sesperasse In breve efacilmente ottener quella? Chefarebbe egli, quandolo pregase, 0 densepremio a luidonna o donzella? Credo, percompiacere or questeor quelle, Che tuttilasceremmovi la pelle. 91Quelle che 1Io? mariti hannolasciati Le piùvolte cagione avutan hanno Del suodi casa liveggon svogliati, E eII e fuorde IP altruibrAmosi vanno Dovriano amar,volendo essere amati; Etor cou lamisura eh' a lordanno. Io farei (sea me stesseil darla etfìnre) Tal legge, eh'uom non vipotrebbe opporre. 82 Sariala legge, ch'ognidonna cólta In adulterio,fosse messa amorte, Se provar nonpotesse ch'ana volta Avesseadulterato il suoconsorte; Se provar lopotesse, andrebbe asciolta, Nétemeria il marito la corte. Cristoha lasciato neiprecetti suoi: Non faraltrui quel chepatir non vuoi. 83La incontinenza èquanto mal sipuote Imputar lor, nongià a tuttoIo stuolo. Ma inquesto, chi hadi noi piùbrutte note? Che continentenon si trovaun solo. E moltopiù n'ha adarrossir le gote, Quandobestemmia, ladroneccio, dolo, Usuraed omicidio, ese v'è peggio, Raro,se non dagliuomini, far veggio. 84Appresso alle ragioniavea il sincero Egiusto vecchio inpronto alcuno esempio Didonne che in fatto inpensiero Mai di lorcastità patiron scempio. Mail Saracin, chefuggìa udire ilvero, Lo minacciò conviso crudo edempio, Sì che lofece per timortacere; Ma già non lo mutòdi suo parere. 85Posto ch'ebbe alleliti e allecontese Termine il repagan, lasciò la mensa:Indi nelletto, per dormir,si stese Fin alpartir dell'aria scurae densa; % Madella notte, asospirar l'offese Più delladonna, eh' a dormir,dispensa. Quindi parte all'uscirdel nuovo raggio, Efar disegna innave il suoviaggio. 86 Però ch'avendotutto quel rispetto Ch'abuon cavallo deebuon cavaliero, A quelsuo bello ebuono, ch'a dispetto Tenea diSacripante e diRagfifiero; Vedendo per duogiorni averlo stretto Piùci? e non sidovria si buondestriero. Lo pon, perriposarlo, e lorassetta In una barca,e per andarpiù in fretta, 87Senza indugio alnocchier varar labarca, E dar fai remi all'acquadella sponda. Quella, nonmolto grande epoco carca, Se neva per laSonna giù aseconda. Non fugge ilsuo pensier, se ne scarca Rodomonte perterra peronda: Lo trova insu la prodae in sula poppa:E secavalca, il portadietro in groppa. 88Anzi nel capo,o sia nelcor gli siede, Edi fuor cacciaogni conforto e sem.Di ripararsi ilmisero non vede, Dappoiché glinemici ha nellaterra. Non sa dachi sperar possamercede, Se gli fannoi domestici snoiguerra: La notte e'1 giorno sempreè comhattnu Da quelcrudel che dovriadargli aiuto. 89 Navigail giorno ela notte seguente Rodomonte colcor d'affanni grave: Enon si puòl'ingiuria tor dimente. Che dalla donnae dal suo re avutohAn; E la penae il dolormedesmo sente, Che sentivaa cavallo, ancorain nave: Né spegnerpuò, per starnell'acqua, fi faoa Népuò stato mutar,per mutar loco. 90Come l'infermo che,dirotto e stinco Difebbre ardente, vacfingiando lato; 0 sia su l'uno,o sia sul'altro fianco, Spera aver,se si volge,miglior stato; Né suldestro riposa sul manco, E pertutto ugualmente étravagliato: Così il Paganoal male, ond'erainferno, Mal trova interra e malein acqut scherno. 91Non puote innave aver piùpazienza, E si faporre in terraRodomonte. Lion passa eVienna, indi Valenza, Evede in Avignoneil ricco ponte; Chequeste terre edaltre ubbidienza. Che sontra il fiumee '1 celtiberomonte, Rendean al reAgramante e alre Spag" Dal diche fùr signor'della campagna. 92 VersoAoquamorta a mandritta si tesse Conanimo in Algierpassare in fretta: Esopra un fiumead una vUiavenne E da Baccoe da Cererediletta, Che per lespesse ingiurie chesostenne Dai soldati, avotarsi fu costretta. Quinci ilgran mare, equindi nell'apriche Valli vedeondeggiar le biondespiche. 93 Quivi ritrovauna piccola chiesa Dinuovo sopra unmonticel murata. Che, poich'intornoera la guerraaccesa, 1 sacerdoti votaavean lasciata. Per stanzafu da Rodomontepresa; Che pel sito,e perch'era sequestrata Dai campi,onde avea inodio udir noteil" Gli piacqueri, che mutòAlgierì in qn"U Mutò d'andarein Africa pensiero: Sìcomodo gli parveil luogo ebello. Famigli e carriaggie il suodestriero Seco alloofgiar fé' nelmedesmo ostello. Vicino apoche leghe aMompoliero, E ad alcunaltro ricco ebuon castello Siede ilvillaggio a latoalla riviera; Si ched'avervi ogni agioil modo v'era. > Stanilo viun giofiio ilSjiraciii pen.:>j?o (Come imrera it piùdel tempo u3:\to), Videvenir per mezzoun prato erboso OheiV un piccolaentiero era seiuto, Unadimzellii rlì vioamoroso In cosiipatrobd'uà monaco barbEtto; Esi trieaiio dietronu |?:ran destriero Sotto unasoma coperta "linero. 6 Chi ladonzclb, cbiU monncosìa, Chi portin Sicm,vi debb esserchiaro. Conoscere Isabella t dovria.Che'1 corpo tivea<!el suo inerbinocaro. Lasciai che perProvenza ne venia Sottola scorta delvecchie preclaro, Che leavea persuaso tuttoil reato Dicaie a.Dio Jel suovivere onesto. 7 Comeoh è Ìiivi>o pallida esmarrita Sia la doniella,ed abbia [crini iticootì; E faccianoi so?3j)ir coutimiaudtii Del pettoacceso, e gliocchi sìen duofonti; altri testiraoui d'unavita Misera e gravein lei siveggan pronti; Tanto i>eròdi bello ancole avama Che conle Grazie Amorvi pu(> averstanza, 18 Toitoelle 'l Saracinvi(ìe la bella Donnaapjiarir, messe ilpensiero al fondo, Ch'area dibiaamar sempre ed orlìar i|UelJa Schiera gentilclu pur aflornail mondo. E bengli par dignissimaIsabella, In cui locardebba ìl suoamor secondo E spegnertotalmente il primo,a modo Che daUaasesi trae chiodocon chiodo, )9Incontra se lefece, e cnlpìiì m<dle Parlar cheseppe, e colmitili or sembiante, Disua condizione domandolle: Ed ellaoui pensier glispif?gÒ innante; Come eraper laciare ilmondo folle, E far<3iamica a Diocon opre sante. Rideil Paghino stUicr,clf in Diowììì erede D'ognilegge nimico e d'ogni fede: 100 Echiama intenzione erroneae lieve, E diceche per certoella troppo erra; Némen biasmar cheP avaro sideve, Che'l suo riccotesor metta sotterra: Alcuno utilper nonne riceve, E dalPusodegli altri uomini.ilserra. leon si denno,orsi e serpenti,. E non lecose belle edinnocentistanza 89. 101 IImonaco chU questoavea P orecchia, Eper soccorrer lagiovane incauta, Che ritrattanon sia perla via vecchia, Hcilea algoverno qua! praticonauta; Quivi di ispirital cibo apparecchia Tosto unamenstti sontuosa elauta. Ma il Saracin,che con malgusto nacque Non purla saporò, chegli dispiacque; 102 Epoi cbMn vanti ilmonaci interroppe, H nonpotè mai farsi che tacesse Eche di paiieuzail freno toppeLe mani aldossocon furor glimosse. Ma le parolemìe parervi troppe Potriauo omai,se più sene dicesse Sì chefinirò il l'antrie mi fiaspecchio Quel che pertroppo dire acciddeal vecchi ". No t: St. 4.V.12. Astolfo: modiflcazionedi Aistulfo, come nellestorie si nominaquel re longobardo.Il fratti monaco: Rachi,che abdicò lacorona, e abbrac ciò lavita monastica. St.9. V.8. AllaTana: al Tanaì,fiume di Rassia, oggichiamato Don; edagli antichi riguardatocome estremo accessibìl confinedeirEnropa settentrìonale.St. 19.y. 6. Baccanopaesello con osteriaa poche miglia daRoma. St. 20. V.5.IZ rio, ilTevere. Usa Rioper fiume grosso, almodo degli Spagnuoli. St. 24.V.6. Comeio. Cittàdel già StatoRomano. Scherza con equivocofacile a capirsi. St.27. V.6. AWArbiae all'Arno; aSiena e a Firenze, città denotate colnome di queidue fiumi St. 40.V.8. VAgimBdti: qui significaVostia sacra. St. 42,V.6. In hrckceiod'un 9uo viisergente: dì un suovile ministro, omeglio di ungarzone di fami glia, come Fautorestesso lo chiamaalla St. 21,v.7. ST. 54. V.68.Nel regno diSifaee: nella Numidia, eper estensione inAfrica. Zattiva: Xativa,città di Spagna, nelregno di Valenza. St.ò8. V.6. Beneandate: mance chesi danno ai garzonidegli albergatori. Osti: ospitL St. 83.V.3. Note: macchie,colpe. St. 87. V.18.Varar la barca:farla scendere di terrain acqua. Propriamentevarare si dicede navigli nuovi orifatti, che daicantieri per mezzodi nn piano inclinato sifanno scivolar inmare. Qai m intendereFAdosto, che darVabrivo al naviglio,&f' pigliare il largo,poiché gli antichi,se il legnomam o di giiLndeportata, usavano tirarloalquanta da pRi interra, per assicurarloda colpi delflusso e rifcrSt. 89. V.8. pud statomutar, ptrnmUsrìùa Son paroledi Dante inverse:E muta UfffftpaA niuta lato. St.91. V.36. Vienna: cittàdi Francia noi Dfinato, Tra il fiumee' l eeltiberomonte: tra il Edano, fiume diFrancia, e ilmonte Idabeda, dettef" tibero dal Poeta,perchò sorge inquella reat deQi SpagnaTarraconese, che iRomani denomiBanae Caf tiberia. St. 96.V.8. Dicare: dedicare. St.97. V.28. Edabbia i eritiiinconti: iaecls. rabbuffati, dallatino ineompiL Checon U Grut Amor,ecc. Le Giazie"figliuole di Giovee di Euiws" 0, com'altri dicono, diBacco e diVenere, eraad e Eufrosina,Talia, ed Aglaia.Omero ne dùamaoaa f% sitea, ecosi Stazio, neln libro dellaTifoide. St. 98. V.8.Che dalV assesi trae chiodocm chiodo. Lo stessoconcetto incontreremo alCairto 1L\ St. 29;e l'usò primail Petrarca. Tr.d'Am., caf. Bl terz.22: Come d'assesi trae chiodocon chiodo. St. 101.V.8. Non purla sapore, chegli diapiaetw appena l'assaporò,gli, ecc.; nonprima TassapOTò, eie gli,ecc. Triiita fine delromito esortatore Iabolla,per serbare in peIsolante sua castità,iijJucii Rodoraoìite adecapitarla. Il pagano fabbricaimo strutto pontesul fiume vieitio,a Tu ji ri Rionii cavalieri chevi s ìnibattoiio,o gii ucfile;owe peno lu armia trofeo Baicimitero d'Isabella Capitaivi Urlando, c1j"ìi aìuDacoiiHudomonte lo geltanel tì\im% elascia ùi Vìm:! seguidi sua pazzia. 0degli uomini infermae instabii niente ! Comeniam i>restì aviir'iax disegno! Tatti ipeusier mutiamo facilmente, Più "luelche nascua d'amorososdegno, lo vidi diauKiil Saracin ardente Contrii le dui] nee ijasair tantoil seguo, Olie uunelle spegner l'odioma p e usaiChe noidovesse intiepidirlo mai. Donnegentil, per queleli' & biasmovostro rarlò contra ildover, hi offesosono, Che sin cliccol suo malnon gli dimostro Quanto abbiafatto error, nongli perdono. Io faròsi con pennae con inchiostro, Gh' ognunvedrà che gliera utile ebuono Aver taciuto, emordersi anco poi Primala lingua, chedir mal divoi. 8 Ma cheparlò come ignorantee sciocco, Ve lodimostra chiara esperienzia. Incontra tuttetrasse fuor lostocco Dell'ira, senza fervidifferenzia: Poi d'Isabella nnsguardo si l'hatocco, Che sabito gli fe mutarsentenzia. Già in cambiodi quell'altra ladisia: L'ha vista appena,e non saancor chi sia. 4E come ilnuo7o amor lopunge e scalda, Muovealcune ragion dipoco frutto, Per romperquella mente interae salda Ch'ella aveafissa al Creatordel tutto. Ma l'Eremita,che Ve scudoe falda, Perchè ilcasto pensier nonsiadistrutto, Con argumenti piùvalidi e fermi, Quantopiù può, lefa ripari eschermi. 5 Poi chel'empio Pagan moltoha sofferto Con lunganoia quel monacoaudace, E che gli ha dettoinvan ch'ai suodeserto Senza lei puòtornar, quando glipiace; E che nuocersi vede aviso aperto, E cheseco non vuoltriegua pace; Lamano al mentocon furor glistese, E tanto nepelò, quanto neprese: 6 E crebbe la furia,che nel collo Conman lo stringea guisa ditanaglia; E poi ehuna e due volte raggirollo, Da per l'aria eTerso il marlo scaglia. Che n'avvenisse, dico sollo: Varia fama èdi lui, si ragguaglia. Dice alcun,che rottoa un sassoresta, Che '1 pienon si discemedalla testa:7 Edaltri, eh' a cadereandò nel mare, Ch'erapiù tremiglia indi lontano, Eche mori pernon saper notare, Fattiassai prieghie orazioniinvano: Altri, eh' un Santolo venne aiutare, Lotrasse al litocon visibil mano. Diqueste, qual sivuol, la verasia: Di lui nonparla più l'istoriamia. 9 E simostrò costumatoallora. Che non lefece alcun segnodi forza li sembiante gentilche l'innamora, L'usato orgoglioin lui spegneed; E benché '1frutto trar nepossa fiiora, Passar nonperò vuole oltrealla aeom; Che nongli par chepotesse esser bnoM, Quandoda lei non lo accettassein dono. 10 E cosi didisporre a pocoa poeo A' suoi piaceriIsabella credea. Ella, che in solingo e stranoloco, Qua! topo inpiede al gatto,si vedea, Vorria trovarsiinnanzi in mezzoil foooo; E secotuttavolta rivolgea S' alcun partito,alcuna via fosseatta A trarla quindiimmaculata e intatta 11Fa nell'animo suoproponimento Di darsicon sua manprima la morte, Che'1 Barbaro crudeln'abbia il saointeatc. E che lesia cagion d'errar forte Centra quelcavalier ch'in bracciospenui Le avea crudelee dispietata sorte; Acui fatto avecol pensier devoto Dellasua castità perpetuovoto. 12 Crescer piùsempre 1' appetitocieco Vede del Repagan, sache farsL Ben sache vuol venireall'atto bieco. Ove icontrasti suoi tuttifien scarsi. Pur discorrendomolte cose seco, Ilmodo trovò alfiudi ripararsi, E disalvar la castitàsua, come Io vidirò, con lungoe chiaro nome. 13Al brutto Saracin,che le venia Giàcentra con parolee con effetti Prividi tutta quellacortesia Che mostrata leavea ne' primi detti: Sefate che convoi sicura io siaDel mioonor, disse, ech'io non nesoiettl Cosa all'incontro vidarò, che molto Piùvi varrà, ch'avermil'onor tolto. 8 Rodomonte crudel,poi che levato S'ebbeda canto ilgarrulo Eremita, Si ritornòcon viso menturbato Verso la donnamesta e sbigottita; Ecol parlar eh' èfra gli amantiusato, Dicea ch'era ilsuo core ela sua vita E'Isuo conforto ela sua caraspeme, Ed altri nomitai che vannoinsieme. 14 Perun piacer disi poco momento. Diche nha abbondanza tutto '1mondo. Non disprezzate unperpetuo contento. Un verogaudio a nulloaltro secondo. Potrete tuttaviaritrovar cento E milledonne visogiocondo; Ma chi vipossa dar questomio dono, Nessuno almondo, o pochialtri ci sono.Ho notizia d'un'erba, e l'hoveduta Venendo, e sodove trovarne appresso, Chebollita con ellerae con ruta Adun fuoco dilegna di cipresso, £fra mani innocentiindi' premuta, Manda un liquor,che chi sibagna d'esso Tre volteil corpo, intal modo l'indura, Chedal ferro edal fuoco l'assicura. 16 Iodico, se trevolte se n'immolla, Unmese invulnerabile sitrova. Oprar conviensi ognimese l'ampolla; Che suavirtù più terminenon giova. Io 80far l'acqua, edoggi ancor farolU, Edoggi ancor voine vedrete prova: Evi può, s'ionon fallo, esserpiù grata. Che d'avertutta Europa oggiacquistata. Staiiz 6, 7 Davoi domando inguide rdon diquesto, Che su lafetle vostra migiuriate, Che Indetto inopera molesto Mai piùsarete alla miacastimte. Cosi dicendo, Rodomonteoiieatti Fé ¦' r i tornar, eh' 1n tau tatu 1 o" tate Venne ch'innulabìlsi facesse, Cile piùch ella uondise, le iiromese:18E serveralle finchévegga fiitto Della mirabilacqua esperienza; E sforzerasaeintinto a nonfare atto, A nulifar aegnf) alcundi violenta, Ma pensapuì di nontenere il pattoFercliè non hatimor riverenza DìDio u diSanti; e nelmancar di fede, Tuttail lui la hun'iarda Afrit:a cede. 19Ad Isabella ilRe d'Algier scongiuri Dinon la molestarfé più di mille, Purch'essa lavorarl'acqua procuri, Che far lo puòqual fu giàCigno e Achille. Ellaper balze e per vallonioscuri Dalle città lontanae dalle ville Ric(tg1ie dimolte erbe; eil Saracino Non l'abbandona,e semprevicino. 20 Poi ch'inpiù parti, quant'eraa bastanza, Colson dell'erbee con radicie senza. Tardi siritornaro alla lorstanza; Dove quel paragondi continenza Tutta lanotte spende, chel'avanza, A bollir erbecon molt' avvertenza:£ atutta l'opra ea tutti queimisteri Si trova ognorpresente il ed'Algierij 21 Che producendoquella notte in giuocoCon lineili pochiservi ch'eran seco, Sentia,per lo calordel vicin fuoco Ch'erarinchiuso in quelloangusto sfpeco, Tal sete,che bevendo ormolto or poco. Duebarili votar pienidi greco, Ch' aveanotolto uno oduo giorni innanti Isuoi scudieri acerti viandanti. 25 Bagnossi,come disse, elieta porse All'incauto Paganoil collo ignudo; Incauto, evinto anco dalvino forse, Incontra acui non valeelmo scodo. Queir uom bestiaile prestò fede,e seofse Si collamano e sicol ferro erodo, Chedel bel capo,già d'Amore albergo. Fé' tronco rimanereil petto eil tergo. 26 Quelfé' tre balzi;e fanne uditadiian Voce, ch'uscendo nominòZerbino, Per cui seguireella trovò sirara Via di fuggirdi man delSaracino. Alma, ch'avesti più la fedecara, E '1 nome,quasi ignoto eperegrino Al tempo nostro,della castitade, Che latua vita ela tua verdeetade; 27 Vattene in pace, almabeata e bella, Cosii miei versiavesson forza, come Benm'affaticherei con tuttaqoella Arte che tantoil parlar ornae come, Perchè millee mill' anni, e più novella, Sentisse ilmondo del tuochiaro nome. Vattene inpace alla supernasede, E lascia all' altreesempio di tuafede. 22 Non eraRodomonte usato alvino. Perchè la leggesua lo vietae danna: E poiche lo gustò,liquor divinoGlipar, migliorche '1 nettareo la manna; Eriprendendo il ritoSaracino, Gran tazze epieni fiaschi netracanna. Fece il buonvino, ch'andò spessointorno, Girare il capoa tutti comeun tomo. 28 All'attoincomparabile e stupendo. Dalcielo il Creatorgiù gli occhivolse, E disse: Piùdi quella ticommendo, La cui mortea Tarquinio ilregno tolse; E perquesto una leggefare intendo Tra quellemie che maitempo non sciolge, Laqual per leinviolabil acque gioro Chenon muterà secolofuturo. 23 Ladonna in questomezzo la caldaia Dalfuoco tolse, ove quell'erbecosse; E disse aRodomonte: Acciò chepaia Che mie paroleal vento nonho mosse. Quella che'1 ver dallabugia dispaia, E chepuò dotte farle genti grosse. Tene farò l'esperienziaancora. Non nell'altrui, ma nel miocorpo or ora.29 Per l'avvenirvo'che ciascuna ch'aggia Ilnome tuo, siadi sublime ingegno, Esia bella, gentil,cortese e saggia, E divera onestade arrivial segno: Onde materiaagli scrittori caggia Dicelebrare il nomeincl*to e degno; TalchéParnassoy Pindo edElicone Sempre Isabella, Isabellarisuone. 24 Iovoglio a faril saggio esserla prima Del feliceliquor di virtùpieno. Acciò tu forsenon facessi stima Checi fosso mortiferoveneno. Di questo bagnerommidalla cima Del capogiù pel colloe per loseno: Tu poi tuaforza in meprova e tuaspada Se questo abbiavigor, se quellarada. 30 Dio cosidisse, e fé' serenaintomo L'aria, e tranquilloil mar, piùche mai fosse. Pe'r alma castaal terzo delritorno, E in braccioal suo Zerbinsi ricondusse. Rimase interra con vergognae scorno Quel fiersenza pietà nuovoBreusse; Che, poi che '1troppo vino ebbedigesto Biasmò il suoerrore, e nerestò funesto. Placare o in partesatisfar pensosse All'anima beatad'Isabella, Se, poich'a morteil corpo lepercosse, Desse aUnen vitaalla memoria d'ella. TroYòper mezzo, acciòche cosi fosse. Diconvertirle quella chiesa,quella Dove abitava, e dove ellafu uccisa. In unsepolcro; e vidirò in che guisa. 32Di tutti ilochi intomo favenire Mastri, chi peram&rc e cliiper tema; E fattobeti seimila uominiunire, Be' gravi Rai??i ivicin monti scema, Ene €i unagran massa fitabìUre, Che dallacima era allaparte estrema Novanta bracciae vi rinehiadedentro La cliiesa, chei duo amantiave nel centro. 33IniitA qua,si lasuperba mole Che fé'Adriano air ondatiberina. Presso al sepolcrouna torre alt4ivuole; Ch'abitarvi alc*ntempo ilestina. Un ponte stretto,e di duebraccia sole. Fece suT acqua cliecorrea vicina. Lnngo ilponte, ma largoera poco, Chedava appena aduo cavalli loco; 4A duo cavalliche venuti aparo, O eh' insiemesi fossero scontrati: Enon avea sponda riparo; E potea caderda tutti ilati. n passar tiuimlivuol che costicaro guerrieri o paganio battezzati: Che dellespoglie lor milletrofei Promette al cimiterodi costei >In dieci giornie in mancofu perfetta L'opra (ielponticel che passail fiume; Ma nonfu già ilsepolcro così infretta, Né la torrecondotta al suocacume: Pur fu levatasi, ch'alia veletta Starvi incima una guardiaavea coatnme, Che dognicavalier che veniaai ponte. Col cornofacea segno aRodomonte. 87 Aveasi immaginatoil Saracino, Che pergir spesso arischio di cadere Dalponticel nel finmea capo chinoi Dovegli converrìa molt'acqoabere, Del fallo ache Tindnsse iltroppo vino, Dovesse nettoe mondo rimanere; Come l'acqua,non men cheil vino, estingua L'error chefa pel vinoo mano olingua. StajiTa 2à E quels'armava, e segli venia aopporre Ora su Tuna ora su Taltra riva: Che seiguerrier venia divOr la torre, 3uI' altra prodail Re dAlgierveniva, ri ponticello èil campo ovesi corre; E se'1 ilestrier pocodel seguo usciva, Uadeanel finme ch'altoera e profondor Jgual perig:lio aquel non aveail mondo p Sfolti frapochi di vicapi taro Alcuni kvia dritta vicondusse; Ch'a quei chverso Italia oSpoa andaro, Altra nonera che piùtrita fusse: l'ardire, epiù che vitAcaro L' onore, a farvidi provaindusse; E tutti, oveacquistar credeau lapalma, Lasciavan Tarme emolti insieme Talma. 39Di quelli eh'abbattea, s' eran Pagani, Sicontentava d'aver spoglieed armi; E dichi prima furoi nomi piaini Vifacea sopra, esòspeadeiale ai marmi: Maritén in prigiontutti i Cristiani Eche in Aigierpoi li mandasseparmi. Finita ancor nonera Popra quando stanza29. 40 A casovenne il furiosoConte A capitar suquesta gran riviera, Dove, com'iovi dico, Rodomonte Fare infretta facea, finita era La torre, il sepolcro,e appena ilponte; E di tutt'arme,fuorché di visiera, Aquell'ora il Pagansi trovò inpunto, Gh' Orlando alfiume e alponte è sopraggiunto. 41 Orlando(come il suofuror lo caccia) Saltala sbarra, ésopra il pontecorre, Ma Rodomonte conturbata faccia, A pie,com'era innanzi allagran torre, Gli gridadi lontano e gli minaccia, Nése gli degnaconlaspadaopporre:Indiscretovillan, ferma lepiante, Temerario, importuno edarrogante. 42 Sol persignori e cavalierié fitto Il ponte,non per te,bestia balorda. Orlando, ch'erain gran pensierdistratto, Vien pur innanzi,e fa l'orecchiasorda. Bisosrna ch'io castighiquesto matto, Disse ilPagano; e conla voglia ingorda Veniaper traboccarlo giùnell'onda. Non pensando trovarchi gli risponda. 43In questo tempouna gentil donzella. Perpassar sovra ilponte, al fiumearriva. Leggiadramente ornata, ein viso bella, Enei sembianti accortamenteschiva. Era (se viricorda, Signor) quella Cheper ogni altravia cercando giva DiBrandimarte, il suoamator, vestigi. Fuorché, dov'era,dentro di Parigi. 44Nell'arrivar di Fiordiligial ponte (Che cosila donzella nomataera), Orlando s'attaccò conRodomonte, Che lo voleagittar, nella riviera. Ladonna, eh' anrea praticadel Conte, Subito n'ebbe conoscenza vera; Erestò d'alta maravigliapiena. Della follìa ohecosi nudo ilmena. 45 Fermasi ariguardar che fineavere Debba il furordei duo tantopossenti. Per far delponte l'un l'altro cadere Apor tutta lorforza sono intenti. Comeé eh' un pazzodebba valere? Secoil fiero Pagandice tra' denti; E quae sivolge e siraggira. Pieno disdegnoedisuperbia é d'ira. 46Con l'una el'altra man va ricercandoFar novapresa, ove il suo megliovede: Or tra legambe or fuorgli pone, quamlo arteil destro, equando il mancopiede. Simiglia Rodomonte intornoa Orlando Lo stolidoorso, che svellersi crede Quello ognicolpa, odio gliporta e rabbia. 47Orlando, che l'ingegnoavea sonimerso Io non so dove,e sol laforza usava. L'estrema forza,a cui perl'universo Nessuno o raroparagon si dava; Caderdel ponte silasciò riverso Col Pagano, abbracciatocome stava. Cadon nelfiume, e vannoal fondo insieme Nesalta in arial'onda, e illito geme. L'acqua lifece distaccare infretta. Orlando è nudo,e nuota com'unpesce: Di qua lebraccia, e di i piedigetta, E viene aproda; e comedi fuor esce, Correndo va, per mirareaspetta, Se in biasmoo in lodaquesto gli riesce. Mail Pagau, chedalfarme era impedito, Tornò piùtardo e conpiù affimno ailito. 49 Sicuramente Fiordiligiintanto Avea passato ilponte e lariviera, E guardato ilsepolcro in ognicanto Se del suoBrandimarte insegna v'era. Poiché Tarme suevede ilmanto, Di ritrovarlo inaltra parte spera. Maritorniamo a ragionardel Conte, Che lasciaaddietro e torreefiume eponte. 50 Pazzia sarà,se le pazzied'Orlando Promettoraccontarvi ad unaad una; Che tantee tante fnr,ch'io non soquando Solenne ed attardanarrar cantando, E eh' airistoria mi parràopportuna; Né quella taceròmiracolosa. fu ne' Pirenei sopraTolosa. 51 Trascorso aveamolto paese ilConte, Come dal gravesuo furor fuspinto; Ed alfin capitòsopra quel monte, Percui dal Francoé il Tarracondistinto; Tenendo tuttavia vòltala fronte Verso dove il Solne viene estinto:Equivi giunse inun angusto calle. Chependea sopra unaprofonda valle. 52 Sivennero a incontrarcon esso alvarco Duo boscherecci giovenieh' innante Avean di legnaun lor asinocarco: E perchè ben s'accorsero al sembiante Ch'avea dicervel sano ilcapo scarco. Gli gridanocon voce minacciante, 0 ch'addietroo da pirtese ne vada, 0che si levidi mezzo lastrada. 53 Orlando nonrisponde altro aquel detto, Se nonche con furortira d'un piede, Egiunge a puntol'asino nel petto Conquella forza chetutte altre eccede; Edalto il levasi, ch'uno augelletto Che voli in ariasembra a chilo vede Quel vaa cadere allacima d'un colle Ch'un mìglio oltrela valle ilgiogo estolle. 54 ludiverso i duogioveni s'avventa, Dei qualiun, più chesenno, ebbeavventura: Che dalla balzache due voltetrenta Braccia cadea, sigittò per paura. Amezzo il trattotrovò molle elenta Una macchia dirubi e diverzura, cui bastò graffiargliun poco ilvolto; Del resto, lomandò libero esciolto. Stanza S5. 55 L'altro s'attaccaad un scheggionch'usciva Fuor della roccia,per salirvi sopra; Perchési spera, s'aliacima arriva. Di trovarvia che dalpazzo lo copra. Maquel nei piedi(che non vuolche viva) Lo piglia,mentre di salirs'adopra; E quanto piùsbarrar puote lebraccia. Le sbarra si,ch'in duo pezzilo straccia; 56 Aquella guisa cheveggiam talora Farsi d'unaèron, farsi d'unpollo. Quando si vuoldelle calde interiora Chefalcone o ch'astorresti satollo. Quanto ébene accaduto chenon muora Quel chefu a riscodi fiaccarsi ilcollo! Ch'ad altri poiquesto miracol disse, Sìche l'udì Turpino,e a noilo scrisse. 57 Equeste ed altreassai cose stupende Fecenel traversar dellamontagna. Dopo molto cercare,alfin discende Verso meriggealla terra diSpagna; E lungo lamarina il camminprende Oh' intomo aTarracona il litobagna: E come vuolla furia chelo mena, Pensa farsiuno albergo inquell'arena, Dove dal Solealquanto si ricopra; Enel sabbion sicaccia arido etrito. Stando così, glivenne a casosopra Angelica la bellae il suomarito, Ch'eran (siccome iovi narrai disopra) Scesi dai montiin su TIspano lito. A mend'un braccio ellagli giunse appresso. Perchè nons'era accorta ancorad'esso. 63 Come Orlandosentì battersi dietro, Girossi, enel girare ilpugno strinse, E conla forza chepassa ogni metro, Ferìil destrier che '1 Saracinospinse. Ferii sul capo;e come fossevetro, Lo spezzò si,che quel civalloestinse, E rivoltosse inun medesmo istante Dietro acolei che glifiijgia innante. 64 CacciaAngelica E con sferzae con Che leparrebbe a Sebben volassepiù Dell' anel e' ha nelChe puòsalvarla, E Panel, chenuu La fa sparircome in fretta lagiumenta, spron tocca eritocca: quel bisogno lenta, chestrai da cocca ditosi rammenta, e selo getta inbocca: perde il suocostume, ad un soffioil lume. 59 Chefosse Orlandj), nullale sovviene; Troppo èdiverso da queleh' esser suole. Daindi in quache quel furorlo tiene, È sempreandato nudo all'ombrae al Sole. Sefosse nato all'apricaSiene, 0 dove Ammoneil Garamante cole, 0presso ai montionde il granNilo spiccia. Non dovrebbela carne averpiù arsiccia. 60 Quasiascosi avea gliocchi nella testa. Lafaccia macra, ecome un ossoasciutta, La chioma rabbuffata,orrida e mesta, Labarba folta, spaventosae brutta. Non piùa vederlo Angelicafu presta, Che fossea ritornar, tremandotutta: Tutta tremando, eempiendo il cieldi grida, Si volseper aiuto allasua guida. 61 Comedi lei s'accorseOrlando stolta, Per ritenerlasi levò dibotto: Così gli piacqueil delicato volto. Cosìne venne immantinenteghiotto. D'averla amata eriverita molto Ogni ricordoera in luiguasto e rotto. Lecorre dietro, etien quella maniera Cheterria il cane a seguitarla fera. II giovine,che '1 pazzoseguir vede La donnasua, gli urtail cavallo addosso, Etutto a untempo lo percuotee fiede, Come lotrova che glivolta il dosso. Spiccar dalbusto il capose gli crede: Mala pelle trovòdura come osso, Anzivia più ch'acciar;ch'Orlando natoImpenetrabile era edaffatato. 65 0 fossela paura, o chepigliasse Tanto disconcio nelmutar l'anello, Oppur chela giumenta traboccasse, Che ncnposso affermar questo quello; Nel medesmomomento che sitrasse L'anello in bocca,e celò ilviso bello, Levò legambe, e uscidell'arcione, E si trovòriversa in sulsabbione, 66 Più cortoche quel saltoera due dita Avviluppata rimaneacol matto. Che conl'urto le avriatolta la vita. Ma granventura l'aiutòa quel tratto. Cerchi pureh' altro furtole dia aita D'un' altra bestia,come prima hafatto; Che più nonè per riavermai questa, Ch'innanzi alPaladin l'arena pesta. 67Non dubitate giàeh' ella non s'abbia A provvedere; eseguitiamo Orlando, In cuinon cessa l'impetoe la rabbia, Perchè sivada Angelica celando. Segue labestia per lanuda sabbia, E sele vien piùsempre approssimando: Già giàla tocca, edecco l'ha nelcrine, Indi nel freno,e la ritienealfine. 68 Con quellafesta il Paladinla piglia, Ch'un altroavrebbe fatto unadonzella: Le rassetta leredine e labrìglia, E spicca unsalto, ed entranella sella; E correndola caccia moltemiglia, Senza riposo, inquesta parte ein quella:Mai nonle leva sella freno, Néle lascia gustareerba fieno. Volendosi cacciareoltre una fossa, sene va conla cavalla. Non nocquea lui, senti la percossa; Manel fondo lamisera si spalla. Nonvede Orlando cometrar la possa, Efinalmente se l'arrecain spalla, E suritorna, e vacon tutto ilcarco, Quanto in trevolte non trarrebbeun arco. 70 Sentendopoi cbe gligravava troppo, La posein terra, evolea trarla amano: Ella il seguiacon passo lentoe zoppo. DiceaOrlando:Cammina; e diceainvano. Se l'avesse seguitodi galoppo. Assai nonera al desiderioinsano. Alfin dal capole levò ilcapestro, 71 E cosila trascina, ela conforta Che lopotrà seguir conmaggior agio. Qual levail pelo, equale il cuoioporta, Dei sassi ch'erannel cammin malvagio. Lamal condotta bestiarestò morta Finalmente distrazio e didisagio. Orlando non lepensa e nonla guarda; via correndo,il suo camminnon tarda. 72 Ditrarla, anco chemorta, non rimase. Continuando ilcorso ad occidente:Etuttavia saccheggia villee case, Se bisognodi cibo aversi sente; E fruttee carne e pan,pureh' egli invase, Rapisce, edusa forza adogni gente: Qual lasciamorto, e qualstorpiato lassa; Poco siferma, e sempreinnanzi passa. 73 Avrebbecosì fatto, opoco manco, Alla suadonna, se nons'ascondea; non discemea ilnero dal bianco, Edi giovar, nocendo,si credea. Deh maledettosia Panello, edanco Il cavalier chedato le Tavea! Chese non era,avrebbe Orlando fatto Di vendetta edi mill'altri aun tratto. Né questasola, ma fosserpur state In mand'Orlando quante oggine sono: Ch'ad ognimodo tutte sonoingrate, Né si trovatra lor onciadi buono. Ma primache le corderallentate Al Canto disugualrendano il suono, Fiameglio diiferirlo aun'altra volta, Aoiò mensia noioso achi l'ascolta. NOTE. . 4.V.5. Falda: quiper difesa deUapersona, come lorica ecc. St.6. V.6. si ragguaglia: non èconcorde. St. 17. V.7.Inviolabil: invulnerabile.St. 19.V.4. Cigno: personaggio mitologico,diverso dal re ligurenominato nella Stanza34 del CantoIII. I poeti lofinsero figliuol diNettuno, e invulnerabile come Achille. St.23. V.5. Dispaia: separa, disceme. St.27. V.4. Come: fabello; voce latina. St.28. Y. 47. La cuimorte ecc. Parladi Lucrezia moglie diGoUatino, violata daSesto Tarquinio; ondela cacciata di quellafamiglia da Roma.Per le inviolabil acque: perla palude Stigia;fìrase adoperata daipoeti, ond'esprìmere il giuramentoinviolabile degli Dei. St30. V 38. Al terzodel: al cielo diVenere, sede delle animeinnamorate. Breusse: personaggio cru dele dicui parlano iromanci della TavolaRotonda, ivi pure soprannominato senzapietà. Funesto: fu nestato,afflitto. St. 33. V.12.La superba mole,ecc.: il sepolcro di Adrianosul Tevere, oraCastel Sant'Angelo. T. 35.V.45. Cacume: cima. St.51. V.4. Tarraeon,V abitante dellaSpagna Tarragonese, ossia dell'Aragona. St. 54.V.56. Lenta: quicedevol\ Rubi: rovi. St.56. V.2. Aeron: aironei grandeuccello acqua tico. St. 59.V.57. Ali aprica Siene:città d' Egitto, detta daiLatini Sence, aiconfini deirEtiopia, sottola zona torrida. 0dove Ammone ilGaramante cole. Oaramanti chiamaronsialcuni popoli dellaLibii, ora forse iTibbouSf come altrovesi è detto;Ivi fu iltempio e roracolo diGiove Ammone. 0presso ai monti,ecc. Ai monti dellaLuna in Etiopia. St.64 V.4. Cocca: latacca della fieccia,dov' entra la cordadell'arco; e qui,per estensione, l'arcostesso 0 il luogodella corda dovesi posa lafreccia. St. 72. V.5.Purch'egli invase: purchéinvasi, metta nel vaso,ossia nel ventre;mangi. Altre <'.raiie pazìAdi Orlando. MilnirJosfdo" Rdgifi"roOrlando. Euggiero virfsta ferito, eMandrti?fttdo vi muore. Bradamantiriceve di Ippalualaktefiradi Rmg. jErOf1 Hi duotedi |ui.Hina)<lo vienfia MontalbaoUp e cotidueessco i fratellie i cuginiin "ìitto diCarlo' Quaulo vincer dall'impetoe dall'im Si hm k ragion si difende, Eche '1 ciecofarar iananzitira 0 TU Lino0 Jiuia sclic gli amicioffende; 'ebbeii di poisi piange g sospira, ìsùa èper questo chel'errot a' emende. Jjasso! iomi doglio eaffliggo invan diquanto Pisi per iraal Jin dell altroCanto. Ma simile sonfatto ad unoinfenno, CLCt dopo moltapazi'enzia e molta. QuandocontraU dolor non ha piaschermo Cede alla nebbia,e a besttìmiuiar volta. Manca ildolor, l'impetoata fermo, Che lalingaa al dirmal facea sisciolta: £ si ravvedee peate, eu'ha dispetto. Ben spero,donne, in vostracortesia Aver da voiperdon, poich' iove '1 chieggio. Voiscuserete, che perfrenesia, Vinto dall' aspra passì'on,vaneggio. Date la colpaalla nimica mia. Chemi £& star,chMo non potreistar peggio; E mifa dir queldi eh ioson poi gramo:SalloIddio, s'ella hail torto; essa,sMo Pamo. Non menFon fuor dime, che fosseOrlando; E non sonmen di luidi scusa degno. Ch'orper li monti,or per lepiaggie errando. Scorse ingran parte diMarsilio il regno, dila cavalla strascinando Morta, com'era, senza alcunritegno; Ma giunto oveun gran fiumeentra nel mare, Glifu forza ilcadavere lasciare. 5 Eperchè sa nuotarcome una lontra, Entranel fiume, esurge air altrariva. Ecco un pastorsopra un cavalloincontra, Che per abbeverarloal fiume arriva. Colui, benchégli vada Orlandoincontra, Perchè egli èsolo e nudo,non lo schiva. Vorrei deltuo ronzin, glidisse il matto, Conla giumenta miafar un baratto. 6Io te lamostrerò di qui se vuoi; Chemorta suV altra ripagiace:La potrai far tu medicardi poi:Altro difettoin lei nonmi dispiace. qualch aggiuntail ronzi ndarmi puoi:Smontane incortesia, perchè mipiace. Il pastor ride,e senz' altra risposta Vaverso il guado,e dal pazzosi scosta. 7 Iovoglio il tuocavallo: olà, nonodi? Soggiunse Orlando, econ furor simosse. Avea un bastoncon nodi spessie sodi Quel pastorseco, e ilPaladin percosse. La rabbiae l'ira passòtutti i modi DelConte, e parvefier più chemai fosse. Sul capodel pastore unpugno serra, Che spezzaFosso, e mortoil caccia interra. 8 Salta acavallo, e perdiversa strada Va discorrendo,e molti ponea sacco. Non gustail ronzin maifieno biada; TantochMn pochi dine riman fiacco: Manon però ch'Orlandoa piedi vada, Chedi vetture vuolvivere a macco; Equante ne trovò,tante ne mise Inuso, poi chei lor patroniuccise. 9 Capitò alfina Malega, epiù danno Vi fece,ch'egli avesse altrovefatto; Che, oltre cheponesse a saccomanno ilpopol sì, chene restò disfatto. Nési potè rifarquel Paltr'anno, Tanti n'ucciseil periglioso matto, Vispianò tante case,e tante accese, disfèpiù che '1terzo del paese. 10 Quindipartilo,venne aduna terra, Zizera detta,che siede allostretto Di Zibeltarro, ovuoi di Zibelterra, Che l'unoe l'altro nomele vien detto; unabarca che scioglieada terra, Vide pienadi gente dadiletto. Che sollazzando all'auramattutina Già per latranquillissima marina. 1 1 Cominciòil pazzo agridar forte: Ajspetti:Che glivenne disio d'andarein barca. Ma beneinvano e igridi e gliurli getta; Che volentiertal merce nonsi carca. Per l'acquail legno vacon quella fretta. Cheva per l'ariairondine che varca. Orlando urtail cavallo ebatte e stringhe, Econ un mazzafrustoall'acqua spinge. 12 Forzaè ch'alfin nell'acquail cavaro entic, Ch'invan contrasta,e spende invanoogni opra: Bagna iginocchi e poila groppa e'1 ventre, Indi latesta, e appenaappar di sopra. Tornare addietronon si speri,mentre La verga tral'orecchie se gliadopra. Misero ! o siconvlen tra viaaffogare, 0 nel litoafrican passare ilmare. 13 Non vedeOrlando più poppe sponde. Che trattoin mar l'aveandal lito asdutto; Cheson troppo lontane,e le nasconde Agliocchi bassi 1'alto e mobilflutto:tuttavia il destriercaccia tra Tonde; Ch'f ndar di dal mardispone in tutttì. Ildestrier, d'acqua pienoe d'alma vóto, Finalmente finìla vita eil nuoto. 14 Andònel fondo, evi traea lasalma . Se non sitenea Orlando insu le braccia. Menale gambe, el'una e l'altrapalma, E soffia, el'onda spinge daUafaccia. Era Paria soave,e il marein calma: E benvi bisognò piùche bonaccia; Ch' ogni poco cheU mar fossepiù sorto, Restava ilPaladin nell'acqua morto. 15Ma la Fortuna,che dei pazziha cura. Del marlo trasse nellito di Setta, Inuna spiaggia, lungidalle mura, Quanto sarianduo tratti disaetta. Lungo il marmolti giorni allaventura Verso Levante andòcorrendo in fretta. Finché trovò,dove tendea sullito, Di nera genteesercito infinito. 16 Lasciamoil Paladin ch'errandovada; Ben di parlardi lui torneràtempo. Quanto, Signor, adAngelica accada Dopo ch'uscidi man delpazzo a tempo, Ecome a ritornarein sua (ijtrada Trovasse e buonnavilio e migliortempo, E dell' India aMedor desse loscettro, Forse altri canteràcon miglior plettro.Iosono a dirtante altre coseintento, Che di seguirpiù questa nonmi cale. Volger convieraraiil bel ragionamento Al Tartaroche, spinto ilsuo rivale, Quella bellezzasi godea contento, Acui non restain tutta Europaeguale, Poscia che sen'è Angelica partita, Ela casta Isabellaal ciel salita. 18 Della sentenziaManiricardo altiero, Ch' insuo favor labella donna diede, Nonpuò fruir tuttoil diletto intero; Checontra lui sonaltre liti inpiede. gli muove ilgiovene Ruggiero, Perchè P aquilabianca non glicede; L'altra il famosore di Sericana, Cheda lui vuolla spada Durindana. 19S affatica Agramante, disciorre, Né Mnrsiliocon lui, sa questo intrico:Nésolamente non li può disporre ChevoTlia Pun dell'altroesser amico; Ma cheRuggiero a Mandricardotorre Lasci lo scudodel Troiano antico, 0Gradasso la spadanon gli vieti, Tantoche questa oquella lite accheti. 20Ruggler non vuolch'in altra pugnavada Con lo suoscudo; Gradassovuole Che', fuor checontra sé, portila spada Che '1glorioso Orlando portarsuole. • Alfin veggìamoin cui lasorte cada, Disse Agramante,e non sianpiù parole: Veggiam quelche Fortuna nedisponga, E sia prepostoquel ch'ella preponga. Stanza 12. Ese compiacer megliomi volete, Onde d'averve n'abbia obbligoognora, Chi de' di voicombatter sortirete; Ma conpatto, ch'ai primoche esca fuora, lequerele in manporrete; Sì che, per vincendo, vincaancora Pel compagno; eperdendo l'un divui, Così per lutoabbia per ambidui. 22Tra Gradasso eRuggier credo chesiaDi valor nullao poca differenza Edi lor qualsi vuol vengafuor pria, So eh'in arme faràper eccellenza; Poi lavittoria da quelcanto stia, Che vorràla divina Provvidenza. 11 cavaliernon avrà colpaalcuna, Ma il tuttoimputerassi alla Fortuna. 23Steron taciti aldetto d';Agramante E Ruggieroe Gradasso; edaccordarsi Che qualunque diloro uscirà innante, El'una briga eV altra abbiaa pigliarsi. Così in duo brevich'avean simigliante Ed egualforma, i nomilor notarsi; E dentroun' urna quellihanno rinchiusi, Versati molto,e sozzopra confusi. 24Un semplice fanciulnell' urna messe mano, eprese un breve;e venne a casoquesto il nomedi Ruggier silesse. Essendo quel delSerican rimaso. Non sipuò dir quantaallegrezza avesse Quando Ruggiersi senti trardel vaso, d'altra parteil Sericano doglia; Maquel che mandail ciel, forzaè che toglia. 25Ogni suo stadioil Sericaoo, ogniopra A favorire, adaintar converte, Perchè Ruggieroabbia a restardi sopra; E lecose in suoprò, eh' aveagià esperte, Come ordi spada, ordi scudo sicopra, Qual sien bottefallaci, e qualsien certe, Quando tentar,quando schivar fortuna Sidee, gli tornaa mente aduna ad una. stanza37. 26 II restodi quel diche dair accordo Edal trar dellesorti sopravanza, Éspeso dagli amiciin dar ricordo, Chiall'un guerrier, chiall'altro, com'è usanza. Ilpopol, di vederla pugna ingordo, S'affretta a gara d'occuparla stanza: Né bastaa molti innanzigiorno andarvi, Che vogliontutta notte ancoveggiarvi. 27 La scioccaturba disìosa attende Ch'iduo buon cavaliervengano in prova; Chenon mira piùlungi comprende Diquel ch'innanzi agliocchi si ritrova. MaSobrino e Marsilio,e chi piùintende, E vede ciòche nuoce eciò che giova, Biasmaquesta battaglia, edAgramante, Che voglia comportarche vada innante. 28 cessan raccordargliil grave danoo Chen' ha d'avereil popol Saracino, Muora Ruggieroo il Tartarotiranno, Quel che prefissoè dal suofier destino: D'un sol di lorvia più bisognoavranno Per contrastare alfiglio di Pipino, Chedi dieci altrimila che cisono, Tra'quai fatica èritrovare un buono. 29Conosce il reAgramante che gliè Tero; Ma nonpuò più negarciò e' ha promesso. Benprega Mandricardo eil buon Raggiero Chegli ridonin quelc'ha lor concesso: Etanto più, che'1 lor litigioè un zero, Nédegno in provad'arme esser rimesso:Es' in ciò purnoi vogliono ubbidire, Veglino almenla pugna differire. 30Cinque o seimesi il singularcertame, 0 meno opiù, si differisca,tanto Che cacciato abbinCarlo dal reame. Toltolo scettro, lacorona e ilmanto. Ma r nne l'altro, ancorchévogUa e brame IlRe ubbidir, pursta duro dacanto; Che tale accordoobbrobrioso stima A chi '1 consensosuo vi daràprima. 31 Ma piùdel Re, ma più d'ognunch'invano Spenda a placareil Tartaro parole, Labella figlia delre Stordilano il priega,e si lamentae duole:Lo pregache consenta alRe africano, E vogliaquel che tuttoil campo vuole; Silamenta e siduol che perlui sia Timida sempree piena d'angonia.32 Lassa! dicea,che ritrovar poss'io Rimedio mai,eh' a riposar mivaglia, S'or centra questo,or quel, nuovodisio Vi trarrà semprea vestir piastrae maglia? C'ha potutogiovare al pettomio Il gaudioche sia spentala battaglia Per meda voi centraquell'altro presa, Se un'altranon minor sen'è già acoesa? 83Oimè! ch'invano i'men'andava altiera Ch' unRe deguo,un cavalier siforte Per me volessein perigliosa efiera Battaglia porsi alrisco della morte; Ch'orveggo per cagiontanto leggiera Non menoesporvi alla medesmasorte. Fu naturai ferocitàdi core, quella v'instigò,più che'l mioamore. 3ra se gliè ver cheU vostroamorsiaquello Che visforzate di mostrarmiognora, Per lui viprego, e perquel gran flagello Chemi percuote Palmae che m'accora, nonvi caglia se'lcandido augello Ha nelloscudo quel Ruggieroancora. Utile 0 dannoa voi nonso eh' importi, Chelasci quella insegna,o che laporti. 35 Poco guadagno,e perdita uscirmolta Della hattaglia può,che per farsete. Quando ahhiate aRuggier l'aquila tolta, Pocamercè d'un grantravaglio avrete; Ma seFortuna le spallevi volta (Che nonperò nel crinpresa tenete). Causate undanno, eh' apensarvi solo Mi sentoil petto giàsparar di duolo. Stanza46. 36 Quando lavita a voiper voi nonsia Cara, e piùamate un'aquila dipinta, Visia almen caraper la vitamia:Non sarà l'unasenza l'altra estinta. Nongià morir convoi grave mifia:Son di seguirviii vita ein morte accinta; Manon vorrei morirsi mal contenta, Come iomorrò, se dopovoi son spenta. 38Deh, vita mia,non vi metteteaffanno. non, per Dio,di cosi lievecosa, Che se Carloe'I re d'Africa,e ciò ch'hanno Quidi gente morescae di franciosa, Spicgasson lehandiere in miosol danno, Voi purnon ne dovresteesser pensosa. Ben mimostrate in pococonto avere Se perme un Ruogiersol vi fatemere. 37 Con taiparole e similialtre assai, Che lacrimeaccompagnano e sospiri. Pregar noncessa tutta nottemai, Perch' alla paceil suo amatorritiri. E quel, suggendodagli umidi rai Queldolce pianto, equei dolci martiri Dallevermiglie labhra piùche rsi, Lacrimando egliancor, così rispose: 39E vi dovriapur rammentar che,solo (E spada ionon avea scimitarra), Con un troncondi lancia aun grosso stuolo D'armati cavaliertolsi la sbarra. Gradasso, ancorche con vergognae duolo Lo dica,pure, a chi'1 domanda, narra Chefa in Boriaa un Castelmio prigioniero; Ed è pur d'altrafama, che Ruggiero. 40Non niega similmenteil re Gradasso, Esallo Isolier vostroe Sacripante, Io dicoSacripante il reCircasso. El famoio Grifoneed Aquilante. Cent' altri epiù. che purea questo passo Statieran presi alcunigiorni innante, Macomettani egente di battesmo, Chetutti liberai queldi medesmo. 41 Noncessa ancor lameraviglia loro Della granprova eh' iofeci quel giorno, Maggior chese l'esercito delMoro E del Francoinimici avessi intomo. Ed or potràRuggier, giovine soro, Farmida solo asolo o dannoo scorno? Ed or e'ho Durindana el'armatura D'Ettor, vi de'Ruggier metter paura?42Deh perchè dianziin prova non venn'io,Sefar di voicon Tarme iopotea acquisto? So chev'avrei si apertoil valor mio, Ch'avreste ilfin già diRuggier previsto. Asciugate lelacrime, e perDio Non mi fateuno augurio cosìtristo; E siate certache 'l mioonor m' ha spinto:Nonnello scudo ilbianco augel dipinto. 43Cosi disse egli;e molto benrisposto Gli fu dallamestissima sua donna. Chenon pur luimutato di proposto, Madi luogo avriamossa una colonna. Ellaera per dovervincer lui tosto, Ancoreh' armato, eeh' ella fossein gonna; E l'aveaindotto a dir,se'l Re gliparla D'accordo più, chevolea contentarla. 44 Elo facea: se nontosto eh' alSole La vaga Aurora l'usata scorta, L'animoso Ruggier,che mostrar vuole Cliecon ragion labella aquila porta, Pernon udir piùd'atti e diparole Dilazi'on, ma farla lite corta. Dovecirconda il popollo steccato, Sonando ilcorno, s'appresenta armato. 45Tosto che senteil Tartaro superbo Ch'alia battagliail suono altierlo sfida. Non vuolpiù dell'accordo intenderverbo, 31 a silancia del letto,ed arme grida; Esi dimostra nel viso acerbo. CheDoralice i stessanon si fida I>idirgli più dipace ditriegua: E forza èinfin che labattaglia segua. 46 Subitos'arma, ed afatica aspetta Da' suoi scudierii debiti servigi: Poi montasopra il buoncavallo in fretta. Chedel gran difensorfu di Parigri; Evien correndo inverla piazza eletta Aterminar con l'armei gran liti. Vigiunse il Ree 1" Corteallora allora: Sì eh'all' assalto fu pocadimora. 47 Posti lorfuro ed allacciatiin testa I lucidielmi, e datelor le latce. Seguela tromba adare il segnopresta. Che fece amille impallidir leguance. Posero l'aste icavalieri in resta, Ei corridori punseroalle pance: E vennercon tale impetoa ferirsi, Che parveil ciel cader,la terra aprirsi. 48Quinci e quindivenir si vedeil branco Augel cheGiove per l'ariasostenne; Come nella Tessaliasi vide anco Venirpiù volte, macon altre penne. Quantosia l'uno el'altro ardito efranco. Mostra il portardelle massicce antenne; Emolto più, eh' aquello incontro duro Quaitorri ai venti,o scogli aironde furo. 49 Itronchi fin alciel ne sonoascesi, Scrive Turpin, veracein questo loco, Chedui 0 tregiù ne tornareacctsi, Ch'eran saliti allasfera del fuoco. Icavalieri i brandiaveano presi:E comequei che sitemeano poco. Si ritomaroincontra; e aprima giunta Ambi allavista si ferirdi punta. 50 Ferirsialla visiera alprimo tratto; E nonmiraron, per mettersiin terra, Dare aicavalli morte, eh' èmal'atto, Perch' essi non hancolpa della guerra. Chipensa che tralor fosse talpatto, Non sa l'usanzaantiqua e dimolto erra:Senz' altropatto, era vergogna e felloE biasmoeterno a chiferia il cavaUo. 51Feiìrsi alla visiera,ch'era doppia, Ed appenaanco a tantafuria resse. L'un colpoappresso all'altro siraddoppia: Le botte, piùche grandine, sonspesse, Che spezza frondee rami egrano e stoppia, Euscir invan fala sperata messe. SeDurindana e Balisardataglia Sapete, e qaantoin queste manivaglia. Ma degno colpo ancornon fanno, Si runo e raltro ben stasu l'avviso. Uscì daMaudricardo il primodanno, Per cui fuquasi il buonRuggiero ucciso. D'uno diquei gran colpiche far sanno, Glifa lo scudopel mezzo diviso, Ela corazza apertaglidi sotto; E finsul vivo ilcrudel brando harotto. 03 L'aspra percossaagghiacciò il cornel petto, Per dubbiodi Ruggiero, aicirconstmti, Nel cui favorsi conoscea loaffetto Dei più inchinar,se non ditutti quanti. E seFortuna ponesse adeffetto Quel che lamaggior parte vorriainnanti, Già Mandricardo sanamorto o preso: cheM suo colpoha tutto ilcampo offeso. 54 Iocredo che qualcheagnol sMnterpose Per salvarda quel colpoil cavaliere. Ma bensenza più indugiogli rispose, Terribil piùche mai fosse,Ruggiero. La spada incapo a Mandrìcardopose; Ma losdegno fu subitoe fiero, E talfretta gli fe\ch'io men T incolpo Senon mandò aferir di taglioil colpo. 55 SeBalisarda lo giungeapel dritto. L'elmo d'Ettorreera incantato invano. Fu del colpoMandricardo afflitto, Che silasciò la brigliauscir di mano. D'andartre volte accennaa capo fìtto, Mentrescorrendo va d'intornoil piano Brigliador checonoscete al nome, Dolenteancor delle mutatesome. 58 E Balisardaal suo ritornotrasse Di fuori ilsangue tiepido evermiglio, vietò a Durindanache calasse Impetuosa contanto periglio: Benché finsu la groppasi piegasse Ruggiero, eper dolor strignesseil ciglio:E s'elmoin capo aveadi peggior tempre, Gliera quel colpomemorabil sempre. Stanza 49. 56Calcata serpe maitanto non ebbe. Néferito leon, sdegnoe furore, Quanto ilTartaro, poi chesi riebbe Dal colpoche di lo trassefuore:quanto l'ira e la superbiacrebbe. Tanto e piùcrebbe in luiforza e valore. Fecespiccare a Brigliadoroun salto Verso Ruggiero,e alzò laspada in alto. 57Levossi in sule staffe, edall'elmetto S2gnògli, e sicredette veramente a quellavolta fin alpetto:Ma fui lui Ruggierpiùdiligente;Chepria che'lbraccio scenda alduro effeito, Gli cacciasotto la spadapungente, E gli fanella magb'a ampiafinestra, Che sotto difendeal'ascella destra. 59 Ruggiernon cessa, espinge il suocavallo E Mandricardo aldestro fianco trova. Quiviscelta finezza dimetallo, E ben conduttatempra poco giova Centrala spada che nonscende in fallo, Chefu incantata nonper altra prova . Cheper far eh' a' suoicolpi nulla vaglia Piastra incantataed incantata maglia 60Taglionne quanto ellane prese, einsieme Lasciò ferito ilTartaro nel fianco, Che'1 ciel bestemmia,e di tant'ira freme, Che'l tempestosomare è orribilmanco. Or s'apparecchia a por leforze estreme: Lo scudoove in azzurroè l'augel bianco, Vintoda sdegno, sigittò lontano E messeal brando e l'una el'altra mano. 61 Ah,disse a luiRuggier, senza piùbasti A mostrar chenon mertì quellainsegna, Ch' or tula getti, edianzi la tagliasti:Népotrai dir maipiù che ti convegna.Cosi dicendo, forzaè ch'egli attasti Conquanta furia Durindanavegna; Che gligrava e sigli pesa infronte, Che più leggierpotea cadervi unmonte:stanza 67. 62 Eper mezzo glifende la visiera; Buonper lui, chedal viso sidiscosta: Poi calò suTarcion che ferratoera,Nélo difeseaverne doppia crosta: Giunse alfinsu T arnese,e come cera L'apersecon la faldasoprapposta; E feri gravementenella coscia Ruggier, sich'assai stette aguarir poscia. 63 Dell'un,come dell'altro, fatterosse n sangue l'armeavea con doppiariga; Talché diverso erail parer, chifosse Di lor, ch'avesseil meglio inquella briga. Ma queldubbio Ruggier tostorimosse la spada chetanti ne castiga: Menadi punta, edrizza il colpocrudo Onde gittato aveacolui lo scudo. 64Fora della corazzail lato manco, Edi venire alcor trova lastrada; Che gli entrapiù d'un palmosopra il fiasca Sìche convien cheMandricardo cada D'ogni ragionche può nell'augelbianco, 0 che puòaver nella famosaspada; E della caravita cada insieme, Che,più che spadae scudo, assaigli preme. 65 Nonmori quel meschinsenza vendetta: Ch' a quel medesmotempo che fuedito, La spada, pocosua, menò difretta; Fd a Ruggieravria partito ilvolto, Se già Ruggiernon gli avesseintercetta Prima la forza,e assai delvigor tolto. Di forzae di vigortroppo gli tolse Dianzi,che sotto ildestro braccio ilcolse. <)6 Da Mandricardofu Ruggier percosso Nelpunto ch'egli alui tolse lavita; Tal eh' uncerchio di ferro,anco che grosso.Euna cuffia d'acciarne fu partita. Durindana tagliòcotenna ed osso, Enel capo aRuggiero entrò duedita. Ruggier stordito interra si riversa . Edi sangue nnruscel dal capoversa. 67 n primofa Ruggier ch'andòper terra . E dipoi stette l'altroa cader tanto, Chequasi crede ognunche della guerra Mandricardo ilpregio e ilvanto: E Doralice sua,che con glialtri erra, E chequel piùvolte ha risoe pianto. Dio ringraziòcon mani alciel supine, Ch'avesse avutala pugna talfine. 68 Ma poi ch'appare amanifesti segni Vivo chivive, e senzavita il morto Neipetti de'fautor mutanoi regni; Di mestizia, e diqua vien conforto. 1Re, i Signori,i cavalier piùdegni, Con Ruggier eh' a faticaera risorto, A rallegrarsied abbracciarsi vanno, Egloria senza finee onor glidanno. 69 Ognun s' allegracon Ruggiero, esente Il medesmo nelcor, e' ha nellabocca. Sol Gradasso ilpensiero ha differente Tutto daquel che fuorla lingua sSòcca. Mostra gaudionel viso, eoccultamente Del glorioso acquistoinvidia il tocca; Emaledice o siadestino o caso, IIqual trasse Ruggierprima del vaso. Chedirò del favor,che delle tante Carezzee tante, affettuosee vere, Che fecea quel Ruggieroil re Agramante, Senza ilqual dare alvento le handìere, Névolse muover d'Africale piante, Né senzalui si fidòin tante schiere? Orche del reAgricane ha spentoil seme, Prezza piùlui, che tuttoil mondo insieme. Nédi tal volontàgli uomini soli Eranverso Ruggier, ma le donneanco, Che d'Africa e di Spagnafra gli stuoli Eranvenute al tenitoriofranco. E Doralice istessa,che con duoli Piangearamante suo pallidoe bianco, Forse con Paltre ita sarebbein schiera. Se divergogna un durofiren non era. Stanza93. 72 Io dicoforse, non ch'iove raccerti, Ma potrebbeesser stato dileggiero; Tal la bellezza,e tali eranoi merti, I costumie i sembiantidi Ruggiero. Ella, perquel che giàne siamo esperti. Sìfacile era avariar pensiero, Che pernon si vederpriva d'amore, Avria potutoin Riiggier porreil core. 73 Perlei buono eravivo Mandricardo:Ma chene volea fardopo la morte? leconvien d'un chegagliardo Sia notte edi ne' suoibisogni, e forte. Nonera stato intantoa venir tardo Ilpii\ perito medicodi corte, Che diRuggier veduta ogniferita, Già l'avea assicuratodella vita. 74 Conmolta diligenzia ilRe Agramante Pece colcarRuggier nelle suetende; Che notte edi yeder seivuole innante:Sì r ama, di luicura si prende. Lo scudo alletto e Varme tutte quante Chefur di Mandricardo,il Re gliappende; Tutte le appende,eccetto Durindana, Che fiilasciata al redi Sericana. 75 ConTarme T altre spogliea Ruggier sono Datedi Mandricardo, einsieme dato Gli è Brigliador, quel destrierbello e buono, Cheper furore Orlandoavea lasciato. Poi quelloal Re diedeRuggiero in dono: Ches'avvide ch'assai glisaria grato. Non piùdi questo; chetornar bisogna A chiRuggiero invan sospirae agogna. 76 Gliamorosi tormenti chesostenne Bradamante, aspettando, iov'ho da dire. AMontalbano Ippalca alei rivenne, E nuovale arrecò delsuo desire. Prima, diquanto di Frontinle avvenne Con Rodomonte,l'ebbe a riferire; Poidi Ruggier, cheritrovò alla fonte ConRicciardetto e' frati d'Agrismonte; 77 Eche con essolei s'era partito Conspeme di trovareil Saracino, E punirlodi quanto aveafallito D'aver tolto auna donna ilsuo Frontino; E che'1 disegno poinon gli erauscito, Perchè diverso aveafatto il cammino:Lacagione anco, perchènon venisse A MontalbanRuggier, tutta ledisse; 78 E rìferillele parole appieno, Ch'in suascusa Ruggier le avea commesse. Poisi trasse lalettera di seno, Ch'egli le die,perch' ella alei la desse. Conviso più turbato,che sereno. Prese lacarta Bradamante, elesse; Che, se nonfosse la credenzastata Già di vederRuggier, fora piùgrata. 79 L'aver Ruggieroella aspettato, e,invece Di lui, vedersiora appagar d'unscritto, Del bel visoturbar l'aria lefece Di timor, dicordoglio e didespitto. Baciò la cartadiece volte ediece. Avendo a chila scrisse ilcor diritto. Le lagrimevietar, che su vi sparse, Checon sospiri ardentiella non l'arse. 80Lesse la cartaquattro volte e sei,E volseeh' altrettante l'imbasciata Replicata lefosse da colei Chel'una e Valtra avea quiviarrecata, Pur tutta viapiangendo: e crederei Che mainon si Siriapili racchetata, Se nonavesse avuto purconforto Di rivedere ilsuo Ruggier dicorto. 81 Termine aritornar quindici oventi Giorni avea Ruggiertolto, ed affermato L'avea adIppalca poi congiuramenti Da non temerche mai fossemancato. Chi m'assicura, oimè!degli accidenti, Ella dicea,c'han forza inogni lato, Ma nelleguerre più, chenon distomi Alcun tantoRuggier, che piùnon tomi? 82 Oimè !Ruggiero, oimè ! chiavria creduto Ch'avendoti amatoio più dime stessa, , piùdi me, noneh' altri, mapotato Abbi amar gentetua inimica espressa? Achi opprimer dovresti,doni aiuto; Chi tudovresti aitare,è da teoppressi. Non so sebiasmo o laudeesser ti credi. Ch'aipremiar e alpunir poco vedi.83 Fumorto da Troian(non so seil sai) n padretuo; ma finai sassi ilsanno:E tu delfiglio di Troiancura hai Che nonriceva alcun disnor danno. É questala vendetta chene fai, Ruggiero? e aquei che vendicatol'hanno, Rendi tal premio,che del sangfueloro Me fai morirdi strazio, edi martore?84 Diceala donna alsuo Ruggiero absente Queste paroleed altre, lacrimando, Non unasola volta, masovente. la venia purconfortando Ruggierserverebbe interameute Sua fede,e eh' ellal'aspettasse, quando Altro farnon potea, finoa quel giorno Ch'avea Ruggierprescritto al suoritorno. 85 I confortid'Ippalca, e lasperanza Che degli amantisuole esser compagna, Alla temae al dolortolgon possanza Dì farche Bradamante ognorapiagna. Montalban, senza mutarmai stanza, Voglion chefin al terminerimagna; Fin al promessotermine e giurato. Chepoi fu daRuggier male osservato. Machegli alla promessasua mancasse, Non peròdebbe aver lacolpa affatto; Chiana causaed un'altra lo trasse, glifu forza preterireil patto. Convenne chenel letto colcasse, E più d'unmese sìstesse di piatto Indubbio di morir:si il dolorcrebbe Dopo la pugnache col Tartaroebbe. 87 L'innamorata giovanel'attese Tutto quel giorno,e deslollo invano, Némai ne seppe,fuor quanto nentese Orada Ippalca, poidal suo germano, Questa novella,ancor ch'avesse grata, Purdi qualche amarezzaera turbata:88 Chedi Marfisa inquel discorso udito L'altovalore e lebellezze avea: Udì comeRuggier s'era partito Conesso lei, eche d'andar dicea Làdove con disagioin debol sito Malsicuro Agramante sitenea. Si degna compagniala donna lauda, Manon che sen' allegri, oche l'applauda. 89 picciolo è ilsospetto che lapreme; Che se Marfisaé bella, comeha fama, E chefin a queldi sien gitiinsieme, È maraviglia seRuggier non Tama. Purnon vuol crederanco, e sperae teme; E '1giorno che la può farlieta e grama, Miseraaspetta; e sospirandostassi, Da Montalban mainon movendo ìpassi. 90 Stando ellaquivi, il Principe,il Signore bel castello,il primo de' suoifrati (Io non dicod'etade, ma d'onore; Chedi lui primaduo n'erano nati), Rinaldo, chedi gloria e di splendore Gliha, come il Sol lestelle, illuminati, Giunse alcastello un giornoin su la nona;Né, fuoreh' un paggio,era con luipersona. 91 Cagion delsuo venir fu,che da Brava Ritornandosi un verso Parigi, Comev'ho detto chesovente andava Per ritrovard'Angelica vestigi, Avea sentitala novella prava Delsuo Viviano e del suoMalagigi, Ch'eran p" esserdati al Maganzese; Eperciò ad Agrismontela via prese:92Dove intendendo poieh' eran salvati, Egli avversari lormorti e distrutti, EMarfisa e Ruggieroerano stati, Che gliaveano a queitermini ridutti; E' suoi fratellie' suoi cugin tornati AMontalbano insieme eranotutti; Gli parve un'oraun anno ditrovarsi Con esso lor dentro adabbracciarsi. 93 Venne Rinaldoa Montalbano, equivi Madre, moglie abbracciò,figli e fratelli, Ei cugini chedianzi eran captivi; Eparve, quando egliarrivò tra quelli, Dopogran fame irondinech'arrivi Col cibo inbocca ai pargolettiaugelli: E poi eh'un giorno vifu stato o dui,Partissi, e fé'partire altri conlui. 94 Ricciardo, Alardo,Ricciardetto, e d'essi d' Amone, ilpiù vecchio Guicciardo, Malagigi eVivian, si furonmessi In arme dietroa Paladin gagliardo. Bradamante aspettandoche s'appressi Il tempoch'ai disio suone vien tardo. Inferma, dissealli fratelli, eh'era:E non volsecon lor venirein schiera. 96 Eben lor disseil ver, ch'ellaera inferma. Ma nonper febbre oeorporal dolore: Era ildisio che l'almadentro inferma, E lefa alterazion patird'amore. Rinaldo in Monlbanopiù non siferma, E seco menadi sua genteil fiore. a Parigiappropinquosse, e quanto Carloaiutò, vi diràl'altro Cauto. NOTE. Sr. 8.V.6 Che divetture vxiol viverea macco: cioè gratis. St.9. V.3. Ponessea saccomanno: a sacco. St.10. V.2, Zizera.L'antica Igilgilis. OraAlgesi rcks, 0 Gibilterravecchia neir Andalusia,porto sulla co sta meridionale dellabaia di Gibilterra,di cui è lontana tre leghe soltanto. St.11. V.8. IlMazzafrusto è propriamenteuna frusta fatta concordicella o filidi metallo chehanno in cima palledi piombo, eson legati aun manico di legno0 di ferro.Qui pare usatoper grosso bastone. St.15. V.7. Tendea.Qui tendere èusato alla la perstare attendato. St. 16.V.8. Forse altricanterd con migliorplet tro, n Brnsantini neha cantato, maassai male, nel V Angelica Innamorata. St. 17.V.4 Spinto: quiallontaìiato . St. 21. V.3.Sortirete: trairete a sorte. St.23. V.8. Versati:agitati. St. 41. V.5.Saro: inesperto. St. 46.V.4. Del grandìfensor, ecc.: d'Orlando. St. 48.V.14. Il Mancoaugel: T aquila, che ilPoeta dice biancay perchè diquel colore velesi nella stemma diCasa d'Este, di cuiRuggiero è rauticoceppa. Come nellaT<ssaHa, ecc. Alludealle battaglie eoi battutein quei luoghidalle legioni romane,di cai lii 'segna era Taquila. St.61. V.5. Aitasti: provi. St. 62.V.6. Falda: diconsifalde quelle sthsee metalliche cheattorniano la cinturadelFusbergo, e sc"b dono ariparare i fianchie le coscedel gieniero. St. 68.V.34. MiUano regni,ecc.: mataoo seli dov'era mestiziasubentra conforto, eviceversa. St. 76. V.4.Del suo desire: delsuo desiderato amante. St. 86.V.6. Di piatto:ritirato. St. 90. V.56.Secondo le credenzedeirantica astro nomia, il soledava luce atutte le stelle. St.93. V.2. Madre,moglie. Beatrice, figliadi Nino duca diBaviera, fu madredi Rinaldo, ela moglie di laiera Clarice, sorelladi Ugone diBordò. Si ha del Tasso unpoema sugli amoridi Rinaldo eClarice, iutitokio Rinaldo.Canto XXXf.IVró drturili ftlo amuro ch" pone Tra questa suaviÉiimadoleezsMi . É na nuiitiienti", uitaiHTfivJoDcs Ed è uncondurre amore apiù finezza. L'ncque parerfa saporite ebuone La sete, eil cibo peldigiun s apprezza:Nonconosce la pacee non l'estima provato non ha laguerra prima. Canto XXXI. 3Se ben nonveggon gii occhiciò che vede Ognorail core, in pacesi sopporta. Lo starlontano,poi qnando siriede y Quanto piùlungo fu, piùriconforta. Lo stare inservitù senza mercede, Purché nonresti la speranzamorta, Patir si può;che premio alben servire 4 Glisdegni, le repulse,e finalmente Tutti imartìr d'Amor, tuttele pene Fsa, perlor rimembranza, chesi sente Sfa sel'infernal peste unaegra mente Awien ehinfetti, ammorbi edawelene; Sebben segue poifesta ed allegrezza. Non lacura ramante enon P apprezza. 5 Questaè la crudae avvelenata piaga, Acui non vailiquor, non vaiimpiastro. Né murmurc, immagine di saga. Névai lungo osservardi benigno astro. Néquanta esperìenzia d'artemaga Fece mai Vinventor. suo Zoroastro; Piaga crudelche sopra ognidolore Conduce Tuom chedisperato muore. 6 Ohincurabil piaga chenel petto D'un amator facile s'imprime Nonmen per falsoche per versospetto ! Piaga che Puomsi crudelmente opprime. Chela ragion glioffusca e l'intelletto E lotrae fuor dellesembianze prime! Oh iniquagelosia, che cosìa torto Levasti aBradamante ogni conforto ! 7Non di questoeh' Ippalca eche '1 fratello Leavea nel coreamaramente impresso, Ma dicod'uno annunzio crudoe fello, Che lefu dato pochigiorni appresso. Questo eranulla a paragondi quello Ch'io vidirò, ma dopoalcun digresso. Di Rinaldoho da dirprimieramente, Che ver Parigivien con lasua gente. 8 Scontrareil di seguenteinvér la sera Uncavalier eh' avea unadonna al fianco, Conscudo e sopravvestatutta nera; Se nonche per traversoha un fregiobianco. Sfidò alla giostraRicciardetto, ch'eraDinanzi, e vistaavea di guerrierfranco:E quel chemai nessun ricusarvolse, Girò la briglia,e spazio acorrer tolse. 9 Senzadir altro, opiù notizia dard Dell'esser lor,si vengono all'incontro. Rinaldo egli altri cavalierfermarsi, Per veder comeseguirla lo scontro. Tosto costuiper terra hada versarsi, Se inluogo fermo a mìo modolo incontro (Dicea fra medesmoRicciardetto); Ma contrario alpensier segui l'effetto: 10Perocché lui sottola vista offese Ditanto colpo ilcavalier istrano, Che lolevò di sella,e lo distese Piùdi due landeal suo destrierlontano. Di vendicarlo incontinenteprese L'assunto Alardo, eritrovossi al piano Stordito emale acconcio: si fucrudo Lo scontro fier,che gli spezzòlo scado. 11 Guicciardopone incontinente inresta L'asta, che vedei duo germaniin terra. Benché Rinaldogridi: Resta, resta; Chemia convien chesia la terzaguerra: Ma l'elmo ancornon ha allacciatoin testa; Si cheGuicciardo al corsosi disserra; Né piùdegli altri siseppe tenere, E ritrovossisubito a giacere. 12Vuol Ricciardo, Vivianoe Malagigi, E l'unprima dell'altro esserein giostra: Rinaldo ponfine ai lorlitigi:Ch'innanzi a tuttiarmato si dimostra, loro: Ètempo ire aParigi; E saria troppola tardanza nostra, S'iovolessi aspettar finchéciascuno Di voi fosseabbattuto ad unoad uno. 13 Disseltra sé, manon che fosseinteso; saria stato aglialtri ingiuria escorno. e l'altro delcampo avea giàpreso, E si faceanoincontra aspro ritomo. Nonfu Rinaldo perterra disteso; Che valeatutti gli altrieh' avea intomo. Le lancesi fiaccar, comedi vetro; Né icavalier si piegaroncia addietro. L'uno el'altro cavallo inguisa urtosse, Che glifu forza interra a porle groppe. Baiardo immantinenteridrizzosse, Tanto ch'appena ilcorrere interroppe.Sinistramente si l'altropercosse. la spalla ehi schiena insiemeroppe. Il cavalier che'1 destrier mortovede, Lascia le staffe,ed é subitoin piede. Ed alfiglio d' Amon, chegià rivolto Tornava alui con laman vota, disse: Signore, ilbuon destrier chetu mhai tolto, Perchècaro mi fumentre che visse, Mifaria uscir delmio debito molto. Secosì invendicato simorisse: Sì che vientene,e fa ciòche tu puoi; Perchèbattaglia esser convientra noi. 16 DisseRinaldo a lui:Se U destriermorto, E non altroci depporre abattaglia, Un de' mieiti darò, pigliaconforto, men del tuonon crederò chevaglia. Colui soggiunse: Tusei mal accorto, Secreder vuoi ched'un destrier micaglia. Ma poiché noncomprendi ciò cheio voglio, Ti spiegheròpiù chiaramente ilfoglio. 17 Vo'dir che mi parriacommetter fallo, Se con la spaanon ti provassianco, E non sapessis' in quest' altroballo Come ti piace,o scendi, osta a cavallo: Purché leman tu nonti tenga alfianco, Io son contentoogni vantaggio darti; allaspada bramo diprovarti. E disse: Labattaglia ti prometto; Eperchè tu siaardito, e nonti punga Di questi,e' ho d'intorno, alcunsospetto, Andranno innanzi finch'iogli raggiunga; Né mecoresterà fuor eh' unvalletto Che mi tengail cavallo: e così'disse Alla sua compagniache se negisse. stanza 13. 19 Lacortesia del paladingagliardo Commendò molto ilcavaliere estrauo. Smontò Rinaldo,e del destrierBaiardo Diede al vallettole redine inmano: E poi chepiù non vedeil suo stendardo, Ilqual di lungospazio è gfiàlontano, Lo scudo imbracciae stringe ilbrando fiero, E sfidaalla battaglia ilcavaliere. 20 E quivis'incomincia una battaglia, Dich'altra mai nonfu più fierain vista. crede l'unche tanto l'altrovaglia, Che troppo lungamentegli resista. Ma poiché '1paragon ben liragguaglia, Né l'un dell'altropiù s'allegra oattrista, Pongon r orgoglioed il furorda parte, Ed alvantaggio loro usanoogn'arte. 21 S' odon lorcolpi dispietati ecrudi Intorno rimbombar consuono orrendo, Ora icanti levando a' grossiscudi, Schiodando or piastre,e quando maglieaprendo. Né qui bisognatanto che sistudi A ben ferir,quanto a parar,volendo Star l'uno all'altropar; ch'eterno danno Lorpuò causar ilprimo error chefanno. 22 Durò l'assaltoun'ora, e piùche'l mezzo D'un' altra: edera il Solgià sotto l'onde, Edera sparso iltenebroso rezzo Dell'orizzou finall'estreme sponde; Né riposato,o fatto altrointermezzo Aveano alle percossefuribonde Questi guerrier, chenon ira orancore, Ma tratto all'armeavea disio d'onore. 23Rivolve tuttavia tra Rinaldo Chi siar estrano cavalìersi forte, Che nonpor gli stacontra ardito esaldo, Ma spesso ilmena a riscodella morte; E giàtanto travaglio etanto caldo Oli haposto, che delfin dubita forte; Evolentier, se consuo onor potesse, Vorria chequella pugna rimanesse. 24Dair altra parte ilcavalier estrano, Chesimilmente non aveanotizia Che quel fosseil signor diMontalbano, Quel si famosoin tutta lamilizia, Che gli aveaincontra con laspada in mano Condottocosi poca nimicizia, Era certoche d'uom dipiù eccellenzi Non potessondar Tarme esperienza. 26 Vorrebbedell'impresa esser digiuno, Ch'avea divendicare il suocavallo; E se potessesenza biasmo alcuno, Sitrarrla fuor delperiglioso ballo, n mondoera già tant.ooscuro e bruno, Chetutti i colpiquasi ivano infallo. Poco ferire, emen parar sapeano; Chappena in man le spadesi vedeano. 26 Fuquel da Montalbanoil primo a direMa quella indugiartanto e differire Ch'avesse datovolta il pigroArturo; che può intantoal padiglion venire, Ovedi nonsarà men sicuro. Maservito, onorato oben veduto, Quanto inloco ove maifosse venuto. 27 Nonbisognò a Rinaldopregar molto; Che 1cortese Baron tennelo nvito. Ne vannoinsieme ove ildrappel raccolto Di Montalbanoera in sicurosito. Rinaldo al suoscudiero avea giàtolto Un bel cavallo,e molto benguernito, A spada ea lancia ead ogni provabuono, Ed a quelcavalier fattone dono. 28II guerrier peregri nconobbe quello Esser Rinaldo,che venia conesso; Che prima che giungessero airostello, Venuto a casoera a nomar stesso: Eperché l'un dell'altroera fratello. Si sentìdentro di dolcezzaoppresso, E di pietosoaffetto tocco ilcore; E lacrimò pergaudio e peramore. 29 Questo guerrieroera Guidon Selvaggio, Che dianzicon Marfisa eSansonetto E' figli d' Oliviermolto viaggio fatto permar, come v'hodetto. Di non vederpiù tosto ilsuo lignaggio Il fellonPinabel gli aveainterdetto, Avendol preso, ea bada poitenuto Alla difesa delsuo rio statuto. 30Guidon, che questoesser Rinaldo adìo, Famososopra ogni famosoduce. Ch'avuto avea piùdi veder disio. Chenon ha ilcieco la perdutaluce, Con molto gaudiodisse: 0 signor mio, Qualfortuna a combattermi conduce Con voiche lungamente hoamato ed amo, Esopra tutto ilmondo onorar bramo?31Mi partorì Costanzanell'estreme Ripe del marEusino: io son Guidone, Concetto delloillustre incl*to seme, Comeancor voi, delgeneroso Amone. Di voivedere e glialtri nostri insieme Ildesiderio é delvenir cagione; E dovemia intenzion fad'onorarvi. Mi veggo esservenuto a ingiuriarvi. 32 Mascusimi appo voi d'un errortanto, Oh' io nonho voi gli altriconosciuto; E s' emendar sipuò, ditemi quanto Fardebbo, ch'in ciòfar nullarifiuto. Poi chesi fu daquesto e daquel canto De' complessiiterati al finvenuto, Rispose a luiRinaldo: Non vi caglia Mecoscusarvi più dellabattaglia; 33 Che percertificarne che voisete Di nostra antiquastirpe un veroramo. Dar miglior testimonionon potete. Che '1gran valor ch'invoi chiaro proviamo. Sepiù pacifiche eranoe quiete Vostre maniere,mal vi credevamo; Che ladamma non generail leone, Né lecolombe l'aquila o il falcone. 34Non, per andar,di ragionar lasciando. Non diseguir, per ragionar,lor via, Vennero aipadiglioni: ove narrando Ilbuon Rinaldo allasua compagnia Che questoera Guidon, chedisiando Veder, tanto aspettatoaveano pria, Molto gaudioapportò nelle suesquadre E parve atutti assimigliarsi alpadre. Non dirò l'accoglienzeche gli fero Alardo,Ricciardetto e glialtri dui; Che glifece Viviano edAldigiero, E Malagigi, fratie cugin sui; Ch'ogni signor glifece e cavaliere; Ciò chegli disse aloro, ed essia lui:Ma viconcluderò, che finalmente Faben veduto datutta la gente. 36Caro Guidone a' suoifratelli stato Credo sarebbein ogni tempoassai; Ma lor fual gran bisognoora più grato, Chesser potesse inaltro tempo mai. Posciache'l nuovo Soleincoronato Del mare oscidi luminosi rai, Guidoncoi frati ecoi parenti inschiera Se ne tornòsotto la lorbandiera. 37 Tanto ungiorno ed unaltro se n' andare, Che diParigi alle assediateporte A men didieci miglia s'accostaro In ripaa Senna: oveper buona sorte Grifoneed Aquilante ritrovare, Iduo guerrier delParmatura forte:Grifone ilbianco, ed Aquilanteil nero, Che partorìGismonda d'Oliviero. 38 Conessi ragionava unadonzella, Non già divii condizione invista. Che di sciamilobianco la gonnella Fregiata intomoavea d'aurata lista; Moltoleggiadra in apparenzae bella, Fosse quantunquelacrimosa e trista: Emostrava ne' gesti enel sembiante Di cosaragionar molto importante. stanza 36. 89Conobbe i cavalier,com' essi lui, Guidon,che fii conlor pochi diinnanzi; Ed a Rinaldodisse: Eccovi dui Acui van pochidi valore innanzi; Ese per Carlone verrau connui, Non ne starannoi Saracini innanzi. Rinaldo diGuidon conferma ildetto, Che l'uno el'altro era guerrierperfetto. 40 Gli aveariconosciuti egli nonmanco; Perocché quelli sempreerano usati, L'un tuttonero, e l'altrotutto bianco Vestir sul'arme, e moltoandare ornati. Dall'altra parteessi conobber anco Esalutar Guidon, Rinaldoe i frati; Eabbracciar Rinaldo comeamico . Messo da parteogni lor odioantico. 41 S' ebbero untempo in urtae in grandispetto Per Truffaldin, chefora lungo adire; Ma quivi insiemecon fraterno affetto S'accarezzar, tutteobbliando l'ire. Rinaldo poisi volse aSansonetto, Ch'era tardato unpoco più avenire, E lo raccolsecol debito onore. Appieno instruttodel suo granvalore. 42 l'osto chela donzella piùvicino Vide Rinaldo, econosciuto l'ebbe (Ch'avea notiziad'ogni paladino), Gli disseuna novella chegl'iucrebbe; E cominciò:Sigrore, il tuocugino, A cui laChiesa e l'altoImperio debbe, Quel giàs) saggio edonorato Orlando, È fattostolto, e vapel mondo errando. 43Onde causato costrano e rio Accidentegli sia, nonso narrarte. La suaspada e Valtr arme hovedute io, Che per li campiavea gittate esparte; E vidi uncavalier cortese e pioChe leandò raccogliendo daogni parte; E poidi tutte quelleun arbuscello Fé, aguisa di trofeo,pomposo e bello. 44Ma la spadane fu tostolevata Dal figliuol d'Agricaneil medesmo. Tupuoi considerar quantosia stata Gran perditaalla gente delbattesmo L'esser un'altra voltaritornata Durindana in poterdel Paganesmo. Né Brigliadoromen, eh erravasciolto Intorno all'arme, fu dal Pagantolto. 45Son pochi di ch'Orlandocorrer vidi, Senza vergognae senza senno,ignudo, Con urli spaventevolie con gridi:. Ch'é ffttto pazzoinsomma ti conchiudo; Enon avrei, fuoreh' a questiocchi fidi, Creduto maisi acerbo casoe crudo. Poi narròche lo videgiù dal ponte Abbracciato cadercon Rodomonte. 49 Magià lo stuoloavendo fatto unire, Siavolontà del Cielo,o sia avventura, Vuol farei Saracin primafuggire, E liberar leparigine mura. consiglia l'assaltodifferire (Che vi pargran vantaggio) anotte senra . Nelk terzavigilia o nellaquarta, Ch' avrà Vacqua di Leteil Sonno sparta. 50Tutta la gentealloggiar fece alboseo, E quivi laposò per tutto'1 giorno:Ma poiche '1 sol,lasciando il mondofosco . Alla nutriceantiqua fé' ritomo, Edorsi e capre,e serpi senzatosco, E l'altre fereebbono il cieloadorno, Che state eranoascose al maiorlampo, Mosse Rinaldo iltaciturno campo: 61 Evenne con Grifon,con Aquilante, Con Vivian,con Alardo econ Guidone, Con Sansonetto,agli altri unmiglio innante, A chetipassi e senzaalcun sermone. Trovò dormirl'ascolta d'Agramante: Tutta l'uccise,e non ne fé'un prigione. Indi arrivòtra l'altra gentemora, Che non fuvisto sentitoancora. 46 A qualunqueio non credaessernimico D'Orlando, soggiungea,di ciò favello; Acciò eh'alcun di tantia eh' io lo dico, Mossoa pietà delcaso strano efello, Cerchi o aParigi o in altro luogoamico Ridurlo, fin che si purghiil cervulo. Ben so, se Brandimarten' avrà nuova, Saràper fame ognipossibil prova. 47 Eracostei la bellaFiordiligi, Più cara aBrandimarte che stesso: La qual, perlui trovar, veniaa Parigi:E dellaspada ella soggiunseappresso, Che discordia econtese e granlitigai Tra il Sericanoe'I Tartaro aveamesso; E ch'avuta l'avea,poiché fii casso Divita Mandricardo, alfinGradasso. 48 Di cosistrano e miseroaccidente Rinaldo senza finsi lagna eduole; Né il coreintenerir men sene sente, Che sogliaintenerirsi il ghiaccioal sole: E condisposta ed iramutabilmente, Ovunque Orlando sia,cercar lo vuole, Conspeme, poi cheritrovato l'abbia, Di farlorisanar di quellarabbia. 52 Del campod'Infedeli a primagiunti La ritrovata guardiaall'improvviso LasciòRinaldo si rottae consanta, Ch' unsol non nerestò, se nonucciso. Spezzata che lorfu la primapunta, I Saracin nonl'avean più dariso:Che sonnolenti, timidied inermi, Poteano atai guerrier farpochi schermi. 63 FeceRinaldo per maggiorspavento Dei Saracini, almuover dell' assalto, A trombee a cornidar subito vento, E,gridando, il suonome alzar inalto. Spinse Baiardo, e quel nonparve lento; Che dentroali alte sbarreentrò d'un salto . Eversò cavalier, pestòpedoni,Ed atterrò trabacchee padiglioni. 64 Nonfu si arditotra il popolpagano, A cui nons'arricciassero le chiome, Quando sentiRinaldo e Montalbano Sonar perl'aria, il formidatonome. Fugge col campod'Africa l'Ispano, Né perdetempo a caricarle some; Ch'aspettar quellafuria più nonvuole, Ch' aver provataanco si piagnee duole. Guidonlo see, enon fa mendi lui; Né menfanno i daofigli d'Oliviero, Alardo eRicciardetto e glialtri dui: Col brandoSansonetto apre ilsentiero; Aldigiero e Vivianprovar altrui Fan quantoin arme Punoe l'altro èfiero. Cosi fa ognunche segue Iostendardo Di Chiaramonte, dagaerrier gagliardo. 56 Settecentocon lui teneaRinaldo In Montalbano eintorno a quelleville, Usati a portarl'arme al freddoe al caldo, Nongià più reidei Mirmidon d'Achille. Ciascun d'essial bisogno erasi saldo, Che centoinsieme non fuggianper mille; E sene potean moltisceglier fuori, Che d'alcundei famosi eranmigliori. 57 E seRinaldo ben nonera molto Ricco dicittàné di tesoro, Facea con parolee con buonvolto, E ciò ch'aveapartendo ognor conloro, Ch'un di quelnumer mai nongli fu tolto Perofferire altrui piùsomma d'oro. Questi daMontalban mai nonrimove, Se non lostringe un granbisogno altrove. 58 Ed or, perch'abbiail Magno Carloaiuto. Lasciò con pocaguardia il suocastello. Tra gli Africanquesto drappel venuto. Questo drappeldel cui valorfavello, Ne fece quelche del greggelanuto Sul falanteo Galesoil lupo fello, 0quel che sogliadel barbato, appresso barbaro Cinifio,il leon spesso. 59Carlo, eh' avvisoda Rinaldo avuto Avea,che presso era a Parigigiunto, E che lanotte il camposprovveduto Volea assalir, statoera in armee in punto: E,quando bisognò, vennein aiuto Coi Paladini;e ai Paladiniaggiunto Avea il figliuoldel ricco Monodante, DiFiordiligi il fidoe saggio amante; 60Ch' ella piùgiorni per silunga via Cercato aveaper tutta Franciainvano. Quivi, all' insegne cheportar solia, Fu dalei conosciuto dilontano. Come lei Brandimartevide pria. Lasciò laguerra, e tornòtutto umano, corse adabbracciarla: e d'amorpieno, Mille volte baciolla,o poco meno. 61Delle lor donnee delle lordonzelle Si fidar moltoa quella anticaetade. Senz' altra scorta andarlasciano quelle Per pianie monti, eper strane contrade; EdaJ ritomo l'hanper buone ebelle. Né mai tralor suspiz'ione accade. Fiordiligi narròquivi al suoamante, Che fatto stoltoera il Signord'Anglante. Brandimarte si stranae ria novella Credere adaltri a penaavria potuto; Ma locredette a Fiordiligibella, A cui giàmaggior cose aveacreduto. Non pur d'averloudito gli diceella, Ma che congli occhi propril'ha veduto; C haconoscenza e praticad'Orlando, Quanto alcun altro;e dice dovee quando: 63 Egli narra delponte periglioso. Che Rodomonteai cavalier difende, Oveun sepolcro adomae fa pomposo Disopravveste e d'armedi chi prende. Narrae' ha visto Orlandofurioso Far cose quiviorribili e stupende; Chenel fiume ilPagan mandò riverso, Congran periglio direstar sommerso. 64 Brandimarte,che'l Conte amavaquanto Si può compagnoamar, fratello ofiglio, di cercarlo, edi far tanto, Nonricusando affanno periglio, Che per opradi medico od'incanto Si ponga aquel furor qualcheconsiglio, Cosi come trovossiarmato in sella. Simise in vìacon la sua donna bella. .65Verso la parteove la donnail Conte Avea veduto,il lor cammindrizzare. Di giornata ingiornata, fin eh'al ponte, Che guarda ilre d'Algier siritrovare. La guardia nefé' segno aRodomonte, E gli scudieria un tempogli arrecare L'arme e'Icavalloj e quelsi trovò inpunto" Quando fu Brandimarteal passo giunto. 66Con voce qualconviene al suofurore, Il Saracino aBrandimarte grida: Qualunque tuti sia, che,per errore Di via0 di mente,qui tua sorteguida, Scendi e spogliatil'arme, e fanneonore Al gran sepolcro,innanzi eh' io t'uccida, E che vittimaall'ombre tu siaofferto; Ch'io'l farò poi, te n'avròalcun morto. 67 Nonvolse Brandimarte aquell'altiero Altra risposta dar,che della lancia. Sprona Batoldo,il suo gentildestriero, E inverso quelcon tanto ardirsi lancia, Che mostrache può stard'animo fiero Con qnalsi voglia almondo alla bilancia: ERodomonte, con lalancia in resta, stretto pontea tutta brigliapesta. 68 II suodestrier, ch'avea continuouso D'andarvi sopra, e far diquel sovente Quando uno e quando unaltro cader giuso, Allagiostra correa sicuramente. L'altro, delcorso insolito confuso, Venia dubbioso,timido e tremente. Trema ancoil ponte, epar cader nell'onda. Oltre chestretto e chesia senza sponda. Icavalier, giostraambi maestri. Che lelance avean grossecome travi, qual furnei lor ceppisilvestri. Sidieron colpi nontroppo soavi. Ai lorcavalli esser possentie destri Non giovòmolto agli aspricolpi e gravi; Chesi versar dipari ambi sulponte, E seco isignor lor tuttiin un monte. 73L'onda si leva,e li faandar sozsopra E doveè più profonda trasporta: Va Brandimartesotto, e '1destrier sopri. Fiordiligi dalponte afflitta esmorta E le lacrimee i votie i prìeghiadopra:Ah Rodomonte, percolei che morta Turiverisci, non essersi fiero, Ch' affogarlasci un tantocavaliero ! 74 Deh, corteseSignor, s' unqua tuamasti, Di me, eh'amo costui, pietàti vegna. Di farlotuo prigion, perDio, ti basti; Ches'orni il sassotuo di quellainsegna Di quante spogliemai tu gliarrecasti. Questa fia la più bellae la piùdegna. E seppe siben dir, eh' ancorchéfosse Si crudo ilre Pagan, purlo commosse; 75 Efé' che '1suo amator rattosoccorse, Che sotto acquail destrier teneasepolto, E della vitaera venuto inforse, senza sete aveabevuto molto. Ma aiutonon però primagli porse. Che gliebbe il brandoe di poil'elmo tolto. Dell'acqua mezzomorto il trasse,e porre Con moltialtri lo fé'nella sua torre. 70Nel volersi levarcon quella fretta Chelo spronar de' fianchiinsta e richiede, L'asse delponticel lor fiisi stretta, Che non trovareove fermare ilpiede; Si che unasorte ugnale ambili getta Nell'acqua; egran rimbombo alcìel ne riede, Similea quel ch'uscìdel nostro fiume. Quandoci cadde ilmal rettor dellume. 71 I duocavalli andar contutto '1 pondo Deicavalier, che steronfermi in sella, Acercar la rivierainsin al fondo, Sev'era ascx)sa alcunaNinfa bella. Non ègià il primosalto '1secondo, Che giù delponte abbia ilPagano in quella Ondaspiccato col destrieroaudace; Però sa bencome quel fondogiace:72 Sa doveè saldo, esa dove épiù molle Sadove è l'acquabassa, e doveè alta. Dal fiumeil capo eil petto ei fianchi estolle, EBrandimarte a granvantaggio assalta.Brandimarte il correntein giro tolle: Nellasabbia il destrier,che'l fondo smalta Tuttosi ficca, enon può riaversi, Cnrischio di restarviambi sommersi. 76 Funella donna ogniallegrezza spenta, prigion videil suo amantegire Ma di questopur meglio sicontenta, Che di vederlonel fiume perire. Di stessa, enon d'altri, silamenta, Che fu cagiondi farlo quivenire, Per avergli narratoeh' avea ilConte Riconosciuto al perigliosoponte. 77 Quindi siparte, avendo giàconcetto menarvi Rinaldo paladino, 0il Selvaggio Guidone,o Sansonetto, 0 altridella corte diPipino, In acqua ein terra cavalierperfetto Da poter contrastarcol Saracino; Se nonpiù forte, almenpiù fortunato Che Brandimartesuo non erastato. 78 Va moltigiorni, prima ches'abbatta In alcun cavalierch'abbia sembiante D'esser comelo vuol, perchècombatta Col Saracino, eliberi il suoamante. Dopo molto cercardi persona atta Alsuo bisogno, unle vien puravante, Che soprawesta avearicca ed ornata, Atronchi di cipressiricamata. Stanza 70. Chi costuifosse, altrove ho da narrarvi; Cheprima ritornar voglioa Parigi, E del'agran sconfitta seguitarvi, Ch' aMori die Rinaldoe Malagigi. Quei chefuggirò, io nonsaprei contarvi, Né queiche fur cacciatiai fiumi stigi. Levòa Turpino ilconto Paria oscura, Chedi contarli s'aveapreso cura. 80 Nelprimo sonno dentroal padiglione Dormia Àgramante;e un cavalierlo desta, Dicendogìi chefia fatto prigione, Sela foga nonè via piliche presta. Guarda ilRe intomo, ela confusione Vede de' suoi,che van senzafar testa Chi quachi fuggendoinermi e nudi, Chenon han tempodi pur torgli scudi. 81 Tuttoconfuso e privodi consiglio Si faceaporre indosso lacorazza, Quando con Falsironvi giunse ilfiglio Grandonio, e Balugante,e quella razza; £ alre Àgramante mostranoil periglio Di restarmorto o presoin quella piazza; Eche può dir,se salva laperna, Che Fortuna glisia propizia ebuona. 82 Cosi Marsilioe cosi ilbuon Sobrino, E cosidicon gli altriad una voce, Ch'a sua distruziontanto è vicino, Quanto aRinaldo il qualne vien veloce; Ches'aspetta che giungail Paladino Con tantagente, e unuom tanto feroce. Render certosi può ch'eglie i suo' amici Rimarran morti,o in mandegli nimicL Ma ridursi può inArli o siain Narbona Con quellapoca gente e' ha d'intorno; Che runae l'altra terraè forte ebuona Da mantener laguerra più d'ungiorno: E quando salvasia la suapersona, Si potrà vendicardi questo scorno. Rifacendo l'esercitoin un tratto. Ondealfin Carlo nesarà disfatto. 84 IIre Àgramante alparer lor s'attenne. Benché ilpartito fosse acerboe duro. Andò versoArli, e parveaver le penne, Perquel cammin chepiù trovò sicuro. alleguide, in granfavor gli venne, Ventimila trad'Africa e diSpagna Fur, eh' a Rinaldouscir fuor dellaragna. 85 Quei ch'egliuccise, e queiche i suoifratelli, Quei che iduo figli delsignor di Vienna, Queiche provaro empjnimici e felli Isettecento a cuiRinaldo accenna, E queiche spense Sansonetto,e quelli Che nellafuga s' affogaro inSenna, Chi potesse contar,conteria ancora Ciò chesparge d'aprii Favonioe Flora. Istima alcunche Malagigi parte Nellavittoria avesse dellanotte; Non che disangue le campagnesparte Fosser per lui, per luiteste rotte; Ma chegì' infernali angeliper arte Facesse uscirdalle tartaree grotte, Econ tante bandieree tante lance, Ch'insieme piùnon ne porriandue Franco:87 Eche facesse udirtanti metalli. tamburi, etanti vari suoni. Tantiannitriri in vocedi cavalli. Tanti gridie tumulti dipedoni, Che risonare epiani e montie valli Dovean dellelonginque regioni; Ed aiMori con questoun timor diede, Cheli fece voltarein fuga ilpiede. 88 Non siscordò il red'Africa Ruggiero, Ch' eraferito e stavaancora grave. Quanto potèpiù acconcio s'undestriero Lo fece por,ch'avea l'andar soave; Epoi che l'ebbetratto ove ilsentiero più sicuro, ilfé' posare innave, verso Arli portarcomodamente, Dove s'avea araccòr tutta lagente, 89 Quei eh' aRinaldo e aCarlo dièr lespalle (Fur, credo, centomila o pocomanco), Per campagne, perboschi e montee valle Cercare uscirdi man delpopol franco; Ma lapiù parte trovòchiuso il calle, Efece rosso ov'eraverde e bianco. Cosinon fece ilre di Serìcana, Ch'avea dalor la tendapiù lontana: 90 Anzi,come egli senteche '1 Signore Di3[ontalbano é questoche gli assalta. Gioisce dital giubilo nelcore, Che qua e per allegrezzasalta. Loda e ringraziail suo sommoFattore, Che quella nottegli occorra tant'alta E rara avventura,d'acquistare Baiardo, quel destrierche non hapare. 91 Ayea quelRe gran tempodesiato (Credo ch'altrove voil'abbiate letto) averla buona Durindanaa lato, E cavalcarquel corridor perfetto. Egià con piùdi centomila armato Eravenuto in Franciaa questo effetto; Econ Rinaldo giàsfidato s' era Per quelcavallo alla battagliafiera:92 E sullite del mirs'era condutto Ove doveala pugna diffiuire; MaMalagigi a turbarvenne il tutto, Chefé' il cugin, malgrado suo, partire, Avendol sopraun legno inmar ridutto. Lungo sariatutta l'istoria dire. Daindi in quastimò timido e vileSempre Gradasso ilPaladin gentile. 93 Orche Gradasso esserRinaldo intende Costai ch'assaleil campo, sen'allegra. Si veste l'arme,e la suaAlfana prende, E cercandolo va perl'aria negra: E quantine riscontra, aterra stende; Ed inconfuso lascia afflittaed egra La genteo sia diLibia o siadi Francia: Tutti limena a unpar la buonalancia. 94 Lo vadi qua, di tanto cercando, Chiamando spesiloe quanto puòpiù forte, E semprea quella partedeclinando. Ove più folteson le gentimorte, Ch'alfin s'incontra inlui brando perbrando; le lance loroad una sorte Eransalite in millescheggio rotte Sin alcarro stellato dellaNott 95 Quando Gradassoil Paladin gagliardo ,e non perchène vegga insegna, Maper gli orrendicolpi, e perBaiardo Che par chesol tutto quelcampo tegna; Non è,gridando, a improverarglitardo La prova chedi fecenon degna:Ch'ai datocampo il giornonon comparse, Che tralor la battagliadovea farse. 96 Soggiunsepoi: Tu forseavevi speme, Se potevinasconderti quel punto, Chenon mai piùper raccozzarci insieme Fossimo almondo: or vedich'io t'ho giunto. Siecerto, se tuandassi nell'estreme Fosse diStige, o fossiin cielo assùnto, Tiseguirò, quando abbiil destrier teco. Nell'alta luce,e giù nelmondo cie"e. Se d'avermeco a farnon ti il core. E vedigià che nonpuoi starmi aparo, E più stimila vita chel'onore, Senza periglio cipuoi far riparo, Quando milasci in paceil corridore; viver puoi,se t' èil viver caro:Mavivi a pie,che non merticavallo, S'alia cavalleria fai gran fallo. 98A quel parlarsi ConRicciardetto ilcavalier Selvaggio; E lespade ambi trasseregualmente . Per far parereil Serican malsaggio. Ma Rinaldo s' opposeimmantinente, E non patiche se glifèsse oltraggio, Dicendo: Senzavoi dunque nonsono A chi m' oltraggiaper risponder buono?99Poi se neritornò verso ilPagano, E disse: Odi,Gradasso; io vogliofarte. Se tu m'ascolti,manifesto e piano Ch'iovenni alla marinaa ritrovarte; poi tisosterrò con l'armein mano, t' avrò dettoil vero inogni parte; E sempreche tu dica,mentirai, Ch'aUa cavalleria mancass'iomai. 100 Ma benti priego cheprima che sia Pugnatra noi, chepianamente intenia La giustissimae vera scusamia, Acciò eh' atorto più nonmi riprenda; E poiBaiardo al terminedi pria noi vorròeh' a piedisi contenda Da soloa solo insolitario lato. Si comeappunto fu date ordinato. 101 Eracortese il redi Sericana, Come ognicor magnanimo essersuole; Ed è contentoudir la cosapiana, E come ilPaladin scusar sivuole. Con lui neviene in ripaalla fiumana, Ove Rinaldoin semplici parole suavera istoria trasseil velo, E chiamòin testimonio tutto'l cielo:102 Epoi chiamar feceil figliuol diBuovo, che di questoera informato appieno; Ch'aparte a partereplicò di nuovo L'incanto, disse più meno. Soggiunse poi Rinaldo:Ciò ch'io provo Coltestimonio, io vo'chel'arme sieno, Che ora,ed in ognitempo che tipiace. Te n'abbiano a far provapiù verace. 11 reGradasso, che lasciarnon volle Per laseconda la querelaprima, Le scuse diRinaldo in pacetolle; Ma se sonvere o false,in dubbio stima. Nontolgon campo piùsul lito molle DiBarcellona, ove lotolser prima; Ma s'accordaroper T altramattina Trovarsi a unafontana indi vicina: 108E più deglialtri il fratedi Viviano Stava diquesta pugna indubbio e iutema; Ed anco volentiervi porrla mano, Perfarla rimaner d'effettoscema:Ma non vorriache quel daMontai bano Seco venisse ainimicizia estrema; Ch ancoavea di qnell' altraseco sdegno, Che gliturbò, quando illevò sul legao. 104Ove Rinaldo secoabbia il cavallo, posto siacomunemente in mezzo. Se'lRe uccide Rinaldo,o il favassallo. Se ne pigliil destrier senz'altro mezzo:Ma seGradasso è quelche faccia fallo, Chesìa condotto alP ultimoribrezzo, O, per piùnon poter, chegli si renda, Dalui Rinaldo Durindanaprenda. 105 Con maravigliamolta, e piùdolore. Cerne v'ho detto,avea Rinaldo udito DaFiordiligi bella, ch'erafuore Deir intelletto il suo cuginouscito. Avea dell'arme intesoanche il tenore, Edel litigio chen'era seguito; E ch'insommaGradasso avea quelbrando Ch'ornò di millee mille palmeOrlando. 106 Poi chefuron d'accordo, ritomosse Ilre Gradasso aiservitori sui; Benché dalPaladin pregato fosse Chene venisse alalloggiar con lui. Comefu giorno, ilre pagano armosse:CosìRinaldo: e giunsero ambedui Ovedovea non lungialia fontana 110. Delia battagliache Rinaldo avere Gradasso doveada solo asolo, Parean gli amicisuoi tutti temere; Einnanzi il casone faceano duolo. Moltoardir, molta forza,alto sapere Gradasso; edor che delfigliuolo gran Milone aveala spada alfianco, Di timor perRinaldo era ognunbianca. 109 Mastianogli altriindubbio, in tema,in doglia; se neva lieto esicuro. Sperando eh' ora il biasmose gli toglia, Siche quei daPontieri e d'Altafoglia Faccia chetirestar, come inai furo. Vacon baldanza esicurtà di core Diriportarne il trionfaleonore. Poi che l'unquinci e l'altroquindi giunto Fu quasia un tempoin su la chiara fonte, S' accarezzare; efero a puntoa punto Cosi serenaed amichevol fronte. Comedi sangue ed'amistà congiunto Fosse Gradassoa quel diChiaramente. Ma comepois'andasseroaferire,.Vivoglio a un'altravolta differire. N O TB.St. 5.V.36. Murmure: parolemormorate nel far grincantesimi. Immagine: Agore magiche,adoperate per lo stessoefifetto. Saga: vocelatina, vai quanto presaga" checonosce o prediceil futaro, maga,indo vina, incantatrice.Zoroastro: re de'Battrìani: creduto inventore dell'artemagica. St. 12. V.1.Ricciardo. Qui enella stanza 94 delcanto antecedente, TAriostodistingue Ricciardo da Ricciardetto. St. 22. y.3. Rezzo, Fombradella notte. St. 26.V.4. Il pigroArturo: una delle stellevi cine al Polo artico;e Tepiteto chele ilPoeta è re lativo alla maggiorprestezza, con chele altre stellepiù discoste dal Poloterminano l'apparente lororivolgersi iotomo alla Terra. St.34. V.12. Non,per andar, diragionar la sciando, Non, ecc.Il poeta imitòDante, Inf., IV,64: Non laaciavam rondar,perch'ei dicessi; e,meglio, Purg., XXIV, 12: il dirl'andar, l'andarlu più lento Facea,ma ragionando amdavamforte. St. 38. V.3.Sciamilo: sorta di drappo. St.41. V.12. Inurta: in odio.Per Truffaldin: uomo dimal aflkre, percui Grifone, Aquìlantee Rinaldo vennero untempo a contesa. St.49. V.7. Vigilia:cosPchiamavasi dai Romani ognunadelle quattro partiincuidivìdevanola notte; e taldenominazione traevano dalvigilare o vegliare delle sentinelle,dette similmente vigiles.La terza vi gilia sarebbe dallamezzanotte alle tre. St.50. V.47. Allanutrice antiqua: allaterra. Ed orsie capre, ecc.indica diverse costellazioni, alle qualii poeti egli astronomi diedei'oi nomi divari ani t mali;come le dueOrse, la CapraAmaUea, e il Serpente, che siaccennano nel quintoverso. Ai mof giorlampo: alla lucedel sole, odurante H giorni St.51. V.5. Ascolta,o scolta: sentinella; ma qsiè daintendersi un numerodi soldati cbestanno a gmr dia,detto oggi corpodi guardia. St. 53.V.8. Trabacche: casottiposticci di legnoo di tela, sostenutida travicelli, peralloggiare i soldati inaccampamento. Padiglioni:tende, sotto cuiallog giavano i capi deiresercitoaccampato. St. 54. V.4.Formidato: paventato. St.56. V.4. Nongià più reidei Mirmidon d'Achille. non inferioriin valore aiMirmidoni, condotti daAdiill all'assedio di Troia. St.58. V.5a Sulfalanteo Galeso: finme nootos tano da Taranto checredesi edificata daFalanto; e qn siprende per tuttala regione Tarentina,le coi pecore (ilgregge lanuto) produconolana di moltopregio. Del barbato: delgregge caprino. Ilbarbaro dnifiù: il fiumeMagrain Africa, dettodai Latini Ofn oCyniphuSf lungo ilquale pascevano capre,fi detto barbaro perchèd'Africa. St. 6a V.2.Difende: vieta, impedisce. Vedial Canto XIV, St.7, e alCanto XXVII, St.77. ST. 70. y.7S. Del nostrofiume: del Po Zimal rettor del lume:Fetonfe precipitato nelPo. St. 87. y.3. Annitriri: nitriti St. 102.v.1. 2/ figliuoldi Buovo: Malagtgi St. 104.v.6. All'ultimo ribrezzo:al freddo della morte. St. 109.v.5. Pontieri eAlta foglia. Duecastelli dei Maganzesi. Cure diAfframante iirr l'inforzaie l'esercito Bradamaitt", ingelosita diRupjiero per caiùndi Mai fisapartu dal auo cartello,e capita allalocta di Tristana Ivi éobbli gsita a combatterecon tr ]>iincJpi; e dopoaverli tolti di sella,ode l'origine àiqull usanza. Sovvienimi eli ecantare io vidoTca (Già lo pròmiai j epoi ra' uscìdi mente) D'una sospìionche fatto avea Labella dùima (ìiRuggier dolente. Dell'altra piùspiacevole e piùrea, E di piùacuto e Tetieiiosodente Che, perquel di' ella udìda Ricciardetto, A devarare il cor T entrònel petto. 2 Doveacantarne, ed altroincominciai, Pere li èRinaldo in meiszosopravvenne E poi (niidonìlì die chefare assai, i he tracannnìiio a badaun pezo iltenne, D una cosain un'altra inmodo entrai, Che maldi Bradamante misovvenne. Sovvìenmene ora, e vonarrarne innanti Che diRinaldo e diGradasso io canti. 3Ma bisogna anco,prima ch'io neparli, Che d'Àgramante iovi ragioni nnpoco, Oh' avea ridottele relìquie inArli, Che gli restardel gran notturnofuoco; Quando a raccorlo sparso campo,e a darli Soccorso evettovaglie era attoil loco: L'Africa incontra,e la Spagnaha vicina . Ed èin sul fiumeassiso alla marina. stanza 9. Pertutto 'l regno fascriver Marsilio Gente apiedi e acavallo, e tristae buona. Per forzae per amoreogni navilio Atto abattaglia s'arma inBarcellona. Agramante ogni chiama a concilio; Néa spesa a fatica siperdona. Intanto gravi esazionie spesse Tutte hannole città d'Africaoppresse. Egli ha fattoofferire a Rodomonte, Perché ritorni(ed impetrar noipnote). Una cugina sua,figUa d'Almonte, E'I belregno d'Oran dargliper dote. Non sivolse V altiermuover dal ponte, Ovetantarme e tanteselle vote Di queiche son giàcapitati al passo. Haragunate, che necopre il sasso. Giànon volse Marfisaimitar Tatto Di Rodomonte: anzi com'ella intese Ch' Agramante daCarlo era dis&tto, Sue gentimorte,saccheggiate eprese, E che conpochi in Arliera ritratto, Senza aspettareinvito, il camminprese, Venne in aiutodella sua corona, Er aver gliprofferse e lapersona:7 E glimenò Brunello, egli ne fece Liberodono, il qualnon avea oflfeso. L'avea tenutodieci giorni ediece Notti sempre intimor d'essere appeso:Epoiché conforza conprece Da nessun videil patrocinio preso. sisprezzato sangue nonsi volse Bruttar l'altieremani, e lodisciolse. Tutte r antiqueingiurie gli rimesse, E secoin Arli adAgramante il trasse. Bendovete pensar chegaudio avesse Il Redi lei eh' adaiutarlo andasse:E delgran conto eh'egli ne facesse, Volse cheBrunel prova lemostrasse; Che quel, dieh' ella gliavea fatto cenno, Divolerlo impiccar, fé' dabuon senno. Il manigoldo,in loco occultoed ermo. Pasto dicorvi e d'avoltoilasciollo. Ruggier, eh' un'altra volta glifu schermo, E che'llaccio gli avriatolto dal collo, Lagiustizia di Diofa eh' orainfermo S'ò ritrovato, edaiutar non puoUo: Equando il seppeera già ilfatto occorso; Si cherestò Brunel senzasoccorso. 10 Intanto Bradamanteiva accusando Che cosilunghi sian queiventi giorni, Li quaifiniti, il termineera, quando A leiRuggiero ed allaFedetomi.Achiaspetta di carcereo di bando Uscir,non par che'1 tempo piùsoggiorni A dargli libertade,o dell' amata Patria vistagioconda e desiata. Inquel duro aspettareella talvolta Pensa ch'£toe Piróo siafatto zoppo, 0 siala mota guasta;eh' a dar volta Lepar che tardi,oltr' air usatotroppo. Più lungo diquel giorno acui, per molta Fede,nel cielo ilgiusto Ebreo fé'intoppo; Più della nottech'Ercole produsse, Parea leich'ogni notte, ognidi fusse. 12 0quante volte dainvidiar le diero Egli orsi ei ghiri ei sonnacchiosi tassi ! Chequel tempo volutoavrebbe intero Tutto dormir,che mai nonsi destassi; Né poterealtro udir, finchéRuggiero Dal pigro sonnolei non richiamassi. Ma nonpur questo nonpuò fsa, maancora Non può dormirdi tutta notteun' ora. 13 Diqua di va le noiosepiume Tutte premendo, emai non siriposa. Spesso aprir lafinestra ha percostume, Per veder s'ancodi Titon lasposa Sparge dinanzi almattutino lume Il biancogiglio e lavermiglia rosa: Non menoancor, poi chenasciuto é'I giorno, Bramavedere il cieldi stelle adomo. 14Poi che fuquattro o cinquegiorni appresso 11 terminea finir, pienadi spene Stava aspettandod'ora in orailmessoChe le apportasse:Ecco Ruggier cheviene. Montava sopra un'altatorre spesso, Ch'i foltiboschi e lecampagne amene Scoprìa d'intorno,e parte dellavia Onde di Franciaa Montalban si ga.15 Sedi lontano osplendor d'arme vede, 0cosa tal eh' acavalier simiglia, Che siail suo disiatoRuggier crede, rasserena ibegli occhi ele ciglia: Se disarmatoo viandante apiede. Che sia messodi lui speranzapiglia; E sebben poifallace la ritrova. Pigliar noncessa una edun'altra nuova. 16 Credendoloincontrar, talora armossi, Scese dalmonte, e giùcalò nel piano:Nélo trovando, sisperò che fossi Peraltra strada giuntoa Montalbano; E coldisir con ch'aveai piedi mossi Fuordel Castel, ritornòdentro invano: Né qua trovollo; e passòintanto Il termine aspettatoda lei tanto. 17II termine passòd'uno, di dui, Ditre giorni, disei, d'otto edi venti; Né vedendoil suo sposo, di lui Sentendonuova, incominciò lamenti Ch'avrian mossoa pietà neiregni bui Quelle Furiecrinite di serpenti; Efece oltraggio a' begliocchi divini, Al biancopetto, agli aureicrespi crini. stanza 14. 18Dunque fia ver,dicea, che miconvegna Cercare un che mi fuggee mi s'asconde? Dunque debboprezzare un chemi sdegna? Debbopregarchimai non mirisponde? Patirò che chim'odia, il cormi tegna? Un chesi stima suevirtù profonde, Che bisognosarà che dalciel scenda Immortai Deache'l cor d'amorgli accenda? 19 Saquesto altìer chìoTaino e ch'ioPadoro; Né mi vuolper amante, per serva. n cnidelsa che perlai spasmo emoro; E dopo mortea darmi aiutoserva. E perchè io non glinarri il miomart6ro, Atto a piegarla sua vogliaproterva, Da me s'asconde,come aspide suole, Che,per star empio,il canto udirnon vuole. 20 Dehferma, Amor, costuiche cod sciolto Dinanzi allento mio corrers' affretta; 0 tornami nelgrado onde m'haitolto. Quando ate adaltri era suggetta! Dehcome é ilmio sperar fallacee stolto, Ch'in te con prìeghimai pietà simetta; Che ti diletti,anzi ti pascie vivi Di trardagli occhi lagriraosirivi! 21 Ma diche devo lamentarmi,ahi lassa ! Fuorché delmio desire irrazionale? Ch'alto mileva, e sinell'aria passa. Ch'arriva inparte ove s'ahhrucial'ale; Poi, non potendosostener, mi lassa Dalciel cader: qui finisce ilmale; Che le rimette,e di nuovoarde: ond'io Non homai fine alprecipizio mio. 22 Anzi,via più chedel disir, mideggio Di me doler,che si gliapersi il seno; Ondecacciata ha laragion di seggio, Edogni mio poterpuò di luimeno. Quel mi trasportaognor di malein peggio. Né loposso frenar, chenon ha freno:Emi fa certache mi menaa morte, Perch' aspettandoil mal nocciapiù forte. 23 Dehperchè voglio ancodi me dolermi? Ch'error, senon d'amarti, unquacommessi?Che maraviglia, sefragili e infermi Femminil sensifar subito oppressi? Perchè dove v' iousar ripari eschermi. Che la sommabeltà non mipiacessi, alti sembianti, ele saggie parole? Misero è ben chiveder schiva ilSole ! 24 Ed oltreal mio destino,io ci fuispinta Dalle parole altruidegne di fede. Sommafelicità mi fudipinta. Ch'esser dovea diquesto amor mercede. Sela persuasione, oimè !fii finta. Se fuinganno il consiglioche mi diede Merlin,posso di luiben lamentarmi; 3Ia nond'amar Rngier possoritrarmi. 25 Di Merlinpos5o e diMelissa insieme Dolermi, emi dorrò d'essiin etemo; Che dimostrarei frutti delmio seme Mi férodagli spirti dello'nferno, Per pormi solcon questa falsaspeme In servitù: né lacagion disoemo, Se nonch'erano forse invidiosi De' miei dolci,sicuri, almi riposi 263 l'occupa ildolor, che nonavanza Loco, ove inlei conforto abbiarioetto: Ma, malgrado diquel, vien lasperanza, E vi vuolealloggiare inmezzo ilpetto. Rinfrescandole pur larimembranza Di quel ch'aisuo partir l'haRoggier detto, E vuol,centra il parerdegli altri affetti, Ched'ora in ora il suoritomo aspetti. Questa speranzadunque la sostauie, Finiti iventi giorni, unmese appresso; Sì che il dolor forte nonle tenne, Come tenutoavria, l'animo oppresso. Undi che perla strada sene venne, Che pertrovar Ruggier soleafer speoso. Novella udila misera, ch'insieme Fé' dietroall' altro ben fuggirla speme. 28 Vennea incontrare uncavalier guascone Che dalcampo african veniadiritti. Ove era statoda quel diprigione. Che fu innanzia Parigi ilgran conflitto. Da leifu molto postoper ragione, Finché sivenne al termineprescritto. Domandò di Ruggiero,e in luifermosje; Né fuor diquesto segno piùsi mose. 29 ncavalier buon contone rendette; Che benconoscea tutta quellacorte: E narrò diRuggier, che contrastette Da soloa solo aMandricardo forte; E comeegli 1 uccise, epoi ne stette Feritopiù d'un mesepresso a morte: Es'era la suaistoria qui conclusa, Fatto avriadi Ruggier lavera esco". 30 Macome poi sounse,una donzella Esser nelcampo, nomata Marfisa, Chemen non era,che gagliarda, bella, Némeno esperta d'armein ogni guisa, CheleiRuggiero amava, eRuggiero ella; Ch' eglida lei, eh'ella da luidivisa Si vedea raro;e ch'ivi ognunocrede Che s! abbianotra lor datala fède; stanza Eche, come Ruggiersi faccia sano, Ilmatrimonio pubblicar sideve; E ch'ogni Re,ogni Principe pagano Granpiacere e letiziane riceve:Che dell' unoe delP altrosopranmano Conoscendo il valor,sperano in breve Faruna razza d'uominida guerra, La piagagliardi che maifosse in terra. 82Credea il Guasconquel che dicea,non senzi Cagion; cheneir esercito de' Mori Opinione euniversal credenza, E pubblicoparlar n'era difuori. I molti segdi benivolenza Stati tra lorfacean questi romori; Chetosto, 0 baonao ria che la famaesce Fuor d'una bocca,in infinito cresce. 33L'esser venuta a'Mori ella inaita Con lui, senza lai comparirmai, Avea questa credenzastabilita; Ma poi l'aveaaccresciuta pur assai, essendosi delcampo già partita, Portandone Brunel,come h contai, Senzaesservi d'alcuno richiamata, Sol parvedir Rogier v'eratornata. 34 Sol perlui visitar, chegravemente Languia ferito, in campo venutaera Non una solavolta, ma sovente: Vistava il giorno,e si pardala sera:E moltopiù da dirdava alla gente; Ch' essendoconosciuta cosi altiera, Chetutto '1 mondo aso le parcavile. Solo a Ruggierfosse benigna eumile. 35 Come ilGuascon questo affermòper vero, Fu Bradamanteda cotanta pena, Dacordoglio assalita cosifiero, Che di quivicader si tennea pena. Voltò, senzafar motto, ilsuo destriero, Di gelosia,d'ira e dirabbia piena; E, da discacciata ognisperanza. Ritornò furibonda allasua stanza:36 Esenza disarmarsi, soprail letto, Col visovolta in giù,tutta si stese, Oveper non gridar,si che sospetto Di facesse, ipanni in boccaprese, E ripetendo quelche l'avea detto IIcavaliere, in taldolor discese. Che piùnon lo potendosofferire, Fu forza adisfogarlo, e cosia dire:37 Misera!a chi maipiù creder debb'io? Vo'dir ch'ognunoé perfido ecrudele, Se perfido eorudel sei, Ruggiermio, Che si pietosotenni e sifedele. Qual crudeltà, qualtradimento rio Unqua s'uliper triache querele, Chenon trovi minor,se pensar mai Almio merto eal tuo debitovorrai?38 Perché, Ruggier,come di tenon vive Cavalier dipiù ardir, di più bellezza, Néche a granpezzo al tuovalore arrive, Né a'tuoi costumi, a tua gentilezza; Perché nonfai che, fratue illustri e diveVirtù, si dicaancor ch'abbi fermezza? Sidica eh' abbiinvì'olabil fede, A chiogni altra virtù s'inchinae cede? 39 Nonsai che noncompar, se nonv'é quella, Alcun valore,alcun nobil costume? Come cosa (esia quinto vuolbella) Si può vedereove non splendalume. Facil ti fuingannare una donzella. Dicui tu sigQoreri, idolo enume; A cui potevifar con tueparole Creder che fosseoscuro e freIdo il Sole. 40Crudel, di chepeccato a dolert'hai. Se d'uccider chit'ama non tipenti? Se '1 mancardi tua si leggier fai, Dich'altro peso ilcor gravar tisenti? Come tratti ilnimico, se tud&i A me, che t'amo si,questi tormenti?Ben diròche giustizia inoiel non sia, S'aveder tardo lavendetta mia. 41 Sed'ogn' altro peccatoassai più quello Dell'empia ingratitudinel'nom grava, E perquesto dal ciell'Angel più bello Furelegato in parteoscura e cava; Ese gran falloaspetta gran flagello, Quando debitaemenda il cornon lava; Guarda eh'aspro flagello inte non scenda, Chemi se' ingrato, e non vuoifarne emenda. 42 Difurto ancora, oltreogni vizio rio, Dite" crudele, hoda dolermi molto. Chetu mi tengail cor, nonti dico io; Diquesto io vo'che tu ne vada assolto:Dicodi te chet'eri fatto mio, Epoi centra ragionmi ti seitolto. Renditi, iniquo, ame; che tusai bene Che nonsi può salvarchil'altrui tiene. 48Tu m'hai, Rnggier,lasciaU: io tenon voglio, Né lasciartivolendo anco potrei: Ma,per uscir d'affannoe di cordoglio, Posso evoglio finire igiorni miei. Di nonmorirti in graziasol mi doglio; Chese concesso m'avesseroi Dei Ch'io fossimorta quando t'eragrata, Morte non fugiammai tanto beata. 44Cosi dicendo, dimorir disposta, Salta delletto, e dirabbia infiammata pon laspada alla sinistracosta; Ma si ravvedepoi che tuttaè armata. Il migliorspirto in questole s'accosta, £ nelcor le ragiona:0 donna nata Ditant'alto lignaggio, adunquevuoi Finir con sigran biasmo igiorni tuoi? 49 Senzascudiero e sentacompagnia Scese dal monte,e si posein cammiBo Verso Parigialla più drittavia, Ove era dianziil campo Saracino; lanovella ancora nons'udia Che l'avesse Rinaldopaladino. Aiutandolo Carlo eMalagigi, Fatto tor dall'assediodi Parigi. 50 Lasciatiavea i Cadorcie la cittade DiCaorse alle spalle,e tatto 1monte Ove nasce Dordona,e le contrade Scopria diMonferrante e diClarmonte; Quando venir perle medesme strade Videuna donna dibenigna fronte, Ch'uno scudoall'arcione avea attaccato; £le venian trecavalieri a lato. 5Non è meglioch'ai campo tune vada, Ove morirsi può con laudeogn'ora? Quivi s'avvien ch'innanzia Ruggier cada. Delmorir tuo sidorrà forse ancora; Mas' a morir t' avvienper la suaspada, Chi sarà maiche più contentamora? è l>en chedi vita tiprivi, Poich' è cagioneh' in tantapena vivi. 46 Verràforse anco che,prima che muori, Faraivendetta di quellaMarfisa Che t'ha confraudi e disonestiamori, Da te Ruggieroalienando, uccisa. Qaesti pensieriparvero migliori Alla donzella;e tosto unadivisa Si fé' su l'arme,che volea inferire Disperazione, evoglia di morire. 47£ra la sopravvestedel colore In cherìman la fogliache s'imbianca Quando delramo è tolta,o che l'umore Chefacea vivo l'arbore,le manca. Ricamata atronconi era, difùore, Di cipresso chemai non sirinfranca, Poich' ha sentita ladura bipenne: L'abito alsuo dolor moltoconvenne. 48 Tolse ildestrier ch'Astolfo aversolea, E quella lanciad'òr, che, soltoccando, Cader di sellai cavalier facea.Perchè la ledie Astolfo, edove e quando, Noncredo che bisogniir replicando. Ella latolse, non peròsapendo Che fosse delvalor, ch'era stupendo. 51Altre donne escudier venivano anco, Qualdietro e qualdinanzi, e inlunga schieri. Domandò adun che lepassò da fianco. Lafigliuola d'Amen, chi la donnaera; £ quel ledisse: Al redel popol franco Questadonna, mandata messaggiera Fin di dalpolo artico, èvenata Per lungo mardall'Isola Perduta. 52 AltriPerduta, altri hanomata Islanda L'isola, dondela Regina d'essa, Dibeltà sopra ognibeltà miranda; Dal delnon mai, senon a lei,concessa. Lo scudo chevedete, a Carlomanda; Ma ben conpatto e condizioneespressa. Ch'ai miglior cavalierlo dia, secondo Ilsuo parer, eh'oggi si trovial mondo. 58 Ella,come si stima,e come invero É la piùbella donna chemai fosse. Cosi vorriatrovare un cavaliero Chesopra ogn' altroavesse ardire e poste:Perchè fondatoe fisso è il "nopensiero " Da noncader per centomila scosse, Che solchi terrà inarme il primoonore. Abbia d'esser suoamante e suosignore. 54 Spera ch'inFrancia, alla famosacorte Di 0arlo Magno,il cavalier sitrove, Che d'esser piùd'ogni altro arditoe forte Abbia fattoveder con milleprove. I tre cheson con leicome sue scorte, Resono tutti, edirovvi anco dove Unoin Svezia, unoin Gozia, inNorvegia uno, Che pochipari in armihanno o nessuno. Questi tre,la coi terranon vicina, Ma menlontana è all' IsolaPerduta, Detta cosi, perchèquella marina Da pochinaviganti è conosciuta, Erano amanti,e son, dellaRegina, E a garaper moglier Vhanno voluta; E, peraggradir lei, cosefatt' hanno, Che, finche giri ilciel, dette saranno. 61Le preme ilcor questo pensier;ma molto Più le lo premee strugge inpeggior guisa Quel ch'ebbeprima di Ruggier,che tolto Il suoamor le abbia,e datolo aMarfisa. Ogni suo sensoin questo èsi sepolto, Che nonmira la strada, divisa Ove arrivar, se troveràinnanzi Comodo albergo, ovela notte stanzi. 56Ma questiella, alcunaltro vuole, Ch'ai mondoin arme essernon creda ilprimo. Ch' abbiate fattoprove, lor dirsuole, In questi luoghiappresso, poco istimo. Es' un di voi,qual fra lestelle il Sole, Fragli altri duosarà, ben losublimo; Ma non peròche tenga ilvanto parme Del migliorcavalier ch'oggi port'arme. 57 ACarlo Magno, ilquale io stimoe onoro Pel piùsavio signor ch'aimondo sia, Son permandare un riccoscudo d'oro, Con pattoe condizion ch'essolo dia Al cavalieroil quale abbiafra loro 11 vantoe il primoonor di gagliardia. Sia ilcavaliero o suovassallo o d'altri. Ilparer di quelRe vo' chemi scaltri. r.8 Se,poi che Carloavrà lo scudoavuto, E Tavià datoa quel siardito eforte,Ched'ogn'altro migliore abbiacreduto, Che'n sua sitrovi o in alcun'altra corte, Uno divoi sarà, checon l'aiuto Di suavirtù lo scudomi riporte; Porrò inquello ogn amore,ogni disio, E quelsarà il maritoe'I signor mio. e 9Queste parole bauqui fatto venire Questitre Re dalmar tanto discosto; Cheriportarne lo scudo,o morire Per mandi chi l'avrà,s' hanno proposto. Ste' moltoattenta Bradamante audire Quanto le fudallo scudier risposto, 11qual poi l'entròinnanzi, e cosìpnyse Il suo cavallo,che i compagnigiunse. Stanza 65. (JO Dietronon gli galoppa gli corre Ella,eh' ad agioil suo cammindispensa, E molte cosetuttavia discorre. Che sonper accadere; ein somma pensa Chequesto scudo inFrancia sia perporre Discordia e rissae nimicizia immensa Fra' Paladini edaltri, se vuol CarloChiarir chi siail miglior, ea colui darlo. 62Come nave chevento dalla riva, 0qualch' altro accidente abbiadisciolta, Va di nocchieroe di governopriva Ove la portio meni ilfiume in volta; Cosil'amante giovane veniva. Tuttaa pensare alsuo Ruggier rivolta. Ovevuol Rabican; chemolte miglia Lontano èil cor chede' girar la briglia. 63Leva alfin gliocchi, e vedeil Sol cheU tergoAvea mostrato allecittà di Rocco;Epoi s'eraattuffato, come ilmergo, In grembo allanatrice oltr'a Marocco: Ese disegna chela frasca albergo Ledia ne campi, fapensier di sciocco; Chesoffia nn ventofreddo, e Pariagrieve Pioggia la nottele minaccia onieve. 64 Con maggiorfretta fa movereil piede Al suocavallo; e nonfece via molta, Chelasciar le campagnea un pastorvede. La donna laicon molta istanziachiede Che le 'nsegniove possa esserraccolta, 0 bene o mal; chemal si nons'alloggia, Che non siapeggio star faorialla pioggia. 65 Disseil pastore: Io non soloco alcano Ch'io visappia insegnar, senon lontano Più diqnattro o disei leghe, fuorch'ano Che si chiamala rocca diTristano. Ma d'alloggiarvi nonsuccede a ognuno; Perchè bisogna,con la lanciain mano, Che sel'acquisti e chese la difenda Ilcavalier che d'alloggiarviintenda, 66 Se, quandoarriva un cavalier,si trova Vota la stanza, ilcastellan l'accetta; Ma vnol,se soprawien poigente nuova, Ch'uscir fuorialla giostra gliprometta. Se non vien,non accade chesi mova; Se vien,forza è chel'arme si rimetta, Econ lui giostri: echi di lorvai meno, Ceda l'albergoed esca alciel sereno. 67 Seduo, tre, quattroo più guerrieria un tratto Vigiungon prima, inpace albergo hanno; Echi di poivien solo, hapeggior patto, Perchè secogiostrar quei piùlo fanno. Cosi, seprima un solsi sarà fatto Quivialloggiar, con luigiostrar vorranno Sì che,s' avrà valor, glifia a grandeuopo. 68 Non mense donna capitao donzella, Accompagnata osola a questarocca, poi v'arrivi un'altra,alla più bella L'albergo, edalla men star fuor tocca. Domanda Rradamanteove sia quella; Eil buon pastornon pur dicecon bocca. Ma ledimostra il locoanco con mano, Dacinque o dasei miglia indilontano. 69 La donna,ancorché Rabican bentrotte. Sollecitar però nonlo sa tanto Perquelle vie tuttefangose e rotte Dallastagion ch'era piovosaalquanto. Che prima arrivi,che la ciecanotte Fatt' abbia oscuro ilmondo in ognicanto. Trovò chiusa laporta; e achi n'avea La guardiadisse ch'alloggiar volea. 70Rispose quel, ch'eraoccupato il loco Dadonne e daguerrier che vennerdianzi, E stavano aspettandointomo al faoco, Cheposta fosse lorla cena innanzi Perlor non credol'avrà fatta ilcuoco, S'ella v'è ancor, l'han mangiatainnanzi Disse la donna: orva, che quigli attendo; Che sol'usanza, e diservarla intendo. 71 Partela guardia, eporta l'imbasciata Là dovei cavalier stannoa grand'agfio.Laqualnonpotèlortroppo esser grata, Ch'all'aer lifa uscir freddoe malvagio; Ed erauna gran pioggiaincominciata. Si levan pure,e pigUan l'armead agio; Restano glialtri; e quei non troppoin fretti Escono insiemeove la donnaaspetta. 72 Eran trecavalier che valeantanto, pochi al mondovalean più diloro; Ed eran queiche'l di medesmoaccanto Veduti a quellamessaggiera fòro; Quei ch'inIslanda s'avean datovanto Dì Francia riportarlo scudo d'oro: Eperchè avean meglioi cavalli punti, Primadi Rradamante eranogiunti. 78 Di loroin arme pochieran migliori; Ma diquei pochi ellasarà ben l'una:Ch'anessun patto rimanerdi fuori Quella notteintendea molle edigiuna. Quei dentro allefinestre e aicorridori Miran la giostraal lume dellaLuna, Che malgrado de' nugolilo spande, E (aveder, benché lapioggia è gnuide. 74Come s'allegra unbene acceso amante Ch'aidolci furti perentrar si trova, Quandoalfin senta, dopoindugie tante, Che'l taciturnochiavìstel si muova; Cosi,volonterosa Rradamante Di far di coi cavalieri prova, S'allegrò quandoudì le porteaprire, Calare il ponte,e fuor livide uscire. Tosto chefuor del pontei gnerrier vede Uscireinsieme o conpoco intervallo, Si volgea pigliar campo,e di poiriede Cacciando a tuttabriglia il buoncavallo, E la lanciaarrestando, che lediede Il suo cugin,che non sicorre in fallo, Chefuor di sellaè forza chetrabocchi, Se fosse Marte,ogni guerrier chetocchi. 76 H redi Svezia, cheprimier si mosse, Fuil primier ancoa riversarsi alpiano; Con tanta forzaV elmo glipercosse L'asta che mainon fu abbassatainvano. corse il redi Gozia, eritrovosse Coi piedi inaria al suodestrier lontano. Rimase ilterzo sottosopra vólto, Neiracqua e nelpantan mezzo sepolto. 77Tosto eh' ellaai tre colpitutti gli ebbe Fattoandar coi piedialti e icapi bassi,Alla roccane va, doveaver debbe notte albergo;ma prima chepassi, V è chila fa giurarche n' uscirebbe, Sempre eh' agiostrar fuori altrichiamassi Il Signor di dentro, che'lvalore Ben n' haveduto, le fagrande onore. 78 Cosìle fa ladonna che venuta Eracon quelli trequivi la sera, Comeio dicea, dall'IsolaPerduta, Mandata al redi Francia messaggiera. Cortesem*nte alei che lasaluta, Siccome graziosa eaffabil era, Si levaincontra, e confaccia serena Piglia permano, e secoal fuoco mena. Ladonna, cominciando adisarmarsi, S'avea lo scudoe di poil'elmo tratto; Quando unacuffia d'oro, inche celarsi Soleano icapei lunghi estar di piatto, Uscicon l'elmo; ondecaderon sparsi Giù perle spalle, ela scoprirò aun tratto, E laferon conoscer perdonzella. Non men chefiera in arme,in viso bella. 80Quale al caderdelle cortine suole Parerfra mille lampadela scena, D'archi, edi più d'unasuperba mole, D' oro edi statue edi pitture piena; 0come suol fuordella nube ilSole Scoprir la faccialimpida e serena: Cosi,l'elmo levandosi dalviso, Mostrò la donnaaprisse il paradiso. 81 Giàson cresciute, efatte lunghe inmodo Le belle chiomeche taglioUe ilFrate, Che dietro alcapo ne puòfare un nodo, Benchénon sian comeson prima state. CheBradamante sia, tienfermo e sodo (Cheben l'avea vedutaaltre fiate) II Signordella rocca; epiù che prima Orl'accarezza, e mostrafarne stima. Stanza 76. 82Siedono al fuoco,e con giocondoe onesto Ragionamento dancibo all'orecchia, Mentre, perricreare ancora ilresto Del corpo, altravivanda s'apparecchia. La donnaall'oste domandò sequesto Modo d'albergo ènuova usanza ovecchia, E quando ebbeprincipio, e chila pose; E '1cavaliere a leicosi rispose:83 Neltempo che regnavaFieramente, Clodi'one, il figliuolo,ebbe una amica Leggiadra ebella, e dimaniere conte, Quant' altra fossea quella etadeantica; La quale amavatanto, che lafronte Non rivolgea dalei più chesi dica Che facesseda Jone ilsuo pastore, Perch' aveaugual la gelosiaall' amore. 84 Qui latenea; chè'l laogoavuto in dono Aveadal padre, e raro egli nascia; dei miglior diFrancia tuttavia. Qui stando,venne a capitarciil buono , eduna donna incompagnia, Liberata da luipoch'ore innante, Che traeapresa a forzaun fier gigante. Tristano ciarrivò cheU Solgià vòlto Avea lespalle ai litidi Siviglia; E domandòqui dentro esserraccolto Perchè non altra stanza adieci mlgHi.Ma Clodì'on,che molto amavae molto Era geloso,in somma siconaigUa Che forestier, siachi si voglia,mentre stia la belladonna, qui nonentre. suiiza80. 96 Poi checon lunghe editerate preci Non potèaver qui albergoil cavaliero; quel chefar con prieghiio non tifeciChe 1 facci, disse,tuo malgrado, spero. Esfidò Clodì'on contutti i dieci Chetenea appresso; econ un gridoaltiero Se gli offersecon lancia espada in mano Provarche discortese erae villano; 87 Conpatto, che sefa che con lo stuolo Suocada in terra,ed ei stiain sella forte, Nellarocca alloggiar vuoleegli solo, E vuolgli altri serrarfuor delle porte. Per nonpatir quest'onta, va il figliuolo Delre di Franciaa rìschio dellamorte; aspramente percosso cadein terra, E cadongli altri, eTrìstan fuor liserra. Stanza 91.Entrato nellarocca, trova quella, qoalVho detto, aOlodìon si cara, Ech'avea, a pard'ogn' altra, fatto bella Natura,a dar bellezzecosi avara. Con leiragiona: intanto arde emartella Di fuor l'amanteaspra passione amara; Ilqual non differiscea mandar prìeghi cavalier, chedar non glila nieghi. 89 Tristano,ancorché lei moltonon prezze,Né prezzar,fuor eh' Isotta,altra potrebbe:né ch'amivaol cheaccarezze Pur, perchè vendicarsidell'asprezze Di far grantorto mi pania,gli disse, Che talbellezza del suoalbergo uscisse. 94 Ohe'lcavalier ch'abbia maggiorpossanza, E la donnabeltà, sempre cialloggi; chi vinto rimanvóti la stanza, Dormasul prato, oaltrove scenda epoggi. E finalmente cifé' por l'usanza Chevedete durar final di d'oggi. scalco porla mensa fattoavea. 95 Fatto l'aveanella gran salaporre. che non eraal mondo lapiù bella; con torchiaccesi venne atórre Le belle donne,e le condussein quella. , all'entrar,con gli occhiscorre, E similmente fal'altra donzella; ' tuttepiene le superbemuraVeggondinobilissima pittura. 90E quando aClodion dormire incresca Soloalla frasca, ecompagnia domandi. Una ovaneho meco bellae fresca, Non peròdi bellezze cosigrandi Questa sarò contentoche fuor esca, Ech'ubbidisca a tuttii suoi comandi; Mala più bellami par drittoe giusto Che stiacon quel dinoi eh' è piùrobusto. 96 Di sibelle figure éadorno il loco, Cheper mirarle obblianla cena quasi: Ancorché aicorpi non bisognipoco, Pel travaglio deldi lassi rimasi: Elo scalco didoglia e dogliail cuoco. Che icibi lascin raffreddarnei vasi. Pur fuchi disse: Megliofia che voi Pasciateprima il ventre,gli occhi poi. 91 EsclusoClodì'one e malcontento. Andò sbuffando tuttanotte in volta. Comes'a quei chenell'alloggiamento Dormiano ad agio,fésse egli l'ascolta; Emolto più chedel fireddo edel vento, Si dolcadella donna chegli é tolta. Lamattina Tristano, acui ne' ncrebbe, Glila rendè; dondeil dolor finebbe: 97 S'erano assisi,e porre allevivande Voleano man, quandoil Signor s' avvide Chel'alloggiar due donneè un errorgrande; L'una ha dastar, l'altra convienche snido. la piùbella, e lamen fuor simando Dove la pioggiabagna e 'lvento stride. Perche nonvi son giunteamendue a un'ora, L'unaha a partire l'altra afar dimora. 92 Perchègli disse, elo fé' chiaro ecerto, Che qual trovolla,tal gli larendea:E benché degnoera d'ogni onta,in morto Della discortesiach'usata avea; Pur contentard'averlo allo scoperto Fatto startutta notte sivolea: r escusa accettò, chefosse Amore cagion di co graveerrore; 98 Chiama duovecchi, chiama alcunesue Donne di casa,a tal giudiziobuone: E le donzellemira, e dilor due Chi lapiù bella sia,fa, paragone. Finalmente parerdi tutti fue, Ch'"ra piùbella la figliad'Amene; E non mendi beltà l'altravincea, Che di valorei guerrier vintiavea. 93 Ch' Amorde' far gentileun cor villano, Enon far d'ungentil contrario effetto. Partito che si fudi qui Tristano, Clodion nonsté molto amutar tetto; Ma primaconsegnò la roccain mano A uncavalier che moltogli era accetto. Conpatto ch'egli echi da luivenisse, Quest' uso inalbergar sempre seguisse:99Alla donna d'Islanda,che non senza Moltasospizi'on stava diquesto, Il Signor disse:Che serviam l'usanza, v'ha, donna,a parer senon onesto. A voiconvien procacciar d'altrastanza, Quando a noitutti è chiaroe manifesto Che costeidi bellezze edi sembianti, Ancor eh'inculta sia, vipassa innanti. 100 Come inuu momento oscura Nubesalir d umidavalle al cielo, Chela feuxda cheprima era sipura, Copre del Solcon tenebroso velo; Cosila donna allasentenzia dura, fuor lacaccia ove èla pioggia e'1 gelo, si vide,e non parerpiù quella Che fupur dianzi sigioconda e bella. 101S'impallidisce, e tuttacangia in viso; Chetal sentenza udirpoco le aggrada. HaBradamajite con unsaggio avviso, Che perpietà non vuoiòhe se nevada, Rispose: A me non parche ben deciso Néche ben giustoalcun giudicio cada, Oveprima non s'odaquanto nieghi La parteo affermi, esue ragioni alleghi. 103 IocVa difender questacausa toglie, : 0più bella omen ch'io siadi lei. Non vennicome donna qui, voglio Che siandi donna orai progressi miei. Machi dirà, setutta non mispoglio, S' io sono 0 s'io nonson quel eh'è costei?E quelche non si sa, nonsi de' dire; Ètanto men, quandoaltri n'ha apatire. 103 Ben sondegli altri ancor,ch'hanno le chiome Lunghe, com'io; donne sonper questo. " Secome cavalier lastanza, o come Donnaacquistata m'abbia, èmanifesto. Perchè dunque voletedarmi nome Di donna,se di maschioè ogni miogesto V La leggevostra vuol chene sian spinte Donneda donne, enon da guerrier vinte. 104 Poniamoancor che, comea voi purpare, Io donna sìa(che non peròil concedo). Ma chela mia beltànon fosse pare Aquella di costei;non però credo Chemi vorreste lamercè levare mia virtù,sebbeu di visoio cedo. Perder permen beltà giustonon parmi Quel eh' ho acquistatoper virtù conl'armi. 105 E quandoancor fosse l'usanzatale. Che chi perdein beltà, nedovesse ire. 10 dvorrei restare, obene o male Chela mia ostinazion dovesseuscire. Per questo, diecontesa disegnale É trame e questadonna, vo' inferire Che, contendendodi beltà, puòassai Perdere, e mecoguadagnar non mai. 106E se guadagnie perdite nonsono In tutto pari,ingiusto è ognipartito; Si eh' alei per ragion,si ancor perdono Speziai, non sia i' albeigoproibito. E s' alcuno di dir chenon sia buono Edritto il miogiudizio sarà ardito. Saròper sostenergli asuo piacere, '1 miosia vero, 9falso il suoparere. 107 La figliuolad'Amen, mossa apietade Che questa gentildonna debba atorto Ove tetto,ove neppure èun spcnrto, Al signordell' albergo persuade Con ragionmolte e conparlare accorto. Ma moltopiù con queleh' alfin concluse. Cheresti cheto, eaccetti le suescuse. 108 Qual sottoil più cocenteardore estivo. Quando diber più desiosaè l'erba, 11 fioreh' era vidnoa restor privo Ditutto queir umor che invita il serba, Sentel'amata pioggia, esi fa vivo, Cosi,poiché difesa sisuperba Si vide apparecchiarla messaggiera. Lieta ebella tornò comeprim'era. 109 La cena,stata lor buonpezzo avante, Né ancorpur tocca, alfingodersi in festa, Senzache più dicavaliere errante Nuova venutafosse lor molesta. Lagoder gli altri,ma non Bradamante, Pure, all'usanza,addolorata e mesta; Chequel timor, chequel sospetto ingiusto, Chesempre at nelcor, le toUeail gusto. HO Finitach'ella fu (chesaria forse Stata piùlunga se '1desìr non era Dicibar gli occhi),Bradamante sorse, E sorseappresso a leila messaggiera. Accennò quelSignore ad unche corse, E prestamenteallumò molta cera, Chesplender fé' lasala in ognicanto. Quel che seguìdirò nell' altro Canto.. St.3. V.4. Fuoco: incendio 81guerra. St. 4. v.1. Fascriver: fa aimolare. St.11. V.28. Etoe Piroo: due deiquattro cavalli attaccati alcarro del Sole.Piti lungo diquel gior no, ecc. Alludea quando Giosuèfermò il sole,cioè "ol suo comandoallungò di molteore il corsodella gior nata, affinchè grisraelitiriportassero intiera la vittoria sui redella Palestina. Piùdella notte, ecc.Finsero ì mitologi chela notte incui Ercole tuconcepito, e quella incui nacque, venisserodagli Dei protrattealla durata di piùnolti. Sr. 13. V.7.Nasciuto: nato. St. 18.V.6. Sì.... profonde:tanto sublimi. St. 19.V.47. Serva: serba, aspetta.Coinè aspide suole, ecc,: credevasi inque' tempi chel'aspide, per non udirel'incantesimo che loattraeva, posasse unorecchio in terra, echiudesse l'altro conl'estremità della co la.St. 28.V, 5. Fumolto posto perragione: gli fu chiesto minutoconto. St. 29. V.3.Contrastette: contrastò. St. 32.V.1. Il Giiascone.Non a casofa guascone questi cavaliere.I Guasconi sonotenuti per ciarlierie spavaldi; è quindinaturale che costuidicesse di Rug gero edi Marflsa moltopiù del vero. St.37. V.6. Pertragiche querele: pertragici poemi. St. 50. V.14.I Cadurci: contal nome sichia mavano in antico gliabitanti di quellaparte della Gallia AquitanicaNarbonese checorrisponde a unaregione della Guienna, dettapoi Le Qnercy.Eia cittade diGaorae: Cahors, città dellaGuienna, già terraprincipale dei Oadurci. Tutto7 monte ovevnace Dordona: ilMonte d'Oro nelI'Alveniia; iviscaturisce la Dordogne,che tra versa il Limosinoe la Guienna.E le contradeSco jìria di Monferrantee di Clarmonte.Questi due luo ghi dell'Alveiiiia erano,nei tempi addietro,due comuni separati ebrevìdistanti fra loro;ma nel 1633,sotto Luigi XIII, furonouniti; ed oraformano la cittàdi ClermontFerrand, attuale cap)Iuogodel dipartimento di PuydeDóme. St. 14.V.7. Gozia. Gotland, ora provinciadella Svezia, che bivuole prendesse ilnome dai Gotiloro antichissima abitazione.St. 57.V.8. Ifi scaltri:mi scaltrisca, mifaccia accorta. St. 63. V.24.Alle città diBacco: alla Mauritaniaoccidentale, signoreggiata anticamenteda Socco. Marocco:città capitale dell'imperoomonimo. St. 83. V.17.Fieramonte 0 Faramndo:primo re dei Franchi.Questi popoli eranodapprima Sicambri, detti poiFranchi, per unatemporanea franchigia da tributiche ebbero dairimpeiatore Valentiniano.Costoro, non volendo piùsottomettersi dopo spiratoil termine della concessafranchigia, furono battutidiversa volte; e ipochi superstiti peivenneronella Tnringia, guidati daMarcomiro loro capo.Egli, insieme coni suoi, pose lasede in unaregione denominata quindiFranconia, e posta asettentrione fra laBavieia e laSassonia. Da lui nacqueFaramondo, del qualequi si parla.Di ma niere conte: dimaniere gentili. Che facesseda Jone il suopastore. Alludesi quialla favola d'Ioneod Io, amata daGiove, e dalui trasformata invacca per prevenire isospetti di Giunone;la quale nondimenola faceva cu stodire daun pastore dinome Argo, cheavea cent'occhi. St. 89.V.4. La posion,che già incantatibebbe. Leggesi nel Tristano,romanzo cavalleresco, chela ma dre d'Isotta avevaprepaiata una bevandaincantata, per fare chesua figlia fosseamata da Marcore di Corno vaglia,a cui l'aveadestinata in moglie.Mentre Isotta era condottaallo sposo daTristano, questi inavveduta mente bevette insiemecon la giovinela pozione ama toria, onde s'invaghironoperdutamente l'uno dell'altra. St. 105. V.7. Spinte: cacciate fuori. St.107. v.4. Sporto: parte dell' edifizio cheprò tendesi all'infuori delmuro principale, esotto cui si puòstare alcoperto. Iei urift [laladella ioc<;a iliTrisEaiio ? BradamunteeJe diptni le turuve fjuene deiFrancesi in UalìitPoi, sfidila iliHff i.']kaveva [li alilAEtutì, IL oai'claiiqovametite di ftllt Itinldoe GmdaitHO vciifjoiioalle mani p&rBaÌArdo, iJqBiìf. spnveutato dnun mostruoio uccella,fuggv in ntiai"ki; t cu alla [11] gliae sa.<rivujaH AstolfosdK Ipporìfo vai" Eti<f"iiu ed iviool suono delstio comò caccj a "n eli' inferno li ¦e Ileinsozzavano le mensedel re Seuapo. Timai;orat ParrasiOjPoliguoto, Protofrene.Tiinantet Apollodoru,Apell(% \n\\ ditutti questi noto, EZeui, e glialtri dia queitempi fort"; Di'Njuai Infama malgrado diCJoto, Che speose ìcorpi, e tlìpoi Topre loro) Semprenurà Muebè ailegga e scriva, Mercèdegli scrii torì| almondo Tim: E queiche foro a'nostri dì, o sono on, Leouartlo, AndreaMan legna, GianBellino, Duo DosMt equel eh' a pursculpe e coltura. Mi[liel, ]niì chemortale, Angel divino; Bari(uvnu, lìafail.Tìz'au eh'onorA Non menCador, che queiVenezia e Urbinoj E gli altridi cui talTopra si vede, Qualdelia prisca età si leggee crede. Questi chenoi vegiam pittori,e quelli Che giàmille e miil'anuiin prego foro, Lecose che sonstate, coi pennelli Fatt' hanno,altri suir ase,altri sul muro. Nonperò udiste antiqui, novelli Vedeste maidipingere il futuro: Eppursi sono istorieanco trovate, Che sondipinte innanzi chesian state. 4 Madi saperlo farnon si diavanto Pittore antico, pittor moderno; E cedapur quest'arte alsolo incanto, Del qualtrieman gli spirtidello' nferno. La sala eh' io diceanel!' altro Canto,Merlin collihro, o fosseal lago Averne, 0fosse sacro alleNursine grotte, Fece fardai demonj inuna notte. 5 Quest'arte,con che inostri antiqui fenno Mirandeprove, a nostraetade è estinta. Maritornando ove aspettarmi denno Quei chela sala hannoa veder dipinta. Dicoeh' a uno scudierfu fatto cenno. Ch'accese itorchi: onde lanotte, vinta Dal gransplendor, si dileguòd'intomo; Né più nonsi vedria, sefosse giorno. 6 QuelSignor disse lor:Vo' che sappiate Chedelle guerre cheson qui ritratte. Final di d'oggipoche ne sonstate; E son primadipinte, che sianfatte. Chi l'ha dipinte,ancor l'ha indovinate; Quando vittoriaavran, quando disfatte InItalia saran legenti nostre, Potrete quiveder come simostre. 7 Le guerrech'i Franceschi dafar hanno Di dall' Alpe, o heneo mal successe, Daltempo suo fin al millesim'anno, Merlin profetain questa salamesse; n qual mandatofu dal Rehritanno Al franco Re eh'a Marcomir successe: Eperché lo mandassi,e perché fatto DaMerlin fa illavor, vi diròa un tratto. 8Re Fieramente, chepassò primiero Con l'esercitofranco in Galliail Reno, Poi chequella occupò, faceapensiero Di porre allasuperba Italia ilfreno. Faceal per ciò,che più'l romano Impero Vedeadi giorno ingiorno venir meno; Eper tal causacol britanno Arturo Volse farlega; ch'ambi aun tempo furo. 9Artur, ch'impresa ancorsenza cousijjlio Del profetaMerlin non fecemai: Di Merlin, dico,del Demonio figlio, Chedel futuro antivedevaassai; Per lui seppe,e saper feceil periglio A Fieramente,a che dimolti guai Porrà suagente, s'entra nellaterra Ch'Apennin parte, eil mare el'Alpe serra. 10 Merlingli fé' vederche quasi tutti Glialtri che poidi Francia scettroavranno, 0 di ferrogli eserciti distrutti, 0di fame odi peste si vedranno;E chebrevi allegrezze elunghi lutti. Poco guidagoed infinito danno Riporteran d'Italia;che non lice Che'1 Giglio inquel terreno abbiaradice. 11 Re Fieramentegli prestò talfede, Ch'altrove disegnò volgerl'armata; E Merlin, checosi la cosavede Ch'abbia a venir,come se giàsia stata, Avere a'prieghidi quel Risi crede La salaper incinto istoriata, Ove deiFranchi ogni futurogesto. Come già statosia, fa manifesto. 12Acciò chi poisuccederà comprenda Che, comeha da acquistarvittoria e onore, Qualord'Italia la difesaprenda Incontra ogn' altro barbarofurore; Così, s'awien eh' adanneggiarla scenda Perporle il giogoe farsene signore. Comprenda, dico,e rendasi bencerto Ch' oltre aquei monti avràil sepolcro aperto. 13Cosi disse; e menòle donnedove Incomincian l'istorie: eSingiberto Fa lor veder,che per tesorsi muove. Che gliha Maurizio imperatoreofferto. Ecco che scendedal monte diGiove Nel pian dalLambro e dalTicino aperto. Vedete Eutar,che non purl'ha respinto. Ma voltoin fuga efracassato e vinto. 14Vedete Clodoveo, eh' apiù di cento Milapersone fa passareil monte. Vedete ilduca diBenevento. Che con numerdispar vien loroa fronte. Ecco fingelasciar l'alloggiamento, E pongli agguati: ecco,con morti edonte, Al vin lombardola gente francesca Corre; eriman come lalasca all'esca. Stanza 9. 15Ecco in ItaliaChildìberto quanta Gente diFrancia e capitaniinvia: Xè più cheClodoveo, si gloriae vanta Ch abbia spogliatao vinta Lombardia; Che laspada del delscende con tanta Stragede' suoi, che n'èpiena ogni via, Mortidi caldo edi profluvio d'alvo; Sìche di diecinon ne tornaun salvo. 16 MostraPipino, e mostraCario appresso, Come inItalia un dopo Taltro scenda, £ v'abbiaquesto e quellieto successo: Che venutonon v' èperchè V offenda; Mal'uno, acciò ilPastor Stefano oppresso, L'altro Adriano,e poi Leondifenda. L'un doma Aistulfo; el'altro vince eprende II successore, e al Papail suo onorrende. Lor mostraappresso gioveoePipino, Che con suagente par chetutto copra Dalle Fornacial lito Palestine; Efaccia con granspesa e conlungopra Il ponte aMalamocco; e chevicino Giunga a Rialto,e vi combattasopra. Poi fuggir sembrae che isuoi lasci sotto L'acque; cheM ponte ilvento e '1 margli han rotto. 18Ecco Luigi Borgognon,che scende Là dovepar che restivinto e preso, Eche giurar glifaccia chi loprende, Che più dalParmesue non saràoffeso. Ecco che Ugiuramento vilipende; Ecco dinuovo cade allaccio teso; Ecco vilascia gli occhi,e come talpeLo rif orfano i suoi diqua dall'Alpe. 19 Vedeteun Ugo d'Arlifar gran fatti. Eche d'Italia cacciai Berengari; E due0 tre voltegli ha rottie disfatti. Or dagliUnni rimessi, ordai Bavàri. Poi dapiù forza èstretto di farpatti Con Tiiiimico, e non stain vita guari; Néguari dopo luivi sta T erede, E'1 regno interoa Berengario cede. 20Vedete un altroCarlo, che a' conforti Del buonPastor fuoco inItalia ha messo; Ein due fierebattaglie ha duoRe morti, Manfredi prima,e Corradino appresso. Poila sua gente,che con milletorti Sembra tenere ilnuovo regno oppresso, Diqua e di per lecittà divisa. Vedete a un suondi vespro tuttauccisa.Si Lor mostrapoi (ma viparea intervallo Di moltie molti, nonchanni, ma Instri) Scender dalmonti nn capitanoGallo, E romper guerraai gran Viscontiillustri; £ con gentefrancesca a piee a cavallo Pareh' Alessandria intomocinga e lustri; Echel Duca ilpresidio dentro posto, Efuor abbia Vagguato un po'discosto; Stanza 20. if2E la gentedi Francia malaccorta, Tratta con arteove la reteè tesa, Col conteArmeni'aco, la cuiscorta L'avea condotta all'infeliceimpresa, Giaccia per tuttala campagna morta. Partesìa tratta inAlessandria presa; E disangue non menche d'acqua grosso, 11Tauaro si vedeil Po farrosso. 23 Un, dettodella Marca, etre Angioini Mostra l'undopo l'altro, e dice:Questi A Bruci, aDauni, a Marsi,a Salentini Vedete comeson spesso molesti. Ma de' Franchivai de'Latini Aiuto sì, ch'alcundi lor viresti: Ecco li cacciafuor del regno,quante Volte vi vanno,Alfonso, e poiFerrante. 24 Vedete Carloottavo, che discende Dall'Alpe, eseco ha ilfior di tuttaFnad Che passa ilLiri, e tutto'1 reo prenik Senzamai stringer spadao abbassar hi" Fuorché loscoglio ch'a Tifeo sistende Su le braccia,sul petto esa la pancia; Chedel buon sangued'Avalo al contrasta Lavirtù trova d'Inicodel Vasto. 25 11Signor della rocca,che venia Quest'istoria additandoa Bradamante, Giostrato chel'ebbe Ischia, disse:Pria Ch'a vedere altropiù vi meniavante, 10 vi diròquel ch'a medir solìa 11 bisavolomio, quand'io erainfante: E quel chesimilmente mi dicea Cheda suo padreudito anch'esso avea: 26E'I padre suoda un altro,o padre o fuAvolo, el'un dall'altro, s'na quello Ch'a udirloda quel proprioritrovosse. Che l'immagini fé'senza pennello, Che quivedete bianche, azzurree rosàe: Udì che quandoal Re mostròil castello. Ch'or mostroa voi suquest'altiero scoglio. Gli dissequel ch'a voiriferir voglio. 27 Udìche gli diceach'in questo loco Diquel buon cavalierche lo difende Contanto ardir, chepar disprezzi ilfuoco Che d'ogn' intorno esino al Faroincende. Nascer debbe inquei tempi, odopo poco (E bengli disse el'anno e lecalende). Un cavaliere, acui sarà secondo Ogu' altro chesin qui siastato al mondo. 28Non fu Nireosi bel, nonsi eccellente Di forzeAchille, e nonsi ardito Ulisse, Nonsi veloce Lada,non prudente Nestor, chetanto seppe etanto visse. Non tantoliberal, tanto clemente L'antica famaCesare descrisse; Che versol'uom ch'in Ischianascer deve, Non abbiaogni lor vantoa restar lieve. 29E se si Oliòl'antiqua Creta, Quando ilnipote in leinacque di Celo. Se Tebefece Ercole eBacco lieta. Se si vantò deiduo gemelli Delo; Néquesta isola avràda starsi cheta, Chenon s'esalti enon si leviin cielo, Quando nasceràin lei quelgran Marchese Ch'avrà sid'ogni grazia ilCiel cortese. Merlin glidisse, e replicoglispesso, Ch'era serbato anascere all'etade Che più il romanoImperio saria oppresso, Acciò perlui tornasse inlibertade. Ma perchè alcuoode' suoi gesti appresso Vimostrerò, predirli nonaccade. Cosi disse; etornò air istoria, dove DiCarlo si vedeanV incl*te prove. 36Cosi dicendo, stesso riprende Che quelch'avea a dirprima, abbia lasciato: Etorna addietro, emostra uno chevende 11 Castel che'lSignor suo gliavea dato;. Mostra ilperfido Svizzero, cheprende Colui eh' asua difesa Vha assoldato:Le quaidue cose, senzaabbassar lancia, Han datola vittoria alRe di Francia. 31Ecco, dicea, sipente Ludovico D'aver fattoin Italia venirCarlo; Che sol pertravagliar l'emulo antico Chiamato vel'avea, non jercacciarlo; E se gliScopre al ritornarnimico Co' Veneziani inlega, e vuolpigliarlo. Ecco la lanciail Re animosoabbassa, Apre la strada,e, lor malgrado,passa. 32 Ma la sua gente,eh' a difesa resta Delnuovo regno, haben contraria sorte; CheFerrante, con l'oprache gli presta IlSignor mantuan, tomasi forte, ChMn pochimesi non nelascia testa O interra o inmar, che nonsia messa amorte:Poi per unuom che gliè con frdudeestinto, Kon par chesenta il gaudiod'aver vinto. 33 Cosidicendo, mostragli ilmarchese Alfonso di Pescara,e dice: Dopo Checostui comparito inmille imprese Sarà piùrisplendente che piropo. Eccoqui nell'insidie chegli ha tese Conun trattato doppioil rio Etiopo, Comescannato di saettacade Il miglior cavalierdi quella etade. 34Poi mostra oveil duodecimo Luigi Passacon scorta italianai monti; E, sveltoil Moro, ponla Fiordaligi Nel fecondoterren gi& de' Visconti: Indi mandasua gente peivestigi Di Carlo, afar sul Gariglianoi ponti; La qualeappresso andar rottae dispersa Si vede,e morta, enel fiume sommersa. 35Vedete in Puglianon minor macello Dell'esercito franco,in fuga volto; EConsalvo Ferrante ispanoè quello Che duevolte alla trappola1' ha colto. Ecome qui turbato,cosi bello Mostra Fortuna alre Luigi ilvolto Nel ricco pianche, fin doveAdria stride, Tra l'Apenninoe l'Alpe ilPo divide. hi Poimostra Cesar Borgiacol favore Di questoRe farsi inItalia grande; Ch'ogni Barondi Roma, ogni SignoreSuggetto a leipar che inesilio mande. Poi mostrail Re chedi Bologna fuore Levala Sega, evi fa entrarle Giande; Poi comevolge i Genovesiin fuga Fatti ribelli,e la cittàsoggiuga. 38 Vedete, dicepoi, di gentemorta Coperta in Giaradaddala campagna. Par ch'apraogni cittade alRe la porta, Eche Venezia appenavi riraagna. Vedete comeal Papa noncomporta Che, passati iconfini di Romagna, Modena alDuca di Ferraratoglia;Né qui sifermi, e '1 resto torgli voglia: 39 Efa, air incontro,a lai Bolognatórre; Che Y entrala Bentivola famiglia. Vedete ilcampo de' Francesiporre A sacco Brescia,poi che laripiglia: E quasi aun tempo Felsinasoccorre, EU campo ecclesiasticoscompiglia; E Tuno eP altro poinei luoghi bassi Parsi riduca dellito de' Chiassi. 40 Diqua la Francia,e di il campo iiigrMB Lagente Ispana; ela battaglia ègrande. Cader si vede,e far laterra rossa La gented'arme in amenduale bande. Piena disangue uman pareogni fossa:Marte stain dubbio u'iavittoria mande. Per virtùd'un Alfonso alfinsi vede Che restail Franco, eche T Ispanocede.stanza 40. 41 Eche Ravenna saccheggiataresta. Si morde ilPapa per dolorle labbia, E fA da'monti, aguisa di tempesta. Scendere infretta una tedescarabbia, Ch'ogni Frare senzamai far testa, Diqua dall parche cacciat' abbia, E cheposto u .inpolloabbia del Moro Nelgiardino oi svelsei gigli d'oro. 43E con miglioreauspizio ecco ritorna. Vedete il re Francescoinnanzi a tutti, Checosi rompe a' Svizzerile corna, Che poco restaa non gliaver distratti. Si che'i titolo maipiù non gliadoma, Ch'usurpato s'avran queivilkn brutti: Che domatorde' Principi, e difesa Sinomeran della cristianaChiesa. 42 Ecco tornail Francese: eccolorotto Dall'infedele Elvezio, ch'insuo aiuto Con tropporischio ha ilgiovine condotto, Del qualeil padre aveapreso e venduto. Vedete poil'esercito che sotto Laruota di Fortunaera caduto, Creato ilnuqyo Re, chesi preparaDell'onta vendicarch'ebbe a Novara: 44Ecco, malgrado dellaLega, prende Milano, eaccorda il gioveneSforzesco. Ecco Borbon chela città difende PelRe di Franciadal furor tedesco. Eccovi poi,che mentre altroveattende Ad altre magneimprese il reFrancesco, Né sa quantasuperbia e crudeltade Usino isuoi, gli ètolta la cittade.Ecco un altroFrancesco, eh assimìglia Divirtit all'avo, enon di nomesolo; Che, fatto uscirnei Galli, si ripigliaCol favor dellaChiesa il patriosuolo. Francia anco torna, maritien la briglia, Néscorre Italia, comesuole, a volo; CheU buon Ducadi Mantua sulTicino Le chiude ilpasso, e letaglia il cammino. 46Federico, eh' ancor nonha la guancia De' primi fiorisparsa, si fadegno Di gloria etema,ch'abbia con lalancia. Ma più condiligenzia e coningegno, Pavia difesa dalfuror di Francia, Edel Leon delmar rotto ildisegno. Vedete duo Marchesi,ambi t.rrore Di nostregenti, ambi d'Italiaonore; 47 Ambi dunsangue, ambi iuun nido nsti. Diquel marchese Alfonsoil primo èfiglio, Il qual, trattodal Negro negliagguati, Vedeste il terrenfar di vermiglio. Vedete quante volteson cacciati D'Italia iFranchi pel costuiconsiglio. L'altre, di sibenigno e lietoaspetto, Il Vasto signoreggia,e Alfonso èdetto. 48 Questo èil buon Cavalierdi cui dicea, Quandol'isola d Ischia vimostrai, Che gi& profetizzandodetto avea Merlino eFieramonte cose assai: Chedifferire a nasceredovea Nel tempo ched'aiuto più chemai L'afflitta Italia, laChiesa e l'Impero Contra aibarbari insulti avriamestiero. Stanza 49. 49 Costuidietro al cuginsuo di Pescara Conl'auspicio di ProsperColonnese, Vedete come laBicocca cara Fa parereairElvezio, e piùal Francese. Ecco dinuovo Francia siprepara Di ristaurar le mal successe imprese. Scende ilRe con uncampo in Lombardia; Unaltro per pigliarNapoli invia. 50 Maquella che dinoi fa come il vento D'aridapolve, che l'aggirain volta, La levafin al cielo,e in unmomento A terra laricaccia, onde l'hatolta; Fa ch'intorno aPavia crede dicento Mila persone averfatto raccolta 11 Re,che mira aquel che diman gli esce, Nouse la gentesua si scemao cresce. 51 Cosìper colpa de' ministriavari, £ per bontàdel Re chese ne fida. Sottor insegne siraccoglion rari. Quando lanotte il campoall'arme grida; Che sivede assalir dentroai ripari Dal sagaceSpagnuol, che conla uida Di duodel sangue d'Avaloardirla Farsi nel cieloe nello 'nfemovia. 52 Vedete ilmeglio della nobiltade Ditutta Francia allacampagna estinto: Vedete quantelance e quantespade Han d'ogni intornoil Re animosocìnto: Vedete che '1destrier sotto glicade:Né per questosi rende, ochiama vinto; Bench'a luisolo attenda, a lui solcorra Lo stuol nimico,e non èchi'l soccorra. 53 IIRe gagliardo sidifende a piede, £tutto dell' ostil sanguesi bagna; Ma virtùalfine a troppaforza cede. £cco ilRe preso, edeccolo in Ispagna:£da quel diPescara dar sivede, Ed a chimai da luinon si scompagna, Aquel del Vasto,le prime corone Delcampo rotto edel gran Reprigione. 54 Rotto aPavia l'un campo,l'altro ch'era, Per dartravaglio a Napoli,in cammino Restarsi vede come,se la cera Olimanca o l'olio,resta il lumicino. Ecco che'1 Re nellaprigione ibera Lascia ifigliuoli, e tornaal suo domino:Eccofa a untempo egli iu Italia guerra, Eccoaltri la fa a luinella sua terra. 55Vedete gli omicidie le rapine Inogni parte farRoma dolente E conincendj e stuprile divine E leprofane cose ireugualmente. 11 campo dellaLega le ruine Mirad'appresso, e'I piantoe'I grido sente; Edove ir dovriainnanzi . torna indietro, Eprender lascia ilsuccessor di Pietro. 56Manda Lotrecco ilRe con nuovesquadre, Non più perfare in Lombardial'impresa, Ma per levardelle mani empiee ladre Il Capoe l'altre membradella Chiesa; Che tardasì, che trovaal Santo Padre Nonesser più lalibertà contesa. Assedia lacittade ove sepolta Éla Sirena, etutto il regnovolta. Ecco l'armata imperiaisi scioglie Per darsoccorso alla cittàassediata; Ed ecco ilDoria che lavia le toglie, Erha nel marsommersa, arsa espezzata. Ecco Fortuna comecangia voglie, Sin qui a'Francesi si propiziastata; Che di febbre gliuccide, e nondi lancia, Si chedi mille unnon ne tomain Francia. 63 IIdolce sonno mipromise pace; Ma l'amarovegghiar mi tornain guerra: Il dolcesonno è benstato fallace; Ma r amaro vegghiare,oimè ! non erra. Ss'lvero annoia, eil falso simi piace, Non odao vegga maipiù vero interra: Se '1 dormirmi gaudio,e il vegghiarguai Possa io dormirsenza destarmi mai. 58La sala questeed altre istoriemolte, Che tutte sarialungo riferire. In vari e beicolori avea raccolte; Ch'era ben tal,che le poteacapire. Tornano a rivederledue e trevolte. Né par chese ne sappianopartire; E rileggon piùvolte quel eh'in oro Si vedeascritto sotto ilbel lavoro. 59 Lebelle donne, egli altri quivistati, Mirando e ragionandoinsieme un pezzo, Furdal Signore ariposar menati; Ch'onorar gliosti suoi molt'eraavvezzo. Già sendo tuttigli altri addormentati, Bradamante acorcar si vada sezzo; E sivolta or suquesto or suquel fianco, Né puòdormir sul destro sul manco. 60Pur chiude alquantoappresso all'alba ilumi, E di vederle pare il suo Ruggiero, Ilqual le dica: Perchèti consumi, Dando credenzaa quel chenon è vero? Tuvedrai prima all' ertaandare i fiumi, Ch'adaltri mai, eh' ate, volga ilpensiero. S'io non amassite, ilcor potrei Né lepupille amar degliocchi miei. 61 Epar che lesoggiunga: Io sonvenuto Per battezzarmi, efar quanto hopromesso; E s' io sonstato tardi, m' hatenuto Altra ferita, ched'amore, oppresso. Fuggesi inquesto il sonno, veduto È piùRuggier, che sene va conesso. Rinnova allora ipianti la donzella, Enella mente suacosi favella: 62 Fu.quel che piacque,un falso sogno:e que4o Che mitormenta, ahilassa! è un vegghiarvero. Il ben fusogno a dileguarsipresto; Ma non èsogno il martireaspro e fiero. Perch'or nonode e vedeil snso desto Quelch'udire e vederparve al pensiero? Ache condizione, occhimiei, sete, Che chiusiil ben, eaperti il malvedete? 64 Oh felicianimai eh' unsonno forte Sei mesitien senza maigli occhi aprire! Ches'assimigli tal sonnoalla morte. Tal vegghiarealla vita, ionon vo'dire; Ch'a tutt' altrecontraria la mìasorte Sente morte avegghiar, vita adormire: Ma s'a talsonno morte s' assimiglia, Deh, Morte,or ora chiudimile ciglia ' Stanza52. 65 Dell' orizzonte il Sol fatteavea rosse L'estreme parti,e dileguate intorno S' eran lenubi, e nonparca che fosse Simileall'altro il cominciatogiorno; Quando svegliati Bradamantearmosse, Per fare atempo al suocammin ritorno, Reudute avendo graziea quel Signore Delbuon albergo edell'avuto onore. 66 Etrovò che ladonna messaggiera. Con damigellesue, con suoiscudieri Uscita della rócca,venut'era Là dove l'atteudeauquei tre guerrieri; Quei checon l'asta d'oroessa la sera Fattoavea riversar giùdei destrieri, E chepatito aveau congran disagio La nottel'acqua e ilvento e ilelei malvagio. 67 Arrogea tanto mal,eh a corpo vóto Edessi e ilor cavalli eranrimasi, Battendo i dentie calpestando illoto; Ma quasi lorpiù incresce, esenza quasi Incresce epreme più, chefarà noto La messaggìera,appresso agli altricasi, Alla sua Donna,che la primalancia Gli abbia abbattuti,c'han trovata inFr.iiic.a. Stanza 55 68 Epresti o dimorire, o divendetta Subito far del ricevuto oltraggio, Acciò lamessaggiera, che fudetta Dilania, che nomatapiù non aggio, Lamala opinion ch'aveaconcetta Forse di lor,si tolga delcoraggio, La figliuola dAmon sfidano agiostra Tosto che fuordel Spente ellasi mostra:69 Nonpensando però chesia donzella; Che nessungesto di donzellaavea. Bradamante ricusa, comequella Ch'in fretta già, soggiornar volea. Purtanto e tantofur molesti, eh'ella, Che negar senzabiasmo non potea, Abbassò Vasta, ed atre colpi interra Li mandò tutti;e qui finila guerra; 70 Chesenza più voltarsimostrò loro Lontan lespalle, e dileguossitosto. Quei che, perguadagnar lo scudod' oro, Di paese veniantanto discosto, Poi chesenza parlar rittisi foro, Che benV avean conogni ardir deposto, Stupefatti pareandi maraviglia, Né versoUllania ardìan d'alzarle ciglia; 71 Checon lei moltevolte percammino Dato s' aveantroppo orgogliosi vanti:Chenon é cavalier paladina Ch'ai minordi lor tredurasse avanti. La donna,perchè ancor piùa capo chiuo Vadano,e più nonsian cosi arroganti, Falor saper chefu femmina quella, Nonpaladin, che lilevò di sella. 72Or che dovete,diceva ella, quando Cosiv' abbia unafemmina abbattuti, Pensar chesia Rinaldo oche sia Orlando, Nonsenza causa intant'onoie avuti? S'un d'es8Ìavrà lo scudo,io vi domando Semigliori di quelche siate suti Coutrauna donna, contralor sarete? Non credoio già, voi forse ilcredete. 73 Questo vi può bastar; vi bisogna Delvalor vostro averpiù chiara prova:Equei di voi,che temerario agogna Fardi inFrancia esperienzia nuova, Cercagiungere il dannoalla vergogna In cheieri ed oggis' è trovato etrova; Se forse eglinon stima utilee onore " Qualorper man di tai guerriersi muore. 74 Poiche ben certii cavalieri fece Ullania,che quell'era unadonzella. La qual fattoavea nera piùche pece La famalor, ch'esser soleasi bella; E doveuna bastava, piùdi diece Persone ildetto conferm&r diquella; Essi fur pervoltar l'arme in stessi, Da taldolor, da tantarabbia oppressi. E dallosdegno e dallafuria spinti, L armesi spoglian, quanten'hanno indosso; Né silascian la spadaonde erau cinti, Edel Castel lagittano nel fosso; Egiuran, poiché gliha una donnavinti, E fatto sulterren hattere ildosso, Che, per purgar grave error,staranno Senza inni vestirTarme intero unanno; 76 E chen' andranno apie pur tuttavia, 0sia la stradapiana, o scendao saglia; Né, poiche Tanno ancofinito sia, Saran percavalcare o vestirmaglia, S'altr'arme, altro destrierda lor nonfia Guadagnato per forzadi battaglia. Cosi senz'arme,per punir lorfallo, Essi a pie 83 n'andar,gli altri acavallo. 77 Bradamante lasera ad ancastello Ch' alla viadi Parigi siritrova, Di Carlo edi Rinaldo suofratello, Ch'avean rotto Agramante,udì la nuova. Quiviebbe buona mensae buono ostello:Maquesto ed ogn' altroagio poco giova; Chepoco mangia, epoco dorme epoco, Non che posar,ma ritrovar puòloco. 79 SeuzA chetromb"i o segnoaltro accennasse Quando amuover s'avean, senzamaestro Che lo schermoe 'I ferirlor ricordasse, E lorpungesse il cord'animoso estro, L'uno e1' altro d'accordoil ferro trasse, Esi venne atrovare agile edestro. I spessi egravi colpi afarsi udire Incominciaro, eda scaldarsi l'ire. 78Non però dicostei voglio dirtanto, Ch'io non ritomia quei duocavalieri Che d'accordo legatoaveano accanto La solitariafonte i duodestrieri. La pugna lor,di che vo'dirvi alquanto, Non èper acquistar terre imperi; Ma perchéDurindana il piùgagliardo Abbia ad avere,e a cavalcarBaiardo. 80 Due spadealtre non so,per prova elette Adesser ferme esolide e bendure, Ch' a trecolpi di queisi fosser rette, Cirerano fuor ditutte le misure:3Iaquelle fur ditempre perfette, Pertante esperienzie sicure,' Che ben poteanoinsieme riscontrarsi Con millecolpi e più,senza spezzarsi. 81 Orqua Binaldo or mutando ilpasso Con gran destrezza,e molta industriaed arte, Fuggia diDurindana il granfracassò; Che sa bencome spezza ilferro e parte. Feriamaggior percosse ilre Gradasso; Ma quasitutte al ventoerano sparte:Se coglievatalor, coglieva inloco Ove potea gravaree nuocer poco. stanza84. 82 L altro conpiù ragion suaspada inchina, £ faspesso al Paganstordir le braccia; £quando ai fianchie quando oveconfina La corazza conV elmo, glila caccia:Ma trovaV armatura adamantina:Sìch'una maglia nonne rompe ostraccia. Se dura eforte la ritrovatanto, Avvien perch'ella èfatta per incanto. 83Senza prender riposoerano stati Gran pezzotanto alla battagliafisi. Che vólti gliocchi in nessunmai de' Iati Aveano,fuor che neiturbati visi; Quando daun'altra zuffa distornati, £da tanto furorfuron divisi. Ambi voltaroa un granstrepito il ciglio, £videro Baiardo ingran periglio. 84 ViderBaiardo a zuffacon nn mostro Ch'erapiù di luigrande, ed eraaugnello: Avea più lungodi tre bracciail rostro; L'altre fattezzeavea di vipistrello; Avea lapiuma negra comeinchiostro, Avea l'artiglio grande,acuto e fello; Occhidi fuoco, esguardo avea crudele:L'aleavea grandi, cheparean due vele. 85Forse era veroaugel; ma nonso dove 0 quandoun altro ne sia statotale. Non ho vedutomai, Iettoaltrove, Fuor ch'in Turpin,d'un fattoanimale. Questo rispetto acredere mi muove,• Che r augelfosse un diavoloinfernale Che Malagìgi inquella forma trasse, Acciòche la battagliadisturbasse. 86 Rinaldo ilcredette anco, egran parole £ sconcepoi con Malagìgin'ebbe. £gli già confessarnon glie lovuole; £ perchè tordi colpa sivorrebbe, Giura pel Inmeche lumeal Sole, Che diquesto imputato essernon debbe. Fosse augelloo demonio, ilmostro scese Sopra Baiardo,e con l'artiglioil prese. 87 Leredini il destrier,eh' era possente, Subito rompe,e con sdegnoe con ira Contral'augello i calciadopra e'I dente; Maquel veloce inaria si ritira:Indiritoma, e conl'ugna pungente Lo vabattendo, e d'ogn'iutomo gira. Baiardo offeso,e che nonha ragione Di schermoalcun, ratto afuggir si pone. 88Fugge Baiardo allavicina selva, £ vacercando le piùspesse fronde: Segue disopra la pennutabelva Con gli occhifisi ove lavia seconde: Ma pureil buon destriertanto s'inselva, Ch'alfin sottouna grotta sinasconde. Poi che ralato ne perdela traccia, Ritoma incielo, e cercanuova caccia. 89 Rinaldoe '1 reGradasso, che partire Veggono lacagion della lorpugna, Restan d'accordo quelladifferire Finché Baiardo salvinodall'ugna Che per lascura selva ilfa fuggire; Con patto,che qual d'essilo raggiogna, A quellafonte lo restituisca, Ove lalite lor poi si finisca. Seguendo, sipartir dalla fontana, L'erbe novellamentein terra peste. Moltoda lor Baiardos' allontana, Ch'ebbon le piantein seguir luimal preste. Gradasso, chenon lungi ayeaV Alfana, Sopra visalse, e perquelle foreste Molto lontanoil Paladin lasciosse, Tristo epeggio contento chemai fosse. I Einaldoperde V ormein pochi passi Delsuo destrier, chefastrano Viaggio; Ch' andòrivi cercando, arborie sassi, II piùspinoso luogo, ilpiù selvaggio. Acciò che da quellaugna si celassi, Checadendo dal cielgli facea oltraggio. Einaldo, dopola fatica vana, Ritornòad aspettarlo allafontana; Se da GradassotI fosse condutto, 3ìcome tra lordianzi si convenne. Mapoi che farsi vide pocofrutto, Dolente e apiedi in campose ne venne. )rtorniamo a quell'altro,al quale intutto )iverso da Rinaldoil caso avvenne. onper ragion, ma per suogran destino enti annitrireil buon destriervicino; 96 Voglio Astolfoseguir, ch'a sellae a morso Auso fàcea andardi palafreno L'Ippogrifo perV aria asi gran corso, Chel'aquila e ilfalcon vola assaimeno. Poi che de' Galliebbe il paesescorso Da un mareall'altro, e daPirene al Reno, Tornòverso Ponente allamontagna Che separa laFrancia dalla Spagna. 97Passò in Navarra.et indi inAragona, Lasciando a chi'1 vedea granmaraviglia. Restò lungi asinistra Tarracona, Biscaglia adestra, ed arrivòin Castiglia. Vide Galiziae'I regno d'Ulisbona; Poi volseil corso aCordova e Siviglia: Nélasciò presso ilmar fracampagna Città, che nonvedesse tutta Spagna. 98Vide le Gade,e la metache pose Ai priminaviganti Ercole invitto. Perl'Africa vagar poisi dispose Dal mard'Atlante ai terminid'Egitto. Vide le Balearichefamose, E vide Evizaappresso al cammiudritto. Poi volse ilfreno e tornòverso Arzilla Sovra '1mar che daSpagna dipartilla. E lotrovò nella speloncacava, •eir avuta pauraanco oppresso, h' uscire alloscoperto non osava: erciòl'ha in suopotere il Paganmesso, sn della convenzionsi raccordava, i' allafonte tornar doveacon esso; a nonè più dispostod'osservarla, cosi in mentesua tacito parla:Abbialchi aver lovuol con litee guerra; d'averlo conpace più disio, li'uno all' altro capodella terra i venni,e sol perfar Baiardo mio. ch'iol'ho in mano,ben vaneggia ederra i crede chedepor lo voless'io. Rinaldo lovuol, non disconviene, ne iogià in Francia,or s'egli inIndia viene. on mensicura a luifia Sericana, : già,dne yolte Franciaa me siastata. ì dicendo, perla via piùpiana venne in Arli,e vi trovòl'armata; uindi con Baiardoe Durindana "arti soprauna galea spalmata. questo a un'altra volta;ch'or Gradasso, lido etutta Francia addietrolasso. 99 Vide Marocco,Feza, Orano, Ippona, Algier, Buzea,tutte città superbe, C hanno d'altrecittà tutte corona. Corona d'oro,e non difronde o d'erbe. VersoBiserta e Tunigipoi sprona; Vide Capissee l'isola d'Alzerbe, E Tripoli eBemicche e Tolomitta, Sin doveil Nilo inAsia si tragitta. 100Tra la marinae la silvosaschena Del fiero Atlantevide ogni contrada. Poidie le spalleai monti diCarena, E sopra iCirenei prese lastrada; E traversando icampi dell'arena. Venne a'confindi Nubia inAlbaiada. Rimase dietro ilcimiter di Batto, E'Igran tempio d'Amon,ch'oggi è disfatto. 101Indi giunse adun'altra Tremisenne, Che diMaumetto pur seguelo stilo. Poi volseagli altri Etìopile penne. Che contra questi sondi dalNilo. Alla città diNubia il cammintenne Tra Dobada eCoalle in ariaa filo. Questi Cristianison, quei Saracini; Estan con l'armein man semprea' confini. 102 Senàpo ìmperatordella Etiopia, di' in locotìen di scettroin man lacroce, Di gente, dicittadi e d'oroha copia Quindi fin doveil mar Rossoha foce; E servaquasi nostra Fedepropia, Che può salvarlodall'esilio atroce. Gli è,s'io non piglioerrore, in questoloco Ove al battesmoloro usano ilfuoco. 103 Dismontò ilduca Astolfo allagran come Dentro di Nubia, evisitò il Senàpo. Ilcastello è piùricco assai cheforte. Ove dimora d'Etiopiail capo. Le catenedei ponti edelle porte. Gangheri echiavistei da piedia capo, E finalmentetutto quel lavoro Chenoi di ferrousiamo, ivi usand ore. stanza 99 tJ' ' '//.} . ?f::104 Ancorché delfinissimo metallo Vi siatale abbondanza, èpur in pregio. Colonnate dilimpido cristallo Son legran logge delpalazzo regio. Fan rosso,bianco, verde, azzurroe giallo Sotto i bei palchiun relucente fregio, Divisi traproporzionati spazj, Ruin . smeraldi,zaffiri e topazj. 105In mura, intetti, in pavimentisparte Eran le perle,eran le ricchegemme. Quivi il balsamonasce: e poc.i parte N'ebbeappo questi maiGerusalemme. Il muschio eh' anoi vi.u, quindisi parte; Quindi vienl'ambra, e cercaaltre maremme; Vengon lecose in sommada quel canto. Cherei paesi nostrivagliou tanto. Si diceche'l Soldan, Redell'Egitto, A qnel Re tributo, esta soggetto, Perebbe inpoter luidal cammin dritto Levareil Nilo, edargli altro ricetto, Eper questo lasciarsubito afflitto Di fameil Cairo etutto quel distretto. Senàpo dettoè dai sudditisuoi:Gli diciam Prestoo Preteianni noi. 107Di quanti Remai d' Etiopia foro, npiù ricco fuquesti e ilpiù possente; Ma contutta sua possae suo tesoro, Gliocchi perduti aveamiseramente. E questo erail minor d'ognimartore:Molto era piùnoioso e piùspiacente, Che, quantunque ricchissimosi chiame, Cruciato erada perpetua fame. stanza126 Se per mangiareo ber quelloinfelice iiia cacciato dalbisogno grande, sto appariarinfemal schiera ultrice, monstmose Arpiebrutte e nefande, icol grrifo econ V ugnapredatrice rg:eano i vasi,e rapian levivande [liei che noncapia lor ventreinfiordo:rimanea contaminato e lordo. 109E questo, perch essendod'anni acerbo, E vistosilevato in tantoonore, Che, oltre allericchezze, di piùnerbo Era di tuttigli altri, edi più core; Divenne, comeLucifer, superbo, E pensòmuover guerra alsuo Fattore. Con lasua gente lavia prese aldritto Al monte ond' esceil gran fiumed'Egitto. 110 Inteso ayeache su quelmonte alpestre, Ch'oltre allenuhi e pressoal del si leva,Era quelParadiso che terrestre Sidice, ove ahitògià Adamo edEva. CJon caramelli, elefanti,e con pedestre Esercito, orgogliososi moveva Con grandesir, se v'abitavagente, Di farla allesue legi ubbidiente. Ili Diogli represse iltemerario ardire, E mandòV Angel suotra quelle frotte, Checentomila ne fecemorire, E condannò luidi perpetua notte. Allasua mensa poifece venire L'orrendo mostrodall' infernal grotte. Che glirapisce e contaminai cibi. Né lasciache ne gustio ne delibi. 112Ed in desperazioncontinua il mésse Unoche già gliavea profetizzato Che lesue mense nonsarieno oppresse Dalla rapinae dall'odore ingrato, Quando venirper l'aria sivedesse Un cavalier sopraun cavallo alato. Petckèdunque impossibil pareaquesto, Privo d'ogni speranzavivea mesto. 116 Edi marmore untempio ti prometto Edificar nell'altareggia mia, Che tutted'oro abbia leporte e '1tetto, E dentro efuor di gemmeornato aia; E daltuo santo nomesarà detto, E delmiracol tuo scolpitofia. Cosi dicea quelRe che nullavede. Cercando invan baciaral Duca ilpiede. 117 Rispose Astolfo: l'Angel diDio, Né son Messianovel, dalciel vegno; Ma sonmortale e peccatoreanch'io. Di tanta graziaa me concessaindegno. Io farò ogn'opra,acciò chel mostrorio, Per morte ofuga, io tilevi del regno. S' ioil fo, mencn, ma Dione loda solo, Cheper tuo aiutoqui mi drizzòil volo. 118 Faquesti voti aDio, debiti a Ini:A luile chiese edificae gli altari Cosiparlando, andavano ambidui Versoil castello frai Baron preclari, nRe comanda aiservitori sui, Che subitoil convito siprepari, Sperando che nondebba essergli tolta Lavivanda di manoa questa volta. 113Or che congran stupor vedela gente Sopra ognimuro e sopraogni alta torreEntrareil cavaliere, immantinente É chia narrarlo alRe di Nubiacorre, A cui laprofezia ri tomaa mente; Ed obbli'andoper letizia torre Lafedel verga, conle mani innante Vienbrancolando al cavaliervolante. 119 Dentro unaricca sala immantinente Apparecchiossi ilconvito solenne. Col Senapes' assise solamente Il ducaAstolfo, e lavivanda venne. Ecco perl'aria lo stridersi sente, Percossa intomedall'erribil penne; Ecco venirl'Arpie bratta ene&nde, Tratte dal ciela odor dellevivande. 114 Astolfo nellapiazza del castello Conspaziose mote interra scese. Poi chefu il Recondotto innanzi aquello, Inginocchiossi, e leman giunte stese, Edisse: Angel diDie, Messia novello, S'ionon merto perdonoa tante offese. Mirache proprio éa noi peccarsovente, A voi perdonarsempre a chisi pente. 115 Delmio error consapevole,non chieggie Né chiedertiardirei gli antiquilumi. Che tu lopossa far, bencreder deggio; Che si de'cari aDie beati numi. Tib.3ti il granmartir ch'io nonci veggio, Senza ch'ognorla fame miconsumi. Almen discaccia lefetide Arpie, Che nonrapiscan le vivandemie: 120 Erano settein una schiera,e tutte Volto didonne avean, pallidee smorte. Per lunga&me attenuate easciutte, Orribili a veder piùche la morte. L'alacde grandiavean, deformi ebrutte; Le man rapaci,e Pugne incurvee torte; Grande efetide il ventre,e lunga coda. Comedi serpe ches'aggira e snoda. 121Si sentono venirper l'aria, equasi Si veggon tuttea un tempoin sulla Rapire icibi, e riversarei vasi: E moltafeccia il ventrelor dispensa. Talché glié forza d'atturarei nasi; Che nonsi può patirla puzza immensa. Astolfo, comel'ira lo sospinge. Centra gl'ingordiaugelli il ferrostrìnge. Uno sol collo,un altro sula groppa Percuote, echi nel petto,e chi nelPala; Macome fera insnn sacco distoppa, Poi langae ilcolpo, e senzaeffetto cala; E queinon vi lasciarpiatto coppa Chefosse intatta; sgombrar la sala Primache le rapinee il fieropasto Contaminato il tuttoavesse e guasto. 125E così inuna loggia s'apparecchia Con altramensa altra vivandanuova. Ecco l'Arpie chefan l'usanza vecchia: Astolfo ilcorno subito ritrova. Gliaugelli, che nonhan chiusa l'orecchia, Udito ilsuon, non puonstare alla prova; Mavanno in fugapieni di paura," Né di cibo d'altro hannopiù cura. 123 Avutoavea quel Eeferma speranza Nel Duca,che l'Arpie glidiscacciassi; £d or chenulla ove sperargli avanza, Sospira egeme, e disperatostassi. Viene al Ducadel corno rimembranza. Che suoleaitarlo ai perigliosipassi; E conchiude trasé, che questavia Per discacciar imostri ottima sia. 126Subito il Paladindietro lor sprona: Volando esceil destrier fuordella loggia, E colCastel la grancittà abbandona, E perl'aria cacciando imostri, poggia. Astolfo ilcorno tnttavolta suona: Fuggonl'Arpie verso lazona roggia, Tanto chesono all'altissimo monte, Oveil Nilo ha,se in alcunluogo ha, fonte. 24E prima fache '1 Re,con suoi Baroni, Dicalda cera l'orecchiasi serra. Acciò chetutti, come ilcorno suoni. Non abbianoa fuggir fuordella terra: Prende la briglia, esalta su gliarcioni Dell' Ippogrlfo, ed ilbel corno afferra; Econ cenni alloscalco poi comanda Cheriponga la mensae la vivanda. 127 Quasidella montagna allaradice Entra sotterra unaprofonda grotta, Che certissimaporta esser sidice Di eh' allo'nferno vuol scendertalotta. Quivi s'è quellaturba predatrice. Come insicuro albergo, ricondotta, Egiù sin diOocito in sullaproda Scesa, e piùlà, dove quelsuon non oda. 128 All'infemalcaliginosa buca Ch'apre lastrada a chiabbandona il lume, Finìl'orribil suon l'incl*toDuca, E fe'raccorre alsuo destrier lepiume. Ma prima chepiù innanzi iolo conduca, Per nonmi dipartir del miocostume,Poiché datutti i latiho pieno ilfoglio. Finire il Cantoe riposar mivoglio. V OTB. T. 1.V.14. Timaffora diOalcide gareggiò conFidia. Parrasio, nato inEfeso, emalo diZeusL Polignoto Taso, isoladell'Arcipelago, fa de' primiad usare i co. Protogene natoa Canno, cittàdi Caria dipendente Rodi. Timantecredesi nato aCIdna, una delleCi li, rivaleggiò conParrasio. Apollodoro ateniese, ingran fama circail 428. Apelle,nativo di Coo, eadino diEfeso, oscurò gliartisti che loavevano pre ito; visseai tempi diAlessandro il Macedone.,8i ebbe inatali in Eraclea,e contese lapalma a rasio ead Apolloioro suoicontemporanei. 'I. V.5. doto: unadelle tre Parche, r.2. V.15. JBquei che fwroai nostri dì,ecc. nardo f detto daVinci, dal luogoove nacque nel1452, )n nel 1445,come leggesi inalcune vite, fupittor", ulioo ed architettomilitare: mori inFrancia nel 1519. AndreaMantegna, nato inPadova nel 1430,lavorò molto in Mantova:morto nel 1505.Gian Bellino nacque inVenezia nel 1426,e di 79anni dipingeva unode' suoi capi d'operache adomano ilLouvre. Duo Dossi.Erano fratelli e ferraresi,uno di nomeDosso, Taltro Giambat tista. Dosso nacquenel 1474, fagrande amico delPoeta, a cui feceil ritiatto. Giambattistaera paesista, elavorò assai pel ducaAlfonso. Michel, piùche mortale, Angel divino:il Buonarroti, ch'ebbei natali inCaprese del ter ritorio Aretino, nell'anno1474; fu gigantenelle tre arti sorelle: mori nel1564. Bastiano: piùconosciuto sotto il nomedi Sebastiano delPiombo, benché Lucianofosse il vero suonome. Nacque aVenezia nel 1485,e morì in Romanel 1547. Rafael:Rafaello Sanzio, natoin Ur bino nel 1483;mori nel 1520Tizian: Tiziano Vecel lio,nato nel 1477a Pieve diCadore, U piùiUustre pennello della scuolaveneta: il contagioIo tolse divita nel 1576. St. 4.V.67. AI lagoAvemo: lago chetuttora esiste nei dintoinidi Pozzuoli. Iviposero i mitologiFin grosso all'inferno. AlleNursine grotte. Indicaqui il Poeta nelnumero del piùuna grotta dettadella Sibilla, che apresisul monte SanVittore, presso adun lago, nel territoi;io di Norcia,e dove credevasiche si adunassero lestreghe per feu'ei loro incantesimi St. 8.V.8. Ch ambia un tempofuro. È questa unafinzione del Poeta;perchè Fieramente oFaiamondo visse un secoloprima del reArturo. St. 9. V.58.Ter lui: daMerlino. Saper feceil periglio a Fieramonte,a che dimolti guai, ecc.:co struisci : fece saperea Fieramonte ilperiglio di molti guaitache porrà 6fMgente. S'entranella terra,ecc., cioè in Italia,quasi colle stesseparole del Petrarca:Vedrollo il bel paeseCh Appennin parteil mar cir conda eVAlpe. St. 13. V.28.Singiberto Fa lorveder, ecc. Vuol direche Maurizio, imperatoredi Costantinopoli, adescò condenaro il redi Francia Singibertoa scendere in Italiaper cacciarne i Longobardi Dalmonte di Giove: ilgrande San Gottardo.Nel pian dalLambro e dal Ticinoaperto: cioè la pianuralombarda: il Lam bro èfiume che scorrevicino a Monza;il Ticino procede dallago Maggiore, etoccando Pavia, mettefoce nel TAdriatico. VedeteEutar, ecc. Eutario Autari, re longobardo, fuquello che battoe disfece Singiberto. Si. 14.V.18. Vedete Clodoveo,ecc. Rammenta un altrore di Franciache condusse perV Alpi numeroso esercito allaconquista d'Italia; marestò sconfitto da Orimoaldo,duca di Benevento,che, con fintaritirata e con lasciarenegli alloggiamenti moltiviveri e vinoassai, ade scò i soldati fiancesiad inebbriarsi;e cosi glidistrusse. St. 15. V.18.Ecco in ItaliaChildìberto, ecc. Que sti fuzio di Clodoveo;ed a vendicarela morte del nipote fece scendere inLombardia tre corpid'esercito; i quali perironoquasi intieramente perla spada deldel; cioè di caldoe di dissenteria. ST. 16.V.18. Mostra Pipino,e nostra Carloap presso f ecc. Pipinoe il figlino!suo Carlo Magnoven nero successivamente in Italiaa sostenere ipapi qui nominati controi re Longobardi.Aistulfo fu vintoda Pipino; e CarloMagno soggiogò efece prigione il reDesiderio, dando cosifine a quelregno. St. 17. V.18.Lor mastra appressoun giovene Pipino, ecc.Ora il Poetaintroduce Pipino, Agliodi Carlo Magno, ilquale movendo controi Veneziani, oc cupò untratto di paee,dalle Fornaci, cioèdalla foce del Podetta Bocca diFossone, air isolastretta e bis lunga chechiamasi Lido diPelestrina. Dopo ch'eglisi fki impadronito delleisolette circostanti aVenezia, fece gettare aMalamocco un pontedi legno percui giunse presso Rialto,dove combattè; e ritirandosi,trovò il ponte disfattodalla burrasca, ondei suoi ebberogra vissima perdita. St. 18. V.18.Ecco Luigi Borgognon,ecc. Venne anche costuiin Italia perfarsela sua; mavinto e preso daBerengario I, riebbela libertà sottopromessa di non piùmuovere a dannodella Penisola; edavendo rotta la datafede, fu presodi nuovo dalsecondo Berengario; e privatodegli occhi, furimandato in Borgogna.Talpe per talpa.Si credeva inque' tempi chea cosi fatti animalifosse impedito dauna pellicola Vorgano della vista. St. 19.V.18. Vedete unUgo d'Arti, ecc garioII, detronizzato daRodolfo re diBorgogna, s.ty volse agliUnni o Ungheri,perdio lo aosteneeseroeo"n quel re; daiquali egli maldifendendosi per lasnméKt pocaggine, gì' Italianiricorsero ad Ugoconte di Ari . che,riuscito nell'impresa, regnòper dieci attaLMa te nuto anch' egli nell'odiode' sudditi, dovè pattuirecu Berengario III, ilquale dopo lamorte di Ugoe dd ii luifiglio Lottarlo, riebbeil dominio dItalia. St. 20. v.18.Vedete un altroCarlo, ecc. Faq" sti Carlo d'Angìò,fratello di LuigiIX re Fraasa, che invitato daClemente IV discesein Italia; edaveaé combattuto e vintoManfredi a Benevento,poi CoixadiM a Tagliacozzo,usurpò il regnodi Napoli ela Sicilia. dove perle oppressioni deiFrancesi scoppiò ilFefpro Siciliano. Del buonpastor: ò dettoper ironia, poi ché aClemente IV dovettel'Italia una terribOeseiic di gueiTe. ECorradtno. Coi radinodi Svevia non faveramente morto inbattaglia, ma presomentre iogp vasene inrotta, e dopoalcuni mesi diprione" a mci tameno del buonpastore, decapitato sullapiazza del l'Annunziata in Napoli. St.21. V.38. Scenderdai monti uneapHmm Gallo, ecc GiovanniIII, conte d'Armagnac,detto ncik Stanza seguenteArmeniaco. Venuto inItalia codk al leato deiFiorentini contro GaleazzoVisconti duca Ai Milano,fu preso inmezzo sotto Alessandria,ed ivi battuto erimasto prigioniero, moripoco appresso, per leriportate ferite. St. 23.V.18. Un, dettodella Marca: IacopodiBorbone, conte dellaMarca. Fu maritodella regiat Giovanna, chepoi lo scacciòdal regno, eadottò AlfoBS"d'Aragona, il qualesconfisse successivamente Lsigie Rinieri d'Angiò, pretendential regno diNapoli Mone Alfonso, ilfiglio di lui,Ferrante d'Aragona, chegli sncee dette, vinseGiovanni d'Angiò checontrastavali il trono. St.24. V.18. Vedete Carloottavo, ecc. Parlasidella discesa di CarloVili in Italia (1494), Uquale dopo aver passatoil Liri, cioèil Garigliano, occupòsenza eoa trasto ilreame di Napoli,meno l'isola d'Ischia(qaì a nella St.52 del CantoXXVI detta scoglio,e montt nella St.23 del CantoXVI), difesa daInico del Tasto delsangue degli Avalos. St.27. V.78. Uncavaliero, ecc. Accennail mar chese Don Alfonsodel Vasto. St. 28.y. 18. Paragonale qualità delmarchese del Vasto aqueUe che Omeroattribuisce a Nireo,ad Achille, ad Ulissee a Nestore,e che lastoria a Cesare. Lada: velocissimocursore di Alessandroil Macedone. St. 29. V.24.Quando il nipote,ecc. Giove figUooIo diSaturno, ch'era figliodi Gelo edi Opi, ebbei natali in Creta,secondo i mitologi.Dei duo gemelliDelo: Apollo e Diana,nati ad unparto in queirisola da Iia tona,ohe trovò ivirefùgìo dall'ira diGiunone. St. 31. V.18.Ecco, dicea sipente Ludovico, ho dovicoSforza, emulo diAlfonso d'Aragona, eccitòGir lo Vni a venirein Italia. St. 32.V.ìS. Mala suagente, ecc. Ferrante,figlio di Alfonso, conV aiuto de'Veneziani e delmar<Aese di Mantova, cacciòintieramente dal regnoi Francesi; e l'ultimofatto d'armi fula battaglia d'Atella. St.33. V.68. Conun trattato doppio,ecc. 11 mar chese diPescara avea guadagnatocon denaro unnegro schiavo nell'esercito Aancese,che gli promised intro durre gli Aragonesi nelCastel Nuovo diNapoli; ma il negro,doppiamente traditore, scoperseil tatto aiFran cesi, e prezzolalo, acciseinsidiosamente il Pescara. St.34. V.18. Fuimostra il duodecimoLuigi, eco. Luigi XUre di Francia,scése in Italiail 1499, cacciò Lodovico Sforzadal dacato di Milano, equindi si volsead occupare il regnodi Nnpoli; male sue gentifurono rotte e dispersedagli Aragonesi alpassaggio del (origliano. St. 35.V.18. Vedete inPuglia, ecc. Siallude alla battaglia dellaCirignola vinta dagliAragonesi nel 1503 Balletruppe di K rancia.Nel ricco pian,ecc.: nella pianura lombarda.Adria: TAdriatico. St. 36.V.36. Uno chevende, ecc. Bernardinoda lOTte, a cuilo Sforza avevaaffidata la custodiadel castello di Milano,lo cedo perdanaro ai Francesi.U lerfido Svinerò. LoSforza fu traditodagli Svizzeri. St. 37.V.18. Cesar Borgia,ecc. Questo famoso igliuolo dipapa Alessandro VI,sposata eh' ebbeuna arente del redi Navarra, edivenuto signore di Roiagna,pose in operaferro e velenocontro i Colonnesi, Gaetanì, gliOrsini: spense iVarano da Camerino,e )lse Io Statoa molti baroni,fra i qualii Malatesta di imini,i Manfredi diFaenza, Giovanni Sformadi Pesaro Ouidobaldo diMontefeltro. Poi mostrail re, ecc. ariaancora di LuigiXII, che dopoavere espulsi di Sogna i Bentivoglio, lostemma de' qualipresentava una iffa, fecerientrare quella cittàsotto il dominiodi papa iulio II,indicato con l'emblemadelle Giande, St. 38.V.14. Vedete, dice poiydi gente morta,ecc, geenna alla giomatadi Ghiaradadda, combattutanel maggio 1509, nellaquale i Veneziani furono sconfitti, sendovi rimastoprigione il comandantedel loro eser o,Bartolommeo d'Alviano. v.58.Vedete come al pa,ecc. Lo stessoLuigi XU sioppose a papaGiulio, e, dichiarata laguerra al ducaAlfonso, gli aveatolta •dona; ed anzifece riavere aiBentivoglio la signoria Bologna, spogliandoneil papa. >T. 39.V.38. Vedete ilcampo de' Franceschi: jcheggio diBrescia, nel 1512.Del lito deChiassi: 8se, luogo pressoRavenna, antico portode Romani, . pienamenteinterrito. T. 40. V.18.Di qua laFrancia, ecc. Rammenta nuovo labattaglia di Ravenna. T.41. V.78. Eche posto unrampollo, ecc. Mas illano,figlio di LodovicoSforza, che riebbeil ducato Milano perdutodal padre. r. 42.V.14 Ecco tomail Francese, ecc.Accen i qui labattaglia della Riottapresso Novara, com ;utae vinta daMassimiliano (6 giugno1513) col mezzo etruppe svizzere, cheil Poeta diceinfedeli, pel tra entoanteriore, a dannodi Lodovico. Pertale vitto Leon X,che aveva fornitoil soldo agliSvizzeri, diede il titolodi difensori dellaChiesa. : 43, V.18.-E con migliorauspicio, ecc. Fran 0I, succeduto aLuigi XII, disfece gliSviz eri nella agliadi Marignano, equindi s'impadroni diMilano. .44. V.38. EccoBorbon, ecc. Carlodi Borbone ideva per Francesco1 Milano controgì' Imperiali, poi glielatolsero. . 45. V.18Intende di FrancescoSforza, nipote )monimo, che,aiutato dal papa,riacquistò il Mila econtinuando nella guerrai Francesi, questif trattennti da FederigoGonzaga, duca diMantova oro impedi d'entrarin Pavia. 46. V.68.E del Leondel mar: de'Veneziani. uo fnarehesi, ecc.: diPescara e delVasto. St. 49. V.3 LaBicocca: castello vicinoa Pavia, sotto ilquale Svizzeri eFrancesi perderono moltagente. St. 50. V.17.Ma quella, ecc.: laFortuna. A quel chediman gli esce:alle grandi sommedi denaro da luidisposte per raccogliereun esercito numeroso. St.52. V.18. Accennasialla battaglia diPavia (25 febbraio 1525)perduta da FrancescoI, che virestò prigioniero. St. 54. V.58.Ecco che lre nella prigioneibe ra, ecc.: Francescoricuperò la libertà,lasciando a Car lo Vdue figliuoli inostaggio; poi mandòun altro eser cito inItalia, mentr'egli stessoera assalito inFrancia dalle forze britanniche. St. 55.V.18. Vedete gliomicidj e lerapine, ecc. Accenna alsaccheggio di Roma e laprigionia del pon tefice insieme coicardinali. Il campodella Lega, ecc. Perdiscordie fra ilmarchese di Saluzzo,Federigo da Bozzolo, ei duchi diMilano e diUrbino che comanda vano Fesercito dettodella Lega, Romanon fu soccorsa, edebbero luogo gFindicatidisastri. St. 56. V.78.La cittade ovesepolta, ecc. Napoli, chefu detta Partenopedal nome dellaSirena che si favoleggiaivi morta. St. 57.V.18. Carlo Vspedi per mareun'armata a soccorso diNapoli; ma lafiotta genovese alservigio di Francia, comandatada Filippino Dona,distrusse gl'Im perialipresso la costadi Amalfi. Lemalattie però tra vagliarono gli assediantifrancesi per modo,che dovet tero levare ilcampo e lasciarlibero il regnodi Napoli. St. 68.V.6. Si tolgadel coraggio: si levidalla mente, dall'animo. St. laV.17. Le Qade:Cadice; gli antichigeo grafi conobbero in quel luogodue isole, unadelle quali, detta daStrabene Erithia, èscomparsa. Ev/a; Ivica, una delleBaleari. Arzilla: nelregno di Fez. St.99. V.17. Feza: Fez.Ippona: Bona; Btizea: Bugia; ambeduecittà dell' Algeria, comepure Orano. Biserta:nel regno diTunisi. Capisse: Cabes,città marittima dello Statodi Tunisi, sulgolfo omonimo. Alzerbe: Gerbi,piccola isola sullostesso golfo. Bemic che: Vantica Berenice, a levantedi Cirene, sulgolfo della gran Sirte.Tolomitta: anticamente Ptolema'S,nello Stato diTripoli. St. 100. V.38.Monti di Carena:diramazione del monte Atlante.Cirenei: abitanti delpaese di Baroi. Ucimiter di Batto: laCyrene degli antichi,oggi Coirvan, fabbricata daBatto che vimori. Il gran tempiodAmon: Giove Ammoneebbe un tempionella Libia cirenaica, oggideserto di Barca. St.101. V.14 Un'altraTremisenne. il Poetaha voluto indicare laTremessus della Pisidia?S'ignora. Agli altriEtiopi: agli Abissini,la regione de'quali riguardavasi come unaseconda Etiopia. St. 102.V.6. Dall'esilio atroce:dall'inferno. St. 106. v:a Presto oPreteiannù Cosi dainostri antichi fu chiamatoil sovrano dell'Abissinia; vedi viaggidi Marco Polo. St.109. V.2 a -Almonte, ecc. 1monti della Luna, dondecredesi derivare il Nilo. St.112. V.6. Uncavalier, ecc. Fineo,raccontano Apollonio e Fiacco,sarebbe stato liberatodalle Arpie, alla venuta,nella sua corte,di Calai eZete, che faceano ilviaggio a Colchidecogli Argonauti. St. 126.y.6. La jro/iarofa:la zona torrida.Dante chiamò pure cittàroggia (rossa) lacittà di Dite.JjQ|4u lina I? luq Utenteinvtìt ti v& controL'iin]mii"&Tldì£à,ilP<>u liarni. tU" Atolfd,entrato nella grottadove iJ t"mài t fetno. odeJn un'anima Upeni impoKla aidiio(Ma¦: u la ni uro alUliI Sate quindini par&diso ieiTO&"> "di li al ]"iajiguLunare, ove gliè dato ilmeSEO di i sennon j Orbìido.Deacrizione del p&lizsadeD" Ftrt iìh famelicheinique e BereArpie, rif all\icc€i:ata Italiae derror piena, Terimiiir fora eantique colpe rie luogni mensa aìtugiudi citi ineEa! Iiiiii't'unti fanciullie madri pie Cascalidi fame, eveggon ch'uiia cena Di(juesti mostri reitutto divora Ciò chedel viver loraostcguo fura, Tropiio fallòchi le speloncheapenie; Che ìk uìclt'anuierano state chiuse; Oudtìil fetore eT ingordigia emerse, rh\dammurhare Italia sidìlfuic. Il bel vivereallora si summerse; £ laquiete iu talmodo s escluse. Ch'in guerre,in povertÀ sempree in aflkoni Èdopo stata, edè per starmolt' aonì; Finch' e)la nngiorno ai neghittosifigli Scuota la chioma,e cacci fuordi Lete, Gridando lor:Non fia chirassimigli Alla virtù diCalai e diZete? Che le mensedal puzzo edagli artigli Liberi, etomi a lormondizia liete? Come essigià quelle diFineo, e dopo Fé' ilPaladin quelle delRe eti'ópd. Ali orsenti parlar convoce mesta; Deh, senzafare altrui danno,giù cala. Pur troppoil negro fumomi molesta. Che dalfuoco infernal quitutto esala. Il Ducastupefatto allor s'arresta, Edice all'omhra: SeDio tronchi ogniala Al fumo si,eh' a te piùnon ascenda, Non tidispiaccia che'l tuostato intenda. Il Paladincol suono orribilTenne Le brutte Arpiecacciando in fugae in rotta, Tantoch'appiè d'un montesi ritenne Ov'esse eranoentrate in unagrotta. L'orecchie attente allospiraglio tenne, E l'ariane senti percossae rotta Da piantie d'urli, e da lamentoeterno; Segno evidente quiviesser lo 'nfemo. Astolfo sipensò d'entrarvi dentro, Eveder quei e'hanno perduto ilgiorno, E penetrar laterra fin alcentro, E le bolgeinfernal cercare intorno. Diche debbo temer,dicea, s'io v'entro? Ohemi posso aiutarsempre col corno. Paròfuggir Plutone eSatanasso, E '1 Oantrif&uce leverò dalpasso. Dell'alato destrier prestodiscese, B lo lasciòlegato a unarbuscello: oi si calònell'antro, e primaprese '1 corno, avendoogni sua spemsin quello. Ton andòmolto innanzi, chegli offese 1 nasoe gli occhiun fumo oscuroe fello ù che di pecegrave e chedi zolfo, on stad'andar per questoinnanzi Astolfo. Ma quantova più innanzi,più s'ingrossa l fumo6 la caligine;e gli pare h' andare innanzipiù troppo nonpossa, he sarà forzaaddietro ritornare, eco, nonsa che sia,vede far mossa allavolta di sopra,come fare cadavero appesoal vento suole, ilemolti di siastato all'acqua eal Sole. Si poco,e quasi nullaera di luce 1quella affumicata enera strada, le noncomprende e nondisceme il Duce iiquesto sia, che per l'ariavada; per notizia avernesi conduce dargli unoo due colpidella spada, ima poich'uno spirto esserquel debbia; lè glipar di ferirsopra la nebbia. Stanza 9. 10E se vaoiche di te porti novella Nelmondo su, persatisfarti sono. L'ombra rispose:Alla luce almae bella Tornar perfama ancor simi par buono. Chele parole èforza che misvella Il gran desire' ho d'aver poital dono; E che'1 mio nomee l'esser mio tidica. Benché '1 parlarmi sia noiae fatica. 11 Ecominciò: Signor, Lidiason io, Dal Redi Lidia ingrande altezza nata, Qnidal gindicio altissimodi Dio Al famoeternamente condannata, Per esserstata al fidoamante mio, Mentre iovissi, spiacevole edingrata. Dalore infinite èquesta grotta piena, Posteper simil falloin simil pena. 12Sta la cmdaAnassarete più albasso, Ove è maggioreil fumo epiù martire. Restò conversoal mondo ilcorpo in sasso, EFanima quaggiù vennea patire; Poiché vederper lei l'afllittoe lasso Suo amanteappeso potè soiferire. Qui pressoè Dafne, ch'ors'avvede quanto Errasse afare Apollo corrertanto. 18 Lungo sariase gP infelicispirti Delle femmine ingrate,che qui stanno, Volessi aduno ad anoriferirti: Che tanti son,eh' in infinitovanno. Più lungo ancorsaria gli uominidirti, A' quai l'esseringrato ha fattodanno, E che puniti. sonoin peggior loco, Oveil fumo gliacceca, e cuoceil fuoco. 14 Perchèle donne piùfacili e prone Acreder son, dipiù supplicio èdegno Chi lor fainganno. Il saTeseo e Giasone, Echi turbò aLatin l'antiquo regno: Salloch'incontra ilfrate Absalone Per Tamartrasse a sanguinososdegno; Ed altri edaltre, che sonoinfiniti. Che lasciato bauchi moglie echi mariti. lo Maper narrar dime più ched'altrui, E palesar l'errorche qui mitrasse. Bella, ma altierapiù, si invita fui, . Chenon so s' altramai mi s'agguagliasse:Né tisaprei ben dir,di questi dui, S'inme l'orgoglio ola beltà avanzasse: Quantunque ilfasto e l'alterezzanacque Dalla beltà eh' atutti gli occhipiacque. 16 Era inquel tempo inTracia un cavaliere Estimato ilmiglior del mondoin arme, Il qualda più d'untestimonio vero Di siogolarbeltà senti lodarme; Talché spontaneamente fé' pensiero Di voleril suo amortutto donarme. Stimando meritarper suo valore, Checaro aver dilui dovessi ilco>'e. 17 In Lidiavenne; e d'unlaccio più forte Vintorastò, poi cheveduta m'ebbe. Con glialtri cavalier simesse in corte Delpadre mio, dovein gran famacrebbe L'alto valore, ele più d'unasorte Prodezze che mostrò,lungo sarebbe A raccontarti,e il suomerto infinito, Quando egliavesse a piùgrato uom servita. 18Pamfilia e Caria,e il regnode' Olici Per opradi costui miopadre vinse; Che resercito mai centrai nimici, Se nonquanto volea costui,non spinse. Costui, poiche gli parvei benefici Suoi meritarlo,un di colRe si strinse Adomandargli, in premiodelle spoglie Tante arrecate,ch'io fossi suamoglie. 19 Fu repulsodal Re, ch'ingrande stato Maritar disegnavala figliuola; Non acostui che, cavalierprivato. Altro non tienche la virtudesola: E '1 padremio, troppo alguadagno dato, E all'avarizia,d'ogni vizio scuola, Tantoapprezza costumi, ovirtù ammira Quanto l'asinofa il suondella lira. 20 Alceste,il cavalier dieh' io tiparlo (Che così nomeavea), poi chesi vede Repulso dachi più gratificarlo Era piùdebitor, commiato chiede; Elo minaccia, nelpartir, di farlo Pentir,che la figliuolanon gli diede. Sen'andò al Red'Armenia, emulo antico DelRe di Lidia,e capital nimico; 21E tanto stimulò,che lo dispose Apigliar l'arme, efar guerra amio padre Esso, perl'opre sue chiaree famose. Fu fattocapitan di quellesquadre. Pel Re d'Armeniatutte l'altre cose Disseeh' acquisteria: sol le leggiadre Ebelle membra mievolea per frutto Dell'opra sua,vinto ch'avesse iltutto. 22 Io nonti potrei esprimereil gran duino Ch'Alceste al padremio fa inquella guerra. Quattro esercitirompe, e in men d'unanno Lo mena atal, che nongli lascia terra, Fuorch'un castel eh'alte pendici fanno Fortissimo; e dentro ilRe si serra Conla famiglia chepiù gli eraaccetta, E col tesorche trar vipuote in fratta. 537 Quivi assedionneAlceste; ed in non molto Perniine atal disperazion netrasse, 'he per bnonpatto avria miopadre tolto 'he mogrliee serra ancorme gli lasciasse )onla metà delregno, s' indi assolto testar d'ognialtro danno sisperasse, ledersi in brevedell'avanzo privo Ira bencerto, e poimorir captivo. Tentar, primach'accada, si dispone gnirimedio che possibilsia; me, che d'ognimale era cagione, aordella rocca, ov'eraAlceste, invia. " Toad Alceste con intenzione idargli in predala persona mia, pregarche la parteche vnol, tolga b1regno nostro, e l'irain pace volgn. Comeode Alceste eh'io vo aritrovarlo, 1 viene incontrapallido e tremante, vinto edi prigione, arignardarlo, h che divincitore, ave sembiante, che conoscoch'arde, non gliparlo, come avea giàdisegnato innante: ita l'occasìon,fo peusier nuovo nvenìente algrado in ch'iolo trovo. l maledircomincio l'amor d'esso, lisua crudeltà troppoa dolermi, iniquamente abbiamio padre oppresso, :heper forza abbiacercato avermi; ! conpiù grazia glisaria successo i anon molti dì,se tener fermi utoavesse i mudicominciati, al Re ea tutti noisi furon grati. Isebben da principioil padre mio aveanegata la domandaonesta 'occhè di naturaè un pocorio, mai si piegaalla prima richiesta), jì perciò di benservir restio doveva egli,e aver l'ira presta: ., ognormeglio oprando, tenercerto re in breveal desiato merto. 29E sebben eraa lui venuta,mossa Dalla pietà ch'aimio palre portava, Siacerto che nonmolto fruir pos Ilpiacer ch'ai dispettomio gli dava: Ch'eraper far dime la terrarossa. Tosto ch'io avessialla sua vogliaprava Con questa miapersona satisfatto Di quelche tutto aforza saria fatto. stanza38. 30 Queste parolee simili altreusai, Poiché potere inlui mi viditante: E'I più pentitolo rendei, chemai Si trovasse nell'eremoalcun santo. Mi caddea' piedi, e supplicommiassai, Che col coltelche si levòda cinto (E voleain ogni modoeh' io '1pigliassi) Di tanto fallosuo mi vendicassi. quando ancomio padre alui ritroso > fosse,io l'avrei tantopregato, rrìa l'amante miofatto mio sposo. seveduto io l'avessiostinato, i fatto talopra di nascoso, dime Alceste sisaria lodato. )oich' alui tentar parvealtro modo, mai nonl'amar fisso aveail chiodo. 31 Poich'iolo trovo tale,io fo disegno Lagran vittoria insinal fin seofuire. Glido speranza difarlo anco degno Chela persona miapotrà fruire, S'emendando il suo error,l'antiquo regno Al padre miofarà restituire; E neltempo avvenir vorràacquistarme Servendo,amando, e nonmai più perarme. 82 Cosi farmi promesse, enella rocca Intatta mimandò, come alui Tenni. Né dibadarmi pur s' ardila bocca:Vedi s'alcollo il giogoben gli tenni; Vedise bene Amorper me lotocca, Se convien cheper lui piùstrali impenni. Al Bed'Armenia andò, dicui doTca Esser perpatto ciò che si prendea:33E con quelmiglior modo ch'usarpuote, Lo priega ch'aimio padre il regnolassi, Del qual leterre ha depredatee vote, Ed agoder l'antiqua Armeniapassi. Quel Re, d'irainfiammando ambe legote, Disse ad Alcesteche non vipensassi; Che non sivolea tor daquella guerra, Finché miopadre avea palmodi terra. 34 E s'Alceste è mutatoalle parole D'una viifemminella, abbiasi ildanno. Già a'prieghi essodi lui perdernon vuole Quel eh' a faticaha preso intutto un anno. Dinuovo Alceste ilpriega, e poisi duole Che secoeffetto i prieghisuoi non fanno. All'ultimo s'adira,e lo minaccia. Chevuol, per forzao per amor,lo faccia. 35 L'iramultiplicò si, cheli spinse Dalle maleparole ai peggiorfatti. Alceste contra il Re laspada strìnse Fra millech'in suo aiutos'eran tratti; E, malgradolor tutti, ivil'estinse:E quel diancor gli Armeni ebbedisfatti Con l'aiuto de' Cilicie de' Traci Che pagavaegli, e d'altrisuoi seguaci. 36 Seguitòla vittoria, eda sue spese, Senzadispendio alcun delpadre mio, Ne rendètutto il regnoin men d'unmese. Poi per ricompensarneil danno rio, Oltr'alle spoglieche ne diede,prese In parte, egravò in partedi gran fio Armeniae Cappadocia checonfina, E scorse Ircaniafin su lamarina. 38 E quandosol, quando con pocagioite. Lo mando astrane imprese eperigliose. Da fEUne morirmille agevolmente:Ma a lui successerben tutte lecose; Che tornò convittoria, e fusovente Con orribil personee monstmose. Con gigantia battaglia eLestrigoni, Ch' erano infestia nostre regioni Nonfu da Euristeomai, non fiimai untD Dalla matrignaesercitato Alcide In Lema,in Nemea, in Tracia, inErìmante. Alle vallid'Etolia, alle Numide, SulTebro, su l'Ibero,e altrove; quanto Conprieghi finti e con voglieomicide Esercitato fii da me ilmio amante, Cercando io pur ditorlomi davante. 40 potendo venire alprimo intento, Vengone adun di nonminore effetto:Gli foquei tutti ingiuriir, ch'io sento Cheper lui sono,e a tuttiin odio il metto.Egli, chenon sentia maggiorcontento Che d'ubbidirmi, senzaalcun rispetto Le maniai cenni mieisempre avea pronte, Senzaguardare un piùd'un altro infironte. 41 Poi chemi fu, perquesto mezzo, avviso Spentoaver del miopadre ogni nimico, Eper lui stessoAlceste aver conquiso, Chenon si avea,per noi, lasciatoamico; Quel ch'io gliavea con simulatoviso Celato fin allor,chiaro gli esplico:Chegrave e capitaleodio gli porto, Epur tuttavia cercoche sia morto. 42Considerando poi, s' iolo facessi, Ch'in pubblicaignominia ne verrei (Sapeasi troppoquanto io glidovessi, E (HTudel dettasempre ne sarei), Miparve &re assai,eh' io glitogliesm Di mai venirpii\ innanzi agliocchi mieL Né veder parlar maipiù gli volsi, Némesso udì', lettera ne tolsi 37In luogo ditrionfo, al suoritomo, Facemmo noi pensierdargli la morte. Restammo poi,per non riceverscorno; Che lo veggiamtroppo d'amici forte. Fingo d'amarlo,e più digiorno in giorno Glido speranza d'essergliconsorte; prima contra altrinimici nostri Dico volerche sua virtùdimostri" 43 Questa miaingratitudine gli diede Tantomartir, eh' alfindal dolor vinto, Edopo un lungodomandar mercede, Infermo cadde,e ne rimaseestinto. Per pena ch'aifallir mio sirichiede, Or gli occhiho lacrimosi, eil viso tinto Delnegro fumo: ecosi avrò inetemo; Che nulla redenzioneé nell' Infemo. i Poichénon parla piùLidia infelice, Va ilDnca per sapers' altri vi stanzi:Mala caligine alta,eh' era ultrice Dell'opre ingrate,si glMngrossa innanzi, Ch'andar nnpalmo sol piùnon gli lice: Anzia forza tornargli conviene; anzi, Perchèla vita nongli sia intercetta Dal filmo,i passi accelerarcon fretta. Il mutarspesso delle pianteha vista Di corso,e non dichi passeggia otrotta. Tanto, salendo inversoV erta, acquista, ]!he vededove aperta erala grotta; i) raria, già caliginosae trista, )al lumecominciava ad esserrotta. Jfin con moltoaffanno e graveambascia Isce dall'antro y e dietroil fumo lascia. Eperchè del tornarla via siatronca, quelle bestie, e'han si ingorde1' epe, aguna sassi,e molti arboritronca, tie v'eran qoald'amomo e qnaldi pepe; come può,dinanzi alla spelonca ibbrica disua man quasiuna siepe, gli succedecosi ben quell'opra lepiù l'Arpie nontorneran di sopra. nnegro fumo dellascura pece, intre eglifu nella cavernatetra, n macchiò solquel 'eh' apparia, ed infece: sottoipanni ancor entrae penetra:che pertrovar acqua andarlo fece cando unpezzo; e alfinfuor d'una pietra euna fonte uscirnella foresta, la qualsi lavò dalpie alla testa. 60Cantan fra irami gli augellettivaghi Azzurri e bianchie verdi erossi e gialli. Murmuranti ruscellie cheti laghi Dilimpidezza vincono icristalli. Una dolce aurache ti parche vaghi A nnmodo sempre, edal suo stilnon falli Facea sil'aria tremolar d'intomo, Chenon potea noiarcaler del giorno: stanza 47. oimonta il volatore,e in arias'alza, g:i anger di quelmonte in sula cima, non lontancon la supernabalza cerchio della Lunaesser si stima. toè il desirche di vederlo 'ncalza, li cieloaspira, e laterra non stima. 'aria più epiù sempre guadagna:0ch'ai giogo vadella montagna. ffir, rubini,oro, topazj eperle 3.nianti e crisolitie jacinti ano ifiori assimigliar, cheper le 1 piaggiov'avea l'aura dipinti; rdiV erbe, chepossendo averle gin, neforan gli smeraldivinti; len belle degliarbori le frondi, frutti e di fiorsempre fecondi. 51 Equella ai fiori, aipomi e allaverzura Gli odor diversidepredando giva; E ditutti facea unamistura Che di soavitàl'alma notriva. Surgea un palazzo inmezzo alla pianura Ch'acceso esser pareadi fiamma viva:Tantosplendore intorno etanto Inme Raggiava, fuord'ogni mortai costume. 52Astolfo il suodestrier verso ilpalagio. Che più trenta miglia intomoaggira, A passo lentofa muovere adagio, Equinci e quindiil bel paeseammira; E giudica, appoquel, brutto emalvagio, £ che siaal cielo eda natura in iraQuesto ch'abitiam noifetido mondo: Tanto èsoave quel, chiaroe giocondo. 53 Comeegli è pressoal laminoso tetto, Attonito rimandi maraviglia; Che tattodUma gemma è1 muro schietto, Piùche carbonchio lucidae yermìglia. Oh stupendaopra, oh dedaloarchitetto! Qual fabbrica tranoi le rassimiglia? Taccia qualunquele mirabil sette Molidel mondo intanta gloria mette. 56Per imparar comesoccorrer del Carlo, ela santa tor di perìglio, Venuto mecoa consigliar ti seiPer cosilunga via senzaconsiglio. Né a tuosaper atua virtù vorrei Ch'esser quigiunto attribuissi, ofiglio; Che iltuo corno il cavallo alato Tivalea, se daDio non t'eradato. Stanza 54. 54 Nellucente vestibulo diquella Felice casa unvecchio al Ducaoccorre. Che '1 mantoha rosso, biancala gonnella, Che Tunpuò al latte,l'altro al minioopporre. I crini habianchi e biancala mascella Di foltabarba ch'ai pettodiscorre; Ed é sivenerabile nel viso, Ch'undegli eletti pardel Paradiso. 57 Eagionerempiù ad agioinsieme poi, E tidirò come aprocedere hai: Ma primavienti a ricrearcon noi; Che '1digiun lungo de'noiartì ormai. Continuando ilvecchio i dettisuoi, Fece maravigliare ilDuca a.S8aì, Quando, scoprendoil nome suo,gli disse Esser coluiche l'Evangelio serìcee; Stanza 50. 55Costui con lietafeiccia al Paladino, Cheriverente era d'arciondisceso, Disse: 0 Baron,che per volerdivino Sei nel terrestreParadiso asceso; Comeché la causa delcammino, Né il findel tuo desirda te siainteso; Pur credi chenon senza altomisterio Venuto sei dall'articoemisperio. 58 Quel tantoal Redentor caroGiovanni, Per cui ilsermone tra ifhitelli uscio, Che nondovea per mortefinir gli anni; Siche f\i causache '1 Figliuoldi Dio A Pietrodisse: Perché purt'afianni, S' io vo' checosì aspetti ilvenir mio?Benché nondisse: Egli nonde' morire; Si vede purche cosi volsedire. Staiusa 51. i9 Quivifa assunto, etroTò compagnia, Che primaEnoch, il patriarca,v'era, Erayi insieme ilgran profeta Elia, Chenon han ristaancor V ultimasera; E fuor dell'ariapestilente e ria Sigoderan l'etema primavera. Finché diansegno T angelichetuhe Che tomi Cristoin su labianca nube. 60 Conaccoglienza grata ilcavaliero Fu dai Santialloggiato in una stanza:Fu provvisto inun'altra al suodestriero Di buona biada,che gli fiiabbastanza De' frutti a luidel Paradiso diéro, Dital sapor, eh' asuo giudicio, sanza Scusanon sono iduo primi parenti, Seper quei fur poco ubbidienti. stanza 00. Poieh' a natura ilDuca avventuroso tisfece diquel che sele debbo, me colcibo, così colriposo, è tutti etutti i comodiquivi ebbe; sciando gi&l'Aurora il vecchiosposo, ' ancor perlunga età mainon l'increbbe, vide incontranell'uscir del letto discepol daDio tanto diletto; Jhelo prese permano, e secoscorse molte cose disilenzio degne; 3oi disse:Figliuol, tu nonsai forse i iBFrancia accada, ancorchétunevegne. pi che 1vostro Orlando, perchètorse cammin dritto lecommesse insegne, •unito daDio, che piùs'accende tra chi egliama più, quandos'offende, 63 II vostroOrlando, a cuinascendo diede Somma possanzaDio con sommoardire, E fuor dell'umanuso gli concede Cheferro alcun non Io puòmai ferire; Perchè adifesa di suasanta Fede Cosi volutol'ha constituire. Come Sansoneincontra a' Filistei Constituì adifesa degli Ebrei: 64Renduto ha ilvostro Orlando alsuo Signore, Di tantibeneficj iniquo morto: Chequanto aver piùlo dovea infavore, N'è stato ilfedel popol piùdeserto. Sì accecato Taveal'incesto amore D'una Pagana,ch'avea già sofferto Duevolte e piùvenire empio ecrudele. Per dar lamorte al suocugin fedele. Stanca 79. 65E Dio perquesto fa eh'egli va folle, Emostra nndo ilyentre il pettoe il fianco; El'intelletto si glioffasca e tolle, Chenon può altruiconoscere, e manco. A questa guisasi legge chevolle Nabuccodonosòr Dio puniranco, Che sette anniil mandò difuror pieno Sì che,qual bue, pascevaTerba e ilfieno. 66 Ma perch'assaiminor del Paladino, Chedi Nabucco, èstato pur Peccesso, Sol di tremesi dal volerdivino A purgar questoerror termine èmesso. Né ad altroeffetto per tantocammino Salir quassù t'hail Redentor concesso. Senon perchè danoi modo tuapprendi, Come ad Orlandoil suo sennosi renda. Sfcanza 89. i)7Gli è yerche ti bisognaaltro viaggio Far meco,e tutta abbandonarla terra. Nel cerchiodella Luna amenar t aggio, Chedei pianeti anoi più prossimaerra; Perchè la medicinache può saggio Rendere Orlando,1& dentro siserra. Come la Lanaquesta notte sia Sopranoi giunta, ciporremo in via. ?Di questo ed'altre cose fudiffuso Il parlar dell'Apostoloquel giorno. Ma poiche'l Sol s'ebbenel mar rinchiuso, Esopra lor levòla Luna ilcorno. Un carro apparecchiossi, ch'eraad uso D'andar scorrendoper quei cieliintomo: Quel già nellemontagne di Giudea Da'mortali occhi Elialevato avea. Quattro destriervia più chefiamma rossi Ài giogoil santo Evangelistaaggiunse; 5 poi checon Astolfo rassettossi, 3 preseil freno, inversoil ciel lipunse, botando il carro,per l'aria levossi, Stosto in mezzoil fuoco etemogiunse; )he'l vecchio fé' miracolosamente, !he, mentrelo pass&r, nonera ardente. Tutta lasfera varcano delfuoco t indi vannoal regno dellaLuna, eggon per lapiù parte esserquel loco )me unacciar che non ha macchiaalcuna; Io trovano uguale,0 minor poco, [ciò ch'in questoglobo si raguna, questo ultimoglobo della terra, attendo ilmar che ladrcondcT e serra. Quiviebbe Astolfo doppiamaraviglia; e quel paeseappresso era sigrande, quale a unpicdol tondo rassimiglia noi chelo miriam daqueste bande; ch'aguzzar conviengliambe le ciglia, adila terra e'1 mar, eh'intomo spande, cerner vuol;che non avendoluce, magin lor pocoalta si conduce. Jtrifiumi, altri laghi,altre campagne ) lassù,che non sonqui tra noi; ipiani, altre valli,altre montagne, ban lecittadi, hanno icastelli suoi, case dellequai mai lepiù magne vide ilPaladin prima poi: sono ampie esolitarie selve, le Ninfeognor cacciano belve. 73Non stette ilDuca a ricercareil tutto; Che non era ascesoa quello effetto. Dall'Apostolo santofu condutto In unvallon fra duomontagne istretto. Ove mirabilmenteera ridutto Ciò chesi perde oper nostro difetto, 0per colpa ditempo o diFortuna: Ciò che siperde qui, si raguna. 74 Nonpur di regnio di ricchezze parlo, Inche la ruotainstabile lavora; Ma diquel ch'in poterdi tor, didarlo Non ha Fortuna,intender voglio ancora. Moltafama è lassù,che, come tarlo. Iltempo al hmgoandar quaggiù divora: Lassùinfiniti prieghi e voti stanno, Cheda noi peccatoria Dio sifanno. 75 Le lacrimee i sospiridegli amanti, L'inutil tempoche si perdea giuoco, E l'oziolungo d'uomini ignoranti. Vani disegniche non baumai loco; 1 vanidesideri sono tanti. Chela più parteingombran di quelloco: Ciò che insomma quaggiù perdestimai. Lassù salendo ritrovarpotrai. 76 Passando ilPaladin per quellebiche, Or di questoor di quelchiede alla guida. Videun monte ditumide vessiche. Che dentroparea aver tumultie grida; E seppech'eran le coroneantiche E degli Assiije della terraLida, E de' Persie de' Greciche già furo Incl*ti,ed or n'èquasi il nomeoscuro. 77 Ami d'oroe d'argento appressovede In una massa,ch'erano quei doni Chesi fan consperanza di mercede AiRe, agli avariprincipi, ai patroni. Vedein ghirlande ascosilacci; e chiede, Etode che sontutte adulazioni. Di cicalescoppiate imagine hanno Versich'in laude deisignor si fanno. 78Di nodi d'oroe di gemmaticeppi Vede c'han formai mal seguitiamori.V'eran d'acquile artìgli;e che fur,seppi. L'autorità ch'ai suoidanno i Signori. Imantici ch'intorno baupieni i greppi. Sonoi fumi deiPrincipi, e ifavori Che danno untempo ai Ganimedisuoi, Che se nevan col fiordegli anni poi. Buinedi dttadi edi castella Stavan congran tesor quivisozzopra. Domanda, e sache son trattati,e quella Congiura chesi mal parche si copra. Videserpi con &cciadi donzella, Di monetierie di ladroniV opra: Poi videbocce rotte dipiù sorti, Oh'era ilserrò delle miserecorti. 80 Di versateminestre una granmassa Vede, e domandaal suo Dottor,ch'importo. L'elemosina è, dice,che si lassa Alcun,che fatta siadopo la morte. Divari fiori adnn gran montepassa, Ch'ebbe già buonoodore, or putiaforte. Questo era ildono (se peròdir lece) Che Costantinoal buon Silvestrofece. 81 Vide grancopia di paniecon visco, Ch'erano, odonne, le bellezzevostre. Ltmgo sarà, setutte in versoordisco Le cose chegli ftir quividimostre; Che dopo millee mille ionon finisco, E vison tutte l'occorrenzienostre:Sol la pazzianon v' època assai; Chesta quaggiù, se ne partemai. 82 Qaivi adalcuni giorni e&tti sui, Ch'egli giàavea perduti, siconverse: Che se nonera interprete conlui. Non discemea leforme lor diverse. Poigiunse a quelche par si averlo a nui.Che maiper esso aDio voti nonfèrse; 10 dico ilsenno: e n' eraquivi un monte. Soloassai più, chel'altre cose conte. 83Era come unliquor suttile emolle. Atto a esalar,se non sitien ben chiuso; Esi vedea raccoltoin varie ampolle, Qaalpiù, qual mencapace, atte aquell'uso. Quella è maggiordi tutte, inche del folle Signord'Anglante era ilgran senno infuso; Efu dall'altre conosciuta,quando Avea scritto difuor: Senno d'Orlando. 84E cori tuttel'altre avean scrittoanco 11 nome dicolor di chifu il senno. Delsuo gran partevide il Ducafranco; Ma molto piùmeravigliar lo fènno Moltich'egli credea chedramma manco Non dovesseroaverne, e quividònno Chiara notàsia chene tenean poco; Chemolu quantità n'erain quel lece. 85Altri in amarlo perde, altriin onori. Altri incercar, scorrendo ilmar, rìcèbecze: Altri nellesperanze de' Signori Altridietro alle magichesciocchezze: Altri in gemme,altri in opredi pittori, Ed altriin altro chepiù d'altro apprezze. Disofisti e d'astrologhiraccolto, E di poetiancor ve n'eramolto. 86 Astolfo tolseil suo; chegliel concesse Lo scrìttordell'oscura Apocalisse. L'ampolla inch'era, al nasosol si messe, Epar che quelloal luogo suone gisse; E cheTurpin da indiin qua confesse Ch'Astolfo lungotempo saggio visse; Mach'uno error chefece poi, fuquello Ch' un' altra volta glilevò il cervello. 87La più capacee piena ampolla,ov' era n sennoche solea fynsavio il Conte, Astolfo toUe:e non è leggiera, Come stimò,con l'altre essendoa monte. Prima che'1 Paladin daquella sfera Piena diluce alle piùbasse smonte. Menato fudall'Apostolo santo In unpalagio, o v'era unfiume accanto; 88 Ch'ognisua stanza aveapiena di velli Dilin, di seta,di coton, dilana. Tinti in varicolori e bruttie belli. Nel primochiostro una femminaoana Fila a unaspo traea datutti quelli; Come veggiaml'estate la villana Traerdai bachi lebagnate sposrlie, Quando latfuova seta siraccoglie. 89 Ve chi,finito un vello,rimettendo Ne viene unaltro, e chine porta altronde: Un'altra dellefilze va scegliendo Ilbel dal bruttoche quella confonde. Chelavor si faqui, eh' ionon l'intendo?Dice aGiovanni Astolfo: equel risponde: Le vecchieson le Parche,che con tali Stamifilano vite avoi mortali 90 Quantodura un de' velli,tanto dura L'umana vita,e non dipiù un momento. Quitien l'oochio ela Morte ela Natura, Per saperl'ora ch'un debbaesser spento. Sceglier lebelle fiU hal'altra cura. Perchè sitesson poi perornamento Del Paradiso; e dei piùbrutti stami Si fanper li dannatiaspri legami 91 tatti i yellieh' erano giàmessi In aspo, escelti a Gumealtro lavoro, Erano inbrevi piastre inomi impressi: Altri diferro, altri d'argentoo d'oro; E poifitti n'avean cumulispessi, De' quali, senza maifarvi ristoro. Portarne vianon si vedeamai stanco Un yecchio,e ritornar sempreper anco. 92 Eraquel vecchio siespedito e snello. Cheper correr pareaohe fosse nato: Eda quel monteil lemho del mantello Portava piendel nome altruisegnato. Ove n' andava,e perchè faceaquello, Nell'altro Canto visarà narrato, Se d'avernepiacer segno fìtrete Conquella grata udienzache solete. N oT B. St. 1.V.1. Arpie sonoqui i barbarisoeei in Italia iloro desolata. 8t. 2.V.14. Troppo falld,$ec. Allude aGiulio n, e, dopola giornata diRavenna, riaccese laguerra in Jia, chiamandovigli Svizzeri perdiscaociame i Fran ii,y. 5. iZ bel vivereè la bellavita che inItalia menava prima delladiscesa di OarloYIII. IT. 3. V.27.Cacci fiAor diLete: fàccia dimenti e;e ciò riguardala misera condizionedeglltaliani. !a virtù diCalai e diZete, ecc.: due figlidi Borea li Oritia,i quali cacciaronosino alle Strofadile Arpie brattavano lemense di Fineore di Tracia. T.5. V.8. JZcan trifauce, èCerbero da treteste. T. 7. V.5.Far mossa, dondolare. T.12. V.17. Anassarete:donzella di Cipro,la insensibilità all'amore dlfl,principe cipriotto, cen so ilgiovine ad appiccarsi;ed ella Aiconvertita in IO. Dafne: ninfa, chefuggendo da Apollo,da cui amata, vennecangiata in lauro. r.14. V.3e. JZ"a Teseo eGiasone, ecc. Rammenta 'oeta quattroingannatori di donne:Teseo cioè e ione,che delusero, TunoArianna, Paltro Medea;Enea, [uistatore del Lazio,che abbandonò Didone,e Am , figliodi David, chemutò in odioil suo amoreper ar; di chenacque odio mortalefta lui eAbsalon. . 18. V.1.~ La Panfilia,la Caria, laCilicia, come e laLidia, erano regnidell'Asia minore, oggi Ana 32.V.6. Più straliimpenni: guarnisca di ),prepari altri straliper innamorarlo. 36. y.6. Tributo pagatoper vassallaggio. Ircania,provincia dell'antica Persia,sul mar Ca famosaper le suetigri (tigri ireane)che non vi iù. 38.V.7. Lestrigoni: rozzipopoli del Lazio, asentati neHOdisseacome antropofSaigi. 30. V.15.Non fu daEuHsteo mai, ecc.Vedi i mitologi lemolte prove acui Alcide (Brcole)fu osto, per l'odioohe gli portavaGiunone. In Lema, l'Idra;in Nomea, ilLeone; in Tracia,Diomede; in ato acciseon cinghiale ferocissimo;in Nnmidia, •nte Anteo;sul Tevere, Caco;solllbero, Gerione. 17. V.3.Infeee: deturpò. iO. V.5.Vaghi: scorra intomo. St.53. V.5. Dedalo:qui ifieoso, amodo di epiteto. Lemirahil sette moli:le sette, chiamate dagli antichi,maraviglie del mondo;vale a dire, lePiramidi egiziane, ilsepolcro di Mausolo,il tempio di Dianain Efeso, ilcolosso di Rodi,il palazzo diCiro re dei Medi,la statua diGiove Olimpico, ele mura di Babilonia. St. 58.V.18 Giovanni l'evangelista, figlinoldi Zebedeo. St. 69. v.28.Enoch, U patriarca,ecc. In letàd'anni 365 fu rapitosopra un carrodi fuoco, eportato vivo nel paradisoterrestre, dove sidice che debbastare fino alla consumazionedei secoli. Ilgran profeta Elia. Presso alfiume Giordano, esugli occhi delprofeta Eli seo, suo discepolo,anche Elia scomparvesopra un carro difuoco. Tube, trombe,voce latina usatada Dante. St. 61.v.5. Il vecchiosposo: Titone. St. 62. V.1.~ Scorse: discorse,ragionò. St. 69. V.16.Quattro destrier, viapiù che /lammu rossi;ed il Petrarca,Trionfo d'Amore, I:Quattro de strier via piùche neve bianchi.E tosto inmesso U fuoco etemogiunse. Intendi nellasfera del fuoco,che, secondo le teoriedi Tolomeo, credevasiintermedia fm la terrae il cielodella luna. St. 75.V.4. Non hanmai loco: non sonomai eseguiti. St. 76. v.1.Biche: qui cumuli, mucchi. St.78. V.Ò, Jcppi;le pelli de' mantici,che di latandosi e restringendosi avicenda, accolgono l'ariae la respingono fuori.Ganimedi: qui sta peri favoriti de'principi. Ganimede,figliuolo di Troe,era si beUo eben formato, cheGiove lo rapiper farsene uncoppiere in cielo. St. 80.V.8. Che Costantino,ecc. Costantino im peratore, di cuisenza fondamento storicosi dice, che passandoad abitare aCostantinopoli donasse Roma aS. Silvestro. St. 84,V.3. Il dtécafranco: Astolfo, che, sebbene inglese, erapaladino di Francia. St.88. V.4. Oana:canuta. St. 91. V.8.£ ritornar sempreper anco: sottin tendi a levarne. St.92. V.1. Eraquel vecchio, ecc.Descrive alle goricamente lavelocità del tempo. dellamore auo; poi,tOjLìeiido occ&slone d&ìlavoro d6lJ" Pattdit, fauno Bi>Ii.''ULlidij elogioal cjìidinal d' KtoHostra qiuQcli tOMÈÈ iltem|iu Hpi,'iiga inomi deIi nominiofìiurì, e comesalg a i immortùlr.(lUi'l f!iri prcdaii.E ripiiliandu Ufilo dui Foi:im&" ri ferisce alcuni fattilj;ì Brad cimante,elle, punta tuttoradì, pei' Ruggiero, Iosfida a Uattaglia, Chi saliràper moi Madonnain cielo A riportarneil miu perti ut aingegno Che poicli'n:ìcì debeì ToatrioccM il telo Cile1 cor mifisee, ognor perdendoTegno?Ké di tauUiattura mi querelo, rurchè noncresca, ma sdaa quesito segno; Cyii> dubito, SGpiù si Tascemando, Dì venir tal,qual lio descrittoOrlando. Per riaTer l'ingeiernomio aTTiso Cilenon bisogna cheper Tana iopoggi Nel cercliio dellaLuna o inParadisa; Chè'ì mio noncredo che tantoalto alloggi. Nc beivostri occld enel sereno visoNel sen davoris>e alabagtrìm poggi Sene va errando;ed io conqueste labbia Lo còrrò yse vi parch'io lo riabbia. Pergli ampli tettiandava il Paladino \itte mirandole fatare vite, 'oich'ebbe visto sulfatai molino olgerd quelle<ih' erano già ordite:scòrsenn vello chepiù che d'drfino )Iender parea; sarian gemme trite, in filosi tirassero conarte, a comparargli allamillesma parte. Mirabilmente il bel vellogli piacque, le trainfiniti paragon nonebbe; di sapere altodisio gli nacque, landòsarà tal vita,e a chisi debbe. Evangelista nullaglie ne tacque:eventi anni principioprima avrebbe, le coll'Me col Dfosse notato anno correntedal Verbo incarnato. 9Quegli ornamenti chedivisi in molti, Amolti basterìan pertutti ornarli, In suoornamento avrà tuttiraccolti Costui, di ch'aivolato ch'io tiparli. Le virtudi perlui, per luisuffolti Saran gli studi;e s'io vorrònarrar li Alti suoimerti, al finson si lontano, Ch'Orlando ilsenno aspetterebbe invano. 10Cosi venia Vimitator di Cristo Ragionando colDuca: e poi chetutte Le stanze delgran luogo ebbonovisto, Onde l'umane viteeran condutte. Sul fiumeuscirò, che d'arenamisto Con l'onde discorreaturbide e brutto; Evi trovar quelvecchio in sula riva, Che congì' impressi nomivi veniva. E comedi splendore edi beltade el vellonon avea simileo pare; sì sariala fortunata etade, edovea uscirne almondo, singulare; rchè tuttele grazie incl*tee rade, alma Natura,o proprio studiodare, )enigna Fortuna aduomo puote, rà inperpetua ed infallibildote. )el Be de' fiumitra l'altiere coma siedeumil, diceagli, epiccol borgo; anzi ilPo, di dietrogli soggiorna Jta paludeun nebuloso gorgo; ,volgendosi gli anni,la più adoma tuttele città d'Italiascorgo, pur di murae d'ampli tettiregi, di bei studie di costumiegregi anta esaltatone ecosi presta, fortuita 0d'avventura casca; V haordinata il Cielperchè sia questa uàin che l'uom,di ch'io tiparlo, nasca: j doYeil fhitto hada venir, s' innesta •nstudio si facrescer la frasca; artefice l'oroaffinar suole, he legargemma di pregiovuole. " si leggiadra si bellaveste la ebbe altr'almain quel terrestreregno; ro è scesoe scenderà daqueste superne un spiritosi degno, ) perfame Ippolito daEste e V eternaMente alto disegno, itoda Este saràdetto mo a ehiDio si riccodono ha eletto. 11Non so sevi sia a mente, iodico quello Ch' al fin dell' altroCanto vi lasciai. Vecchio difaccia, e sidi membra snello. Ched'ogni cervio èpiù veloce assai. Deglialtrui nomi eglisi empia ilmantello; Scemava il monte,e non finivamai; Ed in quelfiume che Letesi noma, Scarcava, anziperdea la riccasoma. 12 Dico che,come arriva insu la sponda Delfiume, quel prodigovecchio scuote Il lembopieno, e nellaturbida onda Tutte lasciacader l'impresse note. Unnumer senza finse ne profonda, Ch'un minimousoaver non sene puote; E dicento migliaia chel'arena Sul fondo involve,un se neserva appena. 13 Lungoe d'intomo quelfiume volando Gfivano corvied avidi avoltori> Mulacchie evari augelli, chegridando Facean discordi strepitie r omeri; Edalla preda correantutti, quando Sparger vedeangli amplissimi tesori: Echi nel becco,e chi nell'ugnatorta Ne prende; malontan poco gliporta. 14 Come voglionoalzar per l'ariai voli. Non hanpoi forza che'1 peso sostegna; 1che convien cheLete pur involi Dericchi nomi lamemoria degna. Fra tantiaugelli son duocigni soli. Bianchi, Signor,come è lavostra insegna, Che vengonlieti riportando inbocca Sicuramente il nomeche lor tocca. 562 ORLANDO PUBIOSO. stanza 16. 16Cosi contra ipensieri empi emaUgm Del yecchio, chedonar gli yorriaai ùmim Alcan nesalyan gli augellibenigni Tatto Tayanzo obblivìonoonsnme. Or se neyan notando isacri di, Ed orper l'aria battendole pinme, Finché pressoalla ripa delfiiime empio Troyano uncolle, e soprail colle untempii. 16 All'Immortalitade illaogo è sacro, Oyeuna bella Ninfagiù del colle Vienealla ripa delletéo layacro, E dibocca dei cignii nomi tolle; Equelli affigge intornoal simalacro Ch'in mezzoil tempio unacolonna "tolle.Qoiyi li sacra,e ne fa tal goyemo. Cheyi si puonyeder tutti ineterno. 17 Chi siaquel yecchio, eperchè tatti al rkSenza alcun fruttoi bei nomidispensi, E degli augelli,e di quelluogo pio Onde labella Ninfa alfiume yiend, Ayeya Astolfodi saper desio Igran misteri egli incogniti sensi; Edomandò di tuttequeste cose L'uomo diDio, che cosigli rispose:18 Tudèi saper chenon si muoyefronda Laggiù, che segnoqui non sene fiaccLL Ogni effettoconyien che corrisponda In terrae in ciel,ma con diyersafaccia. Quel yecchio, la cui barbail petto innond&. Veloce siche mai nullaV impaccia, Gli effettipari e lamedesima opra Che '1Tempo fa laggiù,fa qui disopra. 19 Vòlte cheson le filain su laruota, Laggiù la yitaumana arriva alfine. La fama 1&,qui ne rimanla nota; Ch' immortali sarianoambe e divine, Senon che quiquel dalla irsutagota, E laggiù ilTempo ognor nefk rapine Questi legetta, come yedi,al rio:E quell'immerge nell'eterno obblio. 20E come quassùi corvi e gliavoltori E le mulacchiee gli altrivari augelli S' affaticano tuttiper trar fuori Dell'acqua i nomi cheveggion più beUi; Cosilaggiù ruffiani, adulatori, Buffon, cinedi,accusatori, e quelli Chevivono alle corti,e che visono Più grati assaiche '1 virtuosoe 1 buono; stanza13. 21 E sonchiamati cortigian gentili, Perchè sannoimitar l'asino e'1 ciacco; DeMor Signortratto che nahhiai fili La giustaParca, anzi Veneree Bacco, Questi dich'io ti dico,inerti e vili. Natisolo. ad empir dicibo il sacco. Portano inbocca qualche giornoil nome; Poi nelPobbliolascian cader lesome. 7 Omero Agamennonvittorioso, E iTroian parer xilied inerti; E chePenelopea, fida alsuo sposo, Dai prochimille oltraggi aveasofferti. E se tuvuoi cheU vernon ti siaascoso, Tutta al contrarioV istoria converti:Chei Greci rotti,e che Troiavittrice E che Penelopeafu meretrice. ?2 Macome i cigni,che cantando lieti Rendonosalve le medaglieal tempio; Cosi giiuomini degni dapoeti Son tolti dalPobblio,più che morteempio. 0 beue accortiPrincipi e discreti, Cheseguite di CesareV esempio, E gliscrittor vi fateamici, donde Non avetea temer diLete Fonde! 3 Son,come i cigni,anco i poetirari, Poeti che nonsian del nomeindegni. Si perchè ilCiel degli uominipreclari Non paté maiche troppa copiaregni, Sì per grancolpa dei Signoriavari Che lascian mendicarei sacri ingegni; Chele virtù premendo,ed esaltando I vizj,caccian le buonearti in bando. [Credi che Dioquesti ignoranti haprivi Dello 'ntelletto, eloro offusca ilumi; Che della poesiagli ha fattoschivi, Acciò che morteil tutto neconsumi. Oltre che delsepolcro uscirian vivi, Ancorchavesser tutti irei costumi; Purché sapessonfarsi amica Cirra, Piùgrato odore avrian,che nardo omirra. Non si pietosoEnei, forteAchille u, come èfama, fiero Ettorre; neson stati emille e millee mille he lorsi puon converità anteporre; i donatipalazzi e legran ville )ai discendentilor, gli hafatto porre Q questisenza fin sublimionori )air onorate mandegli scrittori. Non fasi santo benigno Auguste, 'ome latuba di Virgiliosuona: "' avere avutoin poesia buongusto, a proscrizione iniquagli perdona. essun sapriase Neron fosseingiusto, è sua masaria forse menbuona, vesse avuto eterra e cielnimid, i gli scrittorsapea tenersi amici. stanza24. 28 Dair altraparte odi chefama lascia Elisa, ch'ebbeil cor tantopudico; Che riputata vieneuna bagascia, Solo perchéMaron non lefu amico. Non timaravigliar eh io n'abbiaambascia, E se diciò diffusamente iodico. Gli scrittori amo,e fo'il debitomio; Chal vostro mondofui scrittore anch'io. 21E sopra tuttigli altri iofeci acquisto Che nonmi può levartempo morte: Eben convenne almio lodato Cristo Rendermi guiderdondi si gransorte. Ducimi di queiche sono altempo tristo. Quando lacortesia chiuso hale porte; Che conpallido viso emacro e asciutto Lanotte e '1di vi picchiansenza frutto. 80 che,continuando il primodetto, Sono i poetie gli studiosipochi; Che dove nonhan pasco ricetto, Insin le fereabbandonano i lochi. Cosidicendo il vecchiobenedetto Gli occhi infiammò,che parveno duofuochi: Poi volto alDuca con unsaggio riso, Tornò serenoil conturbato viso. 31Resti con loscrittor dell'EvangeloAstolfo ormai, ch'iovoglio far unsalto. Quanto sia interra a venirfin dal cìdo: Ch4onon posso piùstar su l'aliin alto. Tomo alladonna, a cuicon grave telo Mossoavea gelosia crudeleassalto. Io la lasciaieh' avea conbreve erra Tre Regittati, un dopol'altro, in terra; Stanza40. E che giuntala sera adun castello Ch'alia viadi Parigi siritrova, D'Agramante che, rottodal fratello, S'era ridottoin Arli, ebbela nuova. Certa che'lsuo Rnggier fossecon quello; Tosto ch'apparvein ciel laluce nuova. Verso Provenza,dove ancora intese OheCarlo lo seguia,la strada prese. 33Verso Provenza perla via piùdritta Andando, s'incontrò inuna donzella, Ancorché fosselacrimosa e afflitta. Bella difaccia, e dimaniere bella. Questa eraquella si d'amortrafitta Per lo figliuoldi Monodante, quella Donnagentil ch'avea lasciatoal ponte L'amante suoprigion di Rodomonte. stanza 31.84 Ella veniacercando un cavalìero, Cb' afar battaglia usato,come lontra In acquae in terrafosse, e cofiero, Che lo potesseal Pagan porreincontra. La sconsolata amicadi Ruggiero, Come quest'altra sconsolataincontra, Cortesem*nte la saluta,e poi Le chiedela cagion deidolor suoi. 35 Fiordiligilei mira, eveder parie Un cavaliereh al suobisogno fia; E cominciadel ponte aricontarle, Ove impedisce ilRe d Algierla via; E ch'erastato appresso dilevarle suo: non chepiù forte sia; Masapea darsi ilSaracino astuto Col pontestretto e conquel fiume aiuto. (6Se sei, dicea,si ardito esi cortese, Come benmostri 1 unoe 1 altroin vista, vendica, perDio, di chimi prese Il miosignore, e mifa gir sitrista; E consigliami aknenoin che paese Possaio trovare un eh'a coluiresista, E sappia tantod'arme e dibattaglia, Che '1 fiumee '1 ponteal Pagan pocovaglia. 7 Oltre chetu farai quelche conviensi Ad uomcortese e a cavallerò errante, In beneficioil tuo valordispensi Del più fedeld'ogni fedele amante. Dell'altre suevirtù non appartiensi Ame narrar; chesono tante etante, Che chi nonn' ha notizia,si può dire Chesia del vederprivo e dell'udire. B Lamagnanima donna, a cui fugirata Sempre ogni impresache può farladegna D'esser con laudee gloria nominata. Subito alponte di venirdisegna: Ed ora tantopiù, eh' è dispei'a, Vien volentier, quandoanco a mor,vegna; Che credendosi, misera!esser priva Del suoRuggiero, ha inodio d'esser viva. )Per quel ch'iovaglio, giovane amorosa. Rispose Bradamante,io m' offerisco Di farl'impresa dura eperigliosa. Per altre causeancor, ch'io preterisco; Ma più,che del tuoamante narri cosa (he narrar dipochi uomini awertisco, Che siain amor fedel;ch'afiè ti giuro Ch'inciò pensai eh' ognunfosse pergiuro. 40 Conun sospir quest'ultimeparole Finì, con unsospir eh' uscidal core; Poi disse: Andiamo; enel seguente sole Giunseroal fiume, alpasso pien d'orrore. Scoperte dallaguardia che visuole Fame segno colcorno al suoSignore, n Pagan s'arma;e, quale è'Isuo costume. Sul pontes' appresenta in ripaal fiume:41 Ecome vi comparquella guerriera. Di porlaa morte subitominaccia, Quando dell'arme edel destrier, such'era, Al gran sepolcrooblazi'on non faccia. Bradamante chesa l'istoria vera, Comeper lui mortaIsabella giaccia, Che Fiordiligidetto le l'avea, AlSaracin superbo rispondea: 42Perchè vuoi tu,bestiai, che gl'innocenti Facciano penitenziadel tuo fallo? Delsangue tuo placarcostei convienti. Tu l'uccidesti;e tutto '1 mondosallo. Sì che ditutte l'arme eguernimenti Di tanti chegittati hai dacavallo, Oblazione e vittimapiù accetta Avrà, ch'iote le uccidain sua vendetta. 43E di miaman le fia più gratoil dono, Quando, com'ella fu, sondonna anch' io:Néqui venuta adaltro effetto sono, Oh' avendicarla; e questosol disio. Ma fartra noi primaalcun patto èbuono, Che'l tuo valorsi compari colmio. S'abbattuta sarò, dime farai Quel chedegli altri tuoiprigion fatt' hai:44Ma s' io t' abbatto,come io credoe spero, Guadagnar voglio iltuo cavallo el'armi, E quelle offerirsole al cimitero, Etutte l'altre distaccarda' marmi; E voglio chetu lasci ogniguerriero. RisposeBodomonte: Giusto parmi Chesia come tudi'; ma i prigion darti Giànon potrei, ch'ionon gli hoin queste parti. 45Io gli hoal mio regnoin Africa mandati Mati prometto eti do benla fede, Che sem'awien per casiinopinati Che tu stiain sella, ech'io rimanga a piede, Faròche saran tuttiliberati In tanto tempo,quanto si richiede Didare a unmesso che 'nfretta si mandi Afar quel che,s' io perdo, micomandi. 46 Ma 8a te toccastar di sotto,come Più si conviene,e certo soche fia, Non yochelasci Parme, il tao nome, divinta, sottoscritto sia: Altuo bel viso,a begli occhi, allechiome; Che spiran tuttiamore e leggiadria. Voglio donarla mia vittoria;e basti Che tidisponga amarmi, ovem'odiasti. 49 Nel trapassarritrovò appena loco Oveentrar col destrìerquella gnenierm; E fua gran risco,e ben vimancò poeo. non traboccònella riviera; Ma Rabicano,il quale ilvento e 1faoeo Concetto avean, sidestro ed agiiera. Che nel margineestremo trovò strada; Esarebbe ito ancos'un fil dispada. stanza 50 EUa sivolta, e centrarabbattuto Pagan ritoma: e conleggiadro mott<":Or puoi,disse, veder chiabbia perduto, E achi di noitocchi di stardi sotto. Di maravigliail Pagan restamuto, Ch' una donnaa cader Vabbia condotto; E farrisposta non potè o nonvolle, E fu comeuom pien distupore e foUe.' 51Di terra silevò tacito emesto; E poi ch'andatofu quattro osei passi. Lo scudoe Telmo, edell'altre arme ilresm Tutto si trasse,e gittò contrai sassi; E soloe a piefu a dileguarsipresto; Non che commissì'onprima non lassi Aun suo scudier,che vada afar V eflfeao Deiprigion suoi,• secondoche fu detto. 52Partissi; e nullapoi pia se n'intese.Se nonche stava in una grottascura. Intanto Bradamante aveasospese Di costui l'armeall' alta sepoltura; E fattonelevar tutto l'arnese, Dqual dei cavalieri,alla scrittura. Conobbe dellacorte esser diCarlo, Non levò ilresto, e nonlasciò levarlo. 47 Ioson di talvalor, son dital nerbo, Ch'aver nondèi d'andar disotto a sdegno. Sorrise alquanto,ma d'un risoacerbo, Che fece d'ira,più che d'altro,segno. La donna: uè risposea quel superbo; Matornò in capoal ponticel dilegno. Spronò il cavallo,e con lalancia d'oro Venne a trovarquell'orgoglioso Moro. 53 Oltr'aquel del figliuoldi Monodante, V'è queldi Sansonetto ed'Oliviero, Che, per trovareil Principe d'Anglante, Quivi condusseil più drittosentiero. Quivi fur presi,e fiiro ilgiorno innante Mandati viadal Saracino altiero: Diquesti T armefé' la donnatórre Dall'alta mole, echiuder nella torre. 4SRodomonte alla giostras' apparecchia:Viene a grancorso; ed èsi grande ilsuono Che rende ilponte, eh' intronarl'orecchia Può forse amolti che lontanne sono. La lanciad'oro fé' l'usanza vecchia: Chequel Pagan, sidianzi in giostrabuono. Levò di sella,e in arialo sospese, Indi sulponte a capoingiù lo stese. 54Tutte l'altre lasciòpender dai sa&M. Chefur spogliate aicavalier padani. V eranl arme d'unRe, del qualei pafsi Per Frontalattemal fur spesie va i:Iodico l'arme delRe de' Circassi, Chedopo lungo errarper colli epiani, Venne quivi alasciar V altrodestriero; E poi senz'armeandossene leggiero. 5 S'erapartito disarmato ea piede Quel Repagan dal perigliosoponte, Si come glialtri, cheran disua Fede, Partir da lasciava Rodomonte. Madi tornar piùal campo nongli diede Il cor;chMvi apparir nonavria fronte; Che, perqnel che vantossi,troppo scorno Gli saria&ryi in talgnisa ritorno. 68 Ovenavilio e buonacompagnia Spero trovar, dagir neir altro lito. Mainon mi fermerò,finch'io non sia Venutaal mio Signoree mio marito. Voglio tentar,perchè in prigionnon stia, Più modie più: che,se mi vienfallito Questo che Rodomontet' ha promesso, Ne voglioavere nno edun altro appresso. X_r Stanza 62. Stanza 62. 5Di pur cercarnuovo desir loprese Colei che solavea fissa nelcore. Fu r avventura sua,che tosto intese (Ionon vi sapreidir chi nefu autore) Oh' ellatornava verso ilsuo paese:Ondesso, comeil punge esprona Amore, Dietro allapesta subito sipone. Ma tornar voglioalla figlia d'Amene. 'Poi che narratoebbe con altroscritto, Come da leifa liberato ilpasso; A Fiordiligi eh' aveail core afflitto, Etenea il visolacrimoso e basso, Domandò umanamenteov'ella dritto y olea chefosse, indi partendo,il passo. Rispose Fiordiligi:Il mio cammino Vo'che sia inArli al campoSaracino, AaiosTo. Iom'offerisco, disse Bradamante, D'accompagnarti unpezzo della strada, Tantoche tu tivegga Arli davante, Oveper amor mìovo'che tu vada Atrovar quel Ruggierdel re Agramante, Che delsuo nome hapiena ogni contrada; Eohe gli rendiquesto buon destriero, Onde abbattutoho il Saracinoaltiero 60 Voglio eh' a puntotu gli dicaquesto:Un cavalier chedi provar sicrede, E fare atutto '1 mondomanifesto Che contra laisei mancator difede; Acciò ti troviapparecchiato e presto, Questo destrier,perch'io tei dia,mi diede. Dice chetrovi tua piastrae tua maglia, Eche l'aspetti a&r te"o battaglia. 61Digli questo, e non altro;e se quelvuole Saper da teelisio son, di' chenoi sai. Quella risposeumana come suole:Nonsarò stanca intuo servizio mai Spenderla vita, nonche le parole; Chetu ancora perme cosi fattohai. Grazie le rendeBradamante, e piglia Frontino, ele lo porgeper la briglia. 62Lungo il fiumele belle pellegrine Giovani vannoa gran giornateinsieme, Tanto che veggonoArli, e levicine Rive odon risonardel mar chefreme. Bradamante si fermaalle confine Quasi de' borghied alle sbarreestreme, Per dare aFionliligi atto intervallo. Che condurlea Raggier possail cavallo. 63 VienFiordiligì" ed entranel rastrelk. Nelponte e nellaporta; e secoprende Chi le facompagnia fino all'ostello Ove abitaRuggiero, e quiviscende; £, secondo ilmandato, ai damigello Far imbasciata, e il buonFrontin gii rak Indiva, che rispostanon aspetta, Ad eseguireil suo bisognoin fretta. 64 Ru&:gierri man confusoe in pensìergn::ir E non saritrovar capo viaDi saperchi lo sfide,e chi glimande A dire oltraggio,e a farglicortesia. Che costui senzafede lo domande, 0possa domandar uomoche sia, Non saveder imaginare;e prima, Ch'ogu' altro siache Bradamante, istinti. '''n jt.._. _ stanza rL:, S 765 Chefosse Rodomonte, erapiù presto Ad aver,che fosse altri,opinione; E perchè ancorda lui debbaudir questo Pensa, iraaginar può lacagione. Fuorché con lui,non sa ditutto '1 resto Delmondo con chilite abbia etenzone. Tu tanto ladonzella di Dordona Chiede battaglia,e forte ilcorno suona. C6 Vienla nuova aMarsilio e adAgramante, Cli'un cavalier difuor chiede battaglia. caso Serpentinloro era avante, Edimpetrò di vestirpiastra e maglia, Epromesse pigliar questoarrogante. Il popol vennesopra la muraglia; Néfanciullo restò, restò veglio, Che nonfosse a vederchi fésse meglio. 67Con ricca sopravvestae bello arnese Serpentin dallaStella in giostravenne. Al primo scontroin terra sidistese:Il destrìer averparve a fuggirpenne. Dietro gli corsela donna cortese, Eper la brigliaal Saracin lotenne, E disse: Monta, e fa che'1 tuo Signore Mimandi un cavalierdi te migliore. 68II Re african,eh' era congran fiinuglìt Sopra lemura alla giostravicino, Del cortese attoassai si maraviglia, Ch'usato hala donzella aSerpentino. Di ragion puòpigliarlo, e nonlo piglia. Diceva, udendoil popol Saracino. Serpentin giunge;e com'ella comanda, Unmiglior da suaparte al Redomanda. 9 Grandonio diYolteraa furibondo . Ilpiù superbo cavalierdi Spagna, Pregando fecesì, che fdil secondo, Ed uscicon minacce allacampagna: Tua cortesia nullati vaglia almondo; Che, quando dame vinto tu rimagna, Almio Signor menarpreso ti voglio: Maqui morrai, sio posso comesoglio. 0 La donnadisse lui: Tuavillania Non vo chemen cortese farmi possa, ChUo nonti dica chetu torni, pria Chesul duro terrenti doglian Tossa. Ritorna, e dial tuoHe da partemia, Che per similea te nonmi son mossa; Maper trovar guerrierche '1 pregiovaglia, Son qui venutaa domandar battaglia. 1li mordace parlareacre ed acerbo, Graiifuoco al cordel Saracino attizza; Siche, senza poterreplicar verbo, Volta ildestrier con collerae con stizza. Voltala donna, ecentra quel superbo Lalancia d'oro eRabicano drizza. Come Tastafatai lo scudotocca, Coi piedi alcielo il Saracintrabocca. 2 11 destrierla magnanima guerriera Gliprese, e disse: Purtei prediss' io, Chefar la miaambasciata meglio t'er/, Chedella giostra avertanto disio. Di' alRe, ti prego,che fuor dellaschier.i Elegga un cavalierche sia parmio; Né voglia convoi altri aifaticarme, Ch'avete pocaesperienzia d'arme. 75 Contrala donna pergiostrar si fece Maprima salutolla, edella lui. Disse ladonna: Se sapermi lece, Ditemi incortesia chi siatevui. Di questo Ferraùle satisfece: Ch'usò dirado di celarsialtrui. Ella soggiunse: Voi giànon rifiuto; Ala uvria piùvolentieri altri voluto. stanza 71. 3Quei dalle mura,che stimar nonsanno Chi sia ilguerriero in suT arcion si saldo,Quei piùfamosi nominando vanno, Chetremar li fanspesso al maggiorcaldo. Che Brandimarte sia,molti detto hanno: Lapiù parte s' accordaesser Rinaldo:Molti suOrlando avrian fattodisegno; Ma il suocaso sapean, dipietà degno. 4 Laterza giostra ilfiglio di Lanfusa Chiedendo, disse:Non che vincersperi, Ma perchè dicader più degnascusa Abbian, cadendo anch'io, questi guerrieri. Epoi di tuttoquel ch'in giostras'usa, Si messe inpunto; e dicento destrieri Che teneain stalla, d'untolse Teletta, Ch'avea ilcorrere acconcio, edi gran fretta. 76E chi? Ferraù disse.Ella rispose:Ruggiero; eappena il potèproferire; E sparse d'uncolor, come dirose. La bellissima facciain questo dire. Soggiunse aldetto poi: Le cuifamose Lode a talprova m han fatto venire. Altronon bramo, ed'altro non micale, Che di provarcom' egli ingiostra vale. 77 Semplicementedisse le parole Cheforse alcuno hagià prese amalizia. Rispose Ferraù:Prima sivuole Provar tra noichi sa piùdi milizia. Se (lime avvien quelche di moltisuole, Poi verrà ademendar la miatristizia Quel gentil cavalierche tu dimostri Avertanto desio cheteco giostri.78 Parlandotattavolta la donzella, Teneva lavisiera alta dalviso. Mirando Ferraù lafaccia bella, Si senterimaner mezzo conquiso; Etaciturno dentro a favella: Questo unAngel mi pardel Paradiso; E ancorche con lalancia non mitocchi, Abbattuto 'son giàda suoi begliocchi. 79 Preson delcampo: e, come aglialtri avvenne, Ferraà se n uscidi sella netto. Bradamante ildestrier suo gliriteane, E disse: Torna,e serva quelch'hai detto. Ferraù vergognosose ne venne, Eritrovò Ruggier ehera al conspetto Delre Agramante; egli fece sapere Ch'alia battagliail cavalier lochere. 80 Ruggier, nonconoscendo ancor chifosse Che a sfidarlo mandava allabattaglia, Quasi certo divincere, allegrosse; E lepiastre arrecar fecee la maglia:NéTaver visto allegravi percosse Che glialtri sian caduti,il cor glismaglia. Come s'armxsse, ecome uscisse, equanto Poi ne seguì,lo serbo all'altroCanto. N o TB, 'T.3. V.58. Escórse un vello,ecc. In quelvello si denota ilcorso vitale delcardinale Ippolito daEste, ch'ebbe TAriosto insna corte. St. 4.V.68. Che ventianni prima, ecc.Il car dinale Ippolito nacquenel 1479; ederano allora com pinti venti anniprima del 1500. St.6. V.12. Ferraraaveva in anticoil Po da duelati. St, 11. V.7.Ed in quelfinme che Letesi noma: fiume deirobblio,finto dal Poetanella luna, comeDante lo finse nelparadiso terrestre. St. 13.V.a Mulacchie. Uccellimolto slmili aicorvi. St. 14. V.6.Come è lavostra insegna: come èr aquiladi casa d' £st": cioè Taquilabianca in campo azzurro. St. le.V.2. Questa bellaninfa ò laFama. St. 22. V.6.Cesare. Qui CesareAugusto. St. 24. V.7.-Cirra .città nellaFocide, presso Delfo alleradici del Parnaso.I poeti lafinsero stanza delle Muse;ed è quinominata per indicarei poeti. Tt. 28.V.2. Elisa: ossiaDidone, regina diCarta gine, innamorata di Enea. St.33. V.56. Questaera quella, ecc.,Fiordiligi Lo figliuoldi Monodante: Brandimarte. St. 54.V.5 Del rede Circassi: di.Sacripante, pri no posseditoredi Frontalatte, che, venutoin poter di Ruggiero,ta poi dettoFrontino. St. 70. V.68.Bradamante, preoccupato daisuoi pensieri, si carapoco che altrila prenda peruomo o per donna;tanto ò veroche teneva anchela visiera al zata, com'è dettoalla Stanza 78. St.80. V.6. Ilcor gli smaglia: glifiacca, gli prostra 0 C' stanza. Bradamante nellosfidare Ruggiero, Marfisa,che Io haprevenuto, è rovesciatapiù volte dallamagica allori si accendemischia tra icavalieri dell'an campoe dell'altro, spettatoridella contesa. Bradam ante, aelli hariconosciuto Ruggiero, siscaglia contro dilui; ma nonsoif erendo di farglioltraggio, si gettasa li disperde. Ridottasipoi con Ruggieroin luogo appartato,in cui sorgeun avello, ivigiunge Marfisa, uale Bradamantesi attacca dinuovo. Ruggiero sisforza invano diseparare le duecombattenti; e 11 pureè alle presecon l'ostinata Marfisa,una voc3 uscitadall'avello li manifestaper fratello esorella. m eh ovunque sia,sempre cortese •r gentil,ch'esser non puòaltrimente; natura e perabito prese I dimutar poi nonè possente, eh' ovunque sia,sempre palese rillan simostri similmente, nchina almale; e vienea farsi poi difficilea mutarsi. rtesia, digentilezza esempj antiqui guerriersi vider molti, frai moderni; madegli empj avvien ch'assaine vegga eascolti, i guerra, Ippolito,che i tempj ornasteagi' inimici tolti, ¦aestelor galee captive icarche alle paternerive, Tutti gli atticrudeli ed inumani Ch'usasse mai Tartaroo Turco oMoro, Non già convolontà de' Veneziani, Che sempreesempio di giustiziaioro, Usaron l'empie escellerate mani Dei reisoldati, mercenari loro. Ionon dico ordi tanti accesifuochi, Ch'arson le villee i nostriameni lochi: Benché fuquella ancor bruttavendetta, Massimamentecontra voi, eh'appresso Cesare essendo, mentrePadua stretta Era d'assedio,ben sapea chespesso Per voi piùd'una fiamma fuinterdetta, E spento ilfuoco ancor, poiche fu messo, Davillaggi e datempli; come piacque All'alta cortesiache con voinacque. Io non parlodi questo, di tanti Altri lordiscortesi e crudeliatti; Ma sol diquel che trardai sassi ipianti Debbe poter, qualvolta se netratti. Quel dì, Signor,che la femigliainnanti Vostra mandaste dove ritratti Dai legnilor con importuniauspici S'erano in luogoforte gP inimici: Stanza 17. 8Schiavon crudele, ondehai tu ilmodo appreso Della milizia?In qual SciziasMntende Ch'uccider si debbaun, poi ch'egliè preso. Che rendel'arme, e piùnon si difende? Dunque uccidestilui, perchè hadifeso La patria? Il sole a tortooggi risplende, Crudel secolo,poiché pieno sei DiTiesti, di Tantalie di Atrei. 9Fésti, Barbar crudel,del capo scemo Ilpiù ardito garzonche di suaetade Fosse da unpolo all'altro, edall'estremo Lito degl'Indi aquello ove ilsol cade. Potea inAntropofa*go, in Polifemo Labeltà e glianni suoi trovarpietade; Ma non inte, più crudoe più fellone D'ogni Ciclopee d'ogni Lestrigone. 10 Simileesempio non credoche sia Fra gliantiqui guerrier, de'quaigli studi Tutti furgentilezza e cortesia; Nédopo la vittoriaerano crudi. Bradamante nonsol non eraria A quei eh'avea, toccando lorgli scudi, Fatto uscirdella sella; matenea Loro i cavalli,e rimontar facea. 11Di questa donnavalorosa e bella Iovi dissi disopra, che abbattuto Aveva Serpentinquel dalla Stella, Grandonio diVolterna e Ferrauto, Eciascun d'essi poirimesso in sella; Edissi ancor, che'1 terzo eravenuto, Da lei mandatoa disfidar Ruggiero, Làdove era stimataun cavaliero. 6 QualEttorre ed Eneasm dentro aiflutti, Per abbruciar lenavi greche, andaro; UnErcol vidi eun Alessandro, indutti Datropp(f ardir, partirsia paro aparo; E spronando idestrier, passarci tutti; Ei nemici turbarfin nel riparo; Egir si innanzi,ch'ai secondo molto Asprofu il ritornare,e al primotolto. 7 Salvossi ilFerruffin, restò ilCantelmo. Che cor, Ducadi Sora, checonsiglio Fu allora iltuo, che trarvedesti l'elmo Fra millespade al generosofiglio, E menar presoa nave, esopra un schelmo Troncargli ilcapo? Ben mimaraviglio Che darti mortelo spettacol solo Nonpotò, quanto ilferro a tuofigliuolo. 12 Ruggier tennelohivito allegramente, E l'armaturasua fece venire. Or,mentre che s' armava,al Re presente Tomaron queiSignor di nuovoa dire, Chi fosseil Cavalier tantoeccellente. Che di lanciasapea si benferire; E Ferraù, cheparlato gli avea. Fudomandato se loconoscea. 13 Rispose Ferraù:Tenete certo Che non è alcundi quei ch'avetedetto. A me parea,eh' il vidia viso aperto, Ilfratel di Rinaldogiovinetto: Ma poi ch'ion'ho l'alto valoreesperto, E so chenon può tantoRicciardetto, Penso che siala sua sorella,molto (Per quel ch'ion'odo) a Inisimil di volto. Ellaha ben famad'esser forte a pareDel anoRinaldo e d'ogniPaladino; 3ra, per quantoio ne veggooggi, mi pare Chevai più delfratel, più delcugino. Come Ruggier leisente ricordare, Del vermigliocolor che '1 mattutinoSparge per Tarla,si dipinge infaccia, £ nel corcriema, e nonsa che sifaccia. 15 A questoannunzio, stimolato epunto Dair amoroso strai,dentro infiammarse, E perl'ossa senti tuttoin un punto Correrun giaccio che'1 timor visparse; Timor eh' un novosdegno abbia consunto Quelgrande amor chegià per luisi l'arse. Di ciòconfuso, non sirisolveva, S'incontra uscirle, oppurrestar doveva. 20 Forzaè a Marfisaeh' a quel colpovada A provar se'1 terreno èduro o molle; Ecosa tanto insolitale accada, Ch' ellan' è pervenir di sdegnofolle. Fu in terraappena, che trassela spada, E vendicardi quel cadersi volle. La figliuolad'Amon non menoaltiera Gridò: Che fai? tu seimia prigioniera. 21 Sebbeneuso con glialtri cortesia, Usar teco,Marfisa, non lavoglio; Come a coleiche d'ogni villania Odoche sei dotatae d'ogni orgoglio. Marfisa aquel parlar fremers'udia Come un ventomarino in unoscoglio. Grida, ma per rabbiasi confonde, Che nonpuò esprimer fuorquel che risponde. 16Or quivi ritrovandosiMarfisa, Che d'uscire allagiostra avea granvoglia. Ed era armata,perchè in altraguisa É raro, onotte o di,che tu lacoglia, Sentendo che Ruggiers'arma, s'avvisa Che diquella vittoria ellasi spoglia, Se lasciache Ruggiero escafuor prima:Pensa ireinnanz, e averneil pregio stima 17Salta a cavallo,e vien spronandoin fretti Ove nelcampo la figliad' Amone Con palpitante corRuggiero aspetta. Desiderosa farseloprigione; £ pensa soloove la lanciametta. Perchè del colpoabbia minor lesione. Marfisa sene vien fuordella porta, E sopraTelmo una feniceporta: stanza 20. 22 Menala spada, epiù ferir nonmira Lei, che '1destrier, nel pettoe nella pancia; MaBradamante al suo la brigliagira, E quel daparte subito silancia; E tutto a un tempocon isdegno ed iraLa figliuola d'Amonspinge la lancia, Econ quella Marfisatocca appena. Che lafa riversar sopral'arena. 18 0 siaper sua superbia,dinotando Sé stessa unicaal mondo inesser forte, 0 pursua casta intenzi'onlodando, Di viver sempremai senza consorte. Lafigliuola d' Amon lamira; e quando Lefattezze ch'amava nonha scorte. Come sinomi le domanda;et ode Esser coleiche del suoamor si gode; 23Appena ella fuin terra, cherizzosse.. Cercando far conla spada mal'opra. Dinuovo l'asta Bradamantemosse, E Marfisa dinuovo andò sozzopra. Benché possenteBradamante fosse, Non però a Marfisaera di sopra, CheT avesse ognicolpo riversata; Ma talvirtù nell'asta eraincantata. 19 0, perdir megUo, essercolei che crede Chegoda del suoamor, colei chetanto Ha in odioe in ira,che morir sivede, Se sopra lei nonvendica il suopianto. Volta il cavallo,e con granfuria riede. Non perdesir di porlain terra, quanto Dipassarle con Tastain mezzo ilpetto, libera restar d'ognisospetto. 24 Alcuni cavalieriin questo mezzo. Alcuni, dico,della parte nostra Sen'erano venuti dove,in mezzo L'un campoe l'altro, sifacea la giostra (Chenon eran lontaniun miglio emezzo), Veduta la virtùche'l suo dimostra; Ilsuo, che nonconoscono altrimente Che perun cavalier dellalor gente. 25 Questivedendo il generosofiglio Di Troiano allemnra approssimarsi, Per ognicaso, per ogniperiglio Non volse sprovvedutoritrovarsi; E chemolti all' arme diérdi piglio, E chefuor dei ripariappresentArsi. Tra questi taRuggiero, a cuila fretta Dì Marfisala giostra aveaintercetta. 23. 26L'innamorato giovene mirando Stavail successo, egli tremava ilcore, Della sua caramoglie dubitando; Che diMarfisa ben sapeail valore. Dubitò, dico,nel principio, quando Simosse V unae V altracon furore; 3ra vistopoi come successeil fatto. Restò maravigliosoe stupefatto: 27 Epoiché fin lalite lor nonebbe, Com'avean T altre avuto,al prim' incontro, Nel corprofondamente gli ne'ncrebbe, Dubbioso pur diqualche strano incontro. Dell'una eglie dell'altra ilben vorrebbe. Ch'ama amendue;non che daporre incontro Sien questiamori: è l'unfiamma e furore, altrabenivolenza più eh'amore. 29 Di quadi gridarsi sente all' arme, Come usatieran far quasiogni giorno. Monti chiè a pie,chi non èarmato a' arme, Alla bandieraognun faccia ritorno, Dicea conchiaro e bellicosocarme Più d'una trombache scorrea d'intorno: Ecome quelle sveglianoi cavalli, Svegliano ifanti i timpanie i taballi. 30La scaramuccia fierae sanguinosa, Quanto sipossa imaginar, simesce. La donna diDordona valorosa, A cuimirabilmente aggrava eincresce Che quel dich'era tanto disìosa, Dipor Marfisa amorte, non riesce; Diqua di volge e si raggira, SeRuggier può veder,per cui sospira. 31Lo riconosce all'aquilad'argento C'ha nello scudoazzurro il giovinetto. Ella congli occhi ecol pensiero intento Siferma a contemplarle spalle e'1 petto, Le leggiadrefattezze, e '1movimento Pieno di grazia;e poi congran dispetto, Imaginando ch'altrane gioisse. Da furoreassalita cosi disse: Stanza26. 2 Dunque baciarsi belle edolci labbia Deve altra,se baciar nonle posa' io?Ahnon sia verogià ch'altra mait'abbia; Che d'altra essernon dèi, senon sei mio. Piuttosto chemorir sola dirabbia, Che meco dimia man mori,disio; Che sebben quiti perdo, almenF Inferno Poi mi tirenda, e stiimeco in eterno. 28Partita volentier lapugna avria, Se con suo onorpotuto avesse farlo. Maquei ch'egli aveaseco in compagnia. Perchè nonvinca la partedi Carlo, Che giàlor par chesuperior ne sia, Saltannel campo, evogliono turbarlo.Dall'altra parte icavalier cristiani Si fannoinnanzi, e sonquivi alle mani. 33Se tu m' cecidi,è ben ragionche deggi Darmi dela vendetta ancoconforto; Che voglion tuttigli ordini ele leggi. Che chi morte altrui,debba esser morto. Népar eh' anco iltuo danno ilmio pareggi: tu morìa ragione, io moroa torto. Farò morirchi brama, oimè !eh' io mora; Matu, crudel, chit'ama e chit'adora. S4 lerchè nondèi tn, mano,essere ardita D'aprir colferro ài mionimico il core? Chetante volte amorte m'ha ferita Sottola pace insicurtà d'amore, Ed orpuò consentir tormila vita, Né poraver pietà delmio dolore. Contra quest'empioardisci, animo forte: Vendica millemie con lasua morte. 36 Benpensa quel che le paroledenno Volere inferir piiì;ch'ella l'accusa Che laconvenzì'on ch'insieme fènno, Nonle osservava: onde, perfarne iscusa, Di volerleparlar le fececenno. Ma qnella giàcon la visiera,chiusa Venia, dal dolorspinta e dallarabbia, Per porlo, eforse ove nonera sabbia. { Glisprona contra inquesto dir; maprima. Guardati, grida, perfidoRuggiero:Tu non andrai,s' io posso, dellaopima Spoglia del cord'una donzella altiero. ComeRuggiero ode ilparlare, estima Che sia la mogliesua, com'era invero; La cui vocein memoria sibene ebbe, Ch'in millericonoscer la potrebbe. 37 QuandoRuggier la vedetanto accesa. Si ristringenell' arme e nellasella:La lancia arresta;ma la tiensospesa, Piegata in parteove non nocciaa quella. Li donna,eh' a ferirlo ea fargli offesa Veniacon mente dipietà rubella, Non potèsoiferir, come fuappresso, Di porlo interra, e farglioltraggio espresso. stanza 29. 88Cosi lor lancevan d'effetto vuote Aqnello incontro; ebasta ben, s' Amore Conl'un giostra econ l'altro, egli percuote D'una amorosalancia in mezzoil core. Poi chela donna sofferirnon puote Di faronta a Ruggier,volge il furore, Chel'arde il petto,altrove; e vifa cose Che saran,finché giri ilciel, famose. e 9In poco spazione gittò perterra Trecento e piùcon quella lanciad'oro. Ella sola queldi vinse laguerra, Hesse ella solain fuga ilpopol moro. Ruggier diqua di s'aggira ed erra Tanto,che se leaccosta e dice: Iomoro, non ti parlo:oimè ! che t'hofatt'io. Che mi debbifuggire? Odi, perDio. 40 Come aimeridional tiepidi venti, Chespirano dal mareil fiato caldo Lenevi si disciolgonoe i torrenti, Eil ghiaccio chepur dianzi erasi saldo; Cosi aquei prieghi, a quei brevilamenti Il cor dellasorella di Rinaldo Subito ritornòpietoso e molle, Chel'ira, più chemarmo, indurar volle. 41Non vuol dargli,o non puote,altra risposta; Ma datraverso sprona Rabicano, Equanto può daglialtri si discosta, Eda Ruggiero accennacon la mano. Fuordella moltitudine inreposta Valle si trasse,ov' era unpiccol piano, Ch'in mezzoavea un boschettodr cipressi Che pareand'una stampa tuttiimpressi. In quel boftchettoera di bianchimarmi Fatta di nuovoun'alta sepoltura. Chi dentrogiaccia, era conbrevi carmi Notato a chisaperlo avesse cura. Maquivi giunta Bradamante,parmi Che già nonpose mente allascrittura. Euggier dietro ilcavallo affretta epunge Tanto, ch'ai boscoe alla donzellagiunge. 43 Ma ritorniamoa Maifisa, che s'era In questo mezzoin sul destrierrimessa, E venia pertrovar quella guerriera Chel'avea al primoscontro in terramessa; E la videpartir fuor dellaschiera, E partir Kuggiervide, e seguiressa; Né si pensòche per amorseguisse, Ma per finircon l'arme ingiuriee risse. Stanza 38. 44Urta il cavallo,e vien dietroalla pesta Tanto, eh' aun tempo conlor quasi arriva. Quanto suagiunta ad ambisia molesta, Chi viveamando il sa,senza ch'io'l scriva. MaBradamante offesa piùne resta; Che coleivede, onde ilsuo mal deriva. Chile può torche non credaesser vero Che l'amorve la spronidi Ruggiero?46 Eperfido Ruggier dinovo chiama. Non tibastava, perfido, disseella, Che tua perfidiasapessi per fama, Senon mi facevianco veder quella? Dicacciarmi da teveggo e' hai brama: Eper sbramar tuavoglia iniqua efella, Io vo'motir; masforzerommi ancora Che muorameco chi ècagion ch'io mora. Stanza. Sdegnosa piùche yipera, sispicca Cosi dicendo, eva contra Marfisa; Edallo scudo Vasta leappicca, Che la faaddietro riversare inguisa, Che quasi mezzoTelmo in terraficca: Né si puòdir che siacolta improvvisa; Anzi faincontra ciò chefar si puote:Eppurein terra delcapo percuote. 47 Lafigliuola d'Amon, chevuol morire 0 darmorte a Marfisa,è in tantarabbia, Che non hamente di nuovoa ferire Con l'asta,onde a gittar dinuovo T abbia; Ma lepensa dal bustodipartire capo mezzo fittonella sabbia: Getta da la lanciad oro, eprende La spada, edel destrier subitoscende. 48 Ma tardaé la sua giunta: chesi trova Marfisa incontra,e di tantaira piena (Poiché s'havista alla secondaprova Cader facilmentesu V arena), Chepregar nulla, enulla gridar giova ARuggier, che diquesto avea granpena Si l'odio eTira le guerriereabbaglia, Che fan dadisperate la battaglia. 49A mezza spadavengono di botto:Eper la gransuperbia che Vha accese, Van purinnanzi, e sison già sotto. Ch'altro non puonche venire alleprese. Le spade, ilcui bisogno erainterrotto, Lascian cadere, ecercan nuove offese. Priega Ruggieroe supplica amendue; Mapoco frutto hanle parole sue. 50Quando pur vedeche '1 pregarnon vale, Di partirleper forza sidispone: Leva di manoad amendua ilpugnale, Ed al pied'un cipresso liripone. Poiché ferro nonhan più dafar male, Con prieghie con minacces' interpone:Ma tutto éiuvan: che la battagliafanno A pugni ea calci, poich'altro non hanno, 51Ruggier non cessa;or l'una orl'altra prende Per leman, per lebraccia, e laritira; E tanto fache di Marfisaaccende Contra di sé,quanto si puòpiù, l'ira. Quella, chetutto il mondovilipende. All'amicizia di Ruggiernon mira. Poi cheda Bradamante sidistacca. Corre alla spada,e con Ruggiers'attacci. 52 Tu faida discortese eda villano, Ruggiero, adisturbar la pugnaaltrui; Ma ti faròpentir con questamano, Che vo'che bastia vincervi ambedui. Cerca Ruggiercon parlar moltoumano Marfisa mitigar; macontra lui La trovain modo disdegnosae fiera, Ch'un perdertempo ogni parlarseco era. Stanza 45 58Ali ultimo Ruggierla spada trasse, Poiché l'iraanco lui fé' rubicondo. Non credoche spettacolo mirasse, Atene oRoma o luogoaltro del mondo, Checosì a' riguardanti dilettasse. Come dilettòquesto e fugiocondo Alla gelosa Bradamante,quando Questo le poseogni sospetto inbando. 54 La suaspada avea toltaella di terra, Etratta s' era ariguardar da parte; Ele parca vederche '1 Diodi guerra Fosse Ruggieroalla possanza eall'arte. Una Furia ìnfemal,quando si sferra, Sembra Marfisa,se quel sembraMarte. Vero é ch'unpezzo il giovenegagliardo Di non far il poterebbe riguardo. 572orlando;furios . 55 Sapeaben la Tirtùdella sua spada; Chetante espeiieuze n'ha già fatto. Ovegiunge, convien che se nevada L'incanto, o nullagiovi, e stiadi piatto; Sì cheritien che '1colpo suo noncada Di taglio 0punta, ma sempredi piatto. Ebbe aquesto Ruggier lungaavvertenza; Ma perde pureun tratto lapazienza, 56 Perchè Marfisauna percossa orrenda Glimena per dividerglila testa. Leva loscudo, che '1capo difenda, Ruggiero, e1 colpo insu T aquila pesta. Vietalo'ncanto che lospezzi o fenda; Madi stordir nonperò il braccioresta: £ s'avea altr'armeche quelle d'Ettorre, Gli poteail fiero Colpoil braccio tórre 57E saria scesoindi alla testa,dove Disegnò di ferirV aspra donzella. Ruggiero ilbraccio manco a penamuove, A pena piùsostien l'aquila bella. Perquesto ogni pietàda rimuove; Parche negli occhiavvampi una facella. Equanto può cacciar,caccia una punta. Marfisa, malper te, sen'eri giunta. 68 Ionon vi soben dir come si fosse:Laspada andò aferire in uncipresso, E un palmoe più nell' arborecacciosse:In modo erapiantato il luogospesso. In quel momentoil monte eil piano scosse Ungran tremuoto; e si sentìcon esso Da quell'avelch'in mezzo ilbosco siede, Gran voceuscir, ch'ogni mortaleeccede. Stanxa 5 59 Gridala voce orribile:Non sia Lite travoi: gli èingiusto ed inumano Ch'alia sorellail f ratei mortedia, 0 la sorellauccida il suogermano. Tu, mio Ruggiero,e tu, Marfisamia, Credete al mìoparlar che nonè vano: In unmedesimo utero d'unseme Foste concetti, eusciste al mondoinsieme 60 Concetti fosteda Ruggier secondo:Vifu Galacì'ella genitrice, 1cui fratelli avendoledal mondo Cacciato ilgenitor vostro infelice, Senza guardareh' avesse incorpo il pondo Divoi, eh' uscistepur di lorradice, La fèr, perchès'avesse ad affogare, S' un debolegno pone inmezzo al mare. 61Ma Fori unache voi, benchénon nati. Avea giàeletti a glorioseimprese, Fece che'l legnoai liti inabitati Sopra leSirti a salvamentoscese; Ove, poi chenel mondo v'ebbedati, L'anima eletta alparadiso ascese, Come Diovolse e fuvostro destino:A questocaso io mitrovai vicino. 62 Diedialla madre sepolturaonesta, Qual potea darsiin desertaarena; E voi teneri,avvolti nella vesta, Mecoportai sul montedi Carena; E mansuetauscir della foresta Fecie lasciare ifigli una leena, Dellecui poppe diecimesi e dieci Ambinutrir con moltostudio fed. 3 Ungiorno che d andarper la contrada, Edalla stanza allontanarmoccorse, Vi soprayyenne acaso nna masnada D'Arabi (ericordarvene de' forse), Chete, Marfisa, tolsernella strada; Ma nonpoter Ruggier, chemeglio corse. Restai dellatua perdita dolente, Edi Rnggier guardianpiù diligente. (54 Ruggier,se ti guardò,mentre che visse, 11tuo maestro Atlante,tu lo sai. Dite sentii predirle stelle fisse, Chetra' Cristiani atradigion morrai:E perchèil mal'influsso nonseguisse, Tenertene lontan m'affaticai; Né ostarealfin potendo allatua voglia. Infermo caddi, emi morii didoglia. 65 Ma innanzia morte, quidove previdi Che conMarfisa aver pugnadovevi, Feci raccor coninfemal sussidi A formarquesta tomba isassi grevi; Ed aCaron dissi conalti gridi: Dopo mortenon vo' lospirto levi Di questobosco, finché nonci giugna Ruggier conla sorella perfar pugna. 66 Cosilo spirto mioper le belleombre Ha molti diaspettato il venirvostro:Si che maigelosia più non t'ingombre, 0 Bradamante, ch'amiRuggier nostro. Ma tempoé ormai chedella luce iosgombre, E mi conducaal tenebroso chiostro. Quisi tacque: ea Marfisa edalla figlia D'Amon lasciòe a Ruggiergran maraviglia. 67 RiconosceMarfisa per sorella Ruggier conmolto gaudio, edella lui E adabbracciarsi, senza offenderquella Che per Ruggieroardea, vanno ambidui Erammentando dell'età novella Alcune cose:Io feci, iodissi, io fui; Vengontrovando con piùcerto effetto, Tutto esserver quel e' halo spirto detto. 68Ruggiero alla sorellanon ascose Quanto aveanel cor fissaBradamante; E narrò conparole affettuose Delle obbligazionche le aveatante: .E non cessò,eh' in grand' amorcompose Le discordie ch'insiemeebbono avante: E ffc',per segno dipacificarsi, Ch'umanamenteandaro ad abbracciar:]. Stanza 62. Adomandar poi ritornòMarfisa Chi stato fosse,e di chegente il padre, Echi l'avesse morto,ed a cheguisa, S'in campo chiuso,o fra l'armatesquadre; E chi commessoavea che fosseuccisa Dal mar atrocela misera madre:Che,se già l'aveaudito da fanciulla, Orne tenea pocamemoria o nulla. 70Kuggiero incominciò: cheda' Troiani Per la linead'Ettorre erano scesi; Chepoi che Astì'anattedelle mani Campò d'Ulissee dalli agguatitesi, Avendo un de' fanciullicoetani Per lui lasciato,usci di queipaesi; E dopo unlungo errar per la marina, Vennein Sicilia, edominò Messina. 72 FuRuggier primo, eGìanbaron di questi, Buovo, Rambaldo,alfin Rnggier secondo, Chefe\ come d'Atlanteudir potesti, Di nostramadre P uterofecondo. Della progenie nostrai chiari gesti Perl'istorie vedrai celebrial mondo. Segui poi,come venne ilre Agolante Con Almontee col padred'Agramante: stanza 66. 71 Idescendenti suoi diqua dal Faro Signoreggiar dellaCalabria parte; E dopopiù successioni andare Adabitar nella cittàdi Marte. Più d'unoImperatore e Repreclaro Fu di quelsangue in Romae in altraparte, Cominciando a Costantee a Costantino, Sino aRe Carlo, figliodi Pipino. 73 Ecome menò secouna donzella Ch' erasua figlia, tantovalorosa, molti Paladin gittòdi sella, E diRuggiero alfin venneamorosa E per suoamor del padrefu ribella, E battezzossi,e diven tògli sposa. Narròcome Beltramo traditore Perla cognata arsed'incesto amore; 74 E che lapatria e'I padree duo fratelli Tradì, cosisperando acquistar lei; AperseRisa agl'inimici, equelli Fér di lortutti i portamentirei: Come Agolante ei figli iniquie felli Poser Galacì'ella,che di sei Mesiera grave, inmar senza governo, Quando futempestoso al maggiorverno. 7.5 Stava Marfisacon serena fronte Fisaal parlar che'l suogerman facea; Ed esserscesa dalla bellafonte, Ch' avea chiari rivi, sigodea. Mongrana, e quindiChiaramonte, Le due progeniederivar sapea, Ch'ai mondofur molti emolt'anni e lustri Splendide, esenza par, d'uominiillustri. 76 Poi che'1 fratello alfinle venne a direChe '1padre d'Agramante el'avo e '1 zioRuggiero a tradigionferon morire, E poserola moglie acaso rio; Non lopotè più lasorella udire, Che lo'nterroppe, e disse:Fratel mio (Salva tuagrazia), avuto haitroppo torto A nonti vendicar delpadre morto. Se inAlmonte e inTroian non tipotevi Insanguinar, ch'erano mortiinnante. Dei figli vendicartu di dovevi. Perchè, vivendotu, vive Agramante? Questa èuna macchia chemai non tilevi Dal viso; poiché,dopo offese tante, Nonpur posto nonhai questo Rea morte, Ma vivial soldo suo nellasua corte. 78 Iofo ben votoa Dio (ch'adorarvoglio Cristo Dio vero,ch'adorò mio padre), Chedi questa armaturanon mi spoglio,' Finché Ruggiernon vendico emia madre. £ vo' dolermi,e finora midoglio. Di te, sepiù ti veggofra le squadre Delre Agraraante, od'altro Signor moro. Senon col ferroin man perdanno loro. 79 Ohcome a quelparlar leva lafaccia La bella Bradamante,e ne gioisce ! E conforta Bnggier,che cosi faccia. ComeMarfisa sua benV ammonisce; E vengaa Carlo econoscer si faccia, Chetanto onora, laudae riverisce Del suopadre Kuggier lachiara fama, Ch' ancorguerrier senza alcunpar lo chiama. 80Ruggiero accortamente lerispose, Che da principioquesto far dovea; Maper non beneaver note lecose. Come ebbe poi,tardato troppo avea. Ora,essendo Agramante chegli pose La spadaal fianco, farebbeopra rea Dandogli moite,e saria traditore, Che giàtolto Tavea persuo signore. 81 Ben,come a Bradamantegià promesse Promettea a lei ditentare ogni via. Tantoch'occasione, onde potesse Levarsi consuo onor, nascerfaria. E se giàfatto non l'avea,non desse La colpaa lui, maal Re diTartaria, Dal qual nellabattaglia che secoebbe. Lasciato fu, comesaper si debbe:82Ed ella, cheogni di glivenia al letto, Buon testimon, quantoalcun altro, n'era. Fu sopra questoassai risposto edetto Dall'una e dall'altraincl*ta guerriera. L'ultima conclusìon,l'ultimo effetto È, cheRuggier ritomi allabandiera Del suo Signor,finché cagion gliaccada Che giustamente aCarlo se nevada. 83 Lascialo purandar, dicea Marfisa ABradamante, e nonaver timore:Fra pochigiorni io fardbene in guisa Chenon gli fiaAgramante più signore. Cosìdice ella; però divisa Quanto divoler fare abbianel core. Tolta dalor licenzia alfinRuggiero, Per tornar alsuo Re, volgeail destriero; 84 Quandoun pianto s'udìdalle vicine Valli sonar,che li fé'tutti attenti. A quellavoce fan l'orecchiechine, Che di femminapar che silamenti. Ma voglio questoCanto abbia quifine, E di quelche voglio iosiate contenti; Che migliorcose vi promettodire, S' all'altro Canto miverrete a udire. iqo T E. St.2. V.4 8. Jn quellagiiena ecc. Parlasidella gaeiTa fra iVeneziani e gliEstensi, accaduta nel1509, nella quale ilcardinale Ippolito riportòla vittoria del 22decembre, facendo poisospendere nella chiesadi Fenara i rostridelle galere ele insegne tolteai nemici. St. 4.V.14. Benché fuquella ancor bruttaven ditta, ecc, IVeneziani, rinfrancatisi dopola sconfitta di Ghiaiadaddach'ebbero nel 14maggio del 1509,riac quù"tarono Padova, laquale fxi poicinta d'assedio dal Tinaperatore Massimiliano.Il duca Alfonsonel 3 settem spedi ilcardinale Ippolito congente d armia rin is dell'imperatore, ilquale nondimeno, dopoqn Iche AmosTO. tempo, dovèlevare l'assedio. Allorai Veneziani si scagliarono con poderoso esercitosul Fen aresesino a Fran colino, vincendo sempre. St.5. V.3 4.Ma sol diquel, ecc. Eccoin succinto il fatto,che il Poetaaccenna in questae nelle dueStanze seguenti. L'irruzione deiVeneziani vittoriosi sopiaenun ciata fu respinta poida Ippolito: iVeneziani si raccol sero allora allaPolesella, ov' eresserouna bas itae vi si fortificarono. Nel30 novembre 1509,Ippolito spinse le suegenti ad attaccarela bastita. Fiaqueste erano Ercole (lantelmo,figlio di Sigismondo,già duca diSora, e Alessandro FerrnABno.Cantelmo cadde prigionierode ICH Sohiavoni, inserTigio della RepubblicaVeneta, i | qualigli mozzarono ilcapo; il Ferrufflnosi salvò a stento. St.7. V.5. Sopraun schelmo. Dicesiaeìelmo ed anche scalmola caviglia acui nelle galeresi lega ilremo. ST. 8. V.a2X TiesH, diTantali dAtreL Di Tie8te edi Atreo siò avuta opportunitàdi]}arlare altrove. Tantalo òanch' egli noto perla sua crudeltà,avendo imbandita la mensacon le carnidi Pelope suofigliuolo, per esperimentare ladivinità de' suoiospiti. St. 9. Y.5S. ~ Polifemo:crudelissimo fra iCiclopi, noclso da Ulissecon un tizzone.I Ciclopi ei Lestrigoni erano antropofa*ghi. St. 29.V.8. TaballL Èil tàballo otimballo uno strumento musicalemoresco, specie ditimpano, con la cassadi rame semisferica. 8T. 36.v.8. Per porlo,e forse ovenon era sabbia, nonper porlo nellasabbia, abbatterlo, scavalcarlo,ma forse per ucciderlo,porlo nel sepolcro,dove non ò sabbia, U quale suolsidistendere sullo spazzode' tornei e dogniagone militare ST. &5.V.46. Stia dipiatto: stia nascosto. St. 60.y. 2. Vifu Gal<utiella genitriee.Èquesta la disperata figliad Agolante, dicui nella St.32 del Canto U.Venuta col padrein Europa, s' innamoròdi Ruggiero II, signoredi Risa, ossiadi Reggio inCala bria; e per isposarlosi separò dalpadre e sifece cristiana. Beltramo dilei cognato se ne invaghì,e, ftt averla, tradiil fratello, aprendole porte diRisa id Agolante, cheentratovi, uccise Ruggiero,e, fatta porre lafiglia incinta inuna barca senzagoverno Tabbu donò almare. La barcapervenne sulle Sirtifcioè "olle seocagne dellacosta africana, dove(Hlaciella si sgnvò adun parto diRuggiero e diMar fisa. St. 62.v.6. Leena: lionessa. St. 6K.V.3. Vi sopravvennea cao unamasnada d'Arabi, eec Marfisarapita dagli Arabifu veudiiu al redi Persia. Alcrescere negli anniella non ebbe pariin quel regnoper bellezza evalore. Tenta" di bassoamore da quelmonarca, lo uccisee fa signoradel reame; donde pocodopo, vaga di imprese cavallerescbe, si parti,cercando Francia emolt'altrì paesi. 8t. 75.v.56. Quinci Mongrana,e quindi Chia ramontefeec. Nomi delledue case acui appartengono i personagginotati nella genealogiadegli eroi romantici. St. 77.v.8. Ma vivial soldo suonella sua corte. Nonò che Ruggieroavesse soldo daAgramante; ss Marfisa vuol pungerneTamor proprio conquella espi" sione diavvilimento, per determinarload abbandonare le bandieremoresche St. 78. Y.8. Marfisa parlasecondo lo spiritodel medio evo, quandoV uccisione d'unparente era qnaii acrolegato di vendetta. A t' cannando vuriscrittori che adoperaronole loro p"nae Tit?U encomialeil bel snsfìo,toglie il Poetaopportunità di lodare VittoriaColonoa, e lerime gentili dalei consa crate "]la meinorìai3t;l snurchese àiPescara suo sposo.In irorluce quindi UHaiiia,la iae.58JLfjgIerft dellaregina del rl,sola Perduta,a uartare aRugii.ro, a Bradamautee a Mar lÌJiaY ìndirgiìn usanzag tali Ultada Marganorre nel propriocastello a vitupÉrDlìdle doline: di chek due gq<fr rkrei3 Ruggiero fanxiosubire a coluilamentata punizioni. Se comeiti acquistar quakli' altrodono Cbe senza itidnstria non puòdiir Natura, Affaticale nottee sisono Cun 5omma dilìgenziae hmga cura Levalorose donne, ese con buono yuccesso nè UcìC opranon oscura j Cosisi fosson postea quelli studi Ch'immortal fannole mortai virtodi; 2£ che per medesime potato Avesson darmemoria alle saelode. Non mendicar dagliscrittori aiuto, Ai qualiastio ed invidiail cor sirode, Che'l ben chene puon dir,spesso è taciuti, E'Imal, quanto nesan, per tuttos'ode; Tanto il lornome sorgerla, cheforse Viril famaa tal gradounqua non sorse. 3Non basta amolti di prestarsiTopra In far r unl'altro glorioso almondo, Ch'anco studian di far chesi discopra Ciò chele donne hannofra lor d'immondo. Non levorrian lasciar venirdi sopra, E quantopuon, fan percacciarle al fondo:Dicogli antiqui; quisiTonor debbia D'esse illoro oscurar, comeil Sol nebbia. 4Ma non ebbee non hamano lingua, Formando invoce o descrivendoin carte (Quantunque il mal,quanto può. accrescee impin E minuendoil ben vacon ogni arte),[gua, Poter però, chedelle donne estingua Lagloria si, chenon ne restiparte; Ma non giàtal, che pressoal segno giunga, Néeh' anco se gliaccosti di granlunga: 5 Ch'Arpalice nonfu, non fuTomirì, Non fti chiTurno, non chiEttor soccorse; Non chiseguita da'Sidonj e TiriAndò perlungo mare inLibia a porse; NonZenobia, non quellache gli Assiri, IPersi e gl'Indicon vittoria scorse: Nonfur queste epoch' altre degne sole. Dicui per arme etema f.imavole. 6 E difedeli e castee sagge e fortiState neson, non pur in Greciae in Roma, Main ogni parte,ove fra gì'Indi e liorti Delle Esperide ilSol spiega lachioma; Delle quaì sonoi pregi egli onor morti. Sieh' a pena dimille una sinoma; E questo perchéavuto hanno ailor tempi Gli scrittoribugiardi, invidi edempi. 7 Non restateperò, donne, acui giova II beneoprar, di seguirvostra via; Né davostr'alta impresa virimuova Tema che degnoonor non visi dia: Che, comecosa buona nonsi trova Che durisempre, cosi ancor néria. Se le cartesin qui statee gl'inchiostri Per voinon sono, orsono a' tempi nostri. 8Dianzi Marnilo edil Pontan pervai Sono, e duoStrozzi, il padree'I figlio, stati: C'èil Bembo, c'èil Capei, c'èchi, qual Ini Vediamo,ha tali icortigian formati: C'è unLuigi Alaman; cene son dui, Dipar da Martee dalle Museamati Ambi del sangueche regge laterra Che'l Menzo fende,e d'alti stagniserra. 9 Di questi l'uno,oltre che '1proprio istinto Ad onorarvie a riverirviinchina, E far Parnasorisonare e Cinto Divostra laude, eporla al delvicina; L'amor, la fede,il saldo enon mai vinto Perminacciar di strazie di mina, Animoch'Isabella gli hadimostro, Lo fa assaipiù, che di stesso, vostro:10Si che nonè per maitrovjrsi stanco Di farvionor nei suoivivaci carmi E s' altrivi biasmo,non è eh 'anco Siapiù pronto dilui per pigliarV armi. E nonha il mondocavalier che manco Lavita sua perla virtù risparmi. Dàinsieme egli materiaond'altri scriva; E fala gloria altrui,scrivenlo, viva. 11 Ed è bendegno che siricca donna" Ricca ditutto quel valorche possa Esser fraquante a:l mondoportin gonna, Mai nonsi sia disua costanza mossa Esia stata perlui veracolonna, Sprezzando diFortuna ogni percossa: Dilei degno "gli,e degna elladi lui; Né meglios'accoppiare unque altridui. 12 Nuovi trofeipon su lariva d'Oglio; Ch'in mezzoa ferri, afuochi, a navi,a mote Ha sparsoalcun tanto benscritto foglio, Che'l vicinfiume invidia avergli puote. Appresso aquesto un ErcolBenti voglio Fa chiaro ilvostro onor conchiare note, E RenatoTrivulcio, e '1mio Guidetto, E '1Molza, a dirdi voi daFebo eletto. 13 C'è']duca de'Camuti Ercol,figliuolo Del Duca mio,che spiega Tali,come Canoro cigno, eva cantando avolo, E fin alcielo udir fail vostro nome. C'èil mio Signordel Vasto, acui non solo Didare a milleAtene e amille Rome Di materia basta; eh' ancoaccenna eteme far conla sua penna. Edoltre a questied altri eh'oggi avete, Che v'hannodato gloria, eve la danno, Voiper voi stessedar ve lapotete: Poiché molte, lasciandol'ago e '1panno, Son con leMuse a spegnersila sete Al fonted' Aganippe andate, evanno; E ne ritomantai, che Vopra vostra É piùhisogno a noi,eh' a voila nostra. 15 Sechi sian queste,e di ciascanavoglio Render huon conto,e degno pregiodarle, Bisognerà eh' ioverghi più d'unfoglio, E eh' oggiil Canto miod'altro non parie:Es' a lodarne cinqueo sei netoglie. Io potrei l'altreoffendere e sdegnarle. Che faròdunque? Ho datacer d'ognuna, Oppur fratante sceglierae soluna? 16 Sceglieronne una: esceglierò Ila tale, Chesuperato avrà l'invidiain modo, Che nessun'altra potrà averea male, Se l'altretaccio, e selei sola lodo. Quest'una hanon pur fatta immortale Col dolcestll di cheil miglior nonodo; Ma pud qualunque,di cui parlio scriva, Trar delsepolcro, e fareh' etemo viva. 17Come Feho lacandida sorella Fa piùdi luce adoma,e più lamira. Che Venere o che Maia,o ch'altra stella" Che va colcielo, o cheda sigira:Così facondia, piùeh' all'altre, a quella Dieh' io viparlo, e piùdolcezza spira; E tal forza all' altesue parole, Ch'orna a' dinostri il cield'un altro Sole. 20S'al fiero Achille invidiadella chiara Meoniatromha ilMacedonico ehhe; Quanto, invittoFrancesco di Pescara. Maggiore ate, se vivesseor, l'avrebbe! Che sicasta mogliere, e a tesi cara, Canti l'eternoouor che tisi debbe; E cheper lei si'lnome tuo rimbombe, Cheda bramar nonhai più chiaretrombe. Staiiza 10. 18 Vittoriaé'I nome; eben conviensi a nataFra levittorie, ed achi o vada,o stanzi, Di trofeisempre e ditrionfi ornata, La vittoriaabbia seco, odietro o innanzi. Questa éun'altra Artemisia chelodata Fa di pietàverso il suoMausolo; anzi Tanto maggior,quanto é piùassai bell'opra. Che porsotterra un uom,trarlo di sopra. 21 Sequanto dir sene potrebbe, oquanto Io n'ho desir,volessi porre incarte. Ne direi lungamente;ma non tanto,Ch'a dir nonne restasse ancogran parte: E diMarfisa e deicompagni intanto La bellaistoria rimarria daparte. La quale iovi promisi diseguire, S' in questo Cantomi verreste audire. 19 Se Laodamia,se la moglierdi Bmto, S'Arria, s' Argia,s'Evadne, e s' altremolte Meritar laude peraver voluto. Morti imariti, esser conlor sepolte; Quanto onorea Vittoria épiù dovuto. Che diLete e delrio che novevolte L' ombre circonda, hatratto il suoconsorte, Malgrado delle Parchee della Morte! 22Ora essendo voiqui per ascoltarmi, Ed ioper non mancardella promessa. Serberò amaggior ozio diprovarmi Ch' ogni laudedi lei siada me espressa; Nonperch'io creda bisognarmiei carmi A chise ne facopia da stessa; Ma sol persatisfare a questomio, C ho d'onorarlae di lodar,disio. 582 0RLA9Ba f URIOSO. 23Donne, io conchiudoinsomma, ch'ogni etade Molteha di voidegne di storiaavute; Ma, per invidiadi scrittori, state Nonsete dopo morteconosciute: Il che nonpiù sarà, poichévoi fate Per voistesse immortai vostravirtute. Se far ledae cognate sapeanquesto, Si sapria meglioogni lor degnogesto. 24 Di Bradamantee di Marfisadico, Le cui vittorioseincl*te prove Di ritornarein luce m' affatico; Ma dellediece mancanmi lenove. Queste ch'io so,hen volentieri esplico; Siperchè ogni heiropra si de',dove Occulta sia, scoprir;si perchè bramo Avoi, donne, aggradir,eh' onoro edamo. Stava Ruggier, com'io vi dissi,in atto Di partirsi,ed avea commiatopreso, E dall'arbore ilbrando già ritratto. Che, comedianzi, non glifu conteso:Quando un granpianto, che nonlungo tratto Era lontan,lo fé' restar sospeso; Econ le donnea quella viasi mosse Per aiutar,dove bisogno fosse. 26Spingcnsi innanzi, evia più chiaroil suon ne Viene,e vìa piùson le paroleintese. Giunti nella valleatrovan tre donne Chefan quel duolo,assai strane inarnese; Che fin all'ombilicoha lor legonne Scorciate non sochi poco cortese; Eper non sapermeglio elle celarsi, Sedeano interra, e non ardlanlevarsi 27 Come qnefHgfkÈ él TbIbbìche venne Fuor dellapolve senza madrem wlft" E Palladenutrir fé' con solenne Curad'Aglauro al vedertroppo ardita. Sedendo, ascosii brutti pieditenne Su la quadrigada lui primaordita: Così quelle tregiovani le cose Secretelor tenean, sedendo,ascose. 28 Lo spettacoloenorme e disonesto L'una el'altra magnanima guerriera Fé'del color chenei giardin diPesto Esser la rosasuol da primavera. Riguardò Bradamante,e manifesto Tosto le fu, eh'Dilania una d'esseera, Dilania che dall'IsolaPerduta In Francia messaggieraera venuta: 29 Ericonobbe non men Taltre due; Che dovevide lei, videesse ancora. Ma sen'andaron le parolesue quella delle tre,eh' ella piùonora; E le domandachi si iniquofue, E dilegge e di costumi fuora, Chequei secreti agliocchi altrui riveli, Che,quanto può, parche Natura celi. 30Dilania che conosceBradamante, Non meno eh'alle insegne, allafavella, Esser colei chepochi giorni innante Aveagittati i treguerrier di sella; Narrache da unCastel poco distante Dnaria gente edi pietà ribella, Oltre all' ingiuriadi scorciarle ipanni, L'avea battuta, efattoi' altri danni 31 le sa dirche dello scudosia. Né dei treRe che pertanti paesi Fatto leavean si lungacompagnia; Non sa semorti, o sianrestati presi; E dicee' ha pigliata questavìa. Ancor eh' andarea pie moltole pesi, Per richiamarsidell'oltraggio a Carlo, Sperando che non siaper tollerarlo. 82 Alleguerriere ed aRuggier, che meno Nonbau pietosi icor, ch'audaci eforti, De'bei visi turbòl'aer sereno L'udire, epiù il veder,si gravi torti; Edobbliando ogn' altro affarche avieno, E senzache li prieghio che gliesorti La donna afflittaa far lasua vendetta, Piglian lavia verso quelluogo in fretta. 83Di cornane parerle sopravreste, Mosse dagran bontà, saveanotratte, Ch'a ricoprir leparti meno oneste Diquelle sventurate assaifuro atte. Bradamante nonyuol chUlIania peste Lestrade a pie,ch'avea a piedeanco fatte, E sela leva ingroppa del destriero: L'altra Marfisa,l'altra il buonRuggiero: 34 Ullania aBradamante che laporta, Mostra la vìache va alCastel più dritta; Bradamante alP incontrolei conforta, Che lavendicherà di chiV ha afflìtta. Lascian lavalle, e pervia lunga etorta Sagliono un colleor a manmanca or ritta; Eprima il sol fu dentroil mare ascoso. Chevolesser tra viaprender riposo. 35 Trovarouna villetta chela schena D'un ertocolle, aspro asalir, tenea; Ove ebbonbuono albergo ebuona cena. Quale averein quel locosi potea. Sì miranod'intorno, e quivipiena Ogni parte donne vedea. Qua!giovani, quai vecchie;e in tantostuolo Faccia non v'apparìa d'un uomosolo. 36 Non piùa Giason maraviglia dénno, Né agliArgonauti che veniancon lui, Le donneche i maritimorir fènuo, E ìfigli e ipadri coi fratellisui, che pertutta l'isola diLenno Di vini faccianon si vìderdui; Che Rnggier quivi,e chi conRuggier era, ALiraviglia ebbeall'alloggiar li sera. 37Fero ad Ullaniaed alle damigelle Chevenivan con lei,le due guerriere Lasera provveder ditre gonnelle. Se noncosi polite, almenointere. A chiamaRuggiero, una quelle Donne ch'abìtan quivi,e vuol sapere Ovegli uomini sian,eh' un nonne vede; Ed ellaa luì questarisposta diede:38 Questache forse èmaraviglia a voi" Chetante donne senzauomini siamo, È gravee ìntollerabil pena a noi, Chequi bandite misereviviamo. E perchè ilduro esilio piùci annoi,Padri, figlie mariti, chesi amiamo, Aspro e lungodivorzio da noifanno, Come piace alcrudel nostro tiranno. 39Dalle sue terre,le quai sonvìcme A noi dueleghe, e dovenoi siam nate, Quici ha mandatoil barbaro inconfine, Prima di millescorni ingiuriate.; Ed ha gli uomininostri e noimeschine Di morte ed'o strazio minacciate, quelli anoi verranno, ogli fia detto Olenoi diam lor,venendoci, ricetto. 40 Nimicoè si costuidel nostro nome. Chenon ci vuolpiù, ch'io vi dico,appresso, Né eh' a noivenga alcun de' nostri,come l'ammorbi del femmineosesso. Già due voltel'onor delle lorchiome S' hanno spogliato glialberi e rimessti. Daindi in quache '1 rioSignor vaneggia In furortanto; e nonè chi '1correggia:41 Che '1popolo ha lui quella paura Chemaggior aver puòl'uom della morte; Ch'aggiunto almal voler gliha la natura Unapossanza fuor d'umanasorte. U corpo suo,di gigantea statura, Épiù, che dicent' altri insieme, forte. pura noi suesuddite è molesto: Mafa alle straneancor peggio questo. 42 Se l'onorvostro, e questetre vi sono Puntocare, eh' avetein compagnia, Più visarà sicuro, utilee buono Non girpiù innanzi, etrovar altra vìa. Questaal Castel dell'uomdi ch'io ragiono, provar menala costuma ria Chev'ha posta ilcrudel, con scornoe danno Di donnee gnerrierche di vanno. 43 Margauor il fellon (cosisi chiama n Signore,il tiran diquel castello). Del quaiNerone, o s'altriè ch'abbia fama Dicrudeltà, non fd più iniquoe fello, Il sangueuman, ma'l femminilpiù brama Che '1lupo non lobrama dell' agnello. Fa cononta scacciar ledonne tutte Da lorria sorte a quel Castelcondutte. 44 Perché quell'empioin tal furorvenisse, Volson le donneintendere e Ruggiero: Pregar colei,ch'in cortesia seguisse. Anzi checomincia.sse il conto intero. Fu ilSignor del Castel,la donna disse, Semprecrudel, sempre inumanoe fiero; Ma tenneun tempo ilcor maligno ascosto. Nési lasciò conoscercosi tosto: btanza 43. 45Che mentre duosuoi figli eranotìtì, Molto diversi daipatemi stili, Ch'amavan forestieri,ed eran schivi Dicrudeltade e deglialtri atti vili, Quivile cortesie fiorivan,quivi I bei costumi,e T opere gentili: CheU padre mai,quantunque avaro fosse, Daquel cl.e lorpiacea, non lirimosse. 46 Le donnee i cavalierche questa via Faceantalor, venian ben raccolti, Che sipartian delalta cortesia Delduo germani innamoratimolti. Amendui questi dicavalleria Parimente i santiordini avean tolti diandroTun, l'altro Tanacrodetto. Gagliardi e arditi,e di realeaspetto. Stanza 42. 47 Ederan veramente, esarìan stati Sempre dilaude degni edogni onore, SMn predanon si fossinosi dati A queldisir che nominiamoamore; Per cui dalbuon sentier furtraviati Al labirinto edal cammin d'errore; Eciò che maidi buono aveanofatto, Bestò contaminato ebrutto a untratto. 63 Non mendi questa ilgioveue Tana ero ,cheU suo frateldi quella ardesse Chegli gustarfine acerbo edacro Del desiderio ingiustoch'in lei messe. Nonmen di luidi violar delsacro E santo ospizioogni ragione elesse, Piuttosto chepatir che'l duro e forte Nuovodesir lo conducessea morte. 48 Capitòquivi un cavalierdi corte Del grecoImperator, che secoavea Una sua donnadi maniere accorte, Bella quantobramar più sipotea. Cilandro in lei s'innamorò si forte, Chemorir, non Vavendo, gli parea:Gliparea che dovesse,alla partita Di lei,partire insieme lasua vita. 49 Eperchè i prieghinon v'avriano loco. Divolerla per forzasi dispose. Armossi, edal Castel lontanoun poco, Ove passardovean, cheto s' ascose. L'usata audaciae V amorosofuoco Non gli lasciòpensar troppo lecose: Si che vedendoil cavalier venire, L'andò lanciaper lancia adassalire. 50 Al primoincontro credea porloin terra, Portar ladonna e lavittoria indietro; Ma '1cavalier, che mastroera di guerra, L'osbergo glispezzò, come divetro. Venne la nuovaal padre nellaterra. Che lo fé' riportarsopra un feretro; Eritrovando! morto, congran pianto Gli diesepulcro agli antiquiavi accanto. 51 pii\ però manco si contese L'albergo el'accoglienza a questoe a quellO) Perchè nonmen Tanacro eracortese, Né meno eragentil di suofratello. L'anno medesmo dilontan paese Con lamoglie un Baronvenne al castello, Amaraviglia egli gagliardo,ed ella, Quanto sipossa dir, leggiadrae bella; 52 men che bella,onesta e valorosa, £degna veramente d'ogniloda; 11 cavalier di stirpe generosa. Ditanto ardir, quantopiù d'altri s' oda. Eben conviensi atal valor, checosa Di tanto prezzoe si eccellentegoda. Olindro il cavalierda Lunga villa; Ladonna nominata eraDrusilla. 54 Ma perch'aveadinanzi ili occhiil tema Del suofìratel, che n'erastato morto. Pensa ditorla in guisa,che non tema Ch' Olindro s'abbiaa vendicar deltorto. Tosto s'estingue inlui, non pursi scema Quella virtù,su che soleastar sorto; Che nonlo sommergean deivizj l'acque, Delle quaisempre al fondoil padre giacque. Stanza 50. 55Con gran silenziofece quella notte Secoraccor da vent' uominiarmati E lontan dalcastel fra certegrotte. Che si trovantra via, messegli agguati. Quivi adOlindro il dile strade rotte, Echiusi i passifur da tuttii lati; E benchéfé' lunga difesae molta, Pur lamoglie e lavita gli ftitolta. 56 Ucciso Olindro,ne menò captiva Labella donna, addoloratain guisaCh'a pattoalcun restar nonvolea viva. E digrazia chiedea d'essereuccisa. Per morir gittò giù d'unariva Che vi trovòsopra un valloneassisa: E non potèmorir: ma collatesta Rotta rimase, etutta fiacca epesta.67 Altrìmente Tanneròriportarla A casa nonpotè, che sunabara. Fece con diligeuziamedicarla; Che perder nonvolea preda sicara. E mentre che s'indugia a risanarla Dicelebrar le nozzesi prepara: Chaver sibella donua e pudica Debbe nomedi moglie, enon d amica. 60 Simulail viso pace;ma vendetta Chiama ilcor dentro, ead altro nonattende. Molte cose rivolge,alcune accetta, Altre nelascia ed altrein dubbio appende. Lepar che quandoessa a morirsi metta . Avrà ilsuo intento; equivi alfin s apprende Edove meglio puòmorire, o quando, Che'lsuo caro maritovendicando? 61 Ella simostra tutta lieta,e finge Di questenozze aver sommodisio; E ciò chepuò indugiarle addietrospinge, Non ch'ella mostriaverne il correstio. Più deir altres' adoma e sidipinge:Olindro al tuttopar messo inoblio; Ma che sianfatte queste nozzevuole, Come nella suapatria far sisuole. Stanza 55. 58 Nonpensa altro Tanacro,altro non brama, D'altro noncura, e d'altromai non parla. Sivede averla offesa,e se nechiama In colpa, eciò che può,fa d'emendarla. Ma tuttoè invano: quanto eglipiù l'ama, Quanto piùs'affatica di placarla, Tant' ellaodia più lui,tanto è piùforte, Tanto è piùferma in volerporlo a morte. 59Ma non peròquest'odio cosi ammorza Laconoscenza in lei,che non comprenda Che, sevuol far quantodisegna, è forza Chesimuli, ed occulteinsidie tenda; E che'ldesir sotto contrariascorza (TI quale è sol,come Tanacro offenda) Veder glifaccia; e chesi mostri tolta Dalprimo amore, etutta a luirivolta. 62 Non eraperò ver chequesta usanza, Che dirvolea, nella suapatria fosse; Ma perchèin lei pensiermai non avanza, Chespender possa altrove;imaginosse Una bugia, laqual le diesperanza Di far morirchi '1 suoSignor percosse:E dissedi voler lenozze a guisa Dellasua patria; e'Imodo gli divisa. 63La vedovella chemarito prende, Deve, prima(dicea) eh a luis'appresse, Placar Talma delmorto ch'ella offende, Facendo celebrargliofficj e messe, Inremissiou delle passatemende, Nel tempio ovedi quel sonV ossa messe; Edato fin ehal sacrificio sia, Allasposa Tanel losposo dia: 65 Tanacro,che non miraquanto importe Ch'ella lenozze alla suausanza faccia, Le dice: Purché1 termine scorte D'essere insieme, inquesto si compiaccia. Né 8avvede il meschineh' essa lamorte D'Olindro vendicar cosiprocaccia; £ si lavoglia ha inuno oggetto intensa, Chesol di quello,e mai d'altronon pensa. Stanza 61. 64Ma ch'abbia inquesto mezzo ilsacerdote Sul vino iviportato a taleeffetto Appropriate orazì'on devote, Sempre illiquor benedicendo, detto; Indiche '1 fiascoin una coppavote, E dia allisposi il vinobenedetto:Ma portare allasposa il vinotocca, Ed esser primaa porvi sula bocca. Stanza 67. 66Avea seco Drusillauna sua vecchia, Cheseco presa, seco erarimasa. A sé chiamolla, e le disseall' orecchia, Si che nonpotè udire uomodi casa:Un subitanotosco m'apparecchia, Qual soche sai comporre,e me loinvasa; C'ho trovato lavia di vitatorre Il traditor figliuoldi Marganorre; 67 E meso come,e te salvarnon meno; Ma differiscoa dirtelo piùad agio. Andò lavecchia, e apparecchiòil veneno, Ed acconciollo,e ritornò alpalagio. Di vin dolcedi Candia unfiasco pieno Trovò dapor con quelsucco malvagio, E loserbò pel giornodelle nozze; Ch' ornaitutte l'indugie eranomozze. 68' Lo statiùtogiorno al tempiovenne, Dì gemme ornatae di leggiadregonne; Ove d01indro, comegli convenne, Fatto aveaParca alzar sndne colonne. Qnivi rufficio cantòsolenne:Trasseno a udirlotutti, uomini edonne; E lieto Marganorpiù dell'usato, Venne colfiglio e congli amici alato. Tosto chalfin lesante esequie foro, Efu col toscoil vino benedetto, Ilsacerdote in unacoppa d'oro Lo versò,come avea Drusilladetto. Ella ne bebbequanto al suodecoro Si conveniva, epotea far l'effetto: Poi dioallo sposo conviso giocondo Il nappo;e quel glifé' apparire il fondo. 70Penduto il nappoal sacerdote, lieto abbracciar Drusillaapre le braccia. Orquivi il dolcestile e mansueto Inlei si cangia,e quella granbonaccia. Lo spinge addietro,e gli nefa divieto, £) pareh' arda negliocchi e nellafaccia; E con voceterribile e incomposta Gli grida:Traditor, da meti scosta. 71 Tudunque avrai dame sollazzo egioia, Io lagrime date, martiri eguai? 10 vo'per lemie man ch'oratu muoia: Questo èstato venen, setu noi sai. Benmi duol ch'haitroppo onorato boia, Chetroppo lieve efacii morte fai; Chemani e pene ionon so si nefande.Che fosson parial tuo peccatogrande. 72 Mi duoldi non vederin questa morte 11sacrificio mio tuttoperfetto: Che s' io '1poteva far diquella sorte Ch' erail disio, nonavria alcun difetto. Diciò mi scusiil dolce mioconsorte: Riguardi al buonvolere, e l'abbiaaccetto; Chò non potendocome avrei voluto, 10t'ho fatto morircome ho potuto. 73E la punizi'onche qui, secondo 11desiderio mio, nonposso 4rti, Spero l'animatua nell'altro mondo Vederpatire; ed iostarò a mirarti. Poidisse, alzando conviso giocondo I torbidiocchi alle superneparti: Questa vittima, Olìndro,in tua vendetta Colbuon voler dellatua moglie accetta; 74Ed impetra perme dal Signornostro Grazia, ch'in paradisooggi io siateco. Se ti diràche senza mertoal vostro Regno animanon vien, di'eh' io l'homeco:Che di questoempio e scelleratomostro Le spoglie opimeal santo tempioarreco. E che mertiesser puon maggiordi questi,Spegner sibrutte e abbominosepesti?75 Fini ilparlare insieme collavita; E morta ancoparea lieta nelvolto D'aver la crudeltàcosi punita Di chi il caromarito le aveatolto. Non so seprevenuta o seseguita Fu dallo spirtodi Tanacro sciolto. Fuprevenuta, credo; ch'effettoebbe Prima il venenoin lui, perchèpiù bebbe. 76 Marganorche cader vedeil figliuolo, E poirestar nelle suebraccia estinto. Fu permorir con lui,dal grave duolo, Ch'alia sprovvistalo trafisse, vinto. Duon' ebbe untempo; or siritrova solo:Duo femminea quel terminel'han spinto. La morteall'un dall'una fucausata; E l'altra all'altrodi sua manl'ha data. 77 Amor,pietà, sdegno, doloreed ira, Disio dimorte e divendetta insieme Quell'infelice edorbo padre aggira, Che,come il marche turbi ilvento, freme. Per vendicarsiva a Drusilla,e mira Che disua vita hachiuse l'ore estreme: E,come il pnn?ee sferza Vodio ardente, Cerca offendereil corpo chenon sente. 78 Qualserpe che nell' astaeh' alla sabbia Latenga fissa, indarnoi denti metta; 0qual mastin ch'aiciottolo che gliabbia Gittate il viandante,corra in fìretta, Emorda invano constizza e conrabbia, Né se nevoglia andar senzavendetta: Tal Marganor, d'ognimastin, d'ogni angue Viapiù crudel, facontro il corpoesangue. 79 E poiche per stracciarloe feume scempio Nonsi sfoga ilfellon disacerba, Vien frale donne diche è pienoil tempio, Né piùl'una dell'altra ciriserba; Ma di noifa col brandocrudo ed empio Quelche fa conla falce il villan d'erba. Nonvi fu alcunripar, ch'in unmomento Trenta n'uccise, ene feri bencento. 80 Egli dallasua gente èsi ternato, Ch' uomonon fu eh'ardisse alzar latesta. fa*ggon le donnecol popol minato Faordella chiesa, echi può ascirnon resta. Quel pazzoimpeto alfin faritenuto Dagli amici conprieghi e forzaonesta: E lasciando ognicosa in piantoal hasso, Fatto entrarnella rocca incima al sasso. 81E tattavia lacollera durando, Di cacciartutte per partitoprese: Poiché gli amicie '1 popolopregando, Che non ciuccìse affatto, glicontese; E quel medesmo fé' andare imbando, Che tutte glisgombrassimo il paese; Edarci qui glipiacque le confine. Misera chial castel più s'avricine!82 Dallemogli cosi furo i mariti, Dallemadri cosi ifigli divisi. S' alcuni sonoa noi venirearditi, Noi sappia giàchi Marganor n'avvisi: C!he dimulte gravissime puniti N'hamolti, e molticrudelmente uccisi. Al suocastello ha poifatto una logge. Dicui peggior nons'ode silegge. 83 Ogni donnache trovin nellavalle, La legge vuol(ch'alcuna pur vicade) Che percuotan convimini alle spalle, £la faccian sgombrarqueste contrade:Ma scorciarprima i panni,e mostrar falle Quelche natura ascondeed onestade: E salcuna vi va,eh' armata scorta dicavalier, vi restamorta. 84 Quelle e' hanno perscorta cavalieri, Son daquesto nimico dipietate, Come vittime, tratteai cimiteri Dei mortifigli, e disua man scannate. Leva conignominia arme edestrieri, E poi cacciain prigion chil'ha guidate: E lopuò far, chesempre notte egiorno Si trova piùdi mille uominiintomo. 85 E dirdi più vivoglio ancora, ch'esso, S' alcun nelascia, vuol cheprima giuri i al'ostia sacra, che'1 femmineo sesso Inodio avrà finchéla vita duri. Seperder queste donne,e voi appresso Danque vipare, ite aveder quei muri Ovealberga il fellone,e fate prova S' inlui più forzao crudeltà sitrova. 86 Cosi dicendo,le guerriere mossey Prima a pietade,e poscia atanto sdegno. Che se,com'era notte, giornoiDsee, Sarian corse alcastel senza ritegno. Labella compagnia quivipososse: E tosto chel'aurora fece segno Chedar dovesse alsol loco ognistella, Ripigliò l'arme, esi rimesse inselli. 87 Già sendoin atto dipartir, s'udirò Le straderisonar dietro lespalle D'un lungo calpestio,che gli occhiin giro Fece atutti voltar giùnella valle E lungiquanto esser potrebbeun tiro Di mano,andar per unoistretto calle Vider daforse venti armatiin schiera, Di cheparte in ardon,parte a pied' era:88E che traeancon lor sopraun cavallo Donna eh'al viso averparca molt' anni, Aguisa che simena im cheper fallo A fuoco0 a ceppoo a lacciosi condanni:La qualfu, non ostantel'intervallo, Tostoriconosciuta al visoe ai panni. Lariconobber queste dellavilla Esser la camerieradi Drusilla: 89 Lacameriera che conlei fa presa Dalrapace Tanacro, comeho detto, Ed a chi fddi poi datal'impresa Di quel venenche fe"l crudeleeffetto. Non era entrataella con l'altrein chiesa; Che diquel che seguistava in sospetto:Anziin quel tempo,della villa uscita, Ov'esser sperò salva,era friggita. 90 AvutoMarganor poi dilei spia, La quals'era ridotta inOstericche, Non ha cessatomai di cercarvia Come in manl'abbia, acciò l'abbrucio impicche: E finalmentel'Avarizia ria, Mossa dadoni e daprofferte ricche, Ha fattoeh' un Baron, ch'assicurata L'avea insua terra, aMarganor l'ha data: 91E mandata gliel'ha fin aCostanza Sopra un somier,come la merces'usa, Legata e stretta,e toltole possanza Difar parole, ein una cassachiusa: Onde poi questagente l'ha, adinstanza Dell' uom eh' ognipietade ha da esclusa, Quivi condottacon diseino ch'abbia L'empio asfogar sopra dilei sua rabbia. Stanza )75. 92Come il granfiuma che Vésiilo esce, Quantopiù innanzi everso il mardiscende, E che conlui Lambro eTicin si mesce. EdAdda, e glialtri onde tributoprende, Tanto più altieroe impetuoso cresce: CosìRuggier, quante piùcolpe intende Di Marganor,cosi le dueguerriere Se gli fancon tra piùsdegnose e fiere. 93Elle fur d'odio,elle far d'iratanta Contra il crudel,per tante colpe,accese, Che di punirlo,malgrado di quanta Genteegli avea, conclusìonsi prese. Ma darglipresta morte tropposanta Pena ior parve,e indegna atante offese; Ed erameglio fargliela sentire, Frastrazio prolunganduU emartire. 94 Ma primaliberar la donnaè onesto, Che siacondotta da queibirri a morte. Lentardi briglia colcalcagno presto Fece apprestidestrier far levie corte. Non ebbongli assaliti maidi questo Uno incontropiù acerbo più forte; Si chehan di graziadi lasciar glisondi E la donnae V arnese,e fuggir nudi:95 come illupo che preda vada Carco allatana, e quandopiù si crede D'essersicur, dal cacciatorla strada E da'suoi cani attraversarsi vede; Getta lasoma, e doveappar men rada Lascura macchia innanzi,affretta il pieile:(tiàmen presti nonfur quelli afuggire. Che li fnssonquest'altri ad assalire. Stanza 94. 96Non pur ladonna e V arme vilasciaro, Ma de' cavalli ancorlasciaron molti, E darive e dagrotte si lanciaro, Parendo lorcosi d'esser piùsciolti. Il che alledonne ed aRuggier fu caro; Chetre di queicavalli ebbono tolti, Perportar quelle treche '1 giornod'ieri Feron sudar legroppe ai tredestrieri. 97 Quindi espeditiseguono la strada Versol'infame e dispietatavilla. Voglion, che secoquella vecchia vada, Perveder la vendettadi Drusilla. Ella, cheteme che nonben le accada, Loniega indamo, epiange e grida estrilla; Ma per forzaRuggier la levain groppa Del buonFrontino, e viacon lei galoppa. Stanza 97. 98Giunsero in sommaonde vedeano albasso Di molte caseun ricco borgoe grosso, Che nonserrava d'alcun latoil passo, Perchè muro intomo avea fosso. Avea nelmezzo un rilevatosasso, Ch' un' alta rocca sosteneasul dosso. A quellasi drizzar congran baldanza. Ch'esser sapeandi Slarganor lastanza. 99 Tosto cheson nel borgo,alcani fanti Che v'erano alla guardiadell' entrata, Dietrochiudon la sbarra,e già davanti Veggion chel'altra uscita eraserrata: Ed ecco Marganorre,e seco alquanti Apie e acavallo, e tuttagente armata; Che conbrevi parole, maorgogliose, La ria costumadi sua terraespose. 100 Marftsa, laqual prima aveacomposta Con Bradamante econ Ruggier lacosa Gli spronò incontroin cambio dirisposta: E com'era possentee valorosa. Senza ch'abbassilancia, o che siaposta In opra quellaspada famosa. Colpugno in guisal'elmo gli martella, Chelo fa tramortirsopra la sella. 101Con Mariisa lagioTane di Francia Spinge aun tempo ildestrier; Ruggierresta, Ma con tantovalor corre lalancia, Che sei, senzalevarsela di resta, N'uccide, unoferito nella pancia, Duonel petto, unnel collo, unnella testa: Nel sesto,che fuggia, Vasta si roppe, Ch' entrò allescheno, e riuscìalle poppe. 102 figliuola d'Amon quantine tocca Con lasua lancia d'ór,tanti ne atterra. Fulmine parche U cieloardendo scocca, Che ciòch'incontra, spezza egetta a terra. Ilpopol sgombra, chiverso la rocca. Chiverso il piano: altri sichiude e serra, Chinelle chiese, echi nelle sueerse; Né, fuorché morti,in piazza uomorimase. 105 Perocché Tundell'altro non sifida, E non ardisceConferir sua voglia, Lolascian eh' un bandisca,un altro nccidi, Aquel r avere,a questo Vonor toglia. Ma ilcor che tncequi, su nelciel grida. Finché Dioe Santi allavendetta iuvoglia; La qual,sebben tarda avenir, compensa L'indugio poicon punizione immensa. 106Or quella turba,d'ira e d'odiopregna. Con fatti econ mal dircerca vendetta. Com'è inproverbio ognun correa far legna All' arbore che'1 vento interra getta. Sia Mnrganorreesempio di chiregna; Che cLi malopra, male alfineaspetta. Di vederlo punirde' suoi nefandi Peccati, aveaupiacer piccioli egrandi. Stanza 106. 107 Molti,a chi furle mogli ole sorelle 0 lefiglie 0 lemadri da lui morte, Non piùcelando l'animo ribelle, Correan ferdargli di lorman la morte: Econ fatica lodifeser quelle Magnanime guenieree Ruggier forte, Chedisegnato avean farlomorire D'affanno, di disagioe di martire. 108A quella vecchia,che l'odiava quanto Femmina odiarealcun nimico possa. Nudoin mano lodier, legato tanto. Chenon si scioglieràper una scossa; Edella, per vendettadel suo pianto, Gliandò facendo Lipersona rossa Con unstimulo aguzzo eh' unvillano. Che quivi sitrovò, le posein mano. 103 MarfisaMarganorre avea legato Int'\uto conle man dietroalle rene, Ed allavecchia di Drusilladato, Ch'appagata e contentase ne tiene. D'arder quelborgo poi furagionato, S'a penitenzia delsuo error nonviene. Levi la leggeria di Marganorre, Equesta accetti, ch'essavi vuol porre. 104Non fu giàd'ottener questo fiitica; Chequella gente, oltreal timor eh' avea Chepiù faccia Marfisache non dica. Ch'uccider tuttied abbruciar volea, Di3Iarganorre al!i\tto eranimica, E della leggesua crudele e rea.Ma '1popolo facea, comei più fanno, Ch'ubbidiscon piùa quei chepiù in odiohanno. 109 La messaggiera e le sue giovanianco, Che quell'onta nonson mai perscordarsi, Non s' hanno piùa tener lemani al fianco, Némeno che lavecchia, a vendicarsi. Ma siè il desird'offenderlo, che manco Vieneil potere, epur vorriau sfogarsi:Chicon sassi ilpercuote, chi conl'ugue; Altra lo morde,altra cogli aghiil pugne. 110 Cometorrente che superbofaccia Lunga pioggia talvoltao nevi sciolte. Varuinoso, e giùda' monti caccia Gliarbori e isassi e icampi e lerìculte; Vien tempo poi,che l'orgogliosa faccia Glicade, e le forze gli son tolte, Ch'un fanciullo, unafemmina per tutto Passarlo puote, espesso a piedeasciutto:111 Cosi giàfu che Marganorreintorno Fece tremar, dovunqueudiasi il nome: Orvenuto è chigii lia spezzatoil corno Di tantoorgoglio, e sile forze dome, Chegli pnon farsin a' bambiniscorno, Chi pelargli labarba, e chile chiome. Quindi Eiiggieroe le donzelleil passo Alla roccavoltar, ch'era sulsasso. 114 Perchè statasaria, com'eran tutte Qnellech'armate avean secole scorte. Al cimiteromisere condutte Dei duofratelli, e insacrificio morte. Gli è pur menche morir, mostrarle brutte E disonesteparti, duro eforte; E sempre questoe ogni altroobbrobrio ammorza 11 poterdir che lesia fatto aforza. 112 La diesenza contrasto inpoter loro Chi v'era dentro, ecosì i ricchiarnesi, Ch' in partemessi a sacco,in parte foro Datiad Ullania edaccompagni offesi. Ricovrato vifu lo scudod'oro, E quei treBe ch'avea iltiranno presi, Li quaivenendo quivi, comeparrai D'avervi detto, eranoa pie senz'armi; 113 Perchèdal di chefur tolU disella Da Bradamante, a pie sempreeran iti Senz'arme, incompagnia della donzella Laqual venia dasi lontani liti. Nonso se meglioo peggio ftidi quella, Che dilor armi nonfusson guerniti. Era benmeglio esser dalor difesa; Ma peggioassai, se neperdean l'impresa: Stanza 121. 115Prima ch'indi sipartan le guerriere. Fan venirgli abitanti agiuramento, Che daranno imariti alle mogliere Della terrae del tuttoil reggimento:E castigatocon pene severe Saràchi contrastare abbiaardimento. In somma, queleh altrove èdel marito, Che siaqui della moglieè statuito. 16 Poi si fecionpromettere eh' a quanti .Mai Yenian quivi,non darian ricetto, 0fosson cavalieri ofosson fanti; Né 'ntrargli lascerian pursotto un tetto, Seper Dio nongiurassino e perSanti, 0 s'altro giuramentov'è più stretto,• Che sarian sempredelle donne amici, Edei nimici lorsempre nimici:117 Es'avranno in queltempo, e nesaranno. Tardi o piùtosto, mai peraver moglie, Che semprea quelle sudditisaranno, E ubbidienti atutte lelor voglie. Tornar Marfisa,prima eh' escal'anno, Disse, e cheperdan gli arborile foglie; E sela legge in uso nontrovasse, Fuoco e ruinail borgo s'aspettasse. 119 L'animoseguerriere a latoun teDipio Videno quiviuna colonna inpiazza. Nella qual fatt'aveaquel tiranno empio Scriverla legge suacrudele e pazza. Elle,imindo d'un trofeol'esempio. Lo scudo v'attaccaroe la corazza Di3[arganorre, e Velmo; e scriverfénuo La legge appresso,ch'esse al locodénno. 120 Quivi s' indugiartanto, che Marfisa Fé' por la leggesua nella colonna. Contraria aquella che giàv'era incisa A morteed ignominia d'ognidonna. Da questa compagniarestò divisa Quella dIslanda, per rifarla gonna; Che comparirein corte obbrobriostima, Se non siveste ed ornacome prima. 118 quindi si partir,che dell'immondo Luogo dov'era, fér Drusilla torre, Ecol marito inun avel, secondo Ch'ivi poteanpiù riccamente, pone. Lavecchia facea intantorubicondo Con lo stimuloil dosso aMarganorre: Sol si doleadi non avertal lena. Che potessenon dar trieguaalla pena. 121 Quivirimase Ullania; eMarganorre Di lei restòin potere: ed essapoi, Perché non s'abbiain qualche modoa sciorre. E ledonzelle un' altravolta annoi, Lo fé'un giorno saltargiù d'una torre, Chenon fé' ilmaggior salto a' giorni suoi. Non piùdi lei, né piùdei suoi siparli; Ma della compagniache va versoArli. 122 Tutto quelgiorno, e l'altrofin appresso L' ora diterza andaro, e poi che furo Giunti dove indue strade èil cammin fésso(L'una vaal campo, el'altra d'Arli almuro). Tornar gli amantiad abbracciarsi, espesso A tor commiato e sempreacerbo e duro. Alfin le donnein campo, ein Arli é gitoKuggiero; ed ioil mio Cantoho qui finito. NOTE. St. 5.V.16. Arpalice: figlia del re di Tracia, che difese il regno paternocontro Neottolemo, ossiaPirro, figliuolo d'Achille. Tomiri,regina de' Massageti,che riportò vittoria sopraCiro persiano. Non fu ehi Turno,ecc. Accenna Camilla,figlia del rede' Volaci, la quale dieaiuto a Turno.Non chi Ettorsoccorse: parla di Pentesilea,regina delle Amazzoni, qualeausi liaria dei Troiani. Non chiseguita, ecc. Alludea Didone, che, rimastavedova di Sicheo,e quindi emi grata daTiro, si condussesulla costa d'Africa, dove fondòCartagine. Zenohia, celebreregina di Palmira, chedopo essersi difesacon molto valorecontro l'impe ratore Aureliano, restòprigioniera di lui. Non quella che gli Assiri f ecc.Questa è Semiramidequi mento vata per lebellicose sue geste. St.6. V.34. Ovefra gVJndi egli orti Delle Espe ride, ecc. Prendesiqui l'India perl'estremo contineita a levante;e gli ortidell' Esperidi per l'ultimatem a ponente. Sifinsero quegli ortinella parte occidentale dell'Etiopia, e appartenenti alletre figlie di Espero, die ivi tenevanosotto la guardiadi un dragoi pomi d'oro recatiin dote daGiunone a Giove. St. 8., v.18. In questa stanza e inaltre che seguono, il poeta nominavari letterati chescrinerò ia lode delledonne, e deiquali si daràbreve oenio. Marnilo: ebbenome Michele, natoda genitori greei. maallevato in Italia;fa scrittore diepigrammi e d'inni, detti dalui naturali: morisommerso nel fiumeCecina in Toscana. Ed ilPontan, ecc. Giandee meritata fama ebbenelle lettere Giovannio Gioviano Fontano, natoa Cereto nelloSpoletino Tanno 1426.Ritrasse le grazie degliantichi poeti; morinel 1503. E duoStrozzi f il padree 7 figlio. Il padrefa Tito Vespasiano, discendente dagliStrozzi di Firenze.Cominciò ad essere celebrato nelsecolo XV; etutti gli scrittoridi quei tempi esaltaronocon somme lodile rime dilui. Finiva di viverecirca il U08.Il figlio chiamavasiErcole, e superò ilpadre. Fu stimatoammirabile nella poesia latina, felicissimonell'italiana, e dotto nellalingua greca. ucciso atradimento nel 6giugno 1508. Il Bembo. PietroBembo nacque in Venezia nel 1470;fu storiografo di quellaRepubblica, e cardinale nel15:. Era amicis simo del Poeta.Jl Capei, BernardoCappello, verseg giatoreveneziano, amico puredeirAriosto. Chi, guai luiVediamo, ha tali icortigian formati, intendedi Baldassar Castiglione, mantovano,nato nel 1468,eru dito, rimatore elegante, eautore del Cortigiano.Cessò di vivere inToledo nel 1529.Luigi Alaman. Èquesti r elegante poetaLuigi Alamanni, natoin Firenze nel 1495,autore della Coltivasione,e di altridue poemi, uno intitolatoGirone il cortese,e Taltro, YAvarchide.Ce ne sondui di parda Marte, ecc.Accenna Luigi Gonzaga, secondoconte di Sabbioneta,soprannominato Rodomonte, e FrancescoGonzaga, marito d'Isabella d'Este. Ilprimo nacque nel1500, e mori in età di 33 anni. L'altrofu marchese diMantova dal 1484 al 1519; ed entrambisi dimostrarono cosifervidi proteggitorì, come gentilicultori delle buonelettere, e prodinel Tarmi. La terra Che H Menzofende, ecc.: Mantova,situata in mezzodi un lagoformato dal Mincio. St.9, v. 38. Cinto: monte dell'isola di Delo, e luogo natale di Apollo. L'amor, la fede, ecc. Clemente VII, irritato perchèLuigi Gonzaga favorivai Pallavicino contro iRangoni, voleva impedirecon mi nacce il matrimoniostabilito tra essoLuigi e Isabella figlia diVespasiano Colonna ducadi Traetto; laquale, a malgrado delpapa, mantenne alGonzaga la datafede e il matrimonioebbe luogo nel1531. St. 12. v.58.Un Ercol Bentivoglio.Questi nacque in Bolognanel 1506i annoin cui lasua famiglia perde lasignoria di quellacittà. Educato nellacorte di Al fonso Idi cui eranipote, aggiunse lustroalla nobiltà dlla stirpecol suo valorenella volgar poesia.E Renato Trivulcio, eHmio Guidetto, E'IMolza, ecc. Il piimofondò in Milano,o almeno restauròcirca il 1543 l'Accademia dettade FenicJ, L'altroera Francesco Guidetti, unodei collaboratori all'edizionedel Boccac cio fatta nel1527; e FtancescoMaria Molza, natoin Modena il 18giugno 1489, edivi morto nel28 febbraio 1544, riuscifelicemente in tuttii generi dipoesia in cui piacquegli esercitarsi. St. 13.V.18. Ce 7duca de' CarnutiErcol figliuo lo, ecc. ErcoleII, figlio d'AlfonsoI, ch'ebbe daLuigi XII, insieme conaltre signorie, ilducato di Chartres,città detta dai LatiniChamutum, fu splendidofautore e col tivatore delle buonelettere. C èil mio signordel Vasto, ecc. Annoverasifra i mecenatie cultori della letteratura ancheAlfonso dAralos, marchesedel Va sto, cognato delmarchese di Pescara,di cui piùsotto. St. 44. V.6.Al fonte d'Aganippe.Quel fonte scen deva dalmonte Elicona, eraconsacrato ad Apolloe alle Muse: ele sue acqueavevano la virtùdUnspirare i poeti: St.17. V.3. Maia: unadelle Pleiadi, nellacostel lazione del Toro; odanche il pianetaMercurio, a cui siè dato ilnome di quelDio ohe fufigliuolo di Maia. St.18. V.16. Vittoriaè'I nome. Parlasidi Vit toria Colonna, natain Marino, feudodi sua casa,circa il 1490. Fusposa a FerdinandoFrancesco d'Avalos, mar chese diPescara. Fornita dirare doti dicorpo e di spi, restò vedova nel1525, e conegregie rime, che celebrarono la memoria delperduto sposo, cercòsfogo al dolore dellavedovanza. Mori inRoma nel febbraiodel 1547. Unaltra Artemisia,ecc. Questa reginadi Caria, oltreché fececostruire al maritoun mausoleo, che fuuna delle settemaraviglie del mondo,ne inghiotti le ceneri,non trovando pelsuo sposo unpiù degno sepolcro. St.19. v.17. Laodamia:figlia di Acasto,e mo glie di Protesilao,ucciso da Ettore,non gli vollesoprav vivere, e si gettònelle fiamme. Lamoglierdi Bruto: ebbe nomePorzia, e mortoil marito, siuccise ingo, iando carboniaccesi. Arria: moglie diCecina Peto implicato inuna congiura control'imperator Claudio. Non potendosalvare il marito,s' immeise un pugnale nelpetto. Argia: mogliedi Polinice, fattamorire Creonte tiranno diTebe, per averdata sepoltura al l'ucciso marito amalgrado il divietofatto dal tiranno.Evadne: moglie di Capaneomorto nell'oppugnazione di Tebe.Pel dolore diquella perdita sigettò anch'essa nel rogo.Del rio chenove volte Vomiràcirconda: del fiume Stige,a cui Virgilio nove giri. St.20. V.23. IlMacedonico: Alessandro, figliuol diFilippo, re diMacedonia, invidiava adAchille V es sere statocelebrato da Omero.Francesco di Pescara: sposo diVittoria Colonna. Egliprotesse con munifi cenza e coltivòcon amore lebuone lettere; fassai valoroso nell' aimi, emorì di feriteriportate combat tendo per CarloV nella famosabattaglia di Pavia, l'anno1525. St. 27. V.14.Come quel figliodi Vnlcan, occ. Fudetto Eriltonio, enacque coi piedidi dragone. Cre sciuto per lecure di Aglauro,figlia di Eritteo,re d'A tene, inventò ilcocchio per coprire,sedendo in esso,la deformità de' suoi piedi.Al veder troppoardita. Rammenta il Poetaquesta circostanza, perchèAglauro, portando invidia adErse sua sorella,amata da Mercurio, pose ostacoliagli amori delnume; e perquesta colpa fu dalui convertita insasso. St. 36. V.16.Non più aGiason, ecc. Racconta Stazio nel V dellaTebaide che Giasone,approdato con gli Argonautiin Lenno, trovòqueir isola abitatasol tanto da femmine, perchètutti i maschierano stati messi amorte da quelle. St.44. V.4. J/conto: il racconto. St.54. V.16. Tema: quiesempio. Su chesolca star sorto: sulla qualesolca star fermo,reggersi. St. 90. V.2.Osterricche: Austria. St. 92.V.14 Jl granfiume: il Po.Vesulo: Monviso, ano deimonti liguri chefanno parte delle AlpiCozie. Lambro eTicin.... Et Adda:tre fiumi di Lombardia. St. 93.v.56. Troppo santaPena lor parvee indegna a tanteoffese: pena dicui egli nonera degno. XXXVIII. lltiffÉficro,fefJelo all'onore eheIp chiami pressoAgri' matite va inkv\L prebcntanoalla Corto C&rlo, Bnnìamniitt? e Marflsa;e questa ricevail baitesiiafli. D altrap".rte Astolfo conun esercito KubJ mette rAfrtea asoqquadvo, e minacciaBirUu Agr"mftate, di ciòìjitvuito, ottit>ne daCarlo che "Edcdd la em fraloro cai combatti incaica didue camici onieletti uno per parte. Cortesi donneaclic beuigna udienza Datea' miei versi, iovi vegg'o alseminante, Che quej?t altra sisubita partenza Che faEiiggier dalla suaftda amante, Vi gran noia eavete displiceuza Puco minorcbives.'ie Brad amante; Efate anco arfl:omeDt<>, chesser poco In hiidoveae l'amoroso foco. Peroiiì altra cagiunch'allontanato Cuiitia la volgilad'esiga se nefusae, Ancor di' arcissepiù tesor speratu, Che Creso oCrasso insieme nonri(lnss€; Io crederla convoi, che penetrato Nonfosse al corlo strai chelo percosse: Ch unalmo gaudio, uncosi gran contento Nonpotrebbe comprare oro argento. XXXVIII. 3 Pur,per salvar Tonor,non solamente D'escnsa, ma di laudeè degno ancora; Persalvar, dico, incaso eh altrimente Tacendo, biasmoed ignominia fora:Ese la donnafosse renitente, Ed ostinatain fargli fardimora, Darebbe di indizio e chiarosegno O d'amar poco,o d'aver pocoingegno. 4 Che sel'amante dell'amato deve Lavita amar piùdella propria, otanto (Io parlo d'unoamante a cuinon lieve Colpo d'Amorpassò più del manto); Al piacertanto più, eh'esso riceve, L' onor diquello antepor deve,quanto L' onore è dipiù pregio chela vita, Ch'a tuttialtri piaceri èpreferita. R Fece Ruggieroil debito aseguire II suo Signor;che non sene potea. Se noncon ignominia, dipartire; Che ragiondi lasciarlo nonavea. E s'Almonte glifé' il padre morire, Talcolpa in Agramantenon cadea; Ch'in moltieffetti avea conRuggier poi Emendato ognierror dei maggiorsuoi. 0 Farà Ruggieroil debito atornare Al suo Signore;ed ella ancorlo fece, Che sforzarnon lo volsedi restare, Come potea,con iterata prece. Ruggier potràalla donna satisfare Aun altro tempo,s' or non satisfece:Maall'onpr, chi glimanca d'un momento, Nonpuò in centoanni satisfar in cento. 7 TomaRuggiero in Arli,ove ha ritratta Agramante lagente che gliavanza. Bradamante e Marfisa,che contratta Col parentadoavean grande amistanza, Andaro insiemeove re Carlofetta La maggior provaavea di suapossanza, Sperando, o per battagliao per assedio, Levar diFrancia cosi lungotedio. 8 Di Bradamante,poi che conosciuta III campofu, si fé' letiziae festa. Ognun lariverisce e lasaluta; Ed ella aquesto e a quel chinala testa. Rinaldo, comeudì la suavenuta. Le venne incontra; Ricciardo resta, NéRicciardetto, od altridi sua gente, Ela raccoglion tuttiallegramente. 9 Come s'intesepoi che lacompagna Era Marfisa, inarme si famosa, Chedal Cataio aitermini di Spagna Dimille chiare palmeiva pomposa; Non èpovero o riccoche rimagna Nel padiglion: laturba disiosa "Vien quincie quindi, es'urta, storpia epreme, Sol per veder bella coppiainsieme, 10 A Carloriverenti appresentarsi.Questo fu ilprimo dì, scriveTurpino, Che fu vistaMarfisa inginocchiarsi; Che solle parve ilfiglio di Pipino Degno,a cui tantoonor dovesse farsi. Traquanti o mainel popol Saracino 0nel cristiano, Imperatorie Regi Per virtùvide o perricchezza egregi. 11 Carlobenignamente la raccolse, Ele uscì incontraftior dei padigfa'oni: E chesedesse a latosuo poi volse Sopratutti, Re, Principie Baroni. Si dielicenzia a chinon se latolse, Sì che tostorestaro in pochie buoni. Restaro iPaladini e igran Signori: La vilipesaplebe andò difuori. 12 Marfisa cominciòcon grata voce: Eccelso, invittoe gloiioso Augusto, Chedal mar Indoalla Tirinzia foce, Dalbianco Scita all'Etìopeadusto Riverir fai latua candida croce, • di teregna il piùsaggio o'I piùgiasto; Tua fama, eh'alcun termine nonserra, Qui tratto m'hafin dall'estrema terra. 13E, per narrartiil ver, solami mosse Invidia, esol per fartiguerra io venni, Acciòche possenteun Re nonfosse. Che non tenessela lejrge ch'iotenni. Per questo hofatto le campagnerosse Del Cristian sangue;ed altri fiericenni Era perfarti da cruiel nimica, Se non cadea chimi t' ha fattoamica. 14 Quando nuocerpensai più alletue squadre. Io trovo(e come siadirò più adagio) Che'l buon Ruggierdi Risa fumio padre Tradito atorto dal f rateimalvagio. Portommi in corpomia misera madre Di dal mare,e nacqui ingran disagio. Nutrimmi unMago infin alsettimo anno, A cuigli Arabi poirubata m' hanno; 15 Emi venderò inPersia per ischiava Aun Re chepoi cresciuta, ioposi a morte. Chemia virginità tormi cercava. Uccisi luicon tutta lasua corte:Tutta cacciaila sua progenieprava; E presi ilregno, e talfu la mìasorte, Che diciotto annid'uno o diduo mesi Io nonpassai, che setteregni presi. 16 Edi tua fam\invidiosa, come 10 t'hogià detto, aveafermo nel core Lagrande altezza abbatterdel tuo nome: Forseil faceva, oforse era inerrore. Ma ora avnenche questa vogliadome, E faccia caderPale al miofurore. L'aver inteso, poiche qui songiunta, Come io tison d'affinità congiunta. 17E come ilpadre mio parentee servo Ti fu,ti son parentee serva anch'io:E quella invidiae quell' odio protervo, 11qual io t'ebbiun tempo, ortutto obblio; Anzi centraAgramante io loriservo, E contra ògn' altroche sia alpadre o al zioDi luistato parente, chefur rei Di porrea morte igenitori miei. 18 Eseguitò, voler cristianafarsi, E, dopa eh'avrà estinto ilre Agramante, Voler, piacendoa Carlo, ritornarsi Abattezzare il suoregno in Levante, Etindi contra tuttoil mondo armarsi, OveMacon s'alori eTrivigante; E con promissi'on,eh' ogni suoacquisto Sia dell' Imperio, edella fé' diCristo. 19 L'Imperator, chenon meno eloquente Era, chefose valoroso esaggio, Molto esaltandola donna eccellente, Emolto il padree molto ilsuo lignaggio. Rispose adogni parte umanamente, Emostrò in fronteaperto il suocoraggio; E conchiuse nell' ultimaparola, Per parente accettarlae per figliuola. 20E qui sileva, e di nuovo l'abbraccia, E, comefiglia, bacia nellafronte. Vengono tutti conallegra faccia Quei diMongrana e queidi Chiaramente. Lungo adir fora quantoonor le faccia Rinaldo, chedi lei leprove conte Vedute aveapiù volte alparagone, Quando Albracca assediarcol suo girone. 21Lungo a dirfora quanto il giovinettoGuidon s'allegri diveder costei, Aquilante eGrifone e Sansonetto, Ch' allacittà, crudel furoncon lei • Malagigie Viviano eRicciardetto, Ch' all' occision de'Maganzesi rei . E diquei venditori empjdi Spagna L'aveano avuta fedel compagna. 22Apparecchiar per loseguente giorno . Edebbe cura Carloegli medesmo, Che fosseun luogo riccamenteadomo . Ove prendesseMarfisa battesrao. I véscovie gran chiericid'intorno, Che le leggisapean del Cristianesmo, Fece raccorre,aedo da loroin tutta La santaFé' fosse Marfisa instrutta. 23 Venne inpontificale abito sacro L'arcivesco Turpino,e battezzolla: Carlo dalsalutifero lavacro Con cerimoniedebite levolla. Ma tempoè ormai ch'aicapo vóto emicri' Di senno sisoccorra con l'ampolla, Con chedal ciel piùbasso ne venia IIduca Astolfo sulcarro d'Elia. 24 Scesoera Astolfo dalgiro lucente Alla maggiorealtezza della terra, .Con la feliceampolla che lamente Dovea sanare algran mistro digaem. Un'erba quivi divirtù eccellente Mostra Giovannial Dum d'Inghilterri:Con essa vuolch'ai suo ritornotocchi Al Re diNubia e glirisani gli occhi:25Acciò per questie per liprimi merti Gente glidia. con cheBierta assaglia. E comepoi quei popoliinesperti Armi ed acconciad uso dibattaglia, E senza dannopassi pei deserti Ovel'arena gli uominiabbarbaglia, A punto apunto l'ordine chetegna, Tutto il Vecchiosantissimo gl'insegna. 26 Poilo rimontarsu quello alato Chedi Ruggiero, e fu primad'Atlante. Il Paladin lasci,licenziato Da san Giovanni,le contrade sante; Esecondando il Niloa lato alato, Tosto i Nubiapparir si videinnante; E nella terrache del regnoè capo, Scese dall'aria,e ritrovò ilSenàpo. Stanza 26. 27 Moltofu il gaudioe molta fula gioia Che portòa quel Signornel buo ritorno; Chehen si raccordavadella noia Che gliavea tolta, deir Arpie,d'intorno, Afa poi chela grossezza glidiscuoia Di quello umorche già glitolse il giorio, Eche gli rendela vista diprima, I/arlora e cole,e come unDio sublima: '2S Siche non pur la genteche gli chiede Permuover guerra alregno di Biserta, Macento mila sopragli ne diede, Egli fé' ancor disua persona offerta. Lagente appena, ch'era tuttaa piede, Potea cajiirnella campagna aperta; Chedi cavalli haquel paese inopia, 3Tad'elefanti e dicamelli copia. 29 L<\notte innanzi ilì\ì che asuo cammino L'esercito diNubia dovea porse, Montòsu rippogrifo ilPaladino, E verso Mezzodìcon fretta corse, Tantoche giunse almonte che TAustrino Vento produce,e spira contraT Orse. Trovò lacava, onde perstretta bocca, Quando sidesta, il furiososcocca. 80 E, comeraccordògli il suomaestro, Ayea seco arrecatoun utre vóto, Ilqual. mentre nell'antrooscuro alpestre AiliRticato dormeil fiero Noto, Allospiraglio pon tacitoe destro; {)d èl'agguato in modoal vento ignoto, Ohe, oredendosi uscirfuor la dimane, Preso legato inquello utre rimane. 33Poi che, inchinandole ginocchia, fece Alsanto suo maestroorazione, Sicuro che siaudita la suaprece, Copia di sassia far cadersi pone. Oh quanto,a chi ben credein Cristo, lece! Isassi, fuor dinaturai ragione Créscendo, sivedean venire ingiuso, E formar ventree gambe ecollo e muso: 34E con chiariannitrir giù perquei calli Venian saltando;e giunti poinel piano, Scotean legroppe, e fattieran cavalli, Chi baioe chi leardoe chi rovano. Laturba ch'aspettando nellevalli Stava alla posta,lor dava dimano:Si che inpoche ore fnrtutti montati; Che consella e confreno erano nati. Stanza35 Ottanta milacento e duain un giorno Fe\dipedoni, Astolfo cavalieri. Con questitutta scorse Africaintomo, Facendo prede, incendje prigionieri Posto Agramanteavea, fin alritomo. Il Re diFersa e '1Re degli Algazeri, Colre Branzardo aguardia del paese:Equesti si fèrcontra al Ducainglese; 36 Prima avendospacciato un sottillegno, Ch'a vele ea remi andòbattendo Ad Agramante avviso,come il r>igno PatJa dalRe de' Nubi oltraggie mali. Giorno enotte andò quelsenza ritegno, Tanto chegiunse ai litiprovenzali:E trovò inArli il suoRe mezzo oppresso:ChèUcampo avea diCarlo un miglioappresso. 81 Di tantapreda il Paladinoallegro, Ritorna in Nubia,e la medesmaluce Si pone acamminar col popolnegro, E vettovaglia dietrosi conduce. A salvamentocon lo stuolointegro Verso l'Atlante ilglorioso Duce Pel mezzovien della minutasabbia, Senza temer che'lvento a nuocergli abbia. 33 Bgiunto poi, diqua dal giogo,in parte Onde ilpian si discopree la marina, Astolfo eleggela più nobilparte Del campo, ela meglio attaa disciplina; E quae perordine la parte Appièd'un colle, ovenel pian confina. Quivi lalascia, e sula cima ascende Invista d'uom eh' agran pensieri intende. 37Sentendo il reAgramante a cheperiglio, Per guadagnare ilregno di Pipino, Lasciava il suo, chiamarfece a consiglio Principi eRe del popolSaracino. E poi ch'unao due voltegirò il ciglio Quincia Marsilio equindi al reSobrino, I quaì d'ognialtro fur, chevi venisse, I duopiù antiqui esaggi, cosi disse: 38Quantunque io sappiacome mal convegna Aun capitano dir,Non me '1pensai, Pur lo dirò;ohe quando undanno vegna Da ognidiscorso uman lontanoassai, A quel fallirpar che siaescusa degna: E quisi versa il caso mio;ch'errai A lasciar d'arme1' Africa sfornita . Sedalli Nubi esserdovea assalita. 39 Machi pensato avria,fuorché Dio solo, Acui non ècosa fdtura ignota, Chedovesse venir consi gran stuolo Afarne danno gentesi remota, Tra iquali e noigiace IMnstabil suolo Diquell'arena ognor da' ventimota? Pur è venutaad assediar Biserta, Edha in granparte l'Africa deserta. 40Or sopra ciòvostro consiglio chieggio: Separ; irmi di quisenza far frutto, Oppurseguir tanto l'impresadeggìo, Che prigion Carlomeco abbi condutto; 0come insieme iosalvi il nostroseggio, E questo imperiailasci distrutto. S' alcun di voi sadir, prego noitaccia, Acciò si troviil meglio, equel si faccia. 41Cosi disse Agramante;e volse gliocchi Al Re diSpagna, che glisedea appresso, Come mostrandodi voler chetocchi, Di quel e' hadetto, la rispostaad esso. E quel,poi che surgendoebbe i ginorchi Perriverenzia, e cosìil capo flesso. Nelsuo onorato seggiosi raccolse; ludi lalingua a taiparole sciolse:42 0bene o malche la Famaci apporti. Signor, di sempreaccrescer ha inusanza. Perciò non saràmai ch'io misconforti, 0 mai piùdel dover piglibaldanza Per casi, obuoni o rei,che sieno sorti; Masempre avrò dipar tema esperanza Ch'esser debban minori,e non delmodo Ch'a noi pertante lingue venirodo. 45 Yo' concedergliancor, che sienoi Nubi Per miracoldal ciel forsepiovuti; 0 forse ascosivenner nelle nubi. Poichénon far maiper cammin veduti. Temitu che talgente Africa rubi, Sebbendi più soccorsonon l'alati? U tuopresidio avria bentrista pelle, Quando temesseun popolo siimbelle. 46 Ma setu mandi ancorche poche navi, Purchési veggan glistendardi tuoi, Non scioglierandi qua sitosto i cavi, Chefuggiranno nei confini suoi Questi,0 sien Nubio sieno Arabiignavi Ai quali ilritrovarti qui connoi, Separato pel mardalla tua terni, Hadato ardir diromperti la £:uerra. Stanza 36. 43E tanto menprestar gli debbofede, Quanto più alverisimile s'oppou'".Or segli é verisimilesi vede. Ch'abbia contanto numer dipersone Posto nella pugnaceAfrica il piede UnRe di lontana regione, Traversando l'arenea cui Cambile Conmale augurio ilpopol suo commise. 44Crederò ben chesian gli Arabiscesi Dalle montagne, edabbian dato ilguasto, E saccheggiato, emorti uomini epresi. Ove trovato avranpoco contrasto; E cheBranzardo, che diqueipaesiLuogotenente e viceréé rimasto, Per ledecine scriva lemigliaia, Acciò la scusasua più degnapaia. 47 Or pigliail tempo che,per esser senza Ilsuo nipote Carlo,hai di vendetta. Poich' Orlando nonc'è, far resistenza Non tipuò alcun della nimicasetta. Se per nonveder lasci, onegligenza, L'onoratavittoria che t' aspetta, Volterà ilcalvo ove orail crin nemostra, Con molto dannoe lunga infamianostra. 48 Con questoed altri dettiaccortamente L'Ispanopersuader vuol nelconcilio, Che non escadi Francia questagente, Finché Carlo nonsia spinto inesilio. Ma il reSobrin, che videapertamente Il cammino ache andava ilre Marsilio, Che piùper l'util proprioqueste cose, Che pel comun, dicea,cosi rispose:49 Quandoio ti coufortavaa stare inpace, Foss io stato,Sigfnor, falso indovino; 0tu, s'io doveapure esser verace, Creduto avessial tuo fedelSobrino, £ non piuttostoa Rodomonte audace, AMarbalnsto, a Alzirdoe a Martasino, Liquali ora vorreiqui avere afronte: Ma vorrei piùdegli altri Rodomonte, 50Per rinfacciargli chevolea di Francia Farquel che sifaria d'uu fragilvetro, E in cieloe nello 'uferno latua lancia Seguire, anzilasciarsela di dietro; Poinel bisogno sigratta la pancia, Neirozio immerso abbominosoe tetro:Ed io,che per predirtiil vero, allora Codardo dettofui, son tecoancora: 51 E saròsempre mai, finchMofinisca Questa vita, eh ancorche d'anni grave, Porsiincontra ogni per te smarrisca Aqualunque di Franciapiù nome bave. Nésarà alcun, sìa chi si vuol,ch'ardisca Di dir che l'opremie mai fosserprave: E non hanpiù di mefatto tanto Moltiche si donardi me piùvanto. 52 Dico cosi,per dimostrar chequello Ch'io dissi allora,e che tivoglio or dire, Néda vìltade vien da corfello, Ma d'amor veroe da fedelservire. Io ti confortoch'ai paterno ostello, Piùtosto che tupuoi, vogli redire; Chepoco saggio sipuò dir colui Cheperde il suoper acquistar l'altrui. 53S'acquisto c'è, tu'lsai. Trentadui fummo Retuoi vassalli auscir teco delporto: Or se dinuovo il contone rassuroroo, C'è appenail terzo, etutto '1 restoè morto. Che nonne cadan più,piaccia a Diosommo: Ma se tuvuoi seguir, temodi corto, Che n"nne rimarrà quarto quinto; E'I miserpopol tuo fiatutto estinto. 54 Ch'Orlandonon ci sia,ne aiuta; ch'ove Siampochi, forse alcunnon ci saria. Maper questo ilperiglio non rimuove, Sebben prolunganostra sorte ria. EcciRinaldo, che permolte prove Mostra chenon minor d'Orlandosia. C è ilsuo li naggio,e tutti iPaladini, Timore etemo a' nostriSaracini; 55 Ed hannoappresso quel secondoMarte . (Benché inemici al miodispetto loio). Io dicoil valoroso Brandimarte, Non mend'Orlando ad ogniprova sodo; Del qualprovato ho lavirtnde in parte, Partene yegs;o all'altruispese et odo. Poison più diche non e'è Orlando stato; Epiù perduto abbiam,che guadagnato. 56 Se peraddietro abbiam perduto,io temo Che daqui innanzi perderempiù in grosso. Del nostrocampo Mandricardo èscemo; Gradasso il suosoccorso n'ha rimosso: Marfisa n'halasciati al puntoestremo; E cosi il Re d'Algler,di cui dirposso Che, S3 fossefedel come gagliardo, Poco uopoera Gradasso oMandricardo. 57 Ove sonoa noi toltiquesti aiuti, E tantemila son deinostri morti; E queieh' a venir hanson già venuti, Nés'aspetta altro legnoche n'apporti: Quattro songiunti a Carlo,non tenuti Manco d'Orlando o di Rinaldo forti; E con ragion, che da qui sino a Battro Potresti mal trovartali altri quattro. 58 Non so se sai chi sia Guidon Selvaggio e Sansonetto e i figli d'Oliviero.Di questi fu' più stima e più tema aggioche d'ogni altro lor duca e cavaliero che diLamagna o d'altro stran linguaggio sia contra noi per aiutar l'impero;bench'importa anco assai la gente nuova ch'a' nostri danni in campo si ritrova.59 Quante volte usciraialla campagna, Tante avraila peggiore, osarai rotto. Se spessoperde il campo Africa e Spagna, quandosian stati sedici perotto; che sarà poi ch'Italia eche Lamagna con Francia è unita, e'l popolo anglo escotto, e che sei contra dodici saranno? ch'altro si puòsperar, che biasmo e danno? 60La gente qui, là perdi a un tempoil regrno. S'in questaimpresa più duri ostinato; Ove, s'alritornar muti disegno. L'avanzo dinoi sèrvi ccn lostato. Lasciar Marsilio èdi te casoindegno: Ch' ognun te neterrebbe molto ingrato. Ma c'èrimedio: far conCarlo pace; Ch'a luideve piacer, sea te purpiace. stanza 33. 61 Pur se tipar che nonci sia iltuo onore, Se tu,che prima offesosei, la chiedi:Ela battaglia piùti sta nelcore, Che, come siafin qui successa,vedi; Studia almen direstame vincitore; Il cheforse avverrà, setu mi credi, Sed'ogni tua querelaa un cavaliero Darai l'assunto;e se quelfia Ruggiero. 62 lo'lso, e tu'lsai, che Ruggiernostro è tale, Chegià da soloa sol con l'arme inmano, Non men d'Orlandoo di Rinaldovale, Né d'alcun altrocavalier cristiano. Ma setu vuoi farguerra universale, Ancorché '1valor suo siasoprumano, Egli però nonsarà più eh'un solo, Ed avràdi par suoicontra uno stuolo. 63A me par,sa te par,ch'a dir siluandi Al Re Cristian, cheper finir leliti, E perchè cessiil sangue che tu spandi Ognorde' suoi, egli de'tuoiinfiniti, Che contra untuo guerrier tugli domandi Che mettain campo unodei suoi piùarditi: E faccian questiduo tutta laguerra. Finché Tun vinca,e T altro restiin terra; Stanza 65. 64Con patto, chequal d'essi perde,faccia CheU suo Reall'altro Re tributodia. Questa condizi'on noncredo spiaccia A Carlo,ancorché sul vantaggiosia. Mi fido nelle robuste braccia Poidi Ruggier, chevinci tor ne fia; Eragion tanta édalla nostra parte, Chevincerà, s'avesse incontraMarte. 65 Con questied altri piùefficaci detti Fece Sobrinsì, che '1 partitoottenne; E gì' interpretifur quel giornoeletti, E quel a Carlo l'imbasciatavenne Carlo, ch'avea tantiguerrier perfetti, Vinta per quella battagliatenne, Di cui l'impresaal buon Rinaldodiede, In ch'avea, dopoOrlando, maggior fede. 66Di questo accordolieto parimente L'uno esercitoe l'altro sigodea; Chè'l travaglio delcorpo e dellamente Tutti avea stanchi,e a tuttirincrescea. Ognun di riposareil rimanente Della suavita disegnato avea: Ognunmaledicea l'ire ei furori Ch' arisse e agare avean lordesti i cori. 67Rinaldo che esaltarmolto si vede. CheCarlo in lui quel chetanto pesa, Via piùeh' in tuttigli altri, haavuto fede . Lieto simette all'onorata impresa: Ruggier nonstima; e veramentecrede Che contra non potrà fardifesa:Che suo pariesser possa nongli è avviso, Sebben incampo ha Mandricardoucciso. 68 Ruggier dall'altraparte, ancorché molto Onorgli sia che'1 suo ReV abbia eletto, Epel miglior ditutti ì buonitolto, A cui commettaun importanteeffetto: Pur mostra affannoe gran mestiziain volto: Non perpaura che gliturbi il petto; Chenon eh' un solRinaldo, ma nonteme Se fosse conRinaldo Orlando insieme: 69Ma, perché vedeesser di luisorella La sua carae fidissima consorte, Ch'ognor scrivendostimola e martella. Come coleich'é ingiuriata forte. Ors'alle vecchie oflTeseaggiunge quella D'entrare incampo a porleil frate amorte, Se la farà,d'amante, così odiosa, Ch'aplacarla mai piùfia dura cosa. 70Se tacito Ruggiers'affligge ed auge Dellabattaglia che malgrado prende. La suacar" moglier lacrimae piange. Come lanuova indi apoche ore intende. Barte il bel petto,e l'auree chiomefrange, E le guanceinnocenti irriga eoffende; E chiama conrammarichi e querele Ruggiero ingrato,e il suodestin crudele, 71 D'ognifin che sortiscala contesa, A leinon può venirnealtro che doglia. Ch'abbia amorir Ruggiero inquesta impresi Pensar nonvuol; che parche '1 corle toglia:Quando anco,per punir piùd'una offesa, La ruinadi Francia Cristovoglia, Oltre che saràmorto il suofratello, Seguirà un dannoa lei piùacerbo e fello; 72Ohe non potrà,se non conbiasrao e scorno Enimìcizia tuttasua gente, Fare almarito suo maipiù ritorno, Si chelo sappia ogunpubblicamente, Come s' avea, pensandonotte e giorno, Piùvolte disegnato nellamente: E tra lorera la promessatale, Ohe 1 ritrarsie il pentirpiù poco vale. 73Ma quella usatanelle cose avverse Dinon mancarle disoccorsi fidi, Dico Melissamaga, non sofferse Udirne ilpianto e idolorosi gridi:E vennea consolarla, ele profferse, Quando nefosse il tempo,alti sussidi, E disturbarquella pugna futura, Dich'ella piange esi pon tantacura. 74 Rinaldo intantoe F incl*toRuggiero ApparecchiavanTarme alla tenzone, Dicui dovea Telettaal Oa vallerò Che delromano Imperio eracampione. E come quelche, poi oboibuon destriero Perde Baiardo,andò sempre pedone, Sielesse a pie,coperto a piastrae a maglia, ConTazza e colpugnai far labattaglia. 75 0 fossecaso, o fossepur ricordo Di Malagigisuo provvido esaggio, Che sapea quantoBalisarda ingordo Il taglioavea di farealF arme oltraggio, Combatter senzaspada fur d'accordo L'uno el'altro guerrier, comedetto aggio. Del luogos'accordar presso allemura DelT antiquo Arli,in una granpianura. 76 Appena aveala vigilante Aurora Dall' ostel diTiton fuor messoil capo, Per dareal giorno terminato,e all'ora Ch'era prefissaalla battaglia, capo: Quandodi qua edi vennerofuora I deputati: e questiin ciascun capo Deglisteccati i padigliontiraro, Appresso ai qualiambi un aitarfermaro. 77 Non moltodopo, instrutto aschiera a schiera, Sivide uscir l'esercitopagano. In mezzo armatoe sontuoso v'era Dibarbarica pompa ilRe africano; E s'unbaio corsier di chioma nera, Difronte bianca, e di duopie balzano, A para par conlui venia Ruggiero, Acui servir nonè Marsilio altiero. 78L'elmo che dianzicon travi\glio tanto Trassedi testa al Re diTarlarla, L' elmo che celebratoin maggior Canto Portòil troiano EttormilT anni pria, Gliporta il reMarsilio a cantoa canto: Altri Principied altra Baronia S' hanno partiteTaltrarme fìra loro, Ricchedi gioie eben fregiate d'oro 79Dall'altra parte fuordei gran ripari ReCarlo usci conla sna gented'arme, Con gli ordinimedesmi e modipari Che terria sevenisse al fattod'arme. Cingonlo intorno i suoi famosiPari; E Rinaldo è con luicon tutte Tarme, Fuorché Telmo che fudel re Mambrino, Cheporta Uggier danese,paladino. 80 E didue azze hail duca Namol'una, E l'altra Salamonre di Bretagua. Carlo daun lato isnoi tutti raguna; Dall'altro sonquei d'Africa edi Spagna. Nel mezzonon appar personaalcuna; Voto riman granspazio di campagna: Cheper bando comunea chi visale, Eccetto ai duoguerrieri, è capitale. 81Poi che dell'armela seconda eletta Sidie al campiondel popolo pagano, Duosacerdoti, T undell' una setta, L'altro dell' altra,uscir coi libriin mano. In queldel mstro èla vita perfetta Scritta diCristo, e T altroè l'Alcorano: Con queldell'Evangelio si fé' innante L'Imperator,con l'altro il reAgramante. 82 Giunto Carloall'alter che statuito Isuoi gli aveano,al ciel levòle palme, E disse: 0Dio, e' haidi morir patito Perredimer da mortele nostr'alme; 0 Donna,il cui valorfu gradito. CheDio prese da tel'umane salme, E novemesi fu neltuo santo alvo. Sempreserbando il fiorvirgineo salvo:83 Siatemitestimoni, ch'io prometto Perme e perogni mia successione, Al reAgramante, ed achi dopo eletto Saràal governo disua regione, Dar ventisome ogni annod'oro schietto, S' oggi quiriman vinto ilmio campione; E ch'ioprometto subito latrìegua Incominciar che poiperpetua segua 84 £se'n ciò manco,subito sfaccenda La formidabilira dambidui La qnalme solo ei miei figliuolioffenda, Non alcun altroche sìa quicon nui; Sì chein brevissima orasi comprenda che sia il mancardella promessa a vui.Così dicendo, Carlosul Vangelo Tenea lamano, e gliocchi fissi alcielo. 87 Ruggier promette,se della tenzone Ilsuo Re Tieneo manda adisturbarlo, Che suoguerrier più, suo barone £sser maivuol, ma darsitutto a Carlo. GiaraRinaldo ancor, chese cagione Sarà delsuo Signor quindilevarlo. Finché non restivinto egli oRuggiero, Si farà d'Agramantecavaliero. 85 Si levanquindi, e poivanno all'altare Che riccamente aveanPagani adomo; Ove giuròAgramante, eh' oltreal mare, Con Vesercito suo faràritomo, Ed a Carlodaria tributo pare, Serestasse Ruggier vintoquel giorno: E perpetuatra lor trieguasaria, Coi patti ch'aveaCarlo detti pria. 86E similmente conparlar non basso, Chiamando intestimonio il granMaumette, Sul libro chein man tieneil suo Papasso, Ciòche detto ha,tutto osservar promette Poidel campo sipartono a granpasso, E tra isuoi l'uno el'altro si rimette: Poiquel par dicampioni a giurarvenne; E'I giuramento lorquesto contenne. 88 Poiche le cerimoniefinite hanno, Si ritomaciascun dalla suaparte; Né v'indugiano molto,che lor danno Lechiare trombe segnoal fiero Marte. Orgli animosi aritrovar si vanno, Consenno i passidispensando ed arte. Eccosi vede incominciarl'assalto Sonar il ferro,or girar basso,or alto. 89 Orinnanzi col calce,or col martello Accennau quandoal capo equando al piede, Contal destrezza econ modo sisnello. Cli'ogni credenza ilraccontarlo eccede. Ruggier, checombattea centra ilfratello Di chi lamisera alma glipossiede, A ferir lovenia con talriguardo, Che stimato nefu manco gagliardo. 90 Eiaa parar, piùeh' a ferire, intento; Enon sapea eglistesso il suodesire. Spegner Rinaldo sariamal contento; Né vorriavolentieri egli morire. Maecco giunto altermine mi sento, Oveconvien l'istoria diflFerire. Nell'altro Cautoil resto intenderete, S'udir nell'altroCanto mi verrete. NOTE: St. 2.v.4. Creso oCrasso: V unofa re diLidia, l'altro patrizio romiiio,tutti e duericchissimi. St. 12. V.3.Alla Tirinzia foce:allo stretto di Gibilterra, formatodalle colonne d'Ercole,soprannomi nato alcune volte Tirinzio,perchè educato inTirinta, antica città delPeloponneso. St. 20. V.8.Albracca assediar colsuo girone: con tuttoil grosso cerchiodelle più altefortezze inteme. St. 26.v.1. Sm mcìoo/afo. iiiteiidesi l'Ippogiifo.St. 29.v 56 Anstrinovento: vento chespira da mezzogiorno. St 31.v.2. Ela medesmaluce: e nello stessogiorno. St. 35. V.6.Il re di Fersa eil re deili Algazeri. Il primonominavasi Folvo, el'altro Bua far. st.3. V.6. Mota:mossa, agitata. St. 41.V.6. Flesio: piegato. St.4:1 V.78. L'arenea cui Camhise,ecc. Questo re diPersia spedi uuesercito contro gliAmmonì, popoUi della Libiaai confini dellaCirenaica, e isoldati restarono sepolti sottol'arena sollevata dalvento. St. 47. V.7.Volterà il calvoove ora ilerin u mostra" LaFortuna rappresentasi conun sol daffadi capelli sul davantidel capo, ecalva in tuttoil rìmaaeot?. St. 57.V.7. Battro: anticacittà, tr& ilCaucaso ed il marCaspio. É quiusato senz'altro perpaese lontano. come direfino al piùlontano oriente. St. 77.V.18. Instrutto: qui disposto. St.78. V.3. Inmaggior Canto: neW Iliadedi Onero. St. 79.V.5. J suoifamosi Pari: ipaladini, ch'e rano dodici, ecosi detti perchètutti di egnaldisnirà nella corte diCarlo. St. 80. V.28./; capitale: è delittoda pnnirsi con Umorte. St. 86. V.3.Papasso: sacerdote. XXXIX Stanza27 Htilrnsn f'ol m'Kf>iU un ìnriiiilosiiiio Th vho jjrmanlromim I palli gìII rati uellofTaliilire il dm'llo;ijuìjiili vonono allemani i dne PHcrciti,e i >I{ii ihanno la l>'f;io.Astolfo fa proiiezeiit Afika e vicrK'n iini llolta.Egli d isuoi conipapiù s'Imbniltoiioin Orlando, li Astfilfiigli rfinde ilsiivun Afìraiìiante, pojtoslalla vela, con leKilt'' tTUppi iiTC'tintraIsti JUdta crbtiaiia.da imi vk'iioa>sdalLto. !/aflUnnri di Riisiierben veramente K K(]iratsgif ftlrro duro,acerba e forte, T"i cuitràvas:li;i il cur|ìii,e pili lamente Puìcìiè di duefntir non puòuna mnrte; o dEiRiimldo, 5=e dilui posseiito Fia Tiii'iio;0 P" tiiipiù. dalla couìorte: (hetìel fratel leuccide, sa clf incorre Xeir odiosuo, che piùclic nicirtc abburre KiniiMo, dienon h;x simìljfeniiiery. Tu ri] tri ilujili alla virluriaasjiira: Mtna deirjiKza dispetrosoe riero; (nauibi alltbraccia e quandoal capo mìr;\. Vultcfiaudo conTaita il LuouRiu%nerfi Ribatte il colpo,e quinci equindi gira; E sepercuote pur, disegnaloco Ove possa aRinaldo nuocer poco. BAlla più partedei Signor paganiTroppo par disegnaiesser la zuffa: Troppoè Ruggier pigroa menar lemani; Troppo Rinaldo ilgiovine ribuffa. Smarrito infaccia il Redegli Africani Mira l'assalto,e ne sospirae sbuffa; Ed accusaSobrin, da cuiprocede Tutto l'error, cbe'lmal consiglio diede. 4 Melissa inquesto tempo, ch'erafonte di quanto sappiaincantatore o mago, Aveacangiata la femminilfronte, E del granRe d' Algier presaIMmago. Sembrava al viso,ai gesti Rodomonte, Epnrea armata dipelle di drago; Etal lo scudo,e tal laspada al fianco Avea,quale usava egli,e nulla manco. 5Spinse il Demonioinnanzi al mestofiorilo Del re Troiano,in forma dicavallo; K con granvoce e conturbato ciglio Disse: Signor,questo è purtroppo fallo. Oh' un gioveneinesperto a farperiglio Contra un siforte e sifamoso Gallo Abbiate elettoin cosa dital sorte, Che'l regnoe Touor d'African'importe. 6 Non lassi seguir questabattaglia, Che ne sarebbein troppo detrimento. Su Rodomontesia; vene caglia L'avere ilpatto rotto e'Igiuramento. Dimostri ognun, comesua spada taglia: Poich'io cisono, ognun divoi vai cento. Potèquesto parlar si in Agr.imante, Che, senzapiù pensar, sicacciò innante. 7 IIcreder d'aver secoil Re d'Algieri Fece chesi curò pocodel patto; E nonavria di millecavalieri Giunti in suoaiuto si granstima fatto. Perciò lanceabbassar, spronar destrieri Diqua veduto fu inun tratto. Melissa, poiche con suefinte larve La battagliaattaccò, subito sparve. 8I duo campion, chevedono turbarsi Contra ogniaccordo, contra ognipromessa. Senza più l'uncon l'altro travagliarsi, Anzi ogniingiuria avendosi rimessa. Fedesi dan, qua impacciarsi, Finché la cosanon sia meglioespressa, Chi stato siache i pattiha rotto innante, O'Ivecchio Carlo, o'Igiovene Agramante. 9 Ereplican con nuovigiuramenti D'esser nimici achi mancò difede. Sozzopra se nevan tutte legenti:Chi porta innanzi,e chi ritornail piede. Chi siafra i vili,e chi tra i piùvalenti, In un attomedesimo si vede. Sontutti parimente alcorrer presti; Ma queicirrono innanzi, eindietro questi. 10 Comelevrier che lafugace fera Correre intornoed aggirarsi mira, Népuò con glialtri cani andarein schiera. Che'l cacciatorlo tien, sistrugge d'ira Si tormenta,s'affligge e sidispera, Schiattisce indamo, esi dibatte etira: Cosi sdegnosa infinallora stata Marfisa eraquel di conla cognata. 11 Fina quell'ora aveanquel vedute Siricche prede inspazioso piano; E chefosser dal pattoritenute Di non poterseguirle e porvi mano. Rammaricate s' erano edolute, E n' avean moltosospirato invano. Or chei patti ele triegue viderrotte, Liete saltar nell'africanefrotte. 12 Marfisa cacciòl'asta per lopetto Al primo chescontrò, due bracciadietro: Poi trasse ilbrando, e inmen che nonV ho dett Spezzòquattro elmi chesembrar di vetro. Bradamante nonfé' minore effetto; Ma l'astad'or tenne diversometro: Tutti quei chetoccò, per terramise; Duo tanti fur, però alcunouccise. 13 Questo sipresso l'una all'altrafero, Che testimonie sene flir traloro; Poi si scostare,ed a ferirsi diero, Ove letrasse l'ira, ilpopol moro. Chi potràconto aver d'ogniguerriero Ch'a terra mandiquella lancia d'oro? Ed'ogni testa chetronca o divisa Siadall'orribil spada diMarfisa? 14 Come alsoffiar de' più benigniventi. Quando Apennin scoprel'erbose spalle, Muovonsi apar duo turbiditorrenti . Che nel caderfan poi diversocalle; Svellono i sassie gli arborieminenti Dall'alte ripe, eportan nella valle Lebia'e e icampi; e quasia gara fanno Achi far puònel suo camminpiù danno: 611 15 Cosìle due magnanimeguerriere, Scorrendo il campoper diversa strada, Granstrage fan neir africaneschiere, Lnna con Tasta,e 1 altra conla spada. Tiene Adamantea pena allebandiere La gente sua,eh' in fuganon ne vada. Invandomanda, invan volge lafronte; Né pnò saperche sìa diRodomonte. 16 A confortodi lui rottoavea il patto (Cosicredea) che fusolennemente, I Dei chiamandoin testimonio, fatto; Pois era dileguato repente. Né Sobriavede ancor. Sobrinritratto lu Arli s'era,e dettosi innocente; Perchè diquel pergiuro aspravendetta Sopra Agramante il medesmo aspetta. 17Marsilio anco èfuggito nella terra; Sila religi'on glipreme il core. Perciòmale Agramante il passo serra Aquei che menaCarlo imperatore, D Italia,di Lamagna ed'Inghilterra, Che tutte gentison d'alto valore; Edhanno i Paladinsparsi tra loro, Comele gemme inun ricamo 4oro:18 E pressoai Paladini alcunperfetto, Quanto esser possaal mondo cavaliero, Guidon Selvaggio,l'intrepido petto, E iduo famosi figlid'Oliviero. Io non voglioridir, ch'io l'hogià detto. Di quelpar di donzelleardito e fiero. Questiuccidean di gentisaraeine Tanto, che nonv'è numero fine. 19 Ma, differendoquesta pugna alquanto. Iovo' passar senza navilioil mare. Non hocon quei diFrancia da fartanto. Ch'io non m'abbiad'Astolfo a ricordare. Lagrazia che glidie l'Apostol santo Iov'ho già detto,e detto avermi pare Che'l reBranzardo e ilRe dell'Algazera Per girgliincontra armasse ognisua schiera. 20 Furondi quei ch'averpoteano in fretta. Leschiere di tu tt' Africaraccolte. Non men d'infermaetà che diperfetta; Quasi eh' ancor lefemmine fur tolte. Agramante ostinatoalla vendetta, Avea giàvota l'Africa duevolte. Poche genti rimaseerano, e quelle Esercito faceantimido e imbelle. 21Ben lo mostrar;che gl'inimici appena Viderlontan, che sen'andaron rotti. Astolfo, comepecore " limena Dinanzi ai suoidi guerreggiar piùdotti, E fa restarnela campagna piena: Pochia Biserta sene son ridotti: Prigion rimaseBucifar gagliardo; Salvossi nellaterra il reBranzardo. 22 Via piùdolente sol diBucifaro, Che se tuttoperduto avesse ilresto. Biserta è grande,e farle granriparo Bisogna, e senzalui mal pnòfar questo. Poterlo riscattarmolto avria caro. Mentrevi pensa, ene sta afflittoe masto, Gli vienein mente cometieu prigione Già moltimesi il paladinDudone. 23 Lo presesotto a Monacoin riviera U Redi Sarza nelprimo passaggio. Da indiin qua prigionsempre stato era Dudon,che del Danesefu lignaggio. Mutar costuicol Re dell'Algazera Pensò Branzardo,e ne mandòmessaggio Al capitan de' Nubiperchè intese. Per veraspia, eh' egliera Astolfo' inglese. 24Essendo Astolfo paladin,comprende Che dee avercaro un paladinosciorre. Il gentil Duca,come il casointende, Col re Branzardoin un volerconcorre. Liberato Dudon, graziene rende Al Duca,e seco simette a disporre Lecose che appartengonoalla guerra, Così quelleda mar, comeda terra. 25 AvendoAstolfo esercito infinito Danon gli farsette Afriche difesa; Erammentando come fuammonito Dal santo Vecchio,che gli diel'impresa, Di tor Provenzae d'Acquamorta illito Di man de'Saracin che l'aveanpresa:D'una gran turbafece nuova eletta. Quella ch'aimar gli parvemanco inetta). 26 Edavendosi piene ambele palme, Quanto poteancapir, di variefronde A lauri, acedri tolte, aolive, a palme, Vennesul mare, ele gittò nell' onde, uh felicie dal Cielben dilette alme! Graziache Dio raroa' mortali infonde! Oh stupendomiracolo che nacque Di quellefrondi, come furnell'acque! 27 Crebbero inquantità fuor d'ogni stima; Siferon curve egrosse e lunghee gravi; Le venecVa traverso aveanoprima, Mutaro in durespranghe e ingrosse travi; E rimanendoacute in verla cima, Tutto inun tratto diventaronavi Di differenti qualitadi,e tante, Quante raccoltefur di variepiante. 28 Miracol fuveder le frondesparte Pro'lur f uste, galee,navi da gabbia. Fumirabile ancor, chevele e sarte Eremi avean, quantoalcun legno n'abbia. Nonmancò al Ducapoi chi avessel'arte Di governarsi allaventosa rabbia; Che diSardi e diCórsi non remoti, Nocchier, padron,pennesi ebbe epiloti. 29 Quelli cheentraro in mar,contati foro Ventiseimila, egente d'ogni sorte. Dudonandò per capitanoloro, Cavalier saggio, e in terrae in acquaforte. Stava Tarmata ancoraal lito moro, Migliorvento aspettando chela porte, Quando unnaviglio giunse aquella riva, Che dipresi guerrier carcoveniva. 30 Portava queich'ai periglioso ponte, Ovealle giostre ilcampo era stretto, Pigliato avea l'audaceRodomonte, Come più volteio v' hodi sopra detto. Ilcognato tra questiera del Conte; Eil fedel Brandimartee Sansonetto, Ed altriancor, che dirnon mi bisogna, D'Alemagna, d'Italiae di Guascogna. Èl Quiviil nocchier, eh' ancornon s'era accorto Degl'inimici, entròcon la galea, Lasciando moltemislia addietro ilporto D'AIgieri, ove calarprima volea. Per unvento gagliardo ch'erasorto, E spinto oltreil dover lapoppa avea. Venir trai suoi credette,e in locofido, Come vien Progneal suo loquacenido. 32 Ma comepoi l'imperiale Augello, IGigli d'oro, e i Pardivide appresso, Restò pallidoin faccia, comequello Che'l piede incautod'improvviso ha messo Soprail serpente venenosoe fello, Dal pigrosonno in mezzol'erbe oppresso; Che spaventatoe smorto siritira, Fuggendo quel eh' èpien di toscoe d'ira. 33 Giànon potè fuggirquindi il nocchierot Né tener seppei prigion suoidi piatto. Con Brandimartefu, con Oliviero, ConSansonetto e conmolti altri tratta Ovedal Duca edal fìgliuol d' Uggiero Fulieto viso aglisuo' amici fatto; E permercede, lui cheli condusse, Volson checondannato al remofusse. 34 Come iovi dico, dalfigliuol d' Otone I cavalierCristian furon benvisti, E di mensaonorati al paliglione. D'arme e di ciòche bisognò provvisti. Per amord'essi differì Dudone L'andata sua;che non minoriacquisti Di ragionar contai baroni estima, Ched'esser gito unoo due giorniprima. 35 In chestato, in chetermine si trove EFrancia e Carlo,istruzion vera ebbe; Edove più sicuramente,e dove, Per farmiglior effetto, calardebbe. Mentre da lorvenia intendendo nuove, S'udìun rumor chetuttavia più crebbe; Eun dar all'armene segui sifiero. Che fece atutti far piùd'un pensiero. 36 IIduca Astolfo ela compagnia bella. Cheragionando insieme sitrovare. In un momentoarmati furo ein sella, E versoil maggior gridoin fretta andaro, Diqua di cercando pur novella Diquel remore; ein loco capitalo. Ovevidero un uomtanto feroce. Che nudoe solo atutto '1 campo nuoce. 37Menava un suobaston di legnoin volta, Ch'era siduro e sigrave e fermo, Che declinando quel,facea ogni volta Caderin terra unuom peggio ch'infermo. Già a piùdi cento aveala vita tolta; Népiù se lifacea riparo oschermo. Se non tirandodi lontan saette:Dapresso non éalcun già chePaspette. 38 Dudone, Astolfo,Brandimarte essendo Corsi infretta al remore,ed Oliviero, Della granforza e delvalor stupendo Stavan maravigliosidi quel fiero; Quandovenir s'un palafrencorrendo Videro una donzellain vestir nero. Checorse a Brandimartee salutollo, E glialzò a untempo ambe lebraccia al collo. Stanza15. 39 Questa eraFiordilìgi, che siacceso Ayea d'amor perBrandimarte il core, Che,quando al pontestretto il lasciòpreso, Vicina ad impazzarfu di dolore. Di dal mareera passata, inteso Avendodal Pagan che ne fuautore, Che mandato conmolti cavalieri Era prigionnella città dAlgieri. 40 Quando fuper passare, aveatrovato A Marsilia unanave di Levante, Ch'un vecchio cavaliereavea portato Della famigliadel re Monodante; Ilqual molte provincieavea cercato, Quando permar, quando perterra errante, Per trovarBrandimarte; che nuovaebbe Tra via dilui, eh' inFrancia il troverebbe. 41 Edella conosciuto cheBardino Era costui, Bardinoche rapito Al padreBrandimarte Piccolino, Ed aRocc\ Silvana aveano trito, E lacagione incesa delcammino, Seco fatto l'aveascioglier dal Jito, Avendogli narratoin che maniera Brandimarte passato in Africa era. 42 Tostoche furo aterra, udir lenuove, Ch'assediata da Astolfoera Biserta. Che secoBrandimarte si ritrove Uditoavean, ma nonper cosa certa. OrFiordiligi in talfretta si muove, Comelo vede, cheben mostra aperta Queirallegrezza ch'i precessiguai Le fero lamaggior ch'avesse mai. Stanza40. 43 II gentilCavalier, non mengiocondo Di veder ladiletta e fidamoglie, Ch'amava più checosa altra delmondo. L'abbraccia e stringe,e dolcemente accoglie: Néper saziare alprimo alsecondo Né al terzobacio era l'accesevoglie; Se non ch'alzandogli occhi, ebbeveduto Bardin che conla donna eravenuto. 44 Stese lemani, et abbracciarlo volle, E insiemedomandar perchè venia; Madi poterlo fartempo gli tolle Ilcampo ch'in disordinefuggia Dinanzi a quelboston che '1 nudofolle Menava intorno, egli facea darvia. Fiordiligi mirò quelnudo in fronte, Egridò a Brandimarte: Eccovi ilConte. 45 Astolfo tuttoa un tempo, ch'eraquivi, Che questo Orlandofosse, ebbe palese Peralcun segno chedai vecchi Divi Sunei terrestre Paradisointese. Altrimente resuavan tuttiprivi Di cognizion diquel Signor cortese, Cheper lungo sprezzarsi,come stolto, Avea difera, più ched'uomo, il volto. 46Astolfo, per pietà,che gli trafisse Ilpetto e ilcor, si volse lacrimando:Et aDudon, che gliera appresso, disse, Etindi ad Oliviero:Eccovi Orlando. Quei gliocchi alquanto ele palpebre fisse Tenendoin lui, l'andarraffigurando; E '1 ritrovarloin tal calamitade, Gli empidi maraviglia edi pietade. 47 Piangeanoquei Signor per la piùparte; Si lor nedolse, e lorne 'ncrebbe tanto. Tempoè, lor disseAstolfo, trovar arte Dirisanarlo, e non di fargliil pianto:E saltòa piedi, ecosi Brandimarte,Sansonetto, Oliviero eDudon santo; E s' avventar(c) alnipote di Carlo Tuttiin un tempo;che volean pigliarlo. 48Orlando che sivide fare ilcerchio, Menò il bastonda disperato efolle; Et a Dudon,che si faceacoperchio Al capo delloscudo, ed entrarvolle, Fé' sentir ch'eragrave di soperchio:Ese non cheOlivier col brandotolle Parte del colpo,avria il bastoneinginsto Rotto lo scudo,l'elmo, il capoe il busto. 49Lo scudo roppesolo, e suTelmetto Tempestò sì, cheDudon cadde interra. Menò la spadaa un tempoSansonetto, E del bastonpiù di duobraccia afferra Con valortal, che tuttoil taglia netto. Brandimarte, eh'addosso se gliserra, Gli cinge ifianchi, quanto può,con ambe Le braccia,e Astolfo ilpiglia nelle gambe. 50Scuotesi Orlando, elungi dieci passi Da l'Inglese fé'cader riverso:Non faperò che Brandimarteil lassi. Che conpiù forza l'hapreso a traverso. AdOlivier, che troppoinnanzi fassi, Menò unpugno duroe si perverso, Chelo fé' cader pallidoed esangue, E dalnaso e dagliocchi uscirgli il sangue.51 Ese non eral'elmo più chebuono Ch' avea Olivier,V avria quelpugno ucciso:Cadde però,come se fattodono Avesse dello spirtoal Paradiso. Dudone eAstolfo che levatisojo, Benché Dudone abbiagonfi "to il viso, ESansonetto che'l belcolpo ha fatto, Addosso aOrlando son tuttiin un tratto. 55Come egli è iu terra,gli son tuttiaddosso, E gli leganpiù forte epiedi e mani. Assaidi qua di Orlandoscosso; Ma sono isuoi risforzi tuttivani. Comanda Astolfo chesia quindi mosso, Chedice voler farche si risani. Dudoneh' è grande, illeva in sule schene E portaal mar sopraT estreme arene. "faPrt, Stanza 51. 56Lo fa lavarAstolfo sette volte, Esette volte sottoacqua l'attuffa; Si chedal viso edalle membra stolte Leva labrutta roghine ela muffa: Poi concert' erbe, aquesto effetto colte Labocca chiuder fi,che soffia ebuffa; Che non voleach'avesse altro meato Ondespirar, che perlo naso, ilfiato. 57 Aveasi Astolfoapparecchiato il vaso, Tn che il vsennod'Orlando era rinchiuso; Equello in mofloappropinquogli al naso. Chenel tirar chefece il fiatoin suso, Tutto il votò. Maravigliosocaso ! Che ritornò la mente alprimier uso; E ne' suoibei discorsi l'intelletto Rivenne, piùche mai lucidoe netto. 02 Dudoncon rran vigordietro V abbraccia . Pur tentandocol pie farlo cadere:Astolfo e glialtri gli hanprese le braccia, XèIo puon tuttiinsieme anco tenere. Chiha visto toroa cui sidia la caccia, Eeh' alle orecchie abbiale zanne fiere, Corrermugliando, e trarreovunque corre I caniseco, e nonpotersi sciorre; 53 Immaginich'Orlando fosse tale, Chetutti quei gnerrierseco traea. Tn queltempo Olivier diterra sale, Là dovesteso il granpugno l'avea; E vistoche cosi sipotea male Far dilui quel ch'Astolfofar volea. Si pensòun modo, etad effetto ilmesse, Di far caderOrlando, e glisuccesse. 54 Si fé' quiviarrecar più d'unafune, E con nodicorrenti adattò presto; Edalle gambe edalle braccia alcune Fé' porre alConte, ed atraverso il resto. Diquelle i capipoi parti incomune, E li diedea tenere aquello e aquesto. Per quella viache maniscalco atterra Cavallo 0bue, fu trattoOrlando in terra. Stanza54. 58 Come chida noioso egrave sonno, Ove, 0veder abbominevol forme Dimostri che nonson, eh'esser ponno, 0 glipar cosa farstrana ed enorme, Ancorsi maraviglia, poiche donno È fattode' suoi sensi, eche non dorme; Cosìpoi che faOrlando d'error tratto. Restòmaraviglioso e stupefatto. 59 EBrandimarte, e il fratei d'Alda bella, Eqnel cheU sennoin capo gliridusse, Pur penando liguarda,e iron favella, Com'egli quivi,e quando si condusse.Girava gli occhiin questa partee in quella Nésapea imaginar dovesi fusse; Si maravigliache nudo sivede, E tante funiha dalle spalleal piede. 60 Poidisse, come giàdi?se Sileno A queiche lo legarnel cavo speco:Solviteme, con visosi sereno, Con guardo men dell'usatobieco, Che fu slegato,e de' panni ch'avieno Fatti arrecarparteciparon seco;Consolandolo tutti deldolore. Che lo premea,di quel passatoerrore. stanza 67. HI Poiche fu all'esserprimo ritornato Orlando piùche mai saggioe virile, D'amor sitrovò insieme liberato; Siche colei che bella egentile Gli parve dianzi,e eh' aveatanto amato, Non stimapiù, se nonper cosa vile. Ogìiisuo studio, ognidisio rivolse A racquistarquanto già Amorgli tolse. 62 NarròBardino intanto aBrandimarte, Che morto erail suo padreMonodante; E che achiamarlo al regnoegli da parte Venivaprima del fratelGigliante, Poi delle gentich'abitan le sparte Isolein mare, el'ultime in Levante; Diche non eraun altro regnoal mondo Si ricco,populoso, o sigiocondo. 63 Disse, trapiù ragion, chedovea farlo. Che dolcecosa era lapatria; e quando Sidisponesse di volergustarlo, Avria poi semprein odio andareerrando. Brandimarte rispose, volerCarlo Servir per tuttaquesta guerra eOrlando; E se poteavederne il fin,che poi Penseria megliosopra i casisuoi. 64 II diseguente la suaarmata spinse Verso Provenzail figlio delDanese:Indi Orlando colDuca si ristrinse, Edin che statoera la guerra,intese: Tutta Biserta poid'assedio cinse, Dando peròl'onore al Ducainglese D'ogni vittoria; maquel Duca iltutto Facea, come dalConte venia instmtto. V.V stanza 44. 65 Ch'ordine abbian tralor, come s' assaglia La granBiserta, e dache lato equando, Come fu presaalla prima battaglia, Chi neironor parte ebbecon Orlando, S'io nonvi seguito ora,non vi caglia; ChMonon me nevo molto dilungando. In questomezzo di sapervi piaccia Come daiFranchi i Morihanno la caccia. 66Fu quasi ilre Agramante abbandonato Nel pericolmaggior di quellaguerra; Che con moltiPagani era tornato Brarsilio e1 re Sobrindentro alla terra; Poisu V armatae questo equel montato, Che dubbioavean di nonsalvarsi in terra; Educi e cavalierdel popol moro Moltiseguito avean Tesempio loro. 67 PureAgramante la pugnasostiene; E quando finalmentepiù non puote, Voltale spalle, ela via drittatiene Alle porte nontroppo indi remote. Babican dietroin gran frettagli viene, Che Bradamantestimola e percuote. D'ucciderlo eradisiosa molto; Che tantevolte il suoBuggier le hatolto. 68 II medesmodesir Marfìsa avea, Perfar del padresuo tarda vendetta, Econ gli sproni,quanto più potea, Faceail destrier sentirch'ella avea fretta. Ma l'una l'altra vi giungea Sìa tempo, chela via fosseintercetta Al Be d'entrarnella città serrata. Etindi poi salvarsiin su l'armata. 71E fatto soprail Bodano tagliare Iponti tutti. Ahsfortunata plebe, Che dovedel tiranno utileappare, Sempre è inconto di pecoree di zebe! Chis'affoga nel fiumee chi nelmare, Chi sanguinose fadi leglebe. Molti perir, pochirestar prigioni; Che pochia farsi tagliaerano buoni. 72 Dellagran moltitudine ch'uccisa J'uda ogni partein quest' ultimaguerra (Benché la cosanon fu ugualdivisa, Ch' assai piùandar dei Saracinsotterra Per man diBradamante e diMarfisa), Se ne vedeancor segno inquella terra; Che pressoad Arli, oveil Bodano stagna Pienadi sepolture èla campagna. Stanza 71. 69Come due bellee generose par deChe fuordel lascio siendi pari uscite, Poscia eh'i cervi ole capre gagliarde Indarno aversi veggano seguite. Vergognandosi quasi,che fur tarde, Sdegnose sene tornano epentite; Cosi tornar ledue donzelle, quando Videroil Pagan salvo,sospirando. 73 Fatto aveaintanto il reAgramante sciorre E ritirarin alto ilegni gravi, Lasciando alcuni,e i piùleggieri, a torre Queiche volean salvarsiin su lenavi. Vi sté duodi, per chi fuggia raccorre; E perchèi venti erancontrari e pravi, Fecelor dar levele il terzogiorno; Ch'in Africa credeadi far ritorno. 70 Nonperò si fermar;ma nella frotta Deglialtri cbe fuggivanocacciarsi, Di qua di facendo adogni botta Molti cader,senza mai piùlevarsi. A mal partitoera la genterotta, Che per fuggirnon potea ancorsalvarsi; Oh' Agramante aveafatto, per suoscampo, Chiuder la portach'uscia verso ilcampo, 74 IIre Marsilio, chesta in granpaura Ch'alia sua Spagnail fio pagarnon tocche, E latempesta orribilmente oscura Soprai suoi campiall' ultimo non scocche; Sifé' porre a Valenza,e con grancura Cominciò a ripararcastella e rocche, Epreparar la guerrache fu poi Lasua mina edegli amici suoi. 75Verso Africa Agramantealzò le vele De'legni male armati,e vóti quasi; D'uomini vóti,e pieni diquerele, Perch'in Frapcia itre quarti eranrimasi. Chi chiama il Re superbo,chi crudele, Chi stolto;e, come avvienein simil casi, Tuttigli voglion malne' lor secreti; Matimor n'hanno, estan per forzacheti. 7 ti Purduo talora otre schindon lelabbia . Ch'amici sono,e che tralor s'han fede, Esfogano la collerae la rabbia; E'1 mìsero Agramanteancor si crede Ch'ognun gliporti amore, epietà gli abbia: Equesto gì' intervien,perchè non vede Maivisi se nonfinti, e mainon ode Se nonadnlazìon, menzo2ne efrode. stanza dò. 77 Erasiconsigliato il Reafricano Di non smontarnel porto diBiserta; Però eh' aveadel popol nubiano, Chequel lito tenea,novella certa; 3! a tenersidisopra si lontano, Chenon fosse acrela discesa ederta; Mettersi in terra,e ritornare aldritto A dar soccorsoal suo popoloafflitto. 78 Ma il suo fierodestin, che nonrisponde A quella iutenzi'onprovida e saggia, Vuolche l'armata chenacque di fronde IJracolosamente nellaspiaggia, E vien solcandoinverso Francia l'onde, Conquesta ad incontrardi notte s' aggia, Anubiloso tempo, oscuroe tristo, Perchè siain più disordinesprovvisto. 79 Non ha avutoAgramante ancora spia, Ch'Astolfo mandi un'armata si grossa; Nécreduto anco, a chi'l'dicesse, avria, Che centonavi un ramuscelfar possa: E viensenza temer ch'intornosia Chi contra luis'ardisca di farmosa; Né pone guardie veletta ingabbia, Che di ciòche si scopreavvisar abbia. 80 Si che inavili che d'Astolfoavuti Avea Dudon, dibuona gente armati, Eche la seraavean questi veduti, Edalla volta lor s'eran drizzati, Assalir glinemici sprovveduti. Gì ttaro iferri, e sonsiincatenati, Poich'ai parlar certificatiforo Ch' erano Mori,e gì' inimiciloro. 6181 Xell'arrivar cbei gran navilifénno (Spirando il ventoa lor desirsecondo), Nei Saracin contale impeto dènno, Chemolti legni necacciaro al fondo: Poicominciaro oprar lemani e ilsenno, £ ferro efuoco e sassidi gran pondo, 'Jirar con tantae si fieratempesta, Che mai nonebbe il marsimile a questa. 82Quei di Dndone,a cui possanzae ardire Più delsolito è lordato di sopra (Chevenuto era iltempo di puuire ISaracin di piùduna mal'opra), Sanno appressoe lontau siben ferire, Che non trova Agramanteove si copra. Glicade sopra unnembo di saette; DaIato La spadee graffi epicche e accette. 83D'alto cader sentegran sassi egravi, Da macchine cacciatie da tormenti; £prore e poppefracassar di navi, £daprire usci almar larghi epatenti:£'1 maggior dannoè degPiucendj pravi, Anascer presti adammorzarsi lenti. La sfortunataciurma si vuoltórre Del gran periglio,e via piùoguor vi corre. 84Altri, che'l ferroe T inimico caccLi, Nelmar si getta,e vi s'affogae resta; Altri, chemuove a tempopiedi e braccia, Vaper salvarsi o in quellabarca o inquesta Ma quella, graveoltre il dover,lo scaccia. E laman, per salirtroppo molesta, Fa restareattaccata nella spoudi: Ritorna ilresto a farsanguigna l'onda. 85 Altri,che spera inmar salvar lavica, 0 perderlavi ahnencon minor pena. Poichénotando non ritrovaaita, £ mancar sentei'auimo e lalena, Alla vorace fiammaeh' ha fugglta, Latema di annegarsiauco rimena: S'abbraccia aun legno ch'ardee per timore Ch'ha di du3morti, in ambese ne muore. 86Altri, per temadi spiedo od'accetta Che vede appressoal mar ricorreinvano, Perchè dietro glivien pietra osaetta Che non lolascia andar troppolontano. Ma saria forse,mentre che diletta Ilmio cantar, consiglioutile e sino Difinirlo, piuttosto cheseguire Tanto, che v'aimoiasseil troppo dire. NOTE. St. 3. V.4. Troppo....ribuffa: troppo si affretta amenar colpi. St. 22.v.8. n paladinDudone. Nacque da Ermellioa, figlia diNamo duca diBaviera, e mogliedi Uggiero il Danese.Fu preso daBodomonte a Montco diProvenza, come siaccenna nella Stanzaseguente; quindi mandato inAfrica, e datoin custodia aBranzardo. St. 28. v.28.Navi da gabbia: navi di maggior portatache le fus'ee le galee,che hanno glialberi principali moniti digabbie. Inesì: ufficialisubal terni nelle navi, curade' quali èstivare e distivarei diversi oggetti chesono a bordo. St.30. V.5. Ilcognato,.., del conte:Oliviero di Vienna, fìntellodi Alda, moglied'Orlando. St. 31. V.8.Come vien Progne,ecc. La rondine, volatile incui fu tramutataProgne figlia Paudione re di Atene,e moglie diTereo. St. 32. V.1i. LHmperiale augello,I gìgli doro, e ipardi: insegne diCarlo Magno, di Franciae d'InghilteiTa. St. 40.V.34. Un vecchioeavaliero, ecc.: Bardiuo del qualesi parla nellaStanza seguente. Egliera al servigio delre Monodane, acui, per undispiacere ri cevutone, tolse ilfigliuoletto Brandimarte, e lo vendè alconte di RoccaSilvana. 11 contelo adottò perfiglio, e a luifatto adulto lasciòla signoria. Mail giovane, vago diavventure 'cavalleresche, e andandonein ti ac cia, restòprigione della fataMorgana, che tenevapreso anche Ziliante, oQigliante, fratello diBrandimiite. Ambidue però furonoliberati da Orlando. St.42. V.7. Precessi:preceduti, passati. St. 47.V.6. Diuion santo:chiana cosi Dudone, perchò lasciò,dopo un certotempo, la vitamilitale e si applicòalla devota. St. 55.V.4. Risforsi: reazioni. St.69. V.2. Lascio:guinzaglio. St. 85. V.2.Tormenti: macchine dalanciare pro iettili, come altrovesi ò detto. XL. ARGOMENTO. Disfattfi edar?j[i U Elottadi Agramftiiid, seifiieì oppa naJunc diBLnprta oh' èpr"j& per forrd'urtai, e abbandonata alsacdigrgìo e alkflatnme. Arm munte con Solai11 u Siìrkot era inLara pedina r e tii>VKtoGra dasso ili qiieirisola, òfermato tm loroil oocuiglio d'in vitare eulà Orlatido&d altri doecaalierì ft batUglia. Orluinlo afo.kglic buongrado rinvilo,e eleggea coinpaMiì Brand iinarte eOliviero Intanto Riipero turnato inAdi JìUer", settere ttfricanU coudotuvipri pionieri daEiiudon?, e panciaviene alle amaieoft lai. LuLigo sarebbe,ae i diversicasi Volessi dir diquel uavaJ conflitto; Eraetiontirlo a voimi parrift quasi, Maguauiuio tìglìuold Ercole iuritto, Portar, comeai dice aSamo vasi, Nùttole aAtene, e crocidilia Egitto:Cile quandoper udita iove ne parlo, SignornuraHte, e fu;; tealtrui mirarlo. Ebbe lungospettacolo il fetlele Vo?tro popidla notre e'Idi che stette Ciime in tei\tro,l'iuimiclie vele Mirando iu Po traferro e fuocoastrette Che gridi udirsi possano equerele, Ch'onde veder disangue umano infette, Perquanti modi intal pugna simora, Vedeste, e amolti il dimostrasteallora. Stanza 7. Noi vidiio già, ch'erasei giorni innanti, Mutando ogn'oraaltre vetture, corso Conmolta fretta emolta ai piedisanti Del gran Pastorea domandar soccorso:Poi cavalli bisognar fanti; Ch'intanto alLeon dór T artiglioel morso Fu davoi rotto sì,che più molesto Non1' ho sentitoda quel giornoa questo. Ma AlfonsinTrotto, il qualsi trovò infatto, Annibal e PierMoro e Afranioe Alberto, E treAriosti, e ilBagno e ilZerbinatto Tanto me necontar, ch'io nefui certo: Me nechiarir poi lebandiere affatto, Vistone altempio il grannumero offerto E quindicigalee eh' a questerive Con mille legnistar vidi captive. ChiviJe quelli incenfìje quei naufragi, Letante uccisioni e diverse, Che, vendicando inostri arsi palagi, Finché fupreso ogni narilio,fèrsej Potrà veder lemorti anco ei disagi Che '1miser popol d'Africasofferse Col re Agramantein mezzo l'ondesalse, La scura notteche Dudon Stanza 8. 6£ra la notte, 6 nonsi vedea lume, Quando sMncominciàrT aspre contese: Ma poiche U zolfoe la pecee U hitume Sparsoin gran copia,ha prore esponde acce8\ E lavorace fiamma arde e consume Lenavi e legalee poco difese; Sìchiaramente ognun sivedea intorno, Che lanotte parea mutatain giorno. 7 OndeAgramante, che perPaer scuro Non aveal'inimico in sigran stima, Né avercontrasto si credeasi duro, Che, resistendo,alfin non loreprima; Poi che rimossele tenebre furo, Evide quel chenon credeva inprima, Che le navinimiche eran duotante; Fece pensier diversoa quel d'avante. 8Smonta con pochi,ove in piììlieve larra Ha Brigliadoroe l'altre cosecare. Tra legno elegno taciturno varca, Finchési trova inpiù sicuro mare Da' suoilontan, che Dudonpreme e carca, Emena a condizioniacri ed amare. Gliarde il foco,il mar sorbe,il ferro stmgge; Egli,che n'è cagion,via se nefugge. 9 Fugge Agramante,ed ha conIni Sobrino, Con cuisi duol di nongliaier crednto, Quando previdecon occhio divino, E'Imal gli annunziò,ch'or gli èavvenuto. Ma torniamo adOrlando paladino. Che, primache B'serta abbiaaltro aiuto. Consiglia Astolfoche la gettiin terra. Sì chea Francia maipiù non facciaguerra.' 10 E cosifu pubblicamente detto,Che'lcampo in armeal terzo sia instmlto. Molti navili Astolfo aquesto effetto Tenuti avea, Dndon n'ebbeil tutto: Di qnaidiede il governoa Sansonetto, Si buonguerrier al marcome all'asciutto: E quelsi pose, insu l'ancore sorto, Contraa Biserta, unmiglio appresso alpoito. 11 Come vericristiani, Astolfo eOrlando. Che senza Dionon vanno arischio alcuno, Neil'esercito fan pubblicobando, Che sieno orazi'onfatte e digiuno; Eche si troviil terzo giorno,quando Si darà ilsegno, apparecchiato ognuno Perespugnar Biserta, chedata hanno. Vinta ches'abbia, a fuocoe a saccqipanno. 12 Ecosì, poi che le astinenziee i voti Devotamente celebratiforo, Parenti, amici, egli altri insiemenoti Si cominciaro aconvitar tra loro. Datorestauro a' corpi esaustie vóti, Abbracciandosi insiemelacrimoro; Tra loro usandoi modi ele parole Che trai più carial dipartir sisuole. 13 Dentro aBiserta i sacerdotisanti. Supplicando col popolodolente, Battonsi il petto,e con dirottipianti Chiamano il lorMacon, che nullasente Quante vigilie, quanteofferte, quanti Doni promessiFon privatamente ! Quanti inpubblico templi, statue,altari, Memoria etema de'lor casi amari ! 14E poi chedal Cadi fubenedetto, Prese il popoloTarme, e tornòal moro. Ancor giaccacol suo Titonnel letto La bellaAurora, ed erail cielo oscuro, Quando Astolfoda un canto, eSansonetto Da un altro,armati agli ordinilor furo; £ poicheU segno, chedie il Conte,udirò, Biserta con grandeimpeto assalirò. 15 AveaBiserta da duocanti il mare, Sedea dagli altriduo nel litoasciutto. Con fabbrica eccellentee singulare Fu ainiquamente il suomuro costrutto. Poco altroha che Vaiuti o laripare:Che poi che'1 re Branzardofu ridutto Dentro daquella, pochi mastrie poco Potè avertempo a riparareil loco. 16 Astolfo l'assunto alRe de' Neri, Che facciaa' merli tanto nocumento Confalariche, fonde, econ arcieri, Che levid'affacciarsi ogni ardimento: Siche passin pedonie cavalieri Fin sottola muraglia asalvamento, Che veugon, chidi pietre echi di travi. Chid'asse e chid'altra materia gravi. 17Chi questa cosae chi quell'altragetta Dentro alla fossa,e vien dimano in mano: Dicui l'acqua il di innanzifu intercetta Si, che in piùparti si scopriail pantano. Ella fupiena ed otturatain fretta, E fattouguale insin almuro il piano. Astolfo, Orlandoed Olivier procura Difar salire ifanti in sule mura. Ariobto. 18 INubi d'ogni indugioimpazienti, Dalla speranza delguadagno tratti, Non mirandoa' pericoli imminenti, Coperti datestuggini e dagatti. Con arieti eloro altri instrumenti Aforar torri, eporte rompere atti, Tostosi fero allacittà vicini; Né trovarosprovvisti i Saracini: 19Che ferro efuoco e merlie tetti gravi Caderfacendo a guisadi tempeste, Per forzaaprian le tavolee le travi Dellemacchine in lordanno conteste. Nell'aria oscurae nei principjpravi Molto patir lebattezzate teste; Ma poiche'l Sole uscidel ricco albergo, Voltò Fortunaai Saracini iltergo. 20 Da tuttii canti risforzarl'assalto Fé' il conte Orlandoe da maree da terra. Sansonetto, ch'aveaTarmata in alto, Entrònel porto, es'accostò alla terra; Econ frombe econ arcbi facead'alto, E con Taritormenti estrema guerra; E facea iusieme espedirlance e scale, Ogni apparecchioe miinizion navale. stanza 13. 23Vien Brandimarte, epon la scalaa' muri, E sale, edi salir altriconforta:Lo seguon moltiintrepidi e sicuri; Chenon può dubitarchi l'ha insua scorta. Non èchi miri, ochi mirar sicuri, Se quella scalail gran pesocomporta. Sol Brandimarte agl'inimiciattende; Pugnando sale, e alfineun merlo prende. 24E con manoe con piequivi s' attacca, Salta suimerli, e menail brando involta. Urta, riversa efende e forae ammacca, E di mostra esperì'enziamolta. Ma tutto aun tempo lascala si fiacca, Ciletroppa soma e di soperchioha tolta: E, fuor cheBrandimarte, giù nelfosso Vanno sozzopra, el'uno e l'altroaddosso. 25 Per ciònon perde ilCavai ier l'ardire. Né pensariportare addietro ilpiede; Benché de' suoinon vede alcunseguire, Benché bersaglio allacittà vede. Pregavan molti(e non volseegli a lire) Cheritornasse; ma dentrosi diede:Dico chegiù nella cittàd'un salto Dal muroentrò, che trentabraccia era alto. 26Come trovato avesseo piume opaglia, Presse il duroterren senza alcimdanno; E quei ch'haintorno affrappa efora e taglia. Comes'afirappa e tagliae fora ilpanno. Or contra questior contra queisi scaglia; E quellie questi infuga se nevanno. Pensano quei difuor, che l'hanveduto Dentro saltar, chetardo fia ogniaiuto. 21 Facea Oliviero,Orlando e Brandimirte, E quelche fu sidianzi in ariaardito, Aspra e fierabattaglia dalla parte Chelungi al mareera più dentroal lito. Ciascun d'essivenia con unaparte Dell' oste che s' aveaquadripartito. Quale a mur,quale a porte,e quale altrove, Tutti davandi lucideprove. 22 II valordi ciascun megliosi puote Veder cosi,che se fosserconfusi": Chi sia degnodi premio echi di note, Appareinnanzi a mill'occhinon chiusi. Torri dilegno trannosi conruote, E gli elefantialtre ne portanousi, Che su lordossi così inalto vanno, Che imerli sotto amolto spazio stanno. 27Per tutto '1campo alto rumorsi spande Di vocein voce, e'Imormorio e'I bisbiglio. Lavaga fama intornosi fa grande, Enarra, ed accrescendova il periglio. Oveera Orlando (perchèda più bande Sidava assalto), oved'Otone il figlio, OveOlivier, quella volandovenne, Senza posar maile veloci penne. 28Questi guerrier, epiù di tuttiOrlando, Ch'amanoBrandimarte e l'hannoin pregio, Udendo che,se van troppoindugiando, Perderanno un compagnocosì egregio, Pigliau lescale, e quae montando, Mostrano agara animo altieroe regio. Con siaudace sembiante esi gagliardo, Che inemici tremar fancon lo sguardo. 29Come nel marche per tempestafreme, Assagliou Tacque iltemerario legno, Chor daliaprora, or dalleparti estreme Cercano entrarcon rabbia econ isdegno; Il pallidonocchier sospira e geme . Ch'aiutardere, e nonha cor ingegno; Una onda vienealfin eh occupail tutto, E dovequella entrò, segueogni flutto: 30 Così,di poi ehebbono presi i muriQuesti tre primi,fu si largoil passo, Che glialtri ormai seguirponno sicuri, Che millescale hanno fermateal basso. Aveano intantogli arieti duri Rottoin più lochi,e con gran fracasso, Che sipoteva in piùche in unaparte Soccorrer P animosoBrandimarte. 35 Fu Bueifardell'Algazera morto =Con essoun colpo daOlivier gagliardo. Per lutaogni speranza, ogniconforto, S' uccise di sua manoil re Branzardo. Con treferite, onde morìdi corto. Fu presoFolvo dal Etneadel Pardo. Questi erantre ch'ai suopartir lasciato Avea Agramantea guardia delloStato. 36 Agramante, ch'intintoavea deserta L'armata, econ Sobrin n'era fuggito, Pianse dalungi e sospiròBiserta, Veduto granfiamma arder sullito. Poi più d'appressoebbe novella certa Comedella sua terrail caso eraito:E d'uccider stesso in pensiervenne, E lo facea;ma il reSobrin lo tenne. 31Con quel furorche '1 Re de'fiimiialtiero, Quando rompe talvoltaargini e sponde, Eche nei campiOcnei s' apre ilsentiero, E i grassisolchi e lebiade feconde, E conle sue capanneil gregge intiero, Ecoi cani ipastor porta nell'onde; Guizzano ipesci agli olmiin su la cimaOve solean volargli augelli inprima:32 Con quelfuror l'impetuosa geutp, Làdove avea inpiù parti ilmuro rotto, Entrò colferro e conla face ardente Adistruggere il popolmal condotto. Omicidio, rapina,e man violente Nelsangue e nell'aver,trasse di botto Laricca e trionfaicittà a mina, Chefii di tuttal'Africa regina. 33 D'uominimorti p'eno eraper tutto, E delleiunumerabili ferite Fatto eraun stagno piùscuro e piùbrutto Di quel checinge la cittàdi Dite. Di casain casa unlungo incendio indutto Ardeapalagi, portici emeschite. Di pianti ed'urli e dibattuti petti Suonano ivóti e depredatitetti. 34 I vincitoriusar delle funeste Portevedeansi di granpreda onusti. Chi conbei vasi echi con riccheveste, Chi con rapitiargenti a' Dei vetusti: Chitraea i figli,e chi lemadri meste. Furfatti stupri emille altri attiingiusti, Dei quali Orlandouna gran parteintese. Né lo potèvietar, né'l Ducaioglese. 37 Dicea Sobrin:Che più vittorialieta, Signor, potrebbe iltuo nimico avere. Chela tua morteudire, onde quieta Sispereria poi l'Africagodere? Questo contento ilviver tuo glivieta: Quindi avrà cagionsempre di temere. Saben che lungamenteAfrica sua E<?ser nonpuò, se nonper morte tua. 38Tutti i sudditituoi, morendo, privi Dellasperanza, un benche sol neresta. Spero che n'abbia liberar, sevivi, E trar d'affannoe ritornarne infesta. So che, semuori, slam semprecaptivi, Africa sempre tributariae mesta. Dunque, s'inutil tuo vivernon vuoi, Vivi, Signor,per non fardanno ai tuoi. 39Dal Soldano d'Egitto,tuo vicino, Certo esserpuoi d'aver danarie gente Mal volentieriil figlio diPipino In Africa vedràtanto potente. Verrà conogni sforzo Norandino Perritornarti in regno,il tuo parente:Armeni, Turchi,Persi, Arabi eMedi, Tutti in soccorsoavrai, se tuli chiedi. 40 Contali e simildetti il vecchioaccorto Studia tornare ilsuo Signore inspeme Di racquistarsi l'Africadi corto; Ma nelsuo cor forseil contrario teme. Saben quanto éa mal terminee a malporto E come spessoinvan sospira e gemeChiunque il regnosuo si lasciatórre, E per soccorsoa' Barbari ricorre. Stanza 30. 41Anuibal e lugurtadi ciò fóro Buontestimoni, ed altrial tempo antico: Altempo nostro Ludovicoil Moro, Dato inpoter dun altroLudovico. Vostro fratello Alfonsoda costoro Ben ebbeesempio (a voi,Signor mio, dko)y Chesempre ha riputatopazzo espresso Chi piùsi fida inaltri, chMn stesso. 42 E perònella guerra chegli mosse Del Ponteficeirato un durosdegno, Ancorché nelle debolisue posse Non potesseegli far moltodisegno, E chi lodifendei, d'Italia fosse Spinto,e n avesse ilsuo nimico ilregno; Né per minaccemai perpromesse S'indusse che lostato altrui cedesse. 4311 re A/amanteair Oriente avea Vòltala prora, es'era spinto inalto: Quando da terrauna tempesta rea Mosseda banla impetuosoassalto. Il nocchier eh'al governo visedea:Io veggo (dissealzando gli occhiad alto) Una procellaapparecchiar grave, Ohecontrastar non lepotrà la nave. Stanza33. 44 S'attendete, signori,al mio consiglio, Qui daman manca haun' isola vicina, Acui mi pareh' abbiamo adar di piglio, Finché passiil furor dellamarina. Consenti il reAgramante, e diperiglio Usci, pigliando laspiaggia mancina. Che persalute de' nocchieri giace Tragli Afri, edi Vulcan l'altafornace. 45 D'abitazioni èl'isoletta vota, Piena d'urailmortelle e diginepri; Gioconda solitudine eremota A cervi, adaini, a caprioli,a lepri:E, fuoreh' a pescatori,è poco nota; Ovesovente a rimondativepri Sospendon, per seccar,l'umide reti": Dormono intantoi pesci inmar quieti. 46 Quivitrovar che s'eraun altro legno, Cacciato dafortuna, già ridutto. Ilgran guerrier eh'in Sericana haregno, Levato d'Arli, aveaquivi condutto. Con modoriverente e di degno L'un Ee conl'altro s'abbracciò all'asciutto; Ch'erano amici,e poco innanzifuro Compagni darme alparigino muro. 47 Conmolto dispiacer Gradassointese Del re Agramantele fortune avverse: Poiconfortollo, e, comeRe cortese, Con lapropria persona segli offerse; Ma eh'egli andasse all' infedelpaese D'Egitto, per aiuto,non sofferse. Che visia, disse, perigliosogire, Dovria Pompeio iprofugi ammonire. 48 Eperché detto m'haiche con l'ainto DegliEtiopi sudditi alSenàpo, Astolfo a tòrtil'Africa é venuto; Ech'arsa ha lacittà che n'eracapo; E eh' Orlandoé con lui,che dimiuuto Poco innanzidi senno avevail capo; li pareal tutto unottimo rimedio Avjr pensatoa fani uscirdi tedio. stanza 43. 49Io piglierò peramor tuo l'impresa D'entrar colConte a sino;olarcertame. Contra me so che nonavrà difesa, Se tuttofosse di ferroo di rame. Mortolui, stimo la cristiana Chiesa Quelche T ugnelle illupo ch'abbia fame. Hopoi pensato, emia cosa lieve, Difare i Nubiuscir d'Africa inbreve. 50 Parò chegli altri Nubiche da loro IlNilo parte e la diversalegge, E gli Arabie i Macrobi,questi d'oro Ricchi edi gente, equei d'equino gregge, Persie Caldei (perchètutti costoro Con altrimolti il mioscettro corregge), Farò eh'in Nubia lorfaran tal guerra, Chenon si fermerannella tua terra. Stanza54. 53 Purch'io nonresti fuor, nonme ne lagno. DisseAgramente, o siaprimo o secondo Benso ch'in armeritrovar compagno Di temiglior non sipuò in tutto '1mondo. Ed io, disseSobrin, dove riraaguo? Ese vecchio vipaio, vi rispondo Ch'io debboesser più esperto;e nel periglio Presso allaforza è buonoaver consiglio. 54 D'unavecchiezza valida erobusta Era Sobrino, edi famosa prova; Edice eh' invigor 1' etàvetusta Si sente parialla già verdee nuova. Stimata fula sua domandagiusta; E senza indugioun messo siritrova, Il qual simandi agli africanilidi, E da lorparte il conteOliando sfidi; 55 Ches'abbia a ritrovarcon numer pare Dicavalieri armati inLipadusa. Una isoletta èquesta, che dalmare Medesmo che lacinge è circonfusa. Non cessail messo avela e aremi andare. Come quelche prestezza albisogno usa, Che fua Biserta; etrovò Orlando quivi, Ch'a'suoi lespoglie di videae i captivi. 56Lo'nvito di Gradassoe d'Agramante E diSobrino In pubblicofu espresso, Tanto giocondoal Principe d'Anglante, Che d'amplidoni onorar feceil messo. Avea da' suoicompagni udito innante, CheDurindana al fiancos'avea messo Il TeGradasso; ond'egli, perdesire Di racquistarla, inIndia volea gire. 51Al re Agramanteassai parve opportuna Delre Gradasso laseconda offerta; E sichiamò obbligato allaFortuna, Che l'avea trattoall' isola deserta:Ma nonvur)l torre acondizione alcuna, Se racquistarcredesse indi Biserta, Chebattaglia per luiGradasso prenda; Che 'nciò gli parche l'onor troppooffenda. 52 S'a disfidars'ha Orlando, sonquell'io. Rispose, a cuila pugna piùconviene; E pronto visarò: poi faccia Dio Dime come glipare, o maleo bene. Facciam, disseGradasso, al modomio, A un nuovomodo eh' inpensier mi viene:Questabattaglia pigliamo ambedui Incontra Orlando,e un altrosia con lui. 57Stimando non averGradasso altrove, Poi ch'udìche di Franciaera partito. Or piùvicin gli èofferto luogo, dove Sperache '1 suogli fia restituito. Il belcorno d'Ai monteanco lo muove Adaccettar si volentierlo'nvito, E Brigliador nonmen; che sapeain mano Esser venutial figlio diTroiano. 58 Per compagnos elegge allabattaglia Il fedel Brandimarte e'Isuo colato. Provato haquanto l'uno el'altro vaglia; Sa cheda entrambi èsommamente amato. Buon destrier,buona piastra ebuona maglia . E spadecerca e lancein ogni lato A e a' compagni.Che sappiate parme, Chenessun d'essi aveale solite arme. 59Orlando (come iovho detto piùvolte) Delle sue sparseper furor laterra:Agli altri haRodomonte le lortolte, Ch' or altatorre in ripaun fiume serra. Nonse ne puòper Africa avermolte, Sì perchè inFrancia avea trattoalla guerra Il reAgramante ciò ch'eradi buono, Sì perchèpoche in Africane sono. 60 Ciòche di rug;ginosoe di brunito Aversi può, faragunare Orlando; E coicompagni intanto vapel lito Della futurapugna ragionando. Gli avviench'essendo fuor delcampo uscito Più ditre miglia, egli occhi almare alzando, Vide calarcon le velealt" un legno Versoil lito Africansenza ritegno. 61 Senza nocchieri esenza naviganti, Sol comeil vento esua fortuna ilmena, Venia con levele alte illegno avanti Tanto, chesi ritenne insu V arena. Maprima che diquesto più vicanti, Lamor eh' a Ruggierporto, mi rimena Allasua istoria, evuol ch'io viracconte Di lui edel guerrier diChiaramonte. 62 Di questiduo guerrier dissi,che tra ti S' eranofuor del marzialeagone, Viste convenzi'on romperee patti, E turbarsiogni squadra e legione.Chi prima igiuramenti abbia disfatti, Estato sia ditanto mal cagione, 0r imperator Carloo il reAgramante, Studian saper da chi lorpassa avante. 63 Unservitor intanto diRuggiero, Ch'era fedele epratico ed astuto, Népel conflitto deidue campi fiero Aveadi vista ilpatron mai perduto, Venne atrovarlo, e laspada e '1destriero Gli diede, perchèansaci fosse inaiuto. Montò Ruggiero, ela sua spadatolse, lfa nella zuffa entrar nonperò volse. 64 Quindisi parte; maprima rinnova La convenzionche con Rinaldoavea: Che se pergiuroil suo Agramantetrova, Lo lascerà conla sua settarea. Per quel giornoRuggier fare altraprova D'arme non volse;ma solo attendea Afermar questo equello, e adomandarlo Chi prima roppe,o'I re Agramanteo Carlo. 65 Odeda tutto lm >ndo, chela parte Del reAgramante fu cheroppe primi. Ruggiero amaAgramante; e sesi parte Da luip'r questo, errornon lieve stima. Furle genti africanee rotte esparte (Questo ho giàdetto innanzi), edalla cim Della volubilruota tratte alfondo, Come piacque acolei ch'aggira ilmondo. 66 Tra volve Ruggiero, efa discorso, Se restardeve, o ilsuo Signor seguire. Glipon V amordella sua donnaun morso, Per nonlasciarlo in Africapiù gire: Lo voltae gira, eda contrario corso Losprona, e lominaccia di punire, Se'lpatto e'I giuramentonon tien saldo, Chefatto avea colpalalin Rinaldo. Stanza ii567Non men dall'altraparte sferza esprona La vigilante estimnlosa cura, Che s' Agramantein quel casoabbandona, A viltà glisia ascritto eda paura. Se delrestar la causaparrà buona A molti,a molti adaccettar fia dura. Moltidiran che nonsi de' osservare Quel eh'era ingiusto eillicito a giurare. 68Tutto quel giornoe la notteseguente Stette solingo, ecosì l'altro giorno. Purtravagliando la dubbiosamente, Se partir deve,o far quivisoggiorno. Pel Signor suoconclude finalmente Di farglidietro in Africaritorno. Potea in luimolto il coniugaleamore; Ma vi poteapiù il debitoe 1 onore. 69Torna verso Arli;che trovar vispera L'armata ancor, cb'in Africa iltrasporti:Né lego inmar dentroalla rivera, Né Saracinivede, se nonmorti. Seco al partireogni legno che veraTrasse Agramaiite, e'Iresto arse neiporti. Fallitogli il pensier,prese il cammino VersoMarsilia pei iitomarino. 73 Venne insperanza di lontanRuggiero, Che questa fossearmata d'Agramaute; E, persaperne il vero,urtò il destriero: Mariconobbe, come fu più innante, liRe di Xasamonaprigioniero, Bambirago,Agricalte e Feruraute, Manilardo eBalastro e Rìmedonte, Che piangendotenean bassa lafronte. Stanza 74. 74 Roggierche gli ama,sofTerir non puote Chestian nella miseriain che litrova. Quivi sa chavenir con leman vaote. Senza usarforza, il pregarpoco giova. La lanciaabbassa, e chi li tienpercuote; E fa delsuo valor l'usataprova: Stringe la spada,e in unpiccol momento Ne facadere intorno piùdi cento. 75 Dudoneode il rumor,la strage vede, Chefa Ruggier; ma chi sianon conosce:Vede i suoi e'hanno in fugavolto il piedCongran timor, conpianto e conangosce. Presto il destrier,lo scudo eTelmo chiede, Che giàavea armato epetto e bracciae cosce: Salta acavallo, e sifa dar lalancia, E non obbliaeh' é Paladindi Francia. 70 Aqualche legno pensadar di piglio, Ch'aprieghi o forzail porti all'altrariva. Già v'era giuntodel Danese ilfiglio Con l'armata de'Barbari captiva. Non siavrebbe potuto ungran di miglio Gittarnell'acqua: tanto lacopriva La spessa moltitudinedi navi. Di vincitorie di prigioni,gravi. 71 Le navide' Pagani, ch'avanzaro Dal fuocoe dal naufragioquella notte, Eccetto pochech'in fuga n'andaro, Tutte aMarsilia avea Dudoncondotte. Sette di queieh' in Africaregnare, Che, poi chele lor gentividef rotte, Con settelegni lor s'eranrenduti, Stavan dolenti, lacrimosie muti. 72 EraDudon sopra laspiaggia uscito, Ch'a trovarCarlo andar voleaquel giorno; E de' captivie di lorspoglie ordito Con lungapompa avea untrionfo adorno. Eran tuttii prigion stesinel Iito, E iNubi vincitori allegriintorno, Che faceauo delnome di Dudone Intorno risonarla regione. Stauza 81. 76Grida che siritiri ognun dacanto. Spinge il cavallo,e fa sentirgli sproni. Ruggier cent' altrin'avea uccisi intanto, Egran speranza datoa quei prigioni: Ecome venir videDudon santo Solo acavallo, e glialtri esser pedoni, Stimòche capo eche Signor lorfosse; E centra luicon gran desirsi mosse. 77 Giàmosso prima eraDudon, ma quando Senzalancia Ruggier videvenire, Luuge da la sua gittò,sdegnando Con tal vantaggioil cavaìier ferire. Ruggiero, alcortese atto riguardando, Die frasé: Costui non puòmentire, Ch! uno nonsia di queiguerrier perfetti Che Paladindi Francia sonodetti. 80 Ma perchèin mente ognoraavea di meno Ofifenler lasua donna, chepotea; Ed era certo,se spargea ilterreno Del sangue dicostui, che laoffendea (Delle case diFrancia istrutto appieno, Lamadre di Dudoneesser sapea Armellina, sorelladi Beatrice, Ch'era diBradamante genitrice). 78 S'impetrarlopotrò, vocheU suonome, Innanzi che seguaaltro, mi palese:Ecosi domandollo; eseppe come Era Dudon,figliuol d'Uggier danese. Dudongravò Ruggier poid'ugual some; E parimentelo trovò cortese. Poiche i nomitra lor s'ebbonodetti, Si disfidare, evennero agli effetti. 79Avea Dudon quellaferrata mazza. Ch'in milleimprese gli dieeterno onore. Con essamostra ben, ch'egliè di razza Diquel Danese piend'alto valore. La spadach'apre ogni elmo,ogni corazza, Di chenon era almondo la migliore, Trasse Ruggiero,e fece paragone Disua virtude alpaladin Dudone. 81 Perquesto mai dipunta non glirass3 E di tagliorarissimo feria. Schermiasi, ovunquela mazza calasse, Orribattendo, or dandolela via. Crede Turpinche per Ruggierrestasse Che Dudon mortoin pochi colpiavria Né mai, qualunquevolta si scoperse, Ferir, senon di piatto,lo sofferse. 82 Dipiatto usar potea,come di taglio, Ruofgier laspada sua, eh' aveagran schena E quivia strano giocodi sonaglio Sopra Dudoncon tanta forzamena, Che spesso agliocchi gli pontal barbaglio Che siritien di noncadere a pena. Maper esser piùgrato a chim'ascolta, Io differisco ilCanto a un'altra volta. St. 3.V.67. Al Leond6r Cartiglio el morso, ecc. Ripetedella Hconfitta dat"sul Po aiVeneziani dal car dinal d'Este. ST. 9.V.3. Divino: indovino. St.14. V.1. Cadì:nome di magistratogiudiziario presso i Maomettani,il qnale hiineienza anche nelle cosedel culto. St. 16.V.3. Falariche: lunghepicche da lanciare, cheavevano fuochi lavoratiavvolti intorno alferro. Fonde 0frombe ed anchefionde: strumenti di funeda lanciar sassi opalle di piombo,adoperati anticamente dalle milizieleggiere: erano lunghicirca due braccia, edaveano nel mezzouna reticella dovesi metteva il proiettileche volevasi scagliare. St. 18.V.45. Coperti datestugjini e dagatti, Con, arieti, ecc.La testuggine eramacchina murale d'offesa, formata dauna tettoia sovrappo&ta aquattro travi, e copertadi cuoio frescoper garantirla dalfuoco: gì java sullemote, e poteavolgersi da ognibinda. Sotto di essaslavano i soldatiriparati dalle offesedel ne mico, per faragire altre macchine,o per altreopera zion Una diqueste testuggini dicevasidai Komani anetartaf perchèsotto di essapendeva orizzontalmenteVarieté, ch'era unatrave ferrata inuna delle sueestre mità, e con essasi battevano lemura nemiche. Ilgatto era un' altraspecie di testuggine,e consisteva in untetto, 0tavolata intessuto divimini, e copeitoanch'esso di pelli crude,sotto il qualependeva o l'ariete,o nn forte rampicenedi ferro concui si aggrappavanoi merli del muro,o le pietregià smosse dagliurti dell'a riete, che cosìera denominato, peruna certa rassomi glianza alla t3stae agli urtidi. quell'animale. St. 21.V.2, E quelcw fu diami in ariaar dito: Astolfo. St. 25. V.6.Dentrtì si diede: simise, si lanciò dentro. St. 26.V.3. Affrappa: tagliaa pez/.ì. St. 31.V.13. // rede' fiumi: ilPo. Campi Ocnei: campidel Mantovano, dettiqui Ocnei daOcno figlio di Manto,creduto fondatore diMantova insieme con suamadre..St. 33. V.4.Di quel checinge la vittudi Dite: della paludeStigia. St. 35. V.6.Dal duca dalPardo: da Astolfo. St.41. V.14. Annibale Jugurta, ecc,Annibal ri fuggitosi presso Prusiare della Bitinia,si avvelenò per nonesuer dal suoospite consegnato aiRomani Jagurta, o Giugiirta,re di Numidja,rimessosi al]" fededi Bocco, re diMauritania e suogenero. Ai dalui dato inmano a Sillu, chelo fece morirdi fame nelcarcere Mamer lino. L'unaltro LvdovicQ: diLuigi XII redi Francia; nrlle cuimani Lodoxico Sforzacadde per tradi mento degli Svizzeriche teneva alproprio rervizio. Si". 42.V.16. Allude allecircostanze in cuisi trovò il ducaAlfonso, quando GiulioII con l'appoggiodegli Svizzeri gli mosseguerra. Alloia iFrancesi, difensori del duca,erano cacciati d'Italia,e gli Spagnuolisuoi nemici tenevano ilRegno di Napoli. St.41. V.68. laspiaggia mancina, Cheper sa lute, ecc.. risolettadi Lampedusa, chegiace tra lacosta d'Africa e laSicilia. J5t Vtiifaul'alta forno ce:lEtì\&, nel cui internofinsero i poetiche fosse laprincipale fucina di Vulcano. St.47. V.8. DoxriaFompeio i profvgiammo nire. Pompeo, disfattoda Cesare neicampi della Tesa glia,si ricoveiò inAlessandria d'Egitto pressoquel r Tolomeo, ilquale, per gratificarsiil vincitore, feceal mozzare il capo. St.60 V.2 6.7/ JSilo partet la diversaItfjgt. I Nubj abitantioltre la destrasponda del Nilo,erano an che allora maomettani.Corregge: regge. St. 55.V.24. Lipadusa: Lampedusa,nominai a più sopra.Dal mare Medamo cheli cince, ècircoh fusa: è bagnataall'intorno dal Meditenaneo,che ba gna anche Biserta,ove si trovanoi cavalieri diCarle. St. 57. V.5.Il lei cornodAlmonie: tolto adA" monte da Orlando,e cui poscialo tolse Brunello. St.58. V.2. JS7 svo co(,r,ato:Oliviero. St. 73. V.58.L'Arie ito siFcorda qui cheAgri calte, Puliano eBalastro li hafatti nccidei e nellaI at taglia descritta nelCanto X Ie XVIII. St. 82.V.34. E quivia strano giuocodi "oiu glio, ecc.Jl giuoco delacuoglio è pocodissìmile da quello chei fanciulli chiamanomoscadeca: nelqaal"> sidanno forti colpima non pericolosi;e tali eranoi colpi di Ruggierosopra Dudone. XLI. RiiKiora eTimido ne ceasanoil alla pugna,con fiatto di?siano fatti lilutìrt isette paesani reprigionierL Euggìturo sMm bari:acon fi.T5Ì perTAfilca? e neltragitto retiLtio tatti siiminorsi p;rfnrtuna ili mare,tranne HLi;rtero; ilquale fìlli (ln(ti epnitaU a salvam"nitu plessoun ri>nntf>, cho glipikiliiif diverse cnsp.J,a nri.vp. vuotadi gonte. capila vicimia Binerta, eon a bitrliil Riavallo, Iflapada e J'ar matnm Htiii>iero. Odamiopflhdc {uìt s"la padu, dà laiinaturaa Ulìvlevo, uBrandmarto il ravallo; e lutti tre\ anno aLam]>edusa rt;r battersicoi tiT padani.Sì altiuca la zutr,daianle lagnale Boluinae Olivier' iono fcritije liranfìiniaitR rimaneuccìso. I/odi.r di' è siinrstjin ben nullitàe h.lhi 0 cbiomacj bniba odelicata vesta Vi giovaneIrggiailro o rloiizelJn, ih' iiuior stiveti te Iluti man dodefila; Se &pira, efa sxiitìr dì !ònovella, E dopo moltigiomi ancora resta, nostracon chiaro edevidente effetto, Cone apiincipio Iuolo erae ptifeito. L'almo liquorche ai metitorisuoi Fece Icaro gustarcon sno grandauno, E che &idice che giàCelti e Boi Fé' passar TAlpe,e nou sentirP affanno; Mostra che dolceera a principio,poi Che 8i servaancor dolce alfin dell'anno. L'arbor ch'aitempo rio foglianon perde, Mostra eh' aprimavera era ancorverde. L'incliU stirpe cheper tanti lustri Mostròdi cortesia sempregran lume, £ pareh' oor piùne risplenda elustri, Fa che conchiaro indizio sipresume Che chi progenerògli Estensi illustri Dovea d'ognilaudabile costume, Che sublimaral ciel gliuomini suole, Splender nonmen che frale stelle ilSole. Stanza 9. Hnggier, comein ciascun suodegno gesto. D'alto valor,di cortesia solca Dimostrar chiarosegno e manifesto, Esempre più magnanimoapparea; Così verso Dudonlo mostrò inquesto, Col qual (comedi sopra iovi dicea) Dissimulato aveaquanto era forte, Perpietà che gliavea di porloa morte. Avea Dadonben conosciutocerto ch'ucciderlo Ruggier non l'ha voluto; or s' haritrovato allo scoperto, Orstanco sì, chepiù non hapotuto. Poiché chiaro comprende,e vede aperto Chegli ha rispetto, eche va ritenuto; Quando diforza e divigor vai meno, Dicortesia non vuolcedergli almeno. Per Dio(dice). Signor, pacefacciamo; Ch' esser nonpuò più lavittoria mia: Esser nonpuò più mia;che già michiamo Vinto e prigiondella tua cortesia. Ruggier rispose:Ed io lapace bramo Non mendi te; mache con pattosia. Che questi setteRe e' haiqui legati, Lasci ch'inlibertà mi sienodati E gli mostròquei sette Rech'io dissi Che stavanolegati a capochino; E gli soggiunse,che non gì'impedissi Pigliar con essiin Africa ilcammino. E così furoin libertà rimessi QueiRe; che glielconcesse il Palalino:Egli concesse ancor,eh' un legnotolse. Quel eh' a luiparve, e versoAfrica sciol.". 8 IIlegno sciolse, e fé'scioglier la vela, Esi die alvento perfido inpossanza, Che da principiola gonfiata tela Drizzòa cammino, edie al nocchierbaldanza. Il lito fugge,e in talmodo si cela, CLepar che nesia il marrimaso sanza; Keir oscurardel giorno feceil vento Chiara lasua perfidia eMtradimento. 9 utossi dallapoppa nelle sponde, Indialla prora, eqni non rimaseanco. Ruota la nave,ed 1 nocchierconfonde; Ch'or di dietro,or dinanzi, orloro è alfianco. Sorgono altiere eminacciosa T onde:Mugliando soprail mar va ilgregge bianco. Di tantemorti in dubbioe in penastanno, Quante son Tacqueeh' a ferir livanno. 10 Or dafronte or datergo il ventospira, E questo innanzi,e quello addietrocaccia; Un altro datraverso il legnoaggira, E ciascun purnaufragio gli minaccia. Quel chesiede al governo,alto sospira Pallido esbigottito nella faccia; Egrida invano, einvan con manoaccenna Or di voltare,or di calarV antenna. 1 1 Mapoco il cenno,e '1 gridarpoco vale:Tolto è'Iveder dalla piovosanotte. La voce, senzaudirsi, in ariasale, In aria cheferia con maggiorbotte De' naviganti ilgrido universale, E'I fremitodell'onde insieme rotte: Ein prora ein poppa ein ambedue lebande Non si puòcosa udir, chesi comande. Ì2 Dalla rabbiadel vento chesi fende Nelle ritorte,escono orribil suoni. Dispessi lampi l'ariasi raccende; Risuoua '1ciel di spaventosituoni. V è chicorre al timon,chi remi prende; Vanper uso agliuflìcj a cheson buoni: Chi s' affaticaa sdorre echi a legare; Votaaltri l'acqua, e toma ilmar nel marj 13 Eccostridendo l'orribil procella Che'l repentinfuror di Boreaspinge, La vela coutral'arbore flagella: Il marsi leva, equasi il cieloattinge. Frangonsi i remi;e di fortunafella Tanto la rabbiaimpetuosa stringe, Che la prora sivolta, e verso1' onda fa rimanerla disarmata sponda. 14Tutta sotto acquava la destrabanda, E sta perriversar di soprail fondo. Ognun, gridando,a Dio siraccomanda; Che più checerti son gireal profondo. D' uno inun altro malFortuna manda:Il primoscorre, e viendietro il secondo. Illegno vinto inpiù parti silassa, E dentro l'inimicaonda vi passa. Stanza15. 15 Muove crudelee spaventoso assalto Datutti i latiil tempestoso verno. Veggontalvolta il marvenir tan t'aito, Che parch'arrivi insin alciel superno. Talor fansopra l'onde insu tal salto, Ch'a mirar giùpar lor vederlo 'nferno. 0 nulla0 poca spemeè che conforte; Esta presente inevitabilmorte. 16 Tuttala notte perdiverso mare Scorsero errandoove caccioUi ilvento; Il fiero ventoche dovea cessare Nascendo ilgiorno, e ripigliòaugumcnto. Ecco dinanzi unnudo scoglio appare: Voglion schivarlo,e non v'hannoargumento. Li porta, lormal grado, aquella via Il crudovento e latempesta ria. 17 Trevolte e quattroil pallido nocchiero Mette vigor,perchè '1 timon siavolto, E trovi piùsicuro altro sentiero; Maquel si rompe,e poi dalmar gli ètolto. Ha si lavela piena ilvento fiero, Che nonsi può calarpoco molto: Nétempo han diriparo o diconsiglio; Che troppo appressoè quel mortaiperiglio. 20 Del mareal fondo; eseco trawe quanti Lasciaro asua speranza ilmaggior leaa. Allor sudicon dolorosi pianti Chiamar soccorsodal celeste regno:Maquelle voci andaropoco innanti, Che venneil mar piend'ira e di dislegno . E subitooccupò tutta la viaOnde illamento e ilflebil grido uscìa. 18Poiché senza rimediosi comprende La irreparabilrotta della nave, Ciascuno alsuo privato utileattende, Ciascun salvar lavita sua curaAve. Chi può piùpresto al palischermoscende; la quello èfatto subito grave Per tanta genteche sopra v'abbonda, Che poco avanzaa gir sottola sponda. 21 Altrilaggiù, senza apparirpiù, resta; Altri risorge,e sopra Tondesbalza: Ohi vien nuotando,e mostra fuorla testa: Chi mostraun braccio, echi una gambascalza. Ruggier, che '1minacciar della tempesta Temer nonvuol, dal fondoal sommo s'alza, Evede il nudoscoglio non lontano, Ch'egli ei compagni aveanfnggito invano. 4 Stanza 19. 19Ruggier che videil comite e'Ipadrone E gli altriabbandonar con frettail legno, Come senz'armesi trovò ingiubbone, Campar su quelbattei fece disegno; Malo trovò carco di persone, Etante venner poi,che Tacque ilsegno Passaro in guisa,che per troppopondo Con tutto ilcarco, andò illegnetto al fondo; 22Spera, per forzadi piedi edi braccia Nuotando, disalir sul litoasciutto. Soffiando, viene, elungi dalla faccia L'ondarespinge e l'importunoflutto. Il vento intantoe la tempestacaccia Il legno vóto,e abbandonato intutto Da quelli cheper lor pessimasorte Il disio dicampar trasse allamorte. 23 Oh fiillacedegli uomini credenza! Campò lanave che doveaperire; Quando il padronee i galeottisenza Governo alcun l'aveanlasciata gire. Parve che si mutassedi sentenza Il vento,poi che ogniuom vide fuggire: Feceche '1 legnoa miglior viasi torse, Né toccòterra, e insicura onda corse. 29E perchè glifacean poco mestiero L'arme (ch'erainviolabile e affatato), Contento fuche l'avesse Oliviero; Ilbrando no, chesei pose eglia lato: A Braudiraarteconsegnò il destriero. Cosi divisoed ug:ualmente dato Volseche fosse aciaschedun compagno, Ch'insieme sitrovar, di quelguadagno. 24 E dove colnocchier tenne viaincerta, Poi che nonl'ebbe, andò inAfrica al dritto, Evenne a capitarpres?o a Biserta Tremiglia o due,dal lato versoEgitto; E nell'arena sterilee deserta Kestò, mancandoil vento el'acqua, fitto. Or quivisopravvenne, a spassoandando, Come di sopraio vi narrava,Orlando. 25 E disiosodi saper, sefiisse La nave sola,e fusse ovota o carca. ConBrandiraarte a quellasi condusse, E colcogimto, in suuna lieve barca. Poiche sotto covertas'introdusse, Tutta la ritrovòd'uomini scarca: Vi trovòsol Frontino ilbuon destriero. L'armatura ela spada diRuggiero; 26 Di cuifu per campartanta la fretta, Ch'ator la spadanon ebbe purtempo. Conobbe quella ilPaladin, che detta FuBaliwrda, e chegià sua fu un tempo. Soche tutta l'istoriaavete letta, Cume latolse a Fallerina,al tempo Che ledistrusse anco ilgiardiu bello, Ecome a luipoi la rubò Brunello;27 Ecome sotto ilmonte di Csrena Brunelne fé' a Rnggierlibero dono. Di chetaglio ella fossee di cheschena, N'avea già fattoesperimento buono; Io dicoOrlando; e peiòn'ebbe piena Letizia, eringrazionne il sommoTrono; E si credette(e spesso ildisse dopo) Che Diogliela mandasse asi grande uopo: S8A si grandeuopo, quant'era, dovendo Condursi colSignor di Sericana; Ch'oltre chedi valor fossetremendo, Sapea ch'avea Baiardoe Durindana. L'altra armatura,non la conoscendo, Non apprezzòper cosa sisoprana, Come chi ne fé'prova; apprezzò quella, Perbuona sì, maper più riccae bella. >/stanza 22. 30Pel di dellabattaglia ogni guerriero Studia averricco e nuovoabito indosso. Orlando ricamarfa nel quartiero L'alto Babeldal fùlmine percosso. Uncan d'argento avervuole Oliviero, che giaccia,e che lalassa abbia suldosso, Con un mottoche dica: Finché vegna:Evuol d'oro laveste, e di degna. 31 Fecedisegno Brandimarte, ilgiorno Della battaglia, peramor del padre Eper suo onor,di non andareadomo Se non disopravveste oscure etadre. Fiordiligi le fé' confregio intorno Quanto piùseppe far, bellee leggiadre. Di ricchegemme il fregioera contesto: D'un schiettodrappo, e tuttonero il resto. 32Fece la donnadi sua manle sopra Vesti acui l'arme converrianpiù fine, De'quai Tosbergoil cavalier si copra,E lagroppa al cavalloe U pettoe U criin. Mada quel che cominciò quest'opra, Continuando aquel che ledie fine, E dopoancora, mai segnodi riso Far nonpotè, d'allegrezzain viso. 83 Sempreha timor nelcor, sempre tormento, CheBrandimarte suo nonle sia tolto. Giàl'ha veduto incento lochi ecento In gran battagliee perigliose avvolto; Némai, come ora,simi'e spavento Le agghiacciòil sangue eimpallidille il volto. Equesta novità d'avertimore Le fa' tremardi doppia temail core. 34 Poiche son d'armee d'ogni arnesein punto. Alzano alvento i cr.valierle vele. Astolfo eSansonetto con l'assunto Riman delgrand'esercito fedele.Fiordiligi col cr di timor punto,Empiendo ilciel di votie di querele, Quanto convista seguitar lepuotc, Segue le velein alto marremote. 85 Astolfo agran fatica eSansonetto Potè levarlada mirar nell' onda, Eritrarla al palagio,ove sulletto La lasciaro affannatae tremebonda. Portava intantoil bel numeroeletto Dei tre buoncavalier l'aura seconda. Andòil legno atrovar l'isola aldritto, Ove far sidovea tanto conflitto. Stanza 46. 36Sceso nel litoil Cavalier d'Anglante, Il cognatoOliviero e Brandimarte, Col padiglioneil lato diLevante Primi occupar; forse il férsenz'arte. Giunse quel medesimo Agramante E s' accampòdalla contraria parte; Maperchè molto erainchinata l'ora, Differir labattaglia nell'aurora. 37 Di qua edi sinalla nuova luce Stannoalla guardia iservitori armati. La seraBrandimarte si conduce Làdove i S.\racinsono alloggiati, E parla,con licenzia delsuo duce, Al Reafrican, ch'amici eranostati; E Brandimarte giàcpn la bandiera Delre Agramante inFrancia passato era. 38Dopo i salutie '1 giungermano a mino. Molteragion, comeamico, disse Il fedelCavai iero al Repagano, Perchè a questabattasflia non venisse:Edi riporgli ognicittade in mano, Chesia tra '1Nilo e '1segno eh' Ercolfise. Con volontà d'Orlandogli offeria, Se credervolea al Figliodi Maria. 39 Perchésempre v'ho amatoed amo molto, Questoconsiglio, gli dicea,vi dono; E quandogià, Signor, perme V hotolto, Creder potete ch'iol'estimo buono. Cristo conobbiDio, Maumette stolto; Ebramo voi pornella via ineh' io sono:Nella via di salute,Signor, bramo Che siatemeco, e tattigli altri ch'amo. 40Qui consiste ilben vostro; consiglio Altro potete prender,che vi vaglia; Emen di tuttigli altri, secol figlio Di Milonvi mettete allabattaglia: Che il guadagnodel vincere alperìglio Della perdita grandenon si agguaglia. Vincendo voi,poco acquistar potete: Manon perder giàpoco, se perdete. 41 Quando uccidiateOrlando, e noivenuti Qui per morireo vincere conlui, Io non veggoper questo chei perduti Dominj aracquistar sabbian pervui. Ne dovete sperarche si simuti Lo stato dellecose, morti nui, Ch'uomini aCarlo manchino daporre Quivi a guardarfin all'estrema torre. stanza40. 42 Così parlavaBrandimarte, ed era Persoggiungere ancor moltealtre cose; Ma fucon voce iratae faccia altiera DalPagano interrotto, cherispose: Temerità per certoe pazzia vera Èla tua, edi qualunque chesi pose A consigliarmai cosa obuona o ria. Ovechiamato a consigliarnon sia. 43 Eche U consiglioche mi dai,proceda Da ben chem'hai voluto, evuommi ancora, Io nonso, a diril ver, come io teicreda Quando qui conOrlando ti veggoora. Crederò ben, tuche ti vediin preda Di queldragon che l'animedivora, Che brami teconel dolore eterno Tutto'1 mondo potertrarre all' Inferno. 44 Ch'iovinca o perda,o debba nelmio regno Tornare antiquo,o sempre stamein bando, In mentesua n' haDio fatto disegno, Ilqual io, tu, vede Orlando. Sia quelche vuol, nonpotrà ad attoindegno Di Re inchinarmimai timor nefando. S'iofossi certo dimorir, vo' morto Prima restar,ch'ai sangue miofar torto. 45 Orti puoi ritornar;che se migliore Nonsei dimani inquesto campo armato, Chetu mi siaparuto oggi oratore, Maltroverassi Orlando accompagnato; Queste ultimeparole usciron fuore Delpetto acceso d'Agramanteirato. Ritornò Puno e Taltro, eripososse Finché del maril giorno uscitofosse. 46 Nel biancheggiardella nuova alba,firmati E in unmomento fiir tuttia cavallo. Pochi sermonsi son traloro usati:Non vifu indugio, nonvi fu intervallo; Che iferri delle lancehanno abbassati. Ma miparria, Signor, fartroppo fallo, Se, pervoler di costordir, lasciassi Tanto Ruggiernel mar, chev'affogassi. 47 II giovinettocon piedi econ braccia Percotendo veniaPorribil onde. Il ventoe la tempestagli minaccia: Ma piùla coscì'enzia loconfonde. Teme che Cristoora vendetta faccia; Che,poiché battezzar nell' acquemonde, Quando ebbe tempo., poco glicalse, Or si battezziin queste amaree salse. 48 Gliritornano a mentele promesse Che tantevolte alla suadonna fece; Quel chegiurato avea quandosi messe Centra Rinaldoe nulla satisfece. ADio, eh' ivipunir non lovolesse, Pentito disse quattrovolte e diece; Efece voto dicore e difede D'esser Cristian, seponea in terrail piede: 49 Emai più nonpigliar spada lancia Contra ai Fedeliin aiuto de' Mori; Mache ritomeria subitoin Francia, E aCarlo renderla debitionori; Né Bradamante piùterrebbe a ciancia, E verria afine onesto deisuo' amori. Miracol fti, chesenti al findel voto Crescersi forza,e agevolarsi ilnuoto. 50 Cresce laforza e l'animoindefesso:Ruggier percuote l'ondee le respinge. L'onde cheseguon V unaall' altra presso . Diche una illeva, un'altra losospinge. Cosi montando ediscendendo spesso Con grantravaglio, alfin l'arenaattinge; E dalla parteonde s'inchina ilcolle Più verso ilmar, esce bagnatoe molle. 51 Furtutti gli altri,che nel marsi di?rii . Vinti dall'ondee alfin restarnell'acque. Nel solitario scogliouscì Ruggiero, Come all'altaBontà divina piacque. Poiche fu soprail monte incultoe fiero Sicur dalmar, nuovo timorgli nacque D'avere esilioin strettoconfine, E di morirvidi disagio alfine. 52Ma pur colcore indomito, ecostante Di patir quantoé in cieldi lui prescrìtto, Pei durisassi l'intrepide piante Mosse,poggiando inver lacima al dritto. Nonera cento passiandato innante, Che vide d'anni ed'astinenzie afflitto Uom eh' avead'eremita abito esegno, Di molta reverenziae d'onor degno; 53Che, come glifu presso, Saulo,Saulo, Gridò, perché perseguìla mia Fede? (Comeallor il Signordisse a sanPaulo, Che'l colpo salutiferogli diede). Passar credestiil mar, pagar nanlo, E defraudarealtrui della mercede. Vediche Dio, e'ha lunga man,ti giunge, Quando tugli pensasti esserpiù Innge. 54 Eseguitò il santissimoEremita, Il qual lanotte innanzi avutoavea In vision daDio, che consua aita Allo scoglioRuggier giunger dovea Edi lui tuttala passata vita, Ela futura, eancor la morterea, Figli e nipotied ogni discendente Gli aveaDio rivelato interamente. 55 Seguitòr Eremita riprendendo Prima Ruggiero: ealfin poi confortollo. Lo riprendeach'era ito difierendo Sotto ilsoave giogo aporre il collo; Equel che doveafar, libero essendo, Mentre Cristopregando a chiamollo. Fatto avea poicon poca grazia,quando Venir con sferzail vide minacciando. 56 Poi confurtolloche non niegail cielo, Tardi oper tempo, Cristoa chi glielchiede; E di queglioperari del Vangelo Narrò, chetutti ebhono ugualmercede. Con caritade e con devotozelo Lo venne ammaestrandonella Fede Verso lacella sua conlento passo, Ch' eracavata a mezzoil duro sasso. hSEran degli anniormai presso aquaranta, Che sullo scoglioil fraticel simesse; Ch'a menar vitasolitaria e santa Luogoopportuno il Salvatorgli elesse. Di fruttecòlte or d'unaor d'altra pianta, Ed'acqua pura lasua vita resse, Chevalida e robustae senz'affanno Era venutaall'ottantesimo anno. Stanza 5a 59Dentro la cellail vecchio acceseil fuoco, E lamensa ingombrò divari frutti, Ove siricreò Ruggiero unpoco, Poscia ch'i pannie i capelliebbe asciutti. Imparò poi più adagio in questoloco l'i nostra Fedei gran misteritutti j £d allaimra fonte ebbebattesmo 11 di seguentedal vecchio medesmo. Stanza 60. 60Secondo il luogo,assai contento stava QuiviRuggier; chè'l luonservo di Dio Frapochi giorni intnziongli dava Di rimandarloove più aveadisio. Di molte coseintanto Mgionava Con luisovente, or alregno di Dio, Oralli propri oasiappertinenti, Or del suosangue alle futuregenti. 57 Di sopra siedealla devota cella Unapiccola chiesa, cherisponde All'oriente, assai comodae bella; Di sottoun bosco scendesin all'onde, Di laurie di gineprie di mortella, Edi palme fruttiferee feconde, Che rigasempre una liquidafonte, Che mormorando cadegiù dal monte. 61Avea il Signor,che'l tutto intendee vede. Rivelato alsantissimo Eremita,Che Ruggierda quel ch'ebbe la Fede, Doveasette anni, e non più,stare in vita; Cheper la morteche sua donnadiede A Pinabel, ch'alui fia attribuita. Saria, eper quella ancordi Bertolagi, Morto dailaganzesi empi emalvagi:62 £ chequel tradimento andrà occulto, Che nonse n'udirà difuor novella; Perchè nelproprio loco fiasepulto, Ove anco uccisodalla gente fella: Perquesto tardi vendicatoed ulto Fia dallamoglie e dallasua sorella: £ checol ventre pieuper lunga via Dallamoglie fedel cercatofia. 65 £ perchèdirà Carlo inlatino: Este Signori qui,quando foragli ildono; Nel secolo futurnominato Este Sarà ilhel luogo conaugurio buono; E cosìlascerà il nomed'Ateste Delle due primenote il vecchiosuono. Avea Dio ancoraal servo suopredetta Di Ruggier lafutura aspra vendetta: tigWi Stanza 61. 63Fra l'Adige ela Brenta appiède colli Ch'ai troiano Antenórpiacquero tanto, Con lesulfuree vene erivi molli, Con lietisolchi e pratiameni accanto, Che conl'alto Ida volentierm atolli, Col sospirato Ascanioe caro Xanto, Apartorir verrà nelleforeste Che son pocolontane al frigioAteste:64 £ ch'inbellezza ed invalor cresciuto Il partosuo, che purRuggier fia detto, £del sangue troianriconosciuto da quei Troiani,in lor Signorfia eletto; £ poida Carlo, acui sarà inaiuto Incontra i Longobardigiovinetto, Dominio giusto avràdel bel paese, £titolo onorato diMarchese. 66 Ch'in visionealla fedel consorte Apparirà dinanzial giorno unpoco; £ le diràchi l'avrà messoa morte • £,dove giacerà, mostreràil loco: Ond'ella poicon la cognataforte Distruggerà Pontieri aferro e afuoco; Né farà a'Maganzesiminor danni Il figliosuo Ruggiero, ov'abbia gli anni. 67D' Azzi, d Alberti,d'Obici discorso Fatto gliaveva, e dilor stirpe bella, Insinoa Niccolò, Leonello,Borso, Ercole, Alfonso, Ippolitoe Isabella. Ma ilsanto vecchio, ch'alialingua ha ilmorso. Non di quantoegli sa peròfavella: Narra a Ruggierquel che narrarconvìensi; E quel ch'in de' ritener, ritiensi. 68In questo tempoOrlando e Brandimarte £'1 marchese Oliviercol ferro basso Vannoa trovare ilSaracino Marte (Che cosìnominar si puòGradasso), E gli altriduo che dacontraria parte Han mossoil buon destrierpiù che dipasso; Io dico ilre Agramante e'1 re Sobrino:Rimbomba alcor?o il litoe'I mar vicino. 69Quando allo scontrovengono a trovarsi, Ein tronchi volaal ciel rottaogni lancia, Del granrumor fu vistoil mar gonfiarsi, Del granrumor che s'udìsino in Francia. Venne Orlandoe Gradasso ariscontrarsi; E potea stareugual questa bilancia, Senon era ilvantaggio di Baiardo, Chefé' parer Gradasso piùgagliardo. 70 Percosse egliil destrier diminor forza. Ch'Orlando avea,d'un urto così strano,Che lofece piegare apoggia e adorza, E poi cader,quanto era lungo,al piano. Orlando dilevarlo si risforza Trevolte e quattro,e con spronie con mau">: E quandoalfin noi puòlevar, ne scende, Loscudo imbraccia, eBalisarda prende. 71 Scontrossicol Re d'AfricaOliviero; £ fur diquello incontro aparo a paro. Brandimarte restarsenza destriero Fece Sobrin,ma non siseppe chiaro Se v'ebbeil destrier colpa,o il cavaliero; Ch'avvezzo eracader Sobrin diraro. 0 del destriero,o suo purfosse il fallo, Sobrinsi ritrovò giùdel cavallo. 72 OrBrandimarte, che videper terra Il reSobrin, non l'assalìaltrimente; Ma contro ilre Gradasso sidisserra, Ch'avea abbattuto Orlandoparimente. Tra il Slarchesee Agramante andòla guerra Come fucominciata primamente; Poi chesi roppon l'astenegli scudi, S'eran tornatiincontro a stocchiignudi. Stanza 74. 73 Orlando,che Gradasso inatto vede, Che pareh' a lui tornar pocogli caglia; Né tornarBrandimarte gli concede, lo stringe etanto lo travaglia; Sivolge intorno, esimilmente a piede VedeSobrin che stasenza battaglia. Vèr luis'avventa; e almuover delle piante J?'ail ciel tremardel suo fierosembiante. 74 Sobrin, chedi tanto uoravede l'assalto, Stretto nell'armes'apparecchia tutto: Come nocchieroa cui vegnaa gran salto Muggendo incontrail minaccioso flutto, Drizza laprora, e quandoil mar tant'alto salire, esservorria all'asciutto. Sobrin loscudo oppone allamina Che dalla spadavien di Fallerina. Sunza 78. 75Di tal finezzaè quella Balisarda, Che l'armele puon farpoco riparo: In manpoi di personasi gagliarda. In mand'Orlando, unico almondo o raro. Taglialo scudo; enulla la ritarda Perchè cerchiatosia tutto d'acciaro: Taglia loscudo, e sinoal fondo fende, sottoa quello insu la spallascende. 76 Scende allaspalla; e perchèla ritrovi Di doppialama e dimaglia coperta, Non vuolperò che moltoella le giovi, Chedi gran piaganon la lasciaperta. Mena Sobrin; maindarno è chesi provi Ferire Orlando,a cui pergrazia certa il Motordel cielo edelle stelle, Che maiforar non segli può lapelle, 77 Raddoppia ilcolpo il valorosoConte, E pensa dallespalle il capotorgli. Sobrin che sail valor diChiaramonte, E che pocogli vai loscudo opporgli, S'arretra; manon tanto, chela fronte Non venisseanco Balisarda acòrgli. Di piatto fu,ma il colpotanto fello, Ch'ammaccò l'elmo,e gl'intronò ilcervello. 78 Cadde Sobrindel fiero colpoin terra, Onde a gran pezzopoi non èrisorto. Crede finita avercon lui laguerra Il Paladino, eche si giacciamorto; E verso ilre Gradasso sidisserra, Che Brandimarte nonmeni a malporto: Chè'l Pagan d'armee di spadal'avanza, E di destriero,e forse dipossanza. V f''' Stanza 85. 79L'ardito Brandimarte insu Frontino, Quel buondestrier che diRuggier fu dianzi, Siporta cosi bencol Saracino, Che nonpar già chequel troppo l'avanzi; Es'egli avesse osbergocosi fino, Come ilPagan, gli starlameglio innanzi; Ma gliconvien, che malsi sente armato, Spesso darluogo or d'unoor d'altro lato. 80Altro destrier nonè che megliointenda Di quel Frontinoil cavillerò acenno: Par che, dovunqueDurindana scenda, Or quincior quindi abbiaa schivarla senno. Agramante eOlivier battaglia orrenda Altrove fanno,e giudicar sidenno Per duo guenierdi pari inarme accorti, E pocodifferenti in esserforti. 81 Avea lasciato,come io dissi,Orhindo Sobrino in terra;e contra ilre Gradasso . Soccorrer Brandimartedisiando. Come si trovòa pie, veniaa gran passo. Eravicin per assalirlo,quando Vide in mezzodel campo andarea spasso Il buoncavallo onde Sobrinfu spinto; E peraverlo, presto sifu accinto. 82 Ebbeil destrier, chenon trovò contesa, Elevò un salto,ed entrò nellasella. Nell'una man laspada tien sospesa, Mette l'altraalla briglia riccae bella. Gradasso vedeOrlando, e nongli pesa Ch' alui ne viene,e per nomel'appella. Ad esso ea Brandimarte eall'altro spera Far parernotte, e chenon sia ancorsera. S'd Voltasi alConte, e Brandimartelassa, E d'una puntalo trova alcamaglio:Fuorché la carne,ogni altra cosapasa; Per forar quellaè vano ognitravaglio. Orlando a untempo Balisarda abbassa: Nonvale incanto ov'ellamette il taglio. L' elmo, loscudo, 1' osbergoe l'arnese . Venne fendendoin giù ciòch'ella prese; 84 Enel volto enel petto enella coscia Lasciò feritoil Re diSericana, Di cui nonfu mai trattosangue, poscia Ch' ebbequeir arme: or glipar cosa strana Chequella spada (en'ha dispetto eangoscia) Le tagli or si; pur é Durindana. Ese più lungoil colpo era o piùappreso, L'avria dal capoinsino al ventrefésso 85 Non bisognapiù aver nell' armefede, Come avea dianzi;che la provaè fatta. Con piùriguardo e piùragion procede, Che nonsolea; meglio alparar si adatta. Brandimarte ch'Orlandoentrato vede, Che gli hadiman quella battagliatratta. Si pone inmezzo all'una eall'altra pugna, Perchè inaiuto, ove èbisogno, gingna. 86 Essendola battaglia intale istato, Sobrin, eh'era giaciuto interra molto . Si levòpoi ch'in fu ritornato; E moltogli dolca laspalla e 'lvolto. Alzò la vista,e mirò inogni Iato: Poi, dovevide il suoSignor, rivolto, Per dargliaiuto i lunghipassi torse Tacito sì,ch'alcun non se u'accorse. 87 Vieu dietro "adOlivier, che teneagli occhi Al reAffamante, e pocoaltro attendea; E gliferi nei deretinginocchi Il deatrier dipercossa in modorea, Che senza indugioè forza chetrabocchi. Cade Olivier; nèlpiede aver potea, Ilmanco pie ch'ainon pensato caso Sottoil cavallo instaffa era rimaso. 91Trovato ha Brandimarteil re Agramante, Ecominciato a tempestargliintorno:Or con Fronti ngli è alfianco, or gliè davante, Con quelFrontin che giracome un torno. Buoncavallo ha ilfigliaol di Monodante; Non l'hapeggiore il redi Mezzogiorno:Ha Brigliadorche gli donòRuggiero Poi che lotolse a Mandricardoaltiero. <' Stanza 87. 88 Sobrinraddoppia il colpo,e di riverso Glimena, e segli crede ilcapo torre; Ma lovieta V acciarlucido e terso, Chetemprò già Vulcan,portò già Ettorre. Vedeil periglio Brandimarte,e verso Il reSobrino a tuttabriglia corre; E lofere in sulcapo, e gli d'urto: Ma ilfiero vecchio ètosto in pierisurto; 89 E tomaad Olivier perdargli spaccio, Sì eh' espeditoall'altra vita vada; Onon lasciare almeneh' esca d'impaccio, 2Ia chesi stia sottoil cavallo abada. Olivier e' hadi sopra ilmiglior braccio, Sì che si puòdifender con laspada, Di qua di tanto percuotee punge, Che, quantoè lunga, faSobrin star lunge. 90Spera, s' alquanto iltien da rispinto, In poco spaziouscir di quellapena. Tutto di sangueil vede mollee tinto, E chene versa tantoin su l'arena, Chegli par eh'abbia tosto arestar vinto:Debole èsi, che sisostiene a pena. Faper levarsi Oliviermolte prove. Né dadosso il destrìerperò si muove. 92Vantaggio ha beuBassai dell' armatura; A tuttaprova Pha buonae perfetta. Brandimarte lasua tolse aventura, Qual potè averea tal bisognoin fretta: Ma suaanimosità si Vassicura, Ch' in migliortosto di cangiarlaaspetta:Come che'l Reafrican d'aspra percossa Laspalla destra gliavea fatta rossa, 93E serbi daGradasso anco nelfianco Piaga da nonpigliar però dagioco. Tanto l'attese al varcoil guerrier franco. Chedi cacciar laspada trovò loco. Spezzòlo scudo, eferì il bracciomanco, E poi nellaman destra iltoccò un poco. Maquesto un scherzosi può diree un spasso Versoquel che fa Orlando e'1 re Gradasso. stanza 88. 94Gradasso ha mezzoOrlando disarmato; L'elmo gliha in cimae da duilati rotto; E fattoglicader lo scudoal prato, Osbergo e magliaapertagli di sotto: Nonl'ha ferito già;ch era affatato. Mail Paladino halui peggio condotto: Infaccia, nella gola,in mezzo ilpetto L'ha ferito, oltrea quel chegià v'ho detto. 95Gradasso disperato, chesi vede Del propriosangue tutto mollee brutto, E ch'Orlandodel suo dalcapo al piede Stadopo tanti colpiancora asciutto; Leva ilbrando a duemani, e bensi crede Partirgli ilcapo, il petto,il ventre e'Itutto; E appunto, comevuol, sopra lafronte Percuote a mezzaspada il fieroConte. 100 Padre delelei, fragli eletti tuoi Spiritiluogo al martirtuo fedele. Che giuntoal fin de' tempestosi suoi Viaggi,in porto ormailega le vele. AhDurindana, dunque essertu puoi Al tuosignore Orlando crudele, che la piùgrata compagnia epiù fida Ch'egli abbiaal mondo, innanzitu gli ncdda? 96E s' era altroeh' Orlando, l'avriafatto; L'avria sparato finsopra la sella:Ma,come colto l'avessedi piatto, La spadaritornò lucida ebella. Della percossa Orlandostupefatto. Vide, mirando interra, alcuna stella. Lasciò labriglia, e 'I brandoavria lasciato; Ma dicatena al braccioera legato. 97 Delsuon del colpofu tanto smarrito Ilcorridor eh' Orlandoavea sul dorso, Chediscorrendo il polverosolito, Mostrando già quantoera buono alcorso. Della percossa ilConte tramortito. Non havalor di ritenergliil morso Segue Gradasso,e l'avria tostogiunto, Poco più che Balardo avesse punto. 98Ma nel .voltardegli occhi, ilre Agramantc Vide condottoall' ultimo periglio; Che nell'elmoil figliuol diMonodante Col braccio mancogli ha datodi piglio, E gliel'hadislacciato già davante, Etenta col pugnainuovo consiglio; Né glipuò far quelRe difesa molta, Perchèdi man gliha ancor laspada tolta. f9 VoltaGradasso, e piùnon segue Orlando; Ma,dove vede ilre Agramante, accorre. L'incauto Brandimarte,non pensando Ch'Orlando costuilasci da tórre. Non gli ba gli occhi '1 pensiero,instando Il coltel nellagola al Paganporre. Giunge Gradasso, ea tutto suopotere Con la spadaa due man l'elmo glifere. Stanza 97. 101 Diferro un cerchiogrosso era duodita Intorno all'elmo, efu tagliato erotto Dal gravissimo colpo,e fu partita Laculfia dell'acciar ch'eradi sotto. Brandimarte confaccia sbigottita Giù deldestrier si riversòdi botto; E fuordel capo fé' conlarga vena Correr disangue un fiumein su l'arena. 102 IIConte .si risente,e gli occhigira. Ed ha ilsuo Brandimarte interra scorto; E soprain atto il Serican glimira, Che ben conoscerpuò che glieT ha morto. Nonso se inlui potè piùil duolo ol'ira; Ma da piangereil tempo avea corto, Che restòil duolo, eTira uscì piùin fretti". Ma tempoè omai chefine al Cantoio metta. St. 2.V.1. L'almo liquor,ecc. Intendesi ilvino dato da Baccoad Icaro, epiù comunemente Icario,fi glio di Ebaio re di Laconia.Qaesti ne fecebere ai suoi mietitori, iquali ne divenneroubbrlachi; e creden dosi da luiavvelenati. Io gettaronoin un pozzo,'dove morì. V.6.Celti e Boi:popoli delle Gallie,che ade scati dalla bontàdelle frutta, esegnatamente del vino d'Italia, passaronole Alpi eposero sede nellaPeni sola. St. 9. V.67.Mugliando sopra ilmar va ilgregge bianco. I mostrimarini van mugliando,ecc., detti bian chi perchè classificatitra i pesci,e gregge, psrchè ditiin guardia, secondo lefavole, e condottidal dio Pioteo. St. 19.V.1. IZ cornilee H padrone.Nelle galere dicevasi comiteo cornilo ilbasso uffiziale chesoprav veglia alla ciurma,e ordina lemanovre. Padrone cbia mavasiil capitano deiminori navigli. St. 26.V.5. .Sto cJìtutta l'istoria aveteletta. Al Canto XVII,lib I, dell'Orbando7/ma morato del Boiardo. St.'28. V.5. Laltraarmatura, ecc. Ruggieroaveva conquistata l'armatura d'EttoreTroiano, figliuolo di Priamo,portata da Mandricardo.Vedi Canto XXX,St. 74. St. 36.V.24. Brandimarte: Costeiem venuta in Franciaad .\rdenna conRuggiero, Giadasso eMandri cardo per liberare Orlando,ch'era tenuto allacciatoda gli incanti di Atlante.Vedi Semi, CantoLXVI, St. 14, eCanto LXVII, St.17, 7 esegj. liè forseil fèr Sem arte: perchèera gran vantaggioche il sole,na scendo dietro le lorospalle, battes.se infaccia i nemici St..38. v.'ò. Ilfedel cavaliero, ecc.Brandimarte era stato battezzatoda Orlando, trovandosiamendue prigioni di Monodante.Berni, Orlando IiinamoratOf Canto XLI,Stanza 11. St. 43.V.6. Di queldragon: del dem(Tnio. St. 53.V.5. Naulo (opiù comunemente nolo)ciò che si pagaper fare unviaggio marittimo. Quiil naulo che Dio fa pagaa Ruggiero perquel tragitto, è ilnaufragio, qual gastigodel recalcitrare dilui alle di vine chiamate. St. 63.V.13. Fra V Adigee la Brenta:fiumi che limitano ilterritorio di Padovada mezzogiorno asettentrione. Al troianoAntenòr piacquero tanto.Se guita r opinione cheAntenore fuggitivo daTroia ve nisse in Italia,e vi fondassePadova. Lealtà Ida: montagnadi Frigia, nonlungi da Troia.Ascanio: nome di lagoe fiume nelli Misia, soggettaal re Priamo.Xanto, 0 Scamandro,fiumicello vicino aTroia. Al frigioAteste: nome anticodel castello d'Estesul padovano; e il PoetaIo dicefriglOt perchèin que' tempi credevasi fabbricatodai Troiani. St. 65.v.6. Delle dueprime note: dell'Ae del T, chesono le dueprime lettere dellaparola Ateste. Gl'im peratori, quando arimeritare alcuno de'loro seguaci o capitanivoleano costituirlo signoredi qualche luogo, dicevano inlatino: Este hicdomini, cioè siatequi si onori. Orquando Carlo Magnodonò a Ruggierol'antico castello di Ateste,dovette pure pronunciaretali parole. E daquesto costume edal nome delsuddetto castello,l'Ariosto, puntualmente seguendoi Cronisti originòil cognome dei duchidi Ferrara. St. 83.y. 2. Ed'una punta lotrova: lo colpisce, lopercuote. Camaglio: partedell'armatura che di fende ilcollo. XLII. Ilcombattimento in Lampedusattuwec con lamorte di Qn dassoe di Aframanto,uccisi per manod'Orl&tido, eh(c) con fliTvain vita JobnnoBnidamaiito ai accorapel rilanJo di RtiSgicro;e Rinaldo, oll'andarein traccia il'Attglic", trOT" crii logtiarice dairainOLOsa piscione.iQC&mmtEiatosì quindijuH raggi u(ij;jti re tarlando,s' imbatto in ancavallerìe ehfl la accogliein un magniItco palazzo ornatodi aiatQe rapiirefcn tanti variedo a Kilenii; ed IviT oapite glipropoite om mnàtù onikc[:rti Scarsi sullafedeltà della moglie. 1Qiml duro freno,o qnal hnìgnonodo, Qimi, s' e4serpuò, catena di diaìnanteFarà cheV ira serviordine e modo, Chenon trascorra oltreal prescrìtto innante, Quando persona,che con saldochiodo T abbia già fìssaAmor nel corcostante, Tu vegga oper violenzia oper inganno Patire odisonor o mortaidanno?E 8 acradel, sad inumanoeffetto Quell'impeto talor P animosvia, escusa; perchè allordel petto Non haragione imperio balia. Achille, poi chesotto il falsoelmetto Vide Patroclo insanguinarla via, D'uccider chil'uccise non fusazio, Se noi traea,se non nefacea strazio. Invitto Alfonso,simile ira accese Lavostra gente ildi che vipercosse La fronte ilgrave sasso, esi v offese, Ch'ognun pensò chel'alma gita fosse:L'accese intal furor, chenon difese Vostri inimiciargini o murao fosse, Che nonfessine insieme tuttimorti, Senza lasciar chila novella porti. Ilvedervi cader causòil dolore Che ivostri a furormosse e a crudeltade.S'eravate in pievoi, forse minore Licenzia avrianayute le lorspade. Era vi assai,che la Bastiain manche ore V'avesteritornata in potestade, Che toltain giorni avoi non erastata Da gente Cordovesee di Granata. Forse fuda Dio vindicepermesso Che vi trovastea quel casoimpedito, Acciò che '1crudo e scelleratoeccesso Che dianzi fattoavean, fosse punito; Che,poi ch'in lorman vinto sifu messo Il miserVestidel, lasso eferito, Senz'arme fa tracento spade ucciso Dalpopol la piùparte circonciso. Ma perch'io vo' concludere,vi dico Che nessun' altraquell'ira pareggia. Quando Signor,parente, o sozioantico Dinanzi agli occhiingiuriar ti veggia. Dunque èben dritto, per caro amico, Chesubit'ira il cord'Orlando feggia; Che dell' orribilcolpo che glidiede Il re Gradasso,morto in terrail vede. Qual nomadepastor, che vedut'abbia Fuggir strisciando l'orridoserpente Che il figliuol,che giocava nellasabbia, Ucciso gli ha col venenosodente, Stringe il bastoncon collera econ rabbia; Tal laspada, d'ogn' altra piùtagliente, Stringe con irail cavalier d'Anglante:Ilprimo che trovò,fu il reAgramante, 8 Che sanguinoso,e della spadaprivo, Con mezzo scudo,e con l'elmodisciolto, E ferito in più partich'io non scrivo, S' era diman di Brandimartetolto, Come di pieall' astor sparvier malvivo, A cui lasciòalla coda, invidoo stolto. Orlando giunse,e messe ilcolpo giusto Ove ilcapo si terminacol busto. 9 Scioltoera l'elmo, edisarmato il collo,che lo tagliònetto come ungiunco. Cadde e dienel sabbion l'ultimocrollo Del regnator diLibia il gravetronco. Corse lo spirtoall' acque, onde tiroUo Caronnel legno suocol graffio adunco. Orlando sopralui non siritarda, Ma trova ilSerican con Balisarda. 10Come vide Gradassod'Agramante Cadere il bustodal capo diviso; Quelche accaduto mainon gli erainnante, Tremò nel core,e si smarrìnel viso: E all' arrivardel cavalier d'Anglante, Presago delsuo mal, parveconquiso. Per schermo suo,partito alcun nonprese, Quando il colpomortai sopra gliscese. 11 Orlando loferì nel destrofianco Sotto r ultimacosta; e ilferro, immerso Nel ventre,un palmo uscìdal lato manco, Disangue sin all'elsatutto asperso. Mostrò benche di manfu del piùfranco E del migliorguerrier dell' universo n colpoeh' un Signor condujsea morte, Di cuinon era inPaganìa il piùforte. 12 Di talvittoria non troppogioioso, Presto di sellail Paladin sigetta; E col visoturbato e lagrimoso ABrandimarte suo correa gran fretta. Glivede intorno ilcampo sanguinoso:L'elmo, chepar ch'aperto abbiaun'accetta. Se fosse statofiral più chedi scorza, Difeso nonl'avria con minorforza. 13 Orlando l'elmogli levò dalviso, E ritrovò che'1 capo sinoal naso Fra runo e l'altrociglio era diviso:Mapur gli ètanto spirto ancorimaso, Che de' suoi fallial Re delParadiso Può domandar perdonoanzi l'occaso; E confartaril Conte, chele gote Sparge dipianto, a pazì'enziapuote; 14 E dirgli:Orlando, fa cheti raccordi Di meneirorazion tue gratea Dio: Né meuti raccomando lamia Fiordi.... Ma dirnon potè ligi:e qui finio. Evoci e Huonid'Angeli concordi Tosto inaria s' udir, chel'alma uscio; La qual,disciolta dal corporeoTelo, dolce melodia salinel cielo. 15 Orlando,ancorché far doveaallegrezza Di devotofine, e sapeacerto Che Brandimarte allasuprema altezza Salito era,che U cielgli vide aperto; Purdair umana volontade,avvezza Coi fragil sensimaleera sofferto Ch'un talpiù che fratelgli fosse tolto, Enon aver dipianto umido ilvolto. 16 Sobrin chemolto sangue aveaperduto, Che gli pioveasul fianco esulle gote, Riverso giàgran pezzo eracadalo, E aver nedovea ormai levene vote Ancor giaccaOlivier; riavuto piedeavea, riaverlo puote Se nonismosso, e dallostar che tanto Glifece il destriersopra, mezzo infranto: Ì7 EseU cognato nonvenia ad aitarlo, Siccome lacrimosoera e dolente, Per medesmo nonpotea ritrarlo. E tanta dogliae tal martirne sente, Che ritrattoche Tehbe, a mutarlo Néa fermarvisi sopraera possente; E n'hainsieme la gambasi stordita, Che muovernon si può,se non siaita. Stanza 9. 18 Dellavittoria poco rallegrosse Orlando; etroppo gli eaacerbo e duro Vederche morto Brandimartefosse. Né del cognatomolto esser sicuro. Sobrin chevivea ancora, ritrovosse. Ma pocochiaro avea conmolto oscuro: Che lasua vita perl'uscito sangue Era vicinaa rimanere esangue. 19Lo fece tdr,che tutto erasanguigno. Il Conte, emedicar discretamente; E confortolloconparlar benigno, Come sestato gli fosseparente:Che dopo ilfatto nulla dimaligno In tenea,ma tutto eraclemente. Fece dei mortiarme e cavallitorre; I)el resto a' servilor lasciò disporre. 20Qui della istoriamia, che nonsia vera, Federigo Fulgosoé in dubbioalquanto; Che con Tarmataavendo la riviera DiBarberia trascorsa inogni canto, Capitò quivi,e Pisola fiera. Montuosa e inegualritrovò tanto. Che non è, dice,in tutto illuogo strano Ove unsol pie sipossa metter piano: 21 verisimil tienche nell'alpestre Scoglio seicavalieri, il fiordel mondo, Potesson farquella battaglia equestre. Alla qualeobiezion così rispondo: Ch'a queltempo una piazzadelle destre, Che sienoa questo, avealo scoglio alfondo: Ma poi, eh'un sasso, che 'l tremuotoaperse Le cadde sopra,e tutta lacoperse. 22 Si che,0 chiaro fulgordella Fnlgosa Stirpe. 0serena, o sempreviva luce, Se maimi riprendeste inquesta cosa, E forseinnanti a quelloinvitto Duce, Per cuila vostra patriaor si riposa, Lascia ogniodio, e inamor tutta sMnduce; Vipriego che nonsiate a dirglitardo. Ch'esser può che inquesto io siabugiardo. 23 In questotempo, alzando gliocchi al mare, VideOrlando venire avela in fretta Unna villo leggier, chedi calare Facea sembiantesopra P isoletta. Dichi si fosse,io non voglioor contare, Peic' hopiù d'uno altroveche m' aspetta. Veggiamo inFrancia, poi chespinto ne hanno ISaracin. se mestio lieti stanno. 24Veggiam che faquella fedele amante, Chevede il suocontento ir silontano; Dico la travagliataBradamante, Poi che ritrovail giuramento vano, Ch'aveafatto Ruggier pochidi innante. Udendo ilnostro e Taltro stuol pagano. PoichMn questo ancormanca, non leavanza In chella debbapiù metter speranza: 25E ripetendo ipianti e lequerele, Che pur troppodomestiche le furo. Tornòa sua usanzaa nominar crudele Ruggiero, eU suo destinspietato e duro. Indisciogliendo al grandolor le vele, IICiel che consentiatanto pergiuro, Né fatton'avea ancor segnoevidente. Ingiusto chiama, debolee impotente. 26 Adaccusar Melissa siconverse, E maledir Toracoldella grotta; Cha lormendace suasion s'immerse Nelmar d'Amore, ov'èa morir condotta. Poicon Marfisa ritornòa dolerse Del suofratel, che leha la federotta; Con lei gridae si sfoga,e le domanda. Piangendo, aiuto,e se leraccomanda. 27 Marfisa siristringe nelle spalle, E,quel sol chepuò far, le conforto; Né credeche Ruggier maicosi falle, Ch' alei non debbaritornar di corto; Ese non tomapur, sua fededàlie, Ch' ella nonpatirà si gravetorto; 0 che battagliapiglierà con esso, 0gli farà osservarciò e' hapromesso. 28 Così fach'ella un pocoil duo! raffrena; Ch'avendo ovesfogarlo, è menoacerbo. Or ch'abbiam vistaBradamante in pena. ChiamarRuggier pergiuro, empioe superbo: Veggiamo ancorse miglior vitamena 11 fratel suoche non hapolso o nerbo, Osso0 medolla chenon senta caldo Dellefiamme d'Amor; dico Rinaldo: Stanza 27. 29Dico Rinaldo, ilqual (come sapete) Angelica labella amava tanto; Nél'avea tratto all'amorosarete Si la beltàdi lei, comel'incanto. Aveano gli altriPaladin quiete. Essendo aiMori ogni vigoreaffranto: tra i vincitoriera rimase solo Eglicaptivo in amorosoduolo. 30 Cento messia cercar chedi lei fiisse Aveamandato, e cerconneegli stesso. Alfine aMalagigi si ridusse. Chenei bisogni suoiV aiutò spesso. Anarrare il suoamor se glicondusse Col viso rossoe col cigliodimesso. Indi lo priegache gF inseguidove La desiata Angelicasi trove. 31 GranmaraTiglia di sistrano caso Va rìfolgendoa Malagigi ilpetto. Sa che solper Rinaldo erarimaso D'averla cento voltee più nelletto:Ed egli stesso,acciò che persuaso Fosse diquesto, avea assaifatto e detto Conprieghi e conminacce per piegarlo; Némai avuto aveapoter di farlo: stanza34. 32 E tantopiù, challor Rinaldoavrebbe Tratto fuor Malagigidi prigione. Fare orspontaneamente lo vorrebbe, Chenulla giova, enha minor cagione: Poipriega lui, chericordar si debbe Pfirquanto ha offesoin questo oltr' aragione; Che per negargligià, vi mancòpoco Di non farlomorire in scuroloco. 33 Ma quantoa Malagigi ledomande Di Rinaldo importunepiù pareano; Tanto chel'amor suo fossepiù grande, Indizio manifestogli faceano. I prieghiche con luivani non spande, Fanche subito immergenell'oceano Ogni memoria dellaingiuria vecchia, E che a darglisoccorso s' apparcccliia. 34 Terminetolse alla risposta,e spena Gli die, chefavorevol gli saria: Eche gli sapràdir la viache tiene Angelica, osia in Francia,o dove sii. Equindi Malagigi alluogo viene, Ove idemonj scongiurar solia; Oh'era fra montiinaccessibil grotta:Apre illibro, e glispirti chiama infrotta. 35 Poi nesceglie un chede' casi d'Amore Avea notizia:e da luisaper volle, Come siache Rinaldo, eh' aveail core Dianzi siduro, or l'abbiatanto molle:E diquelle due fontiode il tenore, Diche l'una il foco, el'altra il toUe; Eal mal chel'una fa, nullasoccorre, Se non Valtr' acqua checontraria corre. 36 Et('de come avendogià di quella. Chel'amor caccia, bevutoRinaldo, Ai lunghi prieghid'Angelica bella Si dimostròcosi ostinato esaldo: E che poigiunto, per suainiqua stella, A bernell'altra l'amoroso caldo. Tornòad amar, perforza di quelleacque, Lei che purdianzi oltr'il dovergli spiacqae 87 Dainiqua stella efier destin fugiunto A ber lafiamma in quelghiacciato rivo; Perchè Angelicavenne quasi aun punto A bernell'altro di dolcezzaprivo, Che d'ogni amorle lasciò ilcor si emunto, Ch'indi ebbe lui,più che leserpi, a schivo:Egliamò lei, el'amor giunse alsego In ch'era giàdi lei l'odioe lo sdegno. 38Del caso stranodi Rinaldo apieno Fu Malagigi daldemonio instructo. Che glinarrò d'Angelica nonmeno, Ch'a un giovineafrican si donòin tutto; E comepoi lasciato aveail terreno Tutto d'Europa,e per l'instabilflutto Verso India scioltoavea dai litiispani Su l'audaci galeede' Catalani 39 Poi chevenne il cuginper la risposta, Molto glidissuase Malagigi Di piùAngelica amar, che s'era posta D'un vilissimoBarbaro ai servigi; Edora si daFrancia si discosta, Chemal seguir sene potria ivestigi: Ch'era oggimai più ch'amezza strada Per andarcon Medoro insua contrada. . 40La partita d'Angelicanon molto Sarebbe graveair animoso amante; Népur gli avriaturbato il sonno,o tolto Il pensierdi tornarsene inLevante: Ma sentendo ch'aveadel suo amorcolto Un Saracino leprimizie innante, Tal passionee tal cordogliosente, Che non fuin vita sua mai piùdolente. 41 Non hapoter d'una rispostasola; Triema il cordentro, e triemanfuor le labbia; Nonpuò la linguadisnodar parola; La boccaha amara, epar che toscov'abbia. Da Malagigi subitos'invola; E come ilcaccia la gelosarabbia. Dopo gran piantoe gran rammaricarsi, Verso Levantefa pensier tornarsi. 42Chiede licenzia alfiglio di Pipino; Etrova scusa, che'l destrier Baiardo, Chene mena GradassoSaracino Contra il doverdi cavalier gagliardo, Lomuove per suoonore a quelcammino, Acciò che vietial Serican bugiardo Dimai vantarsi checon spada olancia L'abbia levato aun paladin diFrancia. 43 Lasciollo andarcon sua licenziaCarlo, Benché ne fucon tutta Franciamesto; Ma finalmente nonseppe negarlo: Tanto gliparve il desiderioonesto. Vuol Dudon, vuolGuidone alcompagnarlo; Ma loniega Rinaldo aquello e aquesto. Lascia Parigi, ese ne va via solo, Piendi sospiri ed'amoroso duolo. Stanza 45. 44Sempre ha inmemoria, e mainon se glitoUe, Ch'averla mille volteavea potuto, E millevolte avea, ostinatoe folle, Di rara beltà fattorifiuto; E di tantopiacer, eh' avernon volle, Sì belloe buontempo era perduto; Edora eleggerebbe ungiorno corto Averne solo,e rimaner poimorto. 45 Ha semprein mente, emai non sene parte. Come esserpuote eh' un poverofante Abbia del cordi lei spintoda parte Merito eamor d' ogni altroprimo amante. Con talpensier, che'l corgli straccia eparte, Rinaldo se neva verso Levante: Edritto al Renoe a Basileasi tiene, Finché d'Ardennaalla gran selvaviene. 46 Poi chefu dentro amolte miglia andato IlPaladin pel bosco avventuroso, Da villee da castellaallontanato. Ove aspro erapiù il luogoe periglioso. Tutto inun tratto videil cìel turbato, Sparito ilSol tra nuvolinascoso. Ed uscir fuorid'una caverna oscura Unstrano mostro infemminil figura. 47 Mill'occhiin capo aveasenza palpebre; Non puòserrarli, e noncredo che dorma: Nonmen che glioccLi, avea l'orecchiecrebre; Avea, in locodi crin, serpia gran torma. Fuordelle diaboliche tenèbre. Nelmondo uscì laspaventevol forma. Un fieroe maggior serpeha per lacoda, Che pel pettosi gira, eche l'annoda. 48 Quelch a Rinaldoin mille emille imprese Più nonavvenne mai, quivigli avviene; Che comevede il mostroeh' 11' offese Se gli.apparecchia, e eh' atrovar lo viene, Tantapaura, quanta mainon scese In altriforse, gli entranelle vene; Ma purV usato ardirsimula e finge, Econ trepida manla spada stringe. 49S'acconcia il mostroin guisa alfiero assalto, Che sipuò dir chesia mastro diguerra: Vibra il serpentevenenoso in alto, Epoi centra Rinaldosi disserra: Di qnadi livien sopra agran salto. Rinaldo centralui vaneggia ederra:Colpi a drittoe a riversotira assai: Manon ne tiraalcun che feramai. Stanza 50. 52 Nelpiù tristo sentier,nel peggior calle Scorrendo va,nel più intricatobosco, Ove ha piùaspreaza il balzo,ove la valle Èpiù spinosa, ov'èl'aer più foàco; Cosisperando torsi dallespalle Quel brutto, abbominoso,orrido tosco; J] nesarla mal capitatoforse. Se tosto nongiungea chi losoccorse. 53 Ma losoccorse a tempoun cavaliere Di belloarmato e Incidometallo, Che porta ungiogo rotto percimiero DI rosse fiammeha pien loscudo giallo; Così trapuntoil suo vestirealtiero, Così la sopravvestadel cavallo: La lanciaha in pugno,e la spadaal suo loco, Ela mazza airarcion,che getta foco. 54Piena d'un focoetemo è quellamazza, Che senza consumarsiognora avvampa:Né perbuon scudo, otempra di corazza, 0per grossezza d'elmose ne scampa. Dunque sidebbe il cavalierfar piazza, Giri ovevuol l'inestinibil lampa; Némanco bisognava alguerrier nostro, Per levarlodi man delcrudel mostro. 55 Ecome cavalier d'animosaldo. Ove ha uditoil rumor, corree galoppa, Tanto chevede il mostroche Rinaldo Col bruttoserpe in millenodi aggroppa, E sentirfa*gli a untempo freddo ecaldo: Che non havia di torlosidi groppa. Va ilcavaliere, e fereil mostro alfianco, E lo fatraboccar dal latomanco. 50 II mostroal petto ilserpe ora gliappicca, Che sotto l'armee sin nelcor l'agliiaccia : Ora per la visieragliele ficca, E fach'erra pel colloe per la faccia.Rinaldo dall'impresa sidispicca, E quanto puòcon sproni ildestrier caccia: Ma laFuria infernal giànon par zoppa, Chespicca un salto,e gli èsubito in groppa. 56Ma quello èappena in terrache si rizz.\, Eil lungo serpeintorno aggira evibra. Quest' altro piùcon l'azza nonV attizza; Ma difarla col foco delibra. La mazzaimpugni, e doveil serpe guizza Spessicome tempesta icolpi libra; Né lasciatempo a quelbratto animale. Che possafarne un solo,o bene omale:51 Vada attraverso,al dritto, ovesi voglia, Sempre hacon lui lamaledetta peste; Né samodo trovar chese ne scioglia. Benché '1destrier di calcitrarnon reste. Triema aRinaldo il corcome una foglia: Nonch'altrimenti il serpelo moleste; Ma tantoorror ne sentee tanto schivo, Chestride e geme,e ducisi ch'egliè vivo. 57 Ementre addietro ilcaccia o tienea bada, E lopercuote, e vendicamille onte. Consiglia ilPaladin che sene vada Per quellavia che s'alzaverso il monte. Quels'appiglia al consiglioed alla strada; Esenza dietro maivolger la fronte. Noncessa che divista se glitolle, Benché molto asproera a salirquel colle Stanza 53. 58II cavalier, poich'alia scura baca Fecetornare il mostrodall'Inferno, Ore rode stesso e simanuca, E da milleocchi yersa ilpianto etemo Per esFerdi Einaldo guidae duca, Gli salidietro, e sulgiogo superno Gii fualle spalle, e si misecon lui Per trarlofuor de' luoghi oscurie bui 69 ComeRinaldo il videritornato, Gli disse chegli avea graziainfinita, E ch'era debitorein ogni lato Diporre a beneficiosuo la vita. Poilo domanda comesia nomato. Acciò dirsappia chi glibacato aita; E traguerrieri possa, einnanzi a Carlo, Dell' alta suabontà sempre esaltarlo. 60 Risposeil cavalier: Nonti rincresca SeJ nomemio scoprir nonti vogliora: Ben teidirò prima chnnpassj cresca L'ombra; checi sarà pocadimora. Trovare, andando insieme,un'acqua fresca, Che colsuo mormorio faceatalora Pastori e viandantial chiaro rio Venire,e berne Tamoroso obblio. Stanza 57. 63L'un e l'altrosmontò del suocavallo, E pascer lolasciò per laforesta; E nel fioritoverde a rossoe a giallo Ambi sitrasson l'elmo dellatesta. Corse Rinaldo alliquido cristallo. Spinto dacaldo e dasete molesta, E cacciò,a un sorsodel freddo liquore, Dalpetto ardente ela sete e l'amore. 64Quando lo videl'altro ca vallerò La boccasollevar dell' acqua molle, Eritrarne pentito ognipensiero Di quel desireh' ebbe d'amorsi folle; levò rittoe con sembiantealtiero Gli disse quelche dianzi dirnon volle; Sappi, Rinaldo,il nome mioè lo Sdegno Venutosol per sciortiil giogo indegno. 65Cosi dicendo, subitogli sparve, E sparveinsieme il suodestrier con lui. Questoa Rinaldo ungran miracol parve; S' aggirò intorno,e disse: Ov' ècostui?Stimar non sase sian magichelarve; Che Malagigi un de'ministri sui (Ui abbiamandato a romperla catena Che lungamentel'ha tenuto inpena; 66 Oppur cheDio dall'alta gerarchia Gliabbia per ineffabilsua bontade , comegià mandò aTobia, Un angelo alevar di cecitade. Mabuono o riodemonio, o quelche sia. Che gliha renduta lasua libertade, Ringrazia eloda; e dalui sol conosce Chesano ha ilcor dell' amorose angosce. 61Signor, queste eranquelle gelide acque. Quelleche spenon l'amorosocaldo; Di cui bevendoy ad Angelicanacque ch'ebbe di poisempre a Rinaldo. Es'ella un tempoa lui primadispiacque. E se nell'odioil ritrovò sisaldo, Non derivò, Signor,la causa altronde, Senon d'aver bevutodi queste onde. b2II cavalier checon Rinaldo viene. Comesi vede innanzial chiaro rivo, Caldoper la faticail destrier tiene, Edice: 11 posar quinon fia nocivo. Nonfia, disse Rinaldo,se non bene; Ch'oltre che premail mezzogiorno estivo, M' hacosì il bruttomostro travagliato, Che '1riposar mi fiacomodo e grato. 67Gli fu nelprimier odio ritornata Angelica, e gli parvetroppo indegna D'esser, nonche si lungiseguitata, Ma che perlei pur mezzalega vegna. Per Biiard)riaver tutta fiata VersoIndia in Sericanaandar disegna, Si perchèl'onor suo lostringe a farlo, Siper averne giàparlato a Carlo. 68Giunse il giornoseguente a Basilea, Ovela nuova eravenuta innante Che '1conte Orlando averpugna dovea Contra Gradassoe centra ilre Agramante. Né questoper avviso sisapea Ch'avesse dato ilCavalier d'Anglante; Ma diSicilia in frettavennt'era Chi la novellav'apportò per vera. 69Rinaldo vuol trovarsicon Oliando Alla battaglia,e se nevede Innge. Di dieciin dieci m'gliava mutando Cavalli e guide, ecorre e sferzae punge. Passa ilBeno a Costanza,e in suvolando, Traversa l'Alpe, edin Italia giunge. Verona addietro,addietro Mantua lassa; SulPo si trova,e con granfretta il 70 GiàsM'nchinava il solmolto alla sera. Egià apparia neldel la primastella, Quando E inaldoin ripa allariviera Stando in pensiers'avea da mutarsella, O tanto soggiornar,che Paria nera Fus'gisse innanzialP altra aurora bella, Wnirsi vede uncavaliero innanti, ( 'urtese nell'aspettoe nei sembianti. 71Costui dopo ilsaluto, con belmodo (j]\ domandò s'aggiuntoa moglie fosse. DisseRinaldo; Io sonnel giugal nodo; lIadi tal domandarm aravi gliosse. Soggiunse quel:Che siacosi ne godo. Poi,per chiarir perchètal detto mosse, Disse:Io ti pregoche tu siacontento Ch'io ti diaquesta sera alloggiamento; 72 Cheti farò vedercosa che debbe Benvolontier veder chi ha mogliea lato. Rinaldo, siperchè posar vorrebbe, Ormai dicorrer tanto affaticato; Sì perchèdi vedere ed'udir ebbe Sempre avventureun desiderio innato; Accettò l'offerirdel cavaliero, E dietrogli pigliò nuovosentiero. 73 Un trattod'arco fuor distrada uscirò, E innanziun gran palazzosi trovare, Onde scudieriin gran frottavenire Con torchi accesi,e fero intornochiaro. Entrò Rinaldo, evoltò gli occhiin giro, E videloco il qualsi vede raro, 14gran fabbrica ebella e beneintesa; Né a privatouom convenia tantaspesa. 74 Di serpentin,di porfido ledure Pietre fan dellaporta il riccovólto. Quel che chiudeè di bronzo,con figure Che sembranospirar, muovere ilvolto. Sotto un arcopoi s'entra, ovemisture Di bel mosaicoingannan l'occhio molto. Quindisi va inun quadro ch'ognifaccia Delle sue loggeha lunga centobraccia. 75 La suaporta ha per ciascuna loggia, Etra la portae ciascunaha un arco: D'ampiezza parison, ma variafoggia, Fé d'ornamento ilmastro lor, nonparco. Da ciascun arcos'entra, ove sipoggia Si facil, cheun somier vipuò gir carco. Unaltro arco di su trovaogni scala; E s'entraper ogni arcoin una sala. stanza66. 76 Gli archidi sopra esconofuor del segno Tanto,che fan coperchioalle gran porte; Eciascun due colonneha per sostegno, Altre dibronzo, altre dipietra forte. Lungo sarà;se tutti vidisegno Gli ornati alloggiamentidella corte; E oltr'aquel ch'appar, quantiagi sotto La cavaterra il mastroavea ridotto. 77 L'altecolonne e icapitelli d'oro, Da che i gemmatipalchi eran suffiilti, Iperegrini marmi chevi foro Da dottamano in varieforme soniti, Pitture egetti, e tant' altrolavoro (Beuchè la notteagli occhi ilpiù ne occulti) Mostran chenon bastare atanta mole Di duoRe insieme lericchezze sole. 78 Sopragli altri ornamentiricchi e belli, Cherano assai nellagiocondastanza, V era nnafonte che perpiù ruscelli Spargea freschissimeacque in abbondanza. Poste lemense a?eau quivii donzelli; Ch' eranel mezzo peregual distanza:Vedeva, eparimente veduta era Daquattro porte dellacasa altiera. Stanza 90. 81Fermava il pieciascun di questisegni Sopra due belleimmagini più basse, Checon la boccaaperta facean segni CheU canto el'armonia lor dilettasse:Equeir atto in che son,par che disegni CheV opra estudio lor tuttolodasse Le belle donneche sugli omerihanno, Se fosser queidi cui insembianza stanno. 82 Isimulacri inferiori inmano Avean lunghe edamplissime scritture .. Ove faceancon molta laudepiano I nomi dellepiù' degne figure; E mostravanoancor poco lontano Ipropri loro innote non oscure. MiròRinaldo a lumedi doppieri Le donnead una aduna, e icavalieri. 83 La primainscrizì'on ch'agli occhioccorre. Con lungo onorLucrezia Borgia noma, Lacui bellezza edonestà preporre Debbe all'antiquala sua patriaRoma. I duo chevoluto han sopraso tórre Tanto eccellenteed onorata soma, Nomalo scrittoi AntonioTebaldeo, Ercole Strozza; unLino, ed unoOrfeo. 84 Non mengioconda statua men bella Si vedeappresso, e lascrittura dice: Ecco lafiglia d'Ercole, Isabella . Per cuiFerrara si terràfelice Via più, perchèin lei natasarà quella, Che d'altroben che prosperae fautrice E benignaFortuna dar ledeve, Volgendo gli anninel suo corsolieve. 79 Fatta damastro diligente edotto La fonte eracon molta esottil opra, Di loggiaa guisa, opadiglion ch'in otto Faccedistinto, intorno adombrie copra. Un cield'oro, che tuttoera di sotto Colorito dismalto, le stasopra; Ed otto statueson di marmobianco, Che sostengon quelciel col bracciomanco. 80 Nella mandestra il cornod'Amaltea Sculto avea lorP ingenì'oso mastro, Ondecon grato murmurccadea L'acqua di fuorein vaso d'alabastro; Ed asembianza di grandonna avea Ridutto congrande arte ognipilastro. Son d'abito edi faccia differente, Ma graziahanno e beltàtutte egualmente. 85 Iduo che mostrandisiosi affetti Che lagloria di leisempre risuone Gian lacchiugualmente erano detti, L'unoCalandra, 1 altro Bardelone. Nel terzoe quarto loco,ove per stretti Rivir acqua escefuor del padiglione, Due donneson, che patria,stirpe, onore Hanno dipar, di parbeltà e valore. 86Elisabetta l'nna, eLeonora Nominata era l'altra,e fia, perquanto Narrava il marmosculto, d'esse ancora Sigloriosa la terradi Manto Che diVergilio, che tantol'onora. Più che diqueste, non sidarà vanto. Avea laprima appiè delsacro lembo Iacopo Sadoletoe Pietro Bembo. 87Un elegante Castiglione,e nn colto MuzioArelio dell'altra eransostegni. Di questi nomiera il belmarmo sculto, Ignoti allora,or famosie degni, Veggon poiquella a cuidal Cielo indulto Tantairtù sarà, quantane regni, 0 mairegnata in alcuntempo sia, Versata daFortuna or buonaor ria. 88 Loscritto d'oro essercostei dichiara Lucrezia Bentivoglia;e fìra lelode Pone di lei,che'l Duca diFerrara D'esserle padre sirallegra e gode. Dicostei canta consoave e chiara Voceun Camil, chelReno e Felsinaode Con tanta attenzTon,tanto stupore, Con quantaAnfìriso udì giàil suo pastore:stanza 91. 89Ed un percui la terra,ove l'Isauro Le suedolci acque insalain maggior vase, Nominata saràdall' Indo al Mauro, £dalPaustrine all'iperboree case. Viapiù che perpesare il Romanoauro, Di che perpetuonome le rimase; GuidoPostumo, a cuidoppia corona Pallade quinci,e quindi Febodona. 90 L'altra chesegue in ordine,è Dna. Non guardar(dice il marmoscritto) ch'ella Sia altierain vista; chenel core umana Nonsarà però mench'in viso bella. Ildotto Celio Calcagninlontana Farà la gloriae'I bel nomedi quella Nel regnodi Monese, inquel di luba. InIndia e Spagnaudir con chiaratuba; Stanza 98. 91 Edun Marco Cavallo,che tal fonte Faràdi poesia nascerd'Ancona, Qiial fé' ilcavallo alato uscirdel monte, Non sosedi Pamasso od'Elicona. Beatrice appresso aquesto alza lafronte, Di cui loscritto suo cosiragiona:Beatrice bea, vivendo,il suo consorte, Elo lascia infelicealla sua morte; 92Anzi tutta l'Italia,che con lei Fiatri'onfonte; e senzalei captiva. Un signordi Correggio dicostei Con alto stilpar che cantandoscriva, E Timoteo, l'onorde' Bendedei:Ambi farantra 1' una e l'altrariva Fermare al suond"3'lor soavi plettri Ilfiume ove sudargli antiqui elettri. 93Tra questo loco,.e quel deUacolonna Che fu sculpìta inBorgia, com èdetto, Formata in alabastrouna gran donna Eradi tanto esi sublime apetto, Chesotto puro velo,in nera gonna i Senzaoro e gemme,in un vestireschietto, Tra le piùadorne non pareamen bella. Che siatra le altrela Ciprigna stella. Stanza 101. 94Non si potea,ben contemplando fiso Conoscerse più graziao più beltade, 0maggior maestà fossenel viso, 0 piùindizio aMngegno od'onestadc. Chi vorrà dicostei (dicea IMucìko riarmo) parlarquanto parlar n accade, Bentorrà impresa piùdogni altra degna: Manon però, eh' afin mai sene vegna. 95 Dolceruantunque e piendi grazia tanto Fosseil suo belloe ben formatosegno, V'.r.x sdegnarsi checon urail canto Ardisselei lodar sirozzo ingegno, Com'era quel chesol, senz' altri accanto (Nonso perchè), lefu fatto sostegno. Dituttofi resto eranoi nomi soniti; Solquesti duo l'arteficeavea occulti. 96 Fannole statue inmezzo un luogotondo. Che '1 pavimentoasciutto ha dicorallo. Di freddo soavissimogiocondo, Che rendea ilpuro e liquidocristallo, Che di fuorcade in uncanal fecondo, Che '1prato verde, azzurro,bianco e giallo Rigando, scorreper vari ruscelli, Grato allemorbid'erbe e agliarbuscelli. 97 Col corteseoste ragionando stava IlPaladino a mensa;e spesso spesso, Senzapiù differir, gliricordava Che gli attenessequanto avea premesso: £ad or ador mirandolo, osservava Ch'avea digrande affanno ilcuore oppresso; Che nonpuò star momentoche non abbia Uncocente sospiro insu le labbia. SUDza102. 98 Spesso lavoce dal disiocacciata. Viene a Rinaldosin presso allabocca Per domandarlo; equivi, raifrenat i Dacortese modestia, fuornon scocca. Ora essendola cena terminata. Ecco undonzello, a chil'ufficio tocca. Pon sula mensa unbel nappo d'orfino. Di fuor digemme, e dentropien di vino. 99II signor dellacasa allora alquanto Sorridendo, aRinaldo levò ilviso; Ma chi benlo notava, più di pianto Pareach'avesse voglia, che di riso. Disse: Ora aquel che miricordi tanto, Che temposia di soddisfarm' è avviso; Mostrarti unparagon eh' esserde' grato Di vederea ciascun e' hamoglie a lato. 100Ciascun marito, amio giudizio, deve Semprespiar se lasua donna Fama; Sapers' onore o biasmone riceve; Se perlei bestia ose pur uomsi chiama. L'incarco dellecoma è lopiù lieve Ch'ai mondosia, sebben l'uomtanto infama: Lo vedequasi tutta l'altragente; E chi l'hain capo, mainon se losente. 101 Se tu sai chefedel la mogliesia Hai di piùamarla e d onorar ragione, Chenon ha quelche la conosceria, 0 quel chene sta indubbio e inpassione. Di molte n'hannoa torto gelosia 1lor mariti, cheson caste ebuone:Molti di molteanco sicuri stanno Checon le comain capo sene vanno. 102 Sevuoi saper sela tua siapudica (Come io credoche credi, ecreder dèi:Ch' altrimente farcredere è &tica Sechiaro già p3rprova non nesei), Tu per testesso, senza eh'altri il dica, Ten'avvedrai, s'in questovaso bei; Che peraltra cigion nonè qui messo, Cheper mostrarti quantoio t'ho promesso. 108 Sebei con questo,vedrai grande effetto:Ohese porti ilcimiér di Comovaglia, Il vinti spargerai tuttosul petto. Né gocciolasarà ch'in boccasaglia; Ma s' hai mogliefedel, tu berainetto. Or di vedertua sorte titravaglia. Cosi dicendo, permirar tien gliocchi, ' Oh' inseno il vinRinaldo si trabocchi. 104 QuasiRinaldo di cercarsuaso Quel che poiritrovar non vorriaforse 3Ies3a la manoinnanzi, e presoil vaso, Fu pressodi volere inprova porse; Poi, quantofosse periglioso ilcaso A porvi ilabbri, col pensierdiscorse. Ma lasciate, Signor,eh' io miripose; Poi dirò quelche '1 Paladinrispose. NOTE. St. 2. V.5aAchiUCt poi chesotto il fUlsoelmet tOy ecc. Énoto per V Biaded'Omero, che Achillediede la propria armaturaall'amico Patroclo, "cciocchò com battesse con Ettore.Patroclo restò uccisoin quel com battimento; e Achilletanto se nesdegnò, che dopoaver data la mortead Ettore, netrascinò il cadàvere,av vinto al suo carro,intorno alle muraal Troia. St. 3.V.2. Il che vi percosseLa fronte il gravesasso, ecc. Rammentauna ferita oheneirattacco della Bastia sulPo. il ducaAlfonso riportò infronte da una pietrascagliata da unamacc'iina dagli Spagauoli. St. 5.V.38. Acciò che'l crudo escellerato ecces so, ecc. Prim%di qaeir attacco,il Vestidello, governa tore della Bastia,fatto prigioniero dagliSpa?nuoli, era stato daessi ucciso, nonostantele legi diguerra; per cui, ricuperatoche fu quelfortilizio dalle gentid'Al , il presidiospaguuol >, compostonella maggior parte digente circoncisa, Moricioè, o discendentida Mori, fu passatoa fil dispada. St. 6. V.6.Fegga: ferisca. ST. 22.V.16. 0 chiarofulgor della FulgosaStir ]ìe, ecc. Dirigela parola aFederico Fulgoso oFregoso, nominato nellaStanza 20 (e con ambeduequeste voci Iti denotauna sola illustrefamiglia di Genova),il quale fu arcivescovodi Salerno, vescovodi Gubbio, epoi cardinale. Andando egliqual condottiere dellaflotta geno vese contro ilcorsaro Gorregoli, videLampedusa; e par chenon convenisse colPoeta sulla condizionefisica di queir isola.Quello invitto duie,Per cui lavostra patria: ò OttavianoFregoso, fratello diFederico e doge diGenova, che pacificòle fazioni ondequella repubblica era turbata. St.38. V.8. ICaf alani furono nelmedio evo grandi navigatori. St. 47.V.3. Orecchie crèbre:spesse, numerose. St. 65.V.6. Un deministri sui: uno frai demoni che ubbidivanoall'incantatore Malagigi.St. 76.V.78. Quanti agisotto la cavjterra, ecc. Intende deicomodi di cucine,che si praticanone' sot terranei dei palazzi. St. 80.V.1. Il cornodAmaltea: il cornodell'ab bondanza. Amalteaera il nomedella capra, odella ninfa a cuiapparteneva la caprache allattò Giove:e chi pos sedeva quel corno,otteneva tutto ciòche desiderava. St. 81.V.18. Ciascun diquesti segni: ciascuna diqueste statue. Checon la boccaaperta facean segni, ecc.Vuol diie che le statueinferiori, con labocca aperta, come inatto di cantare,mostravano compia cersi di encomiarele donne rappresentatedalle statue s nperioriche su diloro posavano. St. 83.V.28. Luereiia Borgia:moglie del duca AlfonsoI. Antonio Tebaldeo:verseggiatore nelle dae lingue,italiana e latina;mori in Romain età d'anni80. Ercole Strozza:se ne parlònella nota allaSt. 8 del CantoXXZVII. Un Linoed un Orfeo:paragona il Tebaldeo aLino, figlio d'Apolloe di Terpsioore,riguar dato come inventore dellapoesia lirica; elo Strozza ad Oifeo,figlio di Giovee di Calliope,il quale conla sua musica sifaceva seguitare dallerocce e daglialbl. ' St. 85.v.34. Oian Jacobiugualmente ecc. Que sti due,cognominati l'uno Calandrae Faltro Bardellone, erano mantovani;e il Calandraò noto comefcrittòre prosastico di soggettiamorosi. St. 86. V.18.Elisabetta V unae Leonora Nomi nata eiaV altra t ecc. Elisabettaera sorella diFrance sco Gonzaga, marchese diMantova, e mogliedi Gaidu baldo ducad'Urbino. Leonora, figliadel predetto Gon zaga, fasposa di FrancescoMaria della Roverejcreato duca d'Urbino daGiulio II. JacopoSadoleto e Pietro Bembo.Il Sadoleto nascevain Modena, fuvescovo, ed ebbe ilcappello cardinalizio daPaolo III. Eraletterato insigne, poeta eteologo. Il Bemboera intrinseco del Sadoleto,e molto innanzinella buona graziadel duca Guidubaldo. St. 87.V.18. Uno eHeganteCastiglione, e xmculto Muzio Arelio, ecc.Il Castiglione, celebrespecialmente per il suo Cortigiano, lodamolto negli elegantisuoi versi latini Leonora.Muzio Arelio, altrimentidetto Gio vanni Mozzarelle, tu.autore di molticomponimenti ita lianj elatini, e accademicoin Roma al tempo di Leon X; moridi ferite dateglida alcuni suoimalevoli. Veggon poiquella a cuidal cielo indulto,ecc. Intendesi qui la nominata piùa basso LucreziaBentivogli, figlia naturale delduca di Ferrara,e partecipe dellafortuna, ora propizia, oracontraria, ohe provaronoi Bentivogli, signori diBologna. St. 88. y.24. Lucrezia, figliad'Ercole I ed'una Condulmiero, sposò AnnibaleBentivoglio, signore di Bologna, e mutò spessofortuna. Ivi. y. bS.Di costei cantacon soave echiara Voce un Camil,ecc. È questiCamillo Paleotto, bolo gnese, ecortigiano del cardinaledi Bibbiena, che,in sieme col Postumo, dicui tra. poco,cantò le lodidella Bentivogli. Beno: fiumedi Bologna. Fdsina: nomeantico di Bologna.Anfriso: fiume diTessa glia, presso ilquale Apollo pascolavagli armenti del reAdmeto. St. 89. V.18.iSi ti" percui la terra,ove Vlsau ro, ecc.Accenna Pesaro, patriadi Guido Postumo,no minato nel settimo verso.Questi ebbe nomeGuido Sii vestrif elo dissero Postumo,perchè nato dopo la morte delpadre; fu valentemedico, soldato epoeta, amicis simodell'Ariosto, e addettoqual medico allacorte del cardinale Ippolitoda Este. Isauro,oggi denominato Foglia, èil fiume chescorre vicino aPesaro, ed ha foceneir Adriatico. Nominatasjrd.... Via piAche per pesare ilromano auro ecc.Alcuni, sairantoriià di Serviocommentatore di Virgilio,trassero l'etimolo gia di PesaroiPisaurum\ vera ofalsa che sia,dall'oro rapito dai Galliai Romani edivi tolto airapitori dal dittatore CammìUo,che colà liraggiunse. A cui doppiacoróna, ecc. Allusioneal merito filosofiooe let terario del Postumo,tenuto in reputazioneanche nella corte diLeone X. St. 90.V.18. Valtra chesegue in ordineiDim na, ecc. Questaè Diana d'Este,nata di Siisismondo Estense, deimàròheòi di S.Martino. Fu domiadi bel sembiante, d'animoaltiero. Il dottoCelio Calcagràn: erudito scrittore ferraiese,che per dueanni e pia fucompagno di viaggioal cardinal Ippolito,e ne compose l'elogio funebre.Nel regno diMonese e inqnti di luba. Monesefa re de'Parti, Inba deiMaoritani; e que sti dueregni sono quiindicati per significareil setten trione ed ilmezzogiorno. In Indiae Spagna: re gioni che denotanol'una il levante,e l'altra ilponente. St. 91. V.1.8.Ed un MarcoCavallo, ecc.: loda tore diDiana Estense, insiemecol CalcagninL Era anconitano, e buon rimatore;onde il Poetalo paragona al cavaiPegaso della Favola,che con nncalcio fere scaturire unafonte dal Parnaso,secóndo alcuni, e secondo altri, dall'Elicona, montagneambedue consacrati ad Apolloe alle Muse.Beatrice appresso, ecc.,É questa la figliadel duca ErcoleI, moglie diLodovico Sforza, encomiata nelleStanze 62 e63 del CantoXIIl, alle quali sirimette il lettore,a scanso d'inatilirii"e tizioni. St. 92. V.38.uh signor diCorreggio; ecc. Niccolò daCorreggio, che, oltrele composizioni dalai fatte in lodedi Beatrice, scrissedue poemi inottava rima, in titolati Psiche Vuno, e l'altroAurora. B Timoteo Vonorde Bendedei: letterato ferrareseeaso pure, che adoperòil suo ingegnopoetico nell'ooorar BeatriceIl fiume ovesudar gli antiqtiielettri: il Po,sulle cai rive lesorelle del cadutoFetonte furono convertitain pioppi. St. 98. y.18. Della colonnache fu 9culpitain Borgia: del marmo incui fu scolpitala stàtna di Laorezia Borgia; elo dice colonna,perchè cosi qaellae le altre statuesostenevano col bracciomanco il dorato cielodella sala. Formatain alabastro unagrttn donna, ecc. Air ssandraBenucci, amica epoi moglie del Poeta.In nera gonna: còsila rappresenta OPoeta, perchè quand'egli sinvagfaidi Alessandra, essaera ve dova da pocotempo di TitoStro. St. 95. V.58. Com'era quelche sol, ens altri accanto, ecc.Una sola statuad'uomo era sostegnoa quella della Benucci,mentre le altrestatue erano so stenute dadue. Ed inquel sosterò ilPoeta figura sé stesso. XLIII. Una foTlBe pituita invettiva contro L'avarizinnpi'c questo Canto, einfTt'ilft due novdleche ve n goti nunriiteaRìnghio, Tina a vitnpfro ùvUf! donne,['altra ilpgli nominiche si JafcTanoviniiere da (]iji;lla bniUa"!paH3ÌonePtfr limocammini terrestr emarittimo fiiiniRf.' RinaMo inLampeJasap essendo terminatoil comliattimento frai iialadini ei pagani . Fcenìonotutti in fììinlia" f'A iviMulla Npiaia d'Aigentorendoìio li aitiminnod alli laor taliJij>cpKlì<3';diBrandimaite. Di colàvanno al romitaggioove )ìta Hngiioro,;ià fattocristiano; e ilbuon eremita risanaOli viero eJ aneli aSobrino, cJi& poiprende il batti.'i'flmo, 0 esecrabileAvarizia, o ingorda FameiV avere, ionon mi maraviglio Chad alrimvile e ri' altremacchie Ionia, 8i facH mentedar poai dipiglio; Ma che menilegaci in unacurda E dietu impianelli ddmedeima artiglio Alcun elleper altezza erad'incegno, Se te scliivarpotea, tV ognionor degno. 2 Alcunla terra e'1 mare eU del miaarEiE render satutte le causeappieno IVojni opra, d'oijuieffetto di Natura, Epoirirìa iii, dì\Dio ri stuardain seno; E nonpuò a,ver piùferma e maggiorcura, Morso dal tuomortifero veleno, Ch'unir tesoro;e questo solgli preme, E pouyiogni salute, ognisua speme. 3 Rompeeserciti alcun, enelle porte Si vedeentrar di bellicoseterre, Ed esser primoa porre ilpetto forte, Ultimo atrarre, in periglioseguerre: E non puòriparar che sinoa morte Tu neltuo cieco carcerenoi serre. Altri d'altrearti e d'altristudii industri, Oscuri fai,che sarian chiarie illustri. 9 Cosidicendo il buonRinaldo, e intanto Respingendo da Vodiato vase, Vide abbondareun gran rivodi pianto Dagli occhidel signor diquelle case, Che disse,poi che racchetossialquanto: Sia maledetto chimi persuase Ch'io facessila prova, oimè!di sorte, Che milevò la dolcemia consorte. 4 Ched'alcune dirò bellee gran donne, Ch'abellézza, a virtùdi fidi amanti, Alunga servitù, piùche colonne Io veggodure, immobili ecostanti? Veggo venir poiV Avarizia, epónne Far si, chepar che subitole incanti: In undi, senza amor(chi fia che '1creda?) A un vecchio,a un brutto,a un mostrole dà [in preda. 5Non è senzacagion s'io mene doglio: Intendami chipuò, che m'intend'io Né peròdi proposiro mitoglie. Né la materiadel mio Cantoobblio; Ma non piùa quel e' hodetto adattar voglio, Ch'a quel eh'io v' hoda dire, ilparlar mio. Or torniamoa contar delPaladino, Ch'ad assaggiare ilvaso fu vicino. 6Io vi diceach'alquanto pensar volle, Primach'ai labbri ilvaso s'appressasse. Pensò, epoi disse: Ben sarebbefolle Chi quel chenon vorria trovar,cercasse. Mia donna édonna, ed ognidonna é molle: Lasciam starmia credenza comestasse. Sin qui m'hail creder miogiovato, e giova: Cheposs'io megliorar, perfame prova? 7 Potriapoco giovare, enuocer molto: Ché'l tentarqualche volta Iddiodisdegna. Non so s'inquesto io misia saggio ostolto; Ma non vo'piùsaper che miconvegna. Or questo vindinanzi mi siatolto: Sete non n'ho, vo'che me nevegna; Che tal certezzaha Dio piùproibita. Ch'ai primo padrel'arbor della vita. 8Che come Adam,poi che gustòdel pomo Che Diocon propria boccagì' interdisse, Dalla letizia alpianto fece untomo, Onde in miseriapoi sempre s'afflisse; Cosi, sedella moglie suavuol Tuomo Tutto saperquanto ella fecee disse. Cade dall'allegrezze inpianti e inguai. Onde non puòpiù rilevarsi mai. 10Perché non ticonobbi già diecianni, Si che iomi fossi consigliatoteco, Prima che cominciasserogli affanni, E '1lungo pianto ondeio son quasicieco? Ma vo' levarti dallascena i panni, Che'lmio mal vegghi,e te nedogli meco; E tidirò il principioe l'argumento Del mionon comparabile tormento. 11Quassù lasciasti unacittà vicina, A cuif% in tomoun chiaro fiumelaco, Che poi sistende, e inquesto Po declina, El'origine sua viendi Benaco. Fu fattala città quandoa mina Le muraandar dell'agenoreo draco. Quivinacqui io distirpe assai gentile, Main vertetto, e in fàcnltade umile. 12Se Fortuna di me nonebbe cura Si, chemi desse alnascer mio ricchezza, Aldifetto di lèisupplì Natura Che sopraogni mio ugualmi die bellezza. Donne edonzelle già dimia figura Arder piùd'una vidi ingiovanezza; Ch'io ci seppiaccoppiar cortesi modi; Benchéstia mal chei'uom stessolodi. 13 Nella nostracittade era unuom saggio, Di tuttel'arti oltre ognicreder dotto, Che, quandochiu gli occhial febeo raggio, Contava glianni suoi centoe ventotto. Visse tuttasua età solo e selvaio, Senon l'estrema; che,d'Amor condotto, Con ptemioottenne una matronabella, E n' ebbedi nascosto unazittella. 14 E pervietar che similla figliuola Alla matrenon sia, cheper mercede Vendè suacastità, che valcasola Più che quant'oroal mondo sipossiede, Fuor del commerciopopular la invola; Edove più solingoil luogo vede. Questoampio e belpalagio e riccotanto Fece fare ademonii per incanto. XLIII. 15 Avecchie donne ecaste fé' nutrire La figliaqui, eh' ingran heltà poivenne; Né che potessealtf uom veder, udire Pur ragionarnein quella età,sostenne. E perch' avesseesempio da seguire, Ognipudica donna chemai tenne Contra illicitoamor chiuse lesharre, Ci fé' d'intaglioe di colorritrarre:16 Non quellesol che, divirtnde amiche, Hanno siil mondo all'etàprisca adomo; Di quaila &ma perl'istorie antiche Non é per vedermai l'ultimo giorno:Manel futuro ancoraaltre pudiche Che faranhella Italia d'ogn' intorno, Ci fé' ritrarrein lor fattezzeconte, Come otto chene vedi aquesta fonte. 17 Poiche la figliaal vecchio parmatura Si, che nepossa l'uom coglierei frutti, 0 fossemia disgrazia omia avventura. Eletto faidegno di leifra tutti. 1 laticampi, oltre allehelie mura, Non menoi pescherecci chegli asciutti, Che cison d'ogni intomoa venti miglia. Miconsegnò per dotedella figlia. 21 Ellasapea d'incanti edi malie Quel chesaper ne possaalcuna maga: Rendea la nottechiara, oscuro ildie, Fermava il Sol,facea la terravaga. Non potea trarperò le vogliemie, Che le sanassinl'amorosa piaga Col rimedioche dar nonle potria Senz'aita ingiuriadella donna mia. 22Non perchè fosseassai gentile ehella, Né perchè sapess'ioche si meamassi, Né per grandon, perpromesse ch'ella Mi féssemolte, e dicontinuo instassi. Ottener potòmai eh' una fiammella,Per darla alei, del primoamor levassi; Ch'addietro netraea tutte mievoglie Il conoscermi fidala mia moglie. 23La speme, lacredenza, la certezza Chedella fede dimia moglie avea, M'avriafatto sprezzar quantahellezza Avesse mai lagiovine Ledea, 0 quantoofferto mai sennoe ricchezza Fa algran pastor dellamontagna Idea. Ma lerepulse mie nonvalean tanto, Che potessonlevarmela da canto. 18Ella era hellae costumata tanto. Chepiù desiderar nonsi potea. Di heitrapunti e diricami, quanto Mai nesapesse Pallade, sapea. Vedilaandare, odine ilsuono e 1canto, Celeste e nonmortai cosa parca; Ein modo all'artiliberali attese. Che quantoil padre opoco men n'intese. 19Con grande ingegnoe non minorbellezza, Che fatta l'avriaamabil fin aisassi, Era giunto unamore, una dolcezza, Chepar eh' arimembrarne il cormi passi. Non aveapiù piacer più vaghezza Che d'essermeco ov'io mistessi o andassi. Senza averlite mai stenmiogran pezzo; L'avemmo poi,per colpa mia,da sezzo. 20 Mortoil suocero miodopo cinque anni Oh'io sottoposi ilcollo al giugalnodo, Non stero moltoa cominciar giiaffanni Ch'io sento ancora,e ti diròin che modo. Mentremi richiudea tuttocoi vanni L'amor diquesta mia chesi ti lodo, Unafemmina nobil delpaese, Quanto accender sipuò, di mes'accese. 24 Un diche mi trovòfuor del palagio Lamaga, che nomataera Melissa, E mipotè parlare asuo grande agio, Modotrovò da pormia pace inrissa, E con lospron di gelosiamalvagio Cacciar del corla fé' che v'era fissa. Comincia acommendar la intenzionmia. Ch'io sia fedelea chi fedelmi sia. 25 Mache ti siafedel tu nonpuoi dire, Prima chedi sua fé'prova non vedi. S' ellanon falle, eche potria fallire, Chesia fedel, chesia pudica credi. Mase mai senzate non lalasci ire, Se maivedere altr' uomnon le concedi, Ondehai questa baldanza,che tu dica Emi vegli affermarche sia pudica? 26Scostati un poco,scostati da casa; Fache le cittadiodano e ivillaggi Clie tu siiandato, e ch'ellasia rimasa: Agli amanti comodo eai messaggi. S' a prieghi,a doni nonfia persuasa Di fareal letto maritaleoltraggi, E che, facendol,creda che sicele, Allora dir potraiche sia fedele. 27Con tai parolee simili noncessa LMncantatrice, fin chemi dispone Che delladonna mia lafede espressa Veder vogliae provare aparagone. Ora poguiamo, lesoggiungo, ch essa Siaqnal non possoaverne opinione) Come potròdi lei poifarmi certo Che siadi punizion degnao di merlo? 28Disse Melissa: Ioti darò unvasello Fatto da ber,di virtù rarae strana, Qnal già,per fare accortoil suo fratello Delfallo di Ginevra,fé' Morgana. Chi la moglieha pudica, beecon quello: Ma nonvi può giàber chi Thaputtana; Che 1 vin,quando lo credein bocca porre, Tuttosi sparge, efuor nel pettoscorre. 29 Prima cheparti ne faraila prova, E perlo creder miotu berai netto:Checredo eh' ancor nettasi ritrova La moglietua: pur nevedrai l'effetto. Ma s'alritomo esperì'enzia nuova Poine farai, nont'assicuro il petto: Chese tu nonlo immolli, enetto bei, D'ogni maritoil più felicesei. 80 L'offerta accetto.Il vaso ellami dona: Ne fola prova, emi succede apunto; Che, com'era ildesio, pudica ebuona La cara mogliemia trovo aquel punto. Dice Melissa:un poco l'abbandona; Per unmese o perduo stanne disgiunto: Poi toma;poi di nuovoil vaso toUi; Provase bevi, oppurse '1 pettoimmolli, 81 A meduro parea purdi partire; Non perchèdi sua fé' midubitassi, Come eh' ionon potea duodi patire, Né un'orapur, che senzame restassi. Disse Melissa: Ioti farò venire Aconoscere il vercon altri passi. Vo'chemuti il parlaree i vestimenti, Esotto viso altmite le appresenti. 82 Signor,qui presso unacittà difende Il Po fra minacciosee fiere coma; Lacui giurisilizion diqui si stende Findove il marfugge dal litoe torna. Cede d'antiquità,ma ben contende Conle vicine inesser ricca eadorna. Le reliqnie troianela fondaro. Che dalflagello d'Attila camparo. 33Astringe e lentaa questa terrail morso Un cavaliergiovene, ricco ebello, Che dietro ungiorno a unsuo falcone iscorsiOt Essendo capitatoentro il mioostello, Vide la donna,e "i nelprimo occorso Gli piacque,che nel corportò il suggello; Nécessò molte pratichefar poi, Per inchinarlaai desiderii suoi. 34Ella gli fecedar tante ripulse, Chepiù tentarla alfinegli non volse; Mala beltà dilei, eh' Amorvi sculse, Di memoriaperò non segli tolse Tanto Melissaallusingommì e mulse, Ch'a tor laforma di coluimi volse; E mimutò (uè soben dirti come) Difaccia, di parlar,d'occhi e dichiome. 85 Già conmia moglie avendosimulato D'esser partito egitone in Levante, Nelgiovene amator cosimutato L'andar, la voce,l'abito e'I sembiante, Mene ritorno, edho Melissa alato, Che s'era trasformata,e parea unfante; E le piùricche gemme aveacon lei. Che maimandassin gl'Indi e gli Eritrei. 36Io che ruso sapea delmio palagio. Entro sicuro,e vien Melissameco; E madonna ritrovoa grandeagio, Che non ha scudier donna seco. I mieiprieghi le espongo,indi il malvagio Stimulo innanzidel mal farle arreco: I mbini,i diamanti egli smeraldi, Che mossoavrebbon tutti icor più saldi. 37E le dicoche poco èquesto dono Verso quelche sperar dame dovea. Della comoditàpoi le ragiono, Che,non v' essendoil suo marito,avea:E le ricordoche gran temposono Stato suo amante,com'ella sapea; E chel'amar mio leicon tanta fede Degnoera avere alfinqualche mercede. 38 Turbossinel principio ellanon poco, Divenne rossa,ed ascoltar nonvolle: Ma il vederfiammeggiar poi, comefuoco, Le belle gemme,il duro corfé' molle; E con parlarrispose breve e fiocoQuel chela vita arimembrar mi tolle; Chemi compiacerla, quandocredesse Ch'altra persona mainoi risapesse. 39 Futal risposta unvenenato telo, Di cheme ne senti'V alma trafissa; Perr ossa andommie per leTene un gelo:Nellefauci restò lavoce fissa. Levando alloradel suo incantoil Telo, Nella miaforma mi tornòMelissa. Pensa di checolor dovesse farsi . Ch'intanto error dame vide trovarsi. 40Divenimmo ambi dicolor di morte, Mutiambi, ambi restiamcon gli occhibassi. Potei la linguaappena aver forte, E tanta voceappena, eh' iogridassi:Me tradiresti dunquetu, consorte, Quando tuavessi chi '1mio onor comprassi?Altra rispostadarmi ella nonpuote, Che di rigardi lagrime legote. 42 E lamattina s'appresenta avante Alcavalier che 1'avea un tempoamata, Sotto il cuiviso, sotto ilcui sembiante Fu controPonor mio dame tentata. A lui,che n' erastato ed eraamante, Creder si puòche fu la giunta grata. Quindiella mi fé' dirch'io non sperassi Chemai più fossemia, più m'amassi. stanza 42 41 Benla vergogna èassai, ma piùlo sdegno Ch' ellaha, da meveder farsi quellaonta, E multiplica senza ritegno, Ch'in iraalfine e incrudele odio monta. Dame fuggirsi tostofa disegno; E nell'orache'l sol delcarro smonta, Al fiumecorse, e inuna sua barchetta Sifa calar tuttala notte infretta: 43 Ah lasso!da quel dicon lui dimora Ingran piacere, edi me prendegiuoco: Ed io delmal che procacciaimiallora, Ancor languisco, enon ritrovo loco. Cresceil mal sempre,e giusto èch'io ne muora; Eresta ornai daconsumarci poco. Ben credoche '1 primoanno sarei morto, Senon mi davaaiuto un solconforto44 II confortoch'io prendo, èche di quanti Perdieci anni maifur sotto almio tetto (Ch atutti questo vasoho messo innanti), Nonne trovo un che nons'immolli il petto. Averdel caso miocompagni tanti Mi fra tanto malqualche diletto. Tu trainfiniti sol seistato saggio, Che farnegasti il perigliososaggio. 46 II miovoler cercare oltrealla meta Che delladonna sua cercarsi deve, Fa chemai più trovareora quieta Non può la vitamia, siajlunga obreve. Di ciò Melissafu a principiolieta:Ma cessò tostola sua gioialieve; Ch'essendo causa delmio mal stataella. Io l'odiai si,che non poteavedella. 46 Ella d'essereodiata impaziente Da me,che dicea amarpiù che suavita/ Ove donna restarneimmantinente Creduto avea, cheT altra nefosse ita; Per nonaver sua dogliasi presente, Non tardòmolto a far di quipartita; E in modoahhandonò questo paese, Chedopo mai perme non sen'intese. 47 Cosi narravail mesto cavaliero:Equando fine allasua istoria pose, Rinaldoalquanto stè soprapensiero, Da pietà vinto,e poi cosirispose:Mal consiglio ti die Melissain vero, Che d'attizzarle vespe tipropose; E tu fostia cercar pocoavveduto Quel che tuavresti non trovarvoluto. 48 Se d'avariziala tua donnaviuta A voler federomperti fu indutta, Nont'ammirar; primaella quinta Fudelle donne presein si granlatta: E mente viapiù salda ancoraè spinta Per minorprezzo a farcosa più brutta. Quanti uominiodi tu. chegià per oro Hantraditi padroni eamici loro? 49 Nondovevi assalir consi fiere armi, Sebramavi veder farledifesa. Non sai tu,contra l'oro, che i marmi Nè'ldurissimo acciar staalla contesa? Che piùfallasti tu atentarla parmi, Di leiche così tostorestò presa. Se tealtrettanto avess' ellatentato, Non so setu più saldofossi stato.' stanza 56. 50Qui Rinaldo fé'fine, e dallamensa Levossi a untempo, e domandòdormire; Che riposare unpoco, e poisi pensa Innanzi aldi d'un' orao due partire. Hapoco tempo; e'1 poco e'ha, dispensa Con granmisura, e invannoi lascia gire. Ilsignor di dentro, a suopiacere, Disse, che si tea porrea giacere; 51 Ch'apparecchiata era lastanza e '1letto:Ma che sevolea far persuo consiglio. Tutta nottedormir potria adiletto, E dormendo avaiizarsiqualche miglio. Acconciar tifarò, disse, unlegnetto, Con che volando,e senz' alcun periglio, Tutta nottedormendo vo'che vada, Euna giornata avanzidella strada. 52 Laprofferta a Rinaldoaccettar piacque, E moltoringraziò l'oste cortese: Poisenza indugio là,dove neir acque Da' naviganti eraaspettato, scese. Quivi agrande agio riposatogiacque, Mentre il corsodel fiume illegno prese. Che dasei remi spinto,lieve e snello Pelfiume andò, comeper aria augello. 53Cosi tosto comeebbe il capochino, Il cavalier diFrancia addormentosse;Imposto avendo già,come vicino Giungea aFerrara, che svegliatofosse. Restò Melara nellito mancino; Nel litodestro Sermide restosse: Figarolo eStellata il legnopassa, Ove le comail Po iracondoabbassa. 54 Delle duecorna il noccbierprese il destro, £lasciò andar versoVinegia il manco:Passòil Bonrleno; egià il colorcìlestro Si vedea inOriente venir manco; Che,votando di fiortutto il canestro, L'Aurora vifacea vermiglio ebianco; Quando I lontanscoprendo di Tealdo Ambele rocche, ilcapo alzò Rinaldo. 550 città beneavventurosa, disse, Di cuigià Malagìgi, ilmio cugino, Contemplando lestelle erranti efisse E costringendo alcunspirto indovino, Nei secolifuturi mi predisse (GiàchMo facea conlui questo cammino) Ch'ancor la gloriatua salirà tanto, Ch'avrai ditutta Italia il pregio e'Ivanto. 56 Cosi dicendo,e pur tuttaviain fretta Su quelbattei che parcaaver le penne, Scorrendo ilre de' fiumi, all'isoletta Ch' allacittade è piùpropinqua, venne:E benchéfosse allora ermae negletta, Pur s' allegròdi rivederla, efenne Non poca festa;che sapea quantoella, Volgendo gli anni,saria ornata ebella. 57 Altra fiatache fé' questa via, Udìda Malagigi, ilqual seco era, Chesettecento volte chesi sia Girata colmonto n la quartasfera. Questa la piùgioconda isola fia Diquante cinga ilmar, stagno oriviera; Si che, vedutalei, non saràeh' oda Dar piùalla patria diNausicaa loda. 58 Udìche di beitetti posta innante Sarebbe aquella si aTiberio cara; Che cederian1' Esperide allepiante Ch' avria ilbel loco, d'ognisorte rara; Che tantespezie d'animali, quante Vifien, inmandra Circe ebbenein ara; Che v' avria conle Grazie econ Cupido Venere stanza,e non più in Ciproo in Guido; 59E che sarebbetal per studioe cura Dì chial sapere edal potere unita Lavoglia avendo, d'arginie di mura Avria ancor lasua città munita, Checentra tutto ilmondo star sicura Potria, senzachiamar di fuoriaita; E che d'Ercolfigliuol, d'Ercol sarebbe Padreil signor chequesto e quelfar debbe. 60 Cosìvenia Rinaldo ricordando Quel chegià il suocugin detto gliavea, Delle future cosedivinando, Che spesso conferirseco solca. E tuttaviaV nmil cittàmirando:Come esser puòeh' ancor, seco dicea, Debbancosi fiorir questepaludi Di tutti iliberali e degnistudi? 61 E crescerabbia di piccol borgo Ampia cittadee di sigran bellezza? E ciòch'intorno é tuttostagno e gorgo, Sienlieti e pienii campi diricchezza? Città, sinora ariverire assorgo L'amor, lacortesia, la gentilezza De' tuoi Signori,e gli onoratipregi Dei cavalier, deicittadini egregi. 62 L'inefifabilbontà del Redentore, De' tuoiprincipi il sennoe la giustizia, Sempre conpace, sempre conamore Ti tenga inabbondanza ed inletizia; E ti difendacentra ogni furore De'tuoi nimici, escopra lor malizia:Deltuo contento ognivicino arrabbi, Piuttosto chetu invidia adalcuno abbi. 63 MentreRinaldo cosi parla,fende Con tanta frettail snttil legnol'onde, Che con maggiorea logoro nonscende Falcon ch'ai gridodel padron risponde. Deldestro corno ildestro ramo prende Quindiil nocchiero, emura e tettiasconde: San Giorgio addietro,addietro s'allontana La torree della Fossae di Gaibana. 64Rinaldo, come accadeeh' un pensiero Un altrodietro " equello un altromena. Si venne aricordar del cavaliere, Nel cuipalagio fu lasera a cena; Cheper questa cittade,a dire ilvero, Avea giusta cagiondi stare in pena:E ricordossi delvaso da bere, Chemostra altrui l'errordella mogliere; 65 Ericordossi insieme dellaprova Che d'aver fattail cavalier narrolli:Chedi quanti aveaesperti, uomo nontrova Che bea nelvaso, e '1petto non s' immolli. Or sipente, or tra dice: E' migiova Ch'a tanto paragonvenir non volli. Riuscendo, accertavail creder mio; Nonriuscendo, a chepartito era io? 66Gli è questocreder mio, comeio l'avessi Ben certo,e poco accrescerlo potrei: Si che,sal paragon misuccedessi, Poco il megliosaria chMo netrarrei; Ma non giàpoco il mal,quando vedessi Quel diClarice mia, ch4onon vorrei. Metter sariamille contra unoa giuoco, Che perdersi può molto,e acquistar poco. 69II nocchier soggiuugea: Ben glidicesti . Che non doveaofferirle si grandoni, Che contrastare aquesti assalti ea questi Colpi nonsono tutti ipetti huoni. Non so se d'unagiovane intendesti (Ch' esserpuò che travoi se neragioni) . Che nel medesmoerror vide ilconsorte, Di ch'esso avealei condannata amorte. Stanza 73. 67 Standoin questo pensosoil cavaliero Di Chiaramonte,e non alzandoil viso, Con moltaattenzìon fu daun nocchiero. Che gliera incontra, riguardatofi.o:E perchè diveder tutto ilpensiero. Che r occupavatanto, gli fuavviso, Come uom cheben parlava edavea ardire, A secoragionar lo feceuscire. 68 La sommafu del lorragionamento, Che colui malaccorto era benstato, Che nella mogliesua l'esperimento Maggior chepuò far donna,avea tentato; Che quellache dall'oro edall'argento Difende il cordi pudicizia armato, Tramille spade viapiù facilmente Difenderallo, ein mezzo alfuoco ardente. 70 Doveain memoria avereil signor mio. Chel'oro e'I premioogni durezza inchina; Ma,quando bisognò, l'ebbein obblio, Ed ei siprocacciò la suamina. Cosi sapea loesempio egli, com'io, Chefu in questacittà di quivicina, Sua patria emia, che '1lago e lapalude Del rifrenato Menzointorno chiude:71 D'Adoniovoglio dir, che'lricco dono Fé' alla mogliedel giudice, d'uncane. Di questo, disseil Paladino, ilsuono Non passa l'Alpe,e qui travoi rimane; Perchè in Francia, dove ito sono, Parlarn'udi' nelle contrade estrane: Siche di' pur,se non t' incresceil dire; Che volentieriio mi t'acconcioa udire. 72 nnocchier cominciò: Giàfu di questa Terraun Anselmo difamiglia degna, Che lasua gioventù conlunga vesta Spese insaper ciò eh'Ulpi'ano insegna; E dinobil progenie, bellae onesta Moglie cercò,ch'ai grado suoconvegna; E d'una terraquindi non lontana N'ebbe unadi bellezza sopraumana; 73 Edi bei modie tanto graziosi. Cheparea tutto amoree leggiadria; E dimolto più forse,eh' ai riposi, Cballo statodi lui nonconvenia. Tosto che l'ebbe,quanti mai gelosi Almondo fur, passòdi gelosia:Non giàch'altra cagion gliene desse ella, Ched'esser troppo accortae troppo bella. 74Nella città medesmaun cavaliero Era d'antiquae d' onorata gente, Chediscendea da quellignaggio altiero CVusci d'unamascella di serpente: Onde giàManto, e chicon essa fero Lapatria mia, discesersimilmente. Il cavalier, ch'Adonionominosse. Di questa belladonna innamorosse: 75 Eper veiiìre afin di questoamore, A spender cominciòsenza rilego In vestire,in conviti, infarsi onore, Quanto puòfarsi un cavalierpiù deguo. II tesordi Uberio imperatore Non sariastato a tantespese al segno. Iocredo ben chenon passar duoverni, Ch' egli uscifuor di tattii ben patemi. 76La casa ehera dianzi frequentata Mattina e sera tantodagli amici, Sola restò,tosto che fuprivata Di stame, difa*gian, di coturnici Egli checapo fu dellabrigata. Rimase dietro, equasi fra mendici:Pensò, poieh' in miseriaera venuto, D'andare ovenon fosse coneeciuto. 77 Conquesta intenz'ion unamattina, Senza far mottoaltmi, la patrialascia; E con sospirie lacrime cammina LungoIo stagno chele mura fascia. Ladonna che delcor gli eraregina, Già non obblìaper la secondaambascia. Ecco un'alta avventurache lo viene Pi sommomale a porrein sommò bene. 78Vede un villanche con uugran bastone Intorno alcunisterpi s'affatica. Quivi Adoniosi ferma, ela cagione Di tantotravagliar vuol chegli dica. Disse ilvillan, che dentroa quel macchione Veduto aveauna serpe moltoantica. Di che piùlunga e grossaa'giomi suoi Non vide, credea maiveder poi; 79 Eche non sivoleva indi partire, Chenon l'avesse ritrovatae morta. Come Adoniolo sente cosi dire,Con pocapaz'ienzia lo sopporta.Sempre solea leserpi favorire:Che perinsegna il sanguesuo le porta, Inmemoria ch'usci suaprima gente De' dentiseminati di serpente. 80E disse efece col villanoin guisa Che, suomalgrado abbandonò l'impresa; Siche da luinon fu laserpe uccisa, Né piùcercata, altrimentioffesa. Adouio ne va poi doves'avvisa Che sua condìzìonsia meno intesa; Edura con disagioe con affanno Fuordella patria appresso alsettimo anno. 81 mai per lontananza, strettezza Del viver,che i pensiernon lascia irvaghi Cessa Amor chesi gli hala mano avvezza, Ch'ognor nongli arda ilcore, ognor impiaghi, Éforza alfin chetorni alla bellezza Cheson di rivedersi gli occhivaghi. Barbato, afflitto, eassai male inarnese, Là donde eravenuto, il camminprese. Stanza 74. 2 Inquesto tempo allamia patria accade Mandare unorator al Padresanto. Che resti appressoalla sua Santitade Peralcun tempo, e non fudetto quanto. Gettan lasorte, e nelGiudice cade. Oh giornoa lui cagionsempre di pianto! Fé'scuse, pregò assai,diede e promesse Pernon partirsi; ealfìn sforzato ces'e.83Non gli pareacradele e duromanco A dover sopportartonto dolore: Che seveduto aprir s'avesseil fianco, E vedutositrar con manoil core. Di gelosotimor pallido ebianco Per la suadonna, mentre starlafuore, Lei con queimodi che giovarsi crede, Supplice priegaa non mancardi fede; Stanza 75. 84Dicendola eh' a donna bellezza, Nò nobiltà, gran fortunabasta, Si che divero onor montiin altezza Se pernome e peropre non ècasta; E che quellavirtù via più si prezza, Chedi sopra rimanquando contrasta; E ch'orgran campo avria,per questa absenza. Difar di pudiciziaesperienza. 85 Con tal le cercaed altre assaiparole Persuader eh' ellagli sia fedele. Delladura partita ellasi duole, Con chelagrime, oh Dio!con che querele! Egiura che piùtosto oscuro ilSole Vedrassi, che glisia mai si crudele,Che rompa fede;e che vorriamorire Piuttosto ch'aver maiquesto desire. 86 Ancoreh' a sue promessee a' suoi scongiuri Desse credenzae si acchetassealquanto, Non resta chepiù intender nonprocuri, E che materianon procacci alpianto. Avea nn amicosuo, che deifuturi Casi predir tenevail pregio e'1 vanto; E d'ognisortilegio e magic'arte 0 il tutto,0 ne sapeala maggior parte. 87Di égli pregandodi vedere assunto, Sela sua moglie,nominata Argia, Nel tempoche da leistarà disgiunto, Fedele ecasta, o pelcontrario fia: Colui, daprieghi vinto, toUeil ponto; 11 cielfigura come parche stia. Anselmo illascia in opra,e l'altro giorno Alui per larisposta fa ritomo. Stanza 83. 88 astrologo teneale labbra chiose, Pernon dire aldottor cosa chedoglia; E cerca ditacer con molte scuse. Quandopur del suomal vede e'ha voglia, Che gliromperà fede, gliconcluse, Tosto eh' egliabbia il piefiior della soglia, Nonda bellezza da prieghi indotta, Mada guadagno eda prezzo corrotta. 89 Giunteal timore, aldubbio chavea prima, Questeminacce ilei supernimoti, Come gli stesseil cor tustesso stima, Se damorgli accidenti tison noti. E sopraogni mestizia che Topprima, E che l'afflittamente aggiri earruoti, È '1 sapercome, vinta d'avarizia, Per prezzoabbia a lasciarsua pudicizia. 90 Orper far, quantipolea far, ripari Danon lasciarla inqueir error cadere (Perchè ilbisogno a dispogliargli altari Trae Vuom talvolta, chese 4 trovaavere), Ciò che teneadi gioie e di danari (Che n'avea somma)pose in suo potere: Rendite efrutti d'ogni possessione, E ciò e'ha almondo, in mantutto le pone: stanza86. 91 Con facultade,disse, che ne'tuoi Non sol bisognite li godae spenda, Ma chene possi farciò che nevuoi. Li consumi, ligetti, e donie venda. Altro contosaper non nevo'poi, Purché, qual tilascio or, tumi ti renda:Purché,come or tusei, mi sierìmasa. Fa eh' ionon trovi poder casa. 92La prega chenon faccia, senon sente Ch' eglici sia, nellacittà dimora; Ma nellavilla, ove piùagiatamente Viver potrà d'ognicommercio fuora. Questo dicea,però che l'urailgente, • Che nelgregge o ne' campigli lavora Non gliera avviso che le castevoglieContaminar potesseroalla moglie. 93 Tenendotuttavia le bellebraccia Al timido maritoal collo Argia, Edi lacrime empiendoglila faccia. Ch' unfiumicel dagli occhile n' uscia, S'attrista checolpevole la faccia, Comedi fé' mancatagià gli sia; Chequesta sua sospizi'onprocede Perchè non hanella sua fedefede. 94 Troppo saràs' io voglio irrimembrando Ciò ch'ai partirda tramendua fudetto. Il mio onor,dice alfin, tiraccomando. Piglia licenza, epartesi in effetto; Eben si senteveramente, quando Volge ilcavallo, uscire ilcor del petto. Ellalo segue, quantoseguir puote, Con gliocchi che lerigano le gote. 95Adonio intanto miseroe tapino, E, comeio dissi, pallidoe barbuto, Verso lapatria, avea presoil cammino, Sperando di nonesser conosciuto. Sul lagogiunse alla cittàvicino, L\ dove aveadato alla bisciaaiuto, Ch' era assediataentro la macchiaforte Da quel villanche por lavolea a morte. Stanza86. 96 Quivi arrivandoin su Vaprir del giorno, Ch'ancor splendea nelcielo alcuna stella, Sivede in peregrinoabito adorno Venir pellito incontra unadonzella In siguoril sembiante,ancor ch'intorno Non rappari8.<"e scudier ancella. Costei congrata vista loraccolse, E poi lalingua a taiparole sciolse:97 Sebbeunon mi conoscio ca vallerò, Son tuaparente e grandeobbligo t' aggio: Parente son,,perchè da Cadmofiero Scende d'amenduo noiPaltò lignaggio. Io sonla fata Manto,che M primiero Sasso messia fondar questovillaggio; E del mionome icome benforse hai Contare udito)Mantua la nomai. 98Delle Fate ioson una: ed ilfatale Stato per fartianco saper eh importe. Nascemmo aun punto, ched'ogn'aliro male Siaino capaci,fuor che dellamorte. Ma giunto écon questo essereimmortale Condizion non meudel morir forte; Ch'ogni settimogiorno ognuna ècerta Che la suaforma in bisciasi converta. 99 IIvedersi coprir delbrutto scoglio, E girserpendo, è cosatanto schiva. Che noné pare almondo altro cordoglio; Talché bestemmiaognuna d'esser viva. El'obbligo ch'io t'ho(perchè ti voglio lusiememente direonde deriva) Tu saprai;che quel di,per esser tali, Siamoa periglio d'infinitimali. 100 Non è odiato altroanimale in terra, Comela serpe; enoi, che n'abbiamfaccia, Patimo da ciascunoltraggio e guerra; Chechi ne vede, ne percuote ecaccia. Se non troviamo ovetornar sotterra. Sentiamo quanto pesaaltrui le braccia, Megliosaria poter morir, che rette E storpiaterestar sotto lebotte. 101 L'obbligo ch'io t'hogrande, è ch'unavolti Che tu passaviper quest'ombre amene, Perte di manofui d'un villantolta, Che gran travaglim'avea diti epene. Se tu noneri, io nonandava asciolta, Ch'io nonportassi rotto ecapo e schene, Eche sciancata nonrestassi e storta, Sebbeu nonvi potea rimanermorta; 102 Perchè queigiorni che perterra il petto Traemoavvolte in serpentilescorza. Il ciel, eh'in altri tempiè a noisuggetto, Niega ubbidirci, e priveslam di forza. Inaltri tempi adun sol nostrodetto 11 sol siferma, e lasua luce ammorza; L'immobil terragira, e mutaloco:S'infiamma il ghiaccioe si congelail fuoco. 103 Ora io sonqui per rendertimercede Del beneficio chemi festi allora. Nessuna graziaindamo or misi chiede, Ch'io sondel manto viperinofuora. Tre volte piùche di tuopadre erede Non rimanesti,io ti forioco or ora. Névo'che mai piùpovero diventi. Ma quantospendi più, chepiù augomenti. stanza 96. rH/i. OF 104 £perchè so cheneir antiquo nodo, In chegià Amor t' avvinse,anco ti trovi; Voglioti dimostrarT ordine e'Imodo Ch'a disbramar tuoidesiderii giovi. Io voglio,or che lontanoil marito odo, Chesenza indugio ilmio consiglio provi; Vadia trovar ladonna che dimora Fuoralla villa, esarò teco ioancora. 105 E seguitònarrandogli in cheguisa Alla sua donnavuol che s' appresenti; Dico comevestir, come precisa Menteabbia a dir,come la prieghie tenti; E cheforma essa vuolpigliar divisa; Che, fuorcheM giorno ch'erratra' serpenti, In tutti glialtri si puòfar, secondo Che piùle pare, inquante forme hail mondo. 106 Messein abito luidi peregrino, n qualper Dio diporta in portaaccatti. 3Intossi ella inun cane, ilpiù piccino Di quantimai n'abbia Naturafatti: Di pel lungo,più bianco eh'armellino, Di grato aspettoe di mirabiliatti. Così trasfigurati entraroin via Verso lacasa della bellaArgia: 107 E deilavoratori alle capanne, Prima ch'altrove,il giovene fermosse, Ecominciò a suonarcerte sue canne, Alcui suono danzandoil can rizzosse. Lavoce e '1grido alla padronavanne, E fece si,che per vedersi mosse. Fece ilromeo chiamar nellasua corte, Si comedel dottor traeala sorte. 108 E quivi Adenioa comandare alcane Incominciò, e ilcane a ubbidirlui; E far danzenostral, farne d'estrane, Con passie continenze emodi sui: E finalmentecon maniere umane Farciò che comandarsapea colui. Con tantaattenzion, che chilo mira, Non battegli occhi, eappena il fiatospira. 109 Gran maraviglia,et indi grandesire Venne alla donnadi quel cangentile; £ ne faper la baliaprofferire Al cauto peregrinprezzo non vile. S'avessi piùtesor, che maisitire Potesse cupidigia femminile, Colui rispose,non saria mercede Dìcomprar degna delmio cane unpiede. 110 E permostrar che verii detti foro. Conla balia inun canto siritrasse, E disse alcane, ch'una marcad'oro A quella donnain cortesia donasse. Scossesi ilcane" e videsiil tesoro. Disse Adonioalla balia chepigliasse. Soggiungendo: tipar che prezzosìa Per cui bello et utilcane io dia?Stanza111. 1 1 1 Cosa, qualvogli sia, nongli domando, Di eh'io ne tomimai con leman vote:.E quandoperle, e quandoanella, e quando Leggiadra vestee di granprezzo scuote, Pur di' amadonna, che fiaal suo comando, Peroro no, eh'oro pagar noipuote; Ma se vuolch'una notte secoio giaccia, Abbiasi ilcane, e '1suo voler ne faccia. . 112Cosi dice; e una gemmaallora nata Le dà,ch'alia padrona l'appresenti. Pare allabalia averne più derrata. Chedi pagar dieciducati o venti. Tomaalla donna, ele fa l'ambasciata; E laconforta poi chesi contenti D'acquistare ilbel cane, ch'acquistarlo Per prezzopuò, che nonsi perde a darlo.113 Labella Argia staritrosetta in prima: Parte,cbe la sut romper uonvuole; Parte, ch'esser possibilenon stima Tutto ciòche ne suonanle parole. La baliale riconla. erode e lima, Chetanto ben dirado avvenir suole; E che V agio unaltro sitolse, Che'l can vedersenza tanti occhivolse. Stanza 114. 114 Quest'altrocomparir ch'Adonio fece, Fula ruina edel dottor lamorte. Facea nascer ledoble a diecea diece, Filze diperle, e gemmed'ogni sorte: Sì che'1 superbo cormansuefece, Che tanto menoa contrastar fuforte, Quanto poi seppeche costui eh' innante Le fapartito, è '1cavalier suo amante. 115Della puttana suabalia i conforti, Iprieghi dell'amante ela presenzia, II vedercbe guadagno sel'apporti, Del misero dottorla lunga abseuzia, Losperar eh' alcunmai non lorapporti, Fero ai castipensier tal vi'olenzia. Ch'ella accettòil bel cane,e per mercede Inbraccio e inpreda al suoamator si diede. 116Adonio lungamente fruttocolse Della sua belladonna, a cuila fata Grande amorpose, e tantole ne volse, Chesempre star conlei si fuobbligata. Per tutti isegni il solprima si volse. Ch'aiGiudice licenzia fossedata: Alfìn tornò, mapien di gransospetto Per quel chegià l'astrologo aveadetto. 117 Fa, giuntonella patria, ilprimo volo A casadell' a9trologo, e glichiede Se la suadonna fatto ingannoe dolo, Oppur serbatogli abbia amoree fede. Il sitofigurò colui delpolo, Ed a tuttii pianeti illuogo diede: Poi rispose,che quel eh' aveatemuto, Come predetto fu,gli era avvenuto; 118Che da doni grandissimi corrotta. Data adaltri s'avea ladonna in preda. Questaal dottor nelcor fu gran botta, Che lanciae spiedo iovo'cha ben leceda. Per esserne piùcerto, ne vaallotta (Benché pur troppoallo indovino creda) Ov'èla balia, ela tira daparte, E per saperneil certo usagrand'arte. 119 Con larghigiri circondando prova Orqua or di ritrovar latraccia; E da principionulla ne ritrova, Conogni dìligenzia chene faccia; Ch' ella,che non avf'atal cosa nuova, Stavanegando con immobilfaccia; E come beneistrutta, più d'unmese Tra il dubbioe'I certo ilsuo padron aospefle. 120Quanto dovea parergliil dubbio buono Sepensava il dolorch'avrìa del certo? Poich'indarno provò conpriego e dono Chedalla balia ilver gli fosseaperto, Né toccò tastoove sentisse suono Altroche falso; comeuom bene esperto, Aspettò chediscordia vi venisse; Ch'ove femmineson, son litie risse. 121 Ecome egli aspettò,così gli avvenne; Ch'al primo sdegnoche tra loronacque, Senza suo ricercarla balia venne Iltutto a raccontargli;e nulla tacque. Lungoa dir foraciò che '1cor sostenne, Come lamente costernata giacque DelGiudice meschin, chefu oppresso Chestette per uscirfuor di stesso: 122 E sidispose alfia, dallMravinto, Morir; ma primauccider la saamoglie, £ che dambiduisangui un ferrotinto Levasse lei dibiasmo, e di doglie. Nella cittàse ne ritoma,spinto Da così furibondee cieche voglie; Indialla villa unsuo fidato manda, Equanto eseguir debbagli comanda. 123 Comandaal servo, ch'aliamoglie Argia Tomi allavilla, e innome suo ledica Ch' egli è da febbreoppresso cosi ria, Chedi trovarlo vivoavrà fatica:Si che,senza aspettar piùcompagnia . Venir debba conlui, s' ella gliè amica (Verrà: saben che nonfarà parola); che travia le seghiegli la gola. 124A chiamar lapatrona andò ilfamiglio, Per far dilei quanto ilsignor commesse. Dato primaal suo caneella di piglio, Montòa cavallo, eda cammin simesse. L' avea il caneavvisata del periglio, Mache d'andar perquesto ella nonstesse: Chavea ben disegnatoe provveduto Onde nelgran bisogno avrebbeaiuto. 125 Levato ilservo del camminos'era; E per diveriee solitarie strade Astudio capitò suuna riviera Che d'Apenninoin questo fiumecade; 0?' era boscoe selva oscurae nera, Lungi davilla e lungida cittade. Gli parveloco tacito edisposto Per l'effetto cradelche gli fuimposto. 126 Trasse laspada, e allapadrona disse Quanto commessoil suo signorgli avea; Sì chechiedesse, prima chemorisse, Perdono a Diod'ogni sua colparea. Non ti sodir com'ella sicoprisse: Quando il servoferirla si credea, Piùnon la vide,e molto d'ogn' intorno L'andò cercando,e alfin restòcon scorno. 128 Nonsa che far;che l'oltraggiograve Vendicato ha, le sue peneha sceme. Quel ch'erauna festuca, ora è unatrave; Tanto gli pesa,tanto al corgli preme. L'error chesapean pochi, orsi aperto ave. Chesenza indugio sipalesi, teme. Potea ilprimo celarsi jma il secondo, Pubblico inbreve fia pertutto il mondo. Stanza117. 129 Conosce ben che, poiché '1cor fellone Avea scopertoil misero centraessa, Ch' ella, pernon tornargli insuggezione, D'alcun potente inman si saràmessa. Il qual sela terrà conirrisione . Ed ignominiadel marito espressa; Eforse anco verràd'alcuno in mano, Chene fia insiemeadultero e mfiìano. 127 Tomaal patron congran vergogna edonta, Tutto attonito infaccia e sbigottito;EV insolito casogli racconta, Ch'egli nonsa come sisia seguito. Ch'a'suoi servigiabbia la mogliepronta La fata Manto,non sapea ilmarito; Che la balia,onde il restoavea saputo, Questo, nonso perché, gliavea taciuto. 130 Siche, per rimediarvi,in fletta manda Intornomessi e letterea cercame. Chi 'nquel loco, chi'n questo nedomanda Per Lombardia, senzacittà lasciamo. Poi vain persona, enon si lasciabanda Ove 0 nonvada o mandivia spiarne:Né maipuò ritrovar capo via Di venirea notizia chene sia. Stanza VJ6. 131Alfìn chiamx quelservo, a chifa imposta L'opra crudelche poi uouebbe effetto, E fache lo conduceove nascosta Se gliera Arga, come gli aveadetto; Che forse inqualche macchia ildi reposta, La nottesi ripara inalcun tetto. Lo guidail servo ovetrovar si crede Lafolta selva, eun gran palagiovede. 132 Fatto aveafarsi alla i>uaFata intanto La beilaArgia con subitoIdvuro D'alabastri un palagioper incauto, Dentro edi fuor tuttofregiato d'oro. Ne lìnguadir, corpensar può quanto Aveabeltà di fuor,dentro tesoro. Quel cheiersera si tiparve bello, Del miosignor, saria untugurio a quello. 133E di pannidi razza, e di cortine Tessale riccamentee a variefoggie, Ornate eran lestalle e lecantitie, Non sale pur,non pur cameree loggie; Vasi doro e dargento senza fine, Gemmecavate, azzurre everdi e roggie, Eformate in granpiatti e incoppe e in nappi,E senzafin doro edi seta drappi. 134II Giudice, siccomeio vi dicea. Vennea questo palagioa dar dipetto, Quando unacapanna si credea Diritrovar, ma soloil bosco schietto. Perl'alta maraviglia chen'avea, Esser si credeauscito d'intelletto:Non sapease fosse ebbro,o se sognasse, Oppur se1 cervel scemoa volo andasse. 135Vede innanzi allaporta un Eti'ópo Connaso e labbrigrossi; e bengli è avvis" Che non vedessemai, prima dopo, Un cosi sozzoe dispiacevol viso; Peidi fattezze, qua!si pinge Esopo, D'attristar, sevi fosse, ilParadiso; Bisunto e sporco,e d'abito mendico:Néa mezzo ancordi sua bruttezzaio dico. 136 Anselmo,che non vedealtro da cui Possa saper dichi la casasia, A lui s'accosta,e ne domandaa lui; Ed eilisponde: Questa casaè mia. Il Giudiceò ben certoche colui Lo beffi,e che glidica la bugia: Macon scongiuri ilNegro ad affermare Chesua è lacasa, e ch'altrinon v'ha afare; J37 E gliofferisce, se lavuol vedere, Che dentrovada, e cerchicome voglia; E sev'ha cosa chegli sia inpiacere 0 per o per gliamici, se latoglia. Diede il cavalloal servo suoa tenere Anselmo, emesse il piedentro alla soglia; Eper sale eper camere condutto. Dabasso e d'altoandò mirando 11 tutto.139 Egli fa lamedesima richiesta Ch'avea giàAdonio alla suamoglie fatta. Dalla bruttadomanda e disonesta. Persona lostimò bestiale ematta. Per tre repulsee quattro eglinon resta; E tantimodi a persuaderloadatta, Sempie offerendo inmerito il palagio, Chefé' inchinarlo al suovoler malvagio. stanza 135. 188La forma, ilsito, il riccoe bel lavoro Vacontemplando, e l'ornamentoregio; E spesso dice: Nonpotria quant' oro Ésotto il Solpagare il locoegregio. A questo glirisponde il bruttoMoro, £ dice: Equesto ancor trovail suo pregio: Senon d'oro od'argento, nondimeno Pagar lopuò quel chevi costa meno. 140La moglie Argia,che stava appressoascosa, Poi che lovide nel suoerror caduto. Saltò fuoragridando: Ah degna cosa Ch'io veggo didottor saggio tenuto ! Trovato insi mal'opra eviziosa, Pensa se rossofar si devee muto. 0 terra,acciò ti sigittasse dentro, Perché allornon t' apristi insinoal centro? stanza 140. 141La douna insuo dìscarco, edin vergogna D'Anselmo, ilcapo gì' intronòdi gridi, Dicendo: Come tepunir bisogna Di quelche far consi vii uomti vidi, Se perseguir quel chenatura agogna, Me, vintaa'prieghi del mioamante, uccidi. Ch'era belloe gentile, eun dono tale Mifé', eh' a quelnulla il palagiovale? 142 S'io tiparvi esser degnad'ona morte. Conosci che nesei degno dicento: E benché inquesto loco iosia forte. Ch'iopossa di tefare il mio talento,Pure ionon vo' pigliar dipeggior sorte Altra vendettadel tuo fallimento. Di parl'avere e '1dar, marito, poni; Fa,com'io a te,che tu ame aijcor penloui. 143 £sia la pacee sia raccordofatto, Chogni passato errorvada in obblio; Néeh in paroleio possa mai in atto Ricordarti iltuo errori a me tuil mio. Il maritone parve averbuon patto, Né dimostrossial perdonar restio. Cosia pace econcordia ritornaro, E semprepoi fu Tnnoair altro caro. 144Cosi disse ilnocchiero; e mossea riso Rinaldo alfin della suaistoria un poco; Ediventar gli fecea un trattoil viso, Per l' ontadel Dottor, comedi fuoco. Rinaldo Argiamolto lodò, ch'avviso Ebbe dalzare a quelloaugello un gioco Oh'alla medesma retefé' casca) lo, In checadde ella, macon minor fallo. stanca149. 14.5 Poi chepiù in altoil Sole ilcammin prese, Fé' ilPaladino apparecchiar lamensa, Ch'avea la notteil 3rantiian cortese Provvista conlarghissima dispensa. Fugge asinistra intanto ilbel paese, Ed aman destra lapalude immensa:Viene efnggesi Argenta e'1 suo girone, Collito ove Santernoil capo pone. 146Allora la Bastiacredo non v'era, Diche non tropposi vantar Spagnuoli D'avervi su tenuta!a bandiera; Ma piùda pianger n'hannoi Rom(ignuo)i. E quindia Filo alladritta riviera Cacciano illegno, e fanparer che voli. Lovolgon poi peruna fossa morta. Ch'amezzodì presso aRavenna il porta. 147Benché Rinaldo conpochi danari Fosse sovente,pur n'avea siallora, Che cortesia nefece a' marinari, Prima cheli lasciasse allabuon' ora. Quindi mutandobestie e cavallari, ARimino passò lasera ancora; Né inMontefiore aspetta ilmattutino, E quasi a par colsol giunge iUrbino. 148 Quivi nonera Federico allora, NéLisabetta, nè'l buonGuido v'era, Né FrancescoMaria, Leonora, Checon cortese forza,e non altiera, Avesse astrettoa far secodimora Sì famoso guerrierpiù d'una sera; Comefèr già moltianni, ed oggifanno A donne ea qavalier chedi 14 vanuo. 149Perchè quivi allabriglia alcun noiprende, Smonta Rinaldo aCagli alla viadritta. Pel monte che1 Metanro oil Gauno fende, PassaApenninOf e piùnon Tha aman ritta; Passa gliOmbri e gliEtmsci, e a Roma scende; DaRoma ad Ostia;e qnindi sitragitta Per mare allacittade a cuicommise Il pietoso figliaciV ossa dAnchise. 150 Muta ìyìlegno, e versoV isoletta Di Lipadusafa ratto levarsi; Quella chefu dai combattentieletta, £d ove giàstati erano atrovarsi Insta Rinaldo, egli nocchieri affretta, Chavela e aremi fan ciòche può farsi; Mai venti avversi,e per luimal gagliardi, Lo fecer,ma di poco,arrivar tardi. 151 Giunsech'appunto il Principed'Anglante Fatta avea l'utileopra e gloriosa:AveaGradasso ucciso edAgramante, Ma con duravittoria e sanguinosa. Morto n'erail figliuol diMonodante: E di grave percossa eperigliosa Stava Olivier languendoin su Tarena, E del pieguasto avea martiree pena. 162 Tenernon potè ilConte asciutto il viso,Quando abbracciò Rinaldo,e che narroUi Chegli era statoBrandimarte ucciso, Che tantafede e tantoamor portolli. Né menRinaldo, quando sidiviso Vide il capoall' amico, ebbe occhimolli: Poi quindi adabbracciar si fucondotto Olivier, che sedeacol piede rotto. 158La consolazion cheseppe, tutta Die lor,benché per tòr non lapossa; Che giunto sivedea quivi allefrutta. Anzi poi chela mensa erarimossa. Andare i servialla città distrutta, Edi Gradasso ed'Agramante l'ossa Nelle mineascoser di Biserta, Equivi divulgar lacosa certa. 154 Dellavittoria ch'avea avutoOrlando, S'allegrò Astolfo eSansonetto molto; Non siperò, come avrianfatto, quando Non fossea Brandimarte illume tolto. Sentir luimorto il gaudiova scemando Sì, chenon ponno asserenareil volto. Or chisarà di lor,ch'annunzio voglia A Fiordiligidar di sigran doglia? 155 Lanotte che precessea questo giorno, Fiordiligi sognòche quella vesta Che,per mandarne Brandimarteadomo, Avea trapunta edi sua mancontesta, Vedea per mezzosparsa e d'ogn' intomo Di gocciorosse, a guisadi tempesta: Parca che di suaman cosi l'avesse Ricamata ella,e poi sene dogliesse. 156 Eparca dir: Purhammi il signormio Commesso ch'io lafaccia tutta nera: Orperché dunque ricamatahoU'io Centra sua vogliain si stranamaniera? Di questo sogno fe'giudiciorio; Poi la novellagiunse quella sera: Matanto Astolfo ascosaglie la tenne, Ch'a lei conSansonetto se nevenne. 157 Tosto ch'entraro,e ch'ella loroil viso Vide digaudio in talvittoria privo, Senz' altroannunzio sa, senz'altro avviso, Che Brandimartesuo non épiù vivo. Di ciòle resta ilcor cod conquiso, Ecosi gli occhihanno la lucea schivo, E cosiogn' altro senso sele serra, Che comemorta andar silascia in terra. 158Al tornar dellospirto, ella allechiome Caccia le mani;ed alle bellegote, Indarno ripetendo ilcaro nome, Fa dannoed onta piùche far lorpuote: Straccia i capellie sparge; egrida come Donna talorche'l demon riopercuote, 0 come s'odeche già asuon di comò Mènadecorse, ed aggìrossiintomo. 159 Or questoor quel pregandova, che pòrto Lesia un coltel,si che nelcor si fera: Orcorrer vuol dove il legnoin porto Dei duosignor defunti arrivatoera, E dell'uno edell'altro cosi morto Farcmdo strazio, evendetta aera efiera: Or vuol passareil mare, ecercar tanto, Che possaal suo signormorire accanto. 160 Dehperché, Brandimarte, ti lasciai Senzame andare atanta impresa? (disse) Vedendoti partir,non fVi piùmai Che Fiordiligi tuanon ti seguisse. T'avrei giovato,s'io veniva, assai; Ch'avrei tenutein te leluci fisse: E seGradasso avessi dietroavuto, Con un solgrido io t'avreidato aiuto; 161 0forse esser potreistata si presta, Ch'entrando inmezzo, il colpot avrei tolto: Fatto scudot'avrei con la mia testa; Chemorendo io, nonera il dannomolto. Ogni modo iomorrò; fiadi questa Dolente mortealcun profitto cólto; Che,quando io fossimorta in tuadifesa, Non potrei mlioaver la vitaspesa. 162 Se purad aiutarti iduri fati Avessi avutie tutto ilcielo avverso, Gli ultimibaci almeno iot'avrei dati, Almen t'avreidi pianto ilviso asperso; E primache con gliangeli beati Fosse lospirto al suoFattor converso, Detto gliavrei: Va inpace, e m'aspetta: Ch' ovunque sei, sonper seguirti infretta. 163 É questo,Brandimarte, è questoil regno, Di chepigliar lo scettroora dovevi? Or cositeco a Dammogireio vegno? Cosi nelreal seggio miricevi? Ah Fortuna crudel,quanto disegno Mi rompi !oh che speranzeoggi mi levi ! Deh,che cesso io,poic'ho perduto questo Tantomio ben, ch'ionon perdo ancoil resto? 164 Questoed altro dicendo,in lei risorse nfuror con tantoimpeto e larabbia, Ch'a stracciare il bel crìudi nuovo corse, Comeil bel crintutta la colpan'abbia. Le mani insiemesi percosse emorse; Nel sen sicacciò l'ugne enelle labbia. Ma tomoa Orlando ed a'compagni, intanto Ch'ella sistrugge e siconsuma in pianto. 15Orlando, col cognatoche non poco Bisognoavea di medicoe di cura; Edaltrettanto, perchè indegno loco Avesse Brandimartesepoltura; Verso il montene va, chefa coi fuoco Chiarala notte, e il didi fumo oscura. Hannopropizio il vento,e a destramano Non è quellito lor moltolontano. 1 66 Con frescovento eh' infavor veniva, Sciolser lafune al declinardel giorno, Mostrando lorla taciturna Diva Ladritta via colluminoso corno; E sorserl'altro soprala riva Ch'amena giacead Agrigento intomo. QuiviOrlando ordinò perl'altra sera Ciò ch'afuneral pompa bisognoera. 167 Poi chel'ordine suo videeseguito, Essendo omai delSole il lumespento, Fra molta nobiltàeh' era allo'nvito De' luoghi intorno corsaiu Agrigento, D'accesi torchitutto ardendo '1 lito, Edi grida sonandoe di lamento, TomoOrlando ove ilcorpo fu lasciato. Chevivo e mortoavea con fedeamato. 168 Quivi Bardin,di soma d'annigrave, Stava piangendo, allabara funebre, Che pelgran pianto eh' aveafatto in nave, Dovriagli occhi averpianti e lepalpebre. Chiamando il cielcmdel, le stelleprave, Bnggia come unleon ch'abbia lafebre. Le mani eranointanto empie eribelle Ai crin canutie alla rugosapelle. stanza 168. 169 Levossi,al ritomar delPaladino, Maggiore il grido,e raddoppiossi ilpianto. Orlando, fatto al corpo piùvicino. Senza parlar stettea mirarlo alquanto, Pallido comecòlto al mattutino Éda sera illigustro o ilmolle acanto; E dopoun gran sospir,tenendo fisse Sempre leluci in lui,cosi gli disse: 1700 forte, ocaro, o miofedel compagno, Che quisei morto, eso che viviin cielo, E d'unavita v' haifatto guadagno, Che nonti può maitòr caldo gelo. Perdonami, sebben vedieh' io piagno; Perchè d'esserrimaso mi querelo, Ech'a tanta letiziaio non sonteco; Non già perchèquaggiù tu nonsìa meco. ] 7 1Solo senza teson; cosain terra Senza teposso aver piùche mi piaccia. Seteco era intempesta e tecoin guerra, Perchè nonanco in ozioed in honaccia? Bengrande èl miofallir, poiché miserra Di questo fangouscir per latua traccia. Se negliaffanni teco fui,perch' ora Non sonoa parte delguadagno ancora? 172 Tuguadagnato, e perditaho fatto io: Soltu air acquisto,io non sonsolo al danno. Partecipe fattoé del dolormio L'Italia, il regnofranco e l'alemanno. Oh quanto,quanto il mioSignore e zio. Ohquanto i Paladinda doler s'hanno Quanto l'Imperioe la cristianaChiesa, Che perduto hanla sua maggiordifesa! Stanza 181. 173 Ohquanto si torrà,per la tuamorte, Di terrore a'nimici e dispavento ! Oh quanto Paganìasarà più forte! Quantoanimo n'avrà, quanto ardimento! Ohcome star ne dee latua consorte! Sin qui ne veggoil pianto, e'i grido sento:Soche m' accusa', eforse odio miporta, Che per meteco ogni suaspeme è morta. 174Ma, Fiordiligi, almenresti un conforto Anoi che siamdi Brandimarte privi; Ch'invidiar luicon tanta gloriamorto Denno tutti iguerrier ch'oggi sonvivi. Quei Decj, e quel nelroman Foro absorto, Quelsi lodato Codrodagli Argivi, Non conpiù altrui profittoe più suoonore A morte sidonar, del tuosignore.175 Queste paroleed altre diceaOrlando. Intanto i bigi,i bianchi, ineri frati, E tuttigli altri chieici,seguitando Andavan con lungoordine accoppiati, Per ralma del deftintoDio pregando, Che glidonasse requie tra' beati. Lumi innanzie per mezzoe d'ogn' intorno, Mutata averparean la nottein giorno. 176 Levanla bara, ed a portarlafOro Messi a vicendaConti e cavalierL Purpurea setala copria, chedoro E di granperle ayea compassialtieri:Di non menbello e signori!lavoro Avean gemmati esplendidi origlieri; E giaceaquivi il cavaliercon vesta Di colorpare, e d'unlavor contesta. SUnza 185. 177Trecento agli altrieran passati ìnnanti, De' più poveritolti della terra, Parimente vestititutti quanti Di panninegri, e lunghisin a terra. Centopaggi seguian sopraaltrettanti Grossi cavalli, etutti buoni a guerra;E icavalli coi paggiivano il suolo Badendocol lor al)itodi duolo. 178 Moltebandiere innanzi, emolte dietro. Che didiverse insegne erandipinte, Spiegateaccompagnavano il feretro; Lequai già toltea mille schierevinte, E guadagnate aCesare ed aPietro Avean le forzech'or giaceano estinte. Scudi v'eranomolti, che didegni Querrier, a chifur tolti, aveanoi segui. 179 Venialieento e cent' altria diversi usi Deir esequie ordinati;ed avean questi, Comeanc3 il resto,accesi torchi; echiusi, Più che vestiti,eran di nerevesti. Poi seguia Orlando,e ad orad or soffusi Dilacrime avea gliocchi, e rossie mesti; Né piùlieto di luiRinaldo venne: Il pieOlivier, che rottoavea, ritenne. 180 Lungosarà s'io vivo'dire in versi Lecerimonie, e raccontarvitutti I dispensati mantioscuri e persi, Gliaccesi torchi chevi furon strutti. Quindi allachiesa cattedral conversi, Dovunque andar,non lasciaro occhiasciutti; Si bel, buon, giovene,a pietade Mosse ognisesso, ogni ordine,ogni etade. 183 Evedendo le lacrimeindefesse, Ed ostinati auscir sempre isospiri; Né, per farsempre dire ufficje messe, Mai satisfarpotendo a' suoi disiri; Dinon partirsi quindiin cor simesse, Finché del corpoV anima non spiri:Enel sepolcro fé' fareuna cella, E visi chiuse, efé' sua vitain quella. 184 Oltreche messi e letterele mande. Vi vain persona Orlandoper levarla. Se vienein Francia, conpensìon ben grande Compagna vuoldi Gktlerana farla:Quandotornare al padreanco domande, Sin allaLizza vuole accompagnarla: Edificar levuole un monastero, servire aDio faccia pensiero. stanza 190. 181Fu posto inchiesa; e poiche dalle donne Dilacrime e dipianti inutil opra, Eche dai sacerdotiebbe eleisonne, E glialtri, santi dettiavuto sopra, In un'arca il serbarsu due colonne:Equella vuole Orlandoche si copra Diricco drappo d'ór,sinché reposto In unsepulcro sia dimaggior costo. 182 Orlandodi Sicilia nonsi parte. Che mandaa trovar porfidie alabastri. Fece fareil disegno, edi quell'arte Inarrar congran premio imiglior mastri. Fé' le lastre,venendo in questaparte, Poi drizzar Fiordiligi,e i granpilastri Che quivi, essendoOrlando già partito, Sifé' portar dall'africano lito. 185Stava ella nelsepulcro; e quivi,attrita Da penitenzia, orandogiorno e notte, Nondurò lunga età,che di suavita Dalla Parca lefur le filarotte. Già fatto aveandall'isola partita. Ove iCiclopi avean l'antiquegrotte, I tre guerrierdi Francia, afflittie mesti Che'l quartolor compagno addietroresti. 186 Non voleansenza medico levarsi, Ched'Olivier s'avesse apigliar cura; La qual,perché a principiomal pigliarsiPotè, fatt' erafaticosa e dura:Equello udiano inmodo lamentarsi, Che delsuo caso aveantutti paura. Tra lordi ciò parlando,al nocchier nacque Unpensiero, e lodisse; e atutti piacque. 187 Dissech'era di poco lontano In unsolingo scoglio unoeremita, A cui ricorsomai non s' erainvano, 0 fosse perconsiglio o peraita; E facea alcuneffetto soprnmano, Dar lumea ciechi, etornar morti avita. Fermare il ventoad un segnodi croce, E fartranquillo il marquando è piùatroce; 188 E chenon dnno dubitare,andando A ritrovar quell' uomoa Dio caro, Che lor nonrenda Olivier sano,quando Fatto ha di sua virtùsegno più chiaro. Questo consigliosi piacque adOrlando Che verso ilsanto loco sidrizzare; Né mai piegandodal cammin laprora, Vider lo scoglioal sorger dell'aurora. 189 Scorgendoil legno uominiin acqua dotti, Sicuramente s'accostaroa quello. Quivi aiutandoservi e galeotti, Declinaro ilmarchese nel battello: Eper le spumoseonde far condotti Nelduro scoglio, etindi al santoostello; Al santo ostello,a quel vecchiomedesmo, Per le cuimani ebbe Kuggierbattesmo. 190 II servodel Signor delparadiso Baccolse Orlando ei compagni suoi, Ebenedilli con giocondoviso, E de' lorcasi dimandolli poi; Benché dilor venuta avutoavviso Avesse prima daicelesti eroi. Orlando glirispose esser venuto Perritrovare al suoOliviero aiuto; 191 Ch'era,pugnando per la di Cristo, Aperiglioso termine ridutto. Levógli ilSanto ogni sospettotristo, E gli promisedi sanarlo intutto. Né d'unguento trovandosiprovvisto.. Né d'altra umanamedicina instrutto, Andò allachiesa, ed oròal Salvatore; Et indiusci con gran baldanza fuore: 193E in nomedelle eteme trePersone, Padre e Figliuoloe Spirto Santo,diede Ad Olivier la sua benedizione. Oh virtùche Cristoa chi glicrede ! Cacciò dal cavalleroogni passione, £ ritomòglia sanitade ilpiede, Più fermo epiù espedito chemai fosse: E presenteSobrino a ciòtrovosse. 193 Giunto Sobrindelle sue piaghea tanto, ,Che starpeggio ogni giornose ne sente, Tostoche vede delmonaco santo Il miracologrande ed evidente, Sidispon di lasciarMacon da canto, ECristo confessar vivoe potente: E domanda,con cor difede attrito, D'iniziarsi alnostro sacro rito. 194Cosi l'uom giustoIo battezza, edanco Gli rende, orando,ogni vigor primiero. Orlando egli altri cavaliernon manco Di talconversion letizia fero. Chedi veiler cheliberato e franco Delperiglioso mal fosseOliviero. 3[aggior gaudio deglialtri Kuggier ebbe; Emolto in fedee in devozioneaccrebbe. 195 Era Buggierdal chegiunse a nuoto Suquesto scoglio, poistatovi ognora. Fra queiguerrieri il vecchiereldevoto Sta dolcemente, eli conforta ed óraA voler,schivi di pantanoe loto. Mondi passarper questa mortagora, C'ha nome vita,che si piacea' sciocchi; Ed alle viedel ciel sempreaver gli occhi. [Stanza 193. 196Orlando un suomandò sul legno,e trarne Fece panee buon vin,cacio e presciutti; Eall'uom di Dio,eh' ogni sapordi starne Pose inobblio poi eh' avvezzossi a' frutti, Per caritàmangiar fecero carne, Eber del vino,e far quelche fèr tutti. Poich'alia mensa consolatif5ro, Di molte coseragionar tra loro. 1197E come accadenel parlar sovente, Ch'una cosa vienl'altra dimostrando, Buggier riconosciutofinalmente Fu da Rinaldo, da Olivier,da Orlando, Per quelKuggier in arme eccellente, Il cuivalor s' accorda ognunlodando:Né Binaldo l'aveaniffigurato Per quel cheprovò già nellosteccato. 198 Ben Vavea il reSobrio riconosciuto, Tosto che1 vide colvecchio apparire; B[a volseinnanzi star tacitoe muto, Che porsiin avventura difallire. Poi eh' a notiziaagli altri fuvenuto Che questo eraRuggier, di cuil'ardire, La cortesia, e'Ivalore alto eprofondo Si facea nominarper tntto ilmondo; 199 E sapendosigii eh' eracrist'ano, Tutti con lietae con serenafaccia Vengono a lai:chi gli toccala mano, Chi lobacia, e chilo stringe e abbraccia.Sopra gli altriil signor diMontalbano D'accarezzarlo e farglionor procaccia. Perch'esso piùdegli altri, io '1serbo a dire Nell'altro Canto,se'l vorrete udire. NOTE. St. 8.v.3. Tomo; caduta. St.10. V.5. Levartidalla scena ipanni: vale manifestarti il miointerno. St. 11. V16. Una cittdvicina, ecc.: Mantova, circondata daun laf?o formatodal Mincio, chederiva dal Benaco (lagodi Gai'da) esi scarica inPo. Le mura.... de'lagenoreo draco: Tebedi Beozia, fabbri cata da Cadmo,figlio di Agenore,re di Fenicia.Andava egli in tracciad'Kuropa, sua sorella,rapita da Giove; egiunto con isuoi compagni inBeozia, trovò quella regione infestatada un drago;Tnccise ed avendone seminati identi, ne nacqueronomini armati, chelo aiu tarono a fabbricarla città. St. 13.V.4. Pallade: figliadi Giove, deadella sapienza, dell'arti edella guerra. St. 23.V.46. La giovaneLedea: Elena, fleliadi Ledae di Tindaro,e moglie diMenelao, re diSparta, famosa per l'avvenenza.Al gran pastordeVa mon tagna Idea: Paride,figlio di Priamo,re di Troia;fu allevato dai pastorireali sul monteIda, e giudicòla contesa sulla bellezzafra Venere, Palladee Giunone, ognuni dellequi li, peraverlo propirio, gliofferiva i pregi diche poteva disporre. St.'28. V.34. Qualgià, per fareaccorto, ecc. Leggesi neiromanzi della TavolaRotonda, che Mor gana, sorella diMarco, re diGomovaglia, per mostrare alfratello che laconsorte di lui,Ginevra, gli aveaman cato alla fede, feceper incanto unbicchiere . che pro duceva l'effetto indicatonei quattro ultimiversi di questa Stanza. St.32. V.18. Signor,qui presso unan'iti difende Il Po,ecc. Ferrara, chegiace dove ilPo si dividene' due rami diVolano e diPrimaro. Fin doveil mir fugge dalUfo e toma:fino alla spiaggiadell'Adrìa lico. Le reliquietroiane la fondaro,ere. Accenna l'opinione, alloracoirente, che fondatotidi Fenura fos se0 i Padovaniscampati dalP eccidioche fece Atala dellaloro città, checredevasi fabbricata daltroiano Antenore. St. 33. V.5.Nel primo occorso:nel primo incontro. St.W. V.5 8.Melara.... Sermide... Figaroloe Stellata, castelli sulPo; r ultimodi questi sorgelà dove quel fiumesi divide indue rami, ildestro de' quali, dettoPoatello, rade Ferrara,e l'altro sboccanell'Adrìatico col nomedi Po diGoro. ST. 54. V.38,iZ Bondeno: altro castellosulla confluenza del Pan!.ronel Poatello. DiTecUdo Amh le rocche:qai s'intenle uncastello fabbricato, secondo ilPigna, da Te<laUodEste sul Poatello,nella estnmità occidentale diFerrara, circa l'anno970, epoca poste riore ai tempidi Carlo Magno. St.56. v.38. AlV isoletta, ecc.:Belvedere, piccola isola formatadal Po, laquale ai tempidel Poeta era luogodi delizie delduca Alfonso. St. 57.V.38. Che settecentovolte che sisia Gi rata col Mnton la quartasfera: locuzione che im porta scorsi chesieno 700 anni.La quarta sfera,se condo il sistema diTolomeo, è quelladel Sole; el'anno astronomico comincia all'entrardi quell'astro nelsegno d'Ariete. Alla patriadi Nausicaa: l'isoladi Pea eia, oraCorfù, rinomata pressogli antichi perla bel lezza dei giardinid'Alcinoo, pdre diNausicaa, che n'era ilsovrano. St. 58. v.26.Quella si aTiberio cara: l'isola di Capri,ultimo ritiro dell' imperator TiberioNerone. inmandra Circe ebbe in hara: Circe,figlia del Sole e maga famosa,convertiva in bestie,e per lo piain porci, gliuomini che approdavanonella sua isolaHara: porcile. St. 59. V.78.E che d'Ercolfigliuola ecc.: inten desiil duca Alfonso,figliuolo d'Ercole I,e padre d'Er cole II. St. 63.V.88. Logoro: or.Ugno di pennee di cuoio . fattoa modo d'ala,che serve agliuccellatori, per richiamare il falcone. Deldestro corno ildestro ramo prende, ecc.Quel ramo cioèdel Poatello, che piAavanti chiamasi Po diPrimaro, ed èil destro ancherispetto air altro ramo,detto Po diVolano. San Giorgio:nomedi un'isoletta sulPo. La torree della Fossa edi Galbana: duetorri costruite sulPo di Primaro asei miglia daFerrara, la primaa destra, l'altra(oni più non esistente)a sinistra diquel ramo difiume. St. 70. V.C8.Che fu inqttesta cittd diqui vi cina, ecc. Mantova,circondata dal lagoformato dal Mincio, comesi è notatopoc'anzi. St. 72. V.4.Ciò ch'Vlpiano insegala.Fu Ulpiano un celebregiureconsulto, ai tempidell'imperatore Ales sandroSevei'o. St. 74. V.34.2>a quel Urnaggioaltiero CKusci da unamascella di serpente:dai compagni diCadmo, nati, come s' èveduto, dai dentidel drago oserpeate ucciso da quello. St.75. V.58. Htesar di Tiberioimperatore: non Tiberio Nerone, mann altro Tiberioche saccedette a GiustinoIan\ore, e che fa doviziosissimo pergli eredi tati tesori. ])erquelli ammassati daNarsete spogliando ritalia, eper altri provenutiglidalle vittorie cheriportò sui Persiani. Uscifuor di tuttii ben paterni:gli scialacquò tatti. St. 79.v. 8. Di' dentiseminati di serpente.Finge il Poeta chegli antenati diAntonio discendessero dai compagnidi Cadmo. St. 87.V.5. Tolle ilpunto: coglie ilpunto accon cio per leosservazioni astrologiche.St. 101.V.56. Io nonandava aseiolta Ch'ionon portassi rotto, ecc.Io non andavaesente dal portar rotto,ecc. St. 107. V.3.Certe sue canne:una zampogna composta dicanne. Il romeo:nome che davasia chi andava inpellegrinaggio a Roma,e che poisi estese anche aglialtri pellegrini. Traea: pervoleva. St. 133. v.1.Ratsi o Pannidi tazza nonsonò altro che gliarasti, cosi dettidalla città diArras in Fiandra, oveda principio sifabbricarono. St. 135. V.5. Esopo:scrittore di favolee deforme. St. 145.V.8. Col litoove Santerno ilcapo pone: la rivadel Po diPrimaro, in cui,sotto Argenta, sbocca ilSanterno, ch'è ilfiume dimoia. St MS.V.47. I RomagnuoH:vedi la Stanza53 del Canto Ili.E quindi aFilo: nome di unavilla sulla sinistra delPo di Primaro,sette miglia sottoAr genta. Fossa morta:cosi chiamano unramo subal terno del Podi Primaro, checorre per dodicimiglia fino a Ravenna. St.148. V.13. Quivinon era Federicoal/ora, ecc.: Federico eOuidubaldo da Montefeltro,Elisabetta sua moglie, eFrancesco Maria dellaRovere, marito di Leonora Gonzaga, duchi d Urbino, esplendidamente ospi talialle persone distinte. St.149. V.28. Cagli:piccola città vescovilenel l'Urbinate, alle fetide degliApenninL Pel monteche 7 Metawo oil Gauno fende:questo monte èil Furio, nel cuiintemo, per mezzodi un foro,passa un tratto dellastrada postale. IlMetauro ò fiumedell Urbinate che siconfonde col Gauno,fiumicello di cuiforse ora si èperduto il nome.Oli Ombri e gli Strusci:il paese abitato unavolta dagli Umbrie dagli Etruschi, chefaceva parte degliStati del papanello Spoletino, nel Perugino,e nel cosidetto Patrimonio diSan Pietro. Ostia: allafoce del Tevere;già florida cittàqaando era il portodi Roma, oraquasi totalmente distruttae abbandonata all'aria malsana.Alla cittade a cuicommise ecc. Trapaniin Sicilia, oveEnea fece seppel lire Tossa disuo padre Anchise. St.158. V.8. -Menade:nome comune alleBaccanti 0 sacerdotesse diBacco, che necelebravano i notturni misteri coiTendofuriose, e agitandosia suon dicomi e di altriistromenti. St. 163. y.3. Dammogire: cittàcapitale del regno diBrandimarte. St. 165. V.5.Verso il monte....cìie fa colfuoco Chiara la notte,ecc.: TEtna, oMongibello, montagnavulcanica di Sicilia. St.174. V.56. QueiDeeJ: due Romani,padre e figlio, chevotaronsi agli Deiper la salatedel popolo, esponendosi alla morte. Quelnel roman Foroab sorto: Curzio, cheper salvare lapatria si gettòin una voragine apertasinel Foro diRoma. Quel lodato Codro, ultimo r"di Atene, ilquale per amoredella li bertà della Grecia fece volontariamente uccideredai nemici. T. 176. V.4.Compassi altieri: compartimenti, o lavoria disegno magnifico. St. 181.V.13. Di lacrimee di ].ianti.ecc.: allude al costumeani ico diprezzolar donne apiangere nei fa nerali.Eleisonne: il salmoMiserere, che comincia ingreco con laparola eleisonme. S T, 182.V.4. Inarrar: impegnare.St. 184.V.46. Galerana: lamoglie di CarloMa gno. Lizza: anticamen'edetta Laodt'cea admare ora Latakia. St. 190.V.6. Dai celestieroi: dai Santidel cielo. Canto XLIV. .Hringonsì ìcinque giiertieri infraterna aniicizj"; eEinalila per ìa stimacho f Rng|s:>ro,e pei confottide! baon romito,gli firc tuetle BralnniaTitein coasorie. Vanno<iuitidi & ìliraUim,dove con tempo l'alien in<ii te ttrtiviiAstolfo, che ìiaIkenitiati gik iXtibj, e ren dilla Infloita d primoEtsre di foglie.I paUdiut e Sobrtiìfi sono accoltiniEiRniflcanieiite da. Carloin Parigi; maquel gaudio è turbatodal difsenso delduca Amono edi BeaTricoairiinio"fi dj Kiiggirocon Biadamant, daloro fidaiiiata aLeone, figlio àtl l'iinperator eco. Atniasi Rupgìtro;o pieno d'o<j iocqatTtt LeotHf, bi locaal campo de'Bulfri, tbe liunno guerra co 'Greci,Bconfig qtit*tì ultimi, poi \a adallogiarù in nnaterra da luinon lobo acìuta persoggetta al grecoimpeto; ed hiA denaniiato comautore del diaastro£ offerto daiGreci. l SpDì?Po iupùberi alberghi ein piceml tetli. NellecalaTDitadl e ueidisagi " lleglio BVasTìiunjCoii tV amicìziai petti, Che fraricchezze invì{liuHe agiTel lepiene tV insidiee ili aosipetti Curti regalie splendidi palagi, Ovela cari t ade è in tuttoestinta, Né si vedeamici/ia se nonfinta Quindi avvjen chetra Principi eSignori Patti e convennonsono frali. Fanlega oggi Re"Papi e Imperatori; T'iniHii pLìrannimicì CLpitali: Perchè, qual V apparenzeesteriori, Non hanno i cor, nonhan gli animitali; Che, non mirandoal torto piùchal dritto, Attendon solamenteal lor profitto.3 Questi,quantunque d'amicizia poco Sienocapaci, perchè nonsta quella Ove percose gravi, oveper giuoco Mai senzafinzì'on non sifavella; Pur, se talorgli ha trattiin umil loco Insiemeuna fortuna acerbae fella, In pocotempo vengono anotizia (Quel che inmolto non fér)dell'amicizia. IProfferte senza fine,onore e feata Fecea Ruggiero ilPaladin cortese. Il prudenteEremita, come questa Benivolenzia vide,adito prese. Entrò dicendo: Afare altro nonresta (E lo speroottener senza contese), Checome V amiciziaè tra voifatta, Tra voi siaancora affinità contratta; 4n santo vecchierelnella sua stanza Giunger gliospiti suoi connodo forte Ad amorvero meglio ebbepossanza, Ch'altri non avriafatto in realcorte. Fu questo poidi tal perseveranza, •Che non si sciolsemai fino allamorte. Il vecchio litrovò tutti benigni, Candidi piùnel cor, chedi fuor cigni. 5Trovolli tutti amabilie cortesi, Non dellainiquità ch'io v'hodipinta Di quei chemai non esconopalesi, Ha sempre vancon apparenza finta. Diquanto s'eran peraddietro offesi Ogni memoriafu tra loroestinta: E se d'unventre fossero ed'un seme, Non sipotriano amar piùtutti insieme. " Sopragli altri ilSignor di Blontalbano Accarezzava eriveria Ruggiero; Si perchègià l'avea conTarme in mino Provatoquanto era animosoe fiero; Si pertrovarlo affabile edumano Più che maifosse al mondocavaliere:Ma molto più,che da diversebande Si conoscea d'avergliobbligo grande. 7 Sapeache di gravissimoperiglio Egli avea liberatoRicciardetto, Quando il Reispano gli fé'dar di pìglio, Econ la figliaprendere nel letto:Eeh' avea tratto l'unoe l'altro figlio Delduca Buovo, com'iov'ho già detto, Diman dei Saracinie dei malvagi Ch'eran colmaganzese Bertolagi. Stanza 9. 10Acciò che delledue progenie illustri, Chenon han pardi nobiltade almondo, Nasca un lignaggioche più chiarolustri Che'l chiaro Sol,per quanto giraa tondo; E comeandran più innanzied anni elustrì. Sarà piùbello, e durerà(secondo Che Dio m'inspira,acciò eh' a voinoi celi) Finché terranl'usato corso icieli. 8 Questo debitoa lui parcadi sorte. Oh' ad amarlo stringeano e ad onorarlo; Egli ne dolsee gli ne'ncrebbe forte, Che primanon avea potutofarlo, Quando era l'unnelP africana corte, El'altro ali! servigiera di Carlo. Orche fatto Cristianquivi lo trova, Quelche non feceprima, or fargli giova. 11 Eseguitando il suoparlar più innante. Fail santo vecchiosi, che persuade CheRinaldo a Rugierdia Bradamante; Benché pregar l'un l'altro accade. Loda Oliviercol Principe d'Anglante, Che far si debbaquest i affinitade:Ilche speran cheapprovi Amone e Carlo,E debbatutta Francia commendarlo. 12 Cosicean; ma nonsapean ch'Amone, Con Yolnntàdel figlio diPipino, Navea dato inquei giorni intenzione Air imperator grecoCostantino, Che glie ledomandava per Leone Suofiglio, e snccesBornel gran domino. Senera, pel valorche n'avea inteso, Senzavederla, il giovinettoacceso. 18 Risposto gliavea Amon, cheda solo nonera per concluderealtramente. Né pria chene parlasse col figliuolo Rinaldo, dallacorte allora assente; Ilqual credea chevi verrebbe avolo, E che digrazia avria sigran parente:Pur, permolto rispetto chegli avea, Risolver senzalui non sivolea. Svtó:''; stanza lo.14 OrRinaldo lontan dalpadre, quella Pratica imperiaitutta ignorando. Quivi aRuggier promette lasorella, Di suo pareree di parerd'Orlando, £ degli altrieh' avea secoalla cella, Ma sopratutti V Eremitainstando:E crede veramenteche piacere Debba adAmon quel parentadoavere. 16 Quel die la notte,e del seguentegiorno Steron grau partecol Monaco saggio. Quasiobbliando al legnofar ritorno. Benché ilvento spirasse allor viaggio. Ma ilor nocchieri, acui tanto soggiorno Increscea ornai,mandar più d'unmessaggio, Che listimolar della partita, Ch'a forza lispiccar dall' Eremita. 16 Ruggierche stato erain esilio tanto, Nédallo scoglio aveamai mosso ilpiede, Tolse licenzia daquel mastro santo, Ch'insegnata gliavea la veraFede. La spada Orlandogli rimesse accanto, L'arme d'Ettorre,e il buonFrontin gli diede; Siper mostrar delsuo amor segnoespresso, Si per saperche dianzi eranod'esso. 17 E quantunquemiglior nell'incantata Spada ragioneavesse il Paladino, Checon pena etravaglio già levata L'aveadal formidabile giardino, Chenon avea Ruggiero,a cui donata Dalladro fu, chegli die ancorFrontino;' Pur volentiergliele donò colresto Dell'armi, tosto che ne furichiesto. 18 Parbenedetti dal vecchiodevoto E sol navìlioalfin si ritornaro, Iremi air acqua,e diér levele al Noto; Efa lor sereno il tempoe chiaro. Che nonvi bisognò priego voto, Finché nelporto di Marsigliaentraro. Ma quivi stianotanto, eh' ioconduca Insieme Astolfo, ilglorioso duca. 19 Poiche della vittoriaAstolfo intese " Chesanguinosa e pocolieta s'ebbe; Vedendo chesicura dall'offese D'Africa oggiinaiFrancia esser potrebbe, Pensò che'1 Re de'Nubi in suopaese Con l'esercito suorimanderebbe, Per la stradamedesima che tenne Quandocentra Biserta sene venne. stanza 23. 20L'armata che iPagan roppe nell' onde, Già rimandataave.i il figliuold' Uggiero; Di cui, nuovomiracolo, le sponde (Tostoche ne fuuscito il popolnero) E le poppee le proremutò in fronde, Eritomolle al suostato primiero:Poi venneil vento, ecome cosa lieve LeToUein aria, e fé'sparire in breve. 22Negli utri, dico,il vento dielor chiuso, Ch'uscir dimezzodì suol contal rabbia, Che muovea guisa d'onde,e leva insuso, E rota fin in ciell'arida sabbia; Acciò se lo portasseroa lor uso, Cheper cammino afar danno nonabbia; E che poi,giunti nella lorregione, Avessero a lassarfuor di prigione. 21 Chia piedi echi in arcion,tutte partita, D' Africa fèrle Nubiane schiere. Maprima Astolfo sichiamò infinita Grazia alSenape ed immortaleavere. Che gli vennein persona adare aita Con ognisforzo edogni suopotere. Astolfo lor nell'uterinoclaustro A portar diedeil fiero eturbidoAustro. 23 Scrive Tarpino,come furo aipassi Dell'alto Atlante, chei cavalli loro Tuttiin uu tempodiventaron sassi; Sì che,come venir, sene tornerò. Ma tempoé ornai ch'Astolfoin Fran'ia passi; Ecosi, poi chedel paese moro Ebbeprovvisto ai luoghiprincipali, AU'Ippogrifo suo fé' spiegarl'ali. 24 Volò inSardigna in nnbatter di penne, Edi Sardigna andònel llto corso; Equindi sopra ilmar la stradatenne, Torcendo alquanto aman sinistra ilmorso. Nelle maremme alPultimo ritenne Della riccaProvenza il leggiercorso, Dov'eseguìdell'Ippogrifo quanto G.i dissegià V Evangelistasanto. 25 Hagli commessoil santo Evangelista, Che più,giunto in Provenza,non lo sproni; Eeh' all'impeto fier piùnon resista Con sellae fren, ma libertàgli doni. Già aveail più bassoeie), che sempreacquista Del perder nostro,al corno toltii suoni; Che mutoera restato, nonchéroco, Tosto eh' entrò'1 guerrier neldivin loco. stanza 29. 28Per onorar costor,ch'eran sostegno Del santoImperio e lamaggior colonna, Carlo mandòla nobiltà delregno Ad incontrarli finsopra la Sonna. Egliusci poi colsuo drappel piùdegno Di Re edi Duci, econ la propriadonna, Fuor delle mura,in compagnia dibelle E ben ornatee nobili donzelle. 21 L'Imperatorcon chiara elieta Aronte. I Paladinie gli amicie i parenti. Lanobiltà, la plebefanno al Conte Edagli altri d'amorsegni evidenti: Gridar s'odeMongrana e Chiaramonte. Sì tostonon finir gli abbracciamenti, Rinaldo eOrlando insieme ed OlivieroAl signor loroappresent&r Ruggiero; 80 Egli narrar chedi Ruggier diRisa Era figliuol, divirtù uguale alpadre. Se sia animosoe forte, eda che guisa Sappiaferir, san dirle nostre squadre. ConBradamante in questovien Marfi::.!, Le. duecompagne nobili eleggiadre. Ad abbracciar Ruggiervien la sorella: Conpiù rispetto stal'altra donzella. 31 L'imperatorRuggier fa risalire. Ch'era perriverenzia sceso apiede, E Io faa par afar seco venire; Edi ciò eh' a onorarlo sirichiede, Un punto solnon lassa preterire. Ben sapeache tornato eraalla fede; Che tostoche i guerrierfuro all' asciutto, Certificato aveanCarlo del tutto. 26Venne Astolfo aMarsiglia, e venneappunto 11 chev'era Orlando edOliviero, E quel daMontalbano insieme giunto Colbuon Sobrino ecol meior Ruggiero. Lamemoria del soziolor defunto Vietò che i Paladininon poterò Insieme cosia punto rallegrarsi, Come intanta vittoria doveafarsi. 2 Con pompatrionfai, con festagrande Tomaro insieme dentroalla cittade, Che difrondi verdeggia edi ghirlande: Coperte apanni son tuttele strade: Nembo d'erbee di fiord'alto si spande, Esopra e intomoai vincitori cade, Cheda veroni e dafinestre amene Donne e donzellegittano a manpiene. 27 Carlo aveadi Sicilia avutoavviso Dei doo Remorti, e diSobrino preso, E ch'erastato Brandimarte ucciso; Poidi Ruggiero aveanon meno inteso: Ene stava colcor lieto e col viso D'avergittate intollerabil peso, Chegli fu sopragli omeri sigreve, Che starà unpezzo pria chesi rìleve. 33 Alvolgersi dei cantiin vari lochi Trovanoarchi e trofeisubito fatti che diBiserta le minee i fochi Mostrandipinti, ed altridegni fatti: Altrove palchicon diversi giuochi, Espettacoli e mimie scenici atti; Edè per tuttii canti iltitol vero Scritto: Ailiberatori dell'Impero. 34 Frail suon d'argutetrombe, e dicanore Piffxre, e d'ognimusica armonia, Fra risoe plauso, iiubiioe favore Del popoloeh' a pena vicapa, Smontò al palazzoil magno Imperatore, Ove piùgiorni quella compagnia Contoruiamenti, personaggi efarse, Danze e convitiattese a dilectarse. 85 Rinaldoun giorno alpadre fé' sapere Che lasorella a Rusgierdar volea; Ch'in presenziad'Orlando per mogliere, Ed' Olivier, promessa gliel'avea; Li quali eranoseco d'un parere, Cheparentado far nonsi potea, Per nobiltàdi sangue eper valore, Che fossea questo par,nonché migliore. stanza 32. 36Ode Amone ilfigliuol con qualchesdegno, Che, senza conferirloseco, gli osa Lafiglia maritar, ch'essoha disegno Che delfigliuol di Costantinsia sposa, Non diRuggier, il qualnon eh' abbi' regno 3ra nonpuò al mondodir: Questa èmia cosa; Né sa che nobiltàpoco si prezza, Emen virtù, senon v'è ancorricchezza. 37 Bla piùd'Araou la moglieBeatrice Biasma il figliuolo,e chiamalo arrogante; Ein segreto e in palesecontraddiceChe di Ruggiersia moglie Bradamante: Atutta sua possanzaImperatrice Ha disegnato farladi Levante. Sta Rinaldoostinato, che nonvuole Che manchi ouiota delle sueparole. 38 La madre,eh' aver credealle sue voglie Lamagnanima figlia, laconforta Che dica, chepiuttosto ch'esser moglie D'unpover cavalier, vuoleesser morta; Né maipiù per figliuolala raccoglie, Se questaingiuria dal fratelsopporta: Nieghi pur conaudacia, e tengasaldo; Che per sforzirlanon sarà Rinallo. SOSta Bradamante tacita, al detto Dellamadre s'arrisca acontraddire; Che r haiu tal riverenziae in talrispetto, Che non potriapensar non l'ubbidire. Dall' altra parteterria gran difetto, Sequel che nonvuol far volessedire. Non vuol, perchènon può; chè'lpoco e'I molto Poterdi se disporreAmor le hatolto. 40 negar, mostrarsene contenta S'ardisce; esol sospira, enon risponde: Poi quandoé in laogoch'altri non lasenta, Yersan lacrime gliocchi a guisad'onde; £ parte deldolor, che latormenta, Sentir fa alpetto ed allechiome bionde: Che l'unpercuote, e l'altrestraccia e frange; Ecosi parla, e cosi secopiange: Stanza 33. 41 Ahimè!vorrò quel chenon vuol chideve Poter del volermio più cheposs'io? Il voler dimia madre avròin si lieve Stima,ch'io lo pospongaal voler mio? Deh !qual peccato puoteesser si grieve Auna donzella, qualbiasmo si rio, Comequesto sarà, se,non volendo Chi sempreho da ubbidir,marito prendo? 42 Avrà,misera me! dunquepossanza La materna pietà,ch'io t'abbandoni, 0 mioRuggiero? e eh' anuova speranza, A desirnuovo, a nuovoamor mi doni? Oppurla riverenzia el'osservanza Ch'ai buoni padridenno 1 figlibuoni Porrò da parte,e solo avròrispetto Al mio bene,al mio gaudio,al mio diletto?43So quanto, ahilassa ! debbo tài:so quanto Di buonafiglia al debitoconviensi: 10 '1 so;ma che mivai, se nonpuò tanto La ragion,che non possinepiù i sensi? S'Amorla caccia ela fa starda canto, Né lassach'io disponga, ch'io pensi Di medispor, se nonquanto a luipiaccia, E sol, quantoegli detti, iodica e faccia? 44Figlia d'Amone edi Beatrice sono, Eson, misera me!serva d'Amore. Dai genitorimiei trovar perdono Speroe pietà, s'iocadere in errore: Mas' io offenderò Amor,chi sarà buono Aschivarmi con prieghiil suo furore, Chesol voglia Unadi mie scuseudire, E non mifaccia subito morire? 45Cime ! con lungaed ostinata prova Hocercato Ruggier trarrealla Fede; Ed bollo trattoalfin: ma che mi giova, Se'l mioben fare inutil d'altri cede? Così,ma non persé, l'ape rinnova 11mele ogni anno,e mai nonlo possiede. Ma vo' primamorir, che maisia vero Ch' iopigli altro marito,che Ruggiero. Stanza 95. 46S io nonsarò al mio padre ubbidiente, Né allamia madre, iosarò al miofratello, Che molto emolto è piùdi lor prudente, Négli ha latroppa età toltoil cervello. E a questo cheRinaldo vuol, consente Orlando ancora,e per meho questo equello; Li quali duopiù onora ilmondo e teme, CheV altra nostragente tutta insieme. 47Se qnesti ilfior, se questiognuno stima La gloriae Io splendordi Chiaramente; Se sopragli altri ognnngli alza esublima Più che nonè del piedealta la fronte; Perchè debbovoler che dime prima Amon disponga,che Rinaldo e'1 Conte?Voler noidebbo; tanto meu,che messa In dubbioal Greco, ea Bnggier fuipromessa. 48 Se ladonna s'affligge esi tormenta, Né diEuggier la menteè più quieta; Ch'ancorché di ciònuova non sisenta Per la città,pur non éa lui segreta. Secodi sua fortunasi lamenta, La qualfruir tanto suobeu gli vieta. Poiche ricchezze nongli ha datee regni, Di cheè stata silarga a milleindegni. 50 Ma ilvolgo,nel cui arbitrioson gli onori, Che,come pare alui, li levae dona (Né dalnome del volgovoglio fuori, Eccetto Tuomprudente, trar persona; Che Papi Re Imperatori Non netrae scettro, mitra corona; Ma laprudenzia, ma ilgiudizio buono, Grazie chedal del datea pochi sono): Stanza86. 51 Questo volgo(per dir quelch'io vo'dire), Ch'altro nonriverisce che ricchezza, Névede cosa almondo che piùammire, E senza, nullacura e nullaapprezza . Sìa quanto vogliala beltà, l'ardire. Lapossanza del corpo,la destrezza. La virtù,il senno, labontà: e piùin questo Di ch'oravi ragiono, chenel resto. 49 Ditutti gli altribeni, o checoncede Natura al mondo,o proprio studioacquista, Aver tanta e tal parteegli si vede, Quale quanta altriaver mai s'abbiavista; Ch'a sua bellezzaogni bellezza cede; Ch'asua possanza éraro chi resista: Dimagnanimità, di splendorregio A nessun, piùeh' a lui,si debbe il pregio.52 Dicea Ruggier:Se pur éAmon disposto Che lafigliuola Imperatrice sia, ConLeon non concludacosi tosto:Almen termineun anno ancomi dia; Ch'io sperointanto che dame deposto Leon colpadre dell'imperio fia: Epoi che toltoavrò lor lecorone, Genero indegno nonsarò d'Amene. 53 Ma86 fa senzaindugio, come hadetto, Suocero dellafiglia Costantino; S'alia promessanon avrà rispetto DiRinaldo e dOrlando suo cugino Fattami innanzi alTecchio benedetto, Al marcheseOliviero, al reSobrìno; Che farò? vo' patirsi grave torto? 0,prima che patirlo,esser pur morto?54Deh che farò?&rò dunque vendetta Contra ilpadre di leidi quest'oltraggio? Non miroch'io non sonper farlo infretta, 0 s'in tentarloio mi siastolto o saggio: Mavoglio presuppor eh' amorte io metta L'iniquo vecchio,e tutto ilsuo lignaggio: Questo nonmi tara, peròcontento; Anzi in tuttosarà contra almio intento. 55 Efu sempre ilmio intento, ed è, chem'ami La bella donna,e non chemi sia odiosa:lfa,quando Amon leuccida, o facciao tramiCosa alfratello o aglialtri suoi dannosa, Nonle do giustacausa che michiami Nimico, e piùnon voglia essermisposa? Che debbo dunquefar? debbo l patire? Ahnon, per Dio:piuttosto io vo' morire. 56 Anzinon vo' morir; mavo'che muoia Con piùragion questo LeoneAugusto, Venuto a disturbartanta mia gioia; 10vo' che muoiaegli e '1suo padre ingiusto. Elena bellaall' amator di Troia Noncostò si, a tempo piùvetusto Proserpina a Piritoo,come voglio Ch'ai padree al figliocosti il miocordoglio, 57 Può esser,vita mia, chenon ti doglia Lasciare il tuoRuggier per questoGreco? Potrà tuo padrefar che tu lotoglia, Aucor ch'avesse ituoi fratelli seco? Masto iu timor,ch'abbi piuttosto voglia D'esser d'accordocon Amon, chemeco; E che tipaia assai migliorpartito Cesare aver,. eh'un privato uom,marito. 58 Sarà possibilmai che nomeregio. Titolo imperiai, grandezzae pompa, Di Bradamantemia l'auimo egregio, 11gran valor, l'altavirtù corrompa Si, eh'abbia da tenerein minor pregio Ladata fede, ele promesse rompa? Népiuttosto d'Amon farsinimica. Che quel chedetto m'ha, semprenon dica? 59 Dicevaqueste ed altrecose molte, Ragionando fra Ruggiero;e spesso Le diceaiu gsa, ch'eranoraccolte Da chi talorse gli trovavaappresso; Si che iltormento suo piùdi due volte Eraa colei, percui pativa, espresso; Acui non doleJimeno il sentirlui Cosi doler, chei propri affannisai 60 Ma piùd'ogni altro dnolche le siadetto Che tormenti Ruggier,di questo hadogUa, Ch'intende che s'affliggeper sospetto Ch'ella luilasci, e chequel Greco voglia Onde,acciò si conforti,e che delpetto Questa credenza equesto error sitoglia, Per una disue fide cameriere Glifé' queste paroleun di sapere:61Ruggier, qual semprefui, tal esservoglio Fin alla morte,e più, sepiù si puote. 0siami Amor benigno,o m' usi orgoglio, 0meFortuna inalto o inbasso mote, Immobil sondi vera fedescoglio Che d'ogn' intorno ilvento e ilmar percuote: Né giammaiper bonaccia per verno Luogo mutoi, muterò ineterno. 62 Scarpello sivedrà di piombo,o l!ma. Formare invarie immagini diamante. Prima checolpo di Fortuna,o prima Ch'ira d'Amorrompa il miocor costante; E sivedrà tornar versola cima Dell' alpe ilfiume turbilo esonante, Che per noviaccidenti, o buonio rei, Faccino altroviaggio i pensiermiei. 63 A voi,Ruggier, tutto ildominio ho dato Dime, che forseé più ch'altrinon criede. So beneh' a novoPrìncipe giurato Non fudi questa mai la maggiorfede; So che al mondoil più sicurostato Di questo, Re Imperator possiede: Nonvi bisogna farfossa torre, Perdubbio eh altri avoi lo vengaa torre; 64 Che,senza eh' assoldiatealtra persona, Non verràassalto a cuinon si resista: Noné ricchezza adespugnanni buona, Né sivii prezzo uncor gentile acquista; Nénobiltà, altezzadi corona, Ch'ai scioccovolgo abbagliar suolla vista; Non beltà,eh' in lieveanimo può assai, Vedrò,che più divoi mi piacciamai. 65 Non avetea temer chMnforma nuova Intagliare ilmio cor maipiù possa: Sìl'immagine vostra siritrova Scalpita in lui,cìi' esser non puòrimossa. Che'l cor nonho di cera,è fatto prova; Chegli die cento,non eh' unapercossa, Amor, prima chescaglia nelevasse, Quando all'immaginvostra lo ritrasse. 66Avorio e gemnui,ed ogni pietradura Che meglio dall' intaglio sidifende, Romper può;ma non ch'altrafigura Prenda, che quellach'una volta prende. Nonè il mìocor diverso allanatura Del marmo od'altro ch'ai ferrocontende. Prima esser puòche tutto Amorlo spezze, Che lopossa sculpir d'altrehellezze. 67 Soggiunse aqueste altre parolemolte, Piene d'amor, fede e diconforto. Da ritornarlo invita mille volte, Sestato mille voltefosse morto. Ma quandopiù della tempestatolte Queste speranze essercredeano in porto, Daun nuovo tnrhoimpetuoso e scuro Rispinte inmar, lungi dallito, furo: 68 PerocchéBradamante, ch'eseguireVorria molto piùancor che nonha dett • . Rivocandonel cor l'usatoardire, E lasciando irda parte ognirispetto, S' appresenta un dia Carlo, e dice:Sire, S'a vostra Maestadealcun effetto 10 fecimai, che leparesse huono, Contenta siadi non negarmiun dono. 69 Eprima che piùespresso io lelo chieggia, ?u lareal sua fedemi prometta Farmene grazia;e vorrò poiche veggia Che saràgiusta la domandae retta. Merta latua virtù chedar ti deggia Ciòche domandi, ogiovane diletta, Rispose Carlo;e giuro, sebhenparte Chiedi del regno mio,di contentarte. 70 n donch'io bramo dall'Altezzavostra, È che nonlasci mai maritodarme. Disse la damigella,se non mostra Chepiù (li mesia valoroso inarme. Con qualunque mivuol, prima ocon giostra O con la spadain mano hoda provarme 11 primoche mi vinca,mi guadagni: Chi vintosia, con altras'accompagni. 71 Disse rImperator con visolieto, Che la domandaera di leiben degna; E chestesse con l'animoquieto. Che farà apunto quanto elladisegna. Non è questoparlar fatto insegreto Si, eh' a notiziaaltrui tosto nonvegna; E quel giornomedesimo alla vecchia Beatrice eal vecchio Amoncorre all'orecchia. Stanza C9. 72Li quali parimentearser di grande Sdegnocontra alla figlia,e di grand'ira; Che viderben con questesue domande, Ch'ella aRuggier più eh' aLeone aspira: E presti,per vietar chenon si mande Questoad effetto, ach'ella intende emira. La levaro confraude della corte, Ela menaron secoa Rocca Forte. 73Quest' era unafortezza eh' adAmone Donato Carlo aveapochi innante. TraPerpignano assisa eCarcassone, In loco aripa il marmolto importante. Quivi lariteneau come inprigione, Con pensier dimandarla un in Levante: Si eh'ogni modo, vogliaella o nonvoglia,Lasci Ruggier daparte, e Leontoglia.74 La yalorosadonna, che nonmeno Er modesta, cV animosae forte; Ancorché postogaardia non Tavieno, Epotea entrare euscir fiior delle porte; Purstava ubbidiente sottoilfreno Del padre: ma patirprigione e morte, Ognimartire e crudeltà,piuttosto Che mai lasciarRuggier, savea proposto. 77 Larme che furgià del troianoEttorre, E poi diMandricardo, si riveste, Efa la sellaal buon Frontinoporre, E cimier muta,scudo e sopravveste. A questaimpresa non glipiacque tórre L aquila biancanel color celeste; Maun candido liocorno,come giglio, Vuol nelloscudo, eM campoabbia vermiglio. stanza 86. 78Sceglie de' suoiscudieri il piùfedele, E quel vuole,e non altri,In compagnia; E glifa commission chenon rivele In alcunloco mai, cheRuggier sia. Passa laMosa e '1Reno, e passade le Contrade d'Ostericchein Ungheria; E lungoristro per ladestra riva Tanto cavalca,eh' a Belgrado arriva. 79Ove la Savadel Danubio scende, Everso il marmaggior con lui volta, Vede grangente in padiglionie lentie Sotto r insegneimperiai raccolta; Che Costantinoricovrare intende Quella cittàche i Bulgarigli bau tolta. Costantin v'èin persona, e'Ifigliuol seco Con quantopuò tutt) l'Imperiogreco. 80 Dentro aBelgrado, e fuorper tutto ilmonte, E giù findove il fiumeil pie glilava, L'esercito dei Bulgarigli è afronte; E l'uno el'altro a berviene alla Sava, Sulfiume il Grecoper gittare ilponte, Il Bulgar pervietarlo armato stava. QuandoRuggier vi giunse;e zuffa grande Attaccata trovòfra le duebande. 75 Rinaldo, chesi vide lasorella Per astuzia d'Amontolta di mano, E chedispor non potràpiù di quella, Ech'a Ruggier l'avràpromessa invano; Si duoldel padre, ecentra a luìfavella. Posto il rispettofili'al lontano. Ma pococura Amon ditai parole, E disua figlia amodo suo farvuole. 76 Ruggier, chequesto sente, edha timore Di rimanerdella sua donnaprivo, E che l'abbiao per forzao per amore Leon,se resta lungamentevivo; Senza parlarne altruisi mette incore Di far chemuoia, e sia,d'Augusto, Divo; E tdr,se non l'ingannala sua speme, Alpadre e alui la vitae'I regno insieme. 81I Greci sonquattro contr'uno, edhanno Navi coi pontida glttar nell'onda; Edi voler fierosembiante fanno Passar perforza alla sinistrasponda. Leone intanto, conocculto inganno Dal fiumediscostandosi, circonda Molto paese,e poi vitorna, e getta Nell'altra ripai ponti, epassa in fretta. 82E con grangente, chi inarcion, chi a piede(Che nonn' avea diventi mila unmanco), Cavalcò lungo lariviera, e diede Confiero assalto agl'inimicial fianco. L'Imperator, tostoche '1 figliovede Sul fiume comparirsial lato manco, Ponteaggiungendo a ponte,e nave anave, Passa di con quanto esercitoave. 83 II capo,il re de'Salgari Vatrano, Animoso eprudenteeprò gaeniero, Di quae di s affaticava invano Perriparare a unimpeto si fiero; Quando, cingendolcon robusta mano Leon,gli fé' cader sottoil destriero; £ poichédar prigion mainon si volse, Conmille spade lavita gli tolse. 84I Bulgari sinqui fatto aveantesta; Ma quando illor Signor sivider tolto, E crescerd'ogn' intorno latempesta, Volt&r le spalleove avean primail volto. Rnggier, chemisto vien frai Greci, equesta Sconfitta vede, senzapensar molto, I Bulgarisoccorrer si dispone, Perch' odiaCostantino, e piùLeone. Stanza 95. 85 SpronaFrontin, che sembraal corso unvento, E innanzi atutti i corridoripassa; E tra lagente vien, cheper spavento Al montefugge, " lapianura lassa. Molti neferma, e favoltare il mento Centrai nemici, epoi la lanciaabbassa; E con sifier sembiante ildestrier muove, Che finnel eiel Martene teme eGiove.86 Dinanzi aglialtri un cavaliereadocchia, Che ricamato nelvestir vermiglio Avea d'oroe di setauna pannocchia Con tuttoil gambo, cheparca di miglio; Nipote aCostantin per lasirocchia, Ma che nongli era mencaro che figlio:Glispezza scudo eosbergo come vetro, Efa la lanciaun palmo apparirdietro. 87 Lascia quelmorto, e Balisardastrìnge Verso uno stuolche più sivede appresso; E contraa questo econtra a quelsi spinge, Ed a chi troncoed a chiil capo hafésso:A chi nelpetto, a chinel fianco tinge Ilbrando, e achi Tha nellagóla messo: Taglia busti,anche, braccia, manie spalle; E ilsangue, come un no,correalla valle. 88 Nonè, visti queicolpi, chi glifaccia Contrasto più; cosin'è ognun smarrito: Siche si cangiasubito la faccia Della battaglia;che, tornando ardito, Ilpetto volge eai Greci la caccia Il Bulgaroche dianzi erafuggito:In un momentoogni ordine disciolto Sivede, e ognistendardo a fuggirvolto. 89 Leone Augustos'un poggio eminente, Vedendo isuoi fuggir, s'eraridutto; E sbigottito emesto ponea mente (Perch'era inloco che scoprivail tutto) Al cavalierch'uccidea tanta gente, Cheper lui solquel campo eradistrutto; E, non puòfar, sebben n'èoffeso tanto, Che nonlo lodi egli dia inarme il vanto. 90Ben comprende alPinsegne' e sopravvesti, All'arme luminosee ricche d'oro. Che,quantunque il guerrierdia aiuto aquesti Nimici suoi, nonsia però diloro. Stupido mira isoprumani gesti, E talorpensa che dalsommo coro Sia perpunire i Greciun angel sceso, Chetante e tantevolte hanno Diooffeso. 91 E comeuom d'alto edi sublime core, Ovel'avrian molt' altri inodio avuto, Egli s' innamoròdel suo valore, Néveder fargli oltraggioavria voluto: Gli sarebbeper un de' suoiche muore, Vederne morirsei manco spiaciuto, Eperder anco partedel suo regno, Cheveder morto uncavalier si degno. 92Come bambin, sebbenla cara madre Iraconda Iobatte e da caccia, Non haricorso alla florellao al padre, Maa lei ritorna,e con dolcezzaabbraccia; Cosi Leon, sebbenle prime squadre Ruggier gli uccide,e l'altre gliminaccia, Non lo può odiar,perch' all'amor più tira L'altovalor, che quellaouesa all'ira. 93 Mase Leon Ruggieroammira ed ama Mipar che durocambio ne. riporte CheRuggiero odia lui, cosa brama Più,che di dargli disua man lamorte. Molto con gliocchi il cerca,ed alcun chiama. Cheglie lo mostri;ma la buonasorte E la prudenzadell'esperto Greco Non lasciòmai che s'affrontasseseco. 94 Leone, acciòche la suagente affatto Non fosseuccisa, fé' sonar raccolta Edall'Imperatore un messoratto A pregarlo mandò,che desse volta, Eripassasse il fiume,e che buonpatto N'avrebbe, se lavia non gliera tolta: Ed esso,con non moltiche raccolse. Al ponteond' era entrato ipassi volse. 95 Moltiin poter de' Bulgarirestaro Per tutto ilmonte, e sinal fiume uccisi Evi restavan tutti,se'l riparo Non gliavesse del riotosto divisi. Molti cadderdai ponti, e s'affogare; E molti, senzamai volgere ivisi, Quindi lontano iròa trovar ilguado E molti furprigion tratti inBelgrado. 96 Finita labattaglia di quelgiorno, Nella qual, poichéil lor signorfu estinto, Danno iBulgari avriano avutoe scorno, Se perlor non avesseil guerrier vinto, Ilbuon guerrier che'1 candido liocorno Nello scudovermiglio avea dipinto; Alui si trassontutti, da cuiquesta Vittoria conoscean, congioia e festa. 97Uno il saluta,un altro segì' inchina, Altri lamano, altri glibacia il piede:Ognun,quanto più può,se gli avvicina, Ebeato si tienchi appresso ilvede, E più chi'ltocca; che toccardivina E soprannatural cosasi crede. Lo pregantutti, e vannoal del legrida, Che sia lorRe, lor capitan,lor guida. 98 Ruggierrispose lor, checapitano E re sarà,quel che fialor più agrado; Ma abaston ascettro ha da por mano, Néper quel giornoentrar vuole inBelgrado: Che, prima chesi faccia piùlontano Leone Augusto, eche ripassi ilguado, Lo vuol seguir, torsi dallatraccia, Finché noi giunga,e che morirnoi faccia: 99 Chemille miglia e più, perquesto solo Era venuto,e non peraltro effetto. Cosi senzaindugiar lascia lostuolo, E si volgeal cammin chegli vien detto Cheverso il pontefa Leone avolo, Forse per dubbioche gli siaintercetto. Gli va dietroper l'orma intanta fretta, Che'l suoscudier non chiamae non aspetta. 100Leone ha nelfuggir tanto vantaggio (Fuggir si può bendir, più cheritrarse), Che trova apertoe libero ilpassaggio: Poi rompe ilponte, e lasciale navi arse. Nonv'arriva Ruggier, ch'ascosoil raggio Era delsol, sadove alloggiarse. Cavalca innanzi,che lucea laluna, Né mai trovaCastel villaalcuna. 101 Perché nonsa dove sipor, cammina Tutta lanotte, d'arcionmai scende. Nello spuntardel nuovo solvicina A man sinistrauna città comprende; Ove distar tutto quel destina. Acciò l'ingiuriaal suo Frontinoemende, A cui, senzaposarlo o trarglibriglia, La notte fattoavea far tantemiglia. 102 Ungiardo erasignor di quellaterra, Suddito e caroa Costantino molto. Oveavea, per cagiondi quella guerra. Dacavallo e dapie buon numertolto. Quivi, ove altruiP entrata non siserra. Entra Ruggiero; ev'é benraccolto. Che non gliaccade di passarpiù avante Per avermiglior loco epiù abbondante. 103 Nelmedesimo albergo in sula sera Un cavalierdi Romania alloggiosse, Che sitrovò nella battagliafiera. Quando Ruggier peiBulgari si mosse, Eda pena diman fuggito gliera, Ma spaventato piùch'altri mai fosse; Sìeh' ancor triema,e pargli ancoraintomo Avere il cavalierdal liocorno. stanza 103. 104Conosce, tosto chelo scudo vede, CheU cavalier chequella insegna porta Èquel che lasconfitta ai Grecidiede, Per le cuimani è tantagente morta. Corre alpalazzo, ed udienziachiede, Per dire aquel signor cosach'importa; E subito intromesso,dice quanto Io miriserbo a dirnell'altro Cauto. NOTE. St. 7.V.5a L'uno eValtro figlio Delduca Buovo: Malagigi eViviano, figlinoli diBaovo d'Agrismonte, liberati daRuggiero. St. 17. V.4.Dal formidabile giardino:dal giar dino di Fallerina. St. 18.V.3. Noto: ventodi mezzogiorno. St. 21.V.78. NélV uterinoclaustro: nel vano dell'otre. Austro:vento meridionale, lostesso che Noto. St. 25.V.56. Jl piùbasso ciel, chesempre ac quista Del perdernostro: il cielo dellaluna, ove si radunaciò che siperde saUa terra. St.29. V.5. Mongranae Chiaramonte: nomedelle case a cuiappartenevano Orlando eRinaldo. St. 56. V.57.AlV amator di Troia:a Paride. APiritoo: figlio d'Issione;scese all'inferno insiemecon Teseo per rapireProserpina, ed ivifu divorato daCerbero, cane di Pluto. St.61. V.7. Verno:procella. St. 76. V.6.S sia d'Augusto,Divo: e da Augusto ch'egli òora, divenga Divo.Ironica allusione ai costumi ch'ebbero i Romani,sotto gl'imperatori, didivi nizzarli dopo la morte. St.77. v.78. Maun candido liocorno.." Vuolnello scudo, e 'lcampo abbia vermiglio.Il lioconio bianco (animale daun corno solo)in campo rosso,fu impresa anticamente usatadagli Estensi; ese ne vedonotuttora le reliquie inqualche luogo diFerrara. St. 78. V.67.Ostericche: Austria. Istro:oggi Danubio. stanza 76. XLV.ARGOMENTO. Ruggiero, preao nelsonno da Uogiardo,resta prigioniero diTeodora, sorella deirimperatorCostantino. Cario intanto, arichiesta di Bradamante,ha fatto bandireche chi lavuole in mogliedeve battersi conlei, e via cerela pugna. Leone,che ha concepitoamore e stimaper Ruggiero, benchénoi conosca, lotrae di prigione, elo impegna adassumersi quel duello.Ruggiero, portando leinsegne di Leone,combatte con ladonzella. Sopraggiunta la notte,<3arlo fo cessalela pugna, edestina Bradamante alcreduto Leone. Ruggieroacco rato vuole uccidersi; mapresentasi a QrloMarfisa, e impediscequel maritaggio. Quanto più sn l'iustabilmota vedi Di fortunaire in altoil miser uomo; Tantopiù tosto haida vedergli ipiedi Ove ora hail capo, efar cadendo iltomo. Di questo esempioè Policrate, e il Re diLidia, eDionis;!, ed altri ch'ionon uomo, Che minatison dalla suprema Gloria inun nellamiseria estrema. 3 nre Luigi, suocerodel figlio Del Ducamio; che rottoa Santo Albino, E)giunto al suonimico neir artìglio, Arestar senza capof\i vicino. Scorse diquesto anco maggiorperiglio, Non molto innanzi,il gran MattiaCorrino. Poi Tun de Franchi,passato quel ponto. L'altro alregno degli Ungarìfu assunto. Cosi all'incontro,quanto più depresso, Quanto èpiù Tuom diquesta motA alfondo. Tanto a quelpunto più sitrova appresso, C'ha dasalir, se de' girarsiin tondo. Alcun sulceppo quasi ilcapo ha messo. Chel'altro giorno hadato legge almondo. Servio e Marioe Ventidio l'hannomostro Al tempo antico,e il reLuigi al nostro: Sivede, per gliesempi di chepiene Sono l'antiche ele moderne istorie, Che'1 ben vadietro al male,e 1 maleal bene, £ finson l'un dell'altroe biasmi èglorie; E che fidarsiall'nom non siconviene In suo tesor,suo regno esue vittorie; Kè disperarsiper Fortuna avversa, Chesempre la suamota in giroTersa. Ruggier, per lavittoria ch'avea avuto DiLeone e delpadre Imperatore, In tantaconfidenzia era venuto Disua fortuna edi suo granvalore, Che senza compagnia,senz' altro aiuto, Dipoter egli solgli dava ilcore, Fra cento apie e acavallo armate squadre Uccider di sua manoil figlio eil padre. stanza 4. 6Ma quella chenon vuol chesi prometta Alcun dilei, gli mostròin pochi giorni Cometosto alzi, etosto al bassometta, E tosto avversae tosto amicatorni. Lo fé' conoscer quivi dachi in fretta A procacciargli andòdisagi e scorni, Dalcavalier che nellapugna fiera Di manfuggito a granfatica gli era. 7Costui fece adUngiardo saper come Quiviil goerrier ch'aveale trenti rotte DiCostantino, e permolt' anni dome, Statoera il giornoe vi staria lanotte; E che Fortunapresa per lechiome, Senza che piùtravagli o chepiù lotte, Darà alsuo Re, se fa costuiprigione; Ch' a' Bulgari,lui preso, ilgiogo pone. 8 Ungiardodalla gente che,fuggita Della battaglia, a lui s'eraridutta (Ch'a parte aparte v'arrivò infinita, Perch'ai pontepassar non poteatutta), Sapea come lastrage era seguita. Chela metà de' Greciavea distrutta: E comeun cavalier soloera stato, Ch' uncampo rotto, el'altro avea salvato. 9E che siada stessosenza caccia Venuto adar del caponella rete, Si maraviglia,e mostra chegli piaccia, Con visoe gesti econ parole liete. Aspetta cheRuggier dormendo giaccia; Poimanda le suegenti chete chete, Efa il buoncavalier, ch'alcun sospetto Diquesto non avea,prender nel letto. 10Accusato Ruggier dalproprio scudo. Nella cittàdi Novengrado resta Prigiond'Ungiardo, il piùd'ogni altro crudo, Chefa di ciòmaravigliosa festa. E chepuò far Ruggier,poi ch'egli è nudoEd èlegato già quandosi desta? Ungiardo unsuo corrier spacciaa staffetta A darla nuova aCostantino in fretta. 11Avea levato Costantinla notte Dalle ripedi Sa vaogni sua schiera; Eseco a Beleticcheavea ridotte, Che cittàdel cognato Androfiloera. Padre di quelloa cui foratee rotte (Come sestate fossino di cera)Al primoincontro l'arme aveail gagliardo Cavalier, orprigion del fieroUngiardo. 12 Quivi fortificarfacea le mura L'Imperatore, eriparar le porte; Chede'Bulgari ben nons'assicura. Che con laguida d'un guerrier forte Non glifaccino peggio chepaura, El resto ponghindi sua gentea morte Or chel'ode prigion, quelli teme, Né secon lor siail mondo tuttoinsieme. 13 L'Impera tor nuotain un mardi latte, Né perletizia sa quelcVe si faccia. Benson le gentibulgare disfatte. Dice conlieta e consicura faccia. Come dellavittoria, chi combatte. Setroncasse al nimicoambe le braccia, Certo saria;così n'é certoe gode L'Imperator, poiché'1 guerrier presoode. 14 Non haminor cagìon dirallegrarsi Del padre ilfiglio; eh' oltreche si spera Diracquistar Belgrado, esoggiogarsi Ogni contrada chede' Bulgari era, Disegna ancoil guerriero amicofarsi Con benefici, eseco averlo inschiera. Né Rinaldo Orlando a CarloMagno Ha da invidiar,se gli ècostui compagno. 16 Daquesta voglia èben diversa quella DiTeodora, a chi'1 figliuolo uccise Ruggier conTasta che dallamammea Passò alle spalle,e un palmofuor si mise. ACostantin, del qualeera sorella, Costei sigettò a' piedi, egli conquise E iutenerìgliil cor d'altapietade Con largo pianto,che nel senle cade. 16 Ionon mi leverò daquesti piedi, Diss'ella, Signormio, se delfellone Ch'uccise il miofigliuol non mi concedi Divendicare, or che1' abbiam prigione. Oltre chestato t'è nipote,vedi Quanto t' amò, vediquant' opre buone Haper te fatto,e vedi s'avraitorto Di non lovendicar di chil'ha morto. 17 Vediche per pietàdel nostro duolo HaDio fatto levardalla campagnaQuesto crudele,e, come augello,a volo A darce l'ha condottonella ragna, Acciò in ripa diStige il miofigliuolo Molto senza vendettanon rimagna. Dammi costui.Signore, e siicontento Ch'io disacerbi ilmio col suotormento. 18 Cosi benpiange, e cosiben si duole, Ecosi bene edefficace parla; Né daipiedi levar maise gli vuole (Benchétre volte oquattro per levarla Usasse Costantinoatti e parole), Ch'egli éforzato alfin dicontentarla: E cosi comandòche si facesse Coluicondurre, e inman di lei si desse. 19E per non farin ciò lungadimora, Condotto hanno ilguerrier dal liocorno, Edato in manoalla crudel Teodora, Chenon vi fuintervallo più d'ungiorno. Il far chesia squartato vivo,e muora Pubblicamente conobbrobrio e scorno. Pocapena le pare;e studia epensa Altra trovarne inusitatae immensa. ataD7A 18L 20La femmina crudello fece porre. Incatenato emani e piedie collo, Nel tenebrosofondo d'una torre, Ovemai non entròraggio d'Apollo. Fuor eh' unpoco di panmuffato, tórreGli fé' ognicibo, e senzaancor lassollo Duo talora; e lodie in guardiaa tale, Ch' eradi lei piùpronto a farglimale. 29 E chefattabbia ancor qualchedisegno, Per più tostolevarsela dal core, D'andarcercando d'uno inaltro regno Donna percui si scordiil primo amore, Comesi dice chesi suol d'unlegno Talor chiodo conchiodo cacciar fuore. Nuovopensier eh' a questopoi succede, Le dipingeRuggier pieno difede; 30 E lei,che dato orecchieabbia, riprende, A tantainiqua suspizione estolta: E così run pensier Ruggierdifende, L altro l'accusa; edella amenduo ascolta, Equando a questoe quando aquel s'apprende, Né risolutaa questo oa quel sivolta:Pur all'opinion piuttostocorre Che più legiova, e la contraria abborre. 33Deh avesse Amorcosi nei pensiermiei Il tuo pensier,come ci hail viso, sculto! Ioson ben certache lo troverei Palese tal,qual io lostimo occulto; E chesi fuor digelosia sarei, Ch'ad orad or nonmi farebbe insulto; Edove a penaor è dame respinta, Rimarria morta,non che rottae vinta. 31 Etalor anco, che le tomaa mente Quel chepiù volte ilsuo Ruggier Ip ha detto, Comedi grave error,si duole epente, Ch' avuto n'abbia gelosia esospetto; E come fosseal suo Ruggierpresente, Chiamasi in colpa,e se nebatte il petto. Hofatto error, diceella, e men'avveggio; Ma chi n'è caua, ècausa ancor dipeggio. 32 Amor n'è causa,che nel corm'ha impresso La forma tuacosi legadra ebella; E posto ciha l'ardir, l'ingegnoappresso, E la virtùdi che ciascunfavella; Ch' impossibil mi par,eh' ove concesso Nesia il veder,ch'ogni donna edonzella Non ne siaaccesa, e chenon usi ogniarte Di sciorti dalmio amore, eal suo legarte. St&uza 'ài. 34Son simile all'avar,e' ha il cor intento Al suotesor, e ve l'ha sepolto, Chenon ne puòlontan viver contento. Nénon sempre temerche gli siatolto. Ruggiero, or può,ch'io non tiveggo e sento Inme, più dellaspeme, il timormolto; Il qual, benchébugiardo e vanoio creda, Non possofar di nonmi dargli inpreda. XLVI. 36 Ma nonapparirà il lume tosto Agli occhimiei del tuotìso giocondo, Contro ognimia credenza ame nascosto, Non 80 in qualparte, o Ruggiermio, dei mondo, Comeil falso timorsarà deposto Dalla verasperanza, e messoal fondo. Deh tomaa me, Ruggier,toma e conforta Laspeme che '1timor quasi mha morta ! 36 Comeal partir delsol si famaggiore y ombra, onde nascepoi vana paura; Ecome ali apparirdel suo splendore Vien menol'ombra, e '1 timidoassicura: Cosi senza Ruggiersento timore; Se Ruggierveggo, in metimor non dura. Dehtoma a me,Ruggier, deh tornaprima Che '1 timorla speranza intutto opprima ! 37 Comela notte ognifiammella è viva, Erìman spenta sobitoch'aggiorna; Così, quando ilmio Sol di mi piiva, Mi leva incontrail rio timorle corna. Ma nonsi tosto airorizzonte arriva, CheU timorfugge, e lasperanza torna. Deh tornaa me, dehtoma, o carolume, E scaccia ilrio timor che mi consume ! 41La Contj E ch< Con I Lasu Del e E ch( Enoi 42 II (Non Mosse E che Molto Edi In gu 38 Se'lsol si scosta,e lascia igiorni brevi. Quanto dibello avea laterra asconde; Fremono iventi, e portanghiacci e nevi:Noncanta augel, fior si vedeo fronde: Cosi, qualoraavvien che dame levi, 0 miobel Sol, letue luci gioconde. Mille timori,e tutti iniqui,fanno Un aspro vemoin me piùvolte Panno. 39 Dehtoma a me,mio Sol, toma,e rimena 43Par! La desiata dolceprimavera! Della Sgombra ighiacci e lenevi, e rasserenaVederi La mente miasi nubilosa enera. Sentei Qual Prognesi lamenta, oFilomena, Giunta Ch' acercar esca aifigliuolini ita era,Audaci E trova ilnido vóto; oqual si lagnaE fa e Turturee' ha perdutola compagna: Ch' egl 40Tal Bradamante sidolca, che tolto44 II e Lefosse stato ilsuo Ruggier teraea,Seco a Di lagrimebagnando spesso ilvolto, Col co Mapiù celatamente chepotea. Che si Ohquanto, quanto sidorria più molto,Giunti S'ella sapesse quelche non sapea,Al cas Che conpena e constrazio il suoconsorte Per ap Erain prigion, dannatoa cmdel morte !E subi 45 Apronla cataratta, ondesospeso Al canape, ivia tal bisognoposto, Leon si cala,e in mano ha nntorchio acceso, Là doveera Rnggier dalsol nascosto. Tutto legato,e s'una gratasteso Lo trova, al racqnaun palmo emen discosto, li'avria inun mese, e in terminepiù corto, Per sé,senz'altro aiuto, illuogo morto. 46 LeonRnggier con granpietade abbraccia, E dice: Cavaiier, la tuavirtute Indissolubilmente a tem'allaccia Di voluntaria etemaservitute, E vuol chepiù il tuoben che '1mio mi piaccia, Nécuri per la tua lamia salute, E chela tua amiciziaal padre; e a quanti Parénti iom'abbia al mondo,io metta innanti s'stanza < 47 Ioson Leon, acciòtu intenda, figlio DiCostantin, che vengoa darti aiuto. Comevedi, in persona,con periglio (Se maidal padre miosarà saputo) D'esser cacciato,o con turbatociglio Perpetuamente esser dalui veduto; Che, perla gente laqual rotta emorta Da te glifu a Belgrado,odio ti porta. 48E seguitò, piùcose altre dicendo Dafarlo ritornar damorte a vita; Elo vien tuttavolta disciogliendo. Rnggier glidice: Io v'hograzia infinita; E questavita, ch'or midate, intendo Che sempremai vi siarestituita, Che la vogliateriavere, ed ogni Voltache per voispenderla bisogni. ?0 locooscaro, lian rimase; ri faro. )case, ro persu'ise; er gagliardose Ungiardo. 55 Madue cose ha Ilcavalier, che qu L'altra,nel campo In modoche non " Ase lo chiama,e E pregai poicon ( Ch'egli siaquel ci Col nomealimi, s lardìan strozzato56 L'eloquenza del laprigion. he Bill niiKìì ¦un9' appone, penstuo ¦une;ma.i aTulo ATVi aialo. Ma più delPeloque L'i>bbligM granilef Dft mai nonne ììù Si chequaumnqtie E non TJos.H'bilqun Più che COTIcor gi Ch'era perfar pel U'giero ilia, iero e miglia, priniieru, a quelsimiglia, e veneuo; amor pieno. giorni" pensa, avefvimmen"a. orteMa ispensa iAsia, ì certe, più nuumrte. la ymavii "lì (IlFrancia, bbia a farprova e con huii'ia, iguancia; e fiirae hanoie, ser non può teì UiiicUè ila tier d Paralalia detta, iJ Chegiorno e notte SempreV affligge e Eveggii ì\ simtin l'ur non èmai pej Che primaeh' a L Mille Volte,non e m supplire jursia manco, n parire sa il nameaneo, ' Si ni ireglia Francj:V irajiresa, epresa. nS Bm\ certoè di 1 Ladiiutia, ha da I 0 chel'accorerà i 0 se'l duolo e laCon leirniu propri Che eiiigaralmi, Ch'ogni altra cosa Chepoter lei vede 59Gli è dimorir disposto; mache sorte Di mortevoglia far, nonsa dir anco. Pensatalor di fingersi menforte, E porger nudoalla donzella ilfianco; Che non famai la piùbeata morte, Che seper man dilei venisse manco. Poivede, se perlui resta chemoglie Sia di Leon,che l'obbligo nonscioglie; 60 Perchè hapromesso centra Bradamante Entrare incampo a singoiarbattaglia. Non simulare, efame sol sembiante, Sìche Leon di lui pocosi vaglia. Dunque starànel detto suocostante:E benché orquesto or quelpensier Tassaglia, Tutti liscaccia, e soloa questo cede, Ilqual r esortaa non mancardi fede. 61 Aveagià fatto apparecchiarLeone, Con licenzia delpatre Costantino, Arme ecavalli, e unnumer di persone, Qualgli convenne, eentrato era incammino; E seco aveaRuggiero, a cuile buone Arme aveafatto rendere eFrontino:E tanto ungiorno e unaltro e unaltro andare, Ch'in Franciaed a Parigisi trovare. 62 Nonvolse entrar Leonnella cittate, E ipadiglioni alla campagnatese: E feMl medesmodi per ambasciate, Che disua giunta ilRe di Franciaintese. L'ebbe il Recaro; e glifu più fiate. Donando evisitandolo, cortese. Della venutasua la cagiondisse Leone, e lopregò che Pespedisse; 63 Ch'entrar facessein campo ladonzella Che marito nonvuol di leimen forte; Quando venutoera per fereo eh' ella Mogliergli fosse, oche gli dessemorte.Carlo tolse l'assunto,e fece quella Comparir l'altro fuor delleporte, Nello steccato che la nottesotto All' alte mura fufatto di botto. 65Lancia non tolse; nonperchè temesse Di quellad'òr, che fudell' Argalia E poi d'Astolfoa cui costeisuccesse, Che far gliarcion votar sempresolia; Perchè nessun, eh'ella tal forzaavesse, 0 fosse fattaper negromanzia, Avea saputo,eccetto quel Resolo Che far lafece, e ladonò al figliuolo. 66Anzi Astolfo ela donna, cheportata L'aveano poi, credeanche non l'incanto, Jla lapropria possanza fossestata, Che dato loroin giostra avesseil vanto; E checon ogni altr'astach'incontrata Fosse da lor,farebbono altrettanto. La cagionsola, che Ruggiernon giostra È pernon far delsuo Frontino mostra: 67Che Io potriala donna facilmente Conoscer, seda lei fosseveduto; Perocché cavalcato, elungamente In Montalban l'aveaseco tenuto. Ruggier, chesolo studia esolo ha mente Comeda lei nonsia riconosciuto, Né vuolFrontin, vuolcos' altra avere. Che difar di indizio abbia potere. 68A questa impresaun'altra spada volle; Cheben sapea checentra a Balisarda Saria ogn'osbergo, come pasta,molle; Ch'alcuna tempra quelfuror non tarda; Etutto '1 taglio ancoa quest'altra tolle Conun martello, ela fa mengagliarda. Ck)n quest'arme Ruggiero,al primo lampo Ch'apparve all'orizzonte, entrònel campo. 69 Eper parer Leon,le sopravveste Che dianziebbe Leon, s'hamesse indosso; E l'aquiladeU' òr conle due teste Portadipinta nello scudorosso. E facilmente sipotean far queste Finzion, ch'eraugualmente grande egrosso L'un come l'altro.Appresen tossi l'uno;L'altro non silasciò veder d'alcuno. 64 Lanotte ch'andò innanzial terminato Giorno dellabattaglia, Ruggiero ebbe Simile aquella che suoleil dannato Aver, che la mattinamorir debbe. Eletto aveacombatter tutto armato, Perch' esser conosciutonon vorrebbe; Né lancia destriero adoprarvolse; Né, fuor che'1 brando, armed'offesa tolse. 70 Erala volontà delladonzella Da quest'altra diversadi gran lunga; Chese Ruggier sullaspada martella Per rintuzzarla,che non taglio punga, La suala donna aguzza,e brama ch'ella Entrinel ferro, esempre al vivogiunga; Anzi ogni colposi ben taglie fere Che vadasempre a ritrovargliil core. 7 1 Qnalsu le mosseil barbaro sivede, Che '1 cennodel partir focosoatteude, Né qua poter fermareil piede, Gonfiar lenare, e che le orecchietende: Tal V animosadonna, che noncrede Che questo siaRuggier con chicontende, Aspettando la tromba,par che fuoco Nellevene abbia, enon ritrovi loco. 72Qua] talor, dopoil tuono, orridovento Subito segue, che sozzopravolve L'ondoso mare, e leva inun momento Da terrafin al ciel 1oscura polve; Fuggon lefiere, e colpastor T armento, L'aria ingrandine e inpioggia si risolve: Udito ilsegno la donzella,tale Stringe la spada,e '1 suo Ruggiero assale. 73Ma non piùquercia antica, ogrosso muro Di benfondata torre aBorea cede, Né piùall'irato mar loscoglio duro. Che d'ogniintomo il die la notteil fiede; Che sottol'arme il buonRuggier sicuro. Che giàal troiano EttórVulcano diede. Ceda all'odioe al furorche lo tempesta Orne' fianchi, or nelpetto, or nellatesta. 74 Quando ditaglio la donzella,quando Mena di punta;e tutta intentamira Ove cacciar traferro e ferroil brando, Sì chesi sfoghi edisacerbi l'ira. Or daun lato, orda un altroil va tentando; Quando di qua,quando di s'aggira; E si rodee si duolche non leavvegna Mai fatta alcunacosa che disegna. 75Come chi assediauna città cheforte Sia di buonfianchi e dimuraglia grossa, Spesso l'assalta,or vuol batterle porte, Or l'altetorri, or atturarla fossa; E poneindarno le suegenti a mort", Né viasa ritrovar, eh'entrar vi possa:Cosìmolto s' affanna esi travaglia, Né puòla donna aprirpiastra maglia. 76Quando allo scudoe quando albuono elmetto, Quando all'osbergofa gittar scintille Concolpi eh' alle braccia,al capo, alpetto Mena dritti eriversi, e millee mille, E spessipiù che sulsonante tetto La grandinefar soglia delleville. Ruggier sta sul'avviso, e sidifende Con gran destrezza,e lei mainon offende:77 Orsi ferma, orvolte già, orsi ritira, E conla man spessoaccompagna il piede. Porgeor lo scudo,ed or laspada gira Ove girarla man nimicavede. 0 lei nonfere, o, sela fere, mira Ferirlain parte ovempn nuocer crede. Ladonna, prima chequel di s' inchine, Brama didare alla battagliafine. 78 Si ricordòdel bando, esi ravvide Del suoperiglio, se nonera presta; Che sein un non prende enon uccide Il suodomandator, presa ellaresta. Kra già pressoai termini d'Alcide Perattuifar nel marFebo la testa. Quand'olia cominciòdi sua possanza Adiffidarsi, e perderla speranza. Stanza 74. 79Quanto mancò piùla speranza, crebbe Tanto piùl'ira, e raddoppiòle botte; Che purquell'arme rompere vorrebbe,Ch' intutto un non avea ancorarotte Come colui ch'ailavorio che debbe Siastato lento, egià vegga essernotte, S'affretta indamo, sitravaglia e stanca. Finché laforza a untempo e il gli manca, 800 misera donzella,se costui Tu conoscessi,a cui darmorte brami; Se losapessi esser Ruggier,da cui Della tuavita pendono glistami: So ben eh'uccider te, primache lui, Vorresti; ebédi te so che piùl'ami: E quando luiRuggiero esser saprai, Diquesti colpi ancor,so, ti dorrai. 81Carlo e moli' altriseco, che Leone Essercostai credeansi, enon Ragg;iero, Vedoto comein arme, alparagone Di Bradamante, forteera e leggiero; E,senza offender lei,con che ragione Difender sisapea, mntan pensiero, Edicon: Ben convengonoamendni; Ch' egli è di leiben degno, elladi lai. 82 Poi cheFebo nel martatt è nascoso, Carlo, fattapartir quella battaglia. Giudica chela donna persuo sposo Prenda Leon, ricusarlo vaglia. Ruggier, senzapigliar quivi riposo. Senz'elmo trarsi,o alleggerirsi maglia, Sopraun piccìol ronzintoma in granfretta Ai padiglioni oveLeon P aspetta. 87Di chi midebbo, oimè! dicea,dolere Che cosi m'abbiaa un puntoogni ben tolto? Deh,sMo non voM' ingiuriasostenere Tenza vendetta, incontroa cui mivolto? Fuorché me stesso,altri non sovedere Che m'abbia offeso,ed in miseriavòlto. Io mho dunquedi me centrame stesso Da vendicar,e' ho tutto ilmal commesso. 88 Purquando io avessifatto solamente A me r ingiuria,a me forsepotrei Donar perdon, sebbendifficilmente; Anzi vo' dirche far nonlo vorrei:Or quanto,poi che Bradamantesente Meco r ingiuriauguil, men loferei?Quando bene ame ancora ioperdonassi, Lei non conviench'invendicata lassi. 83 GittòLeone al cavalierle braccia Due voltee più fraternamenteal collo; E poi,trattogli Telmo dallafaccia. Di qua edi congrande amor baciollo. Vo', disse,che di mesempre tu faccia Cometi par; chemai trovar satollo Non mipotrai, che mee lo statomio Spender tu possaad ogni tuodisio. 84 veggoricompensa che maiquesta Obbligazion, ch'io t'ho,possi disdorre; E non, s ancoraio mi levidi testa La miacorona, e a te la venghia porre. Rnggier, di cui lamente auge emolesta Alto dolore, eche la vitaabborre, Poco risponde; el'insegne gli rende. Chen'avea avute, elsuo liocorno prende; 85E stanco dimostrandosie svogliato, Più tostoche potè dalui levosse; Ed alsuo alloggiamento ritornato, Poi chefu mezzanotte, tuttoarmosse; E sellato ildestrìer, senza commiato, Esenza che d'alcunsentito fosse, Sopra visalse, e sidrizzò al cammino Chepiù piacer gliparve al suoFrontino. 89 Per vendicarlei dunque debboe voglio Ogni modomorir, ciòmi pesa: Ch'altra cosanon so ch'aimio cordoglio, Fuorché lamorte, far possadifesa. Ma sol, ch'alloraio non morii,mi doglio?Che fattoancora io non le avevaoffesa. Oh me felice,s' io moriva allora Ch'eraprigion della crudelTeodora! 90 Sebben m'avesseucciso, tormentato Prima adarbitrio di suacrndeltade. Da Bradamante almenoavrei sperato Di ritrovareal mio casopietade. Ma quando ellasaprà eh' avròpiù amato Leon dilei, e dimia volontade Io mene sia, perch'eglil'abbia, privo, Avrà ragiond'odiarmi e mortoe vivo. 91 Questodicendo, e moltealtre parole Che sospiriaccompagnano e singulti, Sitrova all'apparir delnuovo sole Fra scuriboschi, in luoghistrani e inculti; Eperchè è disperatoe morir vuole, E,più che può,che'l suo morirs'occulti, Questo luogo glipar molto nascosto. Edatto a farquant'ha di disposto. 86 Frontino orper via drittaor per viatorta. Quando per selvee quando percampagna II suo signortutta la notteporta. Che non cessaun momento chenon piagna: Chiama lamorte, e inquella si conforta. Chel'ostinata doglia solafregna; Né vede, altroche morte, chifinire Possa V insopportabilsuo martire. 92 Entranel folto bosco,ove più spesse L'ombrose fraschee più intricatevede; Ma Frontin primaal tutto scioltomesse Da lontano,e libertà glidiede. 0 mio Frontin,gli disse, s'ame stesse Di darea'merti tuoi degna mercede Avresti aquel destrier dainvidiar poco Che volòal cielo, efra le stelleha loc. 93 Cillaro,so, non fu,non fu Arìone Dite miglior, meritò più lode; Néalena altro destrierdi cui menzione Fatta da' Grecio da' Latini a' ode. Seti fiir parnell'altre parti beone, Diquesta so eh'alcun di lornon gode, Di potersivantar ch'avuto mai 94Poich' alla più Donnagentile e Si carostato sei £ disua man ti Caroeri alla mi Ladirò più, se S'iol'ho donata Abbia ilpregio e l'onorche tu avutohai; Di volgerquesta stanza 92. 95 SeRuggier qui s'affliggee si tormenta, Ele fere egii augelli apietà muove (Ch' altrinon è chequesti gridi senta, Névegga il piantoche nel sengli piove), Non dovetepensar che piùcontenta Bradamante in Parigisi ritrove, Poiché scusanon ha chela difenda, 0 piùl'indugi, che Leonnon prenda. 96 Ella,prima ci Che'l suoRuggii Mancar del dette Iparenti e gli aE quandoaltro i 0 colveneno o ' Chele par megl Che,vivendo, n 97 Deh,Ruggier mio, dìcea,dove Sci gito? Puoteesser che tnsia tanto discosto, Chetu non abbiquesto bando udito, Anessun altro, fuorche a te,nascosto?Se tu '1sapessi, io soche comparito Nessun altrosaria di tepiù tosto. Misera me !eh' altro pensarmi deggio, Se nonquel che pensarsi possa peggio?stanza94. 98 Come è,Ruggier, possìbil chetu solo Non abbiquel che tuttoil mondo hainteso? Se inteso l'hai, sei venutoa volo. Come esserpuò che nonsii morto opreso? Ma chi sapesseil ver, questofigliuolo Di Costantin t' avràalcun laccio teso; Iltraditor t'avrà chiusala via, Acciò primadi lui tuqui non sia. 99Da Carlo impetraigrazia, eh' a nessuno Mendi me forteavessi ad esserdata, Con credenza chetu fossi quell'uno Acui star contraio non potessiarmata. Fuorché te solo,io non stimavaalcuno:Ma dell'audacia miam'ha Dio pagata; Poiché costui,che mai piùnon fé' impresa D'onore invita sua, cosim'ha presa: 100 Seperò presa son,per non avere Ucciderlui prenderlopotuto; Il che nonmi par giusto; al parere Maison per star,ch'in questo haCarlo avuto. So ch'incostanteio mi faròtenere, Se da quele' ho già dettoora mi muto; Ma la primason lasezzaia, La qual paratasia incostante, epaia. 101 Basti chenel servar fedeal mio amante D'ogniscoglio più salda miritrovi, E passi inquesto di granlunga quante Mai furoai tempi antichi,o sieno ainuovi. Che nel restomi dicano incostante, Non curo,purché l'incostanzia giovi: Purch'io nonsia di costuitórre astretta, Volubil piùche foglia ancosia detta. 102 Questeparole ed altre,ch'interrotte Da sospiri e dapianti erano spesso, Seguidicendo tutta quella notte Ch' airinfelice giorno venneappresso. Ma poi chedentro alle cimmeriegrotte Con l'ombresue Notturno furimesso, Il Ciel,ch'eternamente avea voluto Farladi Ruggier moglie,le die aiuto. 1 03Fé' la mattinala donzella altiera Marfisa innanzia Carlo comparire, Dicendo ch'aifratel suo Ruggierera Fatto gran torto,e noi voleapatire, Che gli fosselevata la mogliera, Népure una parolaglie ne dire: Econtra chi sivuol di provartoglie. Che Bradamante diRuggiero é moglie; 104E innanzi aglialtri, a leiprovar lo vuole, Quandopur di negarlofòsse ardita: Ch'in suapresenzia ella haquelle parole Dette aBuggier, che fachi si marita; Econ la cerimoniache si suole. Giàsi tra lorla cosa éstabilita, Che più di nonpossono disporre, Nò r un raltro lasciar, peraltri tórre. 105 .Marfisa, o'Ivero o '1falso che dicesse, Purlo dicea, bencredo con pensiero. Perché Leonpiù tosto interrompesse A drittoe a torto,che per diril vero; E chedi volontade lofacesse Di Bradamante. eh' ariaver Ruggiero, Ed escluderLeon, lapiù onesta Né lapiù breve viavedea di questa. 106Turbato il Re di questacosa molto, Bradamantechiamar fa immantinente; E quantodi provar Marfisaha tolto Le fasapere, ed ecciAmon presente. Tien Bradamantechino a terrail volto, E confusanon niega consente, In gnisa checomprender di leggiero Sipuò che Marfisaabbia detto ilvero. 107 Piace aRinal Tal cosa udir,e Che '1 parentado Chegià conchius E purRnggìer 1 Malgrado avrà dE potransenza 1 Di manper forz Stanza 95 108Che se tralor queste parolestanno. La cosa èferma, e nonandrà per terra. Cosiatterràn quel chepromesso gli hanno, Piùonestamente e senzanuova guerra. Questo è,diceva Amon, questoè un inganno Centra meordito: ma'l pensiervostro erra: Ch' ancorché fossever quanto voifinto Tra voi v avete,io non sonperò vinto. 109 Chepresuppos Né vo' credere an Scioccamente a RCome voidite, e Quando edove fi Più chiaroe piar Stato soche non Prima cheRuggì HO Ma s'egliè stato ìananziche cristiano Fosse Ruggier,non vo' cheme ne caglia; Ch'essendo ellaFedele, egli Pagano, Noncrederò che'i matrimoniovaglia.' Non 3i debbeper questo essereinvano Posto al riscoLeon della battaglia; Néil nostro Imperatorcredo vogli' anco Venirdel detto suoper questo manco. Stanza103. Ili Quel ch'ormi dite, erada dirmi quando Eraintera la cosa, ancor fatto A'prieghi dicostei Carlo aveail bando Che quiLeone alla battagliaha tratto. Così contraRinaldo e contraOrlando Amon dicea, perrompere il contratto Fraquei duo amanti; eCarlo stava audire, Né per Fun per l'altrovolea dire.112 Comesi senton, s' Austroo Borea spira, Perl'alte selve murmurarle fronde; 0come soglion,s'Eolo s'adira Contra Nettuno,al lito fremerl'onde: Cosi un rumorche corre e ches'airgirat E che pertutta Francia sidiffonde, Di questo da dire eda udir tanto, Ch'ogni altracosa é mutain ogni canto. 113Chi parla perRuggier, chi perLeone; Ma la piùparte è conRuggiero in lega: Sondieci e piùper un chen'abbia Amone. L'Imperator qua si piega; Ma lacausa rimette allaragione, Ed al suoParlamento la deléga. Orvien Marfisa, poich'édifferito Lo sponsalizio, epon nuovo partito; Stanza 113. 114E dice: Conciò sia ch'essernon possaD'altri costei,finché '1 fra teimio vive; Se Leonla vuol pur,suo ardire epossa Adopri sì, chelui di vitaprive: E chi mandadi lor 1'altro alla fossa, Senzarivale al suocontento arrìve. Tosto Carloa Leon faintender questo, Come ancointender gli aveafatto il resto. 115Leon che, quandoseco il cavaliero Dalliocorno sia, sitien sicuro Di riportarvittoria di Ruggiero, Négli abbia alcunassunto a parerduro; Non sappiendo chel'abbia il dolorfiero Tratto nel boscosolitario e oscuro, Mache . per tornartosto, uno odue miglia Sia andatoa spasso, ilmal partito piglia. XLVII. 116 Bense ne pentein breve; checolui, 117 Pe Delqual più deldover si promettea,Dapp Non comparve queldì, glialtri dui coChe loseguir, nuovase n'avea; Egli iE torquesta battaglia senzalui Ma n< ContraRuggier, sicur nongli parea: VMandò, per schivardunque danno escorno, Se no Pertrovar il guerrierdel liocorno. Mi seN oT B. St. 1.V.46. Far.... iltomo: da tornare,che vale cadere eoicapo aWingiù. Folicrate,e il redi Lidia, e Dionigi.Il primo ertiranno di Samo,e celebre per laprosperità onde tuttele sue impresefurono accom pagnate ; marimase sconfitto dairarmata di Dario,e mori appiccato. Redi Lidia fuCreso, l'uomo più liceode' suoi tempi,felice ne' suoiprincipj, ma vinto daCiro. Dionigi, tiiannodi Siracusa, videmutarsi lo splendore di sua fortunanella oscurità dimaestro di scuola, acui fu costrettoridursi in Corinto.St. 2 V.7.Servio, Mario, Ventidio.Da figlio della schiavaTanaqnilla, Servio diventòre di Roma,succe dendo a Tarquinio Prisco.Mario, nato inArpino di basso lignaggio,ebbe sette volteil consolato diRoma. Vèìitidio eraschiavo di Strabone,e nondimeno riportò pelprimo il trionfosui Parti, efu pretore e con solein Roma. St. 3.V.18. Il reLuigi, ecc. Parladel re diFran cia Luigi XII, padredi Renata chefu consorte delduca Alfonso 1. Sconfittoe tenuto prigioneda Carlo VITI,gli successespetto di dislao, 1 pocodop St. 10. neirUnglSt. 65. l'Argalia St.92. Pegaso, Chimera, ST. 93.di Castoi vallo di per rendiSt. la Qui è laHllaPaln al lago d gine:qui Canto XLVI. Mflissa vaiii traccia diRuggiero j eqU salva laTìta col!"iez?,o JiLpoiie, clie, fattointeso del motivoonde Rtig Riero óflrtli'tto, gli ce(te Bmdamaiite. Tuttiva" no a Fariij dou! lìiTBfjterOjgìh eletto redei Bulgari, èmacife Htstu pd ravalieteclic ha combattutocon BTolamatite, Si fminDIf iio;cz(4 ronregale eplendldczz eprepiiraBt it talamo sotroJ'isl oriate padiglioneimperiale, cJie Meli" con raagit:artcla fttt to ti"aportBie daCostantinopoli, XtirnUìinpfioino ddle festenuziali, 8opraY\ieDe Bodo TUùntct,che stidii tUigRicroa battaglia, conibat tecon e e maoiu:por di luimano. Or, se mimostra ta miacarta il vero, Notiè lontAiìo adiscoprirsi il porto; Sìclic nel litoÌ voti scioglierspero A chi nelmar per tantavia m'hsi scorto | t)vc . 0ili non tornarcol legno ia toro, 0 d'errarsempre, ebbi giàil viso smorto Mami par diveiler, ma veggocerto, Veggo la terra,e veggo il(ito aperto 2 Sentovenir per allegrezzaun tnono Che fremerl'aria e rimbombarfa T oncie; Odo di sqnille,odo trombexm suono Che Taltopopnlnr grido confonde. Orcomincio a dlacerne re cbi&ono PncHti eh' (in piotidel parto ambele sponde. Par chetutti s'allegrino ch'iosia Venuto a findi cosi inngavia. 3 Ohdi che bellee sagge donneveggio, 4 Oh diche cavalieri illito adorno! Da Ohdi che amici,a chi ineterno deggio Ve Perla letizia e'han del mioritorno ! Da Mamma eGinevra e l'altreda Correggio Ve Veggodel molo insu l'estremo corno;Ch Veronica da Gamharaè con loro,Co grata a Feboe al santoaonio coro. Bi Stanza3. Ecco la bella,ma più saggiae onesta, 6Barbara Turca, ela compagna èLaura. Qu Non vedeil Sol dipiù bontà diquesta Ce: Coppia dairIndo all' estrema ondamaara. Do Ecco Ginevrache la Malatesta Cr< Casacol suo valorsi ingemma einaura, E Che maipalagi imperiali o regi To Nonebbon più onoratie degni fregi.Né 7 Del mioSignor di Bozolola moglie, La madre,le sirocchie ele cugine, E leTorelle con leBentivoglie, E le Viscontee le Pallavicine; Ecco chia quante oggine sono, toglie, Ea quante oGreche o Barbareo Latine Ne Aironmai, di quaila fama s'oda. Digrazia e dibeltà la primaloda. 8 Giulia Gonzaga,che dovunque ilpiede Volge, e dovunquei sereni occhigira. Non pur ogn' altradi beltà lecede. Ma, come scesadal ciel Dea, Tammira. La cognata ècon lei, chedi sua fede Nonmosse mai, perchèT avesse in ira Fortunache le fé'lungo contrasto:Ecco Annad' Aragon, luce delVasto; 9 Anna bella,gentil, cortese esaggia, Di castità, difede e d'amortempio. La sorella ècon lei, eh'ove ne irraggia L'alta beltà,ne paté ogn' altrascempio. Ecco chi toltoha dalla scuraspiaggia Di Stige, efa con nonpiù visto esempio, Malgrado delleParche e dellaMorte, Splender nel ciell'invitto suo consorte.18 Ecco Alessandro,il mio signor.Farnese: Oh dotta compagniache seco mena! Fedro,Capella, Porzio, ilbolognese Filippo, il Volterrano,il Madalena, Blosio, Piero,il Vida cremonese, D'alta facondiainessiccabil vena, E Lascarie Musuro eNavagero, E Andrea Marone,e '1 monacoSevero. 14 Ecco altriduo Alessandri inquel drappello. Dagli Orologil'un, l'altro ilGuarino. Ecco Mario d'Olvito" ecco ilflagello De' Principi, il divinPietro Aretino. Duo Jeronimiveggo, l'uno èquello Di Verìtade, el'altro il Cittadino. Veggo ilMainardo, veggo ilLeoniceno, Il Pannizzato, eCelio e ilTeocreno. 15 BernardoCapei, veggoPietro Bembo, che '1puro e dolceidioma nostro, Levato fuordel volgare usotetro, Qnal esser dee,ci ha colsuo esempio mostro. Guasparro Obizziè quel chegli vien dietro. Ch'ammira eosserva il siben speso inchiostro. Io veggoil Fracastorio, ilBevazzano, Trifon Gabriele, eil Tasso più lontano. 10 LeFerraresi mie quisono, e quelle Dellacorte d'Urbino ericonosco Quelle di Mantua,e quante donnebelle Ha Lombardia, quanteil paese tosco. ncavalier che tralor viene, ech'elle ' Onoran si,s'io non hol'occhio losco, Dalla luceofiFuscato de' bei volti, É'Igran lume aretin,l'Unico Accolti. 11 Benedetto,il nipote, ecco veggio, C'ha purpureoil cappel, purpureoil manto, Col Cardinaldi Mantua, ecol Campeggio, Gloria esplendor del consistonosanto. E ciascun d'essinoto (o ch'iovaneggio) Al viso eai gesti rallegrarsitanto Del mio ritomo,che non facilparmi Ch'io possa mai di tantoobbligo trarmi. 12 Conlor Lattanzio eClaudio Tolomei, E PauloPausa, e'I Dresino,e Latino Giuvenal parmi,e i Capilupimiei, E '1 Sassoe 1 Molzae Florian Montino; Equel che perguidarci ai riviascrei Mostra piano epiù breve altrocammino, Giulio Camillo; epar eh' anco ioci scema Marco AntonioFlaminio, il Sanga,il Berna. 16 VeggoNiccolò Tiepoli, econ esso Niccolò Amanioin me affissarle ciglia; Anton Falgoso,eh' a vedermi appresso Allito mostra gaudioe maraviglia. n mioValerio è quelche s'è messoFuor delle donne;e forse siconsiglia Col Barignan c'haseco, come offeso Sempreda lor, nonne sia sempreacceso. 17 Veggo sublimie sopmmani inoegni, Disangue e d'amorgiunti, il Picoe il Pio. Coluiche con lorvien, e da' piùdegni Ha tanto onor,mai più nonconobbi io; Ma, seme ne furdati veri segni, Èl'uom che diveder tanto desio, lacoboSannazar, eh' alle Camene Lasciar fa1 monti, edabitar l'arene. 18 Eccoil dotto, ilfedele, il diligente Secretarlo Pistofllo,ch'insieme Cogli Acciaiuoli econ l'Angiar miosente Piacer, che piùdel mar perme non teme. AnnibalMalagnzzo, il mioparente, Veggo con l'Adoardo,che gran speme Midà, eh' ancor delmio nativo nido Udirfarà da Calpeagi' Indi ilgrido. XLVIII. 19 Fa VittorFausto, fa ilTancredi festa 20(, Di riyedermi ela fanno altricento. V 1 Veggo ledonne e glinomini di questaChe Mia ritornata ognunparer contento. Nod Dunquea finir labreve via cheresta E d Nonsia più indugio,or cho propizioil vento; Che Etorniamo a Melissa,e con cheaita Per Salvò, diciamo,al buon Buggierla vita. Che stanza12. 21 In predadel dolor tenace eforte 23 S< Buggiertra le scureombre vide posto.Qua Il qual dinon gustar d'alcunasorte Se 1 Maipiù vivanda fermoera e disposto.Ben E col digiunsi volea darla morte: Qua Ma fu raiuto diMelissa tosto; Al iChe, delsuo albergo uscita,la via tenneChe Ove in Leonead incontrar sivenne: Non 22 II qualmandato, Puno alP altroappresso, 24 II Suagente avea pertutti i luoghiintorno; E s( Eposcia era inpersona andato anch'essoII p Per trovaril guerrier dalliocorno. Mai La saggiaincantatrice, la qualmesso Sol Freno esella a unospirto avea quelgiorno, Sta E Paveasotto in formadi ronzino, Per Trovòquesto figliuol diCostantino. S'al 25 Neir animoa Leon subitocade, Che'l cavalier di chi costeiragiona, Sia quel cheper trovar fale contrade Cercare intomo,e cerca egliin persona; Sì eh'a lei dietro,che gli persuade Sipietosa opra, inmolta fretta sprona; Laqual lo trasse,e non fèrgran cammino, Ove allamorte era Ruggiervicino. 26 Lo ritrovarche senza cibostato Era tre giorni,e in modolasso e vinto, ChMupie a faticasi saria levato, Perricader, sebben nonfosse spinto. Giacca distesoin terra tuttoarmato, Con Telmo intesta, e dellaspada cinto; E guandaldello scudo s'aveafatto, In che 1bianco liocorno eraritratto. 27 Quivi pensandoquanta ingiuria egliabbia Fatto alla donna,e quanto ingratoe quanto Isconoscente lesia stato, arrabbia, Nonpur si duole;e se n'affliggetanto, Che si mordele man, mordele labbia, Sparge leguancie di continuopianto; E per lafantasia che v'ha si fissa, NéLeon venir sente, Melissa: 28 per questointerrompe il suo lamento, Nécessano i sospir, il piantocessa. Leon si ferma,e sta adudire intento; Poi smontadel cavallo, ese gli appressa. Amore essercagion di queltormento Conosce ben; mala persona espressa Nongli è, percui sostien tantomartire; Ch'anco Ruggier nonglie l'ha fattoudire. 29 Più innanzi,e poi piùinnanzi i passimuta, Tanto che segli accosta afaccia a faccia; E confraterno affetto losaluta, E se glichina a lato,e al colloabbraccia. Io non soquanto ben questavenuta Di Leone improvvisaa Ruggier piaccia; Cheteme che loturbi e gli dia noia, Ese gli vogliaoppor, perché nonmuoia. 30 Leon conle più dolcie più soavi Paroleche sa dir,con quel piùamore Che può mostrar,gli dice: Nonti gravi D'aprirmi lacagion del tuodolore; Che pochi malial mondo sonsi pravi, Che Tuomotrar non sene possa fùore. Sela cagion sisa; debbeprivo Di speranza esse/mai, finché siavivo. 31 Ben miduol che celart'abbi voluto Da me,che sai s' ioti son veroamico, Non sol dipoi ch'io tison si tenuto, Chemai dal nodotuo non midistrico, Ma fin allorach'avrei causa avuto D'esserti semprecapital nemico; E dèisperar ch'io siaper darti aita Conl'aver, con gliamici e conla vita. 32 Dimeco conferir nonti rincresca Il tuodolore; e lasciamifar prova, Se forza,se lusinga, acciòtu n'esca. Se grantesor, s'arte, s' astuziagiova. Poi, quando l'opramìa non tiriesca, La morte siach'alfin te nerimova: Ma non volervenir prima aquesi' atto, Che ciòche si puòfar non abbi£atto. 33 E seguitòcon si efficaciprieghi, E con parlarsi umano esi benigno, Che nonpuò far Ruggierche non sipieghi, Che diferro ha ilcor dimacigno, E vede, quandola risposta nieghi, Chefarà discortese attoe maligno. Risponde; madue volte otre s'incocca Prima ilparlar, eh' uscirvoglia di bocca. 34Signor mio, dissealfin, quando saprai Coluich'io son, cheson per dirtelora, Mi rendo certoche di mesarai Non men contento,e forse più,ch'io mora. Sappi ch'ioson colui chesi in odiohai: Io son Ruggier,ch'ebbi te inodio ancora; E checon intenzion diporti a morte, Giàson più giorni,usci' di questacorte; 35 Acciò perte non mivedessi tolta Bradamante, sentendoesser d'Amone La voluntadea tuo favorrivolta. Ma perchè ordinal'uomo, e Diodispone. Venne il bisognoove mi fé' lamolta Tua cortesia mutard'opinione; E non purl'odio ch'io t'aveadeposi, Ma fé' eh'esser tuo sempreio mi disposi. 86Tu mi pregastinon sapendo ch'io FossiRuggier, ch'io tifacessi avere Ia donna;ch'altrettanto sana il mioCor fuor delcorpo, o l'animavolere. Se soddisfar piuttostoal tuo desio. Ch'aimio, ho voluto,t'ho fatto vedere. Tuafatta é Bra"lamante; abbilain pace; Molto piùche '1 miobene, il tuomi piace. 41 Cheprima il nomedi Rnggiero odiassi, ChMosapessi che tufossi Ruggiero, Non negherò;ma chor piùinnanzi passi L'odio ch'iot'ebhi, t'esca delpensiero. £ se, quandodi carcere ioti trassi, N'avessi, comeor n'ho, saputoil yero; n medesimoavrei fatto ancoallora, Oh' a benefizio tuoson per farora. 42 E s'allorvolentier fatto l'avrei, Ch'io nont'era, come orsono, obbligato; Qnant'or piùfarlo debbo, chesarei. Non lo facendo,il più d'ogn' altroingrato? Poiché, negando iltuo voler, ti seiPrivo d'ogni tuobene, e ame l'hai dato. Mate lo rendo;e più contentosono Renderlo a te,ch'aver io avutoil dono. 43 Moltopiù a te,eh' a me, costeiconviensi, La qual, bench'ioper li suoi merit'ami. Non èperò, s'altri l'avrà,eh io pensi, Come tu, al viver mìoromper li stami. Nonvo'che la tuamorte mi dispensi, Chepossa, sciolto ch'ellaavrà i legami Cheson del matrimonioora fra voi, Perlegittima moglie averlaio poi. 44 Nonche di lei,ma restar privovoglio Di ciò e' hoal mondo, edella vita appresso. Prima ches'oda mai ch'abbiacordoglio Per mìa cagiontal cavaliero oppresso. Della tuadiiìidenzia ben midoglio; Che tu chepuoi, non menche di testesso, Di me dispor,piuttosto abbi voluto Morirdi duol, cheda me avereaiuto. 45 Queste paroleed altre soggiungendo. Che tuttesaria lungo riferire, £sempre le ragionredarguendo, Ch'in contrario Ruggierli potea dire, Fé' tanto, ch'alfindisse: Io miti rendo, E contentosarò di nonmorire. Ma quando tisciorrò l'obbligo mai, Chedue volte lavita dato m'hai? 47II qual congran fatica, ancorch'aiutx) Avesse da Leon,sopra vi salse:Cosiquel vigor mancoera venuto, Che pochigiorni innanzi inmodo valse, Che vincertutto un campoavea potuto, E farquel che fé' poicon Tarme false. Quindipartiti, giunser, chepiù via Non fèrdi mezza lega,a una badia: 48Ove posaro ilresto di quelgiorno, E l'altro appresso,e l'altro tuttointero, Tanto che'l cavalierdal liocorno Tornato fu nel suovigor primiero. Poi conMelissa e conLeon ritomo Alla cittàreal fece Ruggiero, Evi trovò che la passatasera L'imbascieria" de'Bulgari giunt'era: 49 Chequella nazìon, laqual s'avea Ruggiero elettoRe, quivi achiamarlo Mandava questi suoi,che si credea D'averlo inFrancia appresso alMagno Carlo; Perchè giurarglifedeltà volea, E dardi dominio,e coronario. Lo scudierdi Ruggier, chesi ritrova Con questagente, ha di lui datonuova. 50 Della battagliaha detto, ch'in favoreDe' Bulgari a Belgradoegli avea fatta OveLeon col padreImperatore Vinto, e suagente avea mortae disfatta:E perquesto V aveanfatto Signore, Messo daparte ogni uomodi sua schiatta: •E come aNovengrado era poistato Preso da IJngiardo,e a Teodoradato: 51 E chevenuta era lanuova certa, Che '1suo guardian s' eratrovato ucciso, E luifuggito, e laprigione aperta: Che poi ne fosse,non v' eraaltro avviso. Entrò Ruggierper via moltocoperta Nella città, fu veduto inviso. La seguente mattinaegli e '1compagno Leone appresentossi aCarlo Magno. 46 Cibosoave e preziosovino Melissa ivi portarfece in untratto; E confortò Ruggier,ch'era vicino. Non s' aiutando,a rimaner disfatto. Sentito inquesto tempo aveaFrontino Cavalli quivi, ev' era accorsoratto. Leon pigliar dalliscudieri suoi Lo fé' esellare, ed aRuggier dar poi; 52S'appresentò Ruggier conl'augel d'oro, Che nelcampo vermiglio aveadue teste; E, comedisegnato era fraloro, Con le medesmeinsegne e sopravveste Che, comedianzi nella pugnafòro, Eran tagliate ancor,forate e peste; Siche tosto perquel fti conosciuto, Ch' aveacon Bradamante combattuto. XLVI. 53 Conricche yesti eregalmente ornato, Leon senz'arme a parcon luì venia; £dinanzi e didietro e d'ognilato Avea onorata edegna compagnia. A Carlos inchinò, chegià levato Se gliera incontra; eavendo tuttavia Roggier perman, nel qnalintente e fisse Ognunavea le luci,cosi disse: 54 Qnestoò il hnoncavaliere, il qnaldifeso S è dalnascer del giornoal giorno estinto; Epoiché Biadamante omorto; o preso, Ofuor non Vha dallo steccatospinto, Magnanimo Signor, sehene inteso Ha ilYostro bando, ècerto d'aver vinto, Ed' aver lei permoglie guadagnata; E cosiviene, acciò chegli sia data. 55Oltre che diragion, per lotenore Del bando, nonvha altr'uom dafar disegno; Se s' hada meritarla pervalore, Qnal cavalier piùdi costui degno? S' aver la deechi più leporta amore, Non èchi '1 passio ch'arrivi alsuo segno: Ed èqni presto contraa chi soppone, Per difender conParme sua ragione. 56Carlo, e tuttala corte stupefatta, Qnesto udendo,restò; ch'avea creduto CheLeon la battagliaavesse fatta. Non qnestocavalier non conosciuto. Marfisa, checogli altri quivitratta S era adudire, e eh'appena potuto Avea tacer,finché Leon finisse nsno parlar, sifece innanzi edisse:57 Poiché nonc'è Ruggier, chela contesa Della moglierfra ecostui disciogUa, Acciò permancamento di difesa Cosìsenza rumor nonse gli teglia, Ioche gli sonsorella, questa impresa Piglio contraa ciascun, siachi si voglia, Chedica aver ragionein Bradamante, O dimerto a Ruggieroandare innante. 58 Econ tant'ira etanto sdegno espresse Questo parlar,che molti ebbersospetto, Che senza attenderCarlo che ledesse Campo, ella avessea far quivil'effetto. Or non parvea Leon chepiù dovesse Ruggier celarsi,e gli cavòl'elmetto; E rivolto aMarfisa: Ecco luipronto A rendervi disé, disse, buonconto. 59 Quale ilcanuto Egèo rimase,quando Si fu allamensa scellerata accorto Chequello era il suofiglio,al quale, instando L'iniqua moglie,avea il venenopòrto; E poco piùche fosse itoindugiando Di conoscer laspada, l'avria morto: Talfu Marfisa, quandoil cavaliere Ch'odiato avea,conobbe esser Ruggiero. 60E corse senzaindugio ad abbracciarlo, Né dispiccarse gli sapeadal eolio. Rinaldo, Orlando,e di lorprim% Carlo Di quae di con grand'amor baciollo. NéDudon Olivierd'accarezzarlo. Né 'I reSobrin si pnòveder satollo. Dei Paladinie dei Baronnessuno Di far festaa Ruggier restòdigiuno. 61 Leone, ilqual sapea moltoben dire. Finiti chesi fur gliabbracciamenti, Conunciòinnanzi a Carloa riferire, Udendo tuttiquei ch'eran presenti, Come lagagliardia, come l'ardire (Ancorché congran danno disue genti) Di Ruggier,eh' a Belgrado aveaveduto, Più d'ogni offesaavea di sepotuto; 62 Si ch'essendodi poi presoe condutto A coleich'ogni strazio n'avriafatto. Di prigion egli,malgrado di tutto Dparentado suo, l'avevatratto; E come ilbuon Ruggier, perrender frutto E mercedea Leon delsuo riscatto, Fé' l'altacortesia, che semprea quante Ne furoo saran mai,passerà innante. 63 Eseguendo, narrò dipunto in punto Ciòche per luifatto Ruggiero avea: Ecome poi dagran dolor compunto, Chedi lasciar lamoglie gli premea. S'eradisposto di morire;e giunto V'era vicinse non sisoccorrea; E con sidolci affetti iltutto espresse. Che quiviocchio non fuch'asciutto stesse. 64 Rivolsepoi con siefficaci prieghi Le sueparole all'ostinato Amone, Chenon sol chelo muova, chelo pieghi. Che lofaccia mutar d'opinione; Ma fach'egli in personaandar non nieghi Asupplicar Ruggier chegli perdone, E perpadre e persuocero l'accette: E cosiBradamante gli promette;65A coi dove, della vitain forPiangea isuoi casi in camera segreta, Conlieti gridi inmolta fretta crse Perpiù dnn nie."8ola novella lieta: Ondeil sangue ch'aicor, quando lomorse Prima il dolor,fa tratto dallapietà, A questo annunzioil lasciò soloin guisa, Che quasiil gaudio hala donzella uccisa. 66Ella riman dogni vigor siTòta, Che di tenersiin pie nonha balia; Benché diquella forza ch'essernota Vi debbe, e di quelgrande animo sia. Nonpiù di lei,chi a ceppo,a laccio, a motaSia condannato, o ad altramorte ria, E chigià agli occhiabbia la bendanegra, Gridar sentendo grazia,si rallegra. 67 Sirallegra Mongrana eChiaramonte, Di nuovo nodoi dui raggiantirami; Altrettanto si duolCno col conte Anselmo, econ Falcon Ginie Ginami: Ma purcoprendo sotto un'altrafronte Van lor pensieriinvidiosi e erami; Eoccasione attendon divendetta, Come la volpeal varco illepre aspetta. 71 Ruggieroaccettò il regno,e non conteae Aipreghi loro, ein Bulgheria promesse Diritrovarsi dopo ilterzo mese, Quando Fortunaaltro di luinon fèsse. Leone Augusto,che la cosaintese. Disse a Rnggier,ch'alia sua fede stesse. Che, poich'egli de' Bulgariha il domino, Lapace è tralor fatta eCostantino: 72 dapartir di Francias avrà infretta, Per esser capitandelle sue squadre; Ched'ogni terra ch'abbianosuggetta, Far la rinunziagli farà dal padre.Non évirtù che diRnggier sia detta, Ch'amuover l'ambiziosamadre Di Bradamante, efar che '1genero ami, Vaglia, comeora udir cheRe si chiami. 73Fansi le nozzesplendide e reali. Convenienti achi cura nepiglia: Carlo ne pigliacura, e le& quali Farebbe maritandouna sua figlia: Imerti della donnaerano tali, Oltre aquelli di tuttasua famiglia, Ch'a quelSignor non parriauscir del segno. Sespendesse per leimezzo il suoregno. 68 Oltre chegià Rinaldo eOrlando ucciso Molti in più volteavéan di queimalvagi; Benché l'ingiurie furcon saggio avviso DalRe acchetate, edi comun disagi; Aveadi nuovo lorlevato il riso L'uccisoPinabello e Bertolagi: Mapur la felloniatenean coperta, Dissimulando averla cosa certa. 74Libera corte fabandire intomo, Ove sicuroognun possa venire; Ecampo franco sinal nono giorno Concede a chi conteseha da partire. Fé' alla campagnal'apparato adomo Di ramiintesti e dibei fiori ordire, D'oroe di setapoi, tanto giocondo, Che'l piùbel luogo mainon Ai nelmondo. 69 Gli ambasciatoribulgari, che incorte Di Carlo eranvenuti, cxyme hodetto. Con speme ditrovare il guerrierforte Del liocorno, alregno loro eletto; Sentendol quivi,chiamar buona sorte Lalor, che datoavea alla spemeeffetto; E riverenti aipie se gligittaro, E che tornassein Bulgheria ilpregare; 70 Ove inAdrianopoli servato Gli eraIo scettro ela real corona: Mavenga egli adifendersi Io Srato; Chadanni lor dinuovo si ragiona Chepiù numer digente apparecchiato Ha Costantino,e toma ancoin persona: Ed essi,se '1 suo Re ponnoaver seco, Speran ditórre a luiV Imperio greco. 75Dentro a Pariginon sariano state L'innumerabil gentiperegrine, Povere e ricchee d'ogni qualitate. Che v' eran,greche, barbare elatine. Tanti Signori, eambasderie mandate Di tutto'1 mondo, nonaveano fine: Erano inpadiglion, tende efrascati Con gran comoditàtutti alloggiati. 76 Coneccellente e singulareornato La notte innanziavea Melissa maga Ilmaritale albergo apparecchiato, Di ch'erastata già grantempo vaga. Già moltotempo innanzi desiato Questa copulaavea quella presaga: Dell'avvenir presaga,sapea quanta Boutade uscirdovea dalla lorpianta. 77 Posto aveail genì'al lettofecondo In mezzo unpadiglione ampio ecapace, ]] più ricco,il più ornato,il più giocondo Chegiammai fosse oper guerra oper pace, 0 primao dopo, tesoin tutto U mondo; £tolto ella l'aveadal lito trace:L'ayeadi sopra aCostantin levato, Ch'a diportosul mar s'eraattendato. 83 Elena nominataera colei, Per cuilo padiglione aProteo diede; Che poisuccesse in mande'Tolomei. Tanto che Cleopatrane fa erede. Dallegenti d'Agrippa toltoa lei Nel marLeucadio fa conaltre prede: In mand Augusto e di Tiberiovenne, £ in Romasin a Oostantiiisi tenne; 78 Melissadi consenso diLeone, 0 piuttosto perdargli maraviglia, E mostrarglidell'arie paragone, Ch' algran vermo infernalmette la briglia, Eche di lui,come a lei par,dispone, E della aDio nimica empia famiglia; Fé' da Costantinopoli aParigi Portare il padigliondai messi stigi. 79Di sopra aCostantin, ch'avoi l'ImperoDi Grecia, lolevò da mezzogiorno, Con le cordee col fusto,e con l'intero 'Guemimento eh' avea dentroe d'intorno: Lo fé' portarper l'aria, e di Ruggiero Qaivi lofece alloggiamento adorno:Poi, finite lenozze, anco tornoUo Miracnlosamente ondelevollo. 80 Eran deglianni appresso cheduo milia, Che faquel ricco padigliontrapunto. Una donzella dellaterra d'Ilia, Ch'avea ilfuror profetico congiunto, Con studio digran tempo econ vigilia Lo fecedi sua man di tuttoputo. Cassandra fu nomata,ed al fratello Incl*to Ettorfece un beldon di quello. 81n più cortesecavalier che mai Doveadel ceppo uscirdel suo germano (Benché sapea,dalla radice assai Chequel per moltirami era lontano) Ritratto aveanei bei ricamigai D'oro e divaria seta, disua mano. L'ebbe, mentreche visse, Ettorrein pregio, Per chilo fece epel lavoro egregio. 82Ma poi eh' atradimento ebbe lamorte, E fu '1popol troian da'Greci afflitto:Che Sinonfalso aperse lorle porte, E peggioseguitò che nonè scritto; Menelao ebbeil padiglione insorte, Col quale acapitar venne inEgitto, Ove al reProteo lo lasciò,se volse La moglieaver che queltiran gli tolse. Akiosto.Stanza 51. 84Quel Costantin, dicui doler sidebbo La bella Italiafinché giri ilcielo. Costantin, poi che '1 Teveregì' increbbe, Portò in Bisanzioil prezioso velo. Daun altro CostantinMelissa l'ebbe. Oro le corde,avorio era lostelo; Tutto trapunto configure belle, Più chemai con pennelfacesse Apelle. 85 Quivile Grazie inabito giocondo Una Reginaaiutavano ai parto:Sibello iniante n'apparia,chel inondo Non ebbeun tal dalsecol primo alquarto. Vedeasi Giove, eMercurio facondo, Venere eMarte, che l'aveanosparto A man pienee spargean d'etereifiori, Di dolce ambrosiae di celestiodori. 86 Ippolito dicevauna scrittura Sopra lefasce in letteremi onte. In etàpoi più fermal'Avventura L'avea per mano,e innanzi eraVirtute. Mostrava nuove gentila pittura Con vestee chiome lunghe,che venute A domandarda parte di Corvino Erano alpadre il tenerobambino. 87 Da Ercolepartirsi riverente Si vede,e dalla madreLeonora; E venir sulDanubio, ove lagente Corre a vederlo,e come un Diol'adora. Vedesi il RedegliUngari prudente. Che '1maturo sapere ammirae onora In nonmatura età tenerae molle, E sopratutti i suoiBaron V estolle. 88V'è chi negl'infantili eteneri anni Lo scettrodi Strigonia inman gli pone: Tempreil fanciullo segli vede a' panni, Sianel palagio, sianel padiglione :0centra Turchi ocentra gli Alemanni QuelRe possente facciaespedizione, Ippolito gli èappresso, e fisoattende A' magnanimi gesti, evirtù apprende. S9 Quivisi vede comeil fior dispensi De' suoi primianni in disciplinaed arte. Fusco gli è appresso,che gli occultisensi Chiari gli esponedell'antiche carte. Questo schivar,questo seguir conviensi, Seimmortai brami eglorioso farte, Par chegli dica: cosìavea ben finti 1gesti lor chigià gli avea dipinti. 90Poi Cardinale appar, magiovinetto, Sedere in Vaticanoa consisterò, E confacondia aprir l'altointelletto E far di stupir tutto quel coro. Qualfia dunque costuid'età perfetto?Parean conmeraviglia dir traloro. Oh se diPietro mai glitocca il manto, Chefortunata età ! chesecol santo ! 91 Inaltra parte iliberali spassi Erano ei giuochi delgiovene illustre. Or gliorsi affronta sugli alpini sassi, Orai cingiali invalle ima epalustre: Or s'un giannettepar che 'l ventopassi: Seguendo o caprio,o cerva multilustre, Che giunta,par che bipartitacada In parti ugualia un solcolpo di spada. 92Di filosofi altrovee di poeti Sivede in mezzoun'onorata squadro. Quel glidipinge il ccrsode' pianeti, Questi la terra,quello il cielgli squadra: Questi mesteelegie, quei versilieti, Quel canta eroici,o qualche odaleggiadra. Musici ascolta, evari suoni altrove; Nésenza somma graziaun passo move. 93In questa primaparte era dipinta Delsublime garzon lapuerizia. Cassandra l'altra aveatutta distinta Di gestidi pru'lenzia, digiustizia, Di valor, dimodestia, e dellaquinta Che tien conlor strettissima amicizia; Dico dellavirtù che donae spende; Delle quaitutto illuminato splende 94In questa parteil giovene sivede Col Duca sfortunatodegl' Insubri, Ch'ora in pacea consiglio conlui siede, Or armatocon lui spiai colubri; E semprepar d'una medesmafede, 0 ne' felicitempi o neilugubri:Nella fuga lo segue,lo conforta Neil' afdiziou, glié nel periglioscorta. 95 Si vedealtrove a granpensieri intento, Per saluted'Alfonso e diFerrara; Che va cercandoper strano argumento, Etjova, e faveder per cosachiara Al giustissimo frateil tradimento Che gliusa la famigliasua più cara; Eper questo sifa del nomeerede, Che Roma aCiceron libera diede. 96Vedesi altrove inarme relucente, Ch'ad aiutar laChiesa in fìrettacorre; E con tumultuaria epoca gente A unesercito instrutto siva opporre; E soloil ritrovarsi eglipresente Tanto agli Ecclesiasticisoccorre, Che'l fuoco estinguepria ch'arder comince; biche può dir,che viene evede e vince. XLVII. 97 Vedesialtrove della patriariva 103 Pugnar incoutrala più fortearmata, E < Checontra Turchi ocon tra genteargiva Pei Da Venezianimai fosse mandata: Chi La rompee vince, edal fratel captivaMa Con la granpreda V ha tatta donata;Ve Né per vedi altro serbarsilui, Coi Che Tonorsol, che nonpuò dare altrui.AH 98 Le donnee i cavaliermirano fisi, 104 Senzatrarne construtto, lefigure, E Perchè nonhanno appresso chigli avvisi Me Chetutte quelle siencose future. E Prendonpiacere a rigujrdarei visi Ma Bellie ben fatti,e legger lescritture: Ch Sol Bradamante,da Melissa instrutta,La Gode tra sé;ohe sa V istoria tutta.Pe 99 Buggiero, ancorcha par diBradamante 105 Non nesia dotto, purgli torna amente Co Che fra i nipotisuoi gli soleaAtlante So Commendar questoIppolito sovente. Ch Chipotria in versiappieno dir letante E Cortesie chefa Carlo adogni gente? Pi Divari giochi èsempre festa grande,E E la mensaognor piena divivande. Fi 100 Vedesiquivi chi èbuon cavaliero; 106 Chevi son millelance il giornorotte: P( Fansi battagliea piedi eda destriero, Pi Altreaccoppiate, altre confusein frotte. In Piùdegli altri valormostra Ruggiero, E Chevince sempre, egiostra il die la notte,;Di E cosi indanza, in lottaed in ogniopra, Se Sempre conmolto onor restadi sopra. E 101L'ultimo di, nell'orachel solenne 107 Convitoera a granfesta incominciato; E CheCarlo a mansinistra Rnggier tenne,CI E Bradamante aveadal destro lato;CI Di verso lacampagna in frettavenne CI Contra lemense un cavalieroarmato, CI Tutto copertoegli e '1destrier di nero,E Di gran personae di sembiantealtiero. CI 102 Quest'erail Re d'Algier,che per loscorno 108 Che glifg' sopra ilponte la donzella,S( Giurato avea dinon porsi armiintorno, E Né stringerspada, montarein sella, CI Finchénon fosse unanno, un mesee un giornoQ Stato, come eremita,entro una cella.Q Cosi a queltempo solean per stessi D Punirsii cavalier ditali eccessi. S 109Mostrando ch'essendo egnnovo speso, Non doTeaconturbar le proprienozze; Raggkr rispose lor: Statein riposo; Che perme fdran questescase sozze. Larme chetolse al Tartarofamoso Vennero, e turtutte le lunghemozze. Gli sproni ilconte Orlando afiuggier strinse £ Carloal fianco laspada gli cinse. SUnza115. HO Bradamante eMarflsa la corazza Postagli areano, etutto V altroarceite. Tenne Astolfo ildestrier di buonarazza, Tenne la staffail figlio delDanese. Feron d'intorno farsabito piazza Rinaldo, Namoed Olivier marchese: Cacdaro infretta ognun dellosteccato, A tai bisognisempre apparecchiato.112 Cosia tutta lapl, e allapiàparte Dei cara! ieri edei Baron parca; Chedi memoria ancorlor non siparte Quel ch'in Parigiil Pagan &ttoayea; Che, solo, aferro e afuoco una gnnparte N'avea distrutta, eancor vi rimanea, Erimarrà per moltigiorni il segno:Némaggior danno altrondeebbe quel regno. 113Tremava, più eh' atutti gli altri,il core, A Bradamante;non ch'ella credesse Che1 Saracin diforza, e delvalore Che vien dalcor, pia diRuggier potesse; Né cheragion, che spesso l'onore A chil'ha seco, Rodomonteavesse: Par stare ellanon può senzasospetto; Che di temere,amando, ha degnoeffetto. 114 Oh quantoTolentier sopra tolta L'impresa avria diquella pugna incerta . Ancorché rimanerdi vita sciolta Perquella fosse statapiù che certa ! Avriaeletto a morirpiù d'una volta, Sepuò più d'unamorte esser sofferta, Piuttosto chepatir che 1 suo consorte Siponesse a pericoldella morte: 115 Manon sa ritrovarpriego che vaglia. Perché Ruggieroa lei l'impresalassi. A riguardare adunquela battaglia Con mestoviso e cortrepido stassi. Quinci Ruggier,quindi il Pagansi scaglia, E vengonsia trovar coiferri bassi. Le landeall' incontrar parver digielo; I tronchi, augellia salir versoil cielo. 116 Lalancia del Pagan,che venne acórre Lo scudo amezzo, fé' debole effetto Tantol'acciar che pelfamoso Ettorre Temprato aveaVulcano, era perfetto. Ruggier lalancia parimente aporre Gli andò alloscudo, e glielo passò netto, Tuttoché fosseappresso un palmogrosso. Dentro e difuor d'acciaro, ein mezzo d'osso. lUDonne e donzellecon pallida faccia Timidea guisa dicolombe stanno, Che da' granosipaschi ai nidicaccia Rabbia de' venti chefremendo vanno Con tuonie lampi, eUnero ar minaccia Grandine epioggia, e a' campistrage e danno: Timidestanno per Ruggier;che male A quelfiero Pagan lorparea uguale. 117 Ese non chela lancia nonsostenne Il grave scontro,e mancò alprimo assalto, E rottain schegge ein tronchi averle penne Parve perl'aria, tanto volòin alto, L' osbergo apria(si furi'osa venne), Sefosse stato adamantinosmalto, E finia labattaglia; ma siroppe: Posero in terraambi i destrierle groppe. XLVI. 118 Conbriglia e spronii cavalieri instando, Bisalir fèronsubito i destrieri; £d' onde gittar Vaste, preso ilbrando, Si toraaro aferir cmdeli efieri. Di qua di con maestriagirando Gli animosi cavalliatti e leggieri, Conle pungenti spadeincomlnciaro A tentar doveil ferro erapiù raro. 119 Nonsi trovò loscoglio del serpente, Chefu dnro,al petto Rodomonte, Nédi Nembrotte laspada tagliente; Ne 1solito elmo ebbeqnel di allafronte; Che r usatearme, quando fuperdente Contra la donnadi Dordona alponte, Lasciato avea sospeseai sacri marmi. Comedi sopra avervidetto parmi. 124 Bodomonteper questo nons'arresta. Ma s'avventa aRnggier che nullasente; In tal modo intronata aveala testa. In talmodo offuscata aveala mente. Ma bendal sonno ilSaracin lo desta: Glicinge il collocol braccio possente; £con tal nodoe tanta forzaafferra, Che dall arcionlo svelle, ecaccia a terra. 125Non fa interra si tosto,che risorse. Via piùche d'ira, divergogna pieno; Però che a Bradamantegli occhi torse, Eturbar vide ilbel viso sereno. Ellaal cader dilui rimase inforse, E fu lavita sua per venir meno. Ruggiero, ademendar presto queironta, Stringe la spada,e col Pagans'affronta. 120 Egli aveaun'altra assai buonaarmatura, Non come erala prima giàperfetta: Ma questa quella più dura A Balisardasi sarebbe retta; Acui non ostaincanto fattura. Nòfinezza d'acciar tempra eletta. Ruìer diqua di d ben lavora. Ch'aiPagan l'arme in più d'unloco fora. 121 Quandosi vide intante parti rosse IlPagan l'arme, enon poter schivare Chela più partedi quelle percosse Nongli andasse lacarne a ritrovare: Amaggior rabbia, apiù furor simosse, Ch' a mezzoil verno iltempestoso mare Oetta lascudo, e atutto suo potere Sal'elmo di Ruggieroa due manfere. Con quella estremaforza che percuote Lamacchina eh' in Po stasu due navi, Elevata con uominie con mote Cadersi lascia sulleaguzze travi; Fere ilPagan Ruggier, quandopiù puote, Con ambeman sopra ognipeso gravi: Giova l'elmoincantato; che senzaesso, Lui col cavalloavria in uncolpo fesso. 123 Ruggieroandò due voltea capo chino, Eper cadere ebraccia e gambeaperse. Raddoppia il fierocolpo il Saracino, Chequel non abbiatempo a riaverse; Poi vien colterzo ancor: mail brando fino Silungo martellar piùnon sofferse; Che volòin pezzi, edal crudel Pagano Disarmata lasciòdi lamano. stanza Quel gli urtail destrier contra,ma Ruggiero Lo causaaccortamente, e siritira; E, nel passare,al fren pigliail destriero Con laman manca, eintorno lo raggira; Econ la destraintanto al cavaliere Ferire ilfianco o ilventre o ilpetto mhra; E di due puntefé' sentirgli angoscia,L'una nel fianco,l'altra nella coscia. 127Rodomonte, ch'in manoancor tenea Il pomee 1' elsadella spada rotta, Ruggier sul'elmo in gnisapercotea. Che lo potea stordirealj' altra botta. Ma Ruggier,eh' a ragion vincerdovea, Gli prese il braccio,e tirò tanto allotta. Aggiungendo alladestra V altramano, ' Che fuordi sella alfìntrasse il Pagano. Suaforiea o suadestrezza vaol cheoada Il Pagan sì,eh' a Rnggier restial paro; Vo' dirche cadde inpie; che perla spada Ruggiero averneil meglio giudicaro. Ruggier cercail Pagan tenerea hada Lungi dasé, diaccostarsi ha caro:Perlui non falasciar venirsi addosso Uncorpo così grandee così grosso. Stanza 140. 129E insanguinargli portuttavia il fianco Vedee la cosciae 1 altresue ferite. Spera chevenga a pocoa poco manco, Siche alfin gliahhia a darvinta la lite. L'elsaeU pome aveain mano ilPagan anco E con tuttele forze insiemeunite Da scaglioni,e si Ruggier percosse. Chestordito ne fupiù che maifosse. 130 Nella guanciadell'elmo e nellaspalla Fu Ruggier cólto;e si quelcolpo sente, Che tuttone vacilla ene traballa, E rittosi sostien difficilmente. ]1 Paganvuole entrar; mail pie glifalla Che per lacoscia offesa eraimpotente: E '1 volersiaffrettar più delpotere, Con un ginocchioin terra ilfa cadere. 131 Ruggiernon perde iltempo, e digrand'urto Lo percuote nelpetto e nellafaccia; E sopra glimartella, e densi curto, Che conla mano interra anco locaccia. Ma tanto fail Pagan, ch'egliè risurto; Si stringecon Ruggier sì,che l'abbraccia: L'uno el'altro s'aggira escuote e preme. Arteaggiungendo alle sueforze estreme. 132 Diforze a Rodomonteuna gran parte Lacoscia e 'lfianco aperto aveanotolto. Ruggiero avea destrezza,avea grand' arte . Era alla lottaesercitato molto: Sente ilvantaggio suo, se ne parte; Ed'onde il sangueuscir vede piùsciolto, E dove piùferito il Paganvede, Pon braccia epetto, e l'unoe l'altro piede. 133Rodomonte, pien d'irae di dispetto, Ruggier nelcollo e nellespalle prende: Or lotira, or lospinge, or soprail petto Sollevato daterra lo sospende; Quinci equindi lo ruota,e lo tienstretto, E per farlocader molto contende. Ruggier stain raccolto,e mette inopra Senno e valor,per rimaner disopra. Tanto le preseandò mutando ilfranco E baon Ruggier,che Rodomonte cinse; Calcògli ilpetto sul sinistrofianco, E con tuttasua forza ivilo strìnse. La gamba destra a untempo innanzi al manco Ginocchio e all'altro attraversdgli e spinse e dallaterra in alto sollevollo, e con la testa in giù steso tomolio. Del capo edelle schene Rodomonte Laterra impresse, etal fu lapercossa, Che dalle piaghesue, come dafonte, Lungi andò ilsangue a &rla terra rossa. Ruggier e' hala Fortuna perla fronte. Perché levarsiil Saracin nonpossa, L'una man colpugnai gli hasopra gli occhi, L'altra allagola, al ventregli ha iginocchi. 136 Come l'i!volta, ore sicava Poro Là tra'Paunonì o nellemine ibsre, Se improvvisamina su coloro Chevi condusse empiaavarizia, fere, Ne restanosi oppressi, chepuò il loro Spirtoappena, onde uscire,adito avere; Così fuil Saracin nonmeno oppresso Dal vincitor,tosto ch'in terramesso. 188 Come mastin sottoil feroce alano, Chefissi i denti nellagola gli abbia. Moltos affanna esi dibatte invano Conocchi ardenti econ spumose labbia, £non può uscireal predator dimano. Che vince divigor, non giàdi rabbia; Cosi fallaal Pagano ognipensiero D'nacir di sottoal vincitor Ruggiero. Alla vistadell'elmo gli appresenta Lapunta del pugnaich'avea già tratto; Eche si renda,minacciando, tenta, E dilasciarlo vivo glifa patto. Ma quel,che di morirmanco paventa. Che dimostrar viltade aun minimo atto. Sitorce e scuote,e per porlui di sotto Metteogni suo vigor, gli famotto. 139 Pur sitorce e dibattesì, che viene Adespedirsi col bracciomigliore; E con ladestra man che'lpugnai tiene. Che trasseanch' egli in quelcontrasto fuore, Tenta ferirRuggier sotto lerene. Ma il giovenes'accorse dell'errore In chepotea cader, perdifferire Di far quell'empioSaracin morire. E duee tre voltenell'orribil fronte Alzando, piùeh' alzar sipossa, il braccio, Ilferro del pugnalea Rodomonte Tutto nascose,e si levòd'impaccio. Alle squallide riped' Acheronte, Sciolta dal corpopiù freddo cheghiaccio, Bestemmiando fuggì l'almasdegnosa, Che fu altiera al mondoe si orgogliosa. St. 1.V.18. Or, semi mostra lamia carta il verOfecc.: ora, se la cartadella mia navigazionenon erra, non èlungi il porto,ecc. St. 3. V.58.Mamma Beatrice, figliadi Nicolò da Correggioe sposa d'unSanvitale. Ginevra, figliuola diQiberto e diVeronica Gambara maritataFregoso. Mette con lecorreggesclie Veronica Gambara,brescian8 la celebre rimairìceimitatrice del Bembo,che andò sposa aGiberto signore diCorreggio. St. 4. V.34.Emilia Pia: di nobilissimafamiglia Carpiiriftna. E lanotrita Damigella TrivtUziaal sacro speco. Questaera figlia diGiovanni Trivulzio, • milanese;di quattordici annisi dedicò allaletteratura, evi fece progressimaravigliosi. Il sacrospeco è la gl'Ottadella Focide, pressoDelfo, famosa per le ispira zioni poetiche. Sr. 5.V.28. Barbara Turca:allude forse ilPoeta alla figlia delduca di Brandeburgo,maritata a Lodo vico Gonzaga, secondomarchese di Mantova,sopranno minato il Turco. Laura:la tei'za mogliedel duca Alfonso, natain umile condizione,ma donna d'altoin gegno e di senno.Ecco Ginevra che,ecc.: Ginevra dEste, sorelladel duca Ercole,maritata a Sigismondo Malatesta, signorodi Uimini. St. 7.V.1. Del miosignor di BomoIo:Federico Gonzaga, detto daBozolo, castello sullasinistra delrOglio, fuvalente capitano esi segnalò nelleguerre di Francia. St. 8.V.18. Giulia Gonzagaecc.: moglie diVespasiano Colonna: era tantofamosa per Tavvenenza, che il corsaroBarbarossa mandò gentein Fondi arapirh; e lella appena potèsalvarsi, fuggendo incamicia. La cogitataè con lei:Isabella Colonna, mogliedi Luigi da Gazolo. Annad'Aragon, luce delVasto: era figlia diFerrante d'Aragona, emoglie di Alfonso dAvaIos, marchesedel Vasto. St. 9.V.38. La sorellaè con lei.Parlasi di Gio vanna, sorella dellamaichesa del Vasto,e moglie di AscanioColonna. Ecco chitolto ha dallascura spiaggia, ecc.: VittoriaColonna, la celebrepoetessa, moglie di FerdinandoFrancesco d'Avalos, marchesedi Pescara. St. 10. V.8.V uni coAccolti: improvvisatore senza pari,unico. Era aretino.Frequentò la cortedi Urbino, e s'innamoròdella duch*essa Elisabetta. St. U.V.14. Benedetto, ilnipote: detto il cardinale di Ravenna; moriin Firenze dimorte subitanea. Colcardinal di Mantuae col Campeggio.Il primo Po.Ercole Gonzaga, fratellodi Francesco nltlmomarchese, e di Ferdinandoprimo duca diMantova; T altro fu LorenzoCampeggio, giureconsulto bolognese.Ambi' due ebbero ilcappello cardinalizio daClemente TIF. St. 12.V.18. Lattanzio eClaudio Tolomei: due lettei'ati diSisna; Claudio fu altresìdistinto oratore e poeta.Paulo Pausa: genovese,che coltivò lapoesia latina. EH Dresino:Giorgio Trissino diVicenza, dotto nelle letteregreche e poeta,autore dell Italia liberata edella Sofonisba. LatinoGiovenal: lette YKìo parmigiano,linomato ai tempidi Leon Xe di papa Clemente,nella corte dei qualisi segnalò. B iCapilupi miei. Eranocinque mantovani diquesta fa miglia; ma ilPoeta intende forsedi Lelio edlppolito, noto qnest ultimocome scrìttor disonetti e dicentoni latini. EH Sasso: modenese, scrittordi rime italiane elatine. EH Molta: Fiancesco MariaMolza di Mo dena letterato valente,rimatore e compagnone amabi lissimo. GiulioCamillo: rimatore anch'egli,e autore del Teatrodelle scienze, operascritta per facilitareagli studiosi le viedel sapere, adombratequi sotto ilnome di Hvi ascrei.Marco Antonio Flaminio: daImola, poeta latino escrittore di cosesacre e filosofiche.Jl Sanga: abile ciferista,e per ciò graditoa Clemente YILIl Berna: FrancescoBemi, il celebrecanonico fio rentino, dagli scrittifestevoli di cai ha presonome lo stile bernesco. St.13. V.18. EccoAlessandro, ecc.: ilcardinale AlessandroFarnese, nomo dilettere, e amsntede letterati, creato papacol nome di Paolo III Fedro: daVolteria, familiare del cardinale Pompeo Colonna, e professored'eloquenza, comejlo fuCamillo Porzio, nominato inquesto stesso verso.Il bolognese Filippo, Rammenta verosimilmente FilippoBeroaldo, molto accetto aLeon X, eda quel ponteficepreposto alla Biblioteca Vaticana. IlVolterrano: Raffaello da Volterra, uomo versato intutte le buonediscipline. Il Madalena: riguardatonella corte romanacome leg giadro scrittore. Blosio: dinome Palladio, eccellente poeta esegretario di ClementeVII. Pierio: genti luomo di Cividaldi Belluno, verseggiatore. IlVida cremonese: Girolamo Vida,che tratta in versi latini di vari soggetti, e scrive suifilugelli e sulgiuoco degli scacchi. ELascari, e Musuroe Navagero: Gio \anni Lascari diCostantinopoli, Iti dottissimogrecista e caro aLorenzo il Magnifico.Il Musuro eradi Creta; eipose inPadova i classicigreci, ebbe daLeon X la sedevescovile di Ragusi,e poco prima dì sua morte ottenne il cappello cardinalizio. Navagero e gentiluomoveneziano, culto ecastigato latinista, efu in pregio ancheper le suerime italiane AndreaMarone: bresciano, gratissimoa Leone X,le cui cenerallegrava colle sue latineed estemporanee poesie.E H nwnaco Severo.Don Severo daVolterra, monaco ca maldolese,amico dell’autore e poeta. St.14. v.18. Ecco altri duoAlessandri, ecc.: Alessandro dall'Orologio, nobilepadovano, e Alessandro Guarino, letterati.Mario d'Olvito: Mario Equicola daOlvito nel regnodi Napoli, fulungo tempo incorte di Federico marchesedi Mantova, escrisse di cosed'a more, d'antichità e distoria. Pietro Aretino: V in famescrittore troppo conosciutoperchè s' abbia a parlame. Duo Jeronimi:il veronese GirolamoVerità, poeta in italiano,e Girolamo Cittadini,verseggiatore latino. Il Mainardo:ferrarese, dotto nellascienza medica, scrittore dimedicina. Il Leoniceno :àottìa ! Simo medico vicentino, eil primo a tradoire le opere di Galeno;ed era assaigradito ad Ercoleli e alfiglio di lui Alfonso. St. 15. V.78. Il Fracastorio:Girolamo Fraca storo, medicoveronese, astronomo, edautore del poema sullaSifilide. Jl Bevazzano: era veneziano,e 8ti> mato nellacorte di LeonX e dipapa Clemente. TrifpnGabriele: veneziano anch'esso,e uomo digran giudizio, benché nullaabbia lasciato discritto. E il Tasso:Bernardo Tasso, bergamasco,celebre poeta, e padredi Torquato. St.16. V.18. Niccolò Tiepoli:senatore veneto di grandeautorità, e unofia i primiriformatori dello Studio diPadova. Niccolò Amanio:v<mU cremmaco, Ilmio Valerio: ilveneto Gian Francesco.Col Barignan: Piero Barignano,il dicitore inrima" e ao cademicoin Roma aitempi di LeonX. St. 17. V.28.H Pico: GianFrancesco Pico della Mirandola. IlPio: Alberto Pio,signore di Carpi.Jacobo Sannaziar, ecc.:il primo acomporre Ecloghe piscatorie,St. 18. V.27. Pisto/ilo:Bonaventura Pistofilo, segretario delduca di Ferrara.Ad esso TAutore indi rizzò rnltima delleiuesatire. Cot Acciainoli:fio rentini di origine; furonotre i lodatidal Giraldi come valentipoeti; Antonio cioè,Jacopo ed Archelao.An nibal Malagnxto: ilPoeta lo dicesao parente, perchè lamadre sua appartenne a quellafamiglia. Del mio Tiativo nido:di Reggio; ove nacqueil poeta. St. 19. V.1."WWor Fausto .grecodi nazione, pro fessore di letteregree, e soprintendente all'arsenale di Venezia. St.59. V.16. Quale ilcanuto Egeo, ecc.:re di Atene, che,ad istigazione diMedea sua moglie,fa sai punto diavvelenare, non conoscendolo, Teseo natoda lui e daEtra. Ma ravvisandola spada diTeseo per quella eh'egli medesimo avevalasciata ad Etra,si astenne da quelmisfatto. St. 67 y. 34.Gano coleonte Anselmo, ecc.Gano 0 Ganellone diMagonza, il conteAnselmo d'Alt ariva, ricordati altrove,erano, insieme congli altri tre nominati nel quarto verso,nemici delle duefamiglie Mon grana eChiaramonte. St. 80. V.S7. Dellaterra d'Ilia: di Troia, detta anche Ilio. Cassandra: figliadel re Priamo, e pro fetessa. St. 82.V.38. Sinon falso: quel greco,che per suase i Troianiad accogliere nellacittà 11 cavallo,entro cui stavano nascostii Greci, chepoi la disfecero.Menelao: re diSparta, marito d'Elena,che fu rapita daParide. Proteo: re d'Egitto,di coi Erodotonana che, spinto essendodalla burrasca Paridecon la rapita Elenaa Canopo, i due amanti fbronomandati InMenfi a Proteo,il quale sitenne Elena, erimandò l'amante. Finita laguerra troiana, Menelaoandò in Egittoe riebbe la moglie,la quale dalPoeta si fingeriscattata col padiglione chenella precedente Stanzaò mentovato. ST. 84.y. 12. Di cuidoler si debbeLa bella Italia, per la male augurata traslocazione della sede imperialein Costantinopoli. St. 85. Questae le Stanzeseguenti fino atutta la 97 ridondanodi lodi profuseal cardinale Ippolitod'E ste, nato dal ducaErcole I edi Leonora d'Aragona. Beatrice d'Aragona,sua zia maternae moglie di Mattia Corvino re d’Ungheria,volle Ippolito presso di se, essendo egli per anche fàuolullo. Tenuto in gran conto dal re,ottenne Tarci vescovato di Strigonia. Poscia chia mato a Milano dasua morella, consortedi Lodovico Sforza, e arcivescovo di Milano e cardinale, ed ebbe gran parte nelgoverno dello stato. Giustifica la Adncia in lai posta da Lodovico, restandoglifedele anche nel lawersa fortuna.Divenne poi vescovo d'Agria, ed ebbe onoriAche preminenze sull’alto clero di Roma.Salvò lo Stato da intemeperturbazioni, scoprendo lacongiura ordita contro di Alfonsoda Qiulio e Ferdinando d'Este. 8t. 89. V.3. Fusco: Tommaso Fusco,prima precettoie, poi segretario d'Ippolito. St. W. V.2. Col duca sfortunato degl'Insubri: con LodovicoSforza duca di Milano, cacciato da LuigiXIL il av p COI l ti i dai nle Ariosto. 1. Gregorio Calopreso. GregorioCaropreso. Gregorio Caroprese. Gregorio Caloprese. Keywords: il filosofo delleincantatrice esperienze, naturalismo di Lucrezio, renatismo, cartesianismo,impero romano, vita civile, Vico, Caloprese e Vico, Croce e Caloprese, animo,corpo ed animo, renatismo, Ariosto, Orlando innamorato, Orlando furioso,passione, filosofia, Arisosto tra i filosofi, il nuovo Carneade. Refs.:Speranza, “Grice e Caloprese” – The Swimming-Pool Library. Caloprese.

GRICE ITALICO A/Z C2 (2024)

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